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Autore: oiooixx    15/07/2016    0 recensioni
Nella vita non tutti ottengono sempre ciò che vogliono. Non tutti possono avere sempre un pasto in tavola. Non tutti possono vivere senza il timore che una malattia li strappi dalla propria routine quotidiana. Non tutti riescono a realizzare ciò che covano sin da piccoli.
Questo pensò Louis mentre affondava, mentre la poca nitidezza dell’acqua agitata gli proibiva di spalancare gli occhi e reagire.
Si sentì come inghiottito da ciò che lo rese col tempo un campione in carica.
Louis iniziò a rendersi conto che non ci sarebbe stato scampo, che non avrebbe raggiunto la superficie. O almeno fin quando una creatura dagli occhi verdi non lo portò in salvo.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Louis.
Feci bene a salvarlo? E lui come stava?
 Sospirai guardando la mia tavola da surf appoggiata al muro e sorrisi ricordando la prima volta in cui incontrai quella sirena. Eppure in lui vi era qualcosa di vagamente familiare, mi comparve il volto di Harry in mente e sussultai alla somiglianza tra quei due. Però Harry non aveva quegli occhi verdi in cui mi sperdevo ogni qual volta che solo li immaginavo. La sirena era stupenda, perfetta e davvero non riuscivo a capire il perché del tanto odio celato fra il mio regno e il loro. In qualità di secondo Dio da un ala bianca e un ala nera avevo il dovere di proteggere il mio regno da quelle creature, ma perché? Perché nessuno mi spiegò mai il motivo? Poi pensai alla durezza con cui Liam si esprimeva ad Harry e Zayn, che lui avesse intuito qualcosa? Che Zayn fosse una creatura venuta dal mare, che fosse amica di quella sirena? Scoppiai a ridere per le cose ridicole che stavo pensando e scossi la testa alzandomi e prendendo la tavola da surf. Osservai la bussola e la nave,  avevo sin dalla nascita una bussola tatuata sul polso ed era come il mio simbolo, ma chi aveva la nave? Passai in rassegna tutte le persone che conoscevo e che avevo visto in costume, ma nessuno mi sembrava avesse un tatuaggio di una nave da qualche parte. Nella stanza esplosero improvvisamente gli Sleeping With Sirens, sobbalzai e afferrai il cellulare accettando la chiamata.
"Louis!" squittì qualcuno, inarcai un sopracciglio sedendomi al bordo del letto "Questo pomeriggio sei libero?"
"Ti è venuta voglia di vedermi Harry?"
"Forse." mormorò e potei immaginare le sue guance dipingersi di un forte rosso "Ti..uhm..ti va bene se ci incontriamo?"
"Non sai nemmeno dove abito."
Sentii il silenzio e pensai di essere stato troppo diretto, trattenni il respiro quando sentii un tonfo dall’altro capo del telefono "Harry?"
"Si..s-scusa mi era caduto il telefono." sospirò "Non fa niente Louis, lascia perdere."
Rimasi a guardare il muro davanti a me, passare una giornata da solo ad annoiarmi o uscire con un ragazzo che conoscevo solo da pochi giorni?
"Ci vediamo sulla spiaggia alle cinque. Non tardare."
Mi assicurò di esserci e quando staccò la chiamata mi sorpresi del sorrisino che mi era spuntato sulle labbra.
Erano le 11:42 del mattino.
Mi distesi sul letto a guardare il soffitto pensando a cosa avremmo fatto quel pomeriggio ma poi, come un lampo, mi apparve il viso della sirena in mente e sussultai.  Perché ogni qual volta quella creatura misteriosa mi intasava la mente? Sbuffai e senza farmi vedere dai vicini sgattaiolai sul retro della casa e corsi a perdi fiato verso la spiaggia, giunto lì mi feci spuntare le ali e in un batter di ciglia ero nel cielo.
Volare in un certo senso era come surfare, dovevi dominare le onde e in quel caso il vento, per andare bene dovevi lasciarti trasportare dalla corrente e mai andarci contro. Guardai in basso i delfini che saltavano fuori dall’acqua e sorrisi accostandomi ad uno scoglio che emergeva dalle profondità marine per osservarli meglio. Erano una famiglia, la madre proteggeva il cucciolo e quello che mi sembrava il padre guidava il branco verso acque più calde, sorrisi ancora di più nel vedere il piccolo delfino mettere tutte le sue forze per seguire la mamma ed il papà, un po’ come gli Dei e le altre creature. Sin da piccoli avevamo le ali, le zampe o la coda, ma non eravamo in grado di usarle e le nostre mamme ci insegnavano a domare le correnti. D’improvviso mi vennero in mente delle scene, un bambino che piangeva e urlava, un pugnale, una macchia rossa e un allarme suonare in lontananza, sussultai. Ne seguirono altre, un ragazzo girato di spalle, un pugnale, degli urli e poi il buio. Un bambino, un pugnale, una macchia rossa..perchè mi sentivo come in stretto contatto con quella visione? Perché poi mi era stata concessa dai Supremi proprio in quel momento? Ma soprattutto, cosa stava a significare? Nella seconda visione non si trattava di un bambino, ma di un ragazzo. Non capivo.
Erano le 16:57 quando finii di prepararmi, speravo solo che Harry non mi portasse in qualche strano posto elegante perché di certo camicia e bermuda non erano adatti. Ridacchiai pensando alla sua espressione il suo primo giorno di scuola, era dolcissimo con le guance rosse e un sorrisetto timido. Chi avrebbe mai immaginato che proprio quel ragazzino mi avrebbe invitato per un pomeriggio da passare insieme.
Scesi frettolosamente le scale afferrando le mie vans nere e quasi non mi ruppi l’osso del collo per saltare gli ultimi due gradini, ma poco importava, Harry era dietro la porta e dovevo sbrigarmi. Mi si bloccò il respiro a vedere quegli occhi verdi squadrarmi da capo a piedi, era vestito con una camicia rossa aperta per lasciar intravedere i tatuaggi che aveva sul petto e degli skinny jeans che fasciavano perfettamente le sue gambe snelle e lunghe mentre tra i capelli portava una bandana nera.
Mi ripresi e mordendomi il labbro dissi "Come fai a sapere dove abito?"
Scrollò le spalle "Ti ho visto in lontananza rientrare in casa. Non sapevo abitassi proprio davanti la spiaggia dove tenesti la gara." disse rivolendo uno sguardo alle onde per poi tornare a guardarmi.
Sorrise prendendomi la mano. Più lo guardavo, più avevo l’impressione che fosse preoccupato di qualcosa ma misi a freno la mia curiosità convincendomi che quelli non erano affari miei e che se voleva parlarmene lo avrei ascoltato.
Dei gabbiani volavano sopra le nostre teste e mi venne automatico alzare lo sguardo su di loro, desideroso di poter volare. Harry seguì ogni mio singolo movimento e percepì l’emozione che balenava nei miei occhi, con la coda dell’occhio lo vidi inclinare la testa di lato mentre mi osservava divertito.
"Mi piacerebbe volare." bisbigliai.
"Vieni." disse intrecciando le dita con le mie e trascinandomi verso un fitto bosco. Lo guardai incuriosito quando arrivammo su una scogliera, perché mi aveva portato proprio lì? Poi lo capii, il vento mi sferzava i capelli e chiusi gli occhi riconoscendo quella splendida sensazione e senza neanche accorgermene mi ritrovai in punta alla scogliera con le braccia aperte e la testa puntata verso l’alto. Il suono delle onde sotto di me era rilassante, ci mancava davvero poco per compiere una trasformazione davanti ad Harry e lo ringraziai mentalmente quando si sedette ai piedi della scogliera costringendomi a fare lo stesso.
"Avevi detto che ti sarebbe piaciuto volare, ed eccoci qua." sorrise guardando prima me e poi l’orizzonte.
Era un gesto davvero dolce e lo avevo accettato ben che volentieri. "Harry?"
"Dimmi."
"Perché sei voluto uscire con me?"
Eccola lì, rividi quella malinconia trasparire nuovamente nei suoi occhi e mi pentii quando mi rivolse uno sguardo pieno di commozione.
"Volevo vederti."
Ci credetti, eppure non mi sembrava la verità se non in parte ma non avevo intenzione di curiosare fra pensieri che non mi riguardavano. Restammo lì per circa due ore e ammisi che era stato davvero piacevole passarle con Harry, mi aveva raccontato dei suoi obiettivi e del fatto che amava aiutare e proteggere gli altri, si sentiva come in dovere di farlo. Non potei non paragonare tutto quel che diceva, anche io avevo un forte senso di protezione e aiuto verso il mio regno. Solo a pensarci mi rivennero in mente le visioni e la testa mi prese a girare. Un bambino, un pugnale, una macchia rossa, un allarme. Un ragazzo, un pugnale, un urlo, il buio. Non mi ero nemmeno accorto di aver cacciato un urlo strozzato e di essermi messo le mani fra i capelli fin quando Harry non riuscii a riportarmi alla realtà scuotendomi per le spalle. Il suo sguardo era terrorizzato, mi strinse fra le braccia così forte che a malapena riuscivo a respirare ma in qualche modo riuscì a calmarmi mentre mi accarezzava piano la schiena. Le visioni se ne erano come magicamente andate dalla mia mente.
"E’ tutto okay?" chiese in un sussurro. Annuii perché non sapevo che altro rispondere, ma ero contento di essere fra le sue braccia.
Mi allontanò di poco per guardarmi negli occhi, mi si mozzò il fiato e non avevo mai sentito il mio cuore battere così forte. Pochi centimetri ci separavano e iniziavo ad avere il presentimento che anche lui potesse avvertire il mio nervosismo e la mia eccitazione nell’averlo così vicino a me. Non disse niente, semplicemente chinò la testa facendo aderire le sue labbra sulla pelle della mia fronte in un piccolo ed innocuo bacio. Sorrisi, per la seconda volta in quelle poche ore mi aveva provocato milioni di farfalle nello stomaco. Sentii però le dita delle mani congelarsi e scaldarsi nello stesso istante, mi scostai velocemente e senza aggiungere niente mi gettai a capofitto dalla scogliera deglutendo all’impatto con l’acqua. Lo sentii gridare il mio nome più e più volte, perché proprio in quel momento doveva accadere? Maledicendomi mentalmente nuotai il più in fretta possibile dentro una grotta e cacciai un sospiro di sollievo nel vedere le ali entrare nel mio campo visivo. Mi guardai le mani, una calda e una fredda, non avevo mai capito il perché di questo mio potere. Ne conoscevo molti di Dee e Dei, ma nessuno aveva questo particolare delle ali di differente colore e nessuno aveva più di un potere. Sin da quando avevo dieci anni mi spiegarono che il mio era un caso particolare e che non avevo solo il mio potere, ma anche quello degli Angeli (come il ghiaccio) e dei Demoni (come il fuoco). Niall e Liam mi avevano assicurato che io ero speciale e diverso dagli altri, ma io non volevo essere definito diverso.
Uscii dalla grotta e mi riparai in superficie dietro uno scoglio cercando di calmare i miei nervi tesi e il fuoco che non smetteva di uscire dalla mia mano. Non ero mai riuscito a controllarlo, in vari momenti della mia vita sulla terra ho dovuto nascondere la mano in guanti appositi o scappavo da qualche parte aspettando che il fuoco si fosse spento. Liam mi aveva parlato di alcuni suoi antenati che dominavano il fuoco, mi aveva detto che non era complicato imparare ma più mi spiegava i particolari più mi sembrava di star a sentire una scimmia che provava a parlare la nostra lingua. Mi passai la mano libera fra i capelli imprecando contro quella incandescente, era una vera tortura.
Sussultai nel sentire dei rami rompersi e voltandomi cacciai un urlo, il mio petto andava su e giù troppo velocemente e i miei occhi erano dilatati mentre tenevo teso il braccio davanti a me nella direzione di quel ragazzo che mi scrutava sorpreso. Quasi non mi venne un colpo.
Restò in silenzio fissando l’energia azzurrina sprigionata dalla mia mano sinistra e puntata contro di lui mentre quella destra era stretta a pugno lungo il fianco, ancora con il fuoco a contornarla. Rimasi immobile, non sapendo cosa fare ed optai per il silenzio. Harry alzò lo sguardo sui miei occhi e mi costrinsi velocemente a distogliere lo sguardo, come diamine ci ero finito in questa situazione?
"Non avere paura, non voglio farti del male." bisbigliò facendo qualche passo verso di me.
Indietreggiai, non doveva avvicinarsi, non doveva riconoscermi.
"Davvero. Mi chiamo Harry." sorrise porgendomi la mano che però non strinsi con la paura di lesionarlo o congelarlo. I miei poteri erano ancora in circolo.
"Non parli?" ridacchiò, possibile che era così neutro al fatto di ritrovarsi una creatura con delle ali troppo grandi davanti?
Socchiuse gli occhi facendomi rabbrividire, qualcosa gli stava passando per la testa e quell’aria pensierosa non mi era di certo di aiuto. Dovevo calmarmi.
"Mi sembra di averti già visto." mormorò venendomi più vicino e cercando di inquadrare lo sguardo nel mio. Sentii il fuoco placarsi lentamente e il ghiaccio tornare a far parte delle mie ali, sussultai, dovevo andarmene al più presto. Feci per spiccare il volo ma la sua mano mi strinse il polso facendomi rimanere sospeso a mezz’aria. Lo pregai con gli occhi di lasciarmi andare ma lui non si mosse di un centimetro e nei suoi balenò una scintilla che non riuscii ad interpretare. Sentii le ali restringersi ed entrando nel panico iniziai a strattonarmi ma lui non mi rendeva le cose facili.
"Lasciami andare!" urlai e approfittando della sua espressione sorpresa e sconvolta allo stesso tempo volai via.
Cazzo, come mi era saltato in mente di parlare?
   
 
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