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Autore: AlessiaCo    15/07/2016    2 recensioni
Era come se le loro labbra fossero state create per baciarsi in un solo modo, il loro
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- E questo che significa? -- L'ho fatto per non dimenticare - - Per non dimenticare che cosa? - - Che ho trovato il mio punto cardinale -
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Buonasera a tutti :) Ecco un nuovo aggiornamento. Spero di leggere qualche vostra recensione. Un bacio ;)

ELYZA
 
Un nuovo giorno si presentò fuori dalla finestrella, invadente e sfacciato con la sua solita luce accecante. Quel mattino sembrò particolarmente caldo, tant'è che fui costretta più volte a girare il cuscino nel tentativo di trovare sollievo per il mio viso accaldato. Sbuffai pesantemente non riuscendo a prendere più sonno, nonostante mancassero due ore alla nostra solita sveglia. Sorrisi debolmente notando la posizione a "stella marina" di Alicia che occupava un quarto del letto. Rimasi a fissare il soffitto per un buon quarto d'ora, rimuginando alla notte appena trascorsa e alle parole rassicuranti che mi disse.
 
- Ti giuro che ce la metterò tutta per farti restare al mio fianco, perché è quello che voglio. - mi disse facendomi perdere un battito. Io di certo non avevo alcuna intenzione di lasciare il mio posto al suo fianco. Lei mi stava donando una quotidianità che mi mancava da tempo, e io avrei fatto davvero di tutto per finire la frase con un "per sempre".
La osservai compiere alcuni spasmi e a stento trattenni qualche risata continuando a stupirmi di quanto fosse buffa immersa nel sonno. Presa dalla noia, iniziai a darle dei piccoli calci portandola sempre di più sul ciglio del letto. Le risate per quello che sapevo sarebbe successo mi invasero il petto e dovetti rimanere molto concentrata per non farne uscire il suono. Ormai si trovava a un centimetro dalla fine del materasso e sarebbe bastato davvero una spintarella per farla catapultare giù.
Mi fermai pensierosa ma, nonostante mi sentissi in colpa, allungai il mio piede e la spinsi a terra.
Il suono che ne derivò, seguito da un suo urletto, fu talmente esilarante che non riuscii a fingere di dormire per non farmi incolpare di quella caduta.
.- Ma che cazz... - sentii brontolare non riuscendo a osservarle il volto nascosto sotto il letto. Iniziai a ridere portandomi le ginocchia al petto e ruotandomi leggermente di schiena a destra e a sinistra. La sua testa fece capolino e i suoi occhi minacciosi non tardarono a lanciarmi accuse.
.- Elyza Lex... È così che si tratta la propria donna? - mi chiese facendosi leva con i gomiti e riportandosi seduta sul letto - Wow... Potresti ripeterlo? Suona davvero bene -
La guardai divenire improvvisamente rossa, ma gioii sentendola definirsi "la mia donna".
Mi portai a sedere sul letto, ma il mio movimento fu sbilanciato da uno sbandamento improvviso della barca - Che succede? - chiesi guardandomi intorno notando lo Yacht prendere velocità. - Non lo so, aspetta qui - mi disse alzandosi e recandosi a fatica fuori dalla porta.
Rimasi in silenzio per alcuni istanti, ma non riuscii a udire nessuna voce provenire da fuori la cabina. Mi alzai a mia volta, decisa a raggiungere il gruppo che sicuramente doveva essersi destato a causa della manovra.
 
.- Ma avevi detto che non ci sarebbero stati problemi! - sentii urlare da una voce maschile - Non so cosa sia successo Bellamy! Abbi pazienza. Ho costruito una trasmittente dal nulla... È stato il massimo che potessi fare! -
Man mano che mi avvicinai alla cabina di pilotaggio, la discussione tra Raven e Bellamy si fece più chiara e non tardai a vedere tutto il groppo concentrato fuori dalla porta ad osservare la scena.
.- Cosa è successo? - chiesi dietro le spalle di Monty, senza staccare gli occhi dal gesticolare dei due ragazzi che stavano avendo una discussione accesa.
.- Qualcosa è andato storto, sono riusciti a localizzarci. Bellamy stava facendo da guardia e ha notato un’ imbarcazione militare venirci in contro. - - Gustus cosa dice? - - Non lo so, non ha detto una parola -.
 Poggiai il mio sguardo sull'uomo intento a manovrare, il suo volto era serio e concentrato sull'orizzonte. La sua mascella serrata mi ricordò tanto quella di Alicia, che entrambi muovevano quando erano troppo intenti a mantenere la calma.
.- Sono qui zio –
 
La vidi farsi largo tra di noi fino a raggiungere Gustus e aprire una mappa nautica davanti a loro. Con il chiacchiericcio intorno a me, non potei sentire ciò che si stavano dicendo, ma notando Alicia muovere il dito sulla carta, capii che stavano cercando un posto sicuro dove dirigerci.
 
Mi avvicinai a passi svelti vero di loro che, per i primi secondi, non mi prestarono alcun interesse. - Dobbiamo continuare verso sud nonostante il vento soffi dall'altra parte - - Ma zio... È una pazzia. Tirano 40 nodi lì fuori e se andiamo in quella direzione sprecheremo tutto il carburante - - Una volta che raggiungiamo la baia non ci saranno problemi. L'Abigail è molto più veloce delle imbarcazioni militari. Vedrai che tra una decina di minuti li avremo già seminati - Lo sentii dire tornando con lo sguardo verso il mare.
.- Elyza, fammi un favore, vai in sala motori e avvia manualmente l'uso del carburante. Da qui non riesco a farlo. - - Ci vado io! - disse Alicia offesa nel non essere presa in considerazione  - No, tu mi servi qui. Sei l'unica in grado di leggere la carta. - Lei mi guardò per una breve istante, lanciandomi un sorriso di incoraggiamento che io conservai per tutto il tragitto del corridoio.
Malvolentieri tornai in quella stanza rumorosa e buia. Appena aprii la porta dovetti portarmi le mani alle orecchie come la prima volta, ma fui costretta a sacrificarne una per cercare l'interruttore della luce con una mano. Fortunatamente non ci misi molto a trovarla e le numerose tubature e macchinari mi parvero improvvisamente più chiari. Diedi una veloce controllata intorno a me, ma nonostante non fosse il mio prima viaggio su una barca, non trovai niente di familiare e conosciuto. Mi avviai verso un mobiletto e, una volta aperto lo sportello, mi trovai davanti a centinaia di neon e fili colorati. In quel momento avrei voluto che Raven fosse li con me, lei avrebbe sicuramente capito dove mettere le mani. Passai in rassegna tutti gli interruttori cercando di leggere qualche sigla a me nota " AAA, HO, TTN" nulla... Non ne capivo niente. Il rumore intorno a me iniziò ad innervosirmi, ma continuai a prestare attenzione ai pulsanti davanti a me che lampeggiavano senza sosta. L'unica cosa che attirò la mia attenzione fu una leva posta sulla destra e, malgrado non sapessi quale fosse il suo funzionamento, non esitai a tirarla chiudendo gli occhi per la sua possibile negativa conseguenza.
 
Il frastuono intorno a me si fece più tenue e finalmente potei tirare un sospiro di sollievo. Tornai a prestare attenzione al contatore, dove sembravano essere sparite alcune luci intermittenti.
.- Elyza! Torna su! - sentii urlare alle mie spalle da una voce che riconobbi essere di Jasper solo dopo averlo visto con la coda dell'occhio. Non me lo feci ripetere due volte... Mi allontanai quasi correndo dalla quella stanza infernale, chiudendo velocemente la porta una volta superata la soglia per soffocare quel rumore assordante.
 
 
 
ALICIA
 
 
Per quanto mio zio facesse di tutto per non far trapelare la sua preoccupazione, i suoi tic nervosi lo tradirono più di una volta. Io cercai in tutti i modi di mantenere la calma, seguendo passo per passo tutte le indicazioni e impegnandomi nel pensare il più rapidamente possibile cosa sarebbe stato meglio fare. Sapevo che l'Abigail avrebbe facilmente seminato i nostri inseguitori, ma naturalmente dovevamo trovare anche un posto sicuro dove attraccare. Prendere il mare aperto non sarebbe stata la soluzione migliore dato che non eravamo al corrente di quanta autonomia l'imbarcazione possedesse e, data la sua mole e le condizioni climatiche, ci saremmo sicuramente ritrovati senza carburante dopo qualche ora…
.- Dov'è Nick? - chiesi notando solo il quel momento la sua assenza. Lui sarebbe stato più bravo di me in queste cose - Non lo so. Continua a leggere - mi ordinò indicandomi la mappa che reggevo tra le mani. - A mezzo miglio da qui c'è una conca. La scogliera dovrebbe nasconderci quanto basta per avere dei minuti di vantaggio - - C'è la possibilità di fermarci ? - - Da qui non si capisce, ma penso di sì. Mi pare di ricordare che ci sia un piccolo porto - - Va bene, farò il possibile. Vai dagli altri e digli cosa devono fare una volta là -. Piegai velocemente la mappa per portarmela dietro e spiegare più dettagliatamente la zona in cui saremmo scesi. Gli sguardi di Monty, Bellamy e Octavia furono subito su di me appena mi voltai verso l'uscita e, senza chiedere nulla, mi seguirono in cucina.
Ci sedemmo sul divano attendendo Raven, Jasper e Elyza che non tardarono ad arrivare. - Ok, sedetevi- ordinai aprendo la mappa sul tavolino al centro - Noi eravamo qui, ora ci stiamo muovendo verso sud e tra mezz'ora dovremmo arrivare in questa baia. - spiegai indicando il percorso con il dito - L'idea iniziale era quella di seminare i soldati e prendere il largo, ma non mi sembrava l'idea migliore - - Perché? Voglio dire... Una volta in mare aperto non penso ci seguano - - Non è detto. Loro possono avere scorte di carburante che noi invece non possediamo. Non possiamo rischiare di rimanere in balia del vento senza poterci muovere in caso di un nuovo inseguimento - - E la scorta di energia solare? - - Quella ci sarebbe, ma la Yacht non si muoverebbe con la stessa velocità. - - Ok, quindi cosa dobbiamo fare ? - chiese in fine Elyza portandosi al mio fianco - Abbiamo deciso di scendere sulla terraferma. Lo so che può sembrare una pazzia ma è l'unico modo per scappare - - Ma se ci raggiungono noteranno comunque la barca arenata a riva - - Lo so, ma noi a quel punto saremo già lontani. In questa zona ci sono parecchie case, dovremo solo sperare di scegliere quella giusta dove nasconderci -
Li guardai scambiarsi delle veloci occhiate e rimasi in attesa di qualche cenno di consenso che, fortunatamente, mi rivolsero tutti. - Cosa possiamo fare adesso? - - Voi maschi andate a prendere le armi e distribuitene tre a testa, o comunque indossatene quante più potete. Raven e Octavia, voi venite con me, prendiamo il cibo che è rimasto - non finii nemmeno la frase che le due ragazze si catapultarono verso il frigo per soddisfare la mia richiesta - E io ? - mi chiese Elyza visibilmente preoccupata. Mi portai di fronte a lei, passandole una mano sul viso e accarezzando la sua guancia con il pollice - Tu vai da mio zio e... Cerca di avere la stessa pazienza che hai con me - le dissi prima di darle un bacio veloce e avviarmi verso la cucina.
La osservai di sfuggita dirigersi verso la cabina di pilotaggio, sapevo che a mio zio avrebbe fatto piacere avere una persona che lo aiutasse a mantenere la concentrazione e che lo consigliasse a prendere la decisione giusta. Elyza sarebbe stata la persona perfetta, dato che come leader era sottoposta più volte a prendere decisioni in breve tempo.
 
 
Raven e Octavia furono di una velocità stupefacente e in pochissimi minuti raccolsero la maggior parte di viveri sparsi per la barca. Con il mio lavoro dimezzato mi presi la libertà di andare a cercare Nick che ancora non avevo avuto modo di incontrare. - Sapete dov'è mio fratello? - chiesi nella speranza di ricevere una risposta positiva - No, ma non ho visto nemmeno Lincoln - Aggrottai la fronte appurando che effettivamente il loro amico spilungone non l'avevo incrociato per tutta la mattinata.
Mi allontanai da loro,dirigendomi verso l'esterno dove il sole accecante aveva ormai reso l'aria caldissima.  Mi guardai attorno, ma non scorgendo nessuno tentai di raggiungere la scala a chiocciola che mi avrebbe portata al piano superiore.
 
 
.- Ma che ci fate qui? -
Domandai osservandoli vicino alla seconda postazione di pilotaggio.
.- La guardia!? - mi rispose sarcastico Nick, prendendosi gioco della mia pazienza - Sei uno cretino! Lo sai che lo zio ha bisogno di te giù in cabina, ci potevi lasciare Bellamy qui - - Senti, stai calma, non c'è bisogno che ti agiti così. -
Lo guardai negli occhi, forse un po' troppo intensamente, talmente tanto che potei notarvi qualcosa di strano, qualcosa che li rendeva immensamente scuri. Distolsi i miei occhi dai suoi, lanciando lo sguardo qua e là fin quando non scorsi qualcosa che sperai di noi vedere più. Siringhe, siringhe su siringhe. Guardai l'amico di Elyza, Lincoln, che fino a quel momento mi diede l'impressione di essere la persona più calma e gentile che io avessi mai incontrato. Voltai lo sguardo verso entrambi, indecisa sul quale restare più a lungo - Ditemi che state scherzando. Io davvero non voglio crederci - - Alicia, ti prego, non fraintendere - disse Lincoln avvicinandosi a me e tentando di prendermi per un braccio. Io fui più veloce e, con un velo di lacrime, mi voltai velocemente per tornare ai miei compiti molto più importanti.
 
ELYZA
 
Il fatto che Gustus sapesse della mia relazione con la nipote passò in secondo piano. In quel momento riuscii solo a pensare al gruppo e al modo più veloce per salvarci. Rimasi per qualche istante sull'uscio della cabina prima di dare due tocchi alla porta e entrare senza aspettare nessuna risposta. Lui mi regalò un mezzo sorriso, giusto per non sembrare scortese, poi si posizionò nuovamente con lo sguardo verso la costa che ormai appariva all'orizzonte.
.- Sai manovrare ? - - Non ci ho mai provato - - Non te lo ha mai insegnato nessuno? - - No. La mia famiglia non era tipo da mare. Ho fatto qualche giro in barca con gli amici in estate, ma niente di più - - Non hai avuto vita facile, vero signorina ? - mi chiese con tono molto serio misto rammarico. " Possibile che conoscesse la mia storia?
Rimasi in silenzio, ripensando agli avvenimenti che segnarono la mia infanzia. No... Non avevo avuto vita facile. La morte di mio padre, all'età di cinque anni, fu la prima delle numerose sventure che cambiarono la mia esistenza. Dopo di lui, le cose non presero una bella piega. Io dovetti arrangiarmi, imparando in breve tempo a cavarmela da sola. Il lavoro di mia madre non le permetteva di accudirmi e starmi dietro, e io... E io sento tutt’ora il vuoto dentro il petto.
.- Ne ho visti di ragazzi come te. Per una vita ho allenato giovani reclute, stanche della solitudine in cui erano costretti a vivere. Arruolandosi trovarono una casa, una famiglia ma... Lasciati dire una cosa. – si interruppe in un sussurro
.- Le persone forti non cercano mai un nido dove rifugiarsi -
Il suo sottile complimento mi costrinse a chinare il volto. Non credevo di essere la persona forte di cui tutti parlavano. Sono sempre stata una persona che si accontentava delle cose che la vita le offriva, ma finivo sempre per rimanerci male quando non andavano nel verso desiderato. Ci furono momenti in cui pensai di non avere le forze per trattenere la rabbia, il rancore, la tristezza... Tutti sentimenti che riuscii per lungo tempo a nascondere dietro  sorrisi finti e battute sarcastiche. Io non mi sentivo per niente forte. Per quale motivo una persona "forte" avrebbe dovuto uccidere Finn, per esempio? Se fossi stata davvero fiduciosa delle mie qualità, avrei potuto trovare un modo diverso, un modo per non ferire nessuno. No... Non ero una forte. Ero semplicemente una sopravvissuta, una ragazza la cui vita ha donato una via di fuga nel momento giusto, nulla di più.
 
.- Preparati, fai quello che ti ho detto -
 
 
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Il vento mi scompigliò tutti i capelli e io dovetti legarmeli con un elastico che portavo sempre come bracciale.Il mio cuore prese a palpitare più forte ma, fortunatamente, la presenza di quelle raffiche d’aria, mi permisero di inspirare con la solita regolarità. Appena ci avvicinammo alla costa, tutti i ragazzi si recarono sul ponte principale, in attesa che l'imbarcazione fosse abbastanza vicina al porto per sbarcare. Bellamy mi porse rapidamente tre pistole che io infilai oltre la cinta dei pantaloni, causandomi dei brividi quando il metallo dell'arma venne a contatto con la mia pelle. Lo guardai sistemarsi una mitragliatrice a tracolla, arma che doveva pensare all'incirca la metà di me. Mi scambiai un veloce sguardo con Raven e Octavia che, diversamente dalle altre volte, mi parvero molto più sicure di loro stesse. Non avrei mai voluto che tutto ciò diventasse un'abitudine per noi e in vece, in un modo o nell'altro, fummo tutti costretti a prepararci a una guerra inaspettata.
 
.- Nick! Il gommone! - sentii Alicia urlare venendo verso di noi. Suo fratello balzò sulla pedana rientrante che in quel momento ospitava l'imbarcazione che ci avrebbe fatto raggiungere terra in quei pochi metri che rimanevano. Aiutai i miei amici a salire sull'imbarcazione, porgendo loro i pesanti zaini di viveri che, per quanto scomodi, erano indispensabili da portare.
.- Ancora due! - urlò Nick guardando prima la sorella e poi me - Io resto qui, salgo il giro dopo - rispose lei sostenendosi saldamente sulla balaustra, ferma nella sua decisione - Non ci pensare nemmeno Alicia! Forza vieni, ho fatto una promessa - dissi temendo non mi ascoltasse.
Lei mi guardò inarcando un sopracciglio, in attesa che le dessi spiegazioni, chiarimenti che non le diedi per ovvi motivi.
. - Non posso - mi rispose tirando un occhiata all'interno dello Yacht, preoccupata sicuramente per suo zio. Mi avvicinai a lei, porgendole la mano senza staccarle gli occhi di dosso - Sono io che non posso lasciarti qui - le dissi perdendomi nel suo sguardo.
Per un momento il mondo scomparve, il mare si solidificò, il vento si placò. Un gesto, uno sguardo, una rinuncia, una promessa. Per la prima volta nella mia vita, quando lei sfiorò la mia mano, sentii che qualcosa dentro di me sarebbe cambiato. Da quel momento in poi, avrei avuto a che fare con una persona completamente diversa. Una persona che, nonostante lasciasse una parte di cuore su quella barca, aveva scelto me.
Strinsi la sua mano, scivolando con le dita fino a raggiungere il suo polso e trascinarla sul gommone con me. Appena i nostri corpi si adagiarono, il rumore del motore prese a disturbare lo scroscio delle onde, dandoci modo di allontanarci dallo Yacht in un tempo brevissimo. Lo sguardo di Alicia non si staccò per un istante dalla barca, mentre delle leggere lacrime,,forse le ultime, le vennero spazzate via dal vento intrepido. Il dolore che provai alla vista dei suoi occhi fu indescrivibile. Non ci sarebbe stato un secondo giro, Gustus aveva preso la sua decisione. Qualcuno si sarebbe dovuto sacrificare e, per quanto tentai nel dissuaderlo, non ci fu modo di fargli cambiare idea. Per l'ennesima volta non fui forte. Ancora una volta, assecondai la vita a concederci altro male.
 
 
 
 
 
 
Raggiungemmo il piccolo porticciolo molto rapidamente e, senza perdere secondi utili, scendemmo uno dopo l'altro ordinatamente. Come soldati preparati alla missione, camminammo a passo veloce sulla passerella di legno, procedendo in religioso silenzio. Io e Nick scendemmo per ultimi e lanciammo entrambi un’ultima occhiata dietro di noi, nella speranza che nessuna barca militare ci avesse individuato. L'Abigail sembrava essere l'unica imbarcazione presente all'orizzonte ma, contrariamente a ciò che i nostri occhi scrutavano, il radar portatile trasmise il suono di localizzazione di una seconda imbarcazione - Dobbiamo muoverci - mi disse strattonandomi leggermente da un braccio.
Quasi correndo, raggiungemmo gli altri che, timorosi, iniziarono a guardarsi intorno in cerca di qualche via sicura - Proseguiamo per di qua. Ci sono della case arroccate sulla scogliera. Le salite per raggiungerle ci daranno un po’ di vantaggio nel caso decidano di cercarci - Appurò Alicia indicandoci l'originale conformazione del terreno.
 
ALICIA
 
La zona era molto selvaggia e per un momento mi ricordai del perché passai di lì solo una volta. Le strade non erano asfaltate e i sentieri erano tortuosi e polverosi. La vegetazione, anche se secca e pungente, ci regalò qualche momento di penumbra, dandoci l'opportunità di riposare gli occhi.
.- La c'è una casa! - sentii urlare Jasper, intento a osservare attraverso un binocolo. Voltai lo sguardo dietro di me, cercando istintivamente Elyza che notai già terribilmente stanca e accaldata. Per raggiungere quel rigugio avremmo dovuto percorrere un pendio non indifferente, ma tutti non si lamentarono della faticosa scarpinata a cui ci saremmo dovuto sottoporre.
Attesi che il resto del gruppo mi superasse, procedendo verso la nostra meta, in attesa che Elyza si portasse al mio fianco - Acqua? - Le chiesi stappando la bottiglietta e porgendogliela. Lei mi ringraziò puntando gli occhi sull'oggetto, incapace in quel momento a reggere il mio sguardo. - Mi dispiace Ali - mi disse asciugandosi la bocca con la manica. - Non importa. Ne parliamo dopo -.
Effettivamente non mi importava più di niente. Ogni giorno che passava sembrava portarsi via con se parte della mia vita. I miei occhi si erano ormai prosciugati, non avevo più lacrime da versare. Osservai per un breve istante il mare dietro di noi, notando immediatamente un secondo puntino accanto allo Yacht. Nonostante il caldo insopportabile, il mio corpo fu percorso da un brivido gelido che mi impedì di respirare per qualche secondo. Chiusi gli occhi, cercando di non pensare a ciò che sarebbe successo a mio zio, e nello stesso momento, un braccio mi cinse il fianco e lentamente riaprii gli occhi trovandomi subito sul suo sguardo blu. - Andiamo - mi disse spingendomi leggermente per risvegliarmi dalla mia momentanea marmorizzazione. Assecondai la sua richiesta, facendo scivolare la mia mano verso la sua e afferrandogliela senza lasciarla più.
 
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.- Che succede? - chiesi, osservando il gruppo immobile davanti a noi.
.- Siamo spacciati. C'è una recinzione che si estende per tutta la zona - fece notare Bellamy indicando il prolungamento della rete. - Allora camminiamo per il perimetro fin quando non troviamo l'entrata - - Potrebbe volerci troppo, non sappiamo per quanto continua - - E cosa dobbiamo fare? La rompiamo? -
Ci guardammo tutti con aria molto scettica. Non eravamo a conoscenza del perché quella zona fosse recintata e usare un metodo così drastico poteva risultare controproducente - Magari dall'altra parte ci stanno i non-morti - disse Octavia concretizzando ciò che molti pensavano.
.- Emmm... ragazzi, mi sa che siamo dalla parte sbagliata -
 
Il tono buffo di Jasper rese quella notizia molto meno spaventosa di quanto in realtà doveva essere. Ci girammo tutti a guardare un gruppetto di zombie rasentare la recinzione e venire dalla nostra parte. - Sbaglio o sono molto più lenti ? - constatò Lincoln impugnando un pezzo di ferro arrugginito in attesa che ci raggiungessero. - Diamoci dentro belli! - urlò Jasper visibilmente eccitato dall'idea di spaccare la testa a quei mostri. Il putrido sangue iniziò a inumidire gli indumenti dei ragazzi e l’odore pungente prese il sopravvento, costringendomi a portare una mano verso il naso. Il suolo erbaceo mutò in pochi secondi colore, il rosso tinse l’intera zona calpestabile intorno a noi rendendo improvvisamente tetro l’ambiente. Pure la volta celeste che ci sovrastava mi parve cambiare colore, il cielo improvvisamente grigio arrivò come un silenzioso spettatore, incapace anch’esso di piangere lacrime alla vista di una scena così devastante. 
Rimasi in silenzio a osservare tutto la scena, quella fu la prima volta che vidi gli amici di Elyza all'opera, e rimasi sorpresa nel guardarli assestare i colpi in maniera perfetta. Tutto fu reso divertente e maledettamente semplice, non sapevo se essere felice o provare pena nel vedere inventare dai ragazzi un nuovo gioco. - Sei una pippa! - disse Jasper infilzando l'ultimo zombie alla rete e lanciando un occhiata al suo compagno di divertimenti.
Guardai il volto accigliato di Elyza, incredula anche lei nel guardare con quanta spavalderia i suoi amici intrapresero quella lotta-lampo. Contrariamente a quanto mi sarei aspettata, i miei occhi rimasero per tutto il tempo a osservare i dettagli di quell’incontro. Non avrei mai voluto assuafermi all’idea di tutta quella violenza, non avrei mai voluto addestrare il mio cuore a sopportare tutto ciò… e invece, accadde. Quando mi resi conto di non provare nulla, quando capii che tutto quello che accadde davanti a me mi fu indifferente, la prima cosa che feci fu quella di cercare un contatto, provare emozione. Senza chiedere nessun permesso, mi voltai verso Elyza e le posai un bacio all’angolo delle labbra. Le sue palpebre si mossero in un tic nervoso, soggetta all’irrazionalità di quel gesto. Mi staccai velocemente da lei per osservarla, tentando di mandarle un messaggio che fu immediatamente recepito dal suo sguardo. Per quanto il tempo passato insieme a lei fosse stato relativamente breve, Elyza riuscì comunque a capiremi mediante semplici gesti, con lei non avrei mai avuto bisogno di parole.
 
 
 
.- Hey! Chi va là!? - Una voce profonda squarciò il silenzio, e per alcuni istanti nessuno riuscì a muovere un muscolo, timorosi di essere stati beccati dopo tutta la fatica fatta. Dall'altra parte della recinzione,un omone alto e tarchiato avanzò  verso di noi puntandoci un fucile contro. - Chi siete? - continuó lui avvicinando sempre di più la canna dell'arma. Anche se la sua pelle era rovinata dal sole, non doveva avere più di 40 anni, e per quanto i suoi lineamenti fossero spigolosi,non sembrava nemmeno pericoloso.
Nessuno fece niente, e un po’ mi arrabbiai per come tutto il coraggio che avevano dimostrato pochi secondi prima, si fosse volatilizzato nel nulla. Senza nemmeno pensarci, avanzai di qualche passo, portandomi le mani sopra la testa e fissando il mio sguardo in quello dello sconosciuto - Mi dispiace, non pensavamo di fare nulla di male. Stiamo cercando un rifiugio - - State scappando? - chiese rivolgendosi unicamente a me, come se fossi l'unica in grado di parlare. Rimasi per qualche tempo in silenzio, mentire a un uomo armato non sarebbe stata un'ottima decisione quindi, senza molte opzioni, cercai di essere il più sincera possibile. - Si. I militari ci stanno cercando - spiegai, sentendomi puntare tutti gli sguardi addosso. Lo vidi osservarci uno ad uno, come a capire se avessimo buone intenzioni o meno - Militari avete detto eh... - ci disse distogliendo l'arma e usandola come bastone da passeggio - Va bene, entrate. Laggiù c'è la catena -  
  
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