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Autore: Carol2000    15/07/2016    4 recensioni
Mi rivenne in mente Trent, quel ragazzo che mi aveva colpita come un dardo...come poteva un mortale avere un aspetto tanto sovrannaturale?
I maschi del regno più o meno si assomigliavano tutti ed erano terribilmente seri, caratteristica che non sopportavo.
Inoltre erano ligi alle regole, tutto l'opposto rispetto a me: io non mi sarei fatta nessun problema ad infrangerle, probabilmente ero più diabolica che angelica.
SPOILER: il finale potrebbe non essere quello che vi aspettate.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bridgette, Dawn, Gwen, Trent | Coppie: Bridgette/Geoff, Trent/Gwen
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Sdraiati sul prato di quel parco, ormai diventato il nostro nascondiglio segreto, dove potevamo scambiarci effusioni senza dare nell'occhio.
Le nuvole si spostavano come grandi dirigibili nel cielo, mentre il sole illuminava i nostri visi e li riscaldava con il suo tepore.
Mi trovavo avvinghiata al suo petto, con l'erba fresca che faceva il solletico a contatto con la mia pelle esangue.
Contemplai quei lineamenti dolci, gli stessi che mi fecero battere forte il cuore la prima volta che lo vidi.
Gli passai una mano fra i capelli corvini, mentre le sue labbra mi schioccavano un lieve bacio sulla guancia.
"Che cosa siamo noi due?"
Gli domandai incontrando il suo sguardo.
"Non lo so nemmeno io. L'unica cosa di cui sono certo è che, nonostante ti conosca da poco, sento un forte legame fra di noi".
Il cuore mi tamburellò forte nel petto, mentre le mie mani diventarono come di pasta frolla.
"Anch'io provo la stessa cosa".
Mormorai, facendolo sorridere.
"Sai, ci siamo incontrati la prima volta solo due mesi fa, eppure mi sembra di conoscerti da una vita".
"Sul serio?ad essere sincera anch'io a volte ho questa sensazione".
Sospirò.
"Nessuno mi hai mai fatto sentire così".
"Io...credo di amarti".
Poi accadde di nuovo, le sue labbra sulle mie, la sua lingua intrecciata con la mia e i nostri respiri a stretto contatto.
I battiti cardiaci sempre più frequenti, le sue mani morbide che si infilavano lentamente sotto la mia maglietta.
I polpastrelli freddi sul mio corpo caldo mi provocarono un brivido, che salì dal basso ventre fino al collo.
Le dita si abbassarono verso la cintura dei miei jeans, poi tentarono di slacciarla e sfilarla, ma le bloccai.
"Non qui...non adesso".
Biascicai.
"Non ti senti pronta?"
Deglutii.
"È che non ho esperienza e sì, non mi sento ancora pronta. Ti chiederei di attendere per almeno un mese...in fondo ci conosciamo da poco. Poi ricorda che siamo in un luogo pubblico, qualcuno potrebbe vederci".
Annuì e accennò un piccolo sorriso, ma intuii che si sentisse un tantino offeso dalla mia reazione.
Era in momenti come questi che la mia natura angelica si faceva sentire, rammentandomi la mia purezza e la castità.
Contemplai per un attimo il mio polso: fra i numerosi bracciali si intravedeva quel marchio, ancora un po' più evidente.
"Vieni, ti accompagno a casa".
Mi prese per mano e mi aiutò ad alzarmi, poi ci dirigemmo verso l'uscita del parco in religioso silenzio.
Passeggiammo per una decina di minuti, finché non giungemmo davanti al palazzo, ormai diventato la mia dimora.
Mi scompigliò i capelli, poi scoppiai a ridere e gli gettai le braccia al collo.
"Ti amo, ricordatelo".
"Anch'io".
Gli feci un cenno di saluto con la mano, poi aprii il portone e me lo richiusi alle spalle, con una profonda gioia interiore mischiata ad un pizzico di preoccupazione.
Il mio sesto senso si era rifatto vivo e non prometteva nulla di buono.
 
***
 
Il semplice fatto che la finestra fosse aperta non mi convinceva, in teoria sia Heather che Sierra avrebbero dovuto essere fuori casa e quando uscivano le chiudevano sempre tutte.
Mi affrettai verso l'ascensore, poi una volta giunta al sesto piano, tirai fuori le chiavi dalla tasca e aprii la porta.
Mi mancò il respiro, quando vidi le due ragazze in lacrime sul divano, intrecciate in un abbraccio.
"Ma che cos'è successo?"
Domandai allarmata, poi quando mi videro si asciugarono le lacrime e mi vennero incontro.
"Sono entrati dei ladri...i nostri vicini hanno chiamato la polizia e poi siamo state avvisate, così siamo tornate immediatamente a casa".
Affermò Sierra.
"Hanno rubato i miei gioielli, il computer e la televisione...ma ciò che è peggio, è che si sono presi tutti i nostri soldi del salvadanaio, quelli per l'affitto!"
Aggiunse Heather.
Quelle parole mi colpirono come un pugno nello stomaco, quella sarebbe stata l'ultima cosa che mi sarei aspettata.
"Ma perché non mi avete telefonata subito?"
"Perché non volevamo disturbarti".
Scossi il capo, poi mi guardai intorno: nonostante tutto, l'appartamento era comunque ordinato.
"Spero che lo rintraccino, quel farabutto non la passerà liscia".
Dichiarai, detestavo i furti e gli imbroglioni, ma ciò che era peggio, era il fatto che non avessimo più un soldo bucato.
"Ieri sono andata a prelevare lo stipendio e l'affitto incombe...lo pagherò di tasca mia, non importa".
Le due rimasero a bocca aperta.
"Ma...ne sei sicura?è una somma altissima, non ti rimarrebbe nulla!"
Mi strinsi nelle spalle e le presi per mano.
"Non importa, a me non servono. Per voi questo e altro, ormai siete mie amiche e le amiche si aiutano".
Mi strinsero in un caloroso abbraccio, poi Sierra mi stampò un sonoro bacio sulla guancia.
"Sei un tesoro Gwen, sei davvero un angelo!"
Esclamò.
Già, un angelo...uno stramaledettissimo angelo, che entro cinque mesi avrebbe dovuto abbandonare la terra.
Avrei dovuto lasciare Trent, le mie amiche, il McLean's House...che ne sarebbe stato di me?delle mie passioni?del mio lavoro?
Il pensiero di ritornare in quel luogo di purezza mi provocava la nausea, avrei preferito prostituirmi piuttosto che finire così.
Un momento...avevo davvero pensato una cosa del genere? Ma che mi stava succedendo? Sembrava quasi...il pensiero di un demone.
Effettivamente qualcosa in me era mutato, non potevo negarlo; il solo fatto che rinnegassi le mie origini ne era una prova.
Fumavo e lavoravo in un locale che non era il massimo della castità, eppure mi piaceva.
Io volevo essere come le ballerine, volevo essere maliziosa e provocante come Heather, io provavo una sorta di adorazione per lei.
Che cosa mi avrebbero detto una volta tornata nel regno? Avrebbero avuto la stessa opinione su di me?
Per la prima volta ci pensai davvero e una strana inquietudine mi percorse gli arti, facendomi sentire il cuore pesante.
"Che cosa c'è? Ti vedo pensierosa, sei preoccupata per l'affitto?"
Mi domandò Sierra.
"No, non è per quello. È qualcosa di molto più grande di me, ma per ora preferirei non parlarvene".
Le due si guardarono perplesse.
"Va bene, se questa è la tua scelta la rispettiamo".
Disse Heather.
Sorrisi, poi girai i tacchi e mi diressi verso la camera.
Mi sdraiai sul letto e tolsi il cuscino, poi afferrai il mio diario: avevo iniziato a scrivere dalla terza settimana di permanenza a Toronto.
«caro diario,
Ma chi sono veramente? Ho sempre creduto di essere un angelo a tutti gli effetti, ma ultimamente mi sto ricredendo.
Trasgredire è il mio unico obiettivo e non riesco a farne a meno, un po' come una droga.
Trent è sempre stupendo, mi fa sentire bene e mi ama, questo è l'importante.
Ogni tanto c'è qualcosa di strano nel suo sguardo, a volte sembra persino pervaso dalle fiamme.
Forse sono io a farmi troppe paranoie, sono sempre stata una ragazza paranoica.
Ogni tanto arrivo addirittura a domandarmi: "e se fossi in realtà un diavolo? Se tutto quello che credevo fosse un'illusione?"
Questo spiegherebbe molte cose e sarebbe una prova della mia attrazione fatale per il proibito.
Ora comprendo, non è degli umani che sono innamorata, ma di ciò che va contro le regole e spesso i terreni le trasgrediscono.
Io sono diversa, ne sono sicura...non voglio andare a casa, io voglio stare qui».
Una lacrima calda mi rigò il volto, avrei tanto voluto prendere qualche oggetto e scagliarlo con tutta la mia forza.
Osservai ancora quel tatuaggio, quell'orribile ala che segnava l'inesorabile scorrere del tempo, quasi come una clessidra.
  
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