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Autore: tixit    16/07/2016    16 recensioni
Un poeta francese recita le sue poesie d'amore per un pubblico di esiliati in un salotto londinese. Nel pubblico una donna bionda ricorda.
Malinconico.
La Sirena ora ha i fianchi più tondi.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La Sirena Ora Ha I Fianchi Più Tondi

Il poeta recitò gli ultimi versi nel silenzio raccolto della sua platea.

La voce, note basse allacciate tra loro, scivolò nel profondo di chi ascoltava, annodando le parole ai pensieri e infine spegnendosi senza un‘eco, ma con un sorriso, lasciando gli uomini e le donne immersi nei battiti dei loro cuori. Qualcosa di quello che il poeta aveva detto sarebbe rimasto dentro di loro, come un nodo ad un fazzoletto per non dimenticare: una illuminazione su qualcosa che avevano vissuto e mai, mai visto così chiaramente.

“Oh vi prego, potreste leggermi quella della Sirena del Mare Bianco” esclamò una voce, non più giovane, che subito tacque mortificata. Leggere. Che parola terribile aveva scelto: il poeta era cieco.

Ma il poeta sorrise ed annuì.

Una donna bionda, sul fondo del salotto londinese, seduta su una sedia, a disagio - non sapeva mai che fare delle sue gambe sotto una gonna - guardò con un misto di disapprovazione ed invidia colei che aveva parlato: lei non avrebbe dovuto - come aveva potuto dimenticare che l’uomo non vedeva più, come? - ma lui non si era offeso, le aveva sorriso, a lei che non era nessuno, come a una cara amica, rassicurandola, dicendole che le sue parole non gli facevano male. Era sempre lui quindi.


Più tardi, molto più tardi, a serata terminata, nel chiacchiericcio amichevole dei pochi rimasti per l'ultimo scampolo di convivialità, la donna non più giovane chiese titubante “La Sirena del Mare Bianco… chi è?”

“Una persona speciale di quando ero solo un ragazzo...”

“Dovete averla amata moltissimo… C’è un solo Dio e forse nemmeno esiste, eppure quando ti guardo, invulnerabile, il balbettare del mio cuore…

La donna bionda si rabbuiò stringendo il pugno - ancora non smetteva la sciocca? certo che la aveva amata, ma lei non si era mai accorta! Una stupidina che giocava sulla riva a farsi schiaffeggiare dal mare in tempesta, la spuma intorno ai suoi fianchi, e che non sapeva di essere una sirena negli occhi di chi lei non vedeva. Come aveva fatto a scrivere una poesia su un giorno d’estate e di vento? Su una ragazza con così poco cuore?


“Eh si…” il poeta rise e la donna aggiunse “Il piacere di vedere anche senza essere visti, non tutti capiscono che amare non è per forza il desiderio di possedere…” poi tacque imbarazzata.


La donna bionda sentì una punta di gelosia - e così quei due avevano provato le stesse cose e lei lo stava ringraziando di averle trovato le giuste parole per un sentimento.

Venire a quell’incontro era stata una pessima idea.

Eppure, per loro, francesi in esilio, una serata londinese con un ospite che recitava nella loro lingua era un dono prezioso - sarebbe venuta comunque.
Ospite di sua madre, figlia imbarazzante da amare come si ama un cane ingombrante, che ogni tanto divora un cuscino, rompe un bicchiere, distrugge un tappeto e non può farci nulla, le stava tutto un po’ stretto e un po’ troppo largo, non riusciva a trovare il suo ruolo, e poi aveva visto quel nome su quell’invito... André Grandier.

Qualcuno chiese al poeta, da quanto tempo vivesse in Inghilterra.
Ci si era trasferito alcuni anni fa, narrò. Avevi poco più di vent’anni, pensò la donna bionda con rabbia.
In un incidente aveva perso la vista da un occhio. Non fu un incidente, volesti vederlo tu così, ma non fu un incidente e nemmeno dannata fortuna, come dicesti per farmi archiviare la cosa - meglio a me che a te dicesti. Non era vero. Non era vero per niente.


E aveva pensato che non avrebbe più potuto fare la vita di prima, sarebbe stato solo un peso - non aveva più il senso della profondità, la mira ne aveva risentito, l’uso della spada anche. Ci sono sempre degli indicatori di profondità, ma non è la stessa cosa, non se miri e duelli per sopravvivere e non per giocare. Ci avremmo potuto lavorare, non sarebbe stato un problema. Mi hai sempre protetto, forse era solo arrivato il mio turno di crescere e fare a cambio. Dovevi solo darmi un colpetto sulla spalla e poi chiedere.
O forse avrei dovuto vederlo da me.

Così si era reinventato una vita, si era trasferito in Inghilterra per studiare, aveva trovato buoni insegnanti che lo avevano incoraggiato, e ora insegnava in un college, pubblicava saggi, e scriveva poesie.
Non mi hai più cercata. Hai scritto tanto di come ero, ma non sai nulla di come sono. Ho scoperto il tuo amore, solo quando qualcuno mi ha prestato un tuo libro - nemmeno me ne mandasti una copia.

Uscirono nell’aria fresca e lei gli rimase accanto, osservandolo senza avere il coraggio di dirgli una sola parola. Poi una carrozza in velocità, l’istinto, lo afferrò e lo spinse contro il muro di pietra. Quando sentì il suo respiro sulle sue labbra ripensò ad un bacio e sentì il cuore spezzarsi. Perché il tempo non torna? Non ti ho mai cercato, speravo sempre di alzare lo sguardo e trovarti lì, nonostante me, nonostante tutto. Pensavo che t’avrei ignorato per farti penare il ritardo, perché avevi osato vivere, ma senza di me. Ero giovane e tanto sciocchina.

Più tardi bevevano assieme in una taverna vecchiotta e ben tenuta, molto familiare - lui alloggiava nei luoghi che conosceva, non aveva tempo per imparare nuove geometrie nel suo buio e non gli interessavano stucchi, specchi, modanature, o profusione di candele.
L’odore del pulito, la stanza accogliente sgombra di ostacoli, la gentilezza, le voci amiche di vite che era un piacere sfiorare. In quello era sempre lo stesso.

“Grazie… eravate anche Voi, lì dentro. Ad ascoltare.” Una affermazione, non una domanda.

“Si.” La sua voce era troppo cambiata, aveva cercato sempre di renderla più mascolina per via del suo lavoro, alla ricerca di una credibilità, lei, donna travestita da uomo, in mezzo a uomini, poi il bere, la tisi, la tosse, la guerra e infine la fuga. Non era più la sirena di un giorno d’estate, e la voce non era la stessa.

“Ho sentito il Vostro profumo ed ero curioso sulla Vostra voce.”

“Siete soddisfatto?” chiese cortese, ma con una punta di amaro - non mi hai riconosciuta, e come avresti potuto? Ti eri innamorato di una sirena innocente, non di una assassina in esilio, alla sera, sento di avere sulle mani il sangue della mia più cara amica - cosa non ho fatto per salvarla, ma non ci fu modo. Non saprei fare il conto degli uomini che ho ucciso senza pensarci due volte, non voglio nemmeno - le loro teste sulle picche, in un giorno che mi sembrava una festa di vera giustizia e alla sera già sapeva di amaro.

“Mi ricordate una persona. Ma... Voi avete esperienze che lei non aveva.” Le sorrise, sembrava curioso, ma non era invadente.

“Spero fosse una brava persona.” Spero di essere io quella che ricordi, ma se anche fosse? non sono più io la Sirena. Lo hai sentito dalla mia voce che forse ho bevuto un po’ troppo, e tossito un po’ tanto, e sbagliato parecchio, anche se, in fondo, ho vissuto assai poco.

“Bravissima.” Non c’era inflessione di dubbio.

D’impulso lei si chinò e lo baciò. Vorrei averlo fatto sulla spiaggia, vorrei averlo fatto sotto la quercia mentre mordicchiavi un filo d’erba, vorrei averlo fatto sotto la neve, su un ponte di Parigi, mentre guardavamo la Senna gelare, stupiti, vorrei averlo fatto sotto il cielo di Versailles mentre camminavamo assieme.
Vorrei tanto averlo fatto quando te ne sei andato…

Fu un bacio leggero, in punta di labbra.

Lui la fermò “Penserei ad un’altra.” Era serio. E, soprattutto, dava per scontato, che ci sarebbe stato altro, nella sua stanza. In fondo erano adulti, il tempo dei casti sospiri era finito da un pezzo.

Perché no? pensò. Mi hai sedotta senza saperlo con le parole delle tue poesie, ho ripercorso tante volte ogni istante dei tuoi desideri e rivisto le immagini avvolte dalle tue parole per come erano state per me e per come per te. Un corteggiamento lunghissimo, un amore come la luce delle stelle: quando alla fine ho capito e ti ho amato, quando l’amore ha bussato, la stella, forse si era già spenta. Restava solo la luce.

Perché no?

Salì le scale, dandogli la mano, guidata da un cieco, che pensava a qualcuna che non era lei, perennemente in ritardo.

Si baciarono, sentì il sapore fruttato del vino sulle labbra di lui, mescolarsi col suo e poi abbandonarla: la lingua disegnava poesia sul suo corpo - i vestiti a terra, uno alla volta, poi solo la pelle - forse è meglio se non mi puoi vedere, ho delle rughe attorno agli occhi.

E non risplendo più d’oro, non come nei tuoi versi, se mai lo ho fatto davvero - non ero poi così carina, non come lo hai raccontato tu.

Le mani di lui percorsero sentieri che non sapeva di possedere e che tutti, senza eccezione, portavano al cuore.
E poi la Sirena, ora, ha anche i fianchi più tondi.

Sentì il respiro farsi corto e quel suo corpo, sempre così obbediente, cercare un altro padrone.

“Non ho mai…” glielo disse, sapeva dai racconti delle sue sorelle che non doveva aspettarsi chissà che delizie. “Non so capire se sono… pronta.” Ti posso solo seguire, per una strada che non conosco. Mi affido alle tue mani. Letteralmente.

Lo sentì sorridere contro le sue labbra e poi scendere in una umida carezza oltre i seni, oltre l’ombelico, oltre la sua razionalità.
“Non serve per forza che sia… ci sono altri modi...” lui sussurrò arrestandosi un attimo.

Le dita giocarono audaci ad accenderla e spegnerla, poi le sue labbra… non aveva mai pensato come potesse… in quel modo... il calore la sorprese, ma poi il piacere l’avvolse come le onde di quel giorno d’estate.

Lo sentì ridere e poi abbracciarla e poi continuare a sfiorarla. Con tenerezza, le parve, senza urgenza.

“Fermo un momento, ti prego...”

“Va bene” la abbracciò, lei gli sfiorò il cuore sorpresa dal ritmo dei battiti. “Il balbettare del cuore..,” mormorò stupita. Se solo t’avessi sfiorato quel giorno.

“Il dare piacere è piacere…” lo vide corrugare la fronte.

“Si ma…” si fece timida, non aveva sperimentato, ma sapeva che il piacere… che lui...

“C’è tutto il tempo.” le accarezzò senza fretta la schiena, una scia di brividi dietro le sue mani. “è tanto che aspetto… non c’è nessuna urgenza per questo.”

“Quando riparti?” chiese ansiosa trattenendo un sospiro. Me lo daresti il tempo di farti conoscere quella che sono ora? Mi accetteresti? Mi penseresti mentre mi sfiori e ti sfioro? Non sono brava ad amare senza essere amata.

Se fosse stata più di una notte, le sarebbe bastato? Lo avrebbe inseguito, se solo lui l’avesse voluta. Che altro aveva da fare che valesse più di questo?

Lo sentì ridere senza capirne il motivo.

“Puoi venire con me, se lo vuoi, Sirena…” la prese in giro baciandola, “sempre che la campagna inglese non ti annoi - più che altro si studia e poi… i miei allievi giocano a cricket” fece una smorfia scherzosa.”La birra però è buona e in biblioteca ci sono montagne di libri...”

“Non sono…” protestò con la voce arruffata, respingendolo. Il passato non torna e non posso combattere con un fantasma che non mi appartiene. Chi stai invitando? La Sirena del Mare Bianco, una ragazzina crudele senza un pensiero nella sua testa?

“Nessuna ha le tue cicatrici.” delicato le sfiorò il braccio, “questa la ricorderò sempre… ma posso fingere che tu non sia tu, se lo preferisci.” era serio.”Puoi andare e tornare, restare, tutto quello che vuoi.”

“André...” glielo doveva dire, “non sono più una ragazza…Non sono più come ero.”

“Saresti un po’ troppo giovane per me, nel caso, non credi?” la prendeva in giro…”Non esco con le ragazzine, mi piacciono più donne, adesso.” sempre lo stesso ragazzo… gli sfiorò piano la cicatrice che gli attraversava l’occhio. La sua prima volta in cui aveva fatto male a qualcuno senza volere. O forse solo la prima in cui le era stato evidente.

“Sono cambiata… soprattutto ho fatto cose di cui non sono orgogliosa...” tu forse lo sai, lo hai letto, te lo hanno letto, magari, ma tu non hai visto, tu non mi hai visto. Non feci sparare sulla folla, ma poi ordinai di sparare... erano persone anche quelle.

“E quindi?” sentì le sua mani accarezzarle i capelli, voleva buttare via quel regalo perché non era perfetta? voleva sprecare altro tempo? “E quindi?” ripeté lui.

Lei sorrise - il fango della campagna… supponeva non fosse poi tanto diverso da quello francese... aveva dei buoni stivali. “Raccontami un po’ di quei libri…”

“In ordine alfabetico o sparso?” Lo ringraziò con un bacio perché le consentiva una resa che non sembrasse una resa - in quello non era cambiata - e lui la chiamò col suo nome.





Note: di solito non faccio le dediche, ma questa è per una malinconica Barbara - non è un rosso, su quello ci posso lavorare, al prossimo giro ne facciamo uno tutto allegro e carino.
Ringraziamenti: per la location londinese l'Intruso che è tanto che mi sta facendo ronzare in testa altri luoghi, più austeri.
   
 
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