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Autore: shadowsmaster    16/07/2016    1 recensioni
Dean, inaspettatamente, ha vissuto una lunga e intensa vita, arrivando alla veneranda età di settantatré anni.
Questo non è, però, dato da una sua volontà.
Dopo la morte del fratello, il cacciatore decide pian piano di abbandonare l'unica vita che ha conosciuto fino a quel momento.
Fino alla fine dei suoi tempi è accompagnato da Castiel, il suo angelo e amante.
Castiel è consapevole che tutto finisce, ma veglia sul suo amato fino alla morte del maggiore dei Winchester.
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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"We know full well there's just time 
So is it wrong to dance this line? 
If your heart was full of love 
Could you give it up? 


'Cause what about, what about angels? 
They will come, they will go, make us special 
Don't give me up 
Don't give me up 

How unfair, it's just our luck 
Found something real that's out of touch 
But if you'd searched the whole wide world 

Would you dare to let it go? "


Castiel ricordava.
Era forse questo, il più grande problema della sua personalità. Aveva vissuto centinaia e centinaia d'anni, visto millenni liquefarsi come neve al sole davanti i suoi occhi.
Eppure ricordava tutto, dal primo momento della sua esistenza.
Nella sua mente si susseguivano una serie di immagini casuali, che probabilmente, ordinate avrebbero potuto creare la storia completa dell'angelo, ma che la mente di Jimmy era troppo debole per poterci dare un ordine cronologico. Ogni tanto, nei momenti di completa solitudine, le immagine riaffioravano alla memoria da sole, senza un preciso scopo o motivo.
Forse qualcosa le solleticava, le pizzicava dolcemente i lati e il tutto faceva in modo che alcune volte Castiel si contorcesse dal dolore per le cose ricordate. Eppure, nonostante tutti i millenni, gli ultimi anni che aveva trascorso sulla terra erano stati i migliori. I più violenti e difficili, ma quelli in cui si era sentito davvero vivo, e quella parola aveva acquistato un significato completamente nuovo nel suo cervello. Prima, la vedeva come un termine grammaticale di privo valore. Ora, poteva dire, finalmente, di averlo compreso e di aver vissuto.

Castiel riconosceva le tante sue qualità, ma una cosa che non capiva davvero erano gli umani.
Li vedeva così passionali, così impulsivi, da trovarli quasi eccentrici. Avevano tante di quelle qualità che mancavano agli angeli, e le usavano in un modo assai futile. Gli altri della sua specie si vantano, vantavano il fatto di non poter invecchiare, di essere nati già proporzionati, di essere nati già con le capacità di giudizio.
Si era spesso chiesto come dovesse essere nascere bambino.
Forse Dio (il loro padre, il loro creatore) li aveva creati come entità già mature, dotate di giudizio e con la capacità di poter scegliere tra bene e male.
Bene e male, bene e male.
Si credeva che gli angeli dovessero per forza perseguire il bene, che non capissero, non comprendessero davvero il male. Non era questa la verità. Quando guardava Dean, rimpiangeva l'umanità. Dean era umano, ma in un modo diverso. A soli vent'anni aveva provato più dolore di quante tre persone ne avrebbero provato nel corso di una vita piena e intensa.
Quando guardava gli occhi di Dean, vedeva tante cose. Tanto dolore, tanta responsabilità, tante lacrime represse.
E Castiel si stupiva ancora di quante piccole cose potessero, al contempo, renderlo felice. A volte era solo un viaggio in macchina con suo fratello, col Sammy che aveva cresciuto, che non aveva bevuto sangue di demone e che non aveva portato il peso di avere Lucifero dentro il suo corpo.
A volte era solo una frase di Castiel buttata a caso, che a Dean faceva ridere così tanto da fargli venire le lacrime agli occhi. Lo aveva visto combattere tante volte ormai, e spesso aveva paura che alcune sue guerre potessero essere solo una missione suicida.
Castiel si vedeva stanco quando si guardava riflesso, ma Dean, Dean era letteralmente a pezzi. Eppure nonostante tutte le sfumature di nero che si vedevano riflesse in Dean, si potevano trovare tanto bianco. Bianco che Castiel non vedeva, in se stesso. Aveva sempre pensato che gli angeli fossero in qualche modo perfetti, non potendo provare dolore o le altre cose che gli umani vantavano tanto.
Poi era sceso sull'umanità.
E tutta la consapevolezza gli era piombata addosso in un secondo. La consapevolezza che agli angeli, che vantavano così tanta perfezione, mancava tutto.
Oramai, Dean era vecchio. L'angelo si stupiva ancora che il cacciatore avesse raggiunto la veneranda età di settant'anni. E ogni volta, negli occhi del maggiore dei Winchester, si poteva notare la stessa consapevolezza. Sam se n'era andato anni fa, durante una battaglia che l'aveva danneggiato così gravemente che nulla s'era potuto fare per risanare quelle ferite.
Castiel aveva sentito per la prima volta un moto di pianto, quando aveva visto l'amico steso a terra, privo di vita, e con gli occhi spalancati in un muto grido. E Dean aveva gridato e gridato, si era graffiato la faccia, aveva raccolto il corpo morto del fratellino e sussurrava tra se e se, come un mantra "Era il mio lavoro, occuparmi del mio fratellino. Era il mio lavoro, era il mio lavoro."
Castiel era triste, ma sapeva che ormai Sam se n'era andato da anni. Il peso dei suoi sbagli aveva pian piano frantumato Sam, l'aveva rotto dall'interno, in un modo che neanche Dio avrebbe potuto sanare. Eppure, quella notte era scolpita nella sua mente. Era come l'impronta che egli stesso, anni fa, aveva lasciato sulla spalla calda delle fiamme dell'inferno di Dean Winchester.
Sam aveva insistito a lungo affinché si occupassero di quel caso. "Siamo fermi da troppo tempo, dobbiamo risollevarci." E avevano provato entrambi a farlo. Solo che Sam, quella volta, non si era alzato più.

La notte era calda e afosa. Neanche un filo di vento viaggiava tra gli alberi del fitto bosco. Una casa di legno si ergeva in lontananza. La baita sembrava tranquilla, niente più di una goccia in un oceano di tranquillità- ma Castiel lo sentiva, sentiva l'odore di sangue mischiato a terriccio che gli riempiva i polmoni, lo sentiva, lo sentiva. E tutto in lui gridava il ritiro, il ritorno insieme agli amici in un posto sicuro, ma aveva ignorato quello strano presentimento. "Cosa c'è di diverso da una delle tante cacce suicide dei Winchester?" aveva pensato, e una risata cupa gli si era formata nel fondo dello stomaco. Non aveva mai raggiunto la bocca. Sam era inquieto, si poteva notare l'elettricità della battaglia che già aleggiava intorno a lui. Dean aveva invece lo sguardo attento che era solito riservare ai momenti importanti. Eppure non un solo rumore si coglieva nell'aria. La calma di quel posto era surreale per essere vera.
"Entriamo, spacchiamo la faccio a quei cani troppo cresciuti e facciamola finita qui." disse Dean, iniziando a sfilare il machete dalla cintura. Il tutto durò un attimo. I lupi mannari si materializzarono di colpo dinanzi al gruppo, dopo esser scivolati già dagli alberi come ragni veloci. Dean fu il primo a finire al tappeto. Due lupi mannari si erano avventati da subito su di lui, placcandolo e disarmandolo in paio di semplici mosse. Un rivolo di sangue macchiava il viso del cacciatore che Castiel tanto ammirava- ammirava, ammirava, suonava come una bugia sulle sue stesse labbra-, scendendo fino alla giugulare e sparendo sotto la moltitudine di vestiti.
Ancora cosciente, il maggiore dei Winchester si agitava a più non posso, cercando di liberarsi.
Castiel, intuendo il pericolo a cui erano esposti, eliminò velocemente un paio di lupi, ma erano tanti, troppi, e l’angelo non sapeva dove guardare o di chi preoccuparsi. Menava colpi e fendenti, ammazzandone quanti più poteva, ma subito due erano pronti a prendere il posto del compagno di caccia caduto. E Sam… Sam combatteva, ma sembrava stremato. Ne faceva fuori quanti più possibile, ma la maggior parte del branco si era avventata su di lui.
Dean era riuscito a rialzarsi e grazie al suo aiuto, ne rimanevano pochi ormai da combattere.
Fu un attimo.
Un lupo sbucò fuori dalle spalle di Sam. Castiel gridò un avvertimento ma il ragazzo ebbe giusto il tempo di girarsi che una mano gli squarciò il petto. A fondo e a lungo. Il grido di Dean riempì l’aria.
Superò i membri del branco che stava combattendo e uccise il lupo che aveva colpito suo fratello. E dopo lo abbracciò, un gesto che sarebbe sembrato un semplice scambio d’affetto tra fratelli, se non si fosse notato il sangue che scorreva copioso dal petto di Sam. Il ragazzo, però, sorrideva. Dean era piegato, il viso così vicino che i loro respiri sembravano fondersi. I
l maggiore dei Winchester piangeva lacrime amare, con le spalle che si alzavano e abbassavano a seconda dei respiri. Castiel non poteva far nulla, se non guardare.
“Dean… Sei un bravo fratello, lo sai? Hai sbagliato in alcune cose. Ma sei un bravo fratello.”
“Sam, non parlare così. Ti rimetteremo in sesto. E ricomincerai a rompermi le palle.”
“Non voglio.” Sussurrò Sam. “Ho combattuto a lungo. Non voglio più farlo. Ora vedrò Jess, Dean. E mamma e papà. Non è una punizione la morte.”
E dopo tossì del sangue scuro, che sembrava quasi nero alla luce della luna. Dean non ebbe il tempo di replicare, che il fratellino esalò l’ultimo respiro. L’urlo di Dean, Castiel poteva giurarci, era giunto anche in Paradiso.

Dopo quell'evento, Dean non si riprese più. Castiel aveva visto tanti pezzi dell'anima di Dean essere scalfiti passo dopo passo- uno quando morì Bobby, o Ellen e Jo, e ricordava ancora con le lacrime agli occhi il momento in cui un pezzo dell'anima dell'amato era sparita dopo che quest'ultimo aveva scoperto che l'angelo l'aveva tradito.
Un tempo, quello che era un sole splendente dentro il petto di Dean, lo stesso sole che lo aveva reclamato dalle fiamme sanguinolente del'Inferno, ora si era ridotto alla grandezza di una singola lucina di Natale. Eppure Cas si era concentrato su quella lucina, l'aveva stretta tra le mani e non l'aveva lasciata più andare.
All'inizio, Dean mostrava apatia assoluta.
Al contrario di quello che pensava Castiel, non aveva cercato in tutti i modi qualcosa che riportasse il fratello indietro. Ma si era seduto, sulla vecchia poltrona della casa di Bobby, con una bottiglia di liquore alla mano e la foto del fratello fissa dinanzi a lui. Quando l'angelo cercava di rivolgergli la parola, il cacciatore rispondeva con un grugnito o con un "Come preferisci", segno che non ascoltava davvero le sue domande.
Non voleva neanche più mangiare e Castiel si sentiva tanto come una madre ansiosa, ma non voleva lasciarlo andare, vederlo svanire davanti ai suoi occhi- voleva vedere di nuovo quel sorriso e quelle lentiggini al sole, e voleva sentirlo ridere e chiamarlo Cas, ancora, ancora e ancora. Perciò fece quello che sapeva far meglio.
Cercava casi su casi, e la maggior parte si rivelavano solo buchi nell'acqua. La capacità dell'angelo di trovarne era disastrosa. Ricordava ancora la prima risata che Dean gli rivolse dopo la morte di Sam, quando Castiel aveva pensato che un allarme di troppo significasse un agguato e invece erano solo due giovani che si erano infilati in una casa per cercare un luogo appartato.
Dean non riprese però il solito umore. C'erano risate e anche rari sorrisi, ma sempre intrisi di una certa tristezza. Ma Castiel non si arrese mai, continuava a ronzargli intorno.
E fu durante una caccia particolarmente violenta, in cui Castiel aveva creduto di non sopravvivere, che Dean l'aveva baciato per la prima volta. La bocca del cacciatore sapeva di sangue, e nonostante quel retrogusto amaro, Cas pensò che non esistesse niente di più perfetto. E ricordava come Dean si era aggrappato con le mani sul suo vecchio trench coat sgualcito e come Castiel gli aveva infilato le mani sotto la maglia.
Il cacciatore si era staccato un attimo e aveva sussurrato "Non mi lascerai, non mi lascerai mai." Castiel, però, sapeva che nulla durava per sempre.

Pian piano, Dean abbandonó la vita da cacciatore. Inizió a non rispondere alla chiamate, a non cercare casi e trovare scuse per non seguire Castiel nei suoi. Eppure, l'angelo non ne fu triste. Egoisticamente, pensò che così il maggiore dei Winchester- l'unico Winchester in vita, l'ultimo- gli sarebbe rimasto accanto più a lungo. E non si sbagliava.
Nonostante la loro storia fosse durata sui quarant'anni, un battito di ciglia per l'angelo, per Castiel, fu il periodo più lungo della sua vita. Dean aveva 73 anni quando se ne andó. Era un pomeriggio afoso di settembre e il vento sembrava essersi addormentato, e sbuffava pigramente sui rami degli alberi. La pelle di Dean era ormai vecchia e le lentiggini erano coperte da diverse rughe. Gli occhi ormai non brillavano più del solito verde, ma erano oscurate dalle cataratte. Nonostante tutto, Castiel lo vedeva.
Vedeva come non aveva mai visto nulla in vita sua. Gli occhi, gli occhi erano gli stessi di sempre, che si chiudevano leggermente durante una risata e brillavano quando Dean era sull'orlo delle lacrime. La pelle era la stessa su cui aveva amato passare le mani tante e tante volte, nelle loro notti solitarie a bordo dell'Impala o in una camera di un vecchio motel.
E i capelli odoravano ancora di muschio, nonostante avessero perso il colore castano.
Era come se Castiel avesse davanti un fantasma di Dean, dell'uomo che aveva amato a lungo, e da dietro si poteva scorgere la vera figura del Winchester. Amava tutte e due le parti. Ma Dean si era ammalato, e ormai i poteri di Castiel non erano più gli stessi, dopo essere stato cacciato dal Paradiso e aver perso la propria grazia.
"Cas, secondo te andró in Paradiso?" gli aveva rivolto la parola Dean.
"Ce ne occuperemo quando ne sarà il momento" aveva risposto Castiel, dissimulando, perché lui sentiva l'alito della Morte vicino, che sussurrava e reclamava il suo richiamo.
"Oh, non fingere, vecchio angelo," aveva scherzato il cacciatore "lo so meglio di te che sto per morire. Sono morto così tante volte che riconosco l'odore della mia morte, ormai."
"Troveró un modo, giuro su mio padre che lo troverò. Ti farò tornare in vita e staremo insieme. Per sempre. Non morirai." Non aveva potuto evitarlo. Le lacrime avevano iniziato a scendere dai suoi occhi blu, e non si fermavano, scorrevano, scorrevano.
Come poteva dirgli addio? Dopo tutto quello che avevano passato? Era l'unico che avesse amato veramente nelle sue migliaia d'anni.
"Solo... solo una cosa." Aveva chiesto con un filo di voce l'anziano.
"Stenditi vicino a me. Stenditi."
Castiel raggiunse Dean nel vecchio letto e si accoccoló sul suo petto. Finse di essere in un sogno. Poi ricordó amaramente che gli angeli non potevano sognare. Rise nella sua testa, conscio che non avrebbe potuto rivedere il cacciatore nemmeno in sogno.
"Non è così male, sai?" aveva continuato il Winchester. "Rivedró Sammy, lo cercherò ovunque. Lo troverò. E dopo aspetteremo te. Perché il Paradiso non ti può cacciare per sempre. Intanto gli dirò di noi. Verrà un infarto a quel piccolo bastardo. Non ha mai creduto che ne avessi le palle." e emise una risata flebile e stanca.
"Non te ne puoi andare. Dovevi rimanere con me. Avevi promesso. Dovevi rimanere con me." Ora le lacrime non si fermavano. Tentó di non singhiozzare, ma era inevitabile.
"Chissà come sarà il mio Paradiso. Sono certo che ci sarà qualche tua foto. E di mio padre e mia madre. E forse troverò Bobby. Ma ti aspetto. Io ti a-"

Morì così. Nel bel mezzo di una frase. Era il modo in cui morivano migliaia di persone. Quasi nessuno aveva il tempo di finire un periodo, prima di lasciare il mondo. Ma Castiel urló, urló al padre che lo trovava ingiusto, che Dean aveva sacrificato tanto per loro, per il mondo.
E non meritava questo, e Castiel non meritava questo, e senza accorgersene aveva baciato il viso senza vita dell'amato, e aveva distrutto tutto quello che aveva a portata di mano. Castiel sapeva che non l'avrebbe rivisto. Il Paradiso aveva chiuso i battenti agli angeli per sempre. Non vedeva soluzioni dinanzi, eccetto una... Senza pensarci due volte, sfiló dalla giacca la lama angelica.

"Lo sai che gli angeli non sognano? Perciò non dire che tu sei quello che ho sempre sognato, perché non posso farlo." Dean rise piano, a bassa voce, e replicó "Quando saprai comprendere i modi di dire umani, sarò l'essere più felice del mondo." prima di baciarlo.


Le lacrime continuavano a scorrere sul suo viso, ma preferì non badarci. Anzi, tra quelle sbocció un sorriso sincero. Forse il Paradiso accoglieva anche gli angeli. Una soluzione migliore, comunque, non c'era.

Dean aveva preso piano il viso di Cas dopo una notte frenetica e aveva passato distrattamente le mani nei suoi capelli. Castiel faceva scorrere le mani sul petto così perfetto e nudo di Dean, respirando piano. "Pensi che Sam mi approverebbe?" aveva chiuso tutto d'un tratto. Dean si era fermato un attimo e subito dopo aveva risposto "Lui ha sempre saputo, in un certo senso. Mi spingeva. Vorrei avergli dato ascolto prima. Ma non rimpiango l'averlo fatto, anche se tardi."

I ricordi affollavano la mente di Castiel e lo soffocavano. Non riusciva a tenerli a bada. Girò la lama verso il suo petto e l'alzò all'altezza del cuore.

"Penso che ti aspetterò per sempre, quando sarò morto."
"Dean..."
"Lo sarò. Ma tu arriverai. E il team sarà di nuovo unito. Spero di vivere ancora a lungo, ma al momento giusto me ne andrò. E tu arriverai da me. Come sempre."


"Arrivederci, Dean. Questa volta, spero di poterti sognare." disse l'angelo. Poi, con un fluido movimento, si pugnalò al cuore.
Una luce si sprigionò dalle finestre della casa. Dentro, un angelo morente, chiamava con l'ultimo respiro il suo amante.

Il Paradiso di Dean non era come questi se l'era aspettato. Somigliava a una vecchia casa mal tenuta all'esterno, ma all'interno accogliente. E ogni volta che apriva una porta, veniva catapultato dentro un nuovo ricordo. Prima ci stava suo padre, che gli insegnava a sparare. Sua madre che gli tagliava un panino e Bobby che gli insegnava a giocare a pallone.
E ovunque vi erano Sam o Castiel, le due persone che aveva amato di più-amori differenti, ma puri-, che lo abbracciavano e lo facevano ridere e Castiel che lo baciava e lo baciava...
Dean aspettó diversi anni (o almeno a lui sembravano così), ma Castiel non arrivó.
Dopo un poco lasció il suo accogliente posticino, per cercare suo fratello e visitando il suo Paradiso ogni qual volta che ne aveva il tempo, per vedere il viso dell'angelo che amava.
Aspettó centinaia d'anni.
Aspettó i millenni.
Ma Castiel, l'angelo dalla cravatta sempre fuori posto, Castiel non arrivó mai.


 



Non so esattamente come e quando io abbiapartorito questa os.
Ieri, però, riordinando il computer, ho deciso di aggiustarla e ripostarla, dato che l'avevo
pubblicata anche diverso tempo fa. Non ho nulla da dire, spero di aver evitato errori stupidi
e che vi sia piaciuta il più possibile. Se volete cercarmi per dirmi qualcosa riguardo la ff o, che ne so,
la serie stessa, mi trovate su twitter con il nick @/parabatears. E niente, vi ringrazio per esservi fermati a leggere!
   
 
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