Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Nejiko    21/04/2009    7 recensioni
Quando l'amicizia è sincera parlare non serve...
[Seconda classificata alla prima edizione del Saeko's Contest - Friendship]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gai Maito, Kakashi Hatake
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
kakashi Gai
Autore: neji4ever
Titolo:  Eterni Rivali
Personaggi: Kakashi Hatake - Maito Gai
Genere: Generale  
Rating: Verde
Avvertimenti: Spoiler!
Introduzione: A volte non serve parlare.....

[Seconda classificata alla prima edizione del Saeko's Contest - Friendship]


ETERNI RIVALI




Kakashi era stanco, terribilmente stanco.

Non sopportava più le continue domande, quell'interminabile susseguirsi di "come ti senti?" che l'avrebbe perseguitato per tutta la giornata.
Pace e silenzio erano i suoi desideri. Non gli sembrava di chiedere poi molto, soprattutto quel giorno.
Non c'erano missioni e questo gli dispiaceva: avrebbe potuto distrarsi in qualche modo.

Quattordici anni ed essere già Jonin, quattordici anni ed aver perso quasi tutto.
Camminava piano, lungo il viottolo che conduceva alla pietra memoriale, lo sguardo basso a fissare il terreno. Tentava in tutti i modi di ignorare gli sguardi taglienti delle persone per strada, cercava di non ascoltare i commenti maligni suscitati dal suo passaggio.
Era passato un anno esatto dalla morte di Obito, ma alla gente questo non importava. Tutto ciò che interessava loro era quel suo occhio nascosto dal coprifronte.
Involontariamente mosse la mano e con le dita sfiorò delicatamente quella placchetta metallica. Sospirò e aumentò il passo nel tentativo di sottrarsi rapidamente a quella tortura.
Rin non sarebbe venuta, non se la sentiva, quel primo anniversario l'avrebbe passato barricata in casa.
Era solo Kakashi, da molto tempo ormai. Solo con i suoi pensieri, solo davanti a quel monumento commemorativo, davanti a quel nome.

Obito Uchiha.

Un eroe.

Un amico.

Fissò intensamente quei caratteri, quasi a volerseli scolpire nella memoria, come se ce ne fosse bisogno, come se ogni volta che si guardava allo specchio non bastasse a ricordagli quel dannato giorno.

Silenzio.

In quella piccola radura regnava una pace quasi irreale, disturbata unicamente dal fruscio delle foglie mosse dalla leggera brezza pomeridiana.
Se ne stava immobile, mentre nella sua mente prendevano corpo le immagini della sua prima missione da jonin.

"Conosci il paragrafo venticinque del regolamento shinobi? Sta scritto nelle regole: uno shinobi non deve mai mostrare le lacrime"

"Uno shinobi deve uccidere le sue emozioni"

"Per uno shinobi completare la missione è indispensabile........ Anche a costo di sacrificare i compagni"

Com'era cambiato in così poco tempo, ne era consapevole e una piccola smorfia si dipinse su quel volto coperto. Non era la prima, non sarebbe stata nemmeno l'ultima.
Si odiava, Kakashi. Detestava la persona che era diventato dopo la morte di suo padre. Arrogante, orgoglioso, freddo, distaccato. Se non fosse stato per quella sua dannata ottusaggine, per quel suo voler ad ogni costo rispettare le regole, ora Obito sarebbe stato al suo fianco.

"Naturalmente nel mondo dei ninja quelli che rompono le regole e le leggi sono chiamati spazzatura ma...
... quelli che non tengono ai compagni sono ancora più spazzatura!"

Si odiava, perchè aveva scelto di abbandonare Rin.
Si odiava per aver esitato davanti alle parole di Obito.
Si odiava perchè doveva esserci lui sotto quel macigno e invece...

Era così preso dai suoi pensieri da non accorgersi di una silenziosa presenza alle sue spalle, non si era reso conto di quegli occhi scuri che lo fissavano da un po'.

Maito Gai guardava con ammirazione quel ragazzo dai capelli argentati. Un prodigio, un talento nato, non come lui.
Kakashi Hatake, figlio di Sakumo Hatake, diplomatosi all'accademia ninja a soli cinque anni, chunin a sei, jonin a tredici.
Non si frequentavano molto, nemmeno prima della scomparsa di Obito, avevano solo affrontato qualche piccola missione insieme, ma questo gli era bastato. L'aveva osservato in azione e aveva constatato di persona tutto il suo valore.
Non s'interessava alle parole della gente, per lui non aveva alcuna importanza se la maggior parte degli abitanti di Konoha sostenevano che quel ragazzino dovesse ringraziare lo Sharingan del compagno per essere diventato un ninja così abile e temuto. Per lui quel "ragazzino" solitario dallo sguardo vuoto era un valido rivale con cui confrontarsi, qualcuno con cui crescere, un esempio positivo per il suo attaccamento al lavoro di squadra.
Non si era fermato alle apparenze Maito Gai, aveva cercato di guardare oltre quella maschera, dentro quello Sharingan ed era riuscito a vedere chiaramente dietro quello sguardo spento, a quell'espressione perennemente assente. I suoi occhi avevano notato il rimorso e il profondo dolore che lo tormentavano senza dargli pace.
Kakashi Hatake soffriva in silenzio, proprio come esigevano le regole basilari degli shinobi. Teneva tutto dentro di se impedendo a chiunque di avvicinarsi alla sua sofferenza. Da quel maledetto giorno conviveva con la disperazione e non perdeva occasione d'incolparsi e di essere incolpato per la morte di Obito, ma nonostante il disprezzo della gente e degli altri ninja però, metteva tutto se stesso nelle missioni per evitare che una cosa del genere potesse ripetersi. Rischiava la sua stessa vita per i compagni, per proteggerli, annullando se stesso.
Non era la prima volta che restava silenzioso dietro a quel cespuglio, da tempo era solito osservarlo. Conosceva le sue abitudini, per questo era certo di trovarlo lì.
Aveva finalmente deciso, l'avrebbe sfidato. Non era stata una decisione azzardata, dettata dal suo carattere irruente, ci aveva riflettuto attentamente e persino la data era stata scelta con cura.
Era stanco di vedere quel ragazzo affrontare la vita da solo, era stanco di vederlo sprofondare nei rimorsi, per questo l'avrebbe aiutato. Sapeva che parlare non sarebbe servito, lo conosceva da poco ma aveva già capito molto di lui. Non erano le parole a confortarlo, non ne esistevano di adatte per alleviare quel dolore.

Attese pazientemente che il ragazzo si voltasse prima di chiamarlo.

- Kakashi Hatake, sono qui per sfidarti! Non accetto alcun rifuto! - esordì il moro esibendo un sorriso abbagliante.

- Che ti salta in testa Gai? Si può sapere cosa vuoi da me? - replicò pungente l'altro.

- Te l'ho appena detto, ho intenzione di battermi con te! Tu diventerei il mio eterno rivale! - eslamò mostrando fiero il pollice alzato.






Quattordici anni dopo....







Silenzio.



Fissava quel nome appena aggiunto da un tempo ormai indefinito.

"Asuma Sarutobi"

Un altro legame spezzato, un altro amico perso per sempre.
Non avebbe pianto, non l'aveva mai fatto.

Nemmeno per suo padre.

Nemmeno per Obito e Rin.

Nemmeno per Minato-sensei.

Tenersi tutto dentro, soffrire in silenzio, ecco cosa aveva imparato dalla vita.
Tutto, ogni singola emozione veniva abilmente celata da quel piccolo pezzo di stoffa posto sul suo viso.
Uno shinobi deve saper uccidere le proprie emozioni, questa è una regola fondamentele per sopravvivere in un mondo così crudele.
E lui era un ottimo shinobi.

Non distolse lo sguardo da quei caratteri neppure quando percepì qualcuno avvicinarsi alle spalle.
Non ce n'era bisogno, sapeva già chi fosse.

Silenzio.

Il nuovo arrivato restò a distanza, Kakashi era certo che non avrebbe mai spezzato quella pace senza un suo gesto. Sarebbe rimasto lì, immobile, in attesa di un segnale.
Un piccolo sorriso nacque sul volto coperto mentre il ninja copia ripensava al ruolo che quell'uomo alle sue spalle aveva ricoperto in tutti quegli anni.
Fin dalla morte di Obito era sempre stato lui ad aiutarlo nei momenti difficili, gli era stato accanto senza mai obbligarlo a rispondere a quelle domande che tanto odiava, a quei semplici "come ti senti" che non sopportava, perchè lo facevano sentire semplicemente più colpevole, incapace di difendere le persone a cui teneva.
Gli era sempre sembrato che quel uomo potesse leggergli nel pensiero. Ma in fondo agli amici, quelli veri, basta un semplice sguardo per capire ogni cosa. Non servono le parole.

Lentamente il jonin distolse lo sguardo dalla pietra scura e, riacquistando la solita espressione svogliata, si voltò in attesa dell'ovvia richiesta dell'altro.

- Sei in ritardo! - esclamò l'uomo non appena incrociò l'unico occhio visibile di Kakashi - Trentadue minuti e ventiquattro secondi per la precisione. Ero stanco d'aspettare! -

Con calma disarmate il ninja dai capelli argentati tolse dalla tasca il solito libro che accompagnava le sue giornate, lo aprì e posò su di esso il suo sguardo.
Si lasciò andare ad un lungo sospiro prima di pronunciare la replica attesa con trepidazione dall'altro.

- Non rinucerai nemmeno stavolta, giusto Gai? -

Conosceva già la risposta, sinceramente non chiedeva altro.

- Siamo quarantotto vittorie a quarantanove per te ed oggi intendo pareggiare i conti! - esclamò con decisione il ninja dalla sgargiante tutina verde. - Tocca a me scegliere il tipo di sfida per cui... Kakashi... oggi ci affronteremo in un duello al massimo delle nostre capacità! -

Un nuovo sospiro uscì dalle labbra del ninja copia il quale, finalmente, distolse lo sguardo dal volume che teneva fra le mani per posarlo sul suo interlocutore.

Un duello.

Forse l'unica cosa capace di distrarlo in quel momento, quello di cui aveva bisogno per sfogare tutta la sua rabbia e la sua frustrazione, per andare avanti. Perchè per un ninja cosa può distoglierti dal dolore se non gettarsi a capofitto in una nuova battaglia.


- Se non ci riuscirò, se dovessi essere sconfitto da te, Kakashi, farò ottocento giri di Konoha saltellando su una sola gamba! E' una promessa! -

Dietro la maschera si dipinse un nuovo sorriso sincero sul volto del jonin. Osservava quell'uomo che lo fissava con sguardo ardente e il pollice alzato mentre si chiedeva cosa rappresentasse realmente per lui Maito Gai.

Un compagno?

Un rivale?

No, non era solo questo.
Maito Gai era un amico. Una persona sincera capace di capire i mille significati dei quel suo sguardo assente. Ogni volta sapeva come farlo sentire meglio senza che dovessero per forza parlare, rispettava il suo riserbo, il suo dolore.  Mai una domanda o una frase fuori luogo, solo una mano tesa con il sincero desiderio di aiutarlo a risollevarsi.
Da quando si erano conosciuti, Gai c'era sempre stato, in ogni momento difficile gli era stato accanto a modo suo, con la sua esuberanza e la sua irruenza, con quelle stupide sfide che ormai erano diventate un rituale, ma capaci di distrarlo dai suoi pensieri senza che dovesse per forza condividerli con qualcuno.
L'avrebbe ringraziato, ma non era nel suo stile, per questo quel grazie non aveva mai abbandonato le sue labbra. Ma sapeva benissimo che non ce n'era bisogno, anche in quel caso le parole venivano sostituite dai gesti, da una battuta, da quei piccoli battibecchi che anticipavano i loro scontri.

Da quel giorno lontano giorno, dal primo anniversario della scomparsa di Obito, erano diventati realmente due eterni rivali, ma soprattutto due eterni amici.



 


Angolo dell'autrice:
Che dire... sono davvero felice del mio secondo posto visto e considerato che è la prima volta che partecipo ad un contest!
Voglio ringraziare Saeko, precisissima e puntuale. GRAZIE XD

Ed ecco il giudizio:

II^ classificata: neji4ever con Eterni Rivali

Grammatica e lessico: 5,65/10
Un po' di errori di battitura - che sono la parte più corposa di punti persi -, poi c'è una ripetizione e, anche se per quello ti è stato tolto pochissimo, i puntini di sospensione sono sempre tre e non di più mentre perché va con questa é e non questa è. Oh, la parola 'ottusaggine' non esiste [ho visto sul vocabolario per precauzione], la parole per indicare l' 'essere ottuso' è 'ottusità'. Per il resto, hai uno stile piacevole, corretto nell'uso dei verbi e scorrevole. Anche molto coinvolgente e i sentimenti dei personaggi sono ben delineati. Brava. Sappi però che avresti potuto ottenere un punteggio ben più alto, se avessi riletto un po' di più.
Centralità della coppia: 8,5/10
Inizialmente mi sembrava un racconto dell'amicizia Kaka x Obito o dei pensieri di Kakashi sulla sua vita, e solo verso metà della fanfiction è spuntata la Kaka x Gai.
Attinenza alla traccia: 10/10
Indubbiamente hai trattato dell'amicizia come richiesto, senza cadere nell'errore di scrivere di Kakashi come centro della fic, benché siano quasi sempre i suoi i pensieri descritti, e questo a volte lo trovo complicato da fare. Hai i miei complimenti.
Caratterizzazione dei Personaggi: 10/10
Kakashi è triste, stanco, ma ha ancora la forza di andare avanti nascondendo quei sentimenti a tutti. Solo Gai, allegro e irruente ma allo stesso tempo capace di tenere i taciti segreti che si scambiano, riesce a capirlo. Sì, sono proprio loro.
Originalità: 2,5/5
Kakashi davanti alla tomba di Obito è un argomento molto usato, così come le sfide tra Kakashi e Gai [persino Kishi-kun le ripropone spesso nel manga, anche se in forme diverse].
TOTALE: 36,65/45

Giudizio
Non si può dire che questa fanfiction non mi sia piaciuta perché aveva quel tocco triste che adoro in ogni storia.
Se fossi stata una semplice lettrice, l'avrei semplicemente amata, peccato però che sono una giudicessa e dunque era necessario segnalarti le imperfezioni.
Però hai centrato perfettamente l'idea che ho io di Kakashi e Gai: Kakashi, sempre un po' solitario e triste, e Gai che lo comprende e, nonostante il comportamento irruente e spesso imbarazzante, riesce sempre a farlo sorridere come nessun altro. A parte Anko, ma questa è un'altra storia. xD
Comunque sia, complimenti davvero.



 


Il bannerino è fantastico, lo adoro! Grazie Hikaru_Zani!
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Nejiko