Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Madman without that Box    16/07/2016    0 recensioni
Affermatosi nella società del tardo 900, Dio Brando si appresta ad affrontare la sua nemesi centenaria per l'ultima volta: i Joestar. Questa volta non si lascerà sfuggire l'occasione d'estirpare alla radice una minaccia tanto grande, e preparatosi sia psicologicamente che fisicamente al conflitto, è sicuro della vittoria assoluta. Possibile che questa volta, conscio di limiti e potenziali, Dio Brando sia in grado di prevalere sui propri avversari... o ne sarà soggiogato?
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dio Brando, Joseph Joestar, Jotaro Kujo, Noriaki Kakyoin
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Non un alito di vento nella notte del Cairo, l’assordante silenzio rotto solamente da un gatto che soffia e scappa da un galoppino e delle nubi in cielo, gravide di pioggia e nere come la pece, sovrastano le stelle che cercano di splendere fra le fenditure tra un taglio e l’altro. La luce della Luna accarezza i tetti dei palazzi, lasciando in penombra una grande magione serrata: le finestre perennemente chiuse, una pesante cancellata di ferro che nemmeno gli uomini più prestanti riuscirebbero ad aprire e infine, delle cupole che paiono sogghignare alte nel cielo… di quello che si preannunciava un plenilunio calmo nel tremore di una scrosciante pioggia in avvicinamento. I corridoi assopiti nella luce di flebili candele dipingevano sfumature di verde e le ragnatele ne costruivano cornici macabre, dal vapore che scorreva lungo i pavimenti quasi fuggendo da prima le scale, poi da un’unica grande stanza. La libreria della magione, sconfinato luogo di sapienza e fervore di conoscenza era attanagliata dall’oscurità, non fosse da un ardito raggio di luce che filtrava dalla serratura delle finestre, che andava segmentando le sagome di una poltrona e una spalla: un vigoroso trapezio sinistro, lasciando in penombra una piccola e quasi invisibile stella. Un sospiro calmo e rasserenato  a pieni polmoni smosse le ragnatele ai piedi della grande poltrona, accarezzata ai braccioli da una mano forte che senza sfiorare il libro tenuto sulle gambe incrociate, schioccava lo scorrere delle pagine. Un moto perpetuo di carta che quasi si rovescia da facciata a facciata, squadrate ogni singola lettera da degli occhi scarlatti bramanti di conoscenza: letteratura antica, letteratura contemporanea, lingue morte,  epopee di eroi decadenti, manoscritti religiosi, testi sulla psicologia e comportamenti della psiche umana, resoconti storici, manuali di medicina, enciclopedie di metalmeccanica. Nulla che possa sfiorare l’idea di una minima ignoranza del benché insignificante dettaglio viene tralasciato, condensato nella sete di sapienza di un unico, vampiresco e immortale

«Sua Eccellenza DIO…»
 
Una voce anziana, dal respiro affaticato e accompagnata dal ticchettio di un bastone da passeggio. La vecchia Enya, fedele seguace dalla quasi ossessiva smania di veder il successo dell’ambizione del padrone. Un movimento lento e aggraziato della mano destra, che dallo schienale emergeva dolce e delicato, faceva cenno di fermarsi.

«Per cortesia, Vecchia Enya, mi duole il richiamo ma sai Bene quanto odi esser disturbato durante la lettura.»

«Perdono Sua Eccellenza, le chiedo umilmente perdono… Volevo soltanto avvisarla che di qui a poco, partirò dal Cairo… Mio figlio… Mio figlio J.Gail…»

«Vecchia Enya basta così.»
 
Risoluto e sospirato, il comprensivo congedo della vecchia Enya non dimostrò particolare rancore verso i metodi di Dio Brando che, senza ricorrere al movimento, riponeva e incominciava sempre più libri. Accompagnato solamente dalle melodie del vento attraverso le fessure delle finestre, il bastone che via via portava sempre più lontano il ticchettio legnoso si affievolì, accompagnato dal diradarsi di quella che era non vapore, bensì Nebbia.

«E così, Joestar è riuscito a uccidere J.Gail… che bravi, sembrano quasi un gruppo di cani che incominciano a organizzarsi. Eppure… ho il vago sentore non siano stati loro. Difficile da credere ci abbia messo così tanto a morire il giovane J.Gail. Dev’esser stata opera di qualcun altro… Forse Kakyoin. No, no che dico, Polnareff. Quel francese aveva un conto in sospeso con quell’ambidestro. Come sia riuscito a sopravvivere a J.Gail e Hol Horse è un mistero, non me ne capacito: stupido com’è non dev’esser stato solo. Mbah, ciò che importa è che in un modo o nell’altro muoiano. Dovessero aver la fortuna di giungere qui sino a me Dio, non sarà un reale problema. Sarebbe divertente però, sono molti anni che non provo una vera e propria scarica di adrenalina… quasi la tentazione d’affermar la mancanza di un degno avversario.»
  
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