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Autore: vicky the killer    16/07/2016    1 recensioni
Renditi protagonista delle tue decisioni perché in futuro non ci sarà più via di ritorno. Draco, tu non sei un assassino-.
Il giovane Serpeverde aveva smesso di sentire il suo respiro già da parecchio tempo. Si sentiva preso in giro da tutto, da tutti, dalla sua stessa vita infame che non gli aveva mai fatto vedere le cose per bene. E adesso che doveva fare? Come diavolo faceva a combattere e soprattutto capire per cosa, combattere? Non era un eroe. In quella piccola stanza insignificante non era più il discendente di una delle più importanti famiglie d’Inghilterra. Era solo un ragazzino. Un normalissimo, insignificante ragazzino viziato che si sentiva impotente davanti a una delle più importanti scelte che la vita gli metteva davanti. E ora, si chiedeva se potesse fare qualcosa per cambiare quella situazione.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Nelle storia sono presenti diverse parti del brano del libro di J K Rowling al fine di rendere la fan fiction quanto il più possibile coerente con la trama originale. Non inserisco in nessun modo  testi, citazioni o altro materiale preso da terze parti senza averlo prima esplicitato.
 
Draco si svegliò di soprassalto, gli occhi sbarrati e il respiro affannoso di un sogno alquanto agitato. La luce lunare illuminava le pareti adorne della grande stanza e le coperte ormai quasi del tutto a terra. C’era qualcosa di strano,quella notte, lo sentiva nell’aria. Certo, quelli erano giorni critici in casa Malfoy: i genitori avrebbero sferrato un attacco alla finale di Quidditch e iniziato a pensare seriamente alla battaglia decisiva al fine di  far arrivare il Signore Oscuro al potere. Sarà un periodo d’oro, dicevano. La sua famiglia e gli altri Mangiamorte di nobile discendenza sarebbero stati la spalla destra del nuovo re. O dittatore. O imperatore. Insomma, quello che era.  Non che gli interessasse più di tanto.                                                                                                                                                Si alzò lentamente e a piedi nudi si diresse verso la finestra seminascosta da leggere tende di lino. Il paesaggio era soffocato da una nube di silenzio quasi angosciante, interrotto ogni tanto dai passetti leggeri di qualche Elfo Domestico impegnato in un lavoro notturno. Che ci fai qui Draco, torna a dormire. La sua mente continuava a ripetere svogliata queste parole, quando fu zittita dall’apparizione improvvisa di due occhi gialli che lo fissavano intensamente. –Il sonno mi fa brutti scherzi- sbuffò Draco, ma era interessato a quella strana figura che tutto sembrava fuorché un’allucinazione.  Per un momento restò fermo, valutando seriamente l’idea di tornare a letto ed evitare di battersi in qualche strano animale, ma alla fine, col cuore in gola, aprì la finestra e saltò.
Quando atterrò a terra, il vento gelido gli penetrò nella pelle come una lama e si maledì mentalmente di non aver indossato almeno un paio di sneakers*. Ora che i Mangiamorte stavano per uscire allo scoperto, la loro casa doveva  essere protetta da molteplici incantesimi e contro fatture, che influivano anche sull’ambiente circostante e rendevano l’aria della loro proprietà insopportabilmente fredda anche se si trovavano in piena estate. Intanto la figura era rimasta immobile a squadrarlo con aria altezzosa, e da quella prospettiva si poteva benissimo notare che si trattava di un gatto . Nessun animale poteva entrare nella loro proprietà  protetta, e quindi era strano che ci fosse capitato per caso.
Mosso dalla curiosità, si avvicinò a passo felpato verso la creatura e quasi gli venne un colpo quando la vide trasformarsi in una donna. O meglio,  la donna.
-Buonasera, signorino Malfoy- disse questa. Draco aveva lo sguardo allibito come se avesse appena visto un nargillo gigante. –Professoressa Mc grannitt?! Cosa ci fa lei qui?!- balbettò allarmato. Che cosa diavolo stava succedendo? –Mi dispiace averla disturbata in piena notte, ma il professor Silente ha bisogno di vederla urgentemente. E..- aggiunse dopo –Penso che i suoi genitori non noteranno facilmente la sua mancanza stanotte, o sbaglio?-  Draco si girò verso l’imponente dimora che stazionava dietro di lui. Suo padre e sua madre erano troppo impegnati con i preparativi dell’attacco per pensare a lui, ed era ormai da diversi giorni che restavano chiusi nelle segrete con gli altri Mangiamorte a progettare chissà quale piano. Poteva scappare benissimo di casa e non si sarebbero accorti di nulla. Certo, se Silente in persona aveva bisogno di vederlo in piena estate (e soprattutto di notte) doveva esserci qualcosa di grosso, per una volta era onorato che la persona in questione fosse lui e non San Potter. Sì girò e sorrise amaramente verso quella casa enorme e ricca, in quei giorni terribilmente solitaria. –Certamente, non ci sarà nessun problema. Solo vorrei chiederle.. Di cosa si tratta, di preciso?-  -Non saprei dirle con certezza, ma credo si tratti di lei. Non ho il permesso di ricevere altre spiegazioni.- Si chiese per un momento se il preside fosse a conoscenza dell’attacco che si sarebbe svolto da lì a qualche ora, ma soffocò immediatamente questo pensiero meditando su i numerosi sistemi utilizzati per mantenere il piano all’oscuro. Fece per camminare quando la mano della Mc Grannit lo fermò: lo squadrò per un attimo e  dopo aggiunse lentamente: -Non pensi che prima sia meglio indossare qualcosa di più coperto, signorino Malfoy?-. Draco notò solo in quel momento di essere in  boxer, e balbettando qualcosa imbarazzato si precipitò in camera per mettersi qualcosa addosso.
*va bene va bene! Lo so che sono maghi e non indossano vestiti babbani etc etc.. ma l’idea di vedere tutti indossare mantelli e cappelloni a punta dai più strani colori mi fa rabbrividire ( questo non vale per i professori e Silente, che tra parentesi è swag con qualunque cosa addosso). Quindi concedetemi questa piccola licenza poetica.
Dopo aver infilato con foga dei pantaloni e una maglietta scolorita Draco si avviò con la professoressa verso un quartiere benestante di Svrocksbury, una cittadina poco distante da Diagon Alley. Dopo qualche minuto di profondo silenzio, superarono le barriere e si smaterializzarono tranquillamente nella meta prestabilita. Era un posto tranquillo, perfetto per abitarvi con la famiglia. –Professoressa, potrei farle una domanda?- chiese all’improvviso. –Come ha fatto a superare le barriere della mia casa? Sono praticamente impossibili da contrastare.-  L’anziana donna si girò, mostrandogli un anello adornato da una pietra dal colore molto scuro. –Suo padre è in buoni rapporti con la scuola. Ci ha donato questo in modo da poter essere esenti dai pericoli delle vostre barriere. Ovviamente funziona esclusivamente con me e il professor Silente-. Draco annuì comprensivo. Tutto aveva un prezzo, anche ricevere la fiducia delle persone più influenti-
-Ecco, siamo arrivati.-
Il quattordicenne entrò titubante nella casa, mentre sentì alle spalle il famoso schiocco della professoressa che si smaterializzava. Ad accoglierlo ci fu un grande, accogliente salotto, pieno zeppo di oggettini strani e terribilmente delicati. Su uno dei due divani di pelle bianca, Silente gli sorrideva bonario, gli occhiali a mezzaluna che gli risaltavano gli occhi di un azzurro intenso.
-Buonasera, Draco. Spero di non averti disturbato a quest’ora della notte. Siediti, con comodo.- Con un cenno della testa gli indicò il divano di fronte a lui e fece levitare una bottiglia, per poi versare un liquido ambrato in due bicchieri. –Tranquillo, non è alcolico- rise, vedendo lo sguardo leggermente stupito del ragazzino.    –Sicuramente, ti starai chiedendo perché ti ho convocato qui.-  Fece una pausa, e intanto bevette un sorso da uno dei calici di vetro. –Beh, è una questione un po’ delicata, quindi ti chiedo di pensare bene alle parole che sto per dirti senza irritarti. Come ti avrà già accennato la professoressa Mc Grannitt, ho intenzione di discutere dei tuoi propositi riguardanti il tuo futuro.-  Si avvicinò col busto, abbassando impercettibilmente la voce. -Suppongo tu conosca bene l’attuale posizione dei tuoi genitori, vero?- Draco cominciò a sentirsi scomodo su quel divano, e si chiedeva dove l’anziano preside volesse andare a parare. –Certo, discendiamo da una famiglia di nobili origini, disponiamo di immense proprietà e investimenti. Dovrei aggiungere altro?- ghignò, senza curarsi di coprire l’arroganza nella sua voce. –Certo certo, non lo metto in dubbio, ma io parlavo di altro, Draco. Io e te sappiamo bene di cosa.- A Draco mancò il respiro. Strinse convulsamente la delicata pelle del divano su cui era seduto, e stringendo la mascella cercò di sembrare impassibile. Come diavolo faceva a sapere della loro carriera di Mangiamorte? Per un momento sperò che si  fosse sbagliato, ma non ci poteva essere altra spiegazione. Lui sapeva. –Vuole dire professore, che lei sa di..- Il preside annuì lentamente. –So tutto. Non ho le prove necessarie per confermarlo formalmente, ma ho le mie certezze. Ed è di questo che volevo parlarti.-  Draco trasse un grande respiro. Lui non aveva colpe, non doveva preoccuparsi di nulla di quello che quel decrepito gli avrebbe detto.  Insomma, era Draco Malfoy cavolo! Riprese il suo tono millefluo. –E cosa dovrebbe dirmi, esattamente?-   Silente lo guardò dritto negli occhi. –Ci sarà una guerra, da qui a pochi anni. Voldemort non potrà stare all’oscuro a lungo. Sta riorganizzando il suo esercito e sarà più forte che mai.- Il ragazzino roteava gli occhi annoiato, dando l’idea di aver già sentito  quei discorsi migliaia di volte. –Questo si sapeva, e quindi?-  Silente non perse la sua pazienza e la sua gentilezza. Tutta quella calma gli dava sui nervi. –E quindi, devi già cominciare a pensare a cosa hai intenzione di fare-.  L’anziano uomo trasse un profondo respiro, e si guardò in giro come per cercare le parole più adatte per continuare. Draco aveva paura di quello che gli stava per dire, forse perché in cuor suo già lo sapeva. Ma avrebbe voluto rimanere per sempre col dubbio. Alla fine il preside decise di essere schietto e diretto. –I tuoi genitori avranno l’intenzione di farti diventare un Mangiamorte come loro, Draco. Per combattere accanto a Voldemort.-
Ecco, non avrebbe voluto sentire. Avrebbe tanto voluto che il terreno lo inghiottisse divorandolo completamente, o che un ippogrifo lo prendesse al volo per portarlo via per anni interi. Tutto, pur di non affrontare quella conversazione. Perché lui, questa realtà, l’aveva sempre ignorata. Sin da piccolo, aveva ricevuto dai suoi genitori  tutte le comodità e la protezione che un bambino può desiderare:  era stato rinchiuso in un mondo ovattato che l’aveva viziato e privato di ogni preoccupazione. Però, una volta che questo mondo fosse andato in frantumi, lui che avrebbe fatto? La verità è che aveva paura. Paura di schierarsi con i cari, di fallire, di soffrire, tutto. Era solo una fastidiosa vocina nella sua coscienza, niente di che, ma bastava a farlo impazzire. E questo il preside non doveva saperlo.
-E lei come fa a saperlo?- ghignò con apparente tranquillità. –Non metto in dubbio che i signori Malfoy ci tengano alla tua  protezione,  ma pensaci bene. Draco. Se Voldemort avrà veramente intenzione di conquistare il potere, uno dei principali obiettivi sarà la scuola di Hogwarts e a quel punto tutti dovrebbero combattere per difendere il castello. Tu non potresti più restare con le mani in mano e scappare come un codardo. Dovresti decidere da che parte schierarti. E i tuoi genitori ovviamente non si lascerebbero umiliare e degradare dalla schiera di Voldemort mostrando il loro figlio combattere contro di loro-. Draco seguì il discorso in silenzio: non faceva una piega. –E quindi- domandò titubante –Sarò destinato a diventare un Mangiamorte, giusto?-. Il professore sospirò: - Non ne sono sicuro, ma c’è una buona possibilità che questo accada. E tu, cosa avrai intenzione di fare?-. Il preside allegro e sorridente che il ragazzino conosceva bene ora era davanti a lui, e lo guardava con grave serietà e un viso che alla luce fioca della lampada sembrava più stanco di come era abituato a vederlo, come se avesse perso all’improvviso la sua abituale energia. Fu quasi spaventato dalla sua espressione che mai si sarebbe aspettato di vedere su uno come Silente, e sapeva che il discorso che stavano affrontando era tutto fuorché una semplice chiacchierata. Doveva prendere una decisione al più presto e lui non ne aveva né il coraggio, né le forze. Insomma, aveva tredici anni cavolo! Perché un ragazzino come lui doveva affrontare tutto questo e non poteva semplicemente essere come gli altri, che avevano la loro via già scritta e asfaltata? ‘Perché ci godi a essere un ricco purosangue viziato al di sopra di tutto e tutti’ gli ricordò la ormai frequente fastidiosissima vocina nella sua testa, che cominciava a dargli seriamente fastidio.
Perso nei suoi pensieri com’era, Draco non si rese nemmeno conto di aver lasciato la domanda in sospeso per un po’ di tempo e alla fine tirò fuori una risposta vana e decisamente scontata. –Non voglio abbandonare la mia famiglia. Sono un nobile e come tale ho il dovere di difendere il mio sangue, il mio titolo e il potere che mi spetta.- Silente accennò una risata amara e questa volta fu lui a mettere in dubbio ciò che diceva il ragazzino, soppesando per bene le parole prima di parlare.  –Nobiltà? Draco, non c’è nulla di nobile nell’essere un Mangiamorte. La nobiltà non è il sangue puro, il cognome che porti o la ricchezza. Queste sono solo frivoli pensieri che ti sono stati inculcati sin dalla nascita. Le cose che ti rendono una persona di animo nobile sono solamente due: la validità delle tue promesse, e la forza che ci metti nel ragionare con la  tua testa, facendo ciò che tu ritieni giusto senza tener conto di quello che ti dicono gli altri o che ti creano vantaggio. Voldemort, non crede veramente nel sangue puro. Certo, può anche essere un fanatico e agire secondo questi principi, ma la sua follia è tutta generata dall’asfissiante sete di potere.  Tutto è una valida scusa quando tutto quello che desideri è essere il padrone.-
Ci fu una breve pausa, nella quale Draco non riuscì a trovare nulla da replicare. Capendo che fosse il momento giusto per sferrare il colpo finale, Silente trasse fuori le parole che avrebbero messo fine a quella conversazione.
-Sei un ragazzo intelligente, sai cosa  fanno i Mangiamorte: uccidono. Tolgono alla gente il diritto fondamentale che a nessuno è concesso violare. Torturano le persone, creano distruzione. Sono delle persone folli. Perché una volta che la tua anima è stata in grado di strapparne un’altra innocente che aveva i tuoi stessi motivi per essere al mondo, la tua mente arriva alla follia. E allora cosa importa più il sangue puro? Cosa importa quando quel cuore mezzosangue o purosangue cessa di battere? Nulla, non conta più nulla. Tu..
Sei ancora in tempo per cambiare. Ora che la tua anima è così malleabile, pura, incontaminata da pensieri perversi. Non lasciare che le dicerie su cui è stato fondata la tua vita abbiano un effetto indelebile su di te. Renditi protagonista delle tue decisioni perché in futuro non ci sarà più via di ritorno. Draco, tu non sei un assassino-.
Il giovane Serpeverde aveva smesso di sentire il suo respiro già da parecchio tempo. Si sentiva preso in giro da tutto, da tutti, dalla sua stessa vita infame che non gli aveva mai fatto vedere le cose per bene. E adesso che doveva fare? Come diavolo faceva a combattere e soprattutto capire per cosa, combattere? Non era un eroe. In quella piccola stanza insignificante non era più il discendente di una delle più importanti famiglie d’Inghilterra. Era solo un ragazzino. Un normalissimo, insignificante ragazzino viziato che si sentiva impotente davanti a una delle più importanti scelte che la vita gli metteva davanti. E ora, si chiedeva se nella vita avesse sbagliato qualcosa, per arrivare a quel punto. Come se gli avesse letto nel pensiero, il preside gli disse con tono calmo e gentile: -Anni fa, conobbi un ragazzo che fece tutte le scelte sbagliate. Ti prego, lascia che ti aiuti.-
Sbam. Tutte le barriere che Draco aveva imposto nella sua coscienza erano state frantumate da un anziano con cui non aveva mai tenuto una lunga conversazione. Quel signore posto di fronte a lui era riuscito in qualche modo a scrutargli fin dentro l’anima rompendo la sua maschera di ghiaccio che per lui significava anche una parte della sua dignità. Oramai non aveva nulla da perdere, tanto valeva essere sincero. –Sono stato messo di fronte  una realtà che non avevo mai considerato e mi sento distrutto. Non farmi decidere adesso, ma ci penserò bene, è una promessa.-
Con quell’ultima affermazione si chiuse la conversazione. I due si congedarono e il preside smaterializzò Draco a casa, prima di andarsene anche lui. Silente pensò di aver fatto un’assurdità e che le cose fossero andate male e il ragazzo avesse preferito rimanere nella sua posizione, sarebbe successo un disastro. Draco, dal canto suo, era così stanco da non riuscir a formulare nessun pensiero compiuto e si accasciò sul letto privo di forze. Desiderava soltanto non essere mai uscito dalla finestra di casa sua, di non aver ascoltato le parole di Silente e soprattutto …
Desiderava non aver mai fatto quella promessa.
 
IL SOLITO INSOPPORTABILE ANGOLO AUTRICE
Ciao! Eh va bene, so che buona parte della gente non calcolerà questo angolo, ma io lo metto lo stesso. Come il povero Draco e Silente, sento di aver fatto una scelta terribilmente idiota anche io perché sto iniziando una storia così intricata e complicata da scrivere da sentire di essermi scavata la fossa da sola. Dovrò immedesimarmi perfettamente da sola e cercare di non dimenticare nessun dettaglio. Però è da un anno ormai che fantastico su questa fan fiction che tra parentesi avrà innumerevoli capitoli, e ancora non siamo ancora a nulla! Il vero caos inizierà dal prossimo capitolo. Cercherò di mantenere la storia il più attiva possibile e posterò il secondo capitolo appena vedrò qualche recensione. Spero che vi piaccia e niente… Un bacione!
  
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