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Autore: HayleKowalski    17/07/2016    1 recensioni
Steve Rogers aspetta con ansia la sua lettera per Hogwarts. Sa di essere un mago, sua madre era una strega ma suo padre, babbano, gli mette in testa mille dubbi.
Il suo amico di sempre, Bucky che frequenterà il suo secondo anno invece è convinto che arriverà ed infatti eccola, la tanto attesa lettera che porterà Steve nel mondo magico pieno di nuove avventure, amicizie ed amori.
Ma conoscerà una persona che gli cambierà la vita, rendendola magica. Si tratta di
Tony Stark.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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II.
 
Erano passate ormai già due settimane dal primo settembre, Steve ancora non si era ambientato del tutto ma aveva imparato – grazie all’immensa pazienza di Clint Barton- a tamburellare correttamente, con il giusto ritmo e sulla giusta botte senza essere ogni volta travolto dall’aceto che lo lasciava con un odorato poco carino per un paio di giorni.
Ma era uno dei pochi ad averlo capito, anche se sospettava che Pietro Maximoff lo facesse apposta a farsi travolgere ogni volta. Sospettava che ci godeva un po’ nel dare spettacolo e a far ridere gli altri.
Ma in quelle due settimane non erano le uniche cose che aveva capito: ad esempio, aveva appreso in gran velocità che la sua materia preferita era Difesa Contro Le Arti Oscure, mentre la materia che più odiava era Storia della Magia. In realtà non è che la odiasse. Era più che altro che lo annoiava terribilmente a causa dell’insegante: Il professor Ruf ovvero un fantasma del castello che si dice abitasse nelle mura ancor prima che arrivassero i Fondatori di Hogwarts ma a questo, Steve, non sapeva se crederci o meno. Ad ogni modo, il suo tono di voce era decisamente apatico e atono e ad ogni frase pronunciata il piccolo Tassorosso – e a dire il vero l’intera classe- venivano sopraffatti da un intorpidimento e una sonnolenza che neanche con dieci mila caffè si sarebbero mai ripresi.
 
Erano le due di un pomeriggio di settembre e Steven si trovava al tavolo dei Serpeverde nella Sala Grande vicino a Bucky il quale era tutto intento a sfogliare un grosso libro dalle pagine giallastre e a scarabocchiare ai margini alcuni appunti. Davanti al giovane Tassorsso c’era invece Natasha, i suoi capelli quel pomeriggio invece di essere mossi erano perfettamente lisci e anche lei era concentrata, ma non su di un libro come il compagno ma bensì sulla tazza davanti a sé.
Puntava la bacchetta, borbottava qualcosa sotto voce e l’oggetto si trasformava in un piccolo anatroccolo dal piumaggio arruffato per poi, con un altro colpo di bacchetta tornare all’oggetto che era.
“Come ci riesci?” chiese curioso Steve con tutto lo stupore che può avere un bambino di 11 anni.
“E’ un incantesimo che ti insegnano in seconda.” Sorrise la Romanoff compiaciuta da tutto quell’elogio. “Devi aspettare ancora un anno per eguagliarmi, Rogers. Però vedrai, la McGranitt può sembrare davvero cattiva con le sue sopracciglia corrugate ma è davvero una gran brava professoressa.”
Steve voltò il capo verso il banco dei professori, l’insegnante stava parlando con il Professor Silente il quale la guardava sorridente al di sopra dei suoi occhiali a mezzaluna.
“Che lezione hai adesso, Stevie?” chiese Bucky senza spostare minimamente il naso dalle pagine del libro.
“Erbologia nella serra uno. Credo che oggi inizieremo a studiare le ortiche.”
“Allora è meglio che ti sbrighi.” Raccomandò l’amico. “Manca solo mezz’ora all’inizio della lezione e la serra non è proprio dietro all’angolo. Non ti dispiace vero, se non ti accompagno? Ho Trasfigurazione e la McGranitt vuole un Vera Verto perfetto senza code ne orecchie.”
Steve sembrò perplesso ma in quel momento pensò di non aver mai visto Bucky così serio. Perciò infilò la pergamena ed il resto della sua roba nella sua borsa a tracolla e si incamminò verso il portone sempre aperto della Sala Grande.
 
 
Era arrivato giusto in tempo per la lezione, le altre volte non gli era sembrata così lontana la serra, ma probabilmente aveva fatto male a lasciarsi guidare per un pezzo di strada dal Poltergeist Pix.
“Scusi per il ritardo, Professoressa.” Pronunciò una volta richiusa la porta dietro di se.
“Non ti preoccupare Rogers. Sei preciso come un orologio svizzero! Siediti pure li, vicino al Signor Stark.” Ridacchiò la cicciotella e tozza insegnante.
Steve roteò il viso nella direzione indicata e lo vide.
Il ragazzo dai capelli corvini, Tony Stark, quando sentì pronunciare il suo nome alzò lo sguardo puntellandosi gli occhiali sul naso e intrecciò i suoi occhi ambrati in quelli azzurri di Steve sorridendo.
Era dalla cerimonia dello smistamento che non si vedevano. Avevano poche materie in comune e anche in quelle circostanze era davvero difficile trovarsi a causa della moltitudine di studenti che vi erano in entrambe le case.
“Ciao!” salutò cordiale il biondo sedendosi accanto al moro.
“Ciao” ricambiò quest’ultimo con lo stesso tono entusiasta.
“Benvenuti a questa lezione di Erboligia.” Annunciò la professoressa Sprite con un colpo di mani attutito dalla presenza di guanti in pelle di drago. “Oggi studieremo le Ortiche. Come avete notato al vostro arrivo sono stati disposti questi vasetti sul tavolo. Dunque, chi mi sa dire le proprietà dell’ortica?”
Un ragazzo Corvonero, con gli occhiali quadrati ed i capelli riccioluti alzò la mano timidamente.
“Si, Signor Banner?”
“D-dunque” balbettò “L’ortica è una delle piante con il maggior numero di proprietà medicinali. Le foglie contengono clorofilla che rendono le foglie verdi e questo conferisce alla piana una spiccata proprietà antianemica, infatti si usa contro l’anemia perché contiene ferro e acifo folico che stimolano la produzione di globuli rossi. E’ usata anche contro le emorragie grazie alla sua proprietà emostatica. E’ utilizzabile anche in caso si convalescenza, denutrizione ed esaurimento perché le foglie sono ricche si Sali minerali specialmente il silicio e di vitamine A C e K.
Viene anche usata per trattare malattie della pelle come eczemi, eruzioni cutanee e anche contro l’acne grazie alla sua azione emolliente.”
“Molto bene! Davvero molto, molto bene!” esclamò tutta soddisfatta la professoressa. “15 punti a Corvonero! Molto bene! Ora, ragazzi voglio che vi mettiate a coppia e che rinvasiate le ortiche. Dovete tener conto del terriccio, del concime e la cosa più importante:” L’insegante prese con cautela una piantina, la sfilò dal suo vaso e spostò le foglie cosìché il gambo era ben visibile all’intera classe. “usate i guanti perché le ortiche sono provviste di questi piccoli peletti semi visibili e se non li maneggiate con cura potreste rimanere punti il che causerebbe una reazione sulla vostra pelle simile a bruciature e a plurito.”
“Vuoi stare in coppia con me?” chiese incerto Steve per paura di un rifiuto a Tony.
Il moro sorrise: “Stavo per proportelo io.”
 
 
“Dunque, Rogers, giusto?” domandò Stark. In realtà sapeva benissimo come si chiamava il biondino. Lo ricordava ancora da quel giorno a Diagon Alley.
“Si, ma puoi chiamarmi Steve se preferisci.”
“Bene, Steve. Dobbiamo preparare il terriccio.” Tony afferrò uno dei due sacchetti posti davanti a loro: “Questo, contiene letame di drago. E’ il miglior fertilizzante al mondo! Quindi io dico che dobbiamo usarlo se vogliamo che la nostra pianta cresca.”
“Per il terriccio io dico di usare quest’altro: terra proveniente dal fondo del lago nero è stata poi lavorata con Aconito e Lavanda, che ne dici?” Si guardarono negli occhi per un istante, complici e consapevoli che la loro pianta sarebbe diventata la più bella e la più forte dell’intera scuola.
“Okay, mettiamoci al lavoro.” Dissero all’unisono.
Tony si arrotolò le maniche della casatta fin sopra al gomito, si sistemò meglio i guanti scuri e si sistemò anche gli occhiali.
Steve già pronto, afferrò la loro piantina e la spostò in un angolo.
Dopo una decina di minuti il terriccio era pronto e tutto procedeva secondo i piani.
Al ché, con l’aiuto della paletta in ferro Steve forò leggermente la terra formando una specie di cratere e Tony, prese l’ortica, la estrasse dal vasetto e il seguito successe tutto in un battettito di ciglia.
Un ragazzo dietro di lui tornava dal suo compagno, questo ragazzo massiccio per farsi strada andò a sbattere contro Tony che per salvare la sua piantina dall’imminente caduta si gettò a terra venendo però colpito sul braccio scoperto dal gambo il quale ancora più velocemente dell’azione appena descritta gli lasciò un grosso bollo rosso che in men che non si dica cominciò a bruciare e a propagarsi.
 
Tony fu spedito in infermeria ancor più veloce della luce e Steve si propose di accompagnarlo.
“Il nostro sogno dell’Ortica più bella è andato già a farsi benedire!” rise Tony trattenendosi dal grattarsi il braccio.
“Ci rifaremo con qualcos’altro. Pensiamo a te ora.”
Tony sentì le guance avvampare leggermente. Nessuno si era mai preso cura di lui come Steve in quel momento che gli cingeva le spalle aiutandolo a camminare non curandosi del fatto che le sue gambe stavano bene e che quindi avrebbe potuto farcela anche da solo ma non aveva importanza. Gli piaceva stare li.
 
Si persero un paio di volte prima di arrivare in infermeria che si trovava al primo piano.
Madame Chips si arrabbiò parecchio quando vide il braccio di Tony. Urlò ai due ragazzi che sarebbero dovuto venire decisamente prima.
Corse di qua e di la nella sala portando con se delle garze e alcune boccette dalle forme bizzarre mentre Tony si sedeva sul letto a godersi quel buffo spettacolo e Steve rimaneva in piedi accanto a lui.
“Metti questo unguento ogni 12 ore per 3 giorni. E tieniti la fasciatura per 5. Poi torna da me, anche se dovrebbe esserti più che passata.” Disse la Chips mentre era tutta intenta a fasciare il braccio di Tony a mo di mummia.
 
Quando uscirono la lezione di erbologia era già finita da qualche minuto.
“Non mi va di tornare già al dormitorio. Sono solo le 5 di pomeriggio! Che ne dici Rogers? Vieni con me a fare un giretto fuori?” propose il moro stiracchiandosi.
Steve sapeva che doveva finire il tema di pozioni riguardante i Bezoar ma senza pensarci due volte rispose che gli avrebbe fatto molto piacere stare ancora un po’ con lui.
 
 
Il cielo era ancora azzurro puntellato di qua e di la da delle nuvole rossicce, il sole era calato da poco ma si stava ancora bene fuori.
Il venticello della sera era fresco e portava con se alcune foglie che stavano già cadendo dal platano picchiatore in lontananza.
“Parlami di te, Steve.” Propose Tony.
“Non c’è molto da sapere su di me.” Rispose sincero Steve cacciando una pietra.
“Qualcosa ci sarà!” fischiettò il moro.
“Mhh. Mi chiamo Steven Grant Rogers, ho 11 anni, amo disegnare, vivo in una villetta in periferia di Londra, mio padre è un babbano ed è un veterano della guerra in Vietnam ma ora è in pensione, mia madre invece era una strega che ha lavorato in un ospedale come infermiera, ora che ci penso non ricordo il nome dell’ospedale… una cosa simile a San… Mu… dovrei chiedere a mio padre, sta di fatto che ormai è morta da circa sette anni per una malattia contagiosa che ha preso mentre lavorava.” Prese un respiro nel quale si voltò a guardare Tony che sembrava al quanto dispiaciuto per le sorti di Sarah Rogers ed infatti il biondo si affrettò ad aggiungere: “Non preoccuparti, è vero a volte mi manca ma ormai non ricordo neanche che faccia avesse.” Ci fu un attimo di silenzio ed entrambi guardarono il lago nero che si estendeva all’orizzonte.
“Tu invece?” chiese curioso Steve.
“I miei genitori sono entrambi purosangue, anzi non credo esista un babbano nell’intero albero genealogico della famiglia Stark. Mio padre nel mondo babbano costruisce armi da guerra, viaggia spesso e in casa non c’è mai stato per più di una settimana consecutivamente. Mia madre lo segue ovunque vada e infatti anche lei è sempre in giro. Sono stato cresciuto dalle tate, balie, chiamale come vuoi ma non dai miei veri genitori ad ogni modo.
Non ho proprio un’infanzia felice pensandoci bene, alle elementari ero bullizzato perché la mia famiglia era più ricca delle altre e conosciuta in ogni dove. Invece nel mondo magico siamo conosciuti come una delle poche famiglie purosangue. Mio padre ha dei contatti con i Malfoy, un’altra famiglia molto famosa nel mondo magico, ne hai mai sentito parlare?” Steve scosse la testa. “Beh, poco male. A me non importa di essere famoso per queste sciocchezze. Io voglio esserlo per le cose che faccio e per chi decido di essere.” Si sedette sull’erbetta fresca in riva al lago. Il cielo si stava tingendo dei colori della notte ed ora le nuvole che sovrastavano il castello erano ancor più rosse.
Steve si andò a sedere vicino a lui.
“Anche io lo voglio. Essere quello che sono, e diventare ciò che voglio.”
“Facciamoci una promessa allora, Rogers.” Tony allungò il mignolo del braccio orticato. “Promettiamoci di passare questi sette anni insieme il più possibile e di aiutarci a vicenda, che ne dici?”
Steve sorrise, uno di quei sorrisi luminosi che fanno assottigliare gli occhi.
“Si, te lo prometto.”
 
 
 
 
Erano passati alcuni mesi dalla loro promessa, orami Tony si era inserito più che bene nel nuovo gruppo presentatogli da Steve. Era diventato subito amico di tutti anche se, onestamente Bucky gli stava un po’ sullo stomaco. Continuava a non darci troppo peso ma ogni volta che vedeva il rapporto che vi era tra lui e Steve sentiva un nonsoché alla base dell’esofago.
Invece era diventato molto amico di Natasha con la quale si scambiavano battute da intellettuali che solo loro due riuscivano davvero a comprendere scoppiando a ridere sotto gli sguardi ignoranti degli altri.
A metà del primo quadrimestre che stava davvero passando in fretta, andarono a vedere la partita di Quidditch delle case al campo al limitare della Foresta Proibita.
“Quali squadre scendono in campo?” chiese Steve sistemandosi meglio la sciarpa intorno al collo.
“Grifondoro contro Corvonero.” Rispose Clint afferrando alcune foglie secche per terra e mettendole poi dentro al cappuccio di Phil Coulson che ignaro di tutto continuava a camminare davanti a loro.
“Corvonero non ha possibilità di vittoria! Cavolo, Grifondoro ha il miglior battitore del secolo!” proferì la rossa.
“E chi è?” chiese ancora Steve.
“Thor Odison. E’ di origini nordiche, e diciamocelo, sembra un Dio.” Continuò Natasha.
“Cos’è? Hai una cotta?” chiese Bucky lasciandole una gomitata sul braccio.
“E chi non ce l’ha?” dichiarò in tutta risposta facendo spallucce.
 
Andarono sugli spalti e da lassù Steve potè notare che vi era una bellissima visuale sul castello e si maledì di non avere con se un blocco degli appunti per farci uno schizzo.
“Chi gioca in Grifondoro?” chiese Tony vedendo che i giocatori delle due case si stavano preparando a galoppo delle scope.
“Dunque.” Cominciò Clint sporgendosi leggermente per vedere meglio. “Thor che è il battitore insieme a Jemma Simmons” ed indicò una ragazza magrolina dai lunghi capelli biondi. “Bobbi Morse cacciatrice insieme a Peter Quill e Johnny Storm, poi Peggy Carter che è portiere e capitano e infine la cercatrice Daisy Johnson che devo ancora capire perché si faccia chiamare Skye.”
 
Madama Bumb lanciò il fischio di inizio e con esso anche la Pluffa. I due Bolidi già sfrecciavano nel cielo e il boccino d’oro era già stato perso di vista da almeno il 98% degli studenti.
I giocatori sfrecciavano a destra e a sinistra, uno studente il quale teneva la cronaca facendo rimbombare la sua voce con una magia per farsi sentire da tutti, urlava di tanto in tanto qualche parolaccia seguita a ruota dalle ramanzine della professoressa McGranitt.
“Grant Ward di Corvonero lancia la Pluffa ed èèèèèè parata! Ottima presa della nostra Peggy Carter! Intanto vediamo come Skye e Maria Hill le due cercatrici siano alla ricerca del boccino che porterà direttamente alla vittoria—aspettate un momento! GOAAAAAL! Avete visto tutti? Bobbi con un dribbling perfetto ha schivano i tre cacciatori di Corvonero e l’ha messa in porta! 120 punti a Grifondoro!”
Dopo alcuni minuti di gioco, forse 10 o 15, la cercatrice dei Grifondoro alzò il braccio verso il cielo ed in controluce si vedevano due ali argentate fuoriuscire dalla mano chiusa a pugno.
“Un grande trionfo! Un grandissimo trionfo!” urlava la cronaca. “Grifondoro vince anche quest’anno!”
 
Gli spalti pian piano si svuotarono, chi tornava verso la scuola chi invece si riversava in campo festeggiando la vittoria della casa.
Clint portò il gruppo a conoscere Thor. Erano molto amici anche se quest’ultimo era di un anno più grande. Quando lo videro con i piedi ben saldati a terra, sia Tony che Steve si stupirono di quando effettivamente fosse grande e grosso. E Tony pensò pure che potesse fare concorrenza senza troppa fatica ad il guardiacaccia Hagrid.
“Thor! Amico mio!” urlò Barton andandogli incontro.
“Ehilà Midgardiano! Chi sono tutte queste persone? Di solito ti vedo sempre in solitudine.”
“Che ti devo dire, amo stare per conto mio. Comunque, beh, Bucky e Natasha già li conosci, questi due sono Tony Stark e Steve Rogers.”
“Ohh due nuove piccole reclute. Tu hai la stoffa per diventare un futuro giocatore di Quidditch!” urlò contro Steve analizzandolo un momento e poi lasciandogli una pacca sulla spalla che per qualche secondo il malcapitato penso gliel’avesse rotta.
“Gli amici di Barton, sono anche amici miei.”
 
 
Il giorno dopo erano tutti riuniti in Sala Grande per il pranzo.
Steve e Tony si erano intrufolati nel banco dei Serpeverde per stare con Natasha e James mentre Clint se n’era rimasto al tavolo di Tassorosso perché, come diceva lui ‘E’ uno spasso vedere Pietro Maximoff che mangia con il grugno’ e per nulla al mondo se lo sarebbe perso.
Ad ogni modo, erano giunti al dessert – che prevedeva torta di zucca e panna – quando un ragazzino dai capelli neri e lucenti entrò in sala seguito a ruota da Thor che gli diceva qualcosa agitatamente. Purtroppo da quella distanza e con il chiacchiericcio di sottofondo non si sentiva niente ma a quanto pareva non era il primo episodio di quella sorta di spettacolo.
“Ci risiamo.” Esordì la Romanoff con una sbuffata facendo cadere malamente la forchetta nel piattino.
“Cosa sta succedendo?” chiese ingenuamente Tony.
“Quello è Loki Laufeyson, il fratello di Thor.”
“Fratello?”
e’ adottato, a dire il vero.” Si affrettò ad aggiungere Bucky. “Adora perseguitare il povero Thor che stravede per lui.”
“Ah è vero, lo ha scoperto da poco che è stato adottato però. L’anno scorso ancora non lo sapeva.”
“Poco importa, non mi è mai andato giù.”
Nella scena che potevano vedere ma non udire, Loki si era appena girato verso il fratello e gli aveva urlato qualcosa ma poi si era rilassato e lo aveva guardato con un ghigno beffardo. Thor si era rattristato, lo aveva salutato ed ora stava venendo dalla parte dei ragazzi.
“Allora amico, che è successo?” chiese James fingendo interesse.
“Nulla di nuovo. Papà che mi scrive di convincere Loki a mandargli qualche lettera di tanto in tanto ma lui non ne vuol sapere. Sapete no, da quando ha scoperto la verità odia nostro padre con tutte le sue forze. Ma a me non interessa, per me rimane mio fratello.”
Afferrò una fetta di torta e la trangugiò.
“Non ti preoccupare Thor, sono sicuro che le cose si sistemeranno.” Sorrise Steve sedutogli affianco.
“E’ vevvo aveve avivi cove voi.” Singhiozzò il nordico con la bocca piena e sputacchiando pezzi di torta qua e là. {è bello avere amici come voi}
Una voce alle loro spalle li fece sussultare.
“Thor, ricorda gli allenamenti questo pomeriggio.” Era una ragazza dai capelli mossi corti tenuti lontano dal viso in una pettinatura vintage, le labbra carnose coperte da un leggero strato di rossetto rosso e un velo di trucco sugli occhi. Era elegante nella sua divisa di grifondoro e pur essendo rotondetta era molto atletica.
“Peggy, come potrei dimenticarmelo? Me lo hai già ricordato tre volte in una sola mattinata.” Bofonchiò il ragazzone.
“Te lo ricordo perché so che altrimenti te ne dimenticheresti. E per favore, di a tuo fratello che siamo stanchi di assistere alle sue scenate all’ora di pranzo.”
E detto questo, il Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro girò i tacchi e sparì tra la folla di studenti che cominciavano ad uscire dalla sala per recarsi nelle varie aule.
Ma prima che fosse spartita del tutto, Steve la guardò per un’ultima volta pensando che fosse davvero una bella ragazza.
 
 
Passarono nuovamente i mesi ed arrivò l’inverno e con se il Natale.
Hogwarts si stava riempendo di addobbi ed abeti portati dalla Foresta Proibita da Hagrid il quale tutto orgoglioso andava in giro dicendo che erano i dodici Alberti per natale più belli che avesse raccolto da decenni.
Steve e Bucky stavano andando verso la sala Grande per la colazione. Essendo che entrambe le loro case erano collocate nei sotterranei avevano preso l’abitudine di aspettarsi a vicenda vicino alle scale.
“Quindi sei sicuro?” chiese Bucky dopo averlo salutato. “Resterai qui per Natale?”
“Si.” Fece il biondo. “Sai che i miei natali non sono mai stati chissà che. Mio padre lo ha sempre voluto festeggiare con i veterani e io a quelle ‘feste’ mi annoio a morte. Per cui quest’anno che ne ho l’occasione voglio festeggiarlo qui.”
“Ho sentito che anche Tony forse starà a scuola.” Sorrise il più grande. “Almeno sono felice di non saperti solo.”
A Steve mancò un battito cardiaco. Se Tony sarebbe rimasto a scuola sarebbe stato sicuramente il natale più bello della sua vita. Sorrise all’idea di mangiare i dolciumi natalizi con l’amico e di scambiarsi i doni.
I doni.
Afferrò improvvisamente Bucky per il mantello facendolo quasi sbilanciare e se non si afferrava alla ringhiera sarebbe sicuramente caduto all’indietro.
“Sei pazzo? Vuoi uccidermi?” ma quando vide il suo miglior amico bianco come una pezza si preoccupò. “Cosa c’è Stevie? Ti senti bene?”
“S-se Tony resta qui—non ho la minima idea di cosa regalargli!”
“Ehy, non esserne così sconvolto! Ti aiuto io! Pensa a cosa vorrebbe! Appena tornerò a Londra l’andrò a comprare e poi te la invierò via gufo e quando tornerò mi ridarai i soldi, visto? C’è una soluzione a tutto.”
“Ah Buck, come farei senza di te?”
“Non ce la faresti, semplice.
 
Quella mattina, che era l’ultima e poi sarebbero iniziate le vacanze, Tassorosso e Corvonero condividevano l’aula di Storia della Magia e quindi, Tony e Steve ne avevano approfittato per mettersi vicini e scriversi messaggi sulle pergamene tutto il tempo.
“Che noia questa lezione!” aveva scritto per primo Steve.
“Come tutte le altre.” Aveva risposto Tony.
“Bucky mi ha detto che forse resterai per Natale, è vero?” chiese curioso il biondo.
“Alla fine si. Fino a ieri sera ancora non ne ero sicuro. Papà e mamma andranno a Rio De Janeiro per non so quale scopo e quindi mi hanno chiesto di rimanere qui.”
“Sono felice.” Scrisse sorridendo poi il giovane tasso.
A Tony gli divennero le punte delle orecchie rosse. “Lo sono anche io.”
“Passiamo il Natale insieme, ti va?”
“Passo con te tutte le vacanze se ti fa piacere.” Sorrise ancora il moro sistemandosi gli occhiali e puntellando la piuma nell’inchiostro.
“Si, mi piacerebbe molto.”
 
Il giorno dopo il castello era praticamente vuoto se non fosse stato per una cinquantina di studenti che se ne stavano a parlare tra loro nel cortile innevato.
La McGranitt si aggiunse agli studenti tutta avvolta in un cappotto nero con il colletto alto, sembrava tenere molto caldo.
“Dunque, studenti dal terzo anno in su voi potete andare ad Hogsmeade accompagnati dal Professor Piton, Hagrid e il professor Vitious.”
Loki, che era rimasto a scuola si sistemò la sua sciarpa da serpeverde e si incamminò dietro al professor Piton che era già in marcia verso il paesino vicino.
Circa 40 studenti si dileguarono in poco tempo.
Ne rimasero pochi altri che facevano parte delle classi prime e seconde e che quindi non avevano il visto dei genitori per andare ad Hogsmeade e divertirsi come gli altri.
“Cosa possiamo fare Pomona?” chiese la professoressa McGranitt rivolta alla professoressa di Erbologia.
“Oh, Minerva. Noi insegnanti siamo in 7 e gli studenti in 10. Io penso che non accadrà nulla di pericoloso se li teniamo sotto stretta sorveglianza e ci muoviamo in gruppo.”
“Che cosa ne pensa professor Raptor?”
“Lo penso anche io. Hanno anche loro il diritto di divertirsi un po’ e di comprare qualche regalo.”
Minerva McGranitt sospirò: “E va bene. Ma è un’eccezione, sappiatelo.” E fulminò gli studenti con lo sguardo.
 
Mentre scendevano la stradina innevata che portava ad Hogsmeade, Steve guardò gli altri studenti:
erano lui, Tony, Bruce Banner, i fratelli Maximoff un ragazzo del secondo anno dalla pelle rossastra con strani disegni sul volto e anche lui portava la divisa dei Corvonero, una ragazza di Serpeverde dalla pelle bluacea, un Tassorosso massiccio che a vederlo di primo in patto non si direbbe fosse solo del secondo anno, una due giovani Grifondoro che non aveva mai visto prima di allora.
Ma scrollò le spalle puntando gli occhi sulla schiena di Tony che gli stava davanti e sorrise all’idea di passare due settimane con lui.
 
Il paesino contava si è no una trentina di case divise a metà dalla strada principale.
Agli occhi risaltava subito il grande albero vicino alla chiesetta che aveva appena finito di suonare le capane e il bar di fronte con le luci accese che illuminavano la neve di giallognolo.
I professori entrarono nel primo negozio della strada ‘Mielandia’ recitava il cartello sopra alla porta vetrata.
Al suo interno vi erano dolci di tutti i tipi.
‘Qual è il tuo dolce preferito?” chiese Tony afferrando una manciata di Api Frizzole e mettendole in un sacchettino a pois.
“Non è che ne abbia uno preciso, ma direi le cioccorane perché sto facendo la collezione di figurine. Le tue?”
“Direi Gelatine tutti gusti + 1. Sai, una volta ne ho trovata una al gusto di vomito! Davvero disgustosa.” Rise aggiungendo diverse gelatine al suo sacchetto.
 
Una volta usciti da Mielandia, sia Tony che Steve avevano le tasche piene di dolcetti e il biondo non seppe aspettare e scartò velocemente una cioccorane. Questa, come la maggior parte delle volte saltò su e scappò via.
“Chi hai trovato?” chiese il moro poggiando il mento sulla spalla per vedere il mago o strega.
“Gregory il Viscido. Peccato, ce l’ho doppia.”
“Chi ti manca?”
“Vediamo…” e Rogers fece il gesto di contare le figurine mancanti sulle dita delle mano “Morgana, Godric Grifondoro e Circe.”
Mentre stavano parlando, i professori li condussero nel negozio accanto Mondomago
Oggetti di tutte le sorti erano disposti ordinatamente su tavoli di varie altezze e in vetrine.
C’erano davvero tutti i tipi di cose immaginabili ma solo una cosa aveva attirato l’attenzione di Steve:
un bellissimo album da disegno con matita e gomma magiche e comprendeva anche una scatola di acquarelli che cambiavano colore.
Con la mano in tasca a Steve gli si strinse il cuore. Avrebbe davvero voluto quel set da artista magico ma doveva prima pensare al regalo per l’amico. Quindi con tutta la forza di volontà che aveva in corpo si girò dall’altra parte ed andò vicino al moro che se ne stava in piedi accanto ad un tavolo dove era in corso una battaglia tra scacchi: pedine nere contro pedine bianche.
Forse aveva trovato il regalo perfetto.
Quando lo richiamò all’attenzione, la Regina sgozzò l’Alfiere che cadde a terra inerme.
 
 
 
Quando si svegliò nel suo letto Steve si sentiva felice come non mai.
Si alzò velocemente e per questo dovette fermarsi per colpa delle vertigini improvvise.
Una volta passate, si mise ai piedi del letto e li, raggruppati in un mucchietto vi erano svariati pacchetti dalle forme di grandezza diversa.
Ne prese uno, il più grande: ‘Da papà’ lo aprì in fretta. Era bello essere da solinel dormitorio, per una volta non doveva fare piano per non svegliare i compagni.
Il regalo di suo padre consisteva in una vecchia scatola di legno con incise le lettere S.R.
Al suo interno sopra ad un panno di stoffa rosso scuro vi era una lettera:
‘Caro Steve,
questo era il set che usava tua madre per dipingere.
Spero che i colori siano ancora buoni dato che è passato parecchio tempo.
Saluta James da parte mia.’
Joseph
 
Sotto al panno vi erano cinque barattoli di diversi colori, a destra alcuni pennelli in perfette condizioni e se si estraeva la parte dei colori, sotto si trovava la tavolozza.
Steve era felicissimo per quel regalo. Non sapeva che sua madre dipingesse e scoprendolo si sentì davvero felice di avere questa cosa in comune con lei.
Prese un secondo regalo, da parte di Bucky
‘Ecco la scacchiera che mi avevi chiesto! Spero possa piacere a Tony (a proposito auguragli un buon natale da parte mia) spero possa piacere anche a te il tuo regalo!’
Steve scartò la carta argentata e vi trovo un pacco un po’ più grande con scritto per Tony e uno un po’ più piccolo con scritto Stevie
Scartò velocemente quello con il suo nome e vi trovò una scatola di cioccorane, alcuni fumetti e un maglione blu con delle strisce rosse e bianche sull’addome e una grossa stella sul petto bianca contornata da un filo argentato luccicante.
La indossò subito. Adorava i maglioni della madre di Bucky perché lo facevano sentire parte della famiglia Barners. In fin dei conti, James era come un fratello per lui.
Gli altri regali consistevano in dolcetti, nuove pergamene, alcuni libri per una piacevole lettura ed altre cose molto carine da parte dei suoi nuovi amici.
Si cambiò i pantaloni con dei jeans, si infilò gli scarponi e si avviò verso la sala grande con il pacco regalo per Tony.
 
Il moro era già seduto al tavolo dei corvonero che sorseggiava del buon succo di zucca.
“Ce l’hai fatta finalmente! Non pensavo fossi un tale dormiglione.” Salutò Tony quando Steve si sedette di fronte a lui.
“Scusami, sono stato occupato dai regali. A proposito, questo è per te da parte mia.” Sorrise porgendogli il regalo.
“Anche io ho un regalo per te!” esultò il Corvonero afferrando il regalo accanto al suo gomito “Spero ti piaccia.”
Entrambi furono impegnati a scartare i propri regali con il cuore leggermente accelerato.
Quando il biondo scoprì cosa si nascondesse sotto alla carta blu elettrico si trattenne quasi dal piangere di gioia.
Era il set d’artista mago che aveva visto ad Hogsmeade. Non poteva crederci.
Alzò lo sguardo per ringraziare il moro ma quando puntò i suoi occhi su di lui vide Tony con un gran sorriso stampato in faccia:
“Come facevi a sapere che era quello che volevo?”
“E tu come hai fatto?” rise Steve.
Quello, pensò guardando l’espressione felice che dipingeva di rosso le guance di Tony
Era sicuramente il miglior natale
Di tutta la sua vita.
 
“Avanti Tony.” Sorrise. “Insegnami a giocare agli scacchi dei maghi.”

FINE





 
 
 
 
Ciaaaaao! Sono Hayle <3
Volevo ringraziare chi ha recensito e chi ha letto! GRAZIE DI CUORE AWWWW
E mi scuso per questo capitolo-- soprattutto verso la fine temo ci saranno alcuni errori ma purtroppo sono impegnata ultimamente con varie cose e non sono arrivata a rileggerlo per cui MI DISPIACE
Comunque,
non credo che i prossimi capitoli saranno così lunghi-- o almeno lo spero perché sennò non finirà mai questa ff ahhahaha
Grazie ancora a tutti!
Un bacio
Hayle-

Ps. Perdonate i miei improbabili photoshop ahahahha La prossima volta forse li disegnerò- ma non credo ahahhaha

 
   
 
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