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Autore: Lady Lara    17/07/2016    4 recensioni
"Anno domini MDCCXXVI XV giorno del V Mese . Diario di bordo .."
L'Irlanda e la Scozia subiscono il dominio dell'Inghilterra e le angherie di RE Guglielmo III. L'eroico pirata Captain Hook combatte la sua guerra personale. Qualcuno gli ha insegnato che si combatte per onore, per giustizia o per amore. Lui sceglierà quale uomo essere.
Chi è Lady Barbra, che lo assolda per una missione in incognito? E la donna che tutti chiamano "La Salvatrice"? Killian Jones è troppo scaltro per non capire che c'è altro oltre le apparenze.
Due anime che sanno leggersi l'un l'altra. Che succederà quando intenti e passione si incontreranno?
"Preferisco non averti che averti una sola volta e perderti per sempre .." Il dolore vissuto che rende oscuri e una nuova luce che permetterà loro di trovarsi ed amarsi anche se sembrava impossibile. Ciò che hanno fatto nella loro vita e ciò che faranno sarà per amore. Solo per amore.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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XXXIV Capitolo  
 
I prigionieri del Diavolo
(I parte)
 
Era partito al galoppo all’imbrunire, era giunto presto alla villa e l’aveva attesa con impazienza. Aveva acceso delle candele per illuminare la stanza con il letto a baldacchino, poi, con una lanterna, era sceso in cantina. Non riuscendo a stare fermo, aveva aperto la porta segreta del passaggio e si era inoltrato nel tunnel. Lei non si era fatta aspettare molto.

Killian aveva visto il bagliore della lanterna di Emma illuminare la parte restante del tunnel e si era fermato. Con il cuore in gola per l’emozione di vederla, aveva posato in terra la lanterna, si era appoggiato al muro incrociando le braccia e le gambe, attendendo che apparisse la dolce visione del suo esile corpo ed i suoi lunghi capelli dorati …

Si erano gettati l’una nelle braccia dell’ altro, baciandosi con foga, senza parlare. Si erano presi per mano e, quasi correndo,  avevano proseguito il cammino nel tunnel, fermandosi ogni pochi passi per baciarsi ancora. Erano stati veloci a salire le scali della cantina e a percorrere la distanza da questa alla camera da letto. Erano stati ancora più veloci a buttar via i loro indumenti e a cadere abbracciati sul letto, nutrendosi l’uno dell’altra con i loro baci affamati. Non si erano dati il tempo per le parole, le loro labbra erano sigillate tra loro come lo erano i loro corpi nel calore dell’amplesso che li vide uniti ad esprimere con le azioni i loro sentimenti. Dopo … molto dopo, arrivò la quiete. Emma era sdraiata, con le spalle poggiate al cuscino e Killian, inerme, era su di lei, ormai rilassato, con la guancia poggiata poco più sotto del suo seno e le braccia che le circondavano i fianchi, mentre la teneva stretta a sé. Il suo respiro era così calmo e regolare, mentre Emma gli accarezzava i capelli bruni, che lei pensò dormisse.

– Dormi Killian?
– Mmm … no sono sveglio … sei così morbida … profumata e hai un buon sapore … Potrei addormentarmi, ma tu scapperesti via come ieri mattina.
 - Per questo mi tieni così?
Emma rise.
– Si, hai indovinato … in questo modo se ti muovi mi sveglio! Ma visto che non dormo …
Iniziò a darle piccoli baci risalendo verso il suo seno, stuzzicò con le labbra le due piccole gemme che già stavano reagendo al suo tocco.
 – Pensavo fosse solo un’impressione Love! Ma credo proprio che tu abbia messo su un paio di chili, ti è cresciuto il seno … mmm … bellissimo! Mi piaci più di prima Swan!

Continuò a lasciarle una scia di baci risalendo ancora verso le sue labbra e poi con le dita percorse il suo fianco solleticandola. Emma scoppiò a ridere.

– Killian … Killian smettila! Mi fai il solletico …

Rideva come una bambina, cercando di sfuggirgli, ma lui si stava divertendo troppo a sentirla ridere in quel modo.

– Sai Swan … adoro il suono della tua risata. È la prima cosa che ho conosciuto di te dodici anni fa!
– Come? Che dici, non mi pare che ho riso così nella sala da ballo!
 – No Tesoro, ti ho sentita mentre ti allenavi con tuo fratello. Avevo avuto l’incontro diplomatico con i tuoi genitori insieme a Liam e stavamo per andar via. Prima di salire sul cavallo ti ho sentita ridere e rispondere ad August. Certo che eri indisciplinata e dispettosa con tuo fratello! Ma lo sei stata anche con me sulla Jolly Roger all’inizio.
– Si mi ricordo quel momento …
 - Ho cercato di vederti da dietro la siepe, ma quel guastafeste di Liam mi ha richiamato all’ordine e sono andato via con lui …
 - Io sentii il nitrito di un cavallo e mi incuriosii, cercai di vedervi, sapevo che i miei genitori avevano avuto un incontro diplomatico, ho visto bene tuo fratello, era un bell’uomo, tu ti eri appena voltato e ho visto in parte il tuo profilo e il tuo modo elegante di cavalcare.
 – Mmm così ti ho incuriosito con la mia eleganza Swan?!
– Forse …

Killian riprese a farle il solletico e lei ricominciò a ridere dicendogli di smettere.

– Sai ero stata veloce a prepararmi la sera della festa …
 - Bugia Swan! Ti ci è voluto un secolo ad uscire … se fossi stata puntuale ti avrei vista in viso!
 – Non mi credi?! Mia madre mi bloccò davanti alla porta! Mi disse che una Principessa doveva farsi aspettare e io rimasi ancora, mentre lei intanto era scesa con mio padre. Mi ha rimproverata pure quando sono scesa, perché l’ho fatto di corsa! Avevo fretta di conoscerti …

Killian le chiuse le labbra con un tenero bacio.

– Sai Emma, oggi ho accompagnato Eddy alla taverna di Angus, si è deciso a chiedergli di poter frequentare Anny. La vuole sposare al più presto!
– Veramente? È una cosa dolcissima, ma sono così giovani!
 – È quello che gli ho risposto anch’io quando me lo ha annunciato e sai cosa mi ha risposto?
– Cosa?
– Mi ha chiesto cosa avrei fatto io se ti avessi incontrata alla sua età.
– Cosa gli hai risposto?
– Emma, lo sai, non ti vidi in viso, avevo solo sentito quella risata coinvolgente e visto la tua schiena, con i tuoi meravigliosi capelli sciolti sulle spalle … eppure, se non avessimo dovuto partire di fretta, sarei tornato per chiedere a tuo padre il permesso di frequentarti e avere l’onore di ottenere la tua mano. Se ti avessi vista, credo che non sarei riuscito a partire …
- Credo che lo avresti fatto comunque, sapevi quale era il tuo dovere, io ti avrei aspettato, come ho fatto finché non ho saputo della vostra morte …
– Comunque, ricordando cosa avrei fatto e tutti gli impedimenti che hanno reso impossibile il mio desiderio, gli ho risposto che se sia lui che Anny sono sicuri dei loro sentimenti, è inutile perdere tempo!

Questa volta fu Emma a prendergli la testa tra le mani per baciarlo appassionatamente. Era inutile perdere tempo, maledetto tempo! Ne avevano sempre così poco! Ripresero da dove avevano smesso e si amarono ancora, finché la stanchezza e il sonno non li fecero crollare nuovamente abbracciati.
Le prime luci dell’alba li sorpresero così, uniti teneramente l’una all’altro. Killian l’ avvolgeva con le braccia e questa volta si svegliarono contemporaneamente. Le diede un bacio sulla fronte, all’attaccatura dei capelli e lei rispose deponendogli un bacio sul petto. Si strinsero più forte. Già sentivano il dolore della nostalgia.

– Killian …
- Si Love?
– Hai conquistato completamente Henry! Ieri sera ho rischiato di tardare poiché, invece delle solite favole, mi ha chiesto di parlargli di te, di come mi hai aiutata nel Maine …
- Devo dire che anche lui ha conquistato me … è stato come quando ho conosciuto te Emma. Mi è entrato nel cuore immediatamente. Non somiglia a Milha … Forse non è il suo bambino, ma per me sarà come se fosse mio e tuo.
 – Avremo anche bambini nostri Killian …
- Si Swan … ne avremo, ma per ora cerchiamo di essere cauti. È una fatica per me resisterti Love, ma ce la sto mettendo tutta, siamo stati fortunati all’inizio, ma abbiamo corso un bel rischio, per fortuna non è successo nulla, ancora non è il momento giusto, la situazione non è adatta, se fosse successo sarebbe imbarazzante e disonorevole per te dover dare spiegazioni …
- Certo … certo … il mio onore …

Emma stava per dirgli del suo dolce segreto, ma Killian, inconsapevolmente, le aveva fatto morire le parole sulle labbra.

“ Lui non vuole un figlio al momento! Cosa faccio adesso? Non posso dirglielo!”

Killian non avrebbe potuto vedere la tristezza nei suoi occhi, poiché Emma aveva affondato il viso nel suo petto e lui ancora la teneva tra le braccia, ma la sentì irrigidirsi per una frazione di secondo. Volle guardarla in volto e, scostandosi un po’ da lei, le prese il mento tra le dita e le alzò dolcemente il viso verso il suo.

– Emma che c’è? Tesoro … non sarai per caso …
- Cosa? Incinta?

Gli occhi azzurri di Killian erano puntati nei suoi con un’espressione tra l’interrogativo, il preoccupato e … l’indecifrabile.

- Ma no! Cosa vai a pensare …
- Amore mio, sarò l’uomo più felice del mondo quando aspetteremo il nostro bambino e spero che il momento opportuno possa verificarsi presto!

Emma cercò di sviare il discorso, non voleva farsi guardare negli occhi, non sarebbe riuscita a mentirgli, chiuse gli occhi e cercò le labbra del suo amato.

“Amore mio, sarà più presto di quanto vorresti, perché comunque questo piccolino, anche se in segreto, crescerà, non ho nessuna intenzione di perderlo e la gente dica ciò che vuole, è tuo figlio e lo amo come amo te”.

Era ora di andare, si rivestirono. Emma sentiva un certo turbamento nel cuore, si era aspettata tutta un’altra situazione per dirgli della gravidanza. Pur non avendo parlato con Frate Benedictus ormai era sicura.
 Non poteva mostrargli il suo disappunto e fu frettolosa a salutarlo verbalmente. Dietro di lei, velocemente, Killian le afferrò la mano destra e la tirò a sé, facendola voltare e riavvolgendola con le braccia.

 – Non te ne andare così Emma …

Cercò le sue labbra e le trovò pronte. Le braccia di Emma erano nuovamente intorno al suo collo e la sua mano tra i capelli della sua nuca.

– Killian … così mi rendi difficile lasciarti, oggi vi trasferirete con la nave qui nella Baia e alloggerete tutti in questa casa … non ci vedremo le prossime notti …
- Che dici Love?! Perché non dovremmo? I miei uomini sanno che siamo uniti, con loro il tuo onore è al sicuro e non racconteranno nulla in giro!
– Non è per i tuoi uomini, mi fido di tutti loro. È che …
- Cosa Emma?

Ora Killian la teneva con le mani sulle braccia e leggermente chinato verso di lei la guardava in viso con un’espressione di preoccupazione.

– Sai, Belle mi ha visto uscire dal passaggio segreto … no, non ti preoccupare per questo. Belle è come una sorella per me e quando me lo ha detto, ho preferito raccontarle la verità. Sa di Neal e di Henry. Non dirà niente. August credo che sospetti qualcosa, ha visto come ci siamo avvicinati oggi sulla nave, quando mi sono spaventata per il piccolo. Non apprezza Neal, non lo ha mai apprezzato, lo sai che voleva farmi sposare Jamie! Non sa cosa Neal mi ha fatto e crede che Henry sia suo figlio.
– Come è possibile?
– È successo come con i miei genitori, ha saputo della nascita del bambino a cose fatte. Non ci vedevamo dal mio matrimonio, era tornato in Scozia per continuare la sua carriera militare. Quando Rumbl è tornato ed è successo tutto quello che ti ho raccontato, ho mandato una lettera a mio fratello, chiedendogli aiuto per un nuovo eventuale ritorno di quel mostro. August si è congedato dall’Esercito Scozzese per venire in mio aiuto e, quando è arrivato, Henry era già diventato mio figlio. Non ha capito cosa fosse successo tra me e Neal, ma si rese subito conto che non conducevamo la tipica vita della coppia sposata.
 – Si direbbe che tuo fratello ti voglia veramente bene … è molto attento a te!
– Si, August è un uomo straordinario, di ottimi principi … in un certo senso ti somiglia, avete gli stessi ideali e siete uomini d’onore.
– Non esagerare Swan! Io sono molto più affascinante di lui!

Killian scherzando su se stesso, le fece l’occhiolino e cercò di riabbracciarla, ma Emma, poggiandogli le mani al petto, lo spinse leggermente indietro, voleva aggiungere altro al suo discorso.

– Nemmeno August mi preoccupa, anzi credo che approverà la nostra unione. È Neal che mi disturba …
- Cosa ti ha fatto Emma?! Se ti ha anche solo sfiorata io …
 - No non è questo … ha iniziato a fare delle illazioni su di noi, niente di grave, ma credo che sospetti qualcosa e temo che possa far storie per firmare l’annullamento …
- Come mai non è venuto anche lui sulla mia nave oggi pomeriggio? Poteva essere un modo per vedere come ci saremmo comportati!
– Avevamo litigato e ha preferito non essere presente, in fin dei conti cosa poteva succedere tra noi con la presenza di mio figlio, di mio fratello e della mia futura cognata?
– Oh Swan! Sicuramente niente di tutto questo …

La strinse di nuovo a sé coinvolgendola in un ennesimo bacio. Emma si separò da lui ridendo.

– Killian … tu non mi farai più uscire da questo passaggio segreto così!
– Effettivamente non ne ho nessuna intenzione!
– No, no, devo proprio andare, i prossimi giorni dovrò convincere il prigioniero di Rumbl a parlare con te. Io non potrò venire qui alla villa, dovrò evitare i sospetti di Neal, ma tu ogni tanto potrai venire a trovare Bardo e sarà possibile incontrarci con Henry e riuscirò a farti sapere qualcosa.

Dovettero salutarsi. Killian aveva riaccompagnato Emma lungo il tunnel pur di stare con lei fino all’ultimo minuto. La vide uscire dal passaggio e richiudere la botola dietro di sé. Quei giorni senza di lei gli sarebbero sembrati di certo infiniti.
 
Avere quel cavallo a disposizione, ventiquattrore su ventiquattro, era una bella comodità. Per l’accudimento continuava ad occuparsene Angus, faceva in modo che il Capitano lo trovasse sempre strigliato e ben nutrito, con i finimenti a portata di mano, in modo che lui stesso, a suo piacimento, potesse bardare il cavallo.
Tornare a quell’ora, così presto, impediva gli sguardi curiosi dei padroni di casa e dei loro figli. Dormivano tranquillamente nei loro letti.
Quella mattina non fu così.

Il Capitano era appena smontato da cavallo e lo stava riportando nella sua stalla. Non si accorse del passo leggero alle sue spalle, ma appena quei piedi leggeri schiacciarono, accidentalmente, dei rametti di legno tra la paglia, i sensi sempre all’erta di Killian gli fecero sguainare la spada in una frazione di secondo, mentre ruotava su se stesso mettendosi in guardia. La spada puntò verso il viso di una spaventata Agnes. Gli occhi scuri dell’adolescente erano sgranati per la sorpresa e lo spavento.

– Piccola! Cosa  ci fai qui a quest’ora?!
– Non avevo più sonno e mi sono alzata per mungere la capra Capitano! Mi sono accorta che avevate preso il cavallo e vi ho visto tornare … vi chiedo perdono … volevo … volevo solo salutarvi e offrirvi questa tazza di latte di capra …

La giovanetta, in effetti, teneva stretta al petto una tazza di coccio con del latte.

– Perdonatemi Voi, gentile Damigella, temo di essere stato scortese puntandovi la spada contro. Avete avuto un pensiero molto carino nei miei confronti …

 Il Capitano per farsi perdonare aveva usato con la ragazzina quel tono ossequioso che non sapeva a lei facesse tanto piacere. Agnes preferiva essere chiamata “Damigella” piuttosto che “Piccola” e quando il Capitano Jones la chiamava così, lei andava in brodo di giuggiole.

“Com’è affascinante!”

Killian rimise nel fodero la spada e la guardò facendole uno dei suoi sorrisi disarmanti.

“È così bello quando sorride!”

Trattenendo un sospiro Agnes gli porse la tazza di latte e il Capitano ne bevve un lungo sorso. Non si era reso conto, fino a quel momento, di aver fame. La notte era stata intensa e gli aveva sicuramente risvegliato un fisiologico appetito.

– Grazie Agnes, è veramente squisito!

Ne bevve un altro sorso.

– Siete stato a trovare la vostra fidanzata?

Per poco non si strozzava con il latte a sentire quella domanda così diretta provenire da una fanciulla innocente come Agnes, almeno innocente per l’età, ma forse era più furba di quello che poteva sembrare!

 – Co - come hai detto?!
– Beh si, siete andato a cavallo di notte e tornate a quest’ora! Ho pensato che aveste una fidanzata segreta!

Quella ragazzina decisamente la sapeva più lunga di quanto fosse consono per la sua età e Killian decretò, tra sé e sé, che sicuramente aveva ripreso la scaltrezza di suo padre Angus! Non poteva certo risponderle esplicitamente e rovesciò la domanda, piegandosi verso di lei con il suo sorriso sghembo e furbo.

– Mia bella Damigella e Voi? Avete un fidanzato segreto?

A quel punto Agnes abbassò timidamente gli occhi e nonostante il suo colorito scuro, Killian non poté non notare il velo di rossore che le comparve sugli zigomi.
La ragazza si riprese subito e gli rispose convinta, guardandolo negli occhi.

– Beh non è proprio il mio fidanzato … per la verità non mi guarda neppure …
- Se neppure ti guarda è uno sciocco … sei una “signorina” molto carina, vedrai che lo conquisterai appena si accorgerà di te!

Agnes lo guardò con un’espressione innocente e speranzosa.

 – Dite veramente? Pensate che un ragazzo mi possa trovare carina?
– Lo sei Agnes, solo un cieco non se ne accorgerebbe, anche se con la tua voce d’angelo se ne accorgerebbe anche un cieco …
 - Temo che lui non se ne accorgerà mai, le piace un’altra …

Killian vide la tristezza ora nei giovani occhi scuri di Agnes e avrebbe voluto farle una carezza sulla guancia, ma si trattenne, non voleva che la ragazzina fraintendesse quel gesto.

– Comunque Capitano, se avete una fidanzata segreta sono contenta per voi e manterrò il vostro segreto!
– Ma cosa ti ha fatto pensare che io abbia una fidanzata segreta?! Non è possibile che mi piaccia passeggiare di notte con il cavallo?
– Noo, avete la faccia felice come Eduard dopo che ha visto mia sorella Anny!

“Colpito e affondato! Decisamente sei una furbacchiona come tuo padre piccola Agnes, possibile che si noti così tanto? Potere dell’amore! Emma! Ha ragione Jeff, sei proprio la mia medicina!”

Restituì la tazza ad Agnes ringraziandola ancora e dopo averla salutata riprese la via del molo. La ragazzina lo seguì con lo sguardo e lo chiamò ancora.

– Capitano Jones!

Lui si voltò sorpreso.

 – Potrei conoscere il vostro nome di battesimo?
– Killian … per servirvi Madamigella!

Le fece un elegante inchino, poi si voltò di nuovo e Agnes fece un sospiro dei suoi.

“Lo avevo detto io che un uomo così bello doveva avere anche un bel nome! Anche Jason è carino, però non mi piace come si chiama e soprattutto non mi piace che non mi veda per niente, quell’idiota vede solo mia sorella, ma ora che c’è Eddy … si accorgerà di me per forza, peccato che non si chiama anche lui Killian, quasi quasi gli cambio io il nome ...”

Con questi “giovani” pensieri in mente, la piccola Agnes fece dietrofront e si rinfilò in casa.


Il Capitano era tornato sulla sua nave. Tutti i marinai erano in attività. L’occorrente per la manutenzione del vascello era ormai in stiva e l’ordine di salpare per la Baia di Lady Barbara era stato dato. Nel suo ufficio l’uomo che, fino a pochi mesi prima, si faceva chiamare Captain Hook, si apprestava ad aggiornare il diario di bordo.
 
“ Anno Domini MDCCXXVI,  giorno XXVI del IX mese,
In data odierna il vascello sarà trasferito nella Baia Mc Canzie, per lavori di manutenzione. L’equipaggio usufruirà dell’ospitalità di Lady Mc Canzie fino a fine lavori.
Note: Il marinaio ferito è stato operato. L’intervento ha avuto esito positivo. Gli necessiteranno un paio di settimane per la convalescenza.
 

Eddy bussò alla porta mentre il Capitano stava rimettendo il diario, rilegato in pelle, nel solito cassetto di sinistra della sua scrivania.

 – Killian, sto per scendere e andare da Sebastian, comincerò questa esperienza sul suo peschereccio …
- Si Eddy, come ti ho detto è una buona idea. Accordati con lui anche per fornirci la possibilità di far la spola dalla Baia di Lady Barbra al Porto. Quando metteremo la nave in secca, l’equipaggio sarà in difficoltà per arrivare al Porto a piedi, è troppo lontano da percorrere in poco tempo, quindi per il pomeriggio, se i marinai vorranno passare la serata alla taverna a divertirsi, non è una cattiva idea avere a disposizione il battello di Sebastian. Accordati per un prezzo adeguato …
 - Sarà fatto Capitano!

 Con un sorriso a trentadue denti, il giovane salutò il Capitano Jones e si apprestò ad iniziare la sua nuova esperienza. Era un piacere per Killian vederlo così entusiasta, pian piano Eddy stava trovando la sua strada.

 
L’operazione del trasferimento del vascello fu veloce, ma non lo stesso fu per metterla in secca. Fu necessario preparare un’ impalcatura  per reggere ed incastrare la nave, con argani per tirarla. Angus contribuì all’operazione insieme ad un gruppo di suoi amici, tutti facenti parte della rete di Emma. Furono necessari carri e cavalli per portare il legname necessario a costruire i ponteggi e a trainare poi la nave. Una settimana fu necessaria solo per mettere in secca il vascello. Per l’incatramatura, la verniciatura e il ricambio del sartiame avrebbero finito per la metà di ottobre.

 Le giornate passarono velocemente riguardo ai lavori da svolgere. Il pomeriggio, grazie al peschereccio di Sebastian, guidato da un Eddy ogni giorno più esperto, l’equipaggio aveva la libera uscita e poteva spassarsela al Porto e cenare alla taverna di Angus. La notte la passavano nelle stanze della Villa di Lady Barbra, si erano sistemati molto comodamente e non mancavano le scorte, per cui Paul poteva preparare ottimi pranzi, grazie anche al pesce fresco che portava direttamente Eddy. Per Killian ciò che sembrava non passare facilmente erano le sue notti. Spesso restava insonne a pensare alla sua Emma. Era una tortura stare senza di lei. In alcuni momenti aveva la tentazione di risalire per il passaggio segreto e raggiungerla nella sua stanza alla rocca, ma non sapeva di preciso quale fosse la sua stanza e non poteva rischiare di farsi beccare come un ladro dai soldati. L’unica risorsa era … andare a trovare Bardo.
 
I giorni di Emma scorrevano nella routine quotidiana. Killian le mancava moltissimo e la sua grande consolazione affettiva era il piccolo Henry. Con Neal il rapporto si era mantenuto distante, ma continuava ad essere molto positivo quello tra Neal ed Henry. La stessa Emma consentiva il mantenersi di quel rapporto, che finalmente si era creato, ma aveva tutta l’intenzione di favorire anche il contatto con il Capitano Jones e attendeva con ansia le sue visite a Bardo, per poter approfittare di quei pochi momenti per vederlo e lasciare che si frequentasse con Henry.

Killian, dopo tre giorni che non vedeva la sua donna, di primo mattino si avviò verso il Porto. Il cavallo era al solito posto e per le nove risalì lungo la Rocca per far visita al suo marinaio. Dopo più di cinque giorni dall’intervento, il musico poteva alzarsi e fare brevi passi, senza più sentire la scheggia d’osso conficcata nelle carni. La ferita si stava rimarginando bene, ma i punti gli tiravano parecchio, cosa normale per la situazione.
Lasciato Bardo, Killian si intrattenne con Frate Benedictus. Lo trovò che accudiva i suoi piccioni viaggiatori. Il Capitano si avvicinò alla gabbia e riconobbe il piccione dalla testolina nera, quello che aveva chiamato Lady Barbra e che infettandolo era stato il Cupido che aveva consentito il rapido avvicinamento tra lui e Barbra-Emma. Chiese il permesso al Frate di potergli dare del mangime. Il piccione lo riconobbe e volò verso di lui prima che prendesse il cibo.

– Avete fatto amicizia con questo piccione in particolare Killian?

Il Frate lo chiamava direttamente per nome, cosa che non disturbava affatto il Capitano, anzi, gli sembrava di conoscere da sempre quell’uomo, gli era familiare e il suo aspetto gli dava un grande senso di rassicurazione.

– Direi che con lui in particolare ho dei … trascorsi.
– Beh si direbbe che questo sia il vostro piccione preferito e da come si comporta, voi siete il suo prediletto. Dovessi liberarlo verrebbe a cercarvi!

Killian sentì una sorta di tenerezza verso quel piccolo pennuto. Gli accarezzò ancora la testa e la schiena, come gli aveva insegnato Emma e poi gli diede del mangime che la bestiola accettò molto volentieri.
Mentre era intento a far tornare nella voliera il piccione, si sentì un vociare allegro scendere per il giardino. Stava arrivando Henry con Emma. Il piccolo corse incontro al Capitano che lo sollevò tra le braccia. Il bambino gli diede un bacio sulla guancia barbuta e Killian sentì mancargli un battito al cuore. Emma si avvicinò con il suo sorriso radioso, felice di vederlo e lui sentì mancare un altro battito al cuore. Si guardarono per un tempo che sembrò infinito, come se fosse la prima volta che scoprivano di amarsi. Henry riportò l’attenzione su di sé.

–Killian! Giocheresti con me con le spade?
– Con le spade?!
– Si, mamma mi ha detto che sei molto bravo e che avete combattuto insieme e che tu le hai insegnato un sacco di trucchi!

Killian guardò verso Emma che arrossì visibilmente.

“Parli di me al piccolo Swan! Sono nei tuoi pensieri … non sai quanto tu lo sei nei miei!”

– Caro Capitano, questo giovanotto ha preso l’abitudine di addormentarsi la sera con un racconto che vi riguarda e a quanto pare siete diventato il suo eroe!
 – Mammaaa!

Henry ebbe un momento di timore reverenziale nei confronti di Killian che lo stava guardando divertito. Notò l’imbarazzo del bambino.

– Henry giocherò volentieri con te, ma non è possibile farlo con spade vere!

Il bambino si riprese immediatamente e sfoderò un sorriso felice.

 – Ma io ho due spade di legno, me le ha fatte zio August, sai a lui piace lavorare il legno e mi fa sempre qualche giocattolino …
 - Se è così, possiamo giocare anche subito …
 - Andiamo sulla terrazza allora, c’è più spazio!

Suggerì Emma.

 – Io vado a prendere le spade!

Henry corse via a prendere le due armi lignee e Killian rimase solo con Emma.

 – Swan muoio dal desiderio di abbracciarti … è  stata una tortura questi pochi giorni senza di te, perché non vieni da me questa notte? Ti prego …
 - Per me è stato lo stesso Killian, non posso prometterti che verrò da te questa notte, ma ti posso annunciare che tra due giorni Lady Barbra dovrà scendere al Porto per la gestione dei suoi empori. Con lei ci sarà il prigioniero del Duca, preparati le domande che vorrai fargli.
– Dove ci vedremo?
– Naturalmente da Angus, dopo l’ora di cena. Sali dal retro e dai due colpi brevi e uno lungo alla porta, sarà il segnale per cui Lady Barbra ti riconoscerà.
– Love, sei sicura di non voler venire da me questa notte? … Mi manchi …
– Oh Killian! Verrei anche in questo momento da te, ma ti ho già detto che sto cercando di evitare problemi con Neal, se tutto andrà bene dopodomani avrò avuto la sua firma.

Killian avrebbe voluto stringerla a sé come suo solito, ma quello non era né il luogo né il momento. Le prese la mano destra e le pose un bacio sul dorso, mentre la guardava intensamente negli occhi. Emma sentì fortemente l’istinto di portargli le braccia intorno al collo e annullare ogni distanza tra loro, ma dovette trattenersi.

– Killian! Mamma! Ho preso le spade cominciamooo?!

Con un sorriso stampato in volto e voltandosi ancora verso Emma, il Capitano le cedette la precedenza per le scale e la seguì avviandosi verso il terrazzo, dove Henry scalpitava per iniziare quella piccola avventura.
 
 
“Due giorni, altri due giorni! Maledizione come passa lentamente il tempo quando non sei con me Emma! Finalmente tra poco sarò da te!”

Killian pensava questo mentre, sorseggiando il suo bicchierino di Rum, guardava verso le scale che portavano al primo piano.
La locanda era piuttosto affollata quella sera, era arrivato un mercantile quella mattina e i marinai, giustamente, si stavano riempiendo la pancia del buon cibo fresco preparato da Mary. Angus aveva il suo bel da fare, tra i clienti al bancone e quelli ai tavoli. Non c’erano le sue figlie ad aiutare, con tutti quei marinai sconosciuti, affamati di cibo e sesso, aveva preferito mandarle a casa della famiglia Fergusson, una delle famiglie della rete di Emma. La Signora Fergusson era una donna timorata di Dio, a quell’ora le sue figlie, con Angel, stavano dicendo le orazioni di ringraziamento per la cena.

 Le tre ragazze scollacciate, che Killian aveva conosciuto quando era arrivato la prima volta a Storybrook, correvano da un tavolo all’altro per servire i marinai e quella che lui aveva gentilmente rifiutato per due volte, ogni tanto gli lanciava sguardi languidi e sorrisi ammiccanti. Il Capitano decise che finito quel bicchierino si sarebbe dileguato, prima che la donna gli si riattaccasse addosso. Vide che era girata ed impegnata a farsi palpare un seno da uno   dei marinai del mercantile, approfittò del momento per depositare una moneta in mano ad Angus, salutare e tagliare la corda. Alcuni dei suoi uomini erano ancora a tavola e mangiavano con gusto l’arrosto di montone che avevano nei piatti. Non vide Eddy, ma immaginò dove potesse essere …

L’aria della sera era piuttosto fresca, il mese di Ottobre era arrivato. Le giornate si erano accorciate e imbruniva presto ormai. Respirò a pieni polmoni l’aria salmastra, quasi a volersi purificare  dal fumo di pipe e sigari  che aveva respirato all’interno della locanda. Non c’era nessuno per strada e sgattaiolò verso il retro dell’edificio, dove la scala esterna conduceva ad una porta del primo piano, la porta della stanza solitamente affittata da Lady Barbra Mc Canzie. Salì con circospezione e giunto davanti all’uscio lo colpi con il pugno, in due colpi brevi ed un terzo lungo.

La porta si aprì nel giro di pochi secondi e una bianca mano affusolata prese la sua attirandolo nel buio della stanza. La sagoma di Lady Barbra si avvicinò alla finestra e ne chiuse le tende. Sapeva bene dove fosse l’acciarino e sprigionò una fiamma con la quale accese il lume sul comodino, vicino alla finestra. Killian si guardò intorno e vide l’uomo incappucciato che in piedi era appoggiato alla parete opposta. Il mantello nero gli arrivava fino a metà gamba e da sotto di esso spuntavano lucidi stivali di cuoio marrone. Non era un uomo molto alto, forse era anziano, era impossibile vederne il viso celato dal cappuccio e dalla poca luce.

 Lady Barbra mandò indietro una ciocca dei suoi capelli nero corvino, prese la lampada e si voltò verso Killian, rischiarando con la luce sia la stanza che il bel volto candido della Principessa Emma Swan. Indossava un panciotto di morbida pelle su una camicia di lino e i pantaloni infilati negli stivali. Killian sentì il solito calore che gli si irradiava nel petto alla sua presenza. Emma era attraente e in quella mise, la trovava provocante, spesso l’aveva rimproverata per gelosia sulla nave, dicendole di preferirla con la gonna. In realtà gli piaceva fin troppo come le stavano quei pantaloni. Barbra-Emma posò la lampada sul tavolo in modo che la luce fosse irradiata uniformemente nella stanza.

 – Lady Barbra i miei ossequi …
 - Ben venuto Capitano!

Jones si voltò nuovamente verso lo sconosciuto e fece un passo verso di lui presentandosi. L’ uomo si staccò dalla parete dove stava poggiato e si portò con gesto femminile le mani al cappuccio, scoprendosi il volto.
 
– Voi?!
– Siete sorpreso Capitano Jones?                   
 
***
Sei anni prima, Aprile 1720. France
 
Nella velocità della corsa, i raggi delle ruote della carrozza sembravano ruotare al contrario. La giornata parigina era limpida, come normalmente ci si sarebbe potuto aspettare nel mese di Aprile. La carrozza risaliva lungo la rive droite de la  Seine.

L’uomo, elegantemente vestito con un pastrano in broccato grigio, su una camicia di seta bianca, che si sporgeva dalla gorgiera, arricchita da una sciarpa, della stessa candida stoffa, annodata alla gola, era l’unico passeggero della carrozza. Altero nella sua postura, sedeva con le braccia tese davanti a sé, le mani sovrapposte l’una sull’altra, poggiate al pomo dorato del suo bastone di ebano. Guardava con sguardo freddo e distante dal finestrino. Si intravvedevano a quell’altezza del fiume Seine, le guglie del meraviglioso Duomo di Notre Dame. L’uomo strinse leggermente gli occhi, mentre un sorriso ironico tirava le sue labbra di per sé increspate da piccole rughe. Pensò alla maestosità di quel Duomo e all’importanza che, chi l’aveva costruito, aveva dato a quell’edificio per onorare la Vergine Madre di Cristo, figlio di Dio, un Dio che lui non venerava. Fu spontaneo per lui avere un ricordo di sua moglie Lady Sara. Aveva espresso più volte il desiderio che suo marito, Lord Rumbl Mc Cassydy, Duca di Arran e Reggente della Penisola di Storybrook, la portasse con sé in viaggio a Paris.

“Donna fissata e scioccamente debole, attaccata a quell’ inutile Rosario!”

Rumbl ricordava benissimo il “pio“ desiderio di sua moglie di volersi inginocchiare, una volta in vita sua, davanti all’altare maggiore di Notre Dame de Paris. Aveva lasciato che restasse solo un “pio desiderio” della donna. Doveva riconoscere che era stata bella da giovane, l’aveva desiderata per un periodo della sua vita, ma non l’aveva mai amata come lei avrebbe voluto. Trasferendosi nella Penisola di Storybrook l’aveva lasciata a se stessa e alle cure per suo figlio, lui aveva altro da fare e da pensare. Quando era ripartito per la Scozia la prima volta, il loro bambino aveva tre o quattro mesi. Era una noia vivere a Storybrook ed era una noia peggiore vivere con sua moglie Sara. Non era una donna interessante, pur colta, non aveva un intelletto stimolante; la sua avvenenza era sparita con la gravidanza ed egli non aveva più provato interesse fisico per lei. Gli affari lo avevano richiamato in Patria. Era riuscito a crearsi un rapporto di grande fiducia con il Re, grazie all’affascinante, seducente e  manipolativa Lady Cora Di Mills.

 Adorava Cora, per il suo modo di essere senza scrupoli, sfacciata, pronta a sperimentare ed esplorare lascivamente ogni forma di attività sessuale. Aveva passato anni con lei, i migliori anni della sua gioventù, mentre a  Storybrook suo figlio veniva allevato da Sara, nei suoi principi di donna debole e bigotta. Ricordò quando, dopo quattro anni, era tornato da sua moglie. L’aveva trovata in giardino, seduta tra l’erba, con Neal che gironzolava in cerca di fiorellini. Solo il ricordo, del bambino in quell’attività, gli provocò una smorfia di disgusto. Il piccolo aveva unito, con una certa maestria manuale, i gambi delle margherite e ne aveva fatta una collana. Sembrava così stupidamente orgoglioso di se stesso quando la portò a sua madre!

– Mamma guarda che bella collana …
- Oh amore della mamma! Sei stato bravissimo! È un gioiello bellissimo!
-  È  bella come te mamma!

Neal aveva posto la collana sulla testa di sua madre e i fiori pendevano tra i suoi capelli castani abboccolati.

 – Sei la mamma più bella del mondo!

Si era buttato tra le braccia amorevoli di sua madre e aveva tempestato le sue guance di baci. Ridevano sereni.

Non aveva sopportato quella scena! Che razza di maschio stava crescendo quella donna?! Alla sua età egli andava a caccia di uccellini. Era bravissimo con la fionda e se trovava un nido lo batteva a terra per avere un bel bottino in un colpo solo! Altro che raccolta di margherite!

Si era avventato su Neal improvvisamente, loro non si erano accorti del suo arrivo. Lo aveva strappato dalle braccia di sua madre e lo aveva picchiato selvaggiamente, urlandogli che un uomo non raccoglieva fiori, un uomo doveva essere duro! Il bambino lo guardava con gli occhi castani sgranati, terrorizzato e con il braccino istintivamente piegato verso la testa per proteggersi dalla furia di suo padre. Lady Sara piangeva disperata, cercando di togliergli il figlio di mano, ma ricevette un colpo al lato della bocca con il pomo del bastone di suo marito. Neal vide il sangue sgorgare dalla bocca di sua madre e urlò ancora più terrorizzato. Lui lo scaraventò a terra e Neal perse i sensi.

“Un debole come sua madre e tale è cresciuto, razza di idiota! Ma presto tornerò di nuovo a Storybrook. Milha sta per partorire mio figlio. Sarà diverso, sarà come Milha”.

La carrozza continuava il suo percorso dirigendosi verso la Bastille. Rumbl guardò ora verso il finestrino di destra e ammirò la fortezza.

“Chi mai potrà abbattere una simile costruzione? Inespugnabile in tutto e per tutto!”

Ripensò alla sua fortezza di Arran, dove aveva portato Milha. Nessuno avrebbe mai potuto liberarla da lì, neppure il suo innamorato, se mai l’avesse ritrovata!
Milha era l’unica donna che gli aveva fatto perdere completamente la testa invita sua.

“Quella è una vera donna! Ha carattere, coraggio e sa tenermi testa! È un grandissimo piacere dominarla e soggiogarla o almeno provarci, visto che ancora non ci sono riuscito, se non con le catene per tenerla ferma”

Aveva rapito la ragazza da alcuni mesi. Aveva iniziato con il farle una corte serrata, ma lei non ne aveva voluto sapere nulla. Lo aveva offeso in più occasioni e presto aveva scoperto il motivo del suo rifiuto. Era innamorata di un marinaio, un giovanotto pur piacente in effetti, ma quando si era tolto di mezzo, ripartendo con la sua nave, gli aveva dato la possibilità di rapirla. Avrebbe desiderato tanto che lei gli si concedesse di sua spontanea volontà! Voleva essere amato da quella splendida giovane bruna, dagli occhi grigi come le nuvole in tempesta. La tempesta non era solo nei suoi occhi, era anche nel suo carattere. Non aveva nessuna intenzione di essere sua. L’aveva colpita e solo quando aveva perso i sensi l’aveva potuta rendere sua. Ne aveva fatto la sua schiava sessuale. La drogava per poterla tenere legata ad un letto e usarla a suo piacimento. Se non era sedata era come una tigre, non si arrendeva mai, scalciava, graffiava e mordeva. Le aveva chiesto più volte di dirgli che l’amava e lei rispondeva sempre che avrebbe amato per tutta la vita solo il “suo Killian”. Era arrivato ad odiare quel nome e il giovane che lo portava. Esasperato aveva appeso ai ceppi la ragazza dopo averla denudata. Con il gatto a nove code le aveva intimato infinite volte di dirgli che lo amava. Ogni volta che lei diceva “Amo Killian”, lui la colpiva. Non aveva mai detto ciò che voleva sentirsi dire e aveva dovuto smettere di frustarla, solo perché era svenuta per i tagli, talmente profondi da arrivare a toccare le costole. Aveva chiamato un cerusico di sua fiducia per ricucirle i lembi di carne. Non aveva emesso un lamento, aveva sofferto in silenzio. Per l’ennesima volta le aveva chiesto di dirle che lo amava e lei fiera aveva risposto con gli occhi lucidi per la febbre:

- Potrai anche strapparmi il cuore, ma non strapperai da me l’amore per il mio Killian, non potrò mai amarti, sei un mostro, non sarai mai come lui!

L’aveva schiaffeggiata e l’aveva lasciata legata su quel pagliericcio per tre giorni, senza acqua e senza cibo.
Era una donna di tempra forte, era sopravvissuta. Cosa le desse quella forza per lui era incomprensibile. Dopo un mese fu Cora a scoprire che Milha era incinta e iniziò per gelosia a fare illazioni su quel bambino. Sosteneva che non fosse suo figlio, bensì figlio del giovane Killian Jones.
Non era possibile, Milha non voleva assolutamente quel figlio, gli chiese più volte di ucciderla, era disperata, diceva che non voleva il figlio di un mostro, perché con suo dispiacere quello era figlio suo e non del suo amato Killian. Non voleva portare in grembo quella creatura e tentò di tagliarsi i polsi.

Se Milha non voleva quel bambino, Rumbl invece lo voleva con tutto se stesso. Probabilmente quando sarebbe tornato da Paris avrebbe trovato il piccolo tra le braccia di sua madre! Aveva chiesto a Cora di accudire Milha in quell’ultimo periodo, mentre compiva quel viaggio d’affari per il Re Guglielmo D’Orange. Non era riuscito più in quei mesi a possederla, non le piaceva più il corpo di quella donna, così trasformato dalla gravidanza. Quella pancia prominente, ogni giorno di più, gli faceva senso. Fortuna che Cora era comunque disponibile a saziare le sue voglie!
 
La carrozza continuava il suo viaggio per le strade di Paris, mentre il Duca viaggiava nei ricordi. Si approssimava intanto la sua meta: Parc des Buttes Chaumont.
Oltre il Parco si stagliava, lussuoso, il palazzo del Visconte Jean Baptist Lafite. Il Visconte era uno dei maggiori produttori di vino e champagne della Francia. Lo stesso Re Luigi XV, detto il Beneamato, aveva gustato il famoso Bordeaux Chateau Lafite, annata 1670 e di persona aveva voluto definire quel vino “Le Vine du Roi”.
Re Guglielmo amava i vini francesi e il Duca si era impegnato a procurargliene una buona scorta, oltre a un centinaio di casse di Bordeaux Lafite, gli accordi stipulati per lettera, con il Visconte Jean Baptist, prevedevano cinquanta casse di Blanc de Noirs Bollinger Vieilles Vignes e dell’ottimo Dom Pérignon Rose Brut.

 
Il Duca era atteso e arrivò puntualissimo all’alto cancello del parco che circondava il palazzo. Il cancello venne aperto e un paggio si avvicinò alla carrozza per porgere i saluti allo stimato ospite del suo padrone. La carrozza avrebbe percorso ancora un breve tratto nel viale che attraversava il parco, prima di fermarsi definitivamente nel piazzale antistante l’entrata della dimora di Lafite.

Rumbl, leggermente sporto dal finestrino, ammirava la disposizione delle aiuole, lavorate con siepi curate artisticamente, al punto da sembrare ricami. Il Visconte era un uomo chiaramente molto ricco. Di lui Il Duca sapeva che era vedovo ormai da cinque anni e padre di una sola figlia di circa diciannove. Dopo la morte della moglie era caduto in depressione e aveva iniziato a bere smodatamente e spesso a giocare a carte con esose perdite economiche. A Rumbl era necessario conoscere bene le persone con cui doveva fare affari, erano soprattutto le loro debolezze che lo aiutavano ad ottenere “Accordi” estremamente vantaggiosi, per lui ovviamente!

Così sporto dal finestrino, preso dalle sue riflessioni e macchinazioni, all’improvviso la vide …

La leggiadra visione, di bianco vestita, indossava un delizioso cappellino in organza bianca e nastri azzurri, su lunghi capelli castani dai riflessi mogano. Passeggiava nel giardino con un ombrellino da sole in una mano e un libro aperto nell’altra. Al passaggio della carrozza, la giovane distolse l’attenzione dal libro e incrociò lo sguardo dei suoi occhi azzurri con quelli scuri del Duca. Mai egli aveva visto un viso che trasmettesse l’idea della purezza, come quello della giovane,  un sentimento di tenerezza invase il suo animo oscuro. Un sentimento che non aveva mai provato in vita sua. La giovane gli sorrise e gli sembrò che la pace avvolgesse il suo cuore. Continuò a guardarla, finché diventò una figura piccolissima per la distanza. Si chiese cosa fosse ciò che stava provando. Aveva vissuto la passione e il desiderio per Milha, come il sentimento più forte che avesse mai provato, aveva conosciuto l’ira, l’odio, la crudeltà della gelosia, la perversione con Cora, ma la tenerezza non era da lui, non l’aveva mai provata nemmeno per suo figlio Neal. Cosa aveva quella giovane per fargli un simile effetto e chi era?

Giunse nel piazzale antistante l’entrata e dalle scale scese velocemente il Visconte Jean Baptist in persona.

– Mon cher ami, soyez le bienvenu! Sono onorato di conoscervi caro Duca e sono onorato di poter accontentare Sua Grazia Re Guglielmo!

Il Visconte era un uomo alto e robusto, dal viso rubicondo. Fisicamente era quasi il doppio di Rumbl, ma sicuramente era meno scaltro di lui.
Il padrone di casa fece accomodare l’ospite nel suo elegantissimo studio e definirono in dettaglio quanto avevano accordato per lettera. Il Visconte versò in due calici, di cristallo intagliato, del Bordeaux Chateau Lafite, il suo ospite non avrebbe potuto acquistare se non avesse gradito quel gustoso e pregiato vino! Il Duca fu molto soddisfatto e ordinò delle casse in più per la sua riserva personale. Il Visconte suggerì di restare a pranzo per degustare meglio il vino con l’arrosto e Mc Cassydy accettò volentieri.
Si sentì un timido bussare alla porta e Jean Baptist diede il permesso di entrare. Per la seconda volta, nel giro di meno di due ore, gli occhi azzurri di quella giovane incontrarono quelli scuri di Rumbl.

 
Era turbato, veramente molto turbato. Nuovamente seduto nella carrozza, guardando dal finestrino, non vedeva la città, ma il volto puro di quella giovanissima ragazza. Non poteva sopportare quel sentimento di tenerezza che ancora aveva nel cuore, doveva distrarsi, voleva qualcosa di più forte, di meno puro. La sua oscurità era così irrimediabilmente attratta dalla luce di quella purezza! Voleva sfuggire a quell’attrazione, doveva trovare altra oscurità.
Ordinò al cocchiere di dirigersi verso  Montmartre. Poteva capitare qualche buon affare da quelle parti. Molti giovani pittori, di belle speranze, vivevano e lavoravano lì, spesso erano squattrinati e disperati e vendevano a quattro soldi le loro opere pur di mangiare un tozzo di pane. Rumbl sperò di trovarne uno con queste caratteristiche, ma con talento.

Scese dalla carrozza e si ritrovò sotto la chiesa de Le Sacre Coeur, che dominava il quartiere, uno dei più malfamati di Paris. Gironzolò per un pezzo, guardando bottegucce e quadri poggiati per strada. Qualcosa colpì la sua attenzione, si avvicinò e rimase estasiato di fronte al realismo di quell’opera.

– Le piace Monsieur?

Un giovane bruno, dai capelli lunghi sul collo, spettinato e ben poco curato, gli si avvicinò per offrirgli il quadro.

– Se vi piace vi faccio un ottimo prezzo, sono arrivato da poco a Paris e vorrei farmi conoscere, un “Signore” come voi potrebbe farmi una buona pubblicità!
 – Quanti anni avete giovanotto?
– Ventisette Monsieur!
– Qual è il vostro nome?
– Pierre Subleyras, per servirvi Monsieur!
– Se il prezzo è conveniente, mio caro, mettete pure la firma sulla tela e io la comprerò!

Il giovane pittore non se lo fece ripetere due volte e firmò il suo lavoro.

– Come avete intitolato il quadro?
– “La Venere nera” Monsieur!
– Avete usato una modella o è di vostra fantasia?
– Oh Monsieur! È una situazione reale, da come potete notare i giochi di luce sulla pelle nuda della donna!
– Questa donna esiste?!
– Ma oui Monsieur, è Tamara, una delle prostitute più quotate dei bordelli di Montmartre!
– Mi farebbe piacere conoscerla … mi indichereste il posto?
– Certamente Monsieur, se la conoscerete non ve ne pentirete, è una vera professionista nel suo campo!

Il Duca pagò per il quadro e il giovane Pierre lo accompagnò al bordello dove lavorava Tamara. Salutandosi sull’uscio, il Duca disse al giovane:

– Ho un certo occhio per le opere d’arte e i beni patrimoniali in genere, vi posso assicurare che un giorno sarete famoso per la vostra capacità di ritrarre i nudi femminili …
Il ragazzo lo ringraziò e andò via, non si videro mai più, ma su di lui Rumbl aveva visto giusto …

 
Nel bordello le luci erano soffuse e c’era una certa confusione tra corpi seminudi di donne e altri di uomini che avevano ceduto ad amplessi sfrenati nella sala comune. Rumbl si guardava intorno, cercando la ragazza dalla pelle nera ritratta nel quadro appena acquistato.

 – Cerchi qualcuna in particolare tesoro?

La tenutaria del locale, una donna molto abbondante, in evidente sovrappeso, con due enormi seni che le straripavano dalla scollatura slacciata, sopra il corsetto e i capelli castani ricciuti e spettinati, si presentò al Duca con le mani sui fianchi.

– Si … Madame?
- Chiamami pure Madame Rose, bellezza!
– Bene Madame Rose, chiamatemi pure Signor Duca!

La donna, intimorita dallo sguardo gelido dell’uomo si ricompose.

– Pardon Monsieur, come posso aiutarvi?
– Mi hanno parlato molto bene di Mademoiselle Tamara …
- Certo è da me, solo il meglio nel mio locale, ma … è molto costosa Monsieur. 
– Vale il suo costo Madame Rose?
– Vi garantisco che se la proverete ne sarete pienamente soddisfatto, dovrete però pagare in anticipo, è la regola della casa …

Il denaro era l’ultimo dei problemi del Duca, pagò la tenutaria e fu introdotto in una stanza privata, arredata in un modo meno volgare, ma con tutta l’aria di una stanza da letto da bordello. Alle pareti erano appesi diversi quadri che ritraevano scene indubbiamente sessuali, con amplessi ritratti in posizioni a dir poco “fantasiose”. Tamara era sul letto, con le gambe da gazzella che si intravvedevano dall’apertura dell’abito che indossava. Si alzò dal letto per dirigersi sinuosamente, come una pantera, verso il nuovo cliente. Rumbl la trovò molto sensuale e desiderabile, sentì montare l’eccitazione.
Il vestito di Tamara era a righe verticali, verdi e gialle, sgargiante e donava molto alla sua pelle nera. Il davanti della gonna era ampiamente aperto, sotto il corsetto non portava la culotte e mostrava visibilmente il Monte di Venere. Le sue splendide gambe erano vestite con calze di seta trasparente, fermate alla coscia da giarrettiere di pizzo verde. Aveva un viso ovale, dalla pelle molto liscia e gli occhi neri, leggermente a mandorla. La bocca, molto carnosa, fece venire in mente a Rumbl delle possibilità di prestazioni professionali della ragazza, per lui molto interessanti. La donna si strofinò al cliente con fare seduttivo e iniziò a togliergli il pastrano.

 – Rose dice che siete un Duca … ne ho conosciuto uno nel Maine due anni fa, sposò la mia padrona, anche se non era proprio una padrona per me, mi aveva infatti liberata dalla schiavitù e mi dava uno stipendio come dama di compagnia!
– Venite dalle Americhe quindi?
– Esattamente?
– Come siete finita da queste parti, avevate una buona posizione!
– Sono una cattiva ragazza!

Tamara continuava a denudare il Duca, mentre egli aveva iniziato ad esplorare le sue grazie.

– Mi piacciono le cattive ragazze!

Le prese un polso e lo ruotò violentemente dietro la schiena della donna, facendola gridare di dolore. Le urla di dolore lo stimolavano ed eccitavano ancora di più. La spinse sul letto a quattro zampe e prese il divertimento che voleva. Tamara era avvezza ad ogni tipo di depravazione e da “cattiva ragazza”, come si era autodefinita, diede ampia dimostrazione al Duca che il prezzo che aveva pagato era meritato.

Pienamente soddisfatto, alla fine, Rumbl giaceva nel letto fumando un sigaro. Non aveva voglia di parlare, ma Tamara, che aveva goduto, inaspettatamente, con lui, gli fece delle confidenze.

– Duca Mc Cassydy … era vostro figlio che ho conosciuto …
- lo hai conosciuto allo stesso modo tesoro?
- Più o meno … ma voi … siete decisamente più … abile Rumbl, vi preferisco. Neal mi ha spezzato il cuore e prima o poi lui e la candida Emma, me la pagheranno …
- Mi sei piaciuta molto Tamara, che ne dici di partire con me per la Scozia? Sarai a mia disposizione, per il mio e per il tuo divertimento … ti piacciono le donne?
– Non disdegno una bella donna se paga bene!
– Abbiamo un accordo quindi!
 
L’oscurità era nella sua anima e ne aveva incontrata altra. Uscito dal bordello, con un accordo stipulato con Tamara, si rimise in carrozza e improvvisamente il suo pensiero tornò al dolcissimo e puro viso della giovane che aveva conosciuto poche ore prima.  Qualcosa continuava ancora a chiamarlo verso di lei
“Basta! Ho deciso, deve essere mia a qualsiasi costo, anche se suo padre non lo permetterà mai! In fin dei conti lo posso capire, potrebbe essere mia figlia per quanto è giovane! Quella sua purezza potrà rigenerarmi. Con lei al mio fianco ritroverò prestigio nei migliori salotti di Londra, se non vorrà concedermi la sua mano, troverò un altro modo!
 
***
Gli occhi azzurri di Killian erano puntati in quelli egualmente azzurri della giovane donna che si era appena rivelata.

– In effetti sono molto sorpreso Lady Belle, non mi sarei mai aspettato che il prigioniero di Mc Cassysy foste voi!
– Vi capisco Capitano Jones, purtroppo ho imparato dalla vita che le cose che ci possono sorprendere non sono mai abbastanza!

Killian vide negli occhi della giovane una tristezza che non aveva notato precedentemente, quella tristezza gli disse che aveva molto sofferto.

– My Lady, vi ringrazio della vostra collaborazione anticipatamente … temo che le mie domande potranno riportarvi ricordi spiacevoli e non ho intenzione di turbare il vostro equilibrio, quindi se volete … concludiamo prima di iniziare …

Belle sorrise commossa.

– Emma mi aveva descritto il vostro modo di essere attento e sensibile Killian, lo state dimostrando anche con me ora … ve ne ringrazio e a maggior ragione, per Henry e per Voi … risponderò alle domande che vorrete porgermi.
– My Lady, alla condizione che mi interrompiate se sarete troppo turbata.

Belle fece un gesto di consenso con il capo.

– Da quando conoscete il bambino?
– Sono arrivata in Scozia sei anni fa, Henry era appena nato, aveva forse si e no due settimane.
– Avete mai visto sua madre, l’avete conosciuta?
– No Killian, non ho mai visto il piccolo con la madre, non l’ho conosciuta. Henry era posto in una culla nella stessa stanza dove ero rinchiusa. La donna che veniva a nutrirlo non poteva essere sua madre, era di razza africana, quindi scura di pelle e lo nutriva con latte di capra. Ad un certo punto ho chiesto di nutrirlo io e me lo hanno consentito, quella donna non aveva nessun istinto materno e ogni volta che gli dava il latte temevo che lo soffocasse. Lo prendevo spesso in braccio quando piangeva e gli parlavo, era così solo … come ero sola io …

A Belle vennero le lacrime agli occhi nel ricordare, Emma velocemente le cinse le spalle con il braccio e la strinse al suo fianco, dandole la forza per continuare.

– Era un bambino così buono … piangeva solo per i suoi bisogni. Quando era sveglio e non aveva fame, era molto presente, come oggi è vivace, si vedeva che era un piccolino molto intelligente …

Furono Killian ed Emma ad essere commossi nel riconoscere quelle caratteristiche del bambino che ambedue amavano.

– Vi hanno mai detto chi erano i suoi genitori?
– No, non direttamente … Non vedevo molte persone … ma ascoltavo … un giorno ho sentito Lady Cora che si arrabbiava con il … Duca …
 - Cosa diceva se non sono indiscreto?
– Era gelosa dell’interesse che il Duca aveva per me e diceva che non voleva che finisse come con l’altro suo capriccio alla quale aveva fatto fare il bambino nella mia stanza …
- Lui ha risposto qualcosa?
– Si, ha detto: “Con Belle è diverso rispetto a Milha …”

Killian sentì il cuore fermarsi per una frazione di secondo, era quello che voleva sentire.

– Siete sicura di aver sentito così Belle, si riferivano proprio al piccolo che era con voi?
– Si Killian, proprio lui …
- Lo avete mai perso di vista, ne siete stata separata, potrebbe essere stato scambiato da quel momento?
– No Henry è lo stesso bambino che avevo con me, gli occhi sono inconfondibili e accudendolo, lavandolo avrei riconosciuto i piccoli segni del suo corpicino tra cento altri bambini! Se sono sopravvissuta è stato per lui e se lui è sopravvissuto è stato per me. Cora voleva ucciderlo … era venuta con un pugnale nella stanza, l’ho colpita e sono fuggita con il piccolo. Barba Nera mi ha catturata e rinchiusa nella sua nave, finché non è arrivato il Duca per partire. Era stato lui a dirgli di portarci sulla nave, voleva salvarci dalle grinfie di Cora e tornare a Storybrook, diceva di voler far di me la sua nuova moglie …

Per Killian fu ancora più chiaro che Belle aveva vissuto un incubo che lui neppure riusciva ad immaginare, ma avendo visto lo scempio che era stato fatto della sua povera Milha, forse Belle era stata più fortunata, era viva e presto avrebbe sposato l’uomo che amava veramente e che, come aveva notato, la ricambiava con amore e stima.

– Vi ringrazio infinitamente Belle, ora ho la certezza che Henry è figlio della donna che amavo.
 – Mi dispiace molto per lei Killian … Emma mi ha raccontato, ma non mi aveva detto il suo nome … Milha quindi …

Il Capitano annuì tristemente con il capo. Emma sentiva il cuore gonfio per lui, ma contemporaneamente era felice che quel piccolo era Henry ed era salvo, come lo stesso Killian aveva sperato. Aveva portato a termini la missione di ritrovare il bambino di Milha, aveva mantenuto anche quella promessa.
 

Belle si congedò per tornare alla Rocca.
Emma e Killian rimasero nella stanza affittata da Lady Barbra. Guardavano verso la porta che si stava chiudendo alle spalle di Belle. Poi Killian si voltò verso Emma con un sorriso felice sul volto. Ora sapeva la verità su Henry e aveva Emma lì con lui. Corse verso di lei per abbracciarla, come non faceva da troppo tempo, ma lei alzò la mano sinistra per bloccarlo. Il sorriso si spense sul volto di Killian, ciò che aveva notato in quel movimento aveva solo un significato … sentì una crepa attraversargli il cuore e riuscì a dire solo:

- Perché questo Emma?!
 
(continua…)


 
Angolo dell’autrice
Il capitolo non finisce qui, questa volta l’ho diviso in due parti. Spero di non essere stata troppo dura con le scene ed il linguaggio, forse il quadratino rosso è più opportuno dell’arancione, non so …
Comunque per chi è troppo sensibile sconsiglio di leggere la seconda parte. Ci avviciniamo all’epilogo e alla fine dovrete aiutarmi a prendere una decisione. Per ora non vi dico altro. So che molti sono in vacanza, ma chi vorrà leggere e recensire, dandomi un parere, mi farà molto piacere. Come al solito vi chiedo cortesemente di descrivermi le vostre sensazioni e sentimenti durante la lettura, anche di questo vi darò una spiegazione alla fine.
Un caro saluto a tutti e buone vacanze dalla vostra Lady Lara
 
 
 
   
 
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