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Autore: Onaila    18/07/2016    2 recensioni
La trama vede Clarke e Lexa nel nostro mondo, una un medico e l'altra un CEO, sono entrambe legate ad un avvenimento che in un modo o nell'altro a scombussolato la loro vita.
In questa storia vedrete una Clarke inerme di fronte all'odio che Lexa prova nei suoi confronti e una Lexa che non riesce a perdonarle il torto recatole.
Spero che sia di vostro gradimento e che continuerete a seguirmi anche nei prossimi capitoli.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Costia, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NA: All'inizio di ogni paragrafo troverete il nome del Point of View del personaggio, buona lettura
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LEXA


Quando Lexa finì di leggere l'articolo rimase sconvolta.
Il Signor Griffin era stato assassinato durante una rapina ad un negozio di alimentari e una Clarke di a malapena otto anni l'aveva visto spegnersi davanti ai suoi occhi senza poter far nulla.
I giornalisti riportavano anche una foto in cui era interamente imbrattata con il sangue del padre.
Si ricordò del loro incontro della sera prima, dei suoi occhi privi di emozione e non poté non domandarsi che cosa le era accaduto.
Che ne fosse stata lei la causa?
<< La Signorina Blake la sta attendendo in sala riunioni >> la segretaria richiamò dai suoi pensieri e Lexa si accigliò << Non ho alcun appuntamento con lei questo pomeriggio >> << Dice che non se ne andrà finché non parlerà con lei >> Lexa posò la tazza di caffè che stava bevendo e si alzò per raggiungerla.
<< Ha bisogno di qualcosa? >> domandò, ma lo sguardo che ricevette le fece capire che non era lì per discutere di affari << Non pensi di star esagerando?! >> le gridò contro e Lexa fu grata che quella stanza fosse insonorizzata << Non capisco a cosa ti stai riferendo >> rivelò aggiustandosi i gemelli del completo nero << Farla scacciare dall'albo, davvero? E poi magari portarla anche al suicidio! >> solo con quelle parole Lexa riuscì a capire a chi si stesse riferendo e sembrò che tutto il mondo le crollasse addosso, perchè in un modo o nell'altro finiva sempre con l'incrociarla?
<< La...tua amica..è la Dottoressa Griffin? >> Octavia strinse le mani a pugno << Ommidio... >> la vide sedersi e sbiancare << ...Non lo sapevi >> Lexa scosse la testa << Avevo richiesto una ricerca su di te, così da potermi scusare con la tua “amica”, ma non credevo fosse lei... >> Octavia quasi gongolò per essere riuscita a provocarle quella reazione << E immagino che ora lo farai >> << No.. >> gli occhi cerulei si voltarono verso la ragazza freddi come ghiaccio << Non lo farò...ma non la denuncerò nemmeno all'albo dei medici >> Lexa si rialzò riprendendo il controllo e indossando nuovamente la maschera d'ufficio << Lei sta male per quello che è successo e io sono stanca di vederla in quello stato >> inveì Octavia avvicinandosi minacciosamente alla donna << Non è forse quello che si merita? >> fece l'altra senza distogliere lo sguardo anche se leggermente scocciata dalla troppa vicinanza della ragazza << Davvero lo pensi? >> chiese Octavia con tono di delusione, allontanandosi un poco rattristata << Certo, che lo pensi >> aggiunse non ottenendo alcuna risposta << Perché non dovrei farlo?Non è forse colpa sua se Costia è morta? >> Lexa ricordava ancora chiaramente le parole della Dottoressa Griffin appena uscita dalla sala operatoria << E la stai punendo per questo >> << Si sta punendo da sola, lei si è iscritta alla Costia Foundation, non l'ho costretta io...e fidati se ti dico che era meglio anche per me non rivederla >> il cellulare di Lexa suonò annunciando l'arrivo di un messaggio da parte della Fondazione e senza esitazione lo aprì, ignorando la donna di fronte a lei che invece era rimasta sconvolta da quanto sentito.

Non so come ci siate riuscita Signorina Natblida, ma la Signorina Griffin ha ritirato la propria iscrizione”

Night

Lesse e Lexa si accigliò << Bene, sembra che tutto si sia risolto nei migliori dei modi >> fece poi tornando a guardare Octavia << Perché? >> chiese con un insieme di odio e confusione << Perché la sua amica ha fatto quanto richiesto e ha ritirato la sua iscrizione >> Lexa rimise il telefono in tasca avvicinandosi alla ragazza tendendo la mano << E' stato un piacere parlare con lei >> << Sei un'egoista figlia di puttana! >> insultò Octavia riprendendo la propria giacca prima di uscire, senza salutare.
Era ovvio che Octavia non fosse portata per gli affari e ora cominciava a capire il perché fosse il fratello a capo dell'azienda di famiglia.
Lexa tornò nel suo ufficio, dove la stava attendendo il suo avvocato per discutere delle azioni che l'Azgeda Corp. aveva messo in vendita nel vano tentativo di risanare il proprio debito.

CLARKE


Clarke si sentiva esausta dopo il bypass aorto-coronarico che aveva effettuato, sopratutto perché durante tutta l'operazione aveva dovuto spiegare ogni passaggio agli stagisti che avevano deciso di fare il tirocinio al Saint Louis, così si diresse nel reparto neonati, dove il silenzio era d'obbligo e si sedette per terra, massaggiandosi il collo.
Appoggiò la testa al muro ripensando al volto finto dispiaciuto della fondatrice di qualche settimana fa.
Probabilmente Natblida le aveva parlato di lei, rivelando chi era e condendo il tutto con l'odio naturale che provava nei suoi confronti.
Chiuse gli occhi cercando di rilassarsi contro la parete quando il suo cerca-persone cominciò a suonare incessantemente e con fatica si rialzò in piedi dirigendosi al pronto soccorso.
Un'infermiera era sopra un paziente mentre lo stavano trasportando e continuava a far pompare il sangue << Che cosa è successo? >> << Rapina a mano armata, colpo d'arma da fuoco, penso che abbiano perforato il polmone >> telegrafò scendendo dal lettino, quando il cuore tornò a pulsare << Bisogna drenare il sangue >> informò Clarke prendendo lo strumento e cominciando a testare l'addome del ragazzo privo di sensi, prima di inserire l'ago e dopo poco del copioso liquido rosso cominciò a defluire da lui << Preparate la sala >> ordinò lasciando l'ago in mano ad un infermiere, mentre controllava se ci fossero altri traumi esterni << Clarke se vuoi può occuparsene qualcun altro >> fece il traumatologo Murphy conoscendo il passato della ragazza, ma quest'ultima scosse la testa << Non è la prima volta che lo faccio >> il giovane uomo le si avvicinò il sufficiente da far sì che fosse solo lei a sentire ciò che gli stava per dire << Certo Clarke, ma sai che giorno è oggi, non vorrei che.. >> Clarke si voltò di scatto freddandolo con lo sguardo << Riesco a dividere la vita privata dal lavoro >> ribatté dirigendosi poi in sala operatoria insieme al paziente.
Non c'era bisogno di ricordarle che giorno fosse.

<< Stavolta ho ricordato i fiori >> fece posandoli sulla lapide << Scusami per quella sera, ma non ero in me... >> la ragazza si inumidì le labbra nel mettere le mani nelle tasche del giacchetto nero << Tra poco dovrò tornare a lavoro...sai credo che mamma avesse ragione >> Clarke si passò una mano tra i capelli ravvivandoli << Credi che riuscirò mai a superarlo? >> fece un lungo sospirò prima di depositare un piccolo bacio con la mano sulla tomba del padre << Prometto che ti farò visita più spesso >> disse ricordandosi come da piccola avesse il terrore di avvicinarsi temendo che “gli uomini in nero” potessero farle del male.
Si stava incamminando verso la macchina quando notò una berlina nera parcheggiata vicino ad essa, da cui vide scendere Natblida.
Clarke la ignorò dirigendosi verso l'auto quando l'altra le si parò davanti << Ho ritirato la mia iscrizione come hai richiesto! >> fece stanca alzando gli occhi al cielo e indietreggiando di un passo << Non sono qui per parlare di questo >> la ragazza si accigliò << Ho bisogno che tu mi venda le azioni che hai acquistato qualche anno fa >>.

 

LEXA


Non era possibile che dovesse farlo << Scordatelo Lincoln! Non andrò da lei a supplicarla di vendermi le sue azioni, non lo farò mai! >> esclamò Lexa maledicendo ancora una volta le incapacità di Nia Strong negli affari << Se non lo farai, non avrai mai il cinquantuno percento >> << Ma io ho acquistato l'Azgeda! Dovrei già avercelo! >> Lincoln scosse la testa << L'Azgeda ti ha promesso la percentuale più alta fra gli azionisti >> Lexa si massaggiò lentamente le labbra nel voltarsi sulla sedia appoggiando il braccio sulla scrivania << Va bene, vedrò cosa posso fare >> fece infine mentre il ragazzo cominciava a raccogliere i documenti che aveva sparso sul tavolo << Potresti comunque dirigere l'Azgeda anche senza quelle azioni >> << Sì, ma non smontarla >> ribatté infastidita dal fatto che la sua strada dovesse continuare ad intrecciarsi con la Dottoressa Griffin << D'accordo, fammi sapere cosa avrai deciso alla fine >> concluse Lincoln alzandosi e dirigendosi alla porta << Arrivederci >> salutò lui ricambiato da un gesto vago dell'amica, troppo intenta a macchinare chissà che piano.
In realtà Lexa non sapeva che cosa fare, del resto l'aveva trattata male perché mai avrebbe dovuto venderle le sue azioni?
E sopratutto perché proprio lei doveva avere quelle che le servivano?
Si alzò in piedi dirigendosi al piano-bar per prendere un bicchiere di scotch liscio, che buttò giù tutto d'un fiato, seguito subito da un altro, per poi sedersi sui divanetti dell'ufficio.
Non poteva andare da lei, non poteva!
Non sei capace di dividere i sentimenti dal lavoro.
Le diceva sempre Costia e pensò a quanto aveva ragione e a quanto la conoscesse.
Lei avrebbe voluto che riuscisse a realizzare i suoi sogni e solo e soltanto per quello adesso era di fronte alla dottoressa Griffin << Ho bisogno che tu mi venda le azioni che hai acquistato qualche anno fa >> la vide prima divenire sorpresa e poi sorridere << Tu non hai proprio idea di quando sia il caso di fermarsi, non è vero? >> non voleva una risposta perché la sorpassò dirigendosi alla macchina << Io ne ho bisogno, del resto lei non se ne fa niente >> << Ti sei chiesta di cosa magari o bisogno io? >> ribatté tornando indietro fronteggiandola << O sei davvero la persona egoista e superficiale che credo? >> la dottoressa Griffin era così vicina che Lexa riuscì ad intravedere le profonde occhiaie e gli occhi umidi << Non ti venderò quelle azioni >> concluse infine tornando alla macchina e mettendo in moto.
Lexa non ebbe nemmeno l'occasione di discutere, troppo sorpresa dalla reazione della donna per riuscire a ribattere in qualsiasi modo.

 

OCTAVIA


Quando quella sera Clarke era tornata a casa dicendo di voler uscire, Octavia e Raven ne furono felici, ma vederla nella pista da ballo mentre un paio di ragazzi le si strusciavano addosso, dopo un paio di bicchieri di troppo la fecero pentire.
<< Credo sia il caso di tornare a casa >> suggerì Raven << Vado a prenderla >> aggiunse dirigendosi verso l'amica e portandola via quasi di peso << Oooh..Raven stai rovinando la festa >> Octavia guardò l'amica completamente ubriaca e se ne dispiacque << Siete fin troppo sobrie! >> gridò e se non ci fosse stata Raven, probabilmente sarebbe caduta a terra << Andiamocene >> fece prendendo la borsetta e l'amica mentre Raven si dirigeva verso la macchina.
Ringraziò che il giorno dopo sarebbe stata di riposo, perché non poteva immaginare di vederla lavorare nello stato in cui era.
Clarke era sempre stata una ragazza a cui piacevano le feste, ma si concedeva solo due o tre bicchieri di birra al massimo e raramente l'avevano vista ubriaca.
La distese in macchina per poi sedersi sul sedile del passeggero affiancando Raven << Nemmeno Abby è servita a qualcosa >> fece l'amica che si mise alla guida chiudendo la portiera << Almeno adesso non è più triste? >> disse sarcasticamente Octavia cercando di sminuire la situazione, ma ricevendo soltanto un'occhiataccia << Dovrebbe prendersi una vacanza >> << Octavia, sai che non lo farebbe mai >> la ragazza lanciò un'occhiata con la coda dell'occhio all'amica bionda distesa nei sedili posteriori << Hai parlato con Natblida? >> Octavia schioccò la lingua << Quella è soltanto una stronza, non dovremmo perderci tempo >> rispose appoggiando la testa al finestrino << Allora cosa facciamo? >> Octavia si strinse nelle spalle << Non lo so... >> << Niente? >> sussultarono nel sentire la sua voce << Clarke.. >> << Ragazze non sono vostra amica perché mi guardiate con quegli occhi >> la videro alzarsi e portarsi una mano alla tempia << Clarke non volevamo... >> << So che non volevate >> interruppe avvicinandosi con il busto << Ma vorrei che la smetteste, anche perché mi sono ritirata dalla Costia Foundation quindi non ci sarà più nessun motivo per cui dovrei vederla >> aggiunse facendole cenno di passarle la bottiglia d'acqua che le era di fronte, bevendone poi grandi sorsi << Eppure perché mi sembra che tu non ti stia riprendendo? >> chiese Raven lanciandole a malapena uno sguardo tornando a guardare la strada << Perché è così? Penso che sia inutile dirvi che non ci penso a quello che è successo un anno fa, perché vi mentirei... >> disse tornando a sdraiarsi coprendosi il volto con il braccio << E cosa pensi di fare? >> toccò a Octavia stavolta domandare << Aspettare? >> entrambe le amiche la videro dallo specchietto.
Aspettare cosa?
Pensarono entrambe senza però aggiungere niente.

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NA: Eccoci dopo il nostro breve fine settimana, spero che anche questo capitolo vi piaccia e grazie per tutti coloro che continuano a seguirmi e per chiunque la stia leggendo :D

 

 

 
   
 
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