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Autore: RedStar12    22/04/2009    4 recensioni
Salve a tutti! Tra una stesura e l'altra di "The owl. The lily. The vellum." la mia mente contorta ha partorita questa pseudo-fanfic. A voi giudicare, spero che vi piaccia.
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Valentina (Tina per gli amici), in seguito all'incidente in cui hanno perso la vita i genitori e il fratello, è paralizzata dalla vita in giù e costretta sulla sedia a rotelle. Non può muoversi senza aiuto e, a parte le quotidiane visite al caffè sottocasa e le rare gite in centro, è praticamente segregata nel suo piccolo appartamento nella periferia di Trieste, sua città natale.
Cosa potrebbero mai volere da lei quei loschi figuri appostati davanti alla sua porta in attesa che lei esca?
Chi sono quei misteriosi ragazzi che da mesi la vegliano e la proteggono, come degli angeli custodi?
Qual'è il segreto che la sua famiglia, in apparenza così normale, le ha tenuto nascosto per quasi diciotto anni?
Genere: Romantico, Azione, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7 - Revelations - Part Two Down to the earth I fall
With dripping wings
Heavy things won't fly
And the sky might catch on fire
And burn the axis of the world
That's why
I prefer the sunless sky
To the glittering stingin' in my eyes.

I feel so light
This is all I wanna feel tonight
I feel so light
Tonight and the rest of my life

Gleaming in the dark sea
I'm as light as air
Floating there breathlessly
When the dreams dissolved
I open up my eyes
I realize that
Everything is shoreless sea
Weightless is passing over me
(Nina Gordon, Tonight and the rest of my life)

Capitolo 7: Revelations - Part Two

-Perdonatemi se vi offendo, ma come spie fate pena- asserì diplomaticamente Tina, mentre i Cavalieri,  sei in tutto uscivano uno per uno dai loro nascondigli più disparati, chi massaggiandosi un livido sulla fronte, sul gomito o anche sul labbro, chi mantenendo una certa freddezza pur essendo sorpreso di essere stato scoperto e chi imprecando di tutto e di più, come ad esempio un ragazzo dall'aria rude, con corti capelli blu notte spettinati e penetranti occhi neri come le tenebre.
-Fottiti- berciò contro la ragazza placidamente allungata sul divano, guadagnandosi un'occhiata di rimprovero e una gomitata nelle costole da parte di un ragazzo dall'aspetto delicato, con vaporosi capelli azzurri e occhi turchesi, un piccolo neo appena sopra il labbro e un velo di lucidalabbra color pesca. Tina riconobbe in quest'ultimo il ragazzo che due giorni prima era insieme a Milo e Camus al "Giglio", quello che si era accorto della sua occhiata e si era voltato a guardarla.
-Suca(1)...- rispose Tina, pacata, con un piccolo sorrisino stampato in faccia. Se non aveva capito male l'accento di quel tipo e lo aveva collegato al cavaliere giusto del racconto dei suoi genitori, sicuramente gli avrebbe tappato la bocca. Infatti, non appena sentì l'insulto (meglio per voi e per me se non ne spiego il significato ora) che la ragazza gli aveva rivolto, il tizio le diede le spalle, accigliato e arrabbiato, borbottando fitto fitto maledizioni di ogni sorta della cultura siciliana. Il sorrisino di trionfo sul viso paffuto di Tina si allargò leggermente.
-Noto che la conversazione è iniziata nel migliore del modi- commentò un ragazzo di circa ventotto anni, con lunghissimi capelli blu-viola e occhi verdi, fulminando con un'occhiataccia sia il tizio che Tina, che si limitò ad incrociare le braccia al petto -Mio riflesso incondizonato, lui mi ha insultato, io gli ho risposto- disse Tina con la stessa voce tranquilla, osservandosi le unghie della mano destra, il cui smalto celeste si era sbreccato e scollato in vari punti.
-Decisamente Stefano non esagerava quando diceva che sua figlia era una tipetta tosta- osservò un ragazzo dalla pelle abbronzata, con i capelli corti e ricci, castani e gli occhi verdi -E decisamente sei anche la figlia di Elisabetta, le somigli come una goccia d'acqua- aggiunse ancora il ragazzo, soffermandosi ad osservare la sfumatura castana dei capelli di Tina e il colore azzurro-grigio dei suoi occhi. La ragazza sobbalzò leggermente, spalancando gli occhi -Voi... conoscevate... i miei genitori?- balbettò, sorpresa, gli occhi che si spostavano da un ragazzo all'altro. La sua diplomatica tranquillità era stata sostituita in pochi secondi da una strana agitazione e sorpresa.
-Certo che li conoscevamo- asserì improvvisamente una voce femminile, appartenente ad una ragazza appena apparsa nella stanza, un'adolescente che dimostrava appena quindici anni, con lunghissimi e liscissimi capelli violetti, la pelle pallida come porcellana e due grandi occhi verdi da cerbiatta. Vestiva con un lungo abito bianco senza maniche dalle spalline sottili e nella mano destra impugnava uno scettro dal manico nero e lungo, con in cima uno strano emblema dorato. Tina sobbalzò nuovamente, voltandosi verso la nuova arrivata, con gli occhi sgranati ormai prossimi a schizzarle fuori dalle orbite -E tu chi sei?- chiese, stringendosi le mani in grembo. Stavano succedendo troppe cose strane in una sola mattinata perfino per i suoi gusti.
La ragazza ignorò la sua domanda e si rivolse ai Cavalieri -Siete decisamente scarsi nel mantenere i segreti- disse con voce limpida, un pò musicale, da bambina, ma allo stesso tempo saggia e paziente. Tutti i Cavalieri puntarono i loro occhi su Milo, ancora seduto sulla sedia davanti a Tina, rivolgendogli un'occhiata accusatoria. Tina si sentì in dovere di intervenire in difesa del ragazzo dei suoi sogni -Signorina, non è stata colpa di Milo, lui non mi ha detto niente. Sono stata io a fare due più due, c'erano troppi punti in comune con il racconto dei miei genitori- intervenne, parlando talmente veloce che quasi dubitò che la ragazza avesse capito quello che voleva dire.
La quindicenne volse il proprio viso verso quello di Tina, i suoi occhi verdi e grandi si incrociarono con quelli azzurri e semispenti di Tina. Un lieve sorriso di compiacimento le piegò la bocca sottile dalle labbra pallide -Sei nobile e di buon cuore, Valentina Fiorini- le disse, poi si rivolse nuovamente ai ragazzi -Ma siamo sicuri che sia la figlia di Stefano?-
-Oh insomma!- sbottò improvvisamente Tina, infervorandosi. La sua pazienza aveva raggiunto il limite "Danger", era stufa di tutti questi segreti -Mi volete dire si o no cosa centravano con voi mio padre e mia madre?- ringhiò, fissando uno per uno i Cavalieri negli occhi. La ragazza indietreggiò di un passo quando vide lo sguardo di Tina: infatti i suoi occhi, quando si arrabbiava, diventavano talmente gelidi e taglienti che potevano essere paragonabili solo a certe occhiate omicide che Camus riservava spesso e volentieri a Milo, soprattutto quando combinava una delle sue solite bravate.
-La pazienza non l'ha decisamente presa da sua madre, ricordo che nemmeno le bravate di Milo riuscivano a spazientirla- commentò pacatamente un altro dei Cavaliere, un bel ragazzo alto, con lunghissimi capelli biondi come grano maturo ed enormi occhi turchesi, con un piccolo puntino rosso in mezzo alla fronte, il Bindhi sacro che indicava l'appartenenza alla razza indiana. Calma e sangue freddo, calma e sangue freddo... si ripetè mentalmente Tina per non cedere alla tentazione di saltare addosso a quell'aspirante suicida. Se c'era una cosa che la ragazza non sopportava era quando delle persone menavano troppo il cane per l'aia e non andavano dritti al sodo anche su sua esplicita richiesta.
-Non arrabbiarti, Valentina- le disse dolcemente la ragazza dai capelli violetti, dando lo scettro in mano al ragazzo dai capelli blu-viola e chinandosi fino ad essere all'altezza degli occhi di Tina, che si strinse il labbro inferiore frai denti, come faceva quando era nervosa o prossima allo scoppio della sua pazienza, che in quel momento era come quella di una bomba a cui hanno tolto la sicura, ma si impose di non perderne quella poca che le rimaneva. La ragazza più giovane prese fiato e le disse con la massima dolcezza possibile -Noi tutti conosciamo i tuoi genitori perchè...- fece una pausa per fissare Tina negli occhi -...prima di innamorarsi erano come tutti i ragazzi che vedi in questa stanza: dei Cavalieri votati alla protezione della giustizia e della pace- concluse, con un impercettibile sospiro, preparandosi all'esplosione. Se Tina era come gliel'aveva descritta Stafano, allora ci sarebbero state scintille.
Tina spalancò gli occhi al limite dell'umano possibile. La sua mascella toccò un punto imprecisato sotto la crosta terrestre. Le sue dita si tesero come rami. Aveva... capito... bene?...
-No... non è vero... mia madre era un'infermiera... e mio padre un tecnico di computer... non erano Cavalieri...- balbettò Tina, cercando intanto di immaginarsi i genitori, che le sembravano talmente normali, in veste di Cavalieri protettori della giustizia. Scosse convulsamente la testa... no, decisamente erano agli antipodi, non poteva essere possibile.
La ragazza dai capelli violetti le posò timidamente una mano sul braccio -Infatti, tua madre lavorava presso un'ospedale di proprietà della mia fondazione costruito qui a Trieste, e tuo padre era uno dei tecnici più in gamba della mia ditta informatica. Ma questo solo dopo che si furono sposati- le disse, stringendole leggermente il braccio.
-No... no... non è possibile...- balbettò Tina, portandosi le mani sulla fronte e abbassando gli occhi sulle sue gambe, immobili sul divano, il ginocchio leggermente piegato. Se erano dei Cavalieri... due delle persone più forti al mondo... -...perchè sono morti?- si chiese tra le lacrime, mentre immagini che aveva ormai dimenticato le tornavano alla mente. Immagini di quel giorno maledetto che aveva messo un freno alla sua vita... la strada buia... i fari della macchina che fendevano il buio come lame luminose... la pioggia che batteva sui finestrini... le parole di Everytime, di Britney Spears, che uscivano dalla radio e si diffondevano nell'abitacolo...  Everytime I try to fly, I fall without my wings, I feel so small, I guess I need you baby, and everytime I see you in my dreams, I see your face, you're haunting me, I guess I need you baby. "Ogni volta che provo a volare, cado senza le mie ali, mi sento così piccola, credo di aver bisogno di te baby, e ogni volta che ti vedo nei miei sogni, vedo il tuo viso, mi stai perseguitando, credo di aver bisogno di te baby".
In quel momento Tina si sentiva piccola piccola, svuotata di ogni sentimento, immersa in un luogo buio, dove le voci dei cavalieri e della ragazza le arrivavano attutite, come se fossero avviluppate nel cotone. Perchè? Perchè erano morti? Perchè lei era sopravvissuta? Sentiva le lacrime scorrerle ormai senza sosta dagli occhi, rigarle le guance in mille rivoli caldi e brucianti, estinguendosi tra le sue dita tremanti e contratte.
-Sono morti per salvarti... se non fossero morti saresti morta anche tu...-
Tina sentì una voce maschile, dolce e carezzevole, sussurrarle quelle poche parole all'orecchio. Tina si tolse le mani bagnate di pianto dal viso e sollevò gli occhi umidi, incontrando un paio di iridi color del cielo che la osservavano con tristezza -Che significa?- chiese con la voce rotta, spezzettata e fioca, ridotta ad un sussurro appena udibile. Milo chinò per un secondo la testa, poi la risollevò e le prese una mano, guardandola negli occhi -In quell'incidente saresti morta pure tu, sei tuoi genitori non avessero rilasciato il loro intero cosmo verso di te, permettendoti di rimanere sveglia quel tanto che bastava per permettere ai soccorritori di metterti in salvo. Marco...- Tina sussultò leggermente sentendo pronunciare il nome del fratello maggiore -... è sopravvissuto qualche giorno in più, pur rimanendo in coma, perchè era più giovane e forte dei tuoi genitori. Il fatto che tu sia rimasta paralizzata deve essere un effetto collaterale provocato dallo scontro di tre cosmi diversi fusi in un solo corpo... l'implosione deve aver provocato un'onda d'urto che...-
-...mi ha fratturato la vertebra lombare, causandomi una paralisi totale degli arti inferiori.- completò Tina, lasciando ricadere la mano libera sulla sua gamba, non avvertendo la minima pressione -Così i miei genitori e il mio amato fratellone... si sono sacrificati per salvarmi...- mormorò, asciugandosi le lacrime con la punta delle dita. Il pensiero, stranamente, la fece quasi sorridere: i suoi genitori avevano compiuto un atto estremo per poterla salvare, dimostrando ancora una volta di amarla più della loro stessa vita. Papà... mamma... fratellone... grazie...
-Tu... quindi...- iniziò a dire Tina, voltando la testa per guardare la ragazza dai capelli violetti, seduta compostamente sul bordo del divano con le mani in grembo -... sei la reincarnazione di Athena, la dea greca della giustizia...- concluse, ricordandosi il racconto dei suoi genitori. -Esatto, il mio nome è Saori Kido- si presentò la ragazza dai capelli violetti, sorridendole. Tina, anche se a fatica, ricambiò il suo sorriso. Le sembrava di essersi tolta dal cuore un peso che le gravava in petto da dieci mesi, dal giorno in cui si era svegliata in quel letto d'ospedale, dopo l'incidente in quella notte piovosa.
-E noi siamo...- iniziò a dire Camus. -Uhn... come bruciano!- lo interrupe involontariamente Tina, portandosi le mani agli occhi, che avevano cominciato a bruciare e lascrimare, togliendosi le lenti a contatto -Dannatissime lenti a contatto!- imprecò la ragazza, sbattendo gli occhi, la cui vista era diventata improvvisamente opaca -E maledetta miopia!- sbottò poi, portandosi una mano a strofinarsi gli occhi -Scusami se ti ho interroto, Camus, ma le lenti hanno cominciati a bruciare e ho dovuto toglierle- si scusò la ragazza, senza smettere di sbattere le palpebre, guardandosi freneticamente intorno. Se la memoria non l'ingannava, l'ultima volta che si era messa gli occhiali, poi li aveva tolti e lasciati proprio là in soggiorno. Il problema era dove, precisamente, li aveva lasciati.
Milo ridacchiò piano, nascondendo un sorrisino dietro la mano, e tese a Tina una scatola dalla forma allungata, foderata di velluto blu. Tina sbuffò , contrita e leggermente imbarazzata, prese la custodia dalla mano di Milo cercando di non sfiorargli il palmo neanche con la punta delle dita, ne estrasse gli occhiali e li indossò, sbattendo le palpebre da dietro le lenti per snebbiarsi la vista. Le sue pupille ora avevano perso quell'impressione glaciale data loro dalla rabbia e dalla frustazione e la sfumatura grigiastra della tristezza, e brillavano ancora più intensamente da dietro le lenti degli occhiali, cosa che fece sussultare i Cavalieri: non avevano mai visto una ragazza con occhi di una lucentezza e di un colore simile.
-Che avete da fissarmi in quel modo?- chiese Tina, allarmandosi, accortasi delle occhiate che certi Cavalieri le rivolgevano. I ragazzi però non ebbero il tempo di rispondere, perchè all'improvviso nell'aria di diffuse una musica densa e lugubre, dai toni gotici, e le parole di Hello degli Evanescence (si capisce che sono fissata con 'sto gruppo, vè?) iniziavano ad invadere le orecchie di tutti.
-Cazzo! Il cellulare!- imprecò Tina, tastando fremeticamente intorno alla ricerca del cellulare, quando se lo vide apparire davanti volteggiando in aria. Senza chiedersi come cappero facesse il cellulare a levitare a mezz'aria, la ragazza l'afferrò e premette il tasto di risposta, portandoselo poi frettolosamente all'orecchio, riuscendo a malapena a biascicare un -Pronto?- per l'affanno.
-Ti lascio sola per qualche ora e tu ti porti il fidanzato in casa...- cantilenò giocosamente la voce di Samantha, che, a giudicare dalla musica che Tina sentiva in sottofondo, stava ascoltando musica goth rock a tutto volume. Non si preoccupò neanche di arrossire quando le rispose, troppo agitata per imbarazzarsi -Di che cazzo parli, Samy? Sai benissimo che non ce l'ho, il fidanzato!- sbraitò con tutto il fiato che aveva in gola, senza preoccuparsi degli sguardi perplessi che i ragazzi si stavano scambiando.
-Allora, chi è il bel fusto che sta in casa con te, in questo preciso istante?- domandò ancora Samy, ridacchiando, allontanandosi un pò il cellulare dall'orecchio per non rimanere assordata dalla voce tonante dell'amica. -Un pò di affari tuoi non te li fai mai, vè? E poi scusa, come cacchio fai a saperlo?- sbottò nuovamente Tina, stringendo un pugno dalla rabbia e mordendosi un labbro. Se non ci fossero stati i Cavalieri e la reincarnazione di Athena nella stanza con lei, avrebbe sicuramente ricoperto l'amica di insulti ben peggiori.
-Sono una veggente... scherzo, me l'ha detto Barbara!- cinguettò Samy, alzandosi dallo sgabello dove era seduta e improvvisando qualche passo di danza sulle note di My happy ending di Avril Lavigne. Non serviva avere un cervello per capire che quella ragazza era fuori di testa...
Tina si mordicchiò il labbro inferiore, inghiottendo una serie di insulti, in tutte le lingue che conosceva, sparati ad alta velocità contro Samantha e Barbara, e si limitò a dire, seppur con la voce ringhiante -Uno di questi giorni ti disconoscerò come sorella adottiva...-
Samantha ridacchiò per un secondo, facendo una giravolta, poi tornò improvvisamente seria -A proposito del motivo originale della mia chiamata...- iniziò a dire, ma venne interrotta da Tina -Pensavo che fosse "prendermi in giro e sparlare se ho un ragazzo o no"!- sbottò, infastidita. Una cosa che non sopportava, l'avrete ormai capito, era quando qualcuno la prendeva in giro su argomenti delicati come l'amore e l'amicizia. Se poi veniva sfiorato il tasto "Ragazzi"... che Micene salvi la Dea Athena!
-No, non era quello!- rispose, stranamente, pacata, Samy, facendo una pausa per prendere un bel respiro -I tizi in nero che ti stanno alle calcagna sono venuti a farmi visita, poco fa...- disse infine, mordendosi un labbro tinto di rosso e allontanandosi il telefonino dall'orecchio. La reazione di Tina sarebbe arrivata tra 3... 2... 1...
-COOOOOOOOOOSAAAAAAAAAAAAAAAAA?!- gridò infatti con tutto il fiato che aveva in gola Tina, assordando i Cavalieri, Lady Saori e perfino i piccioni che stazionavano sul cornicione della finestra, che fuggirono via in un frullare frenetico di ali -Cazzo cazzo cazzo! Quesi bastardi ti hanno fatto qualcosa? Sei ferita?- chiese Tina, parlando, come le succedeva quando era nervosissima, talmente veloce che quasi tutti facevano fatica a capirla al primo colpo. Ma Samy non era tra questi. La ragazza in nero sfoderò un sorriso a trantadue denti, premendo il pulsante "STOP" sullo stereo, fermando la musica -No sister, sto benissimo! Dovevano essere le ultime ruote del carro, li ho messi K.O. in pochi minuti. Dopo qualche colpetto sono spariti così come erano venuti. Dalle battute che si sono scambiati ho capito che volevano arrivare a te.- sospirò e si passò una mano sul viso -A quanto pare i guai ti corrono dietro-
-Eh già, probabilmente i miei genitori hanno omesso di dirmi che quando ero piccola per sbaglio avevo ingoiato una calamita per attirare le sfighe e i cattivi- mormorò Tina, sbuffando. Samy ridacchiò nuovamente -Ora devo andare, ho un mucchio di cose da fare. Tu stai attenta e cerca di non metterti nei guai. Ciao!- e così dicendo spense la chiamata prima ancora che Tina potesse dire "ah!".
Tina allontanò con lentezza il telefonino dall'orecchio e lo fissò, tenendolo in mano, come se da esso potessere improvvisamente sbucare i bastardi che le stavano dando la caccia. E forse, fra un pò, ne avrebbe anche saputo il motivo...
-Era Samy, una mia amica- sussurrò flebilmente, intuendo la domanda silenziosa che gli occhi perplessi e interrogativi dei Cavalieri e di Saori le stavano rivolgendo -Ha detto che alcuni dei misteriosi individui che mi danno la caccia sono andati a "trovarla" a casa sua, ma che li ha respinti facilmente. A quanto pare si sono intestarditi nel cercare di catturarmi, chissà perchè, poi...- spiegò, rabbrividendo al solo ricordo del freddo pungente di Nosferatu, delle sue dita gelide strette attorno alla gola e di quegli incisivi luccicanti che non aspettavano altro che affondare nella sua carne. I ragazzi e Saori sobbalzarono, poi si scambiarono una rapida occhiata. Saori, ancora seduta sul bordo del divano, volse il viso verso Milo -A questo punto non possiamo evitare quello che tu mi hai chiesto di evitare, Santo dello Scorpione- disse, leggermente dispiaciuta. Milo abbassò tristemente lo sguardo, prendendo delicatamente una mano di Tina nella sua.

Scrittoio dell'autrice

Buongiorno a todos, lettori e lettrici! Caspita che fatica che ho fatto nello scrivere questo chap!
Dunque, vi avviso che ho apportato una piccola modifica: originariamente nel chap precedente i Cavalieri che spiavano Tina mentre era con Milo in salotto dovevano essere tutti quanti, ma poi mi è sembrato troppo eccessivo, così il numero di cavalieri presenti si è ridotto a sei, sette contando anche Milo, che era già presente. Qualcuno per caso indovina chi sono?
Scusate se non rispondo alle recensioni del chap precedente, ma sono parecchio incasinata, ho finito di scriverlo ieri ma non sono riuscito a pubblicarlo perchè dovevo andare a letto, quindi lo pubblico adesso prima di andare a scuola. Spero di non aver scritto un'emerita cavolata.
A presto, un bacione, vostra RedStar12.
Ah, dimenticavo... le spiegazioni numerate:
(1) Suca è un insulto detto in dialetto siciliano, utilizzato come il nostro vaffanculo

  
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