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Autore: Black_cat_is_lucky    18/07/2016    2 recensioni
Il passato di Natasha Romanoff come me lo sono immaginato io. Sinceramente, non siete nemmeno un pò curiosi di sapere come è diventata la Vedova Nera? Beh, io si, e in questa storia lo scoprirete. Enjoy it ^^
P.S. Adesso metto rating verde, ma mi sa che fra un pò di capitoli dovrò alzarlo a giallo o arancione
Genere: Angst, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8- Simon dice
 
Ormai ne era certa, li stavano seguendo. Natalia si sedette sulla poltrona dell’appartamento vuoto che aveva “preso in prestito”. Al KGB, pensò sospirando, non addestrano più le spie di una volta.
Era da Nižnij Novgorod che si era accorta di essere seguita, ma al piccoletto non aveva detto niente per non allarmarlo più di quanto fosse già, anche se sospettava che Ivan avesse intuito che qualcosa non andava. Adesso erano a Budapest, e di certo la situazione non era migliorata.
Proprio Ivan, in quel momento, entrò nella stanza saltellando allegramente < Tëtyшka* ho scoperto un nuovo gioco. Ci provi con me? >
Aveva trovato Ivan durante una missione del KGB. Era il figlio dei suoi bersagli. Avrebbe dovuto uccidere anche lui, ma qualcosa glielo aveva impedito. Dopo tante creature innocenti di cui aveva sparso il sangue non era riuscita a farlo. Lo aveva lasciato in vita. Non era riuscita a capirne il motivo.
< Va bene, che gioco è, Van’jushka**? > Natalia si alzò e si sedette sul pavimento assieme al bambino. Ivan le regalò un sorriso enorme e poi cominciò a parlare < Si chiama “Simon dice”. Lo hanno fatto vedere in tv un po’ di tempo fa. Uno fa Simon e l’altro deve fare quello che dice Simon, solo che se Simon non dice “Simon dice” e l’altro fa comunque quello che dice Simon allora perde. Hai capito? >
Natalia annuì sorridendogli a sua volta < Io faccio Simon! > disse il bambino saltando in piedi < Simon dice. > cominciò < Alza le braccia. > Natalia alzò le braccia. Ivan annuì e ricominciò < Simon dice fai una giravolta. > Natalia fece una giravolta. Un proiettile si schiantò contro il vetro della finestra per incastrarsi nella parete alle loro spalle. Natalia tornò immediatamente sull’attenti, Ivan le si strinse addosso < Tëtyшka, che succede? Sono quelli che... > Natalia annuì < Ma sta tranquillo Van’juska, non lascerò che ti facciano del male. >
Natalia si accucciò all’altezza di Ivan < Senti Vanja, ora giochiamo di nuovo a Simon dice. Io sono Simon, ok? > Contro il suo petto il bambino annuì. < Simon dice stai abbassato. > Ivan si abbassò. Natalia chiuse le tende della finestra che Ivan aveva imprudentemente lasciate aperte e si diresse verso la porta. Dallo spioncino non vide nulla. Natalia fece segno al bambino di venire accanto a lei e, quando Ivan si fu nascosto dietro di lei, spalancò la porta di colpo. Immediatamente due uomini entrarono nell’appartamento e la attaccarono. Natalia spinse Ivan lontano da se e si girò di scatto per poi colpire uno dei due uomini al petto e abbassarsi per schivare un calcio dell’altro.
Più velocemente di quanto si aspettasse i due tirarono fuori delle pistole. Natalia colpì con il taglio della mano il polso dell’uomo con forza, facendogli perdere la presa sulla pistola. L’altro fu più veloce e parò il calcio che gli aveva tirato per poi afferrarle la caviglia e sbatterla a terra. Con un colpo di reni Natalia si rialzò e lo colpì con i morsetti che aveva tenuto da quando aveva disertato. L’uomo cadde a terra stordito e la giovane donna riservò lo stesso trattamento anche al secondo.
Dopodiché afferrò Ivan per il polso e lo trascinò fuori correndo poi verso le scale < Qua non è più sicuro. E’ da un po’ che ci stanno seguendo. Dobbiamo cambiare rifugio, ma tranquillo Van’ja, ti assicuro che non ti faranno niente! >
Il bambino annuì col fiato corto. In poco tempo arrivarono al parcheggio sotterraneo e Natalia ordinò a Ivan di nascondersi. Il bambino corse ad accucciarsi dietro un’auto, giusto in tempo per evitare di essere visto dagli agenti vestiti di nero che avevano accerchiato la donna.
Natalia fece lentamente un giro su se stessa per analizzare la situazione. Nessun buco. Ma almeno Ivan era al sicuro. La donna mise su un ghigno sicuro < Davaj***! Prendetemi se siete capaci, mezze cartucce del KGB! >
Uno di quelli a cui dava le spalle si mosse per primo e cercò di colpirla con un calcio. Natalia lo evitò facilmente. Idioti!, pensò, Attaccarmi uno alla volta come deficienti. Non hanno imparato proprio niente?!
L’uomo le tirò un pugno da sopra la spalla. Natalia lo evitò con un sospiro e lo afferrò per la giacca sbattendolo a terra davanti a se. Dopo qualche secondo di stupore gli altri agenti si mossero come un tutt’uno verso di lei, che riuscì a schivare la maggior parte dei loro colpi. Spostandosi di lato la donna riuscì a evitare due con un coltello. Velocemente tirò fuori le pistole che portava sempre con se e sparò cinque colpi. Cinque uomini caddero a terra. Morti.
Gli altri tre la guardarono indecisi per un attimo. Fu un attimo di troppo, perché Natalia non esitò a sparare loro un colpo in fronte.

Natalia fece un giro su se stessa. Sperava di non far vedere al piccoletto scene del genere, ma non c’era alternativa se volevano uscire da lì illesi. Natalia si voltò verso l’auto dove aveva visto Ivan nascondersi e lo chiamò < Vanja puoi uscire, è tutto finito! >
Niente, nulla. Nessun segno del bambino. Il battito della donna aumentò leggermente < Vanja! > riprovò < Vanja esci fuori! Giuro che se è uno scherzo...! > Ancora niente. Dopo qualche secondo Natalia si decise ad andare a vedere. Si avvicinò lentamente all’auto e si sporse. Nessuno. Ivan non c’era. Il battito aumentò ancora. Dov’era Ivan?
< Ivan! Ivan?! Dove sei? Esci fuori, ce ne andiamo! > Il silenzio fu la risposta che ricevette. Silenzio che venne rotto poco dopo dal ticchettio di alcuni passi. Natalia si girò. Una donna dai lunghi e ricci capelli neri si era fermata a pochi metri da lei. Dietro di lei, nascosto dal corpo della mora, c’era qualcuno.
< Natalia Romanova. > esordì quest’ultima < La leggendaria Vedova Nera. Loro sanno tutto ciò che hai fatto da due settimane a questa parte e mi hanno ordinato di riportarti indietro. Viva, possibilmente, ma non sarebbe divertente senza provare a uccidersi a vicenda, non trovi? E poi... > continuò la mora tirando davanti a se la persona nascosta < Con un bonus sarebbe una cosa ancora più figa! >
Natalia l’aveva ignorata, concentrandosi invece sulla figuretta dell’ombra. Ivan. Che la guardava con le lacrime agli occhi. Natalia alzò lo sguardo < Lascia andare il bambino. > disse gelida < O te ne pentirai. >
< Se non sbaglio sono io che ho il coltello dalla parte del manico, Natalia Romanova. >
Entrambe rimasero immobili a fissarsi. Di scatto la mora spinse Ivan verso Natalia < Riprenditelo. E’ una lagna. E poi voglio vedere quanto ci metterai a capire che non ha possibilità! >
Natalia la guardò interrogativamente. Lo sguardo le cadde sulla mano non più coperta da Ivan. Un coltello. E poi capì. Con un balzo si getto sul bambino. Con stupore vide il coltello spuntare dalla schiena del bambino. La mano le si macchiò di sangue. Natalia la guardò con una crescente voglia di essere solo parte di un sogno. Altro sangue innocente. Piena di rabbia alzò lo sguardo sulla mora. Era terra. Due frecce piantate nel cuore. Subito il suo cervello non processò il fatto e Natalia rimase a terra a fissare il cadavere della persona che prima la stava minacciando senza sapere bene cosa fosse accaduto. Quando finalmente anche il suo cervello capì cosa era appena successo Natalia si guardò intorno vigile. Niente in vista, ma una sensazione di spilli nella nuca le fece capire di non essere sola. Qualcuno la stava osservando. La donna poggiò delicatamente il corpicino pallido di Ivan a terra e si erse in tutta la sua statura.
< Sei una persona interessante. > Natalia si girò di scatto verso la voce e, qualche attimo dopo, dall’ombra uscì un uomo. Aveva una faretra a tracolla e un arco in mano. La donna si mise in posizione di allerta. L’uomo alzò le braccia < Tranquilla, non sono qui per combatterti. Cioè, in realtà si, ma era prima di vedere cosa è accaduto qua. >
< Sei stato tu ad ucciderla? > gli chiese Natalia indicando la donna a terra col mento.
L’uomo annuì < Quando ho capito che voleva ammazzare il bambino ho tirato immediatamente le frecce, ma evidentemente è stata più veloce di me. >
< Cosa vuoi? >
< La mia missione era di ucciderti, lo ammetto, ma... >
< Ma? > Natalia non si fidava di quel tipo. Era sospetto, fin troppo.
< Io avevo l’ordine di uccidere la Vedova Nera, la leggendaria spia russa che non ha mai fallito nell’uccidere i propri bersagli, ma qua ho visto una donna che ha provato a difendere un bambino, e questo non mi torna molto, sinceramente. > L’uomo fece un sorrisino che Natalia non riuscì a decifrare.
< Chi sei? > Natalia faticava a credere che non volesse ucciderla e pensare che lui sapesse chi era lei effettivamente la irritava non poco.
< Clint Barton, agente S.H.I.E.L.D. > l’uomo le fece un sorriso incoraggiante. < Ora potrei sapere io chi è lei, signorina? > Ma che...?! Da dove prendeva tutta quella confidenza?! E poi era dello S.H.I.E.L.D., quindi America, perché mai avrebbe dovuto fidarsi di lui?
< Perché dovrei dirlo a uno sconosciuto, per di più un agente del nemico russo per eccellenza? Americano! > aveva calcato apposta sulla parola.
Barton o qualunque fosse il suo nome fece un passo verso di lei. Istintivamente Natalia indietreggiò.
< Non so cosa sia successo prima, ma ho capito che sei una traditrice. Non so perché, magari hai venduto informazioni segrete ai cinesi, che ne so io? Comunque sia il tuo paese ti da la caccia e, secondo la donna di prima, non importa che tu sia viva o morta. Io sto effettivamente dando la caccia alla Vedova Nera quale tu sei, ma vedo che hai avuto un cambio di rotta e adesso sei un’esule. Ho visto che cercavi di salvare quel bambino e questo, anche se non fa pensare a un cambiamento così grande, può bastare per chiedertelo. >
< Chiedermi cosa? > fece lei sospettosa.
< Oh, > rispose Barton < Semplicemente se ti va di diventare un’agente dello S.H.I.E.L.D. come il sottoscritto. > Natalia ci rimase letteralmente di sasso. Prima le diceva che doveva ucciderla e poi le chiedeva se aveva voglia di diventare un’agente della sua agenzia?! Ma dove aveva lasciato il buonsenso?!
< No! > esclamò con veemenza < Perché mai dovrei farlo? >
< Sei ricercata nel tuo paese, hai cercato di salvare un bambino, che poi è quello che facciamo noi dello S.H.I.E.L.D., salvare vite, intendo. Sei brava a combattere, ma da sola e senza le attrezzature necessarie non so quanto resisteresti. In più, se diventi un agente S.H.I.E.L.D. posso garantirti la cittadinanza americana, quindi i russi non potrebbero muovere un dito su di te quando sei in territorio americano. Ti basta? > Barton la guardò. Natalia sostenne il suo sguardo. < Riflettici > continuò lui < È la migliore possibilità che hai. >
< Evidentemente non mi conosci così bene se mi sottovaluti fino a questo punto. La mia risposta è sempre la stessa: no! >
 
 
 
Quattro ore più tardi, dopo aver seppellito Ivan, Natalia guardò l’interno del velivolo in cui si trovava. “Enorme” e “incredibilmente tecnologico” erano state le prime cose che le erano venute in mente. Come era possibile che gli americani avessero affari del genere e la Russia nemmeno lo sapesse?!
Accanto a lei Clint Barton sorrise < È un Quinjet. È il miglior mezzo di trasporto aereo che conosco al momento. >
Natalia lo guardò male < Mi spieghi come cavolo hai fatto a convincermi a venire con te?! >
Barton sorrise nuovamente < Non è un caso se mi chiamano Occhio di Falco: ho visto le corde giuste e le ho fatte vibrare. Credo anche che ti dovremo cambiare nome. >
< Cosa?! >

 
* Tëtyшka: letteralmente zietta
** Van’jushka: vezzeggiativo di Ivan, come Vanja. Vi ricorda niente?
*** Davaj: forza

 
ANGOLO DEL GATTO:
Ragazzi! Sono tornata! (con una settimana di ritardo, ma è un dettaglio trascurabile u.u) Siete contenti?! OwO
Comunque, tornando seri, mi sento uno schifo: continuo a far morire bambini e mi sento in colpa. :(
Povero Van’jushka...
Sorvolando sui miei sensi di colpa andiamo ad un’argomentazione più allegra. È arrivato Clint!!!!!!  Oh yeah!!! \(O-O)/ Scommetto che era OOC, ma non mi faccio tanti problemi perché so che non sarò mai decente con i caratteri dei personaggi (tranne le mie due Teste di Cocco OwO).
Che ve ne pare del capitolo? A me pare che sia abbastanza carino (magari ho scritto delle gran cazzate, ma che dire? Mi piace sognare!), ma forse non è ‘sto granché...
Quest’oggi non c’è nessuna persona nuova da salutare, quindi faccio dei ringraziamenti generali a tutti voi martiri che vi siete presi la briga di aggiungere la mia storia tra preferite/seguite/ricordate. Grazie a tutti voi. Ringrazio anche quelle tre sante che mi hanno aggiunto agli autori preferiti (Blakee, ErZa_chan e harrysunicorn). Grazie ragazze!
E poi ovviamente alle due persone che hanno commentato ogni capitolo di questa storia e che so commenteranno anche questo: Zia Ale, Virb, a voi vanno i miei ringraziamenti più sentiti!
P.S. per voi due a cui ho chiesto consiglio: alla fine è venuta fuori tutta un’altra roba ed è successo solo perché una mia amica ha letto la fic di Asia_Dreamcatcher “La Danza della Stanza Rossa” e mi ha detto un pensiero dell’autrice, ovvero che Natasha ha tutte le capacità per salvarsi da sola e che le basta una piccola spinta o qualcosa del genere. Io lo condivido pienamente e, in questo caso, la piccola spinta è stata Ivan. Quindi ne approfitto per ringraziare anche la mia amica.
Grazie Ari ^^
P.S. Scusate ma devo dirvi con rammarico che per sbaglio ho cancellato il capitolo 9 e mi tocca riscriverlo tutto, quindi oggi niente doppio capitolo. Sorry, ragazzi :(
P.P.S. Il prossimo capitolo si troverà su EFP lunedì prossimo, ovvero il 25/07.
 
Baci
Blacky Black
   
 
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