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Autore: _R5er    19/07/2016    2 recensioni
Frank. Nato in una famiglia veramente speciale.
Gerard. Un ragazzo davvero strano, avvolto dal mistero e dall'abbandono.
Qualcosa di davvero speciale, paranormale, li accomuna.
Dal testo:
«Sin da piccolo, le donne della famiglia ne avevano sempre parlato. Comunemente, lo chiamarono 'dono'.»,
[..]
«Ammetto che anche io ne ero un po' scettico, finchè un giorno vidi mia madre parlare al vuoto»
[..]
«..avrei voluto possederlo anche io il dono.»
[..]
«Il ragazzo si girò verso di me, regalandomi un sorrisone che per poco non mi stese, alzò la mano per farmi un cenno. Stordito e sorpreso, ricambiai veloce»
tsubaki x
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trust me.

 

I'll protect you.

 

 

 

 

Mia nonna era strana. Ma strana veramente. Continuava a ripetermi di non sentire più nessuna "traccia", così l'aveva chiamata quella sensazione strana su di me, ma non perdeva occasione per scrutarmi quasi a prosciugarmi, convinta che io non la notassi.

Avevo ben altro per la testa, Gerard.

Non l'avevo visto per i due giorni seguenti, e quel terzo giorno mi affacciai verso casa sua, pensando di voler andare a chiamarlo. Ma questo pensiero mi sembrò subito sbagliatissimo. Primo, non ero così in confidenza da andare a casa sua a proporgli non so neanche io che cosa, poi la sua casa non quadrava. Aveva un'aria così cupa, tranne per un paio di finestre aperte.

Era così frustrante essere soli, non avere quasi nessuno con cui uscire. Avere quasi una specie di "fobia" nel conoscere persone nuove. Io ero così, ma lo stesso non valeva con Gerard.

Chiamai Ray, tanto per fare qualcosa, ma la sua scarsissima dedizione allo studio lo aveva chiuso in casa per non rischiare di perdere l'anno scolastico. Fantasico, ora si che ero completamente solo. Ma non volevo comunque perdermi una bella giornata, quindi uscii di casa lo stesso.

La temperatura era gradevole, pensai che se fosse stata una giornata di pioggia l'avrei trascorsa in casa, in pigiama, con cibo e serie tv. Era il mio modo preferito di passare il tempo, ma approfittavo sempre delle belle giornate per prendere un libro e sedermi all'ombra di un albero. Ma stavolta non lo feci, non portai il libro, volevo camminare.

I miei pensieri erano piuttosto cupi, e passare il tempo da solo non aiutava di certo. Mi ero sempre sentito quello escluso, quello di troppo, quello che gli amici chiamavano solo quando non avevano altre possibilità. Eppure, non riuscivo a dialogare normalmente con nessuno, uscivano sempre suoni sconnessi, o non mi interessava minimamente la conversazione. Mi succedeva con tutti, tranne che con Gerard.

Ormai era diventato un chiodo fisso, Gerard, la normalità che avevo con lui mi spiazzava, perchè con lui sapevo comportarmi normalmente e con gli altri no?

Avevo la testa travolta dai pensieri, quando inciampai nelle radici di un albero del parco. Caddi con tutto il peso su un braccio e sentii un dolore allucinante, credetti di essermelo rotto. Andai a sedermi alla prima panchina che trovai, il mio umore si fece pessimo, e sperai vivamente di non incontrare nessuno per non comportarmi di merda.

Ovviamente, si sa che il destino è cattivo solo con me, perchè quando mi alzai per andarmene, ad alcuni metri di distanza vicino al laghetto, c'era Gerard accovacciato che giocava con le anatre. Non avevo mai visto una qualcosa di tanto dolce fino a quel momento. Lui non mi vide, ed io ne approfittai per andare via il prima possibile senza essere notato.

Avanti la porta di casa, bussai insistentemente ma solo dopo dieci minuti buoni capii che non c'era nessuno. I miei dovevano asolutamente mettere una chiave nascosta fuori casa, poichè io ora ero chiuso fuori.

Mi accovacciai sul gradino accanto lo stipite della porta portandomi il braccio al petto. Si, faceva un male cane, avevo veramente l'impressione di essermelo rotto, chiusi gli occhi e li riaprii di scatto quando una figura mi si piazzò davanti sporgendosi verso di me. Non mento quando dico che mi spaventai per poi provare a capire chi fosse, sperando fosse mia madre con le chiavi. Il braccio faceva ancora male.

Quando mi ero addormentato?

«Gerard, cazzo.» buttai fuori tutta l'aria che avevo trattenuto in quel momento.

«Ti ho spaventato?» chiese, mentre era palese che tratteneva le risate.

«Che ci fai qui?» stesi le gambe per poi alzarmi e stringermi il braccio al petto.

«Tornavo a casa e ti ho visto, cioè, in realtà speravo davvero di vederti..» io arrossì di colpo, immaginandomi chissà cosa volesse dire. Magari voleva uscire con me, magari voleva chiedermi qualcosa che.. «..perchè al parco mi hai ignorato? Cioè ti avevo visto e quando ti sei fermato a guardarmi me ne sono accorto, ma hai fatto finta di nulla. Mi eviti? Non siamo amici noi?» Rimasi di stucco. Mi sentii improvvisamente sudato e quasi a disagio. Evitare? Amici? Che stava succedendo? Perchè non capivo un cavolo in quel momento?

«Che hai fatto al braccio?» mi portò via dal momentanio blackout della mia testa.

«..E'-è per questo motivo che sono andato via, sono caduto e fa male.» risposi recuperando aria.

«Povero cucciolo» il mio cuore si fermò per un momento. «andiamo a sederci da qualche parte»

Finimmo allo skate park abbandonato dove ci eravamo conosciuti. Feci un po' di fatica ad entrare nel tubo, e come l'ultima volta Gerard giocava con i sassolini.

«Come mai oggi eri al parco?» Mi chiese d'un tratto.

«E' difficile da spiegare..» alzai gli occhi, e mi incatenai al suo sguardo che era in cerca di una risposta più dettagliata. «..la mia testa è un cumulo di negatività, di solito passo il tempo con un amico, ma aveva da fare con la scuola e quindi per non deprimermi sono uscito.» mi sentivo molto elettrizzato a parlare di me a Gerard. Lui abbassò lo sguardo e guardò verso tutto quel posto abbandonato.

«Ti capisco.. ah, mi manca la scuola.» nella sua voce c'era della nostalgia molto forte.

«Come mai non ci vai più?» Sapevo di aver premuto un tasto sbagliato, ma un amico può fare certe domande, no? Si prese un bel po' di tempo per rispondere.

«Fino a quando non ci siamo trasferiti qui, io la frequentavo. Dovrei essere al quinto anno.»

Lo guardai sperando in qualche spiegazione in più, e come se avessi parlato lui continuò.

«Preparati a sentire la vita di un ragazzo senza speranza» Rise, ma io annuii serio, si vedeva palesemente dagli occhi che non era una cosa semplice o bella per lui, e mi dispiaceva veramente dal profondo. Come se mi avessero colpito il braccio in quel momento.

«Mia madre non mi considera. Ovvero, qualche volta mi guarda, mi fissa, ma senza dire una parola. Lei prende dei medicinali particolari, che secondo me la rovinano di più. Una volta provai a nasconderglieli, dissi mamma, butto tutte le tue pillole, lei credeva stessi scherzando, immagino, perchè quando andò per cercarli io li avevo scaricati nel cesso già da un po'. Tutto è cominciato una sera, quando presi l'auto per andare a farmi un giro dato che ero arrabbiato proprio con i miei, quando tornai a casa, Mikey mio fratello, mi aprì la porta e mia mamma mi puntò lo sguardo addosso. Piangeva, e fu l'unica volta che mi rivolse un'emozione. Da quel momento in poi, sono sempre stato d'intralcio per lei. Mi evita, finge di non vedermi, e quando prepara da mangiare mi serve sempre il minimo indispensabile. Quando ci siamo trasferiti qui, le ho chiesto di iscrivermi a scuola, lei (probabilmente aveva preso le pillole) mi rise in faccia dicendo "ma certo che nooo Gerard, no, no, no.". Mio padre guarda mia madre come faccio io, con tristezza, e certe volte quando i nostri sguardi si incontrano, sono così chiari da rispecchiare i nostri pensieri. Ogni volta che rivolgo la parola a mia mamma, lei mi guarda e ride, come se non volesse sentirmi.»

Ero scioccato. Veramente era questa la vita di Gerard? Non la immaginavo, non potevo crederci, il solo pensiero di tutto questo causava dolore anche a me. Questo piccolo angelo venuto dal mio paradiso privato non poteva soffrire così tanto. Mi sentii così in dovere di fare qualcosa, qualunque cosa. Decisi istantaneamente che avrei fatto per Gerard qualunque cosa, sarei sempre rimasto al suo fianco. Non era molto per il momento, ma la tristezza che trasmetteva era troppa. Mi venne istintivo abbracciarlo, stringerlo, ma non lo feci. Volevo tanto abbracciarlo.

Il trillo del mio telefono fece sobbalzare entrambi, e quando dovetti tornare a casa, il dolore al braccio non sembrava neanche così forte. Forse, abbattuto dal dispiacere che provavo per Gerard.

Nessuno disse una parola fino a fuori le nostre case, la differenza era palese anche tra queste ultime; casa mia illuminata, con cespugli e la porta verniciata rigorosamente di rosso, casa di Gerard era buia, solo una luce proveniente da quella che sembrava la cucina.

Sorrisi a Gerard, che ricambiò, e mi avviai verso casa. Stavo per aprire la porta quando..

«Frank!» Mi voltai di scatto verso Gerard. «Puoi promettermi essermi accanto sempre? Non voglio più essere solo. Sei l'unica persona su cui, da oggi, conto davvero

Tornai indietro avviandomi verso di lui e lo abbracciai. Lo strinsi come avevo voluto fare, non mi importava del dolore al braccio, lui ricambiava l'abbraccio e allora tutto il mondo poteva farsi fottere, poichè la sua pelle fredda era il posto più accogliente del mondo. Odorava di dolce, tipo zucchero filato o marshmallow, sigaretta e caffè. Era il profumo più buono del mondo.

«Fidati di me.» gli sussurrai.


**


Angolino per me(?);
Ma quanto fa caldo? QUANTO. 
Mi dispiace non aver aggiornato prima, but il caldo mi prosciuga tutte e energie.
anyWAY, il capitolo non mi piace molto a dire il vero, l'ho scritto un po' troppo velocemente, non saprei.. Però se vi piace (spero di si aww) me la lasciate una piccola PICCOLISSIMA recensione qui sotto? 'accie aw.
Vaado a guardare Sherlock yup, al prossimo capitolo byee. 


xtsubaki

   
 
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