Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Sanae77    20/07/2016    8 recensioni
Tutto segue le regole: Sanae e Tsubasa felicemente sposati.
Una vita tranquilla.
Una nuova avventura lavorativa.
Vecchi conti rimasti in sospeso.
Un tarlo che s'insinua nella testa...
Che cosa può accadere se un 'SE' resta in sospeso?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 06
 
 
… Amburgo casa Genzo
 
Provo a muovermi, ma qualcosa mi trattiene. Apro un occhio, la luce entra prepotente dal leggero spiraglio dello scure.
Ma che ore sono? Tento di gettare un occhio alla sveglia, ma…  non c’è.
Finalmente capisco che cosa mi trattiene e pesa addosso.
Il braccio di Genzo.
MH?
IL BRACCIO DI GENZO?
Tento di muovermi, ma proprio non riesco.
Anche se il mio leggero spostamento lo sta facendo borbottare.
“Ehi, dove vai?”
Sussurra all’orecchio baciandomi il collo.
Riconosco all’istante questo bacio, questo brivido, perché mi ha baciata così tutta la notte.
Notte che ho trascorso con lui.
Sollevo un secondo il lenzuolo e guardo verso il basso.
Sono nuda, mi volto leggermente, e anche lui.
Riesco a portare una mano alla bocca e a trattenere un urlo.
Provo a ricostruire il tutto.
E vedo, vedo tutto.
È soltanto colpa mia, e di quella birra di troppo, che ha cancellato ogni freno inibitore che finora ero riuscita a tenere a bada.
Abbiamo passato la notte in questo letto a fare l’amore.
E già capisco che non è solo sesso.
“Genzo?” lo chiamo piano, perché francamente tra tutti e due ieri sera eravamo molto su di giri, magari avrà creduto di essere con Clare.
“Mh?”
“Sei sveglio?”
“Sì…”
“Sai cosa è successo vero?”
“Sì… so cosa è successo.”
“Cosa facciamo?”
“Sei tu quella impegnata Sanae, io sono quello più libero.”
“E Clare?”
“Clare è l’ultimo dei miei problemi adesso. Non l’ho mai amata, non come mi sono reso conto di…”
Mi giro su me stessa. Adagio due dita sulle sue labbra.
“Non dirlo” sussurro.
“Perché non dovrei? Che cosa ho da perdere? Tsubasa… a questo punto è troppo tardi. Ieri sera era troppo tardi, ho perso un amico. Adesso non voglio perdere chi amo. Perché ti amo Sanae e non posso più ignorarlo, non dopo stanotte” afferma deciso.
“Genzo io…” e non finisco la frase perché davvero sono così confusa.
“Adesso non devi dire niente, prenditi il tuo tempo, ma io non voglio dividerti con nessuno, io ti voglio tutta per me.”
Annuisco.
 
Lo vedo afferrare il cellulare dal comodino. Si è allontanato, sento un freddo improvviso.
Scorre la rubrica e la chiamata parte.
“Clare, ah ciao, senti hai tempo per pranzo? Sì, bene ci vediamo al solito posto, devo parlarti.”
Sgrano gli occhi, lui ha fatto la sua scelta, è sempre stato così, sia in campo che nella vita, diretto, preciso e risolutivo.
Si solleva e nudo si dirige al bagno.
Osservo i movimenti lenti e scolpiti di quei glutei.
Glutei che ho avuto l’onore di toccare per tutta la notte.
Una vampata di calore invade le mie guance.
Si volta in prossimità della porta.
Bello, come lo spiraglio di luce che lo illumina.
“Vieni a fare una doccia con me?”
Lo butta fuori così, come se fosse la cosa più semplice del mondo.
Resto un attimo imbambolata da queste parole, non dovrei trovarmi qua, dovrei essere in camera mia, sono sposata.
Maledettamente sposata e non riesco a collocare il tempo, il luogo e lo spazio di quando quel “Ti odio” si è trasformato, e si sta trasformando, in qualcos’altro.
Scuoto la testa ancora sovrappensiero.
“Allora vieni? Inutile rimuginare tanto oramai il danno è fatto!” mi dice dal bagno.
Già danno, perché non abbiamo preso neppure delle precauzioni, con Tsubasa avevamo deciso di… avere un figlio.
Mi passo una mano su tutto il volto.
Sono proprio un’idiota, un’idiota.
Mi sollevo e raggiungo Genzo in bagno.
“Senti dobbiamo parlare” esclamo mentre m’infilo nella doccia.
Magari l’acqua calda farà sciogliere un po’ di tensione e di dubbi.
In che razza di situazione sono andata a cacciarmi?
 
***
 
“Credo che sia già girato a sufficienza Genzo.”
Mi riscuoto dalle parole che Sanae mi ha appena detto. Forse sono dieci minuti buoni che sto girando il caffè oramai freddo, ma la notizia che mi ha dato è… è sconvolgente.
Scuoto la testa come per svegliarmi da questo sogno.
“Sanae, aspetta, ricapitoliamo –dico passando entrambe le mani nei capelli – quindi non abbiamo preso precauzioni e tu non sei coperta.”
Nega e abbassa lo sguardo.
“Te l’ho detto: avevamo deciso di avere un figlio!”
Non so come chiederglielo senza offenderla, ma devo.
“Sanae, sei stata con tuo marito l’ultima volta che è venuto qua?”
“Dai, ma che domande!”
Sollevo le spalle e le braccia, possibile che non ci arrivi?
Poi la vedo sbianca. Ok, è andata con Tsubasa, com’è ovvio che sia.
Anche se mi sale un groppo in gola indescrivibile.
“Ok, ho capito non è necessario che tu lo confermi basta la tua espressione” dichiaro consapevole di che cosa possa implicare questa cosa.
“Se… se – farfuglia – se fossi incinta non saprei neppure di chi è!” esclama sconvolta dalle sue stesse parole.
È pallida, troppo, temo stia per avere un mancamento.
L’afferro con entrambe le mani per le spalle.
“Ehi, rilassati, affrontiamo una cosa alla volta, mica è detto che tu sia incinta dai.”
Annuisce contro il mio torace, stretta in un abbraccio, sento le sue lacrime impregnare la mia maglia.
“Dio che cosa ho fatto.”
“Che cosa abbiamo fatto, Sanae, insieme.”
“Devo parlare con il Capitano.”
La discosto leggermente.
“Aspetta, per dirgli cosa?”
“Che domande della gravidanza no?”
“Penso che tu debba riordinare le idee amore – sospiro è davvero troppo sconvolta perché ragioni in maniera lucida – ascolta, prima devi decidere che cosa vuoi, se stare con tuo marito e ignorare quanto accaduto, oppure restare qua con me ad Amburgo e lasciare Tsubasa; soltanto dopo, se davvero sarai incinta, allora potrai affrontare anche un altro problema ok?”
Annuisce mente sento il suo abbraccio farsi più stretto.
Con una mano inizio ad accarezzarle la schiena per infonderle sicurezza.
“Vedrai si risolverà tutto” le dico.
 
Abbiamo fatto colazione è al lavello che sta riordinando la cucina, le arrivo dietro e faccio scivolare le mani lungo le sue braccia fintanto che non arrivo alle sue immerse nell’acqua calda saponosa.
Le tocco, le sfioro, i suoi sospiri si fanno più pesanti.
“Avevamo detto di evitare qualsiasi contatto fintanto che non riesco a far chiarezza.”
“Non riesco a starti lontano dopo ieri Sanae, ho bramato per giorni questo contatto e ora… mi è impossibile tenerti a distanza.”
La vedo inclinare il collo lasciando scoperta la parte destra.
Mi chino leggermente per permettere alle labbra di tracciare una linea lungo il suo profilo.
La pelle s’increspa sotto il passaggio della bocca.
“Così non vale, sei sleale Genzo.”
“Sono settimane che mi stuzzichi Sanae, sono un uomo dopotutto ho resistito anche troppo fidati!”
Si avvita su se stessa e me la ritrovo di fronte.
“Davvero?” chiede guardandomi fisso negli occhi.
“Davvero” ammetto portando le mani bagnate intorno alla sua vita.
Faccio risalire le dita fin sotto le braccia, dopo la sollevo mettendola seduta sul pianale della cucina.
Le gambe si allacciano alla mia vita automaticamente.
“Ho ancora voglia di te” dichiaro mentre dal collo discendo verso il petto assaporando la sua pelle centimetro dopo centimetro.
Ansima mentre le mie dita prendono a sbottonare la camicetta.
Compare il reggiseno di pizzo bianco che indossa ancora per poco.
“Così non riesco a pensare” mormora tra un sospiro e l’altro.
Lascio stare quello che avevo in mente e la guardo negli occhi, che adesso sono completamente aperti e fissi nei miei.
“Forse non voglio farti pensare, forse voglio che tu sia solo mia, ti voglio tutta per me Sanae. Sai, da quando siamo insieme, mi è tornato in mente quella volta che ti ho raggiunta per strada.”
Aggrotta le sopraccigli a e mi osserva.
“Quale? Quando per scommessa volevi uscire con me?”
“Sì, proprio quella volta lì.”
“Ma davvero volevi uscire con me? O era solo un modo per farmela pagare di tutte le volte che abbiamo litigato per il campo?”
“Davvero volevo uscire con te, ma poi…”
“Cavolo Genzo, ma non potevi chiedermelo come tutti gli altri ragazzi? Io ho sempre pensato che tu volessi prendermi in giro…”
“Ero partito con questa intenzione; ma dopo mi sono reso conto che davvero sarei voluto uscire con te, perché tu sei sempre stata l’unica che mi ha tenuto testa, che non aveva paura del mio cognome.”
Sbuffa un sorriso.
“E perché mai dovrei aver paura del tuo cognome scusa?”
“Che ne so, di solito fa sempre una grande impressione: Wakabayashi.”
Esplode in un sorriso.
“Sei un po’ egocentrico lo sai, sì?”
“Non sono egocentrico” rispondo stizzito.
“Sì, amore lo sei!”
“Mi hai chiamato amore.”
Sgrana gli occhi; già, un gesto così involontario, ma bellissimo.
“Meglio del ti odio no?”
“Già, meglio del ti odio… quindi?”
“Quindi cosa?”
“Se mi hai chiamato amore ho qualche possibilità?”
Prende un profondo respiro, i suoi occhi brillano le sue labbra si avvicinano spaventosamente alle mie, la sua fronte adagiata contro la mia.
“Più di qualche possibilità, il prossimo week-end andrò a Barcellona, devo parlare con Tsubasa.”
“Hai deciso allora?”
“Sì, ho deciso e… non posso più ignorare questo sentimento che è nato tra di noi.”
Sento il cuore esplodere dalla gioia.
La sollevo e aggrappata a me la faccio roteare per la cucina.
“Dobbiamo festeggiare, ti porto a cena fuori.”
“Genzo…”
“Sì?”
“Calma, prima sistemiamo la nostra vita privata, sai i giornalisti ci andranno a nozze con questa storia… immagina.”
“Cavolo è vero, dopo devo vedere Clare.”
“Giusto, tu Clare e io Tsubasa.”
La poso a terra schioccandole un sonoro bacio sulle labbra.
“Ti amo Sanae, non so da quanto tempo, ma ora so di amarti.”
“Neppure io so da quanto tempo il Ti odio, si è trasformato in Ti amo.”
 
… poche ore dopo
 
“Grazie per essere venuta Clare.”
Si avvicina fa per darmi un bacio, ma con una scusa lo evito, ho visto la cameriera e con un cenno della mano attiro la sua attenzione appena in tempo.
Ho ancora il profumo di Anego sulle labbra, non voglio quello di altre persone.
Devo riuscire a trovare le parole giuste per non ferirla, sarà difficile, ha un carattere abbastanza vendicativo, spero non racconti ai giornali qualche cavolata.
“Figurati Genzo, anzi avevo voglia di passare un po’ di tempo insieme.”
Prendo un profondo respiro, siamo già seduti con le bibite di fronte.
Rigiro il bicchiere tra le mani.
“Non so da dove iniziare ma preferisco essere onesto con te, non voglio prenderti in giro, non è mia intenzione Clare. Sono davvero dispiaciuto, ma devo lasciarti non sono innamorato di te come un tempo.”
Sorride sarcastica incurvando le labbra da un lato solo, è più un sogghigno.
“Sapevo che era solo questione di tempo, vi avevo visti.”
“Visto cosa? E chi?”
“Non sono una stupita Genzo… il marito che ha detto? Immagino che non sarete più così amici adesso.”
Sgrano gli occhi, ma che diavolo dice, possibile che fosse già tutto così evidente?
“Non ho detto che ho un’altra Clare.”
“Ascolta, non sono una stupida, siete stati subito in sintonia dal primo giorno che ha varcato la soglia di casa tua, solo uno sciocco non poteva accorgersene, avete impiegato anche troppo tempo per rendervene conto… la scena della spremuta poi, anche Tsubasa vi ha guardato perplesso, secondo me anche lui ha capito subito qualcosa, sembravate una vecchia coppia, era solo questione di tempo.”
“Mi dispiace” e davvero provo questo sentimento adesso, perché non mi ero reso conto di quanto tutto questo fosse così palese.
“Tanto tra di noi non avrebbe mai funzionato, tu non sei come me, non sei per il mondo dello spettacolo. Abbiamo funzionato bene per le riviste, ma tu sei un uomo da famiglia. La famiglia vera, Genzo… non quella dei giornali! E io non avrei mai potuto dartela… quindi.”
“Mi dispiace Clare.”
“Oh, non devi dispiacerti per me, sono proprio curiosa di sapere che cosa dirà il tuo caro amico Tsubasa” afferma sarcastica.
“Dopo quello che è successo temo di non avere più un amico. Scusa ancora.”
Dico alzandomi e chiedendo alla cameriera il conto.
Pensavo peggio, ma evidentemente era più che pronta a ricevere questa notizia.
Mentre temo che per Sanae non sarà così facile.
Poi un dubbio, forse è meglio che vada con lei a Barcellona se le cose si mettessero male.
Tsubasa è sempre stato un ragazzo tranquillo e posato, ma dalla vita ha sempre avuto tutto e se adesso qualcuno gli porta via qualcosa di estremamente importante, non so davvero come possa reagire.
 
 
… tre giorni dopo Spagna
 
 
Osservo Genzo qua al mio fianco, vorrei tanto poterlo prendere per mano, ma per ora in pubblico davvero non si può.
Ha insistito così tanto per accompagnarmi, ma ha promesso che non salirà in casa, che non metterà bocca in nessuna discussione, proprio non si farà vedere, mi aspetterà in auto.
Solo se avrò bisogno potrò chiamarlo al telefono e lui verrà in mio soccorso se mai fosse necessario.
Ma sinceramente da Tsubasa non mi aspetto reazioni violente, anzi tutt’altro.
Il Capitano non lo farebbe mai, ma se questo lo fa stare tranquillo a me non costa davvero nulla.
Sono così agitata.
Avevo deciso per un week-end, ma ho preferito un lunedì, altrimenti avrei compromesso pure un'eventuale partita di campionato e ora Tsubasa non può permetterselo, sta andando così bene, anche se dopo che gli chiederò il divorzio non so davvero come potrà reagire.
Finalmente il taxi si ferma sotto casa.
Lancio un ultimo sguardo al portiere, che mi sorride fiducioso, ma non lo sfioro neppure con un bacio, perché sento tutta la tensione addosso.
Annuisco impercettibilmente al suo gesto rassicurante e imbocco la via di casa.
 
“Tsubasa sono a casa, ci sei?”
“Sanae?” la sua voce proviene dalla sala.
Chiudo la porta e prendo un bel respiro, devo cercare di stare calma.
“Ciao” dico spuntando dall’ingresso.
“Perché non mi hai detto che arrivavi ti sarei venuto a prendere no?”
“Ho preferito così!” mento spudoratamente, non ho intenzione di dirgli che Genzo mi ha accompagnata.
Mi siedo sul divano vicino a lui, mi guarda aggrottando le sopracciglia.
“Ehi, tutto bene?”
Prendo un respiro lungo anni. Tanti quanti sono quelli che sto con lui.
“Tsubasa dobbiamo parlare.”
Raddrizza di colpo la schiena e si mette sull’attenti.
“Senti – proseguo, ma non so davvero da dove iniziare – io mi sono resa conto che non ti amo più come prima.”
“Co-cosa?” chiede tra l’incredulo e il panico.
Panico che attraversa adesso il suo bel volto.
Non avrei mai voluto provocare un dolore così grande, mai, ma…
Mi viene da piangere anche se non dovrei, sento il labbro inferiore tremare impercettibilmente, tento di fermarlo con i denti imprigionandolo, ma il groppo alla gola riesce comunque a salire e dare un fastidio immenso.
Prendo ancora aria e proseguo.
“Voglio il divorzio Tsubasa, mi dispiace!”
Respira velocemente, per contenere lo stupore, la rabbia, non riesco a capire la sua espressione.
Dopo si alza e inizia a percorrere la sala avanti e indietro a grandi falcate.
Lo sento iniziare il suo monologo, il suo ragionamento interiore, spero che raggiunga la verità da solo, perché io non ce la faccio davvero a dirgli che mi sono innamorata del suo migliore amico.
“Che diavolo è accaduto in questo periodo Sanae? Tu sei cambiata, sei partita e avevamo deciso di avere un figlio.
Un figlio Sanae, ti rendi conto? Chi decide di avere un figlio non torna due mesi dopo e dice che vuole il divorzio, almeno che…”
Si blocca, oddio ecco ci siamo, ora perderà la ragione.
“Almeno che… tu non ti sia innamorata di un altro!”
E la consapevolezza fa spazio allo stupore.
Tutto si ferma mentre non riesco a dire niente se non annuire impercettibilmente.
Non voglio far rumore più di quanto non l’ho già fatto con il mio silenzio con il mio NON smentire questa sua ipotesi.
“Chi è?” tuona improvvisamente.
Mi riscuoto e sollevo lo sguardo, non avevo visto che adesso era così vicino.
Indietreggio sul divano intimorita.
“Allora chi è?” insiste, ma fa un passo indietro, forse ha visto la mia espressione timorosa.
“Non importa chi sia Tsubasa: è successo e basta, mi dispiace tanto!”
“Lo immagino sai…”
Ecco lo sapevo ci siamo.
“Sarà certamente qualche collega di lavoro che ti ha fatto il filo.”
Conclude, e come dargli torto si fida cecamente di Genzo non potrebbe mai pensare a lui.
“Tsubasa, davvero non è importante adesso!”
“E invece sì!” sbotta picchiando un pugno sullo stipite della porta.
Balzo in piedi spaventata.
Si volta.
“Scusa, non volevo spaventarti è che… che…”
Si avvicina e mi abbraccia, lo lascio fare mentre sento le lacrime fuggire al controllo.
Dopo tutto quello che avevamo passato, la lontananza, le difficoltà, il Brasile, tutto.
“Riproviamoci Sanae ti prego.”
Lo stringo forte, dopotutto, è e resterà sempre il mio Capitano.
Nego contro il suo petto.
“Mi dispiace – sussurro - mi dispiace.”
 
Dopo la notizia, in casa, sembravamo due automi che si mettevano in accordo sui dettagli, è stato tutto così triste.
Scendo le scale, guardo l’orologio, sono passate solo due ore.
Abbiamo il volo tra altre due, aspetteremo in aeroporto.
Due ore per chiudere una storia d’amore, mi sembra impossibile.
Sono felice che non abbia insistito sul fatto di chi potesse essere la persona coinvolta in questo pasticcio, ma prima o poi dovrò dirglielo.
Per ora facciamogli assimilare il discorso del divorzio, poi si vedrà.
 
Salgo in auto e finalmente mi rilasso.
Rilascio tutta l’aria che ho trattenuto finora e sento la mano di Genzo depositarsi sulla mia, è tremendamente calda.
Mentre le mie sono gelide.
“Tutto bene?”
Annuisco.
“Non ho voglia di parlarne adesso, devo ancora assimilare bene cos’è accaduto.”
“Ok. Ci porti all’aeroporto per favore” dice rivolto al tassista.
 
La macchina viene messa in moto e finalmente partiamo.
Mi volto un secondo per capire bene quello che sto facendo.
Ho deciso di trascorrere la mia vita accanto al portiere e ancora non mi sembra vero.
Mi avvicino a lui e sicura di essere lontana da sguardi indiscreti mi adagio sulla sua spalla.
Un braccio mi circonda attirandomi a sé.
“La parte più difficile è andata, forza.”
“Genzo, non ha capito che sei tu. Ha capito che c’è un altro, ma non immagina chi sia.”
“Una cosa per volta, sarà già troppo sconvolto così, meglio una cosa per volta.”
“Decisamente.”
La macchina scorre nel traffico, verso la mia nuova vita, verso il mio nuovo destino.
 
***
 
Dopo che ha chiuso la porta sono rimasto come pietrificato.
Non posso credere di essere passato dalla felicità più totale alla tristezza più profonda.
Cerco di capire che cosa sia accaduto, che cosa sia successo, perché è cambiata così?
Maledetto lavoro in Germania, poteva trovare qualcosa qua in Spagna? No, ad Amburgo l’hanno spedita.
Guardo la televisione, è accesa.
La guardo, ma in realtà mica la vedo.
Ha detto che aveva nuovamente l’aereo tra due ore, starà aspettando la partenza nella sala d’attesa immagino.
Non posso lasciarla andar via così.
No, non posso, io la amo ancora.
Veloce afferro una felpa e le chiavi della macchina, mi metto al volante e guido come un matto.
Devo tentare il tutto per tutto, dopotutto quello che abbiamo passato, non posso arrendermi così.
Quindi a gran velocità mi dirigo al parcheggio sotterraneo, scendo e prendo a salire le scale di corsa.
Guardo il cartellone delle partenze e appena individuo il mio obiettivo mi precipito al Gate indicato.
Ma la mia corsa subisce un improvviso arresto quando un inconfondibile cappellino, che riconoscerei in mezzo a milioni di persone, mi appare in tutto il suo rosso smagliante.
Sono seduti vicini stanno parlottando. Mi nascondo dietro una colonna, devo capire prima di agire, magari l’ha soltanto accompagnata.
Ma quel tarlo maledetto s’insinua nei miei pensieri.
Alla mente riaffiorano tutti i gesti, spremuta, la premura, lo zucchero, la complicità, i sorrisini, le battute.
Poi ricordo anche quando sono andati via insieme dall’aeroporto dopo avermi accompagnato.
Ridevano beati e felici.
Il respiro non riesco più a regolarizzarlo nonostante cerchi di non andare in iperventilazione.
Ma certo… è la storia più vecchia del mondo: il migliore amico.
Scuoto la testa e mi do del cretino da solo perché sono stato praticamente io a spingerla nelle sue braccia.
Ancora il fiato è corto e il cuore non accenna a diminuire i battiti.
Mi sporgo dal mio nascondiglio improvvisato; Sanae sta chiaramente parlando a ruota libera Genzo semplicemente annuisce, poi quel gesto, lui allunga la mano scosta la ciocca di capelli dal volto di mia moglie e poi discende lungo il profilo e gliel’adagia sulla guancia.
Sanae si appoggia e chiude gli occhi mentre lui le deposita un bacio sulla fronte.
Perfetto ho visto ciò che dovevo vedere e che non avrei mai pensato d’immaginare neppure nei sogni più funesti.
Decido così, d’impulso, di uscire dal mio nascondiglio e mostrami a loro.
A grandi falcate arrivo proprio alle spalle di Genzo, scuoto la testa mentre resto a fissare le spalle che per anni hanno difeso la nostra porta e che adesso mi stanno portando via la moglie.
“Adesso è tutto più chiaro!” esclamo in tono fermo e deciso.
Vedo lui lasciarle la guancia e voltarsi sorpreso.
Anego invece scatta in piedi sull’attenti.
“Tsu- Tsubasa posso spiegare…” farfuglia confusa.
Una smorfia di disprezzo si forma sulle mie labbra.
“Che cosa vorresti spiegare eh? Che te la fai con il mio migliore amico?”
Eludendo il traditore l’ho avvicinata e sono di fronte e lei.
La sovrasto, Genzo è alla mia sinistra, ma non interviene, per fortuna.
Abbassa lo sguardo a terra, si vergogna.
Fa bene a vergognarsi, deve vergognarsi.
“Mi dispiace tanto Tsubasa”
L’afferro per un braccio.
“Guardami quando ti parlo” le intimo.
“Ehi, vacci piano Capitano, così le fai male!”
“Wakabayashi, tu hai già fatto abbastanza.”
Una mano si posa sulla mia spalla, è la sua.
Sento montare un’improvvisa rabbia, lascio andare Sanae e mi volto furibondo.
“Che vuoi?”
“Mi dispiace per come sono andate le cose, ma cerchiamo di comportarci da persone civili. Parlale, ma tieni giù le mani ok?”
“Pensi che voglia farle del male? A lei? Vuoi sapere a chi farei volentieri del male? A te Genzo. Perché eri il mio migliore amico, perché mi sento tradito.”
“Non credo che tu le faresti mai del male ma cerca di calmarti; per quanto mi riguarda, possiamo vederci da soli.”
Una minuta figura si intromette fisicamente tra di noi.
Con le mani puntate ai nostri toraci ci allontana.
“Piantatela di fare gli idioti, siamo in un aeroporto internazionale volete attirare gli sguardi di tutta la gente?”
Ci sta rimproverando tutti e due, mi verrebbe voglia di prenderla a sberle, è anche colpa sua se si è creata questa situazione di merda.
“Sparisci Sanae!”
Adesso la sua attenzione è solo per me.
Le mani appoggiate entrambe sul mio petto, mi guarda dal basso.
“Tsubasa, per favore. Posso solo immaginare la tua rabbia, ma te lo chiedo per piacere: comportiamoci da persone civili!”
Le afferro i polsi incurante del mio ex amico al mio fianco.
“Non puoi distruggere tutto così, per una cottarella passeggera, avevamo deciso di mettere su famiglia Sanae…”
Cerco di abbracciarla, ma lei si divincola dalla mia presa.
“Scusa, scusa, non è una cottarella io… io… io lo amo!” dichiara convinta voltandosi a guardarlo.
Genzo ha gli occhi sbarrati che continuano a fissarla.
Lo sguardo è un misto tra lo stupore per la dichiarazione ricevuta e… e l’amore che anche lui prova.
Non posso crederci è davvero finita, non è una semplice scappatella come avevo immaginato c’è qualcosa di più profondo, quasi di vecchio, di qualcosa rimasto in sospeso.
“Che diavolo è successo tra voi eh? Voi che vi siete sempre odiati…”
La lascio andare, adesso mi sta guardando quasi con compassione.
“Francamente Tsubasa non ho capito quando questo odio si è trasformato in qualcos’altro, mi dispiace.”
“Anche a me Capitano, sono così mortificato per la nostra amicizia e per il profondo rispetto che ho sempre nutrito nei tuoi confronti, ma non posso negare quello che provo per Anego.”
“Taci: traditore! Se non fossimo in un aeroporto di avrei già tirato un pugno.”
I nostri sguardi s’incrociano, dal mio sguardo solo scintille per lui.
“Se fossi al tuo posto reagirei esattamente come te…”
“Ditemi che è un sogno e che presto mi sveglierò… ditemelo!” insisto facendo rimbalzare lo sguardo tra i due.
Cala un silenzio pesante tra di noi.
Vedo Sanae affiancare Genzo, si scrutano un attimo dopo vedo lui allungare un braccio e cingerle la vita.
Sbatto le palpebre più volte incredulo assistendo a questa scena.
“Hanno chiamato il nostro volo” chiarisce il mio ex amico.
“Ci sentiamo Tsubasa… davvero perdonami.”
Resto come un idiota a guardare loro due che di spalle si stanno dirigendo verso il loro volo.
Non si voltano neppure una volta e quando vedo le loro dita intrecciate che attraversano i controlli del Gate, capisco tutto in una volta che davvero è finita.
Finita per sempre, l’ho persa ed è stato il mio migliore amico a portarmela via.
Non penso che riuscirò mai a perdonarlo… anzi a perdonarli, perché la colpa è di entrambi.
Faccio un paio di passi indietro incapace di togliere lo sguardo da quelle mani unite.
Incapace di farla andar via, anche se solo con gli occhi, perché il suo corpo è già lontano, perché è già tra le braccia di un altro, perché la mia vita è cambiata improvvisamente nel giro di tre ore.
E non lo avrei mai creduto possibile, non lo avrei mai immaginato che la mia Sanae, al mio fianco da una vita, adesso sia al fianco di un'altra persona, mi pare una cosa contro natura.
Il futuro adesso lo vedo come un uomo solitario che ha perso per sempre il suo amore.
Respiro ancora male, ma finalmente sono riuscito a sganciare gli occhi da lì, o più semplicemente sono scomparsi dalla mia visuale, questo non lo so, perché è stato come un momento di black-out dove il cervello si è improvvisamente spento.
E finalmente riesco a muovere i primi passi per tornare all’auto prima e a casa poi.
Casa che da oggi vivrò da solo.
Subito un pensiero: devo cambiarla, devo andare via da lì, non posso vivere in una casa dove ho vissuto con lei, piena di ricordi e satura di lei.
Con questa consapevolezza nel cuore afferro il cellulare e contato quella dell’agenzia, se non faccio subito qualcosa sono certo che impazzirò.
 
 
… In volo verso Amburgo
 
 
L’improvvisata del Capitano all’aeroporto proprio non era prevista, anche se alla fine credo sia stato meglio così.
Meglio mettere subito le carte in tavola e affrontare la realtà.
Osservo Sanae che seduta vicino al finestrino sta guardando le nuvole in basso.
Mi avvicino e bisbiglio: “Tutto ok?”
Si volta, vedo una lacrima scivolare via sulla guancia, sollevo la mano e la cancello con il pollice.
“Genzo, mi ha fatto una profonda tenerezza Tsubasa, non volevo fargli questo, non volevo vederlo soffrire così.”
“Ti ha sempre amata Sanae, anche se non lo dava a vedere, anche se ha sempre messo il pallone al primo posto, ma ti ha sempre amata.”
Non posso certo dirle il contrario, lo abbiamo sempre saputo tutti, forse anche prima di loro stessi, i loro sentimenti erano palesi a chiunque.
“Lo so, è per questo adesso mi sento così da cani vero?”
Annuisco mentre asciugo un’altra lacrima con il dito.
Mi chino e bacio un’altra che fugge birichina scendendo dalle lunghe ciglia adesso socchiuse in un pianto silenzioso.
“Ehi, sei stata onesta con lui, non hai da rimproverarti nulla.”
Accenna un timido sorriso.
“Ti confesso Genzo quando ho detto quella frase, la pensavo veramente”
“Che mi ami?”
“Sì, che ti amo” risponde fissandomi negli occhi. Sorride, è davvero bella.
Dopo continua “Solo che… per me è strano non pensare a Tsubasa, è una vita che penso a lui e… forse era solo un’abitudine, oramai, non so. So soltanto che adesso quando sono con te il mio cuore…”
E non la lascio finire, perché decido di baciarla, lì, prima che l’incanto si spezzi, prima che il mio cuore decida di rallentare la sua corsa, prima che riesca a farle sentire quanto il mio batte forte.
E batte forte, solo per lei, come non mi era mai successo prima.
Mentre i nostri sapori si confondono, mentre le nostre dita si sfiorano.
“Sei mia adesso, soltanto mia” ripeto sfiorandole le labbra con teneri baci.
E bacio ancora quel timido sorriso che spunta dalle sue labbra.
 
Finalmente a casa, finalmente noi.
Non saranno facili i giorni avvenire, non sarà facile il futuro insieme.
Non sarà facile la prima partita che dovrò giocare con Tsubasa in Nazionale e non sarà facile giocare contro in Europa, ma dovremmo farlo per il Giappone e per le nostre squadre, che contano su di noi.
 
“Ehi, che ne dici di una bella nuotata e dopo sauna per rilassarsi e toglierci di dosso questa pesante giornata?”
“Dico che hai sempre delle ottime idee Genzo, sono distrutta.”
Lasciamo i bagagli direttamente in corridoio, ci penseremo più tardi.
La sorprendo alle spalle togliendole la giacca e prendendola tra le mie braccia.
 
“Ehi, che intenzioni hai?”
“Che domande, buttarti in acqua vestita.”
“Sei pazzo!” risponde aggrappandosi al collo stretta stretta.
“È una tattica la tua?”
“Ovviamente SGGK, se mi butterai in piscina dovrai seguirmi; non ho certo intenzione di arrendermi così!”
E non lotto neppure quando arrivato sul bordo mi tuffo con lei nella piscina riscaldata.
Ancora una volta siamo sommersi dall’acqua, ancora una volta tutto è attutito dal liquido caldo che ci circonda.
Ma stavolta posso.
Posso attirarla a me e lentamente baciarla mentre risaliamo per prendere fiato.
Anche se l’aria che ci serve per fondere le nostre labbra è già sufficiente, respiriamo la stessa.
Continuiamo a baciarci mentre le mani freneticamente cercano la pelle sotto i vestiti.
Gli indumenti compaiono galleggianti intorno a noi riempiendo sempre più la piscina di stoffa e rendendoci sempre più nudi.
“Avrei già voluto farlo l’altra volta tutto questo.”
Le mani scorrono sulla sua schiena in un lento e lungo massaggio dalle spalle fino alle natiche.
La pelle s’increspa sotto le dita che lente si muovono per gustare l’attimo.
“Anch’io avrei voluto far questo” risponde intrecciando le gambe alla vita e tuffando le dita tra i miei capelli mentre mi bacia con passione.
Resto un attimo stordito del suo improvviso slancio, ma certo non mi lascio intimorire mentre mi avvicino al bordo della vasca e la faccio aderire.
Tutto cambia nel giro di un attimo.
Le semplici carezze si trasformano e io non ce la faccio più a contenere la mia voglia.
E dopo aver liberato la mia virilità entro in lei quasi con urgenza, come a dover rivendicare qualcosa di mio che era andato perduto nel tempo, ma che adesso ho ritrovato e che non mi lascerò certo sfuggire.
Le strappo un gemito che finisce con diventare musica per le mie orecchie.
Il ritmo si fa più incalzante sotto le spinte che si fanno sempre più esigenti profonde e veloci.
La sento stringersi a me, avvolgersi totalmente al mio corpo, alla mia parte più intima.
Ha provato piacere e nel momento in cui sento che sto per raggiungere il culmine, esco da lei.
Ansimo per il piacere provato.
Ma non voglio rischiare ancora, non in questo momento che siamo ancora così instabili.
“Oddio!” bisbiglia sull’incavo del mio collo.
“Mi fai perdere la testa Sanae” dichiaro mentre deposito teneri baci su quelle labbra che per tanto ho bramato in questi giorni.
“Lo vedo” risponde sorridendo.
 
Ed è così che iniziamo la nostra vita insieme. Per ora tra le mura di casa, il resto verrà dopo.
Abbiamo quattro mesi per abituarci a tutto questo.
Abbiamo quattro mesi prima del ritiro con la nazionale.
Prima che come coppia incontreremo nuovamente il Capitano.
Io dovrò anche affrontarlo come compagno di squadra e non sarà per niente facile.
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Sanae77