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Autore: Follow The Sun    20/07/2016    3 recensioni
Sono sopraffatta... Il corpo ridotto al limite, la mente vuota e le mie emozioni sparse al vento. Allunga una mano dietro di sé, toglie l'umido lenzuolo dal fondo del letto e me lo avvolge intorno al corpo. 
La stoffa fredda ed estranea mi fa rabbrividire.
Lui mi circonda con le braccia, tenendomi stretta, cullandomi possessivamente avanti ed indietro.
«Perdonami» mormora vicino al mio orecchio, la voce sciolta e desolata.
Mi bacia i capelli, un bacio, e un altro.
«Scusa, davvero»
Gli affondo la faccia nel collo e continuo a piangere, uno sfogo liberatorio.
Uso un angolo del lenzuolo per asciugarmi la punta del naso e a poco a poco mi rendo conto che quella visione non è poi tanto male.
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Questo è il remake della storia "she's a good girl", quella vecchia è stata cancellata, dati gli scarsi progressi.
Spero che questa versione sia meglio di quella vecchia :)
Se vi va fatemi sapere come vi sembra.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"She's a good girl." 
Capitolo 24.
 
Il giorno dopo il mio arrivo a casa, fui deliziata dalla fantastica notizia che avremo avuto ospiti a cena.
Si trattava del datore di lavoro di mio padre: un uomo sulla cinquantina con la puzza sotto al naso. Sua moglie, il suo alter ego, era una donna alta e smilza con sempre sotto braccio il suo Yorkshire di razza, compreso pedigree.
Credevo che persone del genere esistessero solo nei film, ma mi sbagliavo.
Arrivarono intorno alle otto, puntuali, e non si limitarono nei complimenti.
 
“Oh, ma che bella casa!”
“Adoro questo vaso, è antico?”
“Ha mai giocato a golf?”
“Scommetto che questa è seta. Non potrei aspettarmi altro da persone come voi!”
 
Mi godetti tutta la scena con un sorriso compiaciuto stampato in viso, seduta in modo composto sul divano, rigorosamente appoggiata al bracciolo.
Non avevo più visto Nicholas dalla sera precedente. Non era neanche salito per la colazione.
Salì solamente per la cena. La signora Holt, così si chiamavano, fece un lungo discorso su come fosse importante regalare un futuro sicuro a ragazzi che prima d'ora non ne avevano avuto l'opportunità. Finì la predica rivolgendosi a me, seduta di fronte a lei al tavolo, raccomandandomi di essere una sorella degna di essere chiamata tale.
Lanciai diverse occhiate a Nicholas, o come tutti lo chiamavano, Nick, ma non sembrava essere molto intenzionato a seguire la conversazione. Se ne stava semplicemente con la testa bassa e rivolta verso il suo piatto sempre pieno di pasta. Giocherellava con la forchetta, spostando di tanto in tanto qualche spaghetto, e sospirava in continuazione. 
 
-Nick, ti va di raccontare ai signori Holt cosa vorresti fare dopo il liceo?- chiese mia madre quando capì che il silenzio stava diventando troppo pesante.
Alzò velocemente il viso, dimenticandosi per un attimo del suo piatto, e cercò di cominciare il discorso con un «beh...» a cui seguì un ulteriore, soffocante silenzio.
-Mi piacerebbe diventare un professore di lettere-.
La mia attenzione venne particolarmente attirata nel momento in cui disse quelle esatte parole. Avevo notato i diversi libri e quaderni nella sua stanza, ma non mi sarei mai aspettata che gli piacesse così tanto.
Addentai l'ultimo pezzo di pollo, gustandomi a fondo il suo sapore, e feci per aggiungere qualcosa, ma venni fermata da mia madre, la quale mi chiese di prendere ancora del vino dalla credenza in taverna.
Mi domandai mentalmente perché non lo avesse chiesto a Nicholas. Egli ci abitava, ormai, giù in taverna. 
Alzai gli occhi al cielo mentalmente. Solo Dio sa cosa mi sarebbe successo lo avessi fatto fisicamente, oltre che nella mia testa.
Mentre facevo l'esorbitante sforzo di alzarmi dalla sedia, provocando inoltre un rumore insopportabile, notai Nicholas fare lo stesso, scusandosi con i presenti a tavola.
-Devo andare al bagno-.
Esultai, pensando che sarebbe andato al bagno al piano superiore, quello che anche io usavo tutti i giorni. Ma non fu così. Da poco tempo i miei genitori avevano ristrutturato il piccolo bagno di sotto, dotato solo di un lavandino, un wc e una piccola vasca da bagno. Capii all'istante.
Mi precedette a passo svelto, ma senza farlo troppo notare, camminò fino alla porta della taverna e la lasciò socchiusa. 
Sentivo una strana sensazione, come se qualcuno, per la prima volta, avesse invaso senza saperlo i miei spazi, la mia quotidianità, e li avesse ribaltati, trasformati completamente.
Seguii i suoi passi, cercando di mantenere la mia andatura calma e decisa, poi entrai dalla porta e scesi le scale in marmo freddo.
Ringraziai tutti i santi possibili per aver indossato le pantofole e aver così evitato di far ibernare i miei piedi.
La “stanza” di Nicholas, rispetto alla sera prima, era più ordinata e dava l'idea di avere uno stile tutto suo. I quaderni erano impilati uno sull'altro, i libri disposti in ordine alfabetico su uno scaffale e il letto era stato fatto con cura.
Mi sorpresi addirittura di come non ci fosse nulla fuori posto: anche penne e matite erano sistemate una a fianco all'altra formando una linea sorprendentemente retta.
Aprii l'armadietto dove solitamente i miei genitori tenevano il vino, ma la mia espressione tranquilla si trasformò quando notai che non c'era affatto nessuna bottiglia di vino all'interno.
Arrossii, vedendo tutti quegli indumenti infilati in quello spazio minuscolo, cacciati dentro alla rinfusa. Un paio di boxer cadde dal mucchio, posandosi ai miei piedi.
-Oh santo Dio- mormorai.
In quell'istante il rumore dello sciacquone risuonò nella stanza attorno a me, e Nicholas uscì dal bagno.
In un primo momento non sembrò farci molto caso, ma quando notò i suoi vestiti e i suoi boxer là per terra, arrossì come un pomodoro maturo.
-Io, uhm, credo che il vino sia in quell'altro armadietto-.
Indicò un paio di ante dall'altra parte della stanza e si abbassò per recuperare il resto dei vestiti che erano caduti a terra. Chiuse con un colpo deciso il piccolo armadio e ci si appoggiò con la schiena.
Afferrai la bottiglia di vino che mi sembrava più simile a quella che avevo visto sul tavolo di sopra e chiusi l'armadietto improvvisato; probabilmente i miei genitori lo avevano costruito per dare al nuovo arrivato un posto dove mettere i suoi indumenti.
-Credevo fossero in quell'altro armadio. Scusa per aver praticamente invaso i tuoi spazi- dissi in modo impacciato mentre reprimevo con tutte le mie forze l'imminente imbarazzo.
-No, cioè, tranquilla. È comprensibile-.
Alzò le spalle, e con quel gesto si staccò dal piccolo mobile dietro di se, facendo così rovesciare, ancora, gran parte del suo contenuto a terra.
-No! No, no, no…-.
Si affrettò a raccogliere tutto, mentre me ne stavo in piedi a osservare il tutto con una bottiglia di vino rosso in mano.
-Ti serve un armadio nuovo, a quanto pare-.
Raccolsi una maglietta, la quale era caduta abbastanza vicino a me, e la infilai in mezzo agli altri vestiti.
-A quanto pare, sì-.
Chiuse di nuovo l'armadietto, posizionando una penna in mezzo alle maniglie per non far più aprire le due ante.
Mi morsi un labbro, ripensando all'idea che mi era appena venuta in mente, poi mi schiarii la voce e presi un respiro profondo.
-Domani potremmo andare a un mercatino dell'usato e comprarne uno nuovo. Che ne dici?- domandai con il cuore in gola. Mi sentivo quasi una stupida a fare una domanda del genere. Forse avremmo dovuto conoscerci meglio prima, forse mi odiava, o forse non voleva avere niente a che fare con una come me.
-Buona idea. Indipendenti da Eleonora e Mark?-. Annuii.
-Bene- sorrise.
Abbassai lo sguardo, entusiasta di aver fatto la cosa giusta, almeno per una volta.
-Nick… Nicholas- lo richiamai, evidentemente imbarazzata nel richiamarlo per la prima volta.
-Mh?-.
-Hai la zip abbassata-.
 
[…]
 
Lanciai un ultimo e raggelante sguardo al gruppetto di ragazzi che ci stava guardando da lontano, sullo stipite dell'aula di Francese. Presi Michael a braccetto, mi allungai per lasciargli un leggero bacio sulla guancia e lo portai via con me.
-Spero che la ramanzina sia bastata- sputo, indifferente. Non volevo darlo a vedere, ma mentre discutevo con quei ragazzacci continuavo ad avere il presentimento di poter ricevere da un momento all'altro un pugno in pieno volto. Ero terrorizzata.
-Mi hai messo in ridicolo. Certamente è bastata!-.
-Finiscila. D'ora in poi non ti disturberanno più-.
Vidi Calum e Ethan parlare in lontananza, così ne approfittai per spiegare anche a loro la grande notizia.
-Possiamo parlargli dopo?-. Michael mi strattonò, facendomi fermare di colpo. Mi accigliai, non capendo.
-Hai finito le lezioni per oggi, non c'è quella di Matematica, invece io devo partecipare agli allenamenti di calcio. Dureranno circa due ore e non avrò nessuno con cui parlare seriamente per un po'. Ti prego, parlerai con loro dopo- mi supplicò, la voce instabile e le mani giunte.
Sospirai, contrariata, ma alla fine accettai e feci retro front, camminando in direzione degli armadietti.
Appena arrivammo a destinazione scorsi tra gli altri alunni, indaffarati a prendere le proprie cose, Allison, la quale era appoggiata contro il mio.
-No, ti prego. Lo fanno apposta? Ti seguono? Hai per caso un microchip attaccato da qualche parte? Dio, salva la regina-. Ridacchiai all'improvviso attacco di pazzia di Mike, al mio fianco con una mano a coprirgli il volto. 
-Ciao Emma- si sistemò una ciocca rosa sbiadita dietro l'orecchio, sorrise timidamente, o forse in modo ingannevolmente timido, e si rivolse al tinto. -Ciao anche a te, Michael, tutto bene?-.
Il ragazzo annuì, al limite della sopportazione, mi diede un abbraccio svelto e se ne andò.
-Che gli prende?- chiese, confusa.
-È un po' nervoso per gli esami. Deve guadagnarsi alcuni crediti extra che gli serviranno per superare gli esami almeno con ottanta su cento. È molto determinato; sono sicura che ce la farà-.
-Ce la farà senz'altro... Andiamo? Devi raccontarmi un sacco di cose-.
 
[…]
 
-Posso vederlo? Ti prego. Se sarà tuo fratello devo almeno conoscerlo- aggiunse, euforica.
-Non è sbagliato avere una crush su una persona più giovane, vero?-.
Alzai gli occhi al cielo, di nuovo.
-Ti ho detto che è carino, non che puoi provarci- dissi, fredda. L'intero viaggio in pullman era stato occupato dall'argomento “Nicholas”, e da quando avevo accennato al fatto che il ragazzino non era poi così male, Allison aveva cominciato a dare di matto.
-Iris potrebbe farlo; hanno la stessa età-.
-Può darsi, ma non è scontato-.
-Gelosa del tuo fratellastro? Sei adorabile-.
-Io non sono gelosa! Sto solo cercando di dirti di andarci piano, credo si debba ancora ambientare, lo spaventeresti-.
Sbuffò, contrariata, mentre si sistemava lo zaino sulle spalle.
-Ricordati che lunedì partiamo-.
-Huh? Per dove?- domandai confusa. Mi ero persa qualcosa?
-Sveglia! Il campeggio. Sai, una settimana, quarto anno, lunedì prossimo- alzò le mani e le dimenò con fare teatrale. 
-Non ne sapevo niente- confessai. 
-Strano. Ho consegnato io personalmente l'autorizzazione a tua madre, l'ho vista anche a scuola per riconsegnarla al preside-.
Sospirai, di nuovo. La nostra fermata si stava avvicinando; avevo ormai capito che Allison sarebbe scesa con me, non avrei potuto farci nulla.
Camminammo velocemente verso casa mia,
Io davanti e lei al mio seguito.
Posai la mano sul pomello della porta, accertandomi che fosse aperta, chiusi gli occhi e mi ripetei mentalmente che, nonostante tutto, niente poteva andare storto.
-Dignità- dissi solo, rivolta alla ragazza accanto a me.
Aprii la porta e buttai subito lo zaino sul pavimento. Ero intenzionata ad andare diretta in camera mia, ma un'insolita presenza mi fece alzare lo sguardo, e forse anche scappare un sorriso.
-Cosa sta facendo, esattamente?-.
Scossi la testa, divertita.
 
Ed io che pensavo fosse un ragazzo come tutti gli altri.
 
Tossii leggermente per attirare l'attenzione di Nicholas, niente da fare.
Se ne stava là, con una maglietta e un paio di boxer addosso, cuffie nelle orecchie, muovendosi a suon di musica.
-Venti minuti a centottanta gradi, perfetto-.
Io ed Allison ridacchiammo di nuovo, incantate dal fantastico e, soprattutto, unico spettacolo davanti ai nostri occhi.
Nicholas infornò, chiuse il forno, e si girò per sistemare il bancone. Inutile dire che quando ci vide, metà del pacco di farina finì su di lui; e anche sul pavimento.
-Cazzo, cioè, cavolo. Ho farina ovunque. Twenty one pilots, vi odio nel profondo. Perché mi avete fatto questo?-.
 
[…]
 
-Che ne dici di questo?-. Indicai un mobile più simile a un comodino, il cui colore assomigliava ad una sorta di rosso scuro con dei disegni marroni. 
Scosse la testa, indignato.
-Lo fai apposta-.
-L'ultimo che ti ho suggerito era rosa-.
-Non sono gay-.
-Non l'ho mai detto-.
 
Stavamo camminando da ormai tre quarti d'ora, e già non ne potevo più. Nick aveva davvero dei gusti difficili. E, come se non bastasse, non aveva mai preso la metropolitana, e ciò lo rendeva diffidente e preoccupato.
 
-Mi piace quello-. Passò in mezzo tra un tavolo e una poltrona, attraversò un corridoio di sedie antiche e mi indicò un armadio beige, classico, con una maniglia in alto.
Non era molto grande, ma lo era per contenere i suoi vestiti, ne ero sicura.
-Vuoi comprarlo?-.
-Se per te va bene-. Si strinse nelle spalle e guardò altrove.
 
[…]
 
-Allison pensa che tu abbia delle belle gambe- dissi, compiaciuta, mentre camminavamo lungo la strada che ci avrebbe portati verso casa.
-La tua amica?-.
Annuii lentamente, ridacchiando.
Egli abbassò lo sguardo sulle sue gambe fasciate da dei jeans neri, poi strinse le labbra in una linea e tornò a parlare.
-Non me l'aveva mai detto nessuno-.
-Ti piace cucinare?- chiesi, d'un tratto, ricordandomi della scena di quello stesso pomeriggio.
Nicholas sembrò sbiancare per un istante, si portò una mano alla testa e tirò i capelli all'indietro.
-Imbarazzante-. Sospirò. -Preferisco fare dolci, in realtà-.
 
 
 
 
 
Hey!
Eccomi di nuovo qui.
È un capitolo un po' di passaggio, non succede niente di strano. Possiamo notare, però, l'avvicinamento di Nicholas ed Emma. Tutti e due stanno facendo del loro meglio per andare d'accordo.
Emma ha sistemato una volta per tutte i bulletti che abbiamo incontrato all'inizio della storia, e Michael si sente sempre di più attaccato alla sua migliore amica.
Inoltre, ci sarà una gita in campeggio, proprio ad una settimana prima della fine della scuola; ne vedremo delle belle!
 
Grazie per aver letto,
-Follow The Sun xx
  
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