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Autore: luley0    20/07/2016    0 recensioni
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=eWWi3vaC2bA
Il giorno che si incontrarono Sophia e Zayn non potevano immaginare che si sarebbero inseguiti negli anni
Sophia conosce Zayn quando ha soli tredici anni, da quel momento in poi i due saranno destinati a rincontrarsi più volte nel corso degli anni per brevi ma intensi intervalli di tempo. Arrivata all'età di ventitré anni, sul punto di abbandonare Londra e i suoi sogni nel cassetto, le si presenta l'occasione che può cambiare la vita e diventa l'assistente personale di Harry Styles. Solo successivamente scoprirà che Harry è il migliore amico di Zayn, con il quale - dopo una vita passata a trovarsi e sfuggirsi di nuovo - avrà la propria occasione per restare.
«Se ti avessi incontrato prima, forse… mi sarei innamorata di te»
«Forse»

‘Ma allora ognuno, inconsapevolmente, è artefice del proprio destino oppure è quest’ultimo a riproporti combinazioni e combinazioni fino al suo corretto compimento? ’
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 15
 

«Che ci fai sveglia a quest'ora?»

Zayn era a torso nudo e indossava solo un pantaloncino - probabilmente appartenente alla tuta di quello che doveva essere un club di calcio o di basket, chi lo sa.
Si stropicciava l'occhio, quasi con fare nervoso; poi con la stessa stizza si tirò i capelli portandoseli indietro.

«Potrei chiedere lo stesso a te» risposi, evasiva, e soprattutto agitata. Quell'incontro inaspettato alle prime luci dell'alba mi metteva più ansia che altro. Mi sentivo quasi intrappolata.

«Non riuscivo a dormire... Stavo impazzendo nel letto» spiegò, e sembrò che gli fosse costata cara quella affermazione. Io annuii, fingendo di non averci fatto caso e abbassando lo sguardo.

Era ancora parecchio buio fuori, solo qualche luce dai lampioni della strada che attraversava i vetri delle finestre del salotto per correre lungo il pavimento e permettere a me e Zayn di guardarci a vicenda.
Se solo ne avessimo avuto il coraggio.

«Avevo sete» dissi.

«Vieni, ti verso dell'acqua»

Lo lasciai fare, seguendolo dietro il banco della cucina, sforzandomi di guardare nel buio dove mettessi i piedi e attenta a non urtare niente.
Mi porse il bicchiere di acqua minerale; ricordava ancora che preferivo quella.

Sapevo di dover stare zitta, di tornare nella stanza così come ero arrivata. Ma la curiosità e - perché no - la speranza mi spinsero a domandargli «Perché non riesci a dormire?»

Zayn chiuse l'anta del frigo, poi si voltò verso di me guardandomi bere «Penso che tu possa immaginarlo».

Una risposta sincera, che temevo tanto quanto la desideravo. Eppure non era chiaro, come al solito.

«No, non posso» volevo che me lo dicesse lui, ma Zayn sembrò spazientirsi perché sospirò come faceva ogni volta che c'era qualcosa che non riusciva a gestire.

«Che vuoi che ti dica?»

«Quello che ti passa per la testa»

«Non chiedermelo come se fosse la cosa più naturale del mondo»

«Non farla sembrare una cosa sbagliata»

Finalmente ci guardavamo, l'imbarazzo aveva ceduto il posto dalla voglia di avere a tutti i costi l'ultima parola in un botta e risposta poco sensato.

«Se tutti dicessimo cosa ci passa per la testa ci sarebbe il caos» Zayn distolse i suoi occhi dai miei. Prese a giocare con il bicchiere facendolo oscillare tra i suoi palmi.

«Al contrario, sarebbe tutto più limpido»

«Dimenticavo, non ti si può contraddire»
Scorsi il suo sorriso da sotto la barba incolta.
«Quindi Harry passerà il Natale con te?»

«Mh, sì ecco...» tentennai di fronte quella domanda. Mi ero quasi dimenticata della farsa.

«Mi fa piacere» disse e io sgranai un po' gli occhi «Harry non festeggia il Natale da anni. Significa molto che abbia accettato di venire con te. Poi in una famiglia unita come la tua non può che fargli bene..»
Le parole di Zayn mi colpirono come un tuono a ciel sereno. Fino a quel momento non avevo mai pensato seriamente a cosa questa commedia inscenata tra me ed Harry potesse significare per lui. 
Ecco, con le parole di Zayn una piccola lampadina fioca mi si accese nella mente, eppure peccava ancora di intensità. 
«ma penso tu conosca la storia di Harry. Quindi.. credo che non potesse essere più fortunato di così»

Rimasi senza parole, l'unica cosa che riuscii ad accennare fu un sorriso a mezza bocca per nascondere il mio disagio e cercare in tutti i modi di non tradirmi. Una piccola parte di me si chiedeva se Zayn fosse davvero contento per me ed il suo migliore amico insieme, ma il tutto fu oscurato da un pensiero fisso: Harry non era così felice come mostrava di essere? Andare avanti con le bugie avrebbe finito per ferire tutti i coinvolti della storia?

*

«Mi basta fare una chiamata - la voce petulante di Louis non dava segni di resa - il ristorante all'angolo è aperto per la vigilia. Ordino qualcosa ed è risolto... Nessuna intossicazione alimentare per noi e un buon compleanno per me»
«Lou smettila. Sono perfettamente in grado»
Lui ed Emma stavano battibeccando già da un'ora sotto lo sguardo di Anne, la nonna di Louis.
Io li guardavo divertiti, anche se non potevo far a meno di pensare alla storia di Niall. Dal sorriso radioso di Emma si intuiva perfettamente che il suo ragazzo - o quello che era - non le avesse detto proprio nulla.

«Nonna, io conosco bene questa ragazza e ti dico che sarebbe capace di far scuocere anche un panino»

«I panini non si scuociono Lou» alzò gli occhi al cielo Em.

«Appunto. Pensa tu che pessima cuoca sei!»

«Ma non si stancano mai?» Bisbigliò Harry al mio orecchio facendomi sussultare.

«Assolutamente no, si vede che non li conosci bene»

«Questa è la prima volta che li vedo così affiatati» commentò.

«Sai, ultimamente con Niall non hanno avuto modo di stare molto insieme...» tentai di spiegare ma l'improvviso squillare di un telefono mi fece fermare.

«È Niall!» esultò Emma entusiasta, prendendo poi il telefonino e uscendo dalla stanza facendomi segno di girare la pasta.

«Il fidanzato?» chiese nonna Anne.

«Si» Risposi io, mentre Louis freddò il discorso con un «Non sono fidanzati» il che seguì un ghigno da parte di Harry.

«E voi?»
Gli occhi chiari di Anne si chiudevano ed aprivano da me ad Harry, mentre con il dito si strofinava gli occhi da sotto gli occhiali da vista.
«Siete fidanzati?»

«Veramente siam-»

«Siete una coppia molto bella» non ci diede il tempo di rispondere.

«Ma noi non stiamo insieme» mi affrettai a dire.

«Sì è giusto non affrettare i tempi, capisco»

«Cosa?! Quali tempi?» iniziai ad agitarmi cercando di spiegare il malinteso.

«Signora, davvero non abbiamo nessun tipo di...» l'intervento coraggioso quanto inutile di Harry fu messo a tacere con l'arrivo della madre di Louis nella cucina.

«Kate, hai visto che bel giovanotto il fidanzato di Sophia?»

«C'è stato un malint-»
«Signora ha preso una svist-»

«Sophia! Non sapevo ti fossi fidanzata!» la signora Tomlinson mi aveva sempre un po' intimorito (ma mai quanto il marito, che in quell'occasione non era presente), ma stranamente con gli anni sembrava aver ammorbidito almeno in parte sia i suoi lineamenti spigolati che il suo modo di fare severo.

«Vuoi due non avete pace, eh?» Reese entrò in cucina sghignazzando e senza la minima intenzione di aiutarci iniziò a godersi la scena stuzzicando l'antipasto che era già pronto sul tavolo.

La casa in cui lei e Louis erano cresciuti non era cambiata di una virgola. Il legno del pavimento forse soltanto un po' più rovinato, ma tutti i mobili erano negli stessi identici posti in cui l'ultima volta li avevo lasciati. L'orribile orologio a pendolo ancora riempiva l'ingresso, suonando ad ogni ora. 
Ci ero cresciuta un po' anche io lì, ed il fatto di ritornarci ogni anno, con appuntamento fisso al 24 Dicembre, mi faceva sentire al sicuro. 
In fondo le persone vogliono avere qualche caposaldo a cui aggrapparsi, qualcosa che faccia sì di non allontanarli definitivamente dal passato. È questa cena era uno dei miei caposaldi.
Lo zio di Louis e Reese che si lamentava della politica, gli amici di famiglia che portavano due bottiglie di spumante ciascuno e litigavano su quale aprire prima.
Qualcosa però cambiava ogni anno, come era giusto che fosse. E quell'anno il cambiamento l'avevo portato io, con Harry.
Sembrava a suo agio e, come se conoscesse tutti da tempo, scambiava due chiacchiere con lo zio Richard e giocava con la bambina di una coppia di amici.

Rinunciammo a spiegare che noi non eravamo una vera coppia perché in verità non mi dispiaceva neanche che lo pensassero. Harry era un ragazzo speciale e ad averlo al mio fianco mi faceva sentire, in un certo senso, fiera.

«Zio Richard sta alzando un po' troppo il gomito — bofonchiai al suo orecchio — smettila di versargli da bere»

«Andiamo Soph, è una festa»

«Emma, potresti portare questi piatti in cucina?» disse Kate.

La mamma di Louis era sempre stata strana nei confronti di Em. Senza ombra di dubbio farmi paranoie gratuite era uno sport che praticavo al livello agonistico, ma questa sensazione non lo era. Ormai la conoscevo da anni e la signora Tomlinson ed era una donna a cui non interessava risultare gentile al prossimo - tratto caratteriale che la stessa Reese aveva ereditato - e la sua non simpatia verso Em si percepiva sia dal tono di voce che  dal fatto che non la guardasse neanche in faccia quando si rivolgeva a lei.

«Stai. Ci penso io» intervenne Louis prontamente, alzandosi da tavola e prendendo i piatti sporchi. 
Non ne avevo mai parlato con lui apertamente, ma ero sicura che l'avesse notato. In fin dei conti si trattava di sua madre.
Harry mi guardò per qualche istante, poi tornò a conversare con lo zio Richard.

La serata trascorse tra una chiacchiera e l'altra. E quando della torta di compleanno rimasero solo le briciole e l'ultima bottiglia di spumante fu stappata, gli invitati iniziarono a defluire sempre più velocemente.
Kate chiamò un taxi per farsi portare in aeroporto. 
La famiglia Tomlinson non aveva evidentemente ancora appreso in pieno il significato di vacanza, ma volevo apprezzare la buona volontà della madre di Louis che era riuscita ad esserci per il suo compleanno. Dell'assenza del padre non chiesi, e tuttavia non potei dire di aver sentito la mancanza.
La nonna si ritirò nella sua camera, mentre noi ragazzi ci offrimmo di lavare i piatti.

All'una passata eravamo ancora svegli a guardare per la centesima volta 'Mamma ho perso l'aereo'. Era una tradizione natalizia a cui non potevamo rinunciare.

«Che genitori terribili» commentò Reese, commentando una scena del film comodamente sdraiata sulla vecchia poltrona in pelle della nonna.

«È proprio così che ti immagino come madre» scherzò Louis inducendo una risata generale.

Ogni tanto lanciavo uno guardo verso Harry, per vedere se si stava divertendo. Mi sentivo quasi in dovere di farlo stare bene, sopratutto dopo quello che mi aveva detto Zayn. 
«Qualcosa non va?» puntò i suoi occhi verdi nei miei quando li colse in flagrante a scrutarlo.
«No, mi chiedevo se ti stessi annoiando»
«Scherzi? Non guardo questo film da quindici anni, questa sì che è una vera vigilia di Natale»
Sorrisi istantaneamente. Era vero, una vigilia di Natale così non era da tutti. Un film di Natale, le lucine dell'albero con tutti i regali sparsi sotto, le finestre appannate dal gelo che si respirava fuori e noi, seduti sul divano vicino al camino, con una coperta di lana addosso. Istintivamente poggiai la testa sulla spalla di Harry e sulla sua soffice camicia di tartan. Non disse nulla, ma continuò a guardare il film con un mezzo sorriso sulle labbra.

«Mi fai giocare a quel gioco sul tuo telefono?» Emma aveva la testa poggiata sul bracciolo del divano opposto a dove mi trovavo io, raggomitolata in una coperta e, con le gambe poggiate su quelle di Louis, lo spintonava un pochino per avere attenzione.

«Perché non te lo scarichi sul tuo? — si lamentò — la mia batteria è costantemente al tre percento da quando siamo arrivati, grazie a te»

«Ti prego Lou, lo sai che il mio telefono è troppo vecchio» tentò con una voce più dolce.

Louis emise qualche borbottio incomprensibile mentre staccava il telefono dalla presa per porgerlo ad Emma.
Quella fu l'ultima immagine impressa nella mia testa prima di addormentarmi.

*

«Ti prego calmati»
«Come faccio a calmarmi?!»
Non riuscivo a capire dove mi trovassi, e da dove provenissero quelle voci. I toni erano accesi, due persone discutevano. Aprii e chiusi gli occhi più volte, non riuscendo bene a mettere a fuoco l'ambiente che mi circondava. Quando la vista progressivamente divenne più vivida potei appurare che il litigio non provenisse dalla televisione che, diversamente da come ricordassi, era spenta.
«Cos'è questa storia? Dimmi che c'è una spiegazione» era Emma la voce femminile che poco prima avevo sentito. Era agitata e stava in piedi vicino alla libreria mentre fissava con occhi lucidi Louis. Anche Harry si era alzato, mentre Reese era immobile sulla poltrona.
«Conosci la ragazza nella foto con Niall?»
Di lì in poi iniziai a mettere insieme i pezzi, fin quando la discussione botta e risposta non mi diede la terribile conferma che Emma avesse scoperto dell'accordo con Finch nel modo peggiore possibile.
«La conosci, Louis?»
Harry mi si avvicinò «Emma ha trovato una foto di Niall che tiene in braccio Kayla, sul telefono di Louis»
«Cosa ci faceva questa foto sul suo telefono?»
«L'ha scattata Rosie con l'iPhone di Louis»
«Non riesco a capire» Emma si voltò nella nostra direzione «chi è questa ragazza?»
«Ascoltami — Harry si portò una mano sulle tempie — non è come credi. Questa foto è una trovata pubblicitaria, è stata scattata nello studio di registrazione l'altro giorno. La fotocamera di Rosie non aveva una buona risoluzione, così ha usato il telefono di Louis»
«Una trovata pubblicitaria?» Emma sembrava giustamente confusa.
«Kayla è una modella americana. Lei e Niall dovranno fingere una frequentazione per alcuni mesi, per focalizzare su di loro l'attenzione dei media e farsi pubblicità a vicenda»
Emma rimase immobile, poi alternò lo sguardo da Harry a Louis. Infine tra me e Reese.
«Ne eravate tutti a conoscenza?» domandò quasi senza voce, ma sembrò più un'affermazione. Nella stanza cadde un silenzio agghiacciante. Mi sentivo una traditrice. Non avevo mai avuto cattive intenzioni, e contavo che fosse Niall a dirle tutto, ma ero la sua migliore amica.
«Emma, non prendertela con loro — intervenne Harry — sono io che mi occupo della carriera di Niall e che prendo le decisioni»
Emma sembrava essere sull'orlo di una crisi di pianto.
«Non volevamo che lo venissi a sapere così» disse Reese, mentre io ero ancora pietrificata.
«Non ci posso credere, io mi fidavo di voi»
Louis tentò di avvicinarla ma lei lo scansò bruscamente.
«Ho bisogno di prendere un po' d'aria» disse infine, e prendendo il cappotto dall'appendiabiti si diresse verso la porta di casa. Nessuno ebbe il coraggio di rincorrerla.

«Non posso credere che sia venuto a saperlo così, avremmo dovuto metterla al corrente sin da subito. Che amiche siamo?» 
«Soph, calmati. Lo capirà, vi volete bene e sa che non l'avresti mai fatto con cattiveria» Harry tentava di calmarmi, di farmi sentire meno in colpa ma ero imperdonabile.
«Mando un messaggio a Niall» comunicò Reese. Louis invece non proferiva parola, aveva le mani in faccia, solo ogni tanto li portava nervosamente tra i capelli. 
«Devo parlarle»
Si alzò di scatto e senza neanche prendere il cappotto si precipitò fuori, in giardino. 
«Ci perdonerà mai?» alzai gli occhi verso Harry che ancora aveva lo sguardo alla porta.
«Ma certo» mi sorrise «capirà che non volevi darle un dispiacere»
«Sì, ma così facendo l'abbiamo distrutta»
La porta di casa si aprì nuovamente, rivelando un Louis ancora più agitato di prima.
«Non la trovo da nessuna parte. Se n'è andata»


 


Dopo un'eternità sono tornata... fatemi sapere se c'è ancora qualcuno che legge la storia e se vi piace :)


 
   
 
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