It’s alright to lose
Ignori
quelle scie incandescenti che comunicano un bisogno fisiologico, per
continuare ininterrottamente a perseguire il tuo unico scopo: la perfezione.
Ma ecco che i battiti accelerano, la melodia cambia, e in cuor tuo sai
che arriverà quel passo a distruggere tutto. L’hai
provato fino allo sfinimento, hai ignorato i dolori lancinanti alle
gambe e alle braccia affinché la fluidità del
movimento non ne risentisse, eppure continua a sfuggirti come se
volesse comunicarti che stai oltrepassando i tuoi limiti, che non ce la
farai, non oggi almeno.
Crolli a terra pesantemente, le mani intrecciate nelle ciocche nere,
ormai intrise di una fatica difficilmente sopportabile. Con i palmi ti
copri il viso e sospiri lievemente.
Non fa niente.
I fallimenti non li hai mai contemplati.
Riprova, Jimin.
Se non credi in te stesso, nelle tue capacità, nessuno mai
potrà pensare di affidarsi al piccolo ragazzo del
Busan. Non puoi deluderli
così, loro si aspettano il massimo perché sanno
che sei in grado di raggiungerlo.
Ti alzi dandoti slancio con la schiena e fai ripartire la musica dall’inizio.
Osservi
la tua immagine nello specchio e fronteggi appena la stanchezza che
emanano le iridi scure, ormai ridotte a due fessure. Abbassi le
palpebre, inspiri profondamente e di nuovo chiedi ai tuoi muscoli di
dare tutto, di concederti il privilegio di arrivare fin dove pochi sono
giunti.
Le fitte alla milza sono diventate quasi insopportabili, forse stavolta
non arriverai neanche a metà canzone, ma che importa?
Finché i piedi saranno in grado di reggerti, tu non mollerai.
«Jimin».
Tutto improvvisamente si ferma, la boccia di cristallo nella quale vivevi la tua danza si frantuma in mille pezzi e i dolori si amplificano all’ennesima potenza. Qualcuno è entrato in sala prove; non hai bisogno di guardarlo per capire di chi si tratta.
«Gli altri si stanno preparando, tra poco dobbiamo andare».
Non
fa neanche un commento sullo stato in cui sei ridotto, si limita solo a
guardarti con la coda dell’occhio, nella speranza di ricevere
una risposta che non lo faccia arrabbiare.
«Cinque minuti e arrivo».
Risposta sbagliata,
Jimin. «Sei qui dentro da tre ore».
«Ci sono quasi».
«Non mi interessa».
Sono davvero rare le volte in cui le labbra di Taehyung non si curvano
a formare quel sorriso contagioso che tutti voi amate. Questa,
è una di quelle volte. «Ti sei guardato,
almeno?»
Sei piegato in due, con una mano ti reggi un fianco, mentre
l’altra è ancorata alla coscia sinistra
affinché il tuo amico non percepisca il tremolio del braccio.
«Basta, Jimin».
Si avvicina di qualche passo, lasciando la porta socchiusa. Le
sopracciglia nascoste dai capelli castani sono già rilassate
in un’espressione meno severa. «Sembri mia nonna
conciato così».
Ti lasci andare per l’ennesima volta, sdraiandoti
completamente sul parquet. «Non ci riesco» ammetti
apertamente, anche se non è facile.
Taehyung ti guarda un attimo, poi si siede accanto a te, con le
ginocchia piegate. «Ci riuscirai» afferma sicuro,
osservando la tua sagoma abbandonata alla stanchezza, come fosse quella
di un guerriero sconfitto.
«Non puoi chiedere sempre così tanto a
tè stesso» dice, ma tanto sa che sarà
inutile perché conosce la tua indole incline a puntare
sempre in alto.
«Io devo
farlo».
«Ogni tanto va bene anche perdere, lo sai vero?» ti
chiede inaspettatamente, lasciandoti una leggera pacca sulla spalla.
«Ma devi accettarlo. Altrimenti rialzarsi non serve a
niente». Fa leva sulla pianta dei piedi e si dirige verso la
porta d’uscita.
«Andrò a dire agli altri che sei depresso e hai
bisogno di supporto morale».
«Taehyung!»
«Jungkookie ti prenderà in giro per il resto dei
tuoi giorni».
«Fermo!» In un lampo gli sei dietro e lo afferri
per un braccio nell’atto di porre un freno a quelle idee
malsane.
Il ragazzo, per tutta risposta, ti sorride. «Va
già meglio?»
Lo guardi perplesso, a dire la verità ti senti a pezzi come
un minuto prima, ma quello sguardo così radioso e genuino
sembra generare sempre un’aura positiva su di te. Un attimo
dopo, Taehyung si è tolto la felpa e l’ha buttata
con poca grazia su una sedia all’angolo della sala. Si
avvicina all’impianto stereo e, con un gesto, fa risuonare la
stanza di quel ritmo che entrambi conoscete bene.
«Cioè?» domandi, confuso.
Taehyung sorride di nuovo. Dirti di rinunciare e basta non servirebbe a
niente.
«Proviamo un’ultima volta, poi raggiungiamo gli
altri».
Ha detto proviamo.
Non è la sua parte di coreografia, non sai neanche se
l’ha mai davvero ballata, eppure non sembra rappresentare un
problema per lui. Si posiziona accanto a te, davanti allo specchio,
pronto per sostenerti in quell’ultima dimostrazione di
coraggio.
Ogni tanto va bene anche perdere.
Già, ma se c’è un amico al tuo fianco, la sconfitta fa decisamente meno male.
Un
cenno della testa, prima di iniziare. «Grazie, Tae».
***
Buonsalve!
Trovo che questo fandom abbia davvero dell’ottimo potenziale, perciò, da neo fan del gruppo, mi sono decisa a pubblicare anch’io un umile tentativo di fan fiction. Purtroppo non ho letto molte storie e il motivo principale è che non mi trovo con le varie ship. Semplicemente penso, come forse molti di voi, che quei ragazzi prima di essere una band siano una vera e propria famiglia. Insomma, non ce li vedo proprio l’uno con l’altro in rapporti diversi dall’amicizia o dalla “fratellanza". Per questo, avendo letto relativamente poco ed essendo la mia prima storia su personaggi reali, non so in che pasticcio possa essermi cacciata.
Ho voluto rappresentare un momento di debolezza nel percorso di Jimin; ho avuto dei dubbi sia su di lui che su Taehyung, perciò perdonatemi se ci fosse OOC, nel caso provvederò ad inserire l’avvertimento.
Il titolo della storia è un verso di Fire. L’ho voluto interpretare immaginando che a volte, invece di pretendere subito l’impossibile da noi stessi, occorre prima di tutto riconoscere i propri limiti. Solo così, incontrando la “sconfitta” e accettandola, ci sarà possibile rialzarci e continuare, magari la volta successiva puntando a superarli. Ed è questo il messaggio che ho cercato di trasmettervi.
Spero tanto, in ogni caso, che la one shot sia stata per voi una lettura piacevole. A questo proposito, sarei davvero molto lieta di ricevere le vostre impressioni in merito.
Per ora vi saluto e vi mando un abbraccio,
(Fighting!)Vavi