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Autore: arangirl    20/07/2016    1 recensioni
Clarke Griffin sta vivendo il giorno più bello della sua vita, il giorno in cui finalmente sposerà il suo migliore amico e fidanzato dai tempi del liceo, Finn. Clarke non ha mai avuto dubbi sul suo futuro, e sposare Finn, costruire una famiglia con lui, ha sempre fatto parte dei suoi piani. O almeno così credeva prima di incontrare per sbaglio, camminando verso l'altare, uno sguardo verde smeraldo destinato a cambiare la sua vita per sempre.
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Imagine Me and You AU
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Finn Collins, Lexa, Raven Reyes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lexa teneva lo sguardo fisso davanti a lei, cercando di concentrarsi sulle luci delle macchine che sfrecciavano sulla strada, o sulle persone che ogni tanto incontravano il suo sguardo, nel volto la luce riflessa degli occasionali lampioni che costeggiavano la strada.
 

Tutto pur di non pensare a quello che le era appena successo. Per non rivivere, attimo dopo attimo, il momento il cui aveva capito che la simpatia che provava per Clarke andava oltre la semplice amicizia.
Era assurdo, semplicemente assurdo sentirsi così per una persona che conosceva appena, eppure Lexa si stava rendendo conto che in cuor suo l’aveva capito molto prima.

 
Bellamy, che si era offerto di portarla a casa dopo la cena, aveva cercato di intavolare una discussione con un paio di volte, ma lei aveva sempre risposto a monosillabi, incapace di pensare a un discorso di senso compiuto in un momento come quello.
 

“La prossima a sinistra.” Disse in tono distratto, appena in tempo perché lui mettesse la freccia per girare nella via. “E’ una possibile opzione sì. Che ne dici se invece ce ne andiamo a casa mia?” Bellamy la guardò con un sorriso malizioso che, Lexa ne era sicura, doveva far impazzire le donne; ma lei non era davvero dell’umore adatto “Ho detto sinistra.”
 

“Stai bene Lexa?” La ragazza si sorprese del suo tono leggermente preoccupato, ma ancora una volta cercò di non farsi illudere da quello che poteva semplicemente essere un trucco del ragazzo “Solo perché non voglio scopare con te?”
 

Bellamy scoppiò a ridere, e suo malgrado Lexa non riuscì a trattenere un sorriso “Padrona di non scopare con me.” Bellamy le lanciò uno sguardo veloce “Solo non stare muta come un pesce.”
 

Lexa lo guardò per un attimo, rendendosi conto che effettivamente non era stata di grande compagnia quella sera. Non che fosse da lei, non era mai stata una grande chiacchierona, ma persino Bellamy era riuscito a capire che c’era qualcosa di diverso in lei, qualcosa che non andava.
 

Si passò una mano sui riccioli castani, cercando di mettere ordine nella sua testa, dove sembrava essere appena passato un uragano “Scusami. Scusami davvero.”
 

Bellamy scrollò le spalle, lo sguardo fissò sulla strada davanti a loro “Hai un pensiero fisso nella testa, si vede benissimo.” Lexa annuì in silenzio, desiderando di poter scacciare via quel pensiero con la velocità con cui si era fatto strada nella sua mente.
 

“Sai cosa dovresti fare? Condividerlo. Con me.” Lexa lo guardò con evidente sorpresa per un attimo, e lui fece finta di offendersi con un’espressione che la fece sorridere “Perché sotto a questa ruvida corazza, batte un cuore sensibile.”
 

“No, non è vero.” Lexa sorrise e Bellamy scosse la testa “Sì, non è vero. Ma tu dimmelo lo stesso.”
 

Lexa fu tentata di rifiutare, di lasciarsi semplicemente accompagnare a casa e seppellire i propri sentimenti in un angolo della sua mente, com’era solita fare. Ma c’era qualcosa in Bellamy, qualcosa che andava aldilà della sua spavalderia e dei suoi modi arroganti che le faceva capire che lui l’avrebbe veramente ascoltata. Quello, o Lexa sentiva tanto il desiderio di parlarne con qualcuno che era disposta ad accettare anche il più improbabile degli aiuti.
 

Avrebbe potuto chiedere ad Anya, o a Indra, sempre pronte a darle consigli, ma aveva cominciato a trovare irritante il modo in cui loro la trattavano, come un prezioso oggetto di vetro che poteva rompersi in mille pezzi al minimo tocco.
 

Lexa sapeva che loro le volevano bene, e che lo facevano solo per quello, ma lei si era già rotta, ed era riuscita a rimettersi in piedi. Aveva un disperato bisogno che qualcuno le parlasse senza preoccuparsi della sua reazione, con onestà. E Bellamy sembrava essere esattamente la persona giusta.
 

“Solo un caffè.”
 

Bellamy sorrise “Ai tuoi ordini comandante.”
 
 
 



Lexa si pentì quasi subito della sua scelta quando, imbarazzatissima, si trovò di fronte a Bellamy mentre lui richiamava alla mente tutte le informazioni ricavate da film porno lesbici per aiutarla a risolvere la sua situazione.
 

Quando Lexa le chiese come facesse a sapere della sua sessualità, lui la guardò con il suo solito sorriso sbruffone, cercando di convincerla per qualche minuto che lo sapeva perché era l’unica spiegazione alla sua mancanza d’interesse verso di lui prima di cederle e dirle la verità, ovvero che era stato Finn a dirglielo.
 

Lexa si chiese per quale motivo Finn non l’avesse detto anche a Clarke, cercando di immaginarsi come avrebbe potuto reagire la ragazza nel saperlo. Forse avrebbe dovuto dirglielo, ma in quale contesto avrebbe potuto tirare fuori un argomento del genere in una normale conversazione? Le cose tra loro due sembravano già abbastanza tese senza aggiungerci questo.
 

“Allora Lexa? Andiamo, racconta tutto allo zio Bellamy.” Il ragazzo la guardava con sincera curiosità, e nonostante la sua natura dubbiosa, Lexa non vide alcun segno di malizia nel suo sguardo, decise di fidarsi.
 

“Tu hai… hai mai conosciuto qualcuno di…” Lexa cercò nella sua mente una parola che riuscisse a esprimere il modo in cui lei vedeva Clarke, ma era come se niente riuscisse a descriverla appieno, così si limitò a scrollare le spalle, a gesticolare impacciata, sperando che Bellamy capisse, sentendosi come una ragazzina alla prima cotta adolescenziale “Ma è già impegnato.”
 

Il sorriso che Bellamy le rivolse le fece capire che per lui doveva essere quasi una routine “Sì, certo. Quelle belle sono sempre impegnate.”
 

Lexa aprì leggermente le labbra, incerta su come continuare la conversazione “E tu…cosa fai?” Il sorriso di Bellamy si fece ancora più grande “Cosa faccio io? Ci vado a letto.” Concluse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
 

Lexa sorrise, leggermente stupita, pentendosi per la seconda volta di aver deciso di parlare con lui; era evidente che lui non poteva capire. Bellamy la guardò per un attimo, rendendosi conto forse di essere stato troppo diretto “Senti, il partner è un loro problema, non mio. Sono donne adulte.”
 

Lexa rimase in silenzio per un attimo, rigirandosi tra le mani la tazzina di caffè che aveva finito in un sorso non appena la cameriera l’aveva posato davanti a lei. Avrebbe voluto berne ancora. O ancora meglio, qualcosa di più forte.
 

“Io credo che sia giusto non interferire. Non causare mai sofferenza. E accettare il fatto che se non può accadere…” Ripensò con una punta di rimpianto il momento in cui, solo pochi minuti prima, aveva avuto Clarke così vicina a sé che c’era voluta tutta la sua forza di volontà per non baciarla “Allontanarsi. Cercare qualcuno che sia libero.”
Il problema era che lei non aveva mai cercato. Clarke era caduta dal cielo, trascinando lei e tutte le sue certezze verso un caos per cui non si sentiva preparata. Non avrebbe mai voluto trovarsi in quella situazione, eppure allo stesso tempo sapeva che non avrebbe cercato altri, non in quel momento, quando tutto quello a cui riusciva a pensare era lei.
 

Bellamy si rivelò molto più empatico del previsto, spezzando la tensione “Facciamo a casa tua o da me?” Lexa rise nonostante tutto “Andiamo, sono una forza della natura a letto.”
 

La ragazza prese la giacca che aveva lasciato sulla sedia e si alzò “Andiamo, portami a casa forza della natura. Abbiamo tutti e due bisogno di dormire.”
 
 
 



“La serata è stata un successo non credi? Sono andati via insieme.” Clarke guardò fiduciosa Finn mentre il ragazzo sembrava assorto nella scelta dei biscotti per la colazione. “Cosa amore?”
 

Clarke gli andò accanto, prendendo in mano una marca a caso di biscotti al cioccolato “Lexa e Bellamy. E’ stato un successo.” Alla fine Clarke si era convinta che doveva essere stato tutto un grande sbaglio. Colpa del vino, e dello stress. Lei e Finn erano felici, e non era il caso di turbare la loro tranquillità per una cosa da poco come quella.
 

Questo non aveva vietato a Clarke di riempire il suo block notes di schizzi di Lexa, o di pensare a lei in continuazione, ma per ora era riuscita a tenere la situazione sotto controllo, o almeno così continuava a ripetersi.
 

Finn la guardò scettico “Clarke…” “Andiamo Finn! Quelle che senti? Campane a nozze…”
 

“Vuoi dirmi che non hai colto?” Clarke guardò confusa il marito che spingeva lentamente avanti il carrello della spesa “Oh, come sei antiquata… Lexa è… è qui.”
 

Clarke si girò giusto in tempo per non andare a sbattere contro la persona che aveva appena girato l’angolo, dirigendosi proprio verso di loro. Il colore verde degli occhi in cui Clarke si ritrovò a guardare la lasciarono senza fiato, come già era successo, incapace di formulare un pensiero razionale.
 

“Ciao Lexa!” Finn la saluto con un sorriso, e solo quando Lexa distolse lo sguardo per salutarlo Clarke riuscì a calmarsi, e a registrare quello che stava succedendo attorno a lei.
 

Fu allora che notò la ragazza che accompagnava Lexa, una stangona bionda dagli zigomi così affilati che a Clarke sembrò di potersi ferire solo guardandoli, che squadrava lei e suo marito con evidente curiosità.
 

“Bizzarro, parlavamo di te!” Finn sorrise, ma Clarke si sentì arrossire improvvisamente prima di poterlo evitare, e anche Lexa sembrò leggermente imbarazzata dalla situazione “Bene spero.”
 

La ragazza bionda si schiarì la gola e guardò Lexa con insistenza “Certo, scusatemi, Finn, Clarke, questa è Anya.” Anya strinse la mano a entrambi e poi sorrise “Lexa, non sapevo avessi degli amici oltre a me!”
 

Lexa lanciò alla ragazza uno sguardo omicida che la zittì “Grazie ancora per l’altra sera, è stato davvero bello. Dobbiamo sicuramente…” “Sicuramente!” “Certo” dissero
all’unisono Finn e Clarke, e la ragazza desiderò più di ogni altra cosa di potersi allontanare da Lexa, anche solo per riprendere a respirare normalmente, o allontanarsi dallo sguardo curioso e indagatore dell’amica di lei.
 

“Bene, buona spesa allora.”
 

“Anche a te Clarke.”
 

Il modo in cui lei disse il suo nome, guardandola prima di allontanarsi la fece rabbrividire inconsciamente, incapace di staccarle gli occhi di dosso finché non fu sparita dietro l’ennesimo scaffale.   
 

“Era quello che cercavo di dirti prima, Lexa è gay.”
 

Clarke registrò solo parzialmente il rumore dei biscotti che cadevano dalle sue mani mentre la sua mente si faceva di colpo completamente bianca.
 
 
 



“Allora, questa sera vuoi uscire?” Lexa cercava di spingere il carrello più lontano possibile dalla coppia appena incontrata, cercando di evitare lo sguardo indagatore che, era sicura, Anya le stava lanciando dietro di lei. “Frena frena micetta, cosa stava succedendo prima? Chi erano quelli? Non ti vedevo così tesa dal giorno della tua laurea.”
 

Lexa continuò a evitare il suo sguardo, ostentando una sicurezza che sapeva di aver perso nel momento in cui si era ritrovata Clarke davanti a lei; come poteva essere una coincidenza, ritrovarsela davanti ovunque, come se non fosse già abbastanza grande lo spazio che occupava nei suoi pensieri.
 

“Ti ricordi la coppia che mi ha invitato a cena l’altro giorno? Sono loro.” Le sopracciglia di Anya si alzarono leggermente mentre continuava a scrutarla con sospetto “E com’è andata?”
 

Lexa si finse interessata alla vasta gamma di cibo per gatti davanti a lei mentre rispondeva “E’ andata bene. Loro sono simpatici, anche se hanno provato a incastrarmi con il migliore amico di lui, un vero personaggio. Potreste andare d’accordo tu e lui sai…”
 

Anya spinse nel carrello la solita marca di croccantini che compravano sempre per Gustus e intercettò il suo sguardo con precisione assassina “Qui non stiamo parlando di me Lexa, ma del fatto che alla vista di quegli occhioni celesti ti sei ammutolita come un pesce lesso.”
 

Lexa fissò Anya negli occhi finalmente, sentendosi leggermente offesa dal fatto che la cosa fosse così evidente “Non mi sono ammutolita. E non c’è nulla da dire a riguardo.” Anya la fissò stupita “Allora è una cosa seria.”
 

Lexa decise che ne aveva avuto abbastanza di quella conversazione, e si diresse a passo sicuro verso il corridoio successivo, con Anya alle calcagna “Oddio Lex, te la sei presa davvero brutta questa volta. Ma perché lei? Insomma, è carina, ma è così eterosessuale. Una barbie eterosessuale.”
 

Prima che Lexa potesse girarsi a risponderle a tono, notò con crescente panico che la sorellastra si stava dirigendo sorridente verso Finn e Clarke, che era rispuntati da chissà dove.
 

“Ehi, come va! Parlavamo noi di voi adesso.” Lexa la raggiunse e le strinse il braccio in quella che sperò fosse una convincente presa assassina da farle capire che doveva smetterla immediatamente con qualsiasi giochino avesse in mente.
“Perderemo il calcio d’inizio.” Lo sguardo di Clarke passò nervosamente tra Lexa e Finn, ma il ragazzo sembrò non accorgersene, e sorrise gentilmente ad Anya “Manca più di un’ora. Tifiamo per la stessa squadra.”
 

“Oh che grazioso!” Cinguettò Anya in modo così convincente che solo Lexa riuscì a sentire l’ironia dietro la sua voce. Avrebbe preferito essere in qualsiasi altro posto al mondo in quel momento pur di non trovarsi lì, e stava cominciando sinceramente a sperare che una voragine si aprisse al centro del supermercato e la inghiottisse in quel momento, lei e quella chiacchierona inutile di Anya.
 

“Non è grazioso Lexa?” Il sorriso che aveva stampato in volto era più falso di una banconota da tredici sterline, riusciva a sentirlo “Spero che vinca.” Lexa fece per girarsi e andarsene, sparire nell’angolo più remoto della terra, quando sentì Finn parlare di nuovo.
 

“Anya tu sei gay?”
 

“Oddio”
 

Clarke si coprì gli occhi con la mano, mentre Lexa sentiva che questa volta era la presa di Anya ad aumentare sul suo braccio, impedendole la via di fuga.
 

“Se sono gay? Diciamo che non mi faccio molti problemi, se capite cosa intendo.”
 

Finn evidentemente non capiva, perché un leggero sorriso confuso gli apparve in volto “E voi due siete…?”
 

“No” quasi urlò Lexa, e Anya scoppiò a ridere “No no… Siamo solo vecchie amiche.” “Sorellastre” corresse Lexa senza togliere per un attimo lo sguardo da Clarke. Allora lo sapeva. I loro sguardi s’incontrarono per un attimo e Lexa capì che Clarke doveva sentirsi poco a suo agio quanto lei in quella conversazione così assurda.
 

Anya la tirò verso di lei e sorrise alla coppia “Sono mesi che cerco di accasare la mia sorellina, ma lei ama un’altra.” Lexa pregò con tutto il cuore di aver sbattuto la testa contro uno degli scaffali, e che quello fosse solo un brutto incubo dovuto allo svenimento; vide due solchi profondi apparire sulla fronte di Clarke alle parole di Anya, e un sorriso forzato, così poco simile al bel sorriso che Clarke le aveva regalato qualche sera prima sul suo tetto di casa.
 

“Bene, noi dobbiamo andare da questa parte.” Finn indicò le casse e circondò la vita di Clarke, guidandola in quella direzione; sembrava l’unico ad non essersi accorto della tensione onnipresente. “Ottimo. Allora vi chiamo, dobbiamo sicuramente…” “Certo!” risposerò all’unisono i due, e fu Lexa questa volta a guardare Clarke sparire verso l’uscita.
 

“Allora Lex, mi vuoi parlare seriamente di questa cosa?” Non c’era più alcuna traccia d’ironia nello sguardo di Anya, e con un sospiro Lexa annuì, incapace di protestare ancora tanto l’incontro di prima l’aveva spossata.
 
 



Il giorno dopo, mentre si preparava ad aprire il negozio, Lexa si diede della stupida per non aver parlato prima con Anya dei suoi problemi. Non era il massimo come fioraia, e ne sapeva ancora meno di relazioni probabilmente, ma era sempre stata un’ottima amica e anche in quel caso si era rivelata essenziale per calmare l’animo inquieto di Lexa.
 

Era vero, ormai era palese a lei e a chiunque, aveva una cotta per Clarke. Era stata una cosa forte, improvvisa e inaspettata, ma Clarke era impegnata, etero e quindi del tutto al di fuori della sua portata; a Lexa non restava che farsene una ragione.
 

Così si era ripromessa di impegnarsi quel giorno, e di pensare a lei il meno possibile, ma non era facile quando aveva così tanti fiori intorno, così tanta bellezza da farle venire in mente qualcosa di altrettanto splendido e unico come Clarke.
 

Aveva allontanato tutti i gigli in un angolo del negozio, acceso candele per rilassarsi e cercato di riordinare tutto senza lasciar vagare la mente, ma poi era entrata una cliente, e nel sentire il campanello suonare non era riuscita ad evitare il pensiero che fosse proprio Clarke.
 

Invece era una ragazza leggermente confusa che le aveva chiesto una composizione floreale, e Lexa si era messa al lavoro con gioia “Serve un tocco di colore qui.”disse a un certo punto “Ho degli splendidi lillà.”
 

La ragazza sorrise, leggermente forzata “Oh, perché no? Sono per il mio fidanzato.” Inusuale, pensò Lexa, ma pur sempre un gesto carino. “Sto per dirgli che avremmo un bambino.” “Oh che bello.” Lexa sperò che il racconto della ragazza si concludesse lì; non aveva davvero spazio in mente per i drammi degli altri.
 

“Credo di sì. Cioè lo vuole anche lui. Sicuramente.” Ecco che ci siamo pensò Lexa, che ormai riusciva a riconoscere i clienti problematici al primo sguardo. “Solo che è un po’ fissato con la contraccezione e…”
 

Così Lexa si ritrovò ad abbracciare la ragazza in lacrime, con il bouquet di fiori schiacciato tra loro, la sua mano che dava leggere pacche sulla spalla della sconosciuta, sperando che non ne avesse ancora per molto. Almeno l’aveva distratta per un pochino, pensò mentre dietro di lei il telefono del negozio cominciava a squillare, e lei si allungava, stretta tra le braccia della sconosciuta per riuscire a rispondere.
 

“Flower Polis, prego?” “Lexa, sei tu?” Una voce sconosciuta dall’altro capo della linea la lasciò interdetta per un attimo “Sì, chi è?” “Sono Aden, il fratello di Clarke! Ci siamo conosciuti al matrimonio qualche settimana fa.”
 

Clarke, maledetta Clarke, sembrava essere ovunque. “Certo, Aden! Scusa non ti avevo riconosciuto!” “Tranquilla, sono felice se ti ricordi di me. Volevo chiederti se ti andava di darmi una mano, sono in biblioteca e devo preparare una ricerca, ma non so da dove iniziare.”
 

Lexa sospirò “Aden, posso chiederti perché stai chiedendo proprio a me?” Ci fu un attimo di silenzio dall’altro capo della linea “Non mi capita spesso di incontrare un adulto così simpatico.” Lexa sorrise e valutò le sue opzioni. O restare abbracciata alla ragazza piangente, o andare a scoprire cosa voleva Aden da lei.
 

“Arrivo subito Aden.”
 
 
 



“Scusa, è la recita scolastica di mio figlio, potevi lasciare che preparassi delle magliette.” Abby sbuffò girando l’ennesimo corridoio, e Clarke riuscì a vedere gli occhi di Marcus alzarsi verso il cielo in un modo così eclatante da strapparle un sorriso.
 

“Non mi sembrava il caso mamma.” Clarke sapeva che la madre poteva essere leggermente asfissiante quando ci si metteva, ma l’unica cosa che voleva era dimostrare il suo supporto. Se la ricordava benissimo a una delle sue prime partite di calcio, completamente vestita dei colori della sua squadra, a urlare contro l’arbitro quando non aveva fischiato un fallo che l’aveva lasciata a terra boccheggiante.
 

Si era congratulata con lei poi, dicendole che era stata coraggiosa a non piangere; Clarke piangeva di rado da quando il padre era morto, quasi a non voler sprecare lacrime per qualcosa di inutile, quando aveva provato in prima persona un tipo di dolore così forte da farle versare tutte le lacrime che possedeva.
 

Abby non era stata una madre molto presente a causa del suo lavoro, ma quando c’era non si poteva dire che non dava il massimo, si girò a guardarla e le strinse il braccio, quasi come se avesse capito i pensieri cupi della figlia senza che lei aprisse bocca “Alla fine è meglio così, Marcus non ha più il fisico per le magliette attillate.”
 

“Ti sento Abby.”
 

Clarke ridacchiò di nuovo e sentì la tristezza di poco prima dissolversi. Sarebbe stata una bella giornata.
 
 

“Salve.” Lexa spuntò accanto a loro quasi come per magia e per Clarke fu così inaspettato che non riuscì a nascondere lo stupore sul suo volto. Anche sua madre dal canto suo sembrava leggermente sorpresa.
 

“Lexa, cara, cosa ci fai qui?” Anche Clarke avrebbe voluto saperlo. Come poteva essere ovunque? Al supermercato, ora qui… Clarke perse qualche secondo per osservarla meglio, i vestiti ordinati dal tocco leggermente vintage che sembrava avere sempre, l’aria disinvolta di chi si trova al bar e non nel bel mezzo di una scuola a fare quattro chiacchiere con degli amici.
 

Ma quando i loro occhi s’incrociarono, Clarke riuscì a notare qualcosa nel riflesso smeraldo degli occhi di lei che lasciava intuire che la serenità che dimostrava era tutt’altro che vera. Si chiese per un secondo se anche Lexa, come lei, si sentiva completamente spiazzata quando si trovavano insieme.
 

“Ho aiutato Aden con la sua…” gesticolò verso la classe, in cui Clarke poteva vedere chiaramente suo fratello prepararsi per lo spettacolo. “Mi ha invitato lui.” Disse lei con tono leggermente nervoso, quasi preoccupata che la famiglia potesse mandarla via.
 

“Ma certo” Abby sembrava leggermente confusa, ma il sorriso cordiale non lasciò mai il suo viso; Lexa sembrava starle simpatica “Allora vieni pure con noi, puoi sederti vicino a Clarke.”
 

Clarke la guardò sorridendo, o almeno cercò di farlo senza far trasparire il panico che provava al pensiero di dover stare per mezz’ora nella semi oscurità accanto a quella donna che le aveva completamente scombussolato la vita.
 
 

“Questo è lo spazio. Lo spazio è distante molti anni luce…”
 

Clarke perse quasi subito il filo del discorso di suo fratello, impegnata com’era nel evitare di toccare Lexa anche solo per sbaglio. Ma c’era molta gente nella piccola aula, e poteva percepire benissimo le loro spalle sfiorarsi, le loro mani a pochi millimetri l’una dall’altra, il profumo inebriante di Lexa, quella mista fragranza di fiori che non era riuscita ancora a riconoscere che si abbinavano splendidamente ai suoi capelli castani e gli occhi verdi, facendola apparire come una creatura silvestre, una ninfa dei boschi.
 

Clarke si annotò mentalmente uno schizzo che avrebbe dovuto fare appena ritornata a casa prima di darsi della pazza. Non riusciva a spiegarsi come una persona potesse farle quell’effetto.
 

Guardò nella semioscurità il profilo della ragazza, gli zigomi disegnati, le labbra carnose, i capelli che le ricadevano in boccoli disordinati sulle spalle. Desiderò più di ogni altra cosa di poterli toccare, scostare leggermente con una carezza dal suo viso, sfiorarle delicatamente la guancia. Avrebbe voluto guardarla negli occhi per ore, perdersi in quel mare verde che la rapiva ogni volta, anche solo per un attimo, quando i loro sguardi s’incontravano.
 

Si chiese per un secondo se Lexa riuscisse a sentirlo, il battito del suo cuore nel petto, così forte ora da rimbombarle nelle orecchie e impedirle di percepire qualsiasi altro suono.
 

Solo dopo qualche istante Lexa si accorse che la stava guardando, e si girò per fissarla a sua volta, le labbra leggermente socchiuse, quasi piene di stupore. I suoi occhi sfiorarono le labbra di Clarke per un lunghissimo secondo per poi ritornare nei suoi, e Clarke percepì distintamente il resto del mondo svanire intorno a loro mentre si sentiva incapace di qualsiasi altro pensiero razionale se non il desiderio estremo di avvicinarsi ancora di qualche centimetro per poterla sfiorare.
 

La luce si accese all’improvviso, abbagliando Clarke per un attimo, costringendola a chiudere gli occhi, interrompendo la magia che si era creata qualche attimo prima. Quando gli riaprì, Lexa si era già girata ad applaudire Aden, che sorrideva dal piccolo palco improvvisato, e Clarke si chiese se quei pochi secondi non fossero stati solamente frutto della sua mente, che ultimamente le tirava non pochi scherzi.
 

 


“Lexa!” Lexa si fermò nel bel mezzo della scalinata, desiderando di poter continuare a camminare, fingendo di non aver sentito nulla. Si girò invece, per ritrovarsi faccia a faccia con Clarke.
 

“Stai andando via?”
 

-Sì- rispose la parte ragionevole del suo cervello “No” disse lei, incapace di non sorridere alla ragazza “Sto bene qui.” Clarke le sorrise a sua volta, e scese un ultimo gradino per raggiungerla.
 

Lexa non riusciva a trovare parole adatte a descriverla se non bellissima. Ma era più di così; era raggiante ed eterea come un raggio di sole, e la sua sola presenza accanto a lei sembrava riuscire a illuminare qualsiasi angolo buio della sua mente.
 

Pensò a poco prima, allo sguardo che avevano condiviso, al brivido che aveva provato nel sentirla così vicina. Aveva ringraziato mentalmente la sua buona stella quando le luci si erano accese, perché in quel momento sarebbe potuto succedere di tutto.
 

Era quella cosa che più di ogni altra la spaventava, lei, così sempre precisa e ordinata in ogni così, sentiva il controllo sfuggirle dalle mani davanti a Clarke, e in quel momento la cosa nemmeno sembrava importarle.
 

“Lexa io…” Clarke esitò per un attimo, evitando il suo sguardo “Credo che dovremmo parlare di una cosa.”
 

Lo stomaco di Lexa fece una doppia capriola carpiata nel sentire quelle parole, l’agitazione crescente. Qualsiasi cosa volesse dirle Clarke, non poteva essere nulla di buono.
 

“E’ che non lo so, quando sto con te io…”
 

“Sì, in effetti devo andare” borbottò abbassando lo sguardo, lasciando la ragazza davanti a lei in silenzio, le labbra leggermente schiuse in un’espressione sorpresa.
 

“Mi sono ricordata che devo fare una consegna.” Lexa cominciò ad arretrare, sentendosi codarda come non mai, guardando Clarke mentre cercava di ricomporre il suo sorriso “Certo, va bene. Vai pure.”
 

Lexa a malapena la sentì, tanto aveva fretta di tornare alla sicurezza del suo negozio. Prese il cellulare con foga quasi disperata.

 
“Anya, sono io. Puoi venire da me più tardi?”












Note: Ciao a tutti! Volevo scusarmi per il grosso ritardo, spero non abbiate perso le speranze! Purtroppo la sessione estiva è un periodaccio, ma per fortuna adesso sono più libera e dovrei avere più tempo di scrivere (si spera). Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima!
  
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