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Autore: Cristin_94    20/07/2016    5 recensioni
Felicity, laureata con il massimo dei voti, si è trasferita a New York per seguire il suo sogno. Lavorare presso un’impresa importante e fare carriera. Voleva rendere fiera di sé sua madre ma, dopo anni di lavori mal pagati, ha deciso di tornare a casa sua.
Oliver Queen, imprenditore presso il Merlin Global, si è buttato a capofitto nel lavoro da quando ha perso sua moglie.
Una notte, però, durante una tempesta di neve, il Destino li fa incontrare ed è colpo di fulmine.. o quasi. Eppure, durante un week end di passione, si raccontano tante bugie. Perché a volte amare fa paura!
Così, quando lei sta per partire, lui arriva troppo tardi e non riesce a fermarla. Vede l’aereo decollare e poi esplodere in volo.
Oliver ha perduto la donna che amava...
Ma se non fosse proprio così?
Hola!!!
Eccomi qui con una ff Olicity! L’ispirazione mi venuta in libreria… Stavo cercando un libro ed ecco che mi sono imbattuta in uno di cui (purtroppo) non ricordo il titolo! Però mentre ne leggevo qualche pagina ho immaginato Oliver e Felicity! E ne uscito ciò!
Ah.. il titolo della ff é una frase tratta dal film “L’ultimo metrò”!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Felicity Smoak, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- “Nulla Gloria. Va tutto benissimo. Ci vediamo il 27. Ah.. avvisi lei Τommy. Grazie e buon lavoro.” Disse poi staccando.
- “Ah.. quindi torni a lavoro il 27!” domandò Felicity, infilandosi la giacca.
- “Sì.. tu non parti sabato 27, scusa?”
- “Sì, sì…” rispose Lei, sorridendo.
- “Ehh.. Credo mi stia sfuggendo qualcosa.” Ammise Oliver, sedendosi sulla scrivania, mentre si aggiustava la sciarpa: avevano deciso di andare a fare colazione fuori.
Felicity tossi in modo teatrale. - “Sbaglio o avevi parlato di una notte e un giorno insieme? La notte l’abbiamo appena avuta e il giorno è oggi.. Quindi.. potresti andare a lavorare anche domani.” Lo punzecchiò Lei.
- “Ora credo di aver afferrato il concetto.” Le disse Lui, afferrandole il braccio e tirandola a sé.
- “Quindi cosa mi sta proponendo?” domandò Lei, con uno sguardo divertito che agli occhi di Oliver la faceva apparire ancora più bella.
- “Due giorni e tre notti insieme...” le propose Oliver.
- “Beh.. vada a quel paese!”  scoppiò a ridere lei.
- “Ah pure adesso mi rispondi così?” le domandò Lui, divertito.
Lei gli si avvicinò. - “Mi sembra perfetto.” Gli sussurrò.
E poi lo baciò.


- “Tu aspetta qui.” Le disse Oliver, aggiustandosi il cappotto. “Vado a prendere la macchina e poi ti raggiungo. Così non rischi di scivolare con quelle scarpe!”
- “E’ un modo carino per dirmi che non so camminare su un tacco 12?” fece finta di offendersi Lei.
Lui scoppiò a ridere. “Era un modo carino per fare colpo su di te!” ammise Lui, tirandola a sé.
- “Ti dirò. Non ne hai bisogno.” Gli rispose Lei, avvicinandosi alle sue labbra per baciarlo.
 

- “Allora: ti fidi di me?” gli domandò Felicity, una volta immessi sulla settima Avenue.
- “Certo!” le rispose Lui, con lo sguardo fisso sulla strada. Il fondo era scivoloso e doveva prestare molta attenzione alla guida.
- “Bene! Allora segui le mie indicazioni. So io dove andare a fare colazione!” gli disse, mentre con la mano continuava ad accarezzargli il collo e a scompigliargli i capelli.
- “Certo Signorina. Ai suoi ordini!” fu la pronta risposta di Oliver, che si voltò verso di Lei e le fece l’occhiolino. 


Il locale scelto da Felicity era molto particolare. Sulla porta non c’erano insegne, né scritte. Si trovava su una strada secondaria. Sembrava quasi si volesse nascondere dalla vista della gente. Sarà per questo che piaceva tanto alla bionda IT! Felicity lo sentiva come il “suo” posto. Si sentiva finalmente a casa, lì, a New York. Ci andava sempre. Quando era felice. Ma anche quando era triste. Quel minuscolo locale al centro di quella grande metropoli aveva qualcosa che la faceva sentire a casa. Forse perché le ricordava il bar-ristorante dove lavorava sua madre quando lei era piccola. O forse non era quello il motivo. Fatto sta che quel posto le piaceva. Le tovaglie a quadrettini sui tavoli; i muri giallo crema; le piastrelle di terra cotta.
Era il suo posto.
E adesso era anche di Oliver.
- “Carino qui!” commentò il giovane manager. “Sai che non ci sono mai stato?”
- “Non mi sorprende!” gli rispose Lei, afferrandogli la mano e conducendolo al “suo” tavolo.
La prima volta che era entrata in quel bar si era seduta all’unico tavolo libero. Era nell’angolo della stanza, defilato. All’inizio non le era piaciuto. I camerieri non si voltavano mai verso di Lei. Poi, però, aveva capito la fortuna di sedere a quel tavolo. Nessun ragazzo che ti vuole vendere un gingillo ti viene a disturbare; nessuno fa mai caso a cosa fai. E così la seconda volta che era entrata in quel locale sapeva benissimo dove andare a sedersi. Come la terza, la quarta, la quinta. Come quella volta con Oliver.
- “Buongiorno Signori. Cosa vi porto?” domandò un cameriere ai due.
Oliver guardò Felicity. Era alquanto confuso!
- “Due caffellatte e… ma sì! Per oggi niente dieta! Un assaggio di tutti i dolci che avete!” ordinò Felicity.
- “Perfetto! Arrivano subito!” si congedò il cameriere.
- “Noto che qualcuno ha fame!” la prese in giro Lui.
- “Beh.. ieri notte non abbiamo cenato!” rispose Lei, diventando subito paonazza al ricordo di quello che era successo la sera precedente.
Oliver la guardò abbassare lo sguardo per poi guardare altrove. E non poté far altro che pensare che fosse bellissima. Rimase lì a guardarla per qualche secondo, domandandosi il perché, la sera prima, le avesse detto una bugia su Sarah. Lei era stata sincera con Lui e Lui l’aveva soltanto riempita di bugie. Valutò se dirle la verità e alla fine non lo fece. “Non sono l’uomo giusto per Lei. Due giorni. E poi la lascerò andare via.”
- “Ecco la vostra colazione!” il cameriere ruppe il flusso di pensieri di Oliver.
- “Oooo che delizie! Grazie!” fu la risposta di Felicity la quale, poi rivolgendosi a Oliver, disse: “La torta saker è mia, sappilo!”
- “E tu mi priveresti di un pezzetto di quella meraviglia?” le domandò Oliver, fingendo di essersi intristito.
- “Certo! Ti dirò: senza alcuno scrupolo, tra l’altro!”
- “Ah sì? Beh.. l’hai voluto tu!”
- “Cosa?” domandò Felicity.
Ma la ragazza lo capì subito. Oliver, con la sua forchetta, aveva tagliato un bel pezzo di torta saker e lo aveva direttamente infilato in bocca!
- “Mascalzone!” commentò Felicity.
Lui scoppiò a ridere. – “Non te lo aspettavi, eh? Mai sottovalutare Oliver Queen!”
- “Lo terrò a mente!” rispose Felicity che aveva già deciso come vendicarsi della efferata offesa di Oliver. “Tu, però, tieni a mente che io ho un gran cuore. Perdono tutti.. tutti tranne chi mi ruba la mia torta saker!” e così dicendo gli sporcò il volto con la panna dei bignè. “Non te lo aspettavi, eh?” domandò Lei, ridacchiando.
Oliver scoppiò a ridere. – “No. Direi di no! Su dai.. passami un fazzoletto! Sono sicura che questa pana sulle guance non mi dona!”
- “Ma no! Sei molto affascinante!” gli rispose, avvicinandosi e iniziando a pulirlo. Non prima di avergli dato un bacio.
 

- “Questa nevicata ha mandato in tilt New York.” Gli disse Felicity, mentre i due passeggiavano tra le viuzze tortuose e tranquille del Greenwich Village. C’era una luce strana a New York. Quasi metallica. Era la conseguenza della neve ghiacciata che era lì dalla sera precedente. “Non credo sia mai capitato non trovare ai distributori automatici il quotidiano!”
Oliver la guardò. – “Non ti faccio il tipo che legge i quotidiani.”
- “Ah no?” gli domandò Lei, di rimando. Lo guardò qualche secondo negli occhi e poi confessò: “Sai che hai ragione? I quotidiani sono noiosi. Stai lì a leggere cose che ormai sono già successe. Meglio le news in 60 secondi che mandano alla radio. L’effetto è lo stesso: sei aggiornata ma non perdi tempo!” concluse Felicity.
- “Beh.. dipende dai punti di vista.” Le disse Lui. ”Per me leggere il quotidiano è un rito. Lo faccio sin da quando ero poco più che un adolescente che giocava a voler imitare suo padre. La mattina quando scendevo per fare colazione era seduto a tavola con il giornale in una mano e il caffè nell’altra.” Le spiegò Oliver con un mezzo sorriso. “Tuo padre non era tipo da quotidiani, invece?”
- “Boo.. non lo so. Non so molto di lui. Se ne è andato quando ero piccola.” Gli rivelò Lei.
- “Felicity io…”
- “Tranquillo. Non lo potevi sapere. E comunque va tutto bene. E’ da un pezzo che ho deciso di non farmi rovinare la vita da un uomo che non ne ha voluto fare parte.”
Lui la guardò: era incredibilmente forte. – “Ma.. hai freddo?” le domandò, vedendola tremare.
- “Un po’.. l’aria è secca e pungente anche se il cielo è sereno!” gli spiegò Lei.
- “Dammi un minuto.. tu siediti qui!” le disse, accompagnandola verso una panchina.
- “Ma tu..”
- “Torno subito!” le disse, congedandosi con un bacio.
Felicity gli sorrise e lo vide allontanarsi. Si guardò intorno: erano arrivati in Washington Square. Ma quanto avevano camminato? Sorrise nel vedere alcuni ragazzi tirarsi le palle di neve. Quello rimaneva il suo gioco preferito!
- “Per evitare l’ipotermia!” la riportò Lui alla realtà. Era andato a comprare un caffè lungo all’angolo della strada. “Prima abbiamo esagerato con i dolci e non abbiamo preso il caffè latte. Così..”
- “Mi sembra perfetto!” gli sorrise Lei.
Tutti e due si sedettero sulla panchina e strinsero tra le mani il bicchiere fumante per scaldarsi. I loro visi erano così vicini che si sfioravano. Lui la guardava dritto negli occhi e Lei non riusciva quasi a ricambiare quello sguardo. Nessuno l’aveva mai guardata così, con tanta intensità. Così bevve un sorso di caffè e poi gli lasciò il cartone. Come un bambino, Oliver si era sporcato i baffi. Così Lei, ridendo, prese una salviettina inumidita e lo pulì. E Lui, per ringraziarla, la baciò.
Ancora.
E ancora.
 

- “Allora.. dove vuoi che ti porti?” le domandò Oliver, buttando il cartone del caffè nel bidone della spazzatura.
- “Non lo so. Decidi tu!” Gli rispose Lei.  “Basta che non mi porti a mangiare perché non ho fame!”
- “Lo credo bene! Abbiamo mangiato così tanti dolci!” disse Lui, passandosi una mano sullo stomaco.
Stavano camminando, stretti l’uno all’altra, mano nella mano, come due adolescenti quando una zingara catturò la loro attenzione.
- “Un dollaro, buon uomo. Un dollaro soltanto!” chiese la donna.
Oliver la guardò e, senza fiatare, prese una banconota e gliela diede. – “Se stai per chiedermi se l’ho fatto per far colpo su di te..” iniziò, guardando Felicity.
Ma Lei lo bloccò con un bacio. – “L’idea non mi ha sfiorato neanche minimamente.”
- “Buon uomo.. credo che Lei abbia sbagliato!” gli disse la donna, porgendo nuovamente la banconota ad Oliver.
- “No no.. assolutamente! Questi sono suoi!” le risponse Lui, stringendo a sé Felicity.
- “Allora grazie!” gli rispose la donna, sfregandosi le mani per riscaldarsi.  Vide i due allontanarsi e sorridere.
“Ehi… venite qui!”
Oliver e Felicity la raggiunsero, un po’ perplessi.
- “Lo vedete quel ponte laggiù? C’è una leggenda. Si dice che chi lo percorre, una volta arrivato dall’altra parte, può esprimere un desiderio. Sicuramente si avvererà! Basta solo crederci! Non so quale desiderio voi potete esprimere: avete già tutto! Siete giovani, belli ed innamorati!”
Oliver e Felicity si guardarono un po’ imbarazzati.
- “Insomma.. provate un po’!” concluse la donna.
I due si guardarono nuovamente.
- “Allora.. vuoi provare?” le chiese Oliver.
- “Sì.. perché tu no?” gli domandò Lei.
- “Non sono un tipo che crede a queste cose.” Le rispose Lui. “Il mio motto è: < Homo faber sui fortunae > “
- “Logica ferrea la tua. E le variabili? Le sorprese? Il destino?” domandò Lei.
- “Non credo nel destino.” Le rispose secco Lui.
- “E come pensi ci siamo incontrati io e te? Bastava che tu passassi di lì solo un secondo prima o io arrivassi in quel punto solo un secondo dopo e forse ci saremmo passati accanto senza neanche vederci!”
Lui la guardò negli occhi. Aveva perfettamente ragione! Però decise di non pensarci. Di non pensare a come sia strana la vita. - "Come penso che ci siamo incontrati? Facile! Non stavi guardando la strada e hai rischiato di farti investire da me!”
- “Scusa?? Veramente quello distratto alla guida eri tu! E mi pare anche che tu lo abbia ammesso, ieri sera!” rispose Felicity.
Oliver scoppiò a ridere. - “Va bene.. va bene! Non ti arrabbiare!”
- “Troppo tardi!” rispose Lei, fermandosi a braccia conserte.
- “Vorrà dire che mi farò perdonare!”
- “Ah sì? E come??” domandò la giovane, curiosa.
Lui fece finta di tossire. - “Signorina Smoak. Vuole accompagnarmi nel fare una passeggiata lungo codesto ponte per dare una chance alle parole della donna che abbiamo testè incontrato e vedere se effettivamente i desideri che siamo in procinto di esprimere un giorno, poi, si avvereranno?”
Felicity scoppiò a ridere. – “Ma come parli?”
- “Booo.. Cercavo di fare colpo su di te!” disse porgendole il suo braccio. “Allora.. andiamo?”
- “Non vedo l’ora!”
 

Il sole stava tramontando quando Oliver e Felicity rientrarono a casa di Lui.
I due decisero di iniziare la serata immergendosi nella vasca da bagno della meravigliosa casa di Oliver. Felicity aveva preparato la vasca scegliendo dall’armadietto un flacone di olio profumato.
Fu lì che aveva notato, su uno scaffale, i trucchi e del profumo da donna. Li aveva subito ricollegati alla moglie di Oliver. Per un attimo aveva trattenuto il respiro. Non aveva mai pensato di poter ricoprire il ruolo dell’amante. Mai. Eppure eccola lì. Nella casa di un'altra. Al posto di un’altra.
Ma le bastarono pochi secondi per scrollarsi di dosso quella strana sensazione. Lei non era l’amante di nessuno. Tra Lei e Oliver sarebbe finito tutto nel giro di due giorni. Lei il 27 ottobre sarebbe partita e lo avrebbe dimenticato. Lui avrebbe fatto altrettanto e continuato la sua vita con sua moglie.
Basta. Fine della storia.
O almeno era così si illudevano i due.
Perché si sa.
L’illusione, più che sperare, fa sognare.
L’illusione è la culla delle persone.
E Oliver e Felicity non facevano eccezione.
 


Nota dell’autrice
Salve a tutti! Prima di tutto. Scusate il ritardo. L’ultima volta che ci siamo sentiti era Pasquetta e adesso.. siamo in piena estate! Mi dispiace non aver potuto aggiornare prima. Cercherò di rimediare presto!
Allora: ecco come Olly e Fel hanno trascorso il loro primo giorno insieme. Manca poco alla loro separazione. Ma.. siamo sicuri che Felicity partirà? Può mai Oliver permettere a se stesso di perdere, per la seconda volta, la donna che ama? E se il destino esistesse davvero, nonostante i dubbi del signor Queen?
Alla prossima!
Ps il titolo del capitolo non è mio. “Esiste, forse, un sentimento più illusorio dell’amore?” è una splendida frase di Èmile du Chatelet.
   
 
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