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Autore: sibley    20/07/2016    0 recensioni
[STORIA REVISIONATA E MODIFICATA]
Draco ed Hermione si ritrovano ad un forzato settimo anno, un settimo anno in cui devono fare i conti con la realtà che hanno vissuto finora e con un segreto che si portano dietro da troppo tempo. In questo scenario fanno da sfondo anche nuove relazioni sul nascere, ma soprattutto gli amici dei due che sono determinati a far sputare loro il rospo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Più contesti
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Non era semplice nascondere la gravidanza per la povera Astoria Greengrass. La morettina si ritrovava troppo spesso a dover fare i conti con compagne di stanza che entravano improvvisamente in bagno poiché tra loro non c'erano mai stati segreti di alcun tipo ed era dunque costretta a riabbassare frettolosamente le maglie larghe che aveva iniziato ad indossare. Al quinto mese si intravedeva parecchio, ma nessuno si prendeva cura di guardarla bene a parte la cara Daphne che era tra l'altro l'unica a saperlo oltre a Draco Malfoy, Hermione Granger e Pansy Parkinson.

Astoria, nei sotterranei di Hogwarts dove era stata rinchiusa per proteggerla dai combattimenti, aveva vissuto la peggior esperienza che potesse capitare ad una donna o più semplicemente ad una femmina in generale. Astoria aveva visto andare in fumo sogni e speranze mentre provava a respingere il Ghermidore che sopra di lei cercava di sfilarle le vesti, mentre tentava di riprendere la bacchetta che le era stata scaraventata via, prima di dover cedere, sperando solo che finisse presto... Astoria non aveva mai avuto grandi ambizioni o grandi speranze. Non aveva mai sognato il Principe Azzurro così come non aveva mai voluto diventare un'eroina mondiale. Non aveva per niente la testa tra le nuvole, ma qualche progetto - come tutti, del resto - se l'era fatto. Astoria, come tante altre ragazze si era innamorata. Era una cosa perfettamente normale, ma che aveva dovuto reprimere sul nascere poiché promessa a Draco Malfoy. Ora doveva reprimerlo a causa di Viserys, suo figlio. Aveva scelto di chiamarlo Viserys, perché era il nome di un drago. Aveva letto un libro, una volta, un libro che parlava di una donna che riceveva in dono tre uova di drago e che riusciva a farle schiudere solamente sulla pira funeraria del marito. Da tanto dolore - ne aveva desunto Astoria - erano usciti tre draghi, tre gioie. Astoria desiderava che dal suo dolore uscisse una gioia immensa. Viserys, il suo drago.

Scegliere Viserys era significato quasi dover tagliare i ponti con tutti. Inizialmente il ventre non era cambiato di una virgola ed aveva trascorso le vacanze in perfetta tranquillità. Aveva visto Pansy Parkinson regolarmente durante l'estate e non si era posta nessun problema. A Settembre invece, la pancia iniziava a diventare qualcosa di più visibile ed aveva adottato la strategia delle maglie larghe sotto le vesti da Strega. Le sue compagne di dormitorio avevano pensato che fosse solamente un piccolo cambio di stile e nessuna aveva fatto domande, almeno fino a qualche giorno prima.

< Astoria si era alzata dal letto con una nausea fortissima. Le avevano detto che al terzo mese le nausee si sarebbero attenuate moltissimo ma a lei non pareva ci fosse nessuna differenza dai primi mesi a quel momento. Viserys iniziava addirittura a scalciare ormai ed Astoria era certa che sarebbe successo il disastro se qualche compagna se ne fosse resa conto già da quel momento. Chinata sulla tazza, cercava di stringersi i lunghi capelli neri con una mano, tentando di non farli finire dentro la ceramica ormai completamente imbrattata per non sporcarli.

I Greengrass avevano preso accordi con la Preside McGranitt affinché durante l'ultimo mese di gravidanza, Astoria potesse trascorrerlo a casa, con una scusa ufficiale. Nessuno doveva sapere del disonore capitato alla famiglia, tranne ovviamente chi di dovere. Astoria si chiedeva spesso come fosse possibile che nessuno si fosse ancora reso conto di niente, ma allo stesso tempo si accorgeva anche di quanto fosse invisibile agli occhi di tutti. Erano stati scritti moltissimi libri su Harry Potter, molti libri in cui lui stesso raccontava cosa gli succedeva ad Hogwarts e persino Millicent Bulstrode stava lavorando a qualcosa che racchiudesse i migliori attimi di Harry Potter con i Serpeverde - che ad Astoria sembrava più un tentativo di sminuire tutte le malefatte ai danni di quel poveraccio, in un vano tentativo di far sembrare i Serpeverde solo un branco di adorabili burloni - e leggendo tutto quel ciarpame, si era resa conto che non c'era mai stata una parola su di lei. Niente, non era nemmeno menzionata. Venivano nominati individui che non sarebbero mai più ricomparsi per tutto il resto della storia ma lei non c'era mai. Si accorse che lei e Daphne erano completamente anonime ad Hogwarts.

Probabilmente grazie a ciò era riuscita a nascondersi tanto bene, rifletté Astoria mentre il suo corpo continuava a rifiutarsi ostinato di tenere dentro ciò che aveva ingerito per colazione. Chiuse la bocca, sperando che bastasse a convincere il corpo a non riprovare mai più uno scherzetto simile, ma questo non ne voleva proprio sapere ed Astoria si ritrovò aggrappata alla tazza per non cadere a terra a causa degli spasmi, mentre i capelli scivolavano inesorabilmente dalla sua schiena verso la ceramica andando sempre più in basso. 

La porta si aprì di scatto. Pansy Parkinson si precipitò nel bagno come una furia.

"Astoria, tutto bene?" chiese allarmata

La morettina non riuscì a rispondere, con le lacrime agli occhi per lo sforzo e per il nervoso che quella situazione le stava dando.

"Ti sento ogni mattina... non sarebbe il caso di andare da un medico?"

Astoria sollevò a malapena la testa, guardandola stranita. Possibile che non ci fosse arrivata? Ma fu costretta immediatamente a ricacciare la testa in giù mentre Pansy rapidissima afferrava i capelli della Greengrass più piccola e li stringeva saldamente, dandole un insperato aiuto. Lì, però, Pansy capì.

"Tu... tu sei incinta..." >


Astoria in parte era stata contenta di avere un'altra persona che era a conoscenza del suo segreto, con Daphne si confidava e parlava, ma quella ragazza nonostante tutto non poteva essere più diversa da lei. Non se la sentiva di raccontarle di nausee mattutine e di dolori impressionanti a tutte le ore del giorno e della notte, non se la sentiva di raccontare di Draco Malfoy e del fatto che ora anche lui ed Hermione Granger sapevano. Daphne era legatissima ad Astoria, avrebbe fatto di tutto per proteggerla, ma Astoria sapeva che Daphne non poteva né proteggerla né capirla.

D'altro canto, Pansy era la migliore amica di Astoria da anni. Avevano sconvolto il mondo dei Purosangue quando avevano dichiarato apertamente la loro amicizia nonostante dovessero letteralmente detestarsi a causa di Draco Malfoy con il quale tutti pensavano che Pansy avesse una relazione. Astoria avrebbe dovuto detestarla, perché Draco Malfoy sarebbe diventato suo marito. Pansy avrebbe dovuto detestarla perché - teoricamente - prima o poi avrebbe dovuto lasciare Draco Malfoy per consentirgli di sposare Astoria. 

Per un folle istante, Astoria meditò di andare dal ragazzo che amava e raccontargli tutto. Raccontargli della sua storia, del suo Viserys e dei suoi sentimenti, ma sapeva che era inconcepibile. In nessun caso tra di loro sarebbe potuta funzionare. I signori Greengrass non avrebbero mai potuto accettare che la loro amata figlioletta finisse con un ragazzo del genere. Perciò Astoria fece quello che sapeva fare meglio: scrisse. Scrisse per ore ed ore, scrivendo molti fogli di pergamena che non sapeva se avrebbe avuto il coraggio di mandare al ragazzo. Gli raccontò della prima volta in cui si era accorta di lui, in cui si era accorta di come i suoi occhi paressero pozze di mare a cielo aperto, di come si fosse resa conto che anche solo vederlo giocare a Quidditch la rendesse felice ed allo stesso tempo di come si fosse appassionata a quello sport solo vedendolo giocare. 

Scrisse di come si fosse innamorata di lui lentamente, giorno dopo giorno, senza accorgersi del momento preciso in cui successe quella cosa che diede il via a tutto. Scrisse anche di come avesse notato il suo sguardo perso nel vuoto degli ultimi giorni, del suo sguardo interessato verso un'altra ragazza e di come avesse sofferto per quel motivo. Ma gli scrisse anche di non preoccuparsi di lei, perché in ogni caso non sarebbero potuti stare assieme. Si firmò col suo nome, pregandolo di non cercarla mai però, per nessun motivo al mondo. Ricopiò la lettera in bella copia, lasciando quella piena di cancellature sul ripiano, poi richiamò la propria civetta dalla Guferia attraverso l'Armadio nella stanza dei ragazzi e spedì la lettera al destinatario. Quando ebbe finito, sospirò addirittura, come se si fosse liberata di un peso che la stava opprimendo da troppo tempo. Viserys scalciò, ricordandole la sua presenza nella maniera più pressante possibile. Astoria sorrise, portando una mano alla pancia. Qualcuno entrò d'improvviso dalla porta.

"Ehm... Tori? Hai visite." la voce squillante di Pansy Parkinson riempì la stanza, strappando un grosso sorriso ad Astoria.

Dalla porta entrò Hermione Granger, a passo lento ed incerto come se temesse di entrare in quella camera che nascondeva quel grosso segreto di cui solo lei e pochi altri erano a conoscenza. Guardò la morettina seduta allo scrittoio, mentre con una mano Astoria spingeva un tema d'Incantesimi sulla propria lettera d'amore, cercando di coprirlo. Hermione notò quel gesto, così come notò l'inchiostro rosso passione che la Serpeverde aveva usato per scrivere e distrattamente si chiese se aveva qualcuno al suo fianco che poteva aiutarla con quel bambino.

"Ciao..."

"Ciao!"
la salutò Astoria

"Non sono venuta per disturbarti, anzi, se ti infastidisco dimmelo e me ne vado..."

"Mi fa piacere ricevere visite. Soprattutto da persone che conoscono la mia condizione."

"Già. Draco mi ha raccontato tutto questa mattina stessa."

"Ho immaginato. Altrimenti non avresti avuto motivi di venire nel mio dormitorio accompagnata addirittura da Pansy."

"Già." ripeté la Grifondoro "Io e Pansy siamo diventate amiche recentemente."


Hermione notò le unghie rosicchiate della Serpeverde, segno di nervosismo e per un istante sperò che la lettera appena scritta avesse l'inchiostro asciutto, altrimenti addio al tema ed anche alla lettera stessa. Si poneva domande molto distratte, si guardava attorno con aria intimorita, mentre Pansy si accomodava sul suo letto e le indicava che poteva sedercisi anche lei se avesse voluto sedersi. Hermione si diresse debolmente verso il baldacchino di Pansy Parkinson e si sedette cautamente ai piedi del letto.

"Dunque... a che pro questa visita? Di preciso, intendo."

"Noi non ci siamo mai parlate, non ci siamo nemmeno mai guardate suppongo... ma in questa situazione hai bisogno di aiuto, e di più aiuto possibile. Non basta avere accanto Pansy, Daphne e Draco. Hai bisogno di altre persone che ti aiutino a vivere la tua vita qui ad Hogwarts il più serenamente possibile nonostante il... il piccolo... in arrivo..."


La voce di Hermione s'inceppò un po' nell'ultima frase. Non aveva saputo come definirlo. Sul momento l'avrebbe definito "piccolo problema" ma si accorgeva che un bambino non era un problema, così come non riusciva a chiamarlo "bambino" poiché per lei era quasi inconcepibile che una ragazza addirittura più piccola di lei fosse incinta e che avesse deciso di proseguire la gravidanza. Lei stessa l'avrebbe fatto, a parti inverse, ma allo stesso tempo non riusciva a comprendere dove Astoria traesse la forza così sola e così senza amici validi.

"Volevo dunque offrirti il mio appoggio, il mio aiuto ed il mio sostegno." aggiunse poi

"Ti ringrazio Hermione. Non mi piace chiedere aiuto e se mi viene offerto tendo anche a rifiutarlo, ma detta tra noi, inizio a faticare a nascondere la pancia."

Astoria sollevò la maglia che portava, mostrando il pancione ormai evidente. Hermione non riusciva nemmeno a guardarlo, era sconvolta ed il pensiero che prima o poi sarebbe capitato a lei - di avere un figlio - iniziava a spaventarla a morte.

"Vuoi toccare?" chiese Astoria timidamente ad Hermione

Hermione si sentì un mostro. Era tentata dal fuggire e non tornare mai più, ma capì che era una cosa che andava fatta ora. Non poteva certo farsi salire la fobia dei pancioni altrimenti in futuro avrebbe avuto parecchi problemi.

"Sì, certo..." sussurrò la riccia

Appoggiò la mano sul pancione di Astoria, sentendo quella creaturina che scalciava e si contorceva di già. Rifletté rapidamente, rendendosi conto che Astoria doveva essere già al quinto mese se quella brutta faccenda era accaduta a Maggio.

"Se è maschio come si chiamerà?" chiese per sviare l'imbarazzo e ritraendo la mano

"Viserys!" esclamò felice Astoria. Nessuno gliel'aveva mai chiesto.

"E se è femmina?"

"Io... non ci ho pensato... inconsciamente sono sempre stata certa che sarà maschio..."

"Se ti va possiamo cercare un modo per scoprire il sesso del piccolo prima della nascita..."

"Sempre se non è troppo disturbo..."


Astoria non ci aveva minimamente pensato e si sentì piuttosto stupida nel non averlo fatto. 

"Senti, so che per te è difficile... ma se ti va... solo se ti va... direi di coinvolgere anche Blaise, Harry, Ron e se a Pansy sta bene anche Theodore. Ormai siamo una compagnia e sarebbe dura tenere il segreto, inoltre tutti loro potrebbero aiutarti..."

"Sì, certo."
rispose Astoria

Poi sbiancò.
***

Da giorni Gregory Goyle seguiva Hermione Granger insistentemente. Lei non si era resa conto dei pedinamenti, stranamente, come se avesse altro per la testa. Goyle voleva scoprire qualcosa di nuovo sulla riccia Grifondoro, qualche altro scoop da passare a Millicent Bulstrode, anche se era quasi del tutto certo di essere stato scoperto come informatore ed era altresì certo che da quando aveva fatto esplodere lo scandalo, nessuno di quella piccola banda di ragazzini perfetti si sarebbe più azzardato a fare discorsi sufficientemente rilevanti nei corridoi. D'altro canto però, sperava di cogliere in flagrante qualcosa di strano. D'altronde aveva scoperto la verità solo su Draco Malfoy ed Hermione Granger, ma non sapeva ancora nulla su Harry Potter e Ron Weasley. Sicuramente anche loro avevano qualche scheletro nell'armadio che era meglio lasciare bell'e sepolto. Sperava che qualcosa sarebbe trapelato, una minima informazione, qualsiasi cosa in modo da mettersi su una pista utile e scoprire tutti i loro segreti. Da quando si era ritrovato innamorato di Ronald Weasley aveva deciso di vendicarsi nella maniera più pesante possibile su quella combriccola. Inizialmente aveva preso di mira soltanto Draco Malfoy ed era stata Hermione Granger a dargli l'assist, ma dopo lo scandalo si era reso conto che c'era proprio un gruppetto intero che poteva venir castigato a dovere e chissenefrega di chi fosse colpevole e chi no. Gli amici di Draco Malfoy avrebbero pagato esattamente come Draco Malfoy stesso per essersi schierati con lui.

Star dietro ad Hermione Granger era stato semplice. L'aveva vista entrare nel dormitorio femminile di Serpeverde accompagnata da Pansy Parkinson e non aveva potuto seguirle fin là dentro, ma in ogni caso era certo non ci sarebbe stato nulla di interessante. Solo chiacchiere femminili. Si sentiva un po' frustrato, non riusciva a concepire come fosse possibile tutta quella segretezza da parte loro. Ma allo stesso tempo capiva che se stavano tenendo così tanta riservatezza nel loro gruppo, significava che sicuramente c'era dell'altro da scoprire e lui aveva solamente raschiato la superficie. Decise di entrare nel dormitorio di Serpeverde per andare perlomeno a riposarsi un po' nella propria stanza, ma la trovò bloccata. Si chiese se dentro ci fosse Marcus Flitt con qualche altra ragazza o se ci fossero Draco Malfoy ed Hermione Granger intenti a far cose. Bussò pesantemente alla porta. Da dentro provenne una voce maschile.

"Chi diavolo è?" gridò Blaise Zabini

"Sono Goyle." rispose lui secco.

"Ah, sì... dammi un attimo." 

"Muoviti, devo andare al bagno!" inventò Goyle sul momento

Dentro la stanza Blaise Zabini stava facendo sparire Harry Potter ed i suoi vestiti dentro l'Armadio Svanitore, non potendo farlo andar via in nessun altro modo. Lanciava i vestiti del moro dentro l'Armadio mentre si guardava attorno freneticamente per cercare qualcosa che potesse essergli sfuggito.

"Gli occhiali!" sibilò Harry

Blaise lanciò gli occhiali ad Harry che li afferrò e si gettò nell'Armadio Svanitore, pregando di uscirne sano e salvo. Chiuse l'Armadio, mentre Goyle picchiava furiosamente alla porta della stanza per entrare. Goyle aveva ovviamente capito che Blaise nascondeva qualcosa. Se fosse stata una ragazza qualunque, non si sarebbe fatto nessuno scrupolo a lasciarlo entrare con tanto di ragazza lasciata lì sul letto mezza nuda e tanti saluti. Blaise aprì la porta con l'aria scarmigliata e distrutta di chi ha appena vissuto qualcosa di estremamente stancante.

"Alla buon'ora, Zabini!"

"Corri in quel dannato cesso e muoviti!"
sbottò Blaise irritato

"Oh, ho interrotto qualcosa con qualcuno?"

"Vedi qualcuno in questa stanza, razza di..."
si interruppe prima di insultarlo

"Non si sa mai..."

"Certo, me la stavo facendo con la Dama Grigia!"


Goyle corse in bagno, aprendo l'acqua nel lavandino per mascherare inesistenti rumori. Blaise rifletté, prima o poi sarebbe dovuto uscire allo scoperto con Harry, non poteva certo continuare così, con il rischio di venir scoperti da chiunque, anche se Blaise aveva una mezza idea di cosa stava facendo Goyle. Si era accorto che da qualche giorno teneva d'occhio la loro piccola combriccola, che osservava tutti i loro movimenti... forse aveva immaginato che Blaise ed Harry stavano assieme? Forse no, direttamente voleva sapere se qualcun'altro di loro aveva qualche relazione nascosta? Chissà cosa si nascondeva nella testa di quel pazzo... Blaise riconosceva che Draco aveva esagerato e non poco, ma sapeva anche che non poteva di certo passare tutta la vita a torturare il gruppo solo per uno scherzo.

Goyle uscì dal bagno.

"Ho finito... puoi ricominciare a fare quello che stavi facendo."

Blaise lo fulminò.
  
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