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Autore: rossella_rose    21/07/2016    1 recensioni
La giovanissima scrittrice in ascesa Silvia Romani, riceve un'opportunità unica.
Una borsa di studio per la Welton Academy, la più prestigiosa fra le scuole preparatorie degli Stati Uniti.
Si ritroverà ad essere la prima studentessa dell'istituto maschile e dovrà dimostrare di essere all'altezza dei suoi compagni, da lei infatti dipende l'ammissione delle ragazze di tutta l'America.
Cercando di integrarsi, Silvia conoscerà sette ragazzi intelligenti e vivaci, con la voglia di vivere negli occhi e che, insieme al nuovo insegnante di letteratura, le faranno scoprire la bellezza, l'amicizia, l'amore e il coraggio di superare insieme le difficoltà.
Affiancata da Neil Perry, Todd Anderson, Knox Overstreet, Charlie Dalton, Richard Cameron, Steven Meeks e Gerard Pitts, Silvia dimostrerà al preside Nolan la potenza dell'orgoglio femminile e del cuore indomabile.
STORIA IN REVISIONE - VISUALIZZAZIONE SOSPESA DAL O6/08/2016 AL 13/06/2016
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlie Dalton, Neil Perry, Nuovo personaggio, Todd Anderson, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo VIII
Di luridi figli di buona donna, ragazze esauste e riunioni intime


30 Settembre, pomeriggio, aula studio della Welton Academy

Silvia strinse calorosamente la mano all’agente Phil Coulson e ai suoi tre secondi, ringraziandoli della disponibilità e dell’efficienza: « Facciamo solo il nostro dovere, signorina Romani. Suo fratello mi ha dato istruzioni precise, accompagnerem… » l’uomo venne interrotto da una porta che si aprì di scatto, facendo inciampare e precipitare a terra due ragazzi.

Neil e Charlie imprecarono, si guardarono intorno, notando i presenti che li fissavano sbalorditi e fecero per alzarsi ma due uomini della scorta li afferrarono per le giacche e li sollevarono, come se non pesassero più di due bambole di pezza.

« Li conosce? » domandò Phil alla ragazza.
« In questo momento vorrei poter dire di no » sospirò lei, portando le mani ai fianchi e rimproverando con lo sguardo i due salami, che cercavano di convincere i bodyguard a metterli giù: « Per favore ragazzi, lasciateli, sono con me. Cosa ti avevo detto, Neil?! »
« Charlie doveva parlarti » si giustificò spingendo il compagno in avanti e guadagnandosi un’occhiataccia.
« Non sono stato io! » berciò, incrociando le braccia: « Come puoi anche solo avere il dubbio?! »
« Fammi pensare... Il fatto di essere stata trattata come un punching-ball vivente? » lo apostrofò, oltremodo stizzita. Ne aveva tutto il diritto, dopotutto.
« Sai benissimo che non lo farei mai » disse: « E non mi pare proprio il momento questo di mettersi a discutere! » glissò evasivo.
« Infatti, so che non sei stato tu, anche se avrei davvero tutte le ragioni per pensarlo. Ringrazia il mio animo coretto, Charlie, altrimenti a quest’ora Fizz » e indicò col capo uno degli agenti, per la precisione il più grande e minaccioso: « Ti avrebbe già schiantato contro un muro e costretto a parlare. Oh, non fare quella faccia, te lo meriteresti! » rispose all’espressione offesa del ragazzo.

« Signorina Romani, mi spiace interromperla, ma ora dobbiamo occuparci dei paparazzi » proruppe Coulson.
« Certo… »
« Accompagneremo Simmons fuori e scoveremo “la talpa” » asserì pratico, fece segno al resto degli agenti di uscire e Simmons li seguì.

I tre studenti rimasero soli.
« Allora… » cominciò Neil, sedendosi su uno dei tavoli dell’aula di studio: « Volete raccontarmi cosa sta succedendo? »

Silvia annuì.
Si sedette accanto a lui e raccontò, partendo dalla sua borsa di studio, fino a quella fatidica lettera dall’ONU e dall’enorme opportunità di diventare ambasciatrice delle donne.

« Quando l’ho saputo ero così felice che mi è sfuggito con Charlie, ma avevo delle limitazioni, non potevo parlarne, se la notizia fosse arrivata alla stampa sarebbe stato il caos ed è quello è accaduto, anche se non sappiamo ancora chi sia il colpevole. Ho dovuto tacere, capisci? Sarei venuta a dirvelo di corsa, ma… non potevo… » concluse.

Neil espirò rumorosamente e le prese una mano.

Poi, inaspettatamente, sogghignò: « E io che ho quasi picchiato Charlie »
Lei lo guardò con tanto d’occhi: « E perché non l’hai fatto, scusa? »

Risero come dei bambini, mentre Charlie li guardava arrabbiato: « Ah ah ah, si, molto divertente » ironizzò.

Silvia gli si avvicinò. Lo guardò un secondo e gli mollò un pugno sullo stomaco, troppo debole per fare davvero male, ma abbastanza forte per farlo arretrare di un poco.
« Tu sei uno stupido Charlie Dalton, non permetterti mai più di trattarmi in quella maniera, bruto che non sei altro! »

Lui , vedendola di nuovo vicina, a portata di abbraccio, di nuovo divertente, bella e forte come il suo solito, fu lì lì per scusarsi e dichiarare apertamente di essere un idiota, ma gli tronò in mente la reazione di Neil, dieci minuti prima.
Sapeva che non avrebbe mai accettato la loro amicizia. Charlie aveva davvero paura che il suo compagno di una vita non lo avrebbe capito. Si sforzò di apparire duro.

« Io faccio quello che mi pare e tu dovresti stare più attenta a cosa combini » rispose lapidario.
Cercò di convincersi che quella fosse la scelta migliore. Lei avrebbe rinunciato a lui e lui a lei. Neil non avrebbe avuto pensieri, lei non avrebbe avuto problemi e lui l’avrebbe superata.

Silvia ci rimase male, ancora. Lo aveva colpito per scherzare, non le piaceva litigare. E anche se le parole di due ore prima erano state cattive e avevano colpito a fondo il suo cuore, lei voleva davvero troppo bene a Charlie per non provare, almeno, a sistemare le cose.
Credeva che l’approccio scherzoso, usato da sempre con il suo compagno, lo avrebbe ammorbidito. Si sentiva in colpa, perché non aveva provato prima a fare “pace”, sebbene la colpa non fosse affatto sua.

Lo sguardo si rattristò per un attimo.

Charlie era diventato importante per lei. Era successo tutto in fretta, ma era stato il primo con cui era stata vicina per davvero. La sua guida in quella tana di lupi.
Pian piano aveva imparato a riconoscere le sfaccettature del suo carattere, della sua intelligenza. E voleva continuare a conoscerlo, per davvero. Sapeva che c’era molto altro dietro alla barriera iniziale di quei vispi occhi.
E lui la chiudeva fuori. Brutalmente. Senza apparenti ragioni logiche.
Perché? Che aveva fatto di male?
Era bastato un progetto di scienze con un ragazzo estraneo per…

« LEWIS! » strillò tutto d’un colpo, facendo saltare Neil e Charlie.

Le frasi poco chiare ogni volta che cercava di evitarlo. Quelle poche volte che lo aveva trovato all’improvviso dopo aver svoltato gli angoli. Aveva detto qualcosa… qualcosa su “Una persona importante come te”. Che potesse essere un riferimento a qualcosa di più della sua fama? Il fruscio delle foglie che aveva sentito nel chiostro. La sensazione che ci fosse qualcuno. E poi lui, apparso subito dopo per “discutere” del progetto.

Come in un puzzle, i tasselli dei ricordi del ragazzo si incastravano nella sua mente, mentre tutti i pensieri precedenti si dissolvevano.
« Cosa…? » chiesero i due.
« Può aver sentito qualcosa… » bisbigliò.
« Aspetta, tu credi che… »
« Troviamolo » ordinò.

Come un ciclone attraversò l’edificio seguita dai compagni, diretta al dormitorio.

« TU! » ringhiò non appena vide l’imputato fra gli studenti.

Il brusio che regnava scemò lasciando spazio al silenzio, interrotto da qualche sussurro.
Con passo marziale, Silvia si avvicinò a Jared, il dito puntato verso il suo cuore, quasi fosse una lama affilata pronta a colpire.
Sul viso dello studente, come sempre, stanziava uno ghigno demente.

« Ciao dolcezza »

Una smorfia di puro fastidio affiorò sul volto di Neil e una visibilmente arrabbiata su quello di Charlie.
Silvia non lasciò neanche il tempo di parlare allo studente. Il suo dito incontrò la lana morbida del maglione di Jared in corrispondenza del cuore e sui begli occhi cioccolato calò un velo rubicondo.

« Jared » sibilò: « Se non vuoi che ti riduca ad un cumulo di ossa, dimmi la verità… »

La smorfia del giovane sparì lentamente. Quelle parole suonavano dannatamente serie.

« Tu sapevi della candidatura? »

Silenzio.

Il dito affondò ancor di più nella stoffa, incontrando il petto palpitante dello studente.

« … Sì… » fu il misero pigolio che ottenne in risposta.

Rabbia crescente si impadronì delle movenze della scrittrice.

« Non ti chiederò come tu ne sia venuto a conoscenza » sussurrò paurosamente: « Ma se non rispondi con sincerità staccherò ogni tuo arto, uno a uno. Ti ridurrò ad un cumulo di ossa e lo farò in modo che tu senta tanto, ma tanto dolore. Ora dimmi: l’hai detto tu ai paparazzi? »

Mormorii ed esclamazioni allibite si diffusero fra i presenti, ma una voce limpida e affabile risuonò fra la folla: « Signorina Romani » la voce di Phil le arrivò dalla fine del corridoio, ma lei non si voltò, continuando a tenere sotto tiro Lewis che aveva sbarrato gli occhi vedendo arrivare l’agente Coulson, che con il suo sguardo di ghiaccio celato dagli scuri occhiali da sole metteva tutti in soggezione.

« Problema risolto, gli agenti stanno provvedendo a sgombrare il campo. Quanto all’informatore riferiscono si tratti di uno studente della scuola. Sappiamo solo che fa “Lewis” di cognome » disse pratico, avendo già intuito che la ragazza doveva aver scovato la talpa e che doveva essere proprio il tipo fra le sue grinfie in quel momento.

Il viso di Jared perse ogni traccia di colore. La scrittrice scoprì i denti, ringhiando. Gli studenti si guardarono metà sconvolti, metà confusi.

La mano di Silvia artigliò il maglione di Jared, gli occhi si accesero d’ira e il cervello cercò la maniera più cruenta possibile per sfregiare quel “Lurido figlio di buona donna”.

Faceva paura. 

Neil e Charlie la guardarono a bocca aperta, senza avere il coraggio di agire.

Ma la ragazza non ebbe bisogno di fare nulla. Jared Lewis si punì da sé, esponendosi al ridicolo automaticamente, imprimendo nella mente dei presenti una scena che sarebbe stata difficile da dimenticare.

Non si sa come, ma fu in grado di svenire di punto in bianco, crollando addosso alla ragazza.

§

30 Settembre, pomeriggio inoltrato, dormitorio della Welton Academy

Ci vollero le forze combinate di Neil, Charlie e Phil per spostare prima il corpo di Jared, che non era poi tanto leggero, di dosso a Silvia, poi per impedire alla ragazza di prenderlo a calci e squartarlo. Non poterono, però, fermare la sequela di insulti che si riversò sul ragazzo privo di coscienza durante tutta l’operazione.

Silvia doveva essere realmente una brava scrittrice se riusciva ad insultare una persona in sessantotto modi diversi, per giunta senza l’utilizzo di una sola parolaccia, dimostrando una raffinatezza che mai si era attribuita ad una donna in piena isteria nervosa.

Alla fine Lewis era stato portato in infermeria e la scrittrice aveva passato il pomeriggio chiusa in un’aula vuota con Simmons, la scorta, e una confezione di yogurt, alimento che gustava solo quando il suo autocontrollo veniva a mancare.

Gli studenti erano tornati alle loro attività e i Poeti Estinti si erano di nuovo riuniti, sempre più in pensiero.

Lei non si era vista per il resto della giornata e non era uscita neanche per la cena. Di fatti, usciti dalla mensa, i ragazzi avevano visto gli uomini della scorta terminare il loro turno e andarsene (i due energumeni che avevano afferrato Neil e Charlie non si erano fatti mancare un’occhiataccia verso i diretti interessati) e avevano tentato di parlare con Silvia, ma Simmons li aveva respinti.

Però l’avevano almeno intravista dalla porta e non pareva in ottime condizioni. L’aria era stravolta e davanti a lei erano impilati in malo modo fogli su fogli, pratiche, contratti…

Impossibile carpire qualche tipo di informazione, perciò il gruppo ci aveva rinunciato.

Charlie aveva brevemente esposto la questione dell’ONU, sapendo che la compagna avrebbe chiarito ogni dubbio nella grotta quella sera.

A Neil, però, non erano sfuggiti gli strani comportamenti dell’amico e, staccatosi dal resto del gruppo, gli chiese il perché dell’atteggiamento freddo verso la ragazza.

Charlie si irritò e sviò il discorso, lasciando un Niel perplesso e poco convinto.

Quando il professore venne a richiamarli per il coprifuoco, ormai si erano già tutti arresi all’idea che non avrebbero rivisto Silvia prima della riunione.

O era già andata a dormire, o aveva un permesso per restare in piedi più degli altri.

Giusto prima di chiudersi in camera, Neil udì distintamente l’inconfondibile ticchettio delle scarpette eleganti che accompagnava l’entrata nel corridoio della scrittrice.

Silvia sembrava tutto fuorché propensa ad andare nella grotta. Anzi, sembrava sul punto di addormentarsi da un momento all’altro.

« Ehi » la fermò Neil.
Lei si voltò, stropicciandosi un occhio: « Uh?... Oh, ciao »
« Cos’è successo? Come stai? Ti ricordi che dobbiamo andare… » e abbassò la voce: « Tu-sai-dove? »
« Cos…? Ah! Mannaggia me ne ero dimenticata! Sono così stanca… » disse, passandosi una mano sul viso.
« Oh… se vuoi… se vuoi facciamo un’altra volta… » nel frattempo Todd era sbucato dalla porta.

Silvia non aveva proprio le forze per uscire quella sera, ma le dispiaceva troppo dare buca al gruppo. Si morse il labbro, indecisa, poi il prof di chimica urlò a tutti di andare in camera e lei, così, su due piedi, senza neanche capire cosa stesse dicendo, sparò tutto d’un fiato: « Aspettiamo che il dormitorio si addormenti, poi, fra… bho… due orette, venite da me... »

I due la guardarono allibiti: « Da te?! Cioè… nel senso… in camera tua? »

Lei espirò sonoramente, pregando che sua madre non venisse a sapere cosa stava facendo. Come minimo sarebbe passata per una donnaccia poco di buono.

« Non abbiamo alternative, non ho la forza di uscire questa sera e levati quel sorrisino ebete Todd! » lo rimproverò, prima di sparire in camera.

Neil guardò Todd sbigottito: « Ti prego, dimmi che non me lo sono immaginato »

« Non saprei, è troppo assurda come proposta. Dovremo avvertire gli altri… »

§

30 Settembre, notte, camera da letto di Silvia Romani, dormitorio della Welton Academy

Silvia si era fatta un bel bagno rilassante, rischiando di addormentarsi nella vasca.

Gli eventi della giornata l’avevano stordita. Aveva davvero troppi pensieri, quella sera.
Ringraziò le pareti spesse, che, aveva appurato, non lasciavano passare alcun suono, ficcò la testa sotto il cuscino e strillò contro il piumone verde mela.
« Maledettissima scuola! » berciò frustrata, ripensando alla giornata.

Il litigio orrendo con Charlie, i paparazzi, quel vecchio spaventapasseri del preside, Francesco, Simmons, le pratiche da firmare, il contratto con l’ONU, i compiti, maschi ovunque, barattoli di yogurt, sette ragazzi nella sua camera e Neil che stava per baciarla.

Neil che stava per baciarla.
Stava per baciarla.
Baciarla.
Ba-ciar-la.


Immediatamente il viso si fece fucsia e fu costretta a urlare di nuovo contro il piumone. Il panico la travolse, tanto che l’unica cosa che poté fare fu farsi una doccia gelata per distendere i nervi.

Imprecò, notando l’orario.
Mezz’ora e sarebbero arrivati.

Mise in ordine un po’ di cose. Non che ce ne fosse bisogno, era quasi maniacalmente perfetta quella stanza.

Cambiò la camicia da notte blu con un pigiama lilla e si mise la vestaglia per essere più libera nei movimenti e meno a disagio. Poi si mise a torturare la piccola pallina-batuffolo anti-stress regalatale da un previdente Francesco prima che partisse.

Alle undici e trentasei un lieve bussare la ridestò dai suoi pensieri.
Quando aprì la porta i ragazzi la guardarono addirittura più imbarazzati di lei, che alzò gli occhi al cielo e li spinse dentro.

Quelli si guardarono intorno stupiti.

« Questa è camera tua? » domandò Pitts.
« No, Pitts, io dormo sul tetto, questo è solo una seconda camera » lo prese in giro lei, spazientita da quegli sguardi allibiti.
« Ma tu hai la vasca!!! »
« Si... »
« Quelli sì che sono premi! »
« Grazie... »
« Guarda qua che roba… »
« Si... bhe... non sono tutti premi... »
« Ma quella non è Kate Winslet?! Aspetta, ma tu hai incontrato quella gnocca della Winslet?! »
« Sì, una volta, per una campagna a favore dei diritti per le donne... E' davvero molto simpatica »
« Non ci credo... »
« Perché il tuo letto è più grande dei nostri? E perché la tua camera è il doppio delle altre? »
Silvia sbuffò: « Poche storie, sedetevi da qualche parte. No! Lì no Knox! » ringhiò poi rivolta al ragazzo, che si stava sedendo sulla scrivania, proprio sopra ad uno spesso fascicolo: « Mi rovini il contratto!! »

Salvò il prezioso documento riponendolo sulla libreria, mentre borbottava qualcosa come “Cavernicoli”. Poi si guardò intorno.

Neil, c’era da immaginarselo, era appollaiato comodamente sul suo letto. Ai suoi piedi, appoggiati alla testiera, Todd e Meeks, Pitts era seduto addosso alla libreria e Knox si era saggiamente allontanato dalla scrivania andando a piazzarsi su una poltroncina color crema che Silvia aveva fatto aggiungere una settimana prima.

« Dove sono Charlie e Cameron? » domandò perplessa e già angosciata nel notare che il compagno “preferito” non si era presentato.
« Cameron ha detto che venire qui sarebbe stata una follia e che non voleva rischiare l’espulsione… » disse Knox.
« Capirai, non si fa problemi a scappare nel bel mezzo della notte, ma se si tratta di ragazze… » borbottò Neil.
« Bhe, non mi pare che voi siate tanto a vostro agio… » li osservò: « Oh, ragazzi, calmatevi, non vi mangio e non stiamo facendo nulla di illegale! Così ferite il mio orgoglio e la mia reputazione, voi meglio di chiunque altro sapete che sono una ragazza per bene! » sbottò imbronciata, sedendosi accanto a Todd. Neil inclinò la testa, perplesso, ma la ragazza aveva evitato apposta di sedersi vicino a lui per l’inevitabile rossore che le avrebbe dipinto le guance.

« E… Charlie? » domandò, fissando il pavimento.
Meeks le lanciò uno sguardo triste: « Lui… ehm… lui si è rifiutato di venire »
Una smorfia ottenebrò il viso della scrittrice: « E perché, di grazia? » ringhiò.
« Non lo so, credo gli sia partito il cervello » rispose Neil.

La ragazza si alzò in piedi è sbuffò sonoramente, quasi a voler sfogare tutta la frustrazione: « Spiegatemi-che-cosa-gli-ho-fatto! » ordinò.
« Ma non lo sappiamo! » esclamò Pitts alzando le mani al cielo.
« E’ arrabbiato, anzi “imbestialito”, da ieri sera, vai te a capire perché! » rincarò la dose Knox.
Todd ipotizzò: « Forse gli hai fatto qualcosa »
« E che cosa?! Mi sono solo arrabbiata con lui perché ha messo in tesa a Neil la storia dell’appuntamento con quel troll di Jared! Anzi! Non gli ho nemmeno detto niente! Ha fatto tutto da solo! Io ho solo chiesto perché diamine vi fosse balzata in testa un’idea così allucinante, Cameron ha detto che era stato Charlie e Charlie se l’è presa con me! Con me!!! Ha fatto lui tutto il casino! Perché-diavolo-è-arrabbiato-con-me! » l’ultima frase la disse scandendo le parole a suon di fendenti all’aria. Poi di lasciò sfuggire un “perdindirindina” appena sussurrato, cosa che fece ridacchiare Todd, che le prese la mano e la trascinò di nuovo sul bel tappeto morbido.

« Calmati, non è colpa tua » le sorrise: « Ora, perché non ci racconti cosa è successo oggi? »

Lei sbadigliò, si appoggiò alla spalla dell’amico e chiuse gli occhi, cominciando a raccontare tutto dall’inizio, ancora.

« Ora che ci penso, Charlie aveva ragione, mi serve davvero la scorta » osservò con un sorrisino triste.
« Wow » disse Knox: « Insomma, non immaginavo fossi così… famosa »

Le sorrise dolce: « Non c’entra la fama, Knox. Io amo il mio lavoro. Ho iniziato a scrivere perché volevo dare un corpo ai miei sogni, poi ho aperto gli occhi e ho visto che potevo dare un aiuto concreto alla società, focalizzandomi su un tema che mi è, personalmente, molto caro. Quello dei diritti e dei doveri della donna. Per questo ho seguito molte campagne, ne ho creata una mia, ho scritto un libro e diversi articoli. E per questo voglio che le ragazze abbiano la possibilità di avere una formazione eguale a quella di un uomo. Voglio dimostrare che una donna può fare quello che fa un uomo, senza problemi, e che nessuno ha il diritto di definire le femmine il “sesso debole” »

Ci fu un minuto di silenzio, poi Meeks disse: « Sapete cosa penso? »
Gli altri lo guardarono curiosi.
« Credo che qui con noi ci sia una delle donne che più di tutti può fare la storia »


Angolo Autrice:

Salve a tutti Poeti Estinti!
Come va? Eccomi con il capitolo numero 8, che ne pensate?

Iniziamo con le scuse.

» Lo so, da quasi un mese non ho postato nulla a causa di una quantità di impegni che mi hanno stravolta e, dulcis in fundo, la febbre di ieri, dovuta alla disastrosa e letale combinazione “mestruazioni-lavoro-stress”. A questo proposito, ho riflettuto sui tempi di pubblicazione, che per me, soprattutto in questo periodo, sono un po’ difficili da rispettare. Perciò ho deciso che aggiornerò di sabato. Ogni settimana, in questo modo dovrei farcela a rimanere dentro le scadenze.
Partiamo con i dettagli!

» Phil Coulson:
Per chi non lo sapesse, Phil Coulson è un personaggio della Marvel (società cinematografica che io amo alla follia per i magnifici film prodotti) apparso nel film “Avengers” e nella serie televisiva “Agents of S.H.I.E.L.D.” (che io consiglio più che calorosamente se amate i supereroi).
Il personaggio di Phil Coulson è indubbiamente un mito vivente (e mi limito a questa descrizioncina che non gli rende affatto giustizia, solo per rispetto nei confronti delle persone che non amano gli spoiler) che non farebbe da agente ad una scrittrice se non per una copertura durante una missione, ma siccome io sono una ammiratrice irrecuperabile, l’ho inserito nella mia fanfiction, sperando non si offenda.

» Quel figlio di buona donna di Jared Lewis:
Okay, io odio Jared Lewis. Immagino si sia capito. Dovevo incastrarlo e farlo al più presto, per questo ho dovuto tagliare i passaggi in cui Silvia immagazzina pian piano strani atteggiamenti da parte del ragazzo che poi lo tradiscono e rivelano i suoi piani.
Insomma, Lewis è un, passatemi il francesismo, coglione. E su questo non abbiate dubbi, perché per lui mi sono ispirata ad un ragazzo conosciuto anni orsono e che ho odiato e continuo ad odiare con ogni fibra del mio essere. Non immaginate che idee ho in serbo per lui.

» La riflessione di Silvia:
Questo è un piccolissimo scorcio della mia personalità. Io amo scrivere e vorrei davvero fare qualcosa di concreto per il mondo con questa mia passione. Non aggiungo altro.


Infine: grazie, grazie di cuore a chiunque leggerà. A chi lascerà un commento, una recensione o una critica. I vostri pareri e suggerimenti sono un tesoro per me, mi aiutano a migliorare e a sperimentare. Un grazie enorme ai lettori che mi incoraggiano a continuare a scrivere e a viaggiare nella fantasia.

Rose

 

   
 
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