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Autore: miao13    22/04/2009    1 recensioni
“Prima classificata al contest “La semplificazione: il bianco ed il nero” indetto da Only_Me” Io sono il narratore di questa vicenda, giudice imparziale degli aventi, perché come è stato già detto tutto ha bisogno di essere semplificato, per dare delle regole all’umanità e per far vivere serenamente tutte le anime che popolano la terra. Ora sta a voi giudicare gli eventi, ma ricordate che l’amore, sotto ogni sua forma, è sempre amore e rappresenta l’espressione più alta dei sentimenti umani e come tale va rispettato.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Itachi, Kakashi Hatake, Sasuke Uchiha, Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
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Chronicle of daily life

 

Per gli uomini tutto deve avere degli schemi fissi, la loro miserabile vita deve essere programmata nei minimi dettagli fin dal principio, ma è terribilmente divertente vederli spaesati quando accade qualcosa di imprevisto.

È facile credere a tutte quelle cazzate sul bene e sul male, è semplice pensare che la giustizia, sia umana che divina, proteggerà da ogni pericolo, da ogni azione ritenuta scorretta o immorale.

Ma infondo cosa è l’immoralità?

Solo una linea di confine, una barriera, posta  per condannare ciò che non si conosce, perché è risaputo che l’ignoto spaventa. Così come può spaventare un’ombra che minacciosa si aggira fra le stanze di una casa troppo silenziosa, che il tempo ha provveduto a consumare. Un’abitazione di cui nessuno sa nulla e sulla quale si aggirano terribili leggende metropolitane, ma niente di tutto questo è vero, infatti, quell’ombra minacciosa è solo la figura di un albero che riflette tutta la sua maestosità nelle camere buoi e, attraverso i vetri sporchi delle finestre.

Ed è proprio in una casa come questa che la nostra storia comincia. Una storia a tratti malinconica, a tratti violenta, a tratti felice, ma queste sono solo diverse chiavi di lettura per uno stesso sconcertante avvenimento.

Io sono colui che narrerà a voi lettori le vicende di due anime che si sono imbattute in un amore tanto impossibile quanto travolgente e passionale che non lascia via di scampo.

 

Sasuke Uchiha era sempre stato una persona riservata e scontrosa, con pochi amici, pronto a tutto per soddisfare quel padre che pretendeva la perfezione dai suoi figli. Tutti , però sanno che questa non esiste, non è qualcosa che appartiene a questo mondo. L’essere umano può solamente aspirare a una qualche forma di perfezione terrena, ma non arriverà mai a qualcosa di più. Naturalmente questa concezione equilibrata della vita non rientrava negli standard degli Uchiha e così fin da piccolo, Sasuke aveva eretto barriere attorno al suo cuore per evitare che la gente potesse ferirlo più di quanto facesse già suo padre con la sua indifferenza. Infondo era solo un bambino che desiderava l’affetto di un genitore troppo impegnato a concentrare la sua attenzione sul figlio maggiore, Itachi.

 

Itachi Uchiha era sempre stato misterioso e taciturno, avvolto dal fascino del tipico “ragazzo irraggiungibile”ed anche suo fratello minore lo aveva sempre visto sotto questa luce. Ogni qualvolta il bambino tentava di avvicinarsi a lui questo gli sfuggiva dalle mani, come se avesse tentato di afferrare il fumo. Il loro rapporto non poteva certo definirsi fraterno, era più che altro un rapporto di conoscenza, esattamente come quello che ci può essere fra due persone che vendendosi si salutano per puro rispetto delle regole imposte dall’educazione, ma oltre a quello nient’altro. Nella loro famiglia era sempre stato così, il successo era l’unico obbiettivo e per raggiungerlo bisognava fare tutto il possibile, anche se questo significava travalicare i limiti del legale o, peggio, del morale. Non c’era tempo per i gesti d’affetto, già dalla più tenera età si doveva imparare a ragionare con la propria testa, perché il mondo è un posto pericoloso e pieno di insidie dove deboli vengono schiacciati senza pietà. Sasuke aveva imparato, anche non volendo, a fare tesoro di questa regola. Così aveva represso i suoi sentimenti e i bisogni che ruotavano intorno alla sfera affettiva e si era concentrato sul suo unico obbiettivo: Riuscire a superare Itachi, suo fratello, lo stesso che aveva sempre avuto i voti più alti della classe, lo uno studente modello, presidente del comitato d’istituto e l’orgoglio di suo padre e di tutti i professori, o semplicemente della gente in generale, che non perdevano nemmeno un momento per elogiarlo. Fu così che Sasuke decise di avvicinarsi sempre di più a quella figura austera e misteriosa, inizialmente solo per scoprirne i segreti, per capire il motivo di tanta freddezza nei suoi confronti, per riuscire a batterlo con le sue stesse armi. Non aveva ancora capito, però in cosa era incappato. Avrebbe scoperto a suo tempo cosa si nascondeva dietro quegli occhi color pece così simili ai suoi, ma fondamentalmente così diversi. Quegli occhi, perennemente segnati da profonde occhiaie, che non permettevano di scorgere nessun tipo di emozione, niente di niente, se non l’apatia più completa. Una delle arti degli Uchiha, però, oltre ad essere terribilmente orgogliosi e capaci in tutto quello che fanno, è proprio quella di nascondere i propri sentimenti. Il piccolo Sasuke, però, lo aveva dimenticato e si era lasciato sempre più andare fra le braccia di quel fratello che lo avrebbe portato sulla strada della perdizione.

 

La pelle diafana risplendeva sotto la luce della luna che, prepotente, imponeva la sua lattea e luminosa presenza attraverso le grandi vetrate della camera da letto del ragazzo moro, beatamente addormentato fra le candide lenzuola che assomigliavano ad una colata d’argento. Le gambe nude, lasciate scoperte a causa del caldo che la nottata appena passata gli aveva procurato, erano candide e prive di ogni tipo di imperfezione, ma se si prestava la dovuta attenzione, non facendosi distrarre dalla bellezza effimera e fragile che colpiva subito gli occhi, si poteva notare una macchia rossa proprio nell’interno coscia. Rossa come la lussuria, rossa come il segno indelebile del peccato, rossa come le stille di sangue che con la loro presenza interrompevano la monotonia delle candide lenzuola che avvolgevano quella figura angelica che, ormai, di puro non aveva più niente.

Quel colore rappresentava il suo peccato più grande, e il peso della colpa si stava facendo sempre più grande, ora niente avrebbe potuto salvarlo. Dopo il suo ultimo gesto aveva firmato la sua condanna, un biglietto di sola andata per l’inferno, ma infondo non gli interessava. L’inferno lo aveva già visto: era la sua vita di tutti i giorni e se peccare era la cosa che più lo faceva avvicinare al paradiso allora lui avrebbe continuato a peccare. Gli bastava sapere questo per stare bene.

Il domani era una cosa lontana e astratta, contava solo quel presente che, con i suoi attimi di pura passione, gli concedeva un po’ di libertà  da una vita che soffoca e che non lascia spazio ai sentimenti.

Sapeva che da qual momento tutto sarebbe stato più difficile, soprattutto da quando lui aveva scoperto tutto, ma proprio quella persona che al momento rappresentava il pericolo più grande li aveva spinti a prendere quella decisione così avventata, li aveva convinti a fare il grande passo, ma più che ogni altra cosa aveva fatto capire loro che bisognava cogliere l’attimo. Prendere ogni sprazzo di felicità e stringerlo, fino a consumarlo, perché il giorno successivo poteva portare con se un carico di infelicità troppo grande per essere sopportato.

Sasuke si era girato verso la figura algida di suo fratello, lo osservava da quando si era addormentato, non riusciva a spostare lo sguardo dai setosi e lunghi capelli che solo poche ore prima aveva stretto tra le sue mani, mentre si perdeva nell’oblio più assoluto. Aveva voglia di sentire la loro consistenza sotto le dita, di ammirare i riflessi bluastri che il loro movimento metteva in risalto, ma la paura di rovinare l’atmosfera creatasi era troppo grande.

Lentamente aveva spostato lo sguardo sul viso, sembrava così serio e austero nonostante la nottata appena passata, però lui poteva notare quei piccoli segni che lo differenziavano da tutte le altre volte.

Aveva sfiorato le labbra con i polpastrelli, per poi ritrarre subito la mano, come scottato da quel contatto, quel piccolo gesto gli aveva portato alla mente una marea di sensazioni che lo avevano investito con la loro potenza.

 

Fino a quel momento non aveva considerato le conseguenze del suo gesto, solo il leggero dolore al fondoschiena lo aveva risvegliato dallo stato di stordimento in cui era caduto. Si era guardato attorno spaesato notando solo la figura rassicurante di suo fratello, i brividi di freddo lo avevano colto impreparato e tutto il peso delle sue azioni gli era piombato addosso.

Era andato a letto con suo fratello…

Non si era fatto scrupoli di nessun genere, aveva semplicemente ceduto alla lussuria del momento. Lo avevano fatto nella sua stanza ben sapendo che a separarli dai loro genitori c’era solo un muro, ma nemmeno questo li aveva fermati, anzi, aveva reso solo tutto più eccitante.

Su quel letto aveva perso ogni cosa…

La sua verginità e anche quel briciolo di purezza che gli era rimasta. In quel momento era stato così sicuro delle sue azioni, invece ora sembrava tutto così dannatamente sbagliato.

 

Le parole del suo maestro gli invasero la mente con una tale velocità e potenza da restarne frastornato, solo ora capiva quanto avesse ragione, se lo avesse ascoltato prima sarebbe riuscito a salvarsi. Ora era troppo tardi.

Le tempie cominciarono a martellargli con un dolore talmente sordo e forte da costringerlo a prendersele fra le mani per cercare di alleviare in qualche modo quella tortura.

 

«Non lo capisci che è sbagliato?!? »

 

«Tu sei malato!! Questo non è amore è perversione!! »

 

 

«Devi farti aiutare…!!»

 

 

Gli avevano sempre insegnato che la propria libertà finiva esattamente dove cominciava quella altrui, ma loro non stavano facendo del male a nessuno. Era tutto così complicato.

Non capiva cosa ci fosse di sbagliato, infondo solo con lui stava bene, solo lui riusciva a capirlo in ogni istante della sua esistenza.

Lui…

Suo fratello…

Lo stesso fratello che lo aveva consolato quando era piccolo e piangeva dopo una caduta, lo stesso che gli aveva insegnato ad andare in bicicletta, lo stesso che gli aveva fatto comprendere che nella vita o si vince o si perde, ma se sei un Uchiha la seconda opzione non è da considerare.

E quella notte si era ritrovato fra le sue braccia, donandosi completamente, anima e corpo, per la prima volta, sentendosi finalmente bene e annegando sempre di più nell’oblio. In quell’oscurità così dolce da farti abbassare tutte le protezioni e farti cadere in un mondo completamente nuovo, composto solo da lussuria e piacere.

La nausea lo colse, mentre un giramento di testa lo fece appoggiare al corpo che gli giaceva accanto, non avrebbe voluto disturbare il suo compagno, ma non ne aveva potuto farne a meno, il malessere era stato troppo forte. La vista era sfocata, i contorni delle figure che da sempre avevano reso quella stanza accogliente e calda, contrariamente alla freddezza e alla serietà del resto della casa, erano sempre più indefiniti.

 

Itachi non aveva mai dormito così tranquillamente fino a quella notte, non aveva dovuto faticare, come le altre volte, per entrare nella reggia di Morfeo, aveva semplicemente stretto tra le braccia il suo nii-chan e si era sentito in pace col mondo. Proprio lui, la stessa persona che odiava tutti gli esseri ipocriti che popolavano la sua esistenza, attirati solo dalla fama del suo cognome. Fingevano di preoccuparsi per lui, si mostravano amici, ma poteva vederla anche un ceco quella falsità che trasudava dalle loro parole e dalle loro azioni. Itachi ne era disgustato e così aveva deciso di limitare il più possibile i contatti con la gente. L’unica persona che era stata in grado di capirlo più di chiunque altro era stato suo cugino Shisui, ma il destino aveva deciso di privarlo anche dell’unico amico che aveva. Era morto in un incidente stradale, ucciso da un quarantenne ubriaco, stressato dal lavoro e stanco della vita che conduceva. Aveva bisogno di emozioni forti e di conseguenza non si era fatto nessun problema a mettersi al volante, incurante delle vite che metteva a rischio con i suoi gesti sconsiderati.

Da quel momento il maggiore degli Uchiha aveva cominciato a guardare con sguardo diverso le persone che lo circondavano, era arrivato addirittura a provare una sorta di profondo odio verso di loro.

Secondo il suo punto di vista gli esseri umani dovevano essere divisi in due sole categorie: il bianco e il nero.

Quel quarantenne, autore di un omicidio, causa di dolore e infelicità anche per chi gli era caro, che si è ritrovato improvvisamente con un familiare in carcere per la bravata di una sera, era smistato facilmente fra i Neri.

Shisui, un amico sincero, un ragazzo di sani principi morali, sempre presente e a disposizione di chiunque avesse bisogno, era collocato tra i Bianchi.

Vedere la vita in questo modo era semplice, non lasciava spazio a riflessioni di nessun genere.

Le regole erano quelle e occorreva seguirle, non farlo corrispondeva ad essere catalogati fra i Neri.

Ma questa semplificazione può essere davvero applicata? Non credete che possano esistere diverse sfumature di grigio fra quei due colori cosi opposti che rappresentano la purezza più grande e l’oblio più profondo?

Itachi non la pensava così, ma avrebbe cambiato idea molto presto…

 

 

Aveva sentito qualcosa di caldo appoggiarsi sul suo braccio, il contrasto con la sua pelle fredda lo fece rabbrividire, ma nello stesso tempo gli diede una sensazione di benessere, non si rese conto di quello che stava accadendo fino a quando aveva schiuso le palpebre appesantite dal sonno.

Due occhi color pece lo fissavano vacui, lucidi, come se da un momento all’altro ne stessero uscire copiose lacrime. Sasuke era teneramente appoggiato sul suo avambraccio, i capelli sparsi sul cuscino formavano figure astratte di sentieri mai percorsi, macchie di inchiostro su un foglio immacolato, il corpo esile era scosso da brividi che lenti risalivano lungo la colonna vertebrale.

Itachi non si aspettava niente del genere, suo fratello sembrava stare davvero male. Con un movimento lento e cadenzato gli tastò la fronte. Non sembrava avere la febbre. La cosa che lo preoccupava di più, però, erano gli occhi. Freddi e spenti, privi di quella lucentezza che lo aveva ammaliato fin dal primo istante. Parlare sarebbe stato troppo azzardato, infatti si limitò semplicemente a stringere a sé quel corpo tremante e a donargli tutto il calore di cui era capace.

Poteva comprendere i fattori che avevano scatenato quella reazione. Probabilmente quello stupido del suo aniki aveva dato peso alle parole di quell’inetto del suo maestro, Kakashi Hatake.

Egli, però, non poteva capire quello che provavano quando stavano insieme.

Non avrebbe mai compreso, era inutile persino sprecare fiato a spiegarglielo.

 

« Cosa c’è, aniki? »

 

Quella era l’unica domanda a cui non avrebbe mai voluto rispondere, avevano faticato tanto a costruire quella piccola oasi che anche solo una parola di troppo avrebbe potuto distruggere tutto.

 

« Stavo pensando… se Kakashi avesse davvero ragione? Se tutto quello che avessimo fatto fosse stato un errore? Non capisco perché mi senta così bene quando sto con te, mentre tutto il resto del mondo cerchi di dirmi che è una cosa immorale e sbagliata… »

 

Come Itachi temeva, avvenne il peggio, dolci stille argentee iniziarono a scorrere lungo le guance leggermente arrossate di suo fratello, scivolavano birichine su quella carnagione pallida fino ad arrivare al mento dove convogliavano tutte per formare un’unica e pesante goccia di infelicità che si andava ad infrangere sul morbido materasso, creando un alone leggermente più scuro.

 

« Sasuke, ascoltami bene perché non ho nessuna intenzione di ripetermi, noi non stiamo sbagliando, non facciamo del male a nessuno, e la gente si deve fare gli stramaledettissimi affari suoi e non immischiarsi nelle nostre vite. In questa relazione siamo solo io e te, il resto non conta. Finché a noi andrà bene non ci dobbiamo porre problemi. »

 

Solo il silenzio era seguito a quella sua affermazione, ma dagli occhi di Sasuke si poteva ben capire che quella spiegazione gli era bastata per calmarsi.

In quello stesso silenzio carico di aspettativa e speranza si erano rivestiti e avevano iniziato la loro routine mattutina, composta da sguardi freddi e risposte monosillabiche, perché, infondo, bisognava mantenere le apparenze.

 

La giornata scolastica passò abbastanza lentamente, fra lezioni di letteratura e complicate formule di fisica applicata, il solo pensiero che occupava la mente di Sasuke era rivolto all’ultima ora di lezione. Quella del professor Kakashi che insegnava storia dell’arte.

Kakashi Hatake era un uomo tutto d’un pezzo, sempre con un sorrisino stampato sulle labbra, non si capiva mai cosa volesse fare, ma nel complesso era il professore che il moro amava di più. Non si intrometteva mai nelle loro vite private e aveva rispetto per i suoi studenti, naturalmente fino a quel fatidico momento di due giorni fa.

Era stata tutta una coincidenza. Se il fato non ci avesse messo lo zampino tutto sarebbe rimasto com’era e, forse, sarebbe stato meglio; ma si sa, la dea del destino dispone le pedine e noi esseri umani dobbiamo sempre sottostare al volere divino perché non abbiamo il potere di imporre delle regole.

Se quel giorno Kakashi non avesse dimenticato il suo prezioso libro nell’aula di storia non avrebbe visto due ragazzi baciarsi appassionatamente su un banco.

Non era un uomo che aveva dei pregiudizi contro gli omosessuali, ma tutta quella situazione gli era apparsa strana fin dal principio.Una forza sconosciuta lo aveva bloccato sulla porta costringendolo a mettere a fuoco lo sguardo su quelle due figure colte nell’espressione più pure del loro amore.

Il peso della consapevolezza lo colpì come uno schiaffo in piano volto, improvvisamente quelle due ombre ebbero un nome e una storia.

Il suo allievo, Sasuke Uchiha, si stava baciando con un suo ex allievo, Itachi Uchiha.

Fratelli… Dannazione erano fratelli

Tutto quello non poteva star accadendo, era totalmente sbagliato e immorale. Un espressione grave e seria si dipinse sul suo volto, i passi solitamente felpati e leggeri divennero pesanti e rumorosi. Irruppe nella stanza interrompendo l’atmosfera che si era creata.

La sua voce tuonò fra le pareti della stanza, apparentemente calma, ma questo non faceva che peggiorare la situazione. La calma prima della tempesta non era un buon segno.

 

 « Cosa credete di fare?? Pensate che tutto questo sia un gioco?? Ditemi che era tutta una messa in scena! Ditemi che è stato solo uno scherzo di cattivo gusto!! »

 

Non avevano mai sentito l’uomo così adirato, ma non risposero – non potevano- è impossibile negare l’evidenza, anche se il più delle volte risulterebbe molto conveniente.

Kakashi sembrò interpretare il loro silenzio come una tacita conferma al loro sconsiderato gesto.

 

« Siete degli sconsiderati? Itachi sai che ti possono arrestare per questo? Dannazione è incesto… incesto…e corruzione di minore! »

 

Quelle parole accusatorie non si addicevano al comportamento calmo e pacato dell’uomo e alle orecchie dei due ragazzi suonavano come delle note stonate su un pianoforte scordato. Assomigliavano a bestemmie, però non erano niente di tutto quello, rispecchiavano solo la cruda e spietata realtà.

Inconsciamente Itachi si pose davanti a Sasuke, per proteggerlo dalla furia e dalle parole di quell’uomo, che, da esempio da seguire, si era trasformato in un giudice di qualcosa più grande di lui. Non poteva permettere che quello stupido discorso pronunciato da una persona bigotta, dalla mente ristretta, rovinasse il rapporto che aveva con suo fratello.

 

« Sensei, stia fuori  da questa storia, non sono affari che la riguardano! Lei non ha il diritto di giudicare la nostra relazione. È una cosa che riguarda noi e basta…»

 

La voce mortalmente calma avrebbe fatto sorgere brividi di terrore a chiunque. Due sguardi si incrociarono per un tempo che parve infinito, uno freddo e pungente l’altro furioso e deluso. Due persone che rappresentavano modi opposti di vedere il mondo. Chi può dire chi abbia ragione?

Un sospiro rassegnato mise fine a quella fredda lotta. Kakashi sembrò riacquistare la sua calma di sempre, però il suo sorriso non riusciva ad arrivare agli occhi, facendo così apparire l’espressione di quel viso terribilmente falsa.

 

« Per ora lascio correre, ma non finisce qui… La situazione è troppo grave »

 

Quelle parole si persero nel silenzio delle stanza, rimbombarono nella mente di Sasuke come se un eco inesistente le avesse fatte ripetere all’infinito. Nessuno dei due ragazzi, però, diede peso a quella che dopo non si sarebbe rivelata una minaccia, ma un dato di fatto.

 

Fu così che l’uomo scoprì tutto e, se fino a quel momento, Sasuke aveva tentato di non pensarci, accatastando il problema in un angolo remoto della sua mente, ma nel preciso istante in cui mise piede nell’aula di storia dell’arte, tutti i dubbi, le incertezze, le paure si ripresentarono prepotentemente.

Si comportò esattamente come le altre volte, ma un ansia sempre crescente, che raggiunse il culmine solo all’entrata di Kakashi, gli attanagliava il cuore. Tutto sembrava normale, la lezione procedette tranquillamente, senza interruzioni di nessun genere, i suoi compagni si annoiavano come al solito e solo poche persone stavano realmente seguendo. Più volte aveva cercato lo sguardo dell’uomo, sperando di vederci anche solo un minimo cenno che mettesse a posto le cose, ma il ragazzo poteva giurare che il suo sensei stesse evitando di guardarlo.

Non sapeva se essere infastidito o sollevato da questo comportamento. C’era una sola certezza in tutti quegli avvenimenti costruiti con i se e con i ma : Lo scontro sarebbe stato inevitabile.

La fine della lezione arrivò troppo velocemente per i giusti di Sasuke che, nonostante non amasse le situazioni di stallo, preferiva di gran lunga continuare ad ascoltare la voce ipnotica e calmante di quell’uomo che un tempo era stata la figura che più si avvicinava a quella di un padre.

 

« Bene potete andare… Per la prossima volta porterete il capitolo successivo: il Rinascimento! Arrivederci…»

 

Era stato tutto troppo normale che per un momento il ragazzo credette di essersi solo immaginato gli eventi del giorno precedente, ma sarebbe stato troppo bello per essere vero.

 

« Uchiha aspetta, devo parlarti. »

 

Restò fermo accanto al suo banco con lo sguardo perso nel vuoto in attesa della sfuriata che era certo sarebbe arrivata.

Non avvenne niente del genere. La voce che udì era fredda e apparentemente priva di ogni interesse, ma, infondo, poteva capire il comportamento dell’uomo. Era rimasto ferito dall’evolversi degli eventi, non si aspettava di dover far fronte a un problema di quella portata, non era pronto a vedere il suo miglior studente, il ragazzo che conosceva fin da quando era in fasce, rovinarsi la vita con le sue stesse mani.

 

 « Ho chiamato gli assistenti sociali, a momenti verranno a prenderti… La polizia sta arrivando, arresterà Itachi… Non credo lo rivedrai più. Così potrai farti curare e, forse, costruirti una nuova vita. »

 

Fra tutti gli scenari che la sua mente aveva proiettato, anche i più catastrofici, quello era sicuramente il più improbabile e imprevisto.

Non riusciva a credere che tutto quello stesse accadendo veramente. Non potevano allontanarlo da Itachi, non riusciva ad immaginare una vita senza il suo Nii-san. Avrebbe voluto scomparire, scappare in un posto deserto con l’unica persona che contava veramente in quel mondo di ipocriti e non tornare mai più. Non era possibile e, appena la consapevolezza lo colse, le gambe gli iniziarono tremare fino a non reggere più il suo peso, facendolo accasciare contro il banco che produsse un rumore sordo. Lacrime copiose scesero dal suo viso, reso pallido dalla paura. Nessun singhiozzo rompeva il pesante silenzio che si era venuto a creare, solo quelle calde lacrime rappresentavano l’espressione del suo dolore.

 

« Non è possibile… Voi non potete…»

 

La voce era flebile, tanto che poteva non esser udita, ma nel silenzio della stanza risuonò chiaramente.

 

«  Si che possiamo, adesso ti sembrerà assurdo, ma presto capirai che è la cosa migliore… L’ho fatto per il tuo bene! »

 

Non riusciva a credere alle sue parole…

Per il suo bene?? Per il suo bene lo volevano allontanare dall’unica persone che amava, l’univa che lo capiva e lo rendeva felice? Non riusciva a capire il loro ragionamento, non facevano del male a nessuno, ma allora perché allontanarli? Solo perché loro dicevano che era immorale? Ma su quali basi poi?

 

« NO, non è vero!!! Tu non vuoi il mio bene, vuoi solo rovinarmi la vita! Ti odio… TI ODIO!!!!! »

 

Sasuke si alzò di scatto, voleva solo andare via da quella stanza, non aveva bisogno di vedere la faccia di quell’uomo che stava tentando di rovinargli la vita.

Non riuscì mai ad arrivare all’uscita perché due braccia forti lo strinsero, costringendolo ad arrestare la sua corsa.

Tentò di liberarsi in tutti i modi, ma quella stretta era troppo forte. Lo odiava, non voleva esser toccato, non voleva vederlo, non voleva avere niente a che fare con lui.

Si calmò solo quando sentì il suono della porta gli si apriva, già immaginava gli assistenti sociali che venivano a prenderlo per portarlo per sempre lontano dalla sua casa e da suo fratello.

Quello che avvenne dopo non gli fu mai chiaro, vide Itachi entrare sbattendo la porta, impugnava una pistola e aveva lo sguardo talmente freddo da mettergli addosso una paura ceca.

Lo vide puntare l’arma alle tempie di Kakashi, solo allora si riprese e con uno scatto fulmineo si attaccò al braccio dell’amante cercando in tutti i modi di dissuaderlo a compiere quel gesto scellerato…

 

« Sasuke questo è l’unico modo, se non lo faccio ci allontaneranno, e tu sei mio… Capito? Mio, solo mio, non voglio che nessun altro ti tocchi. »

 

Solo in quel momento si rese conto della possessività di suo fratello, e quello che ci stava davanti gli appariva come una persona totalmente nuova, violenta e spietata. Non aveva niente del fratello premuroso che aveva conosciuto la notte precedente, quello che lo aveva fatto sentire amato anche nel momento più vulnerabile della sua vita.

In quel momento si rese conto di avere davvero paura.

L’ultima cosa che sentì fu il suono di uno sparo e poi il buio…

 

Vi ho accompagnato fra le nebbie del passato, vi ho raccontato la semplice giornata di due amanti, vi ho mostrato la vita sotto un diverso punto di vista…

Quello di Sasuke…

Di mio cugino….

Io sono Shisui Uchiha, il narratore di questa vicenda e il giudice imparziale degli aventi, perché come è stato già detto tutto ha bisogno di essere semplificato, per dare delle regole all’umanità e per far vivere serenamente tutte le anime che popolano la terra.

Itachi e Sasuke possono essere collocati nella remota categoria del nero, perché hanno peccato di incesto, mentre Kakashi tutti lo collocherebbero fra i bianchi perché ha agito secondo la morale e ha fatto di tutto per salvare quelle due anime dalla perdizione…

Ma è davvero così?

Io credo che Sasuke possa rientrare in quella fascia di grigio chiaro che è sospesa a metà fra i due estremi. Egli non voleva fare del male a nessuno e, infondo, non l’ha fatto, ha semplicemente trovato la pace in una relazione ritenuta sbagliata e immorale, mentre Itachi lo collocherei in quella fascia di grigio molto scuro che più si avvicina al nero perché con la sua possessività e il suo egoismo ha privato il fratello di avere una vita e una relazione normale. Tutto quello che ha fatto, però, era finalizzato solo a proteggere il suo aniki da eventuali pericoli e dalle sofferenze che la gente, volente o nolente, procura.

Infine Kakashi è l’unico che semplificherei collocandolo nel bianco, perché ha agito solo nel bene di entrambi i suoi studenti, ma c’è anche chi lo inserirebbe nel il nero, dato che ha rovinato due vite e di conseguenza l’intera famiglia Uchiha.

Ora sta a voi giudicare gli eventi, ma ricordate che l’amore, sotto ogni sua forma, è sempre amore e rappresenta l’espressione più alta dei sentimenti umani e come tale va rispettato.


Questa fanfic è la prima classificata al Contest : La semplificazione di Only_me . Non sapete quanto sia felice di questo ^_^  Non mi aspettavo niente del genere, anzi, pensavo di fare l'ultimo posto xDD
Ora vi allego il giudizio...

§ - 1^ CLASSIFICATA: CHRONICLE OF A DAILY LIFE di miao13 :
- Originalità: 9/10 --> storia originale, non c’è che dire; nel finale [dalla scena del doposcuola in poi] sei caduta un po’ nel banale, ma il fatto di scoprire alla fine l’identità del narratore ha dato un tocco di originalità [quante ripetizioni -.-] a tutta la ff;
- Attinenza al tema: 10/10 --> hai reso bene l’idea della semplificazione come la intendevo io, “utilizzandola” tu stessa [con la voce narrante] nel finale della storia;
- Grammatica e lessico: 8/10 --> ho trovato alcuni errori, probabilmente di distrazione e battitura, e per questo non ti ho dato il punteggio pieno;
- Forma e descrizioni: 8/10 --> le descrizioni ci sono, sia fisiche che psicologiche, ma anche qui il punteggio non è 10 perchè ci sono molti errori di punteggiatura [come ad esempio lo spazio prima dei “:”, lo spazio tra “«/»” e la battuta del personaggio,…] e li ho conteggiati come errori di forma, più che come errori di grammatica;
- Caratterizzazione dei personaggi: 10/10 --> che dire, hai reso molto bene le emozioni dei personaggi e i loro pensieri di fronte a certe situazioni;
- Gradimento personale: 5/5 --> OMG! Era bellissima! ^^ In genere non leggo ff con questo pairing, ma se sono tutte così belle penso proprio che mi metterò a cercarle! ^^ Ci sono stati alcuni pezzi che mi sono sembrati buttati un po’ a caso, tanto per metterli, ma comunque, per me, non hanno reso né difficile né poco scorrevole la lettura; complimenti! ^^
Totale 50/55 punti.

   
 
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