Chronicle of daily
life
Per gli uomini tutto deve avere degli schemi fissi, la loro miserabile vita deve essere programmata nei minimi dettagli fin dal principio, ma è terribilmente divertente vederli spaesati quando accade qualcosa di imprevisto.
È facile credere a tutte quelle cazzate sul bene e sul male, è semplice pensare che la giustizia, sia umana che divina, proteggerà da ogni pericolo, da ogni azione ritenuta scorretta o immorale.
Ma infondo cosa è l’immoralità?
Solo una linea di confine, una barriera, posta per condannare ciò che non si conosce, perché è risaputo che l’ignoto spaventa. Così come può spaventare un’ombra che minacciosa si aggira fra le stanze di una casa troppo silenziosa, che il tempo ha provveduto a consumare. Un’abitazione di cui nessuno sa nulla e sulla quale si aggirano terribili leggende metropolitane, ma niente di tutto questo è vero, infatti, quell’ombra minacciosa è solo la figura di un albero che riflette tutta la sua maestosità nelle camere buoi e, attraverso i vetri sporchi delle finestre.
Ed è proprio in una casa come questa che la nostra storia comincia. Una storia a tratti malinconica, a tratti violenta, a tratti felice, ma queste sono solo diverse chiavi di lettura per uno stesso sconcertante avvenimento.
Io sono colui che narrerà a voi lettori le vicende di due anime che si sono imbattute in un amore tanto impossibile quanto travolgente e passionale che non lascia via di scampo.
Sasuke Uchiha era sempre stato una persona riservata e scontrosa, con pochi amici, pronto a tutto per soddisfare quel padre che pretendeva la perfezione dai suoi figli. Tutti , però sanno che questa non esiste, non è qualcosa che appartiene a questo mondo. L’essere umano può solamente aspirare a una qualche forma di perfezione terrena, ma non arriverà mai a qualcosa di più. Naturalmente questa concezione equilibrata della vita non rientrava negli standard degli Uchiha e così fin da piccolo, Sasuke aveva eretto barriere attorno al suo cuore per evitare che la gente potesse ferirlo più di quanto facesse già suo padre con la sua indifferenza. Infondo era solo un bambino che desiderava l’affetto di un genitore troppo impegnato a concentrare la sua attenzione sul figlio maggiore, Itachi.
Itachi Uchiha era sempre stato misterioso e taciturno, avvolto dal fascino del tipico “ragazzo irraggiungibile”ed anche suo fratello minore lo aveva sempre visto sotto questa luce. Ogni qualvolta il bambino tentava di avvicinarsi a lui questo gli sfuggiva dalle mani, come se avesse tentato di afferrare il fumo. Il loro rapporto non poteva certo definirsi fraterno, era più che altro un rapporto di conoscenza, esattamente come quello che ci può essere fra due persone che vendendosi si salutano per puro rispetto delle regole imposte dall’educazione, ma oltre a quello nient’altro. Nella loro famiglia era sempre stato così, il successo era l’unico obbiettivo e per raggiungerlo bisognava fare tutto il possibile, anche se questo significava travalicare i limiti del legale o, peggio, del morale. Non c’era tempo per i gesti d’affetto, già dalla più tenera età si doveva imparare a ragionare con la propria testa, perché il mondo è un posto pericoloso e pieno di insidie dove deboli vengono schiacciati senza pietà. Sasuke aveva imparato, anche non volendo, a fare tesoro di questa regola. Così aveva represso i suoi sentimenti e i bisogni che ruotavano intorno alla sfera affettiva e si era concentrato sul suo unico obbiettivo: Riuscire a superare Itachi, suo fratello, lo stesso che aveva sempre avuto i voti più alti della classe, lo uno studente modello, presidente del comitato d’istituto e l’orgoglio di suo padre e di tutti i professori, o semplicemente della gente in generale, che non perdevano nemmeno un momento per elogiarlo. Fu così che Sasuke decise di avvicinarsi sempre di più a quella figura austera e misteriosa, inizialmente solo per scoprirne i segreti, per capire il motivo di tanta freddezza nei suoi confronti, per riuscire a batterlo con le sue stesse armi. Non aveva ancora capito, però in cosa era incappato. Avrebbe scoperto a suo tempo cosa si nascondeva dietro quegli occhi color pece così simili ai suoi, ma fondamentalmente così diversi. Quegli occhi, perennemente segnati da profonde occhiaie, che non permettevano di scorgere nessun tipo di emozione, niente di niente, se non l’apatia più completa. Una delle arti degli Uchiha, però, oltre ad essere terribilmente orgogliosi e capaci in tutto quello che fanno, è proprio quella di nascondere i propri sentimenti. Il piccolo Sasuke, però, lo aveva dimenticato e si era lasciato sempre più andare fra le braccia di quel fratello che lo avrebbe portato sulla strada della perdizione.
La pelle diafana risplendeva sotto la luce della luna che, prepotente, imponeva la sua lattea e luminosa presenza attraverso le grandi vetrate della camera da letto del ragazzo moro, beatamente addormentato fra le candide lenzuola che assomigliavano ad una colata d’argento. Le gambe nude, lasciate scoperte a causa del caldo che la nottata appena passata gli aveva procurato, erano candide e prive di ogni tipo di imperfezione, ma se si prestava la dovuta attenzione, non facendosi distrarre dalla bellezza effimera e fragile che colpiva subito gli occhi, si poteva notare una macchia rossa proprio nell’interno coscia. Rossa come la lussuria, rossa come il segno indelebile del peccato, rossa come le stille di sangue che con la loro presenza interrompevano la monotonia delle candide lenzuola che avvolgevano quella figura angelica che, ormai, di puro non aveva più niente.
Quel colore rappresentava il suo peccato più grande, e il peso della colpa si stava facendo sempre più grande, ora niente avrebbe potuto salvarlo. Dopo il suo ultimo gesto aveva firmato la sua condanna, un biglietto di sola andata per l’inferno, ma infondo non gli interessava. L’inferno lo aveva già visto: era la sua vita di tutti i giorni e se peccare era la cosa che più lo faceva avvicinare al paradiso allora lui avrebbe continuato a peccare. Gli bastava sapere questo per stare bene.
Il domani era una cosa lontana e astratta, contava solo quel presente che, con i suoi attimi di pura passione, gli concedeva un po’ di libertà da una vita che soffoca e che non lascia spazio ai sentimenti.
Sapeva che da qual momento tutto sarebbe stato più difficile, soprattutto da quando lui aveva scoperto tutto, ma proprio quella persona che al momento rappresentava il pericolo più grande li aveva spinti a prendere quella decisione così avventata, li aveva convinti a fare il grande passo, ma più che ogni altra cosa aveva fatto capire loro che bisognava cogliere l’attimo. Prendere ogni sprazzo di felicità e stringerlo, fino a consumarlo, perché il giorno successivo poteva portare con se un carico di infelicità troppo grande per essere sopportato.
Sasuke si era girato verso la figura algida di suo fratello, lo osservava da quando si era addormentato, non riusciva a spostare lo sguardo dai setosi e lunghi capelli che solo poche ore prima aveva stretto tra le sue mani, mentre si perdeva nell’oblio più assoluto. Aveva voglia di sentire la loro consistenza sotto le dita, di ammirare i riflessi bluastri che il loro movimento metteva in risalto, ma la paura di rovinare l’atmosfera creatasi era troppo grande.
Lentamente aveva spostato lo sguardo sul viso, sembrava così serio e austero nonostante la nottata appena passata, però lui poteva notare quei piccoli segni che lo differenziavano da tutte le altre volte.
Aveva sfiorato le labbra con i polpastrelli, per poi ritrarre subito la mano, come scottato da quel contatto, quel piccolo gesto gli aveva portato alla mente una marea di sensazioni che lo avevano investito con la loro potenza.
Fino a quel momento non aveva considerato le conseguenze del suo gesto, solo il leggero dolore al fondoschiena lo aveva risvegliato dallo stato di stordimento in cui era caduto. Si era guardato attorno spaesato notando solo la figura rassicurante di suo fratello, i brividi di freddo lo avevano colto impreparato e tutto il peso delle sue azioni gli era piombato addosso.
Era andato a letto con suo fratello…
Non si era fatto scrupoli di nessun genere, aveva semplicemente ceduto alla lussuria del momento. Lo avevano fatto nella sua stanza ben sapendo che a separarli dai loro genitori c’era solo un muro, ma nemmeno questo li aveva fermati, anzi, aveva reso solo tutto più eccitante.
Su quel letto aveva perso ogni cosa…
La sua verginità e anche quel briciolo di purezza che gli era rimasta. In quel momento era stato così sicuro delle sue azioni, invece ora sembrava tutto così dannatamente sbagliato.
Le parole del suo maestro gli invasero la mente con una tale velocità e potenza da restarne frastornato, solo ora capiva quanto avesse ragione, se lo avesse ascoltato prima sarebbe riuscito a salvarsi. Ora era troppo tardi.
Le tempie cominciarono a martellargli con un dolore talmente sordo e forte da costringerlo a prendersele fra le mani per cercare di alleviare in qualche modo quella tortura.
«Non lo capisci che
è sbagliato?!? »
«Tu sei malato!! Questo non
è amore è
perversione!! »
«Devi farti aiutare…!!»
Gli avevano sempre insegnato che la propria libertà finiva esattamente dove cominciava quella altrui, ma loro non stavano facendo del male a nessuno. Era tutto così complicato.
Non capiva cosa ci fosse di sbagliato, infondo solo con lui stava bene, solo lui riusciva a capirlo in ogni istante della sua esistenza.
Lui…
Suo
fratello…
Lo stesso fratello che lo aveva consolato quando era piccolo e piangeva dopo una caduta, lo stesso che gli aveva insegnato ad andare in bicicletta, lo stesso che gli aveva fatto comprendere che nella vita o si vince o si perde, ma se sei un Uchiha la seconda opzione non è da considerare.
E quella notte si era ritrovato fra le sue braccia, donandosi completamente, anima e corpo, per la prima volta, sentendosi finalmente bene e annegando sempre di più nell’oblio. In quell’oscurità così dolce da farti abbassare tutte le protezioni e farti cadere in un mondo completamente nuovo, composto solo da lussuria e piacere.
La nausea lo colse, mentre un giramento di testa lo fece appoggiare al corpo che gli giaceva accanto, non avrebbe voluto disturbare il suo compagno, ma non ne aveva potuto farne a meno, il malessere era stato troppo forte. La vista era sfocata, i contorni delle figure che da sempre avevano reso quella stanza accogliente e calda, contrariamente alla freddezza e alla serietà del resto della casa, erano sempre più indefiniti.
Itachi non aveva mai dormito così tranquillamente fino a quella notte, non aveva dovuto faticare, come le altre volte, per entrare nella reggia di Morfeo, aveva semplicemente stretto tra le braccia il suo nii-chan e si era sentito in pace col mondo. Proprio lui, la stessa persona che odiava tutti gli esseri ipocriti che popolavano la sua esistenza, attirati solo dalla fama del suo cognome. Fingevano di preoccuparsi per lui, si mostravano amici, ma poteva vederla anche un ceco quella falsità che trasudava dalle loro parole e dalle loro azioni. Itachi ne era disgustato e così aveva deciso di limitare il più possibile i contatti con la gente. L’unica persona che era stata in grado di capirlo più di chiunque altro era stato suo cugino Shisui, ma il destino aveva deciso di privarlo anche dell’unico amico che aveva. Era morto in un incidente stradale, ucciso da un quarantenne ubriaco, stressato dal lavoro e stanco della vita che conduceva. Aveva bisogno di emozioni forti e di conseguenza non si era fatto nessun problema a mettersi al volante, incurante delle vite che metteva a rischio con i suoi gesti sconsiderati.
Da quel momento il maggiore degli Uchiha aveva cominciato a guardare con sguardo diverso le persone che lo circondavano, era arrivato addirittura a provare una sorta di profondo odio verso di loro.
Secondo il suo punto di vista gli esseri umani dovevano essere divisi in due sole categorie: il bianco e il nero.
Quel quarantenne, autore di un omicidio, causa di dolore e infelicità anche per chi gli era caro, che si è ritrovato improvvisamente con un familiare in carcere per la bravata di una sera, era smistato facilmente fra i Neri.
Shisui, un amico sincero, un ragazzo di sani principi morali, sempre presente e a disposizione di chiunque avesse bisogno, era collocato tra i Bianchi.
Vedere la vita in questo modo era semplice, non lasciava spazio a riflessioni di nessun genere.
Le regole erano quelle e occorreva seguirle, non farlo corrispondeva ad essere catalogati fra i Neri.
Ma questa semplificazione può essere davvero applicata? Non credete che possano esistere diverse sfumature di grigio fra quei due colori cosi opposti che rappresentano la purezza più grande e l’oblio più profondo?
Itachi non la pensava così, ma avrebbe cambiato idea molto presto…
Aveva sentito qualcosa di caldo appoggiarsi sul suo braccio, il contrasto con la sua pelle fredda lo fece rabbrividire, ma nello stesso tempo gli diede una sensazione di benessere, non si rese conto di quello che stava accadendo fino a quando aveva schiuso le palpebre appesantite dal sonno.
Due occhi color pece lo fissavano vacui, lucidi, come se da un momento all’altro ne stessero uscire copiose lacrime. Sasuke era teneramente appoggiato sul suo avambraccio, i capelli sparsi sul cuscino formavano figure astratte di sentieri mai percorsi, macchie di inchiostro su un foglio immacolato, il corpo esile era scosso da brividi che lenti risalivano lungo la colonna vertebrale.
Itachi non si aspettava niente del genere, suo fratello sembrava stare davvero male. Con un movimento lento e cadenzato gli tastò la fronte. Non sembrava avere la febbre. La cosa che lo preoccupava di più, però, erano gli occhi. Freddi e spenti, privi di quella lucentezza che lo aveva ammaliato fin dal primo istante. Parlare sarebbe stato troppo azzardato, infatti si limitò semplicemente a stringere a sé quel corpo tremante e a donargli tutto il calore di cui era capace.
Poteva comprendere i fattori che avevano scatenato quella reazione. Probabilmente quello stupido del suo aniki aveva dato peso alle parole di quell’inetto del suo maestro, Kakashi Hatake.
Egli, però, non poteva capire quello che provavano quando stavano insieme.
Non avrebbe mai compreso, era inutile persino sprecare fiato a spiegarglielo.
« Cosa c’è, aniki? »
Quella
era l’unica domanda a cui
non avrebbe mai voluto rispondere, avevano faticato tanto a costruire
quella
piccola oasi che anche solo una parola di troppo avrebbe potuto
distruggere
tutto.
« Stavo pensando… se Kakashi
avesse davvero ragione? Se tutto quello che avessimo fatto fosse stato
un
errore? Non capisco perché mi senta così bene
quando sto con te, mentre tutto
il resto del mondo cerchi di dirmi che è una cosa immorale e
sbagliata… »
Come
Itachi temeva, avvenne il
peggio, dolci stille argentee iniziarono a scorrere lungo le guance
leggermente
arrossate di suo fratello, scivolavano birichine su quella carnagione
pallida
fino ad arrivare al mento dove convogliavano tutte per formare
un’unica e
pesante goccia di infelicità che si andava ad infrangere sul
morbido materasso,
creando un alone leggermente più scuro.
« Sasuke, ascoltami bene
perché
non ho nessuna intenzione di ripetermi, noi non stiamo sbagliando, non
facciamo
del male a nessuno, e la gente si deve fare gli stramaledettissimi
affari suoi
e non immischiarsi nelle nostre vite. In questa relazione siamo solo io
e te,
il resto non conta. Finché a noi andrà bene non
ci dobbiamo porre problemi. »
Solo
il silenzio era seguito a
quella sua affermazione, ma dagli occhi di Sasuke si poteva ben capire
che
quella spiegazione gli era bastata per calmarsi.
In
quello stesso silenzio carico
di aspettativa e speranza si erano rivestiti e avevano iniziato la loro
routine
mattutina, composta da sguardi freddi e risposte monosillabiche,
perché,
infondo, bisognava mantenere le apparenze.
La
giornata scolastica passò
abbastanza lentamente, fra lezioni di letteratura e complicate formule
di
fisica applicata, il solo pensiero che occupava la mente di Sasuke era
rivolto
all’ultima ora di lezione. Quella del professor Kakashi che
insegnava storia
dell’arte.
Kakashi
Hatake era un uomo tutto
d’un pezzo, sempre con un sorrisino stampato sulle labbra,
non si capiva mai
cosa volesse fare, ma nel complesso era il professore che il moro amava
di più.
Non si intrometteva mai nelle loro vite private e aveva rispetto per i
suoi
studenti, naturalmente fino a quel fatidico momento di due giorni fa.
Era
stata tutta una coincidenza. Se
il fato non ci avesse messo lo zampino tutto sarebbe rimasto
com’era e, forse,
sarebbe stato meglio; ma si sa, la dea del destino dispone le pedine e
noi
esseri umani dobbiamo sempre sottostare al volere divino
perché non abbiamo il
potere di imporre delle regole.
Se
quel giorno Kakashi non avesse
dimenticato il suo prezioso libro nell’aula di storia non
avrebbe visto due
ragazzi baciarsi appassionatamente su un banco.
Non
era un uomo che aveva dei
pregiudizi contro gli omosessuali, ma tutta quella situazione gli era
apparsa
strana fin dal principio.Una forza sconosciuta lo aveva bloccato sulla
porta
costringendolo a mettere a fuoco lo sguardo su quelle due figure colte
nell’espressione più pure del loro amore.
Il
peso della consapevolezza lo
colpì come uno schiaffo in piano volto, improvvisamente
quelle due ombre ebbero
un nome e una storia.
Il
suo allievo, Sasuke Uchiha, si
stava baciando con un suo ex allievo, Itachi Uchiha.
Fratelli…
Dannazione erano fratelli
…
Tutto
quello non poteva star
accadendo, era totalmente sbagliato e immorale. Un espressione grave e
seria si
dipinse sul suo volto, i passi solitamente felpati e leggeri divennero
pesanti
e rumorosi. Irruppe nella stanza interrompendo l’atmosfera
che si era creata.
La
sua voce tuonò fra le pareti
della stanza, apparentemente calma, ma questo non faceva che peggiorare
la
situazione. La calma prima della tempesta non era un buon segno.
« Cosa
credete di fare?? Pensate che tutto questo sia un gioco?? Ditemi che
era tutta
una messa in scena! Ditemi che è stato solo uno scherzo di
cattivo gusto!! »
Non
avevano mai sentito l’uomo
così adirato, ma non risposero – non potevano-
è impossibile negare l’evidenza,
anche se il più delle volte risulterebbe molto conveniente.
Kakashi
sembrò interpretare il
loro silenzio come una tacita conferma al loro sconsiderato gesto.
« Siete degli sconsiderati?
Itachi sai che ti possono arrestare per questo? Dannazione è
incesto… incesto…e
corruzione di minore! »
Quelle
parole accusatorie non si
addicevano al comportamento calmo e pacato dell’uomo e alle
orecchie dei due
ragazzi suonavano come delle note stonate su un pianoforte scordato.
Assomigliavano a bestemmie, però non erano niente di tutto
quello,
rispecchiavano solo la cruda e spietata realtà.
Inconsciamente
Itachi si pose
davanti a Sasuke, per proteggerlo dalla furia e dalle parole di
quell’uomo, che,
da esempio da seguire, si era trasformato in un giudice di qualcosa
più grande
di lui. Non poteva permettere che quello stupido discorso pronunciato
da una
persona bigotta, dalla mente ristretta, rovinasse il rapporto che aveva
con suo
fratello.
« Sensei, stia fuori
da questa storia, non sono affari che la
riguardano! Lei non ha il diritto di giudicare la nostra relazione.
È una cosa
che riguarda noi e basta…»
La
voce mortalmente calma avrebbe
fatto sorgere brividi di terrore a chiunque. Due sguardi si
incrociarono per un
tempo che parve infinito, uno freddo e pungente l’altro
furioso e deluso. Due
persone che rappresentavano modi opposti di vedere il mondo. Chi
può dire chi
abbia ragione?
Un
sospiro rassegnato mise fine a
quella fredda lotta. Kakashi sembrò riacquistare la sua
calma di sempre, però
il suo sorriso non riusciva ad arrivare agli occhi, facendo
così apparire
l’espressione di quel viso terribilmente falsa.
« Per ora lascio correre, ma non
finisce qui… La situazione è troppo grave »
Quelle
parole si persero nel silenzio
delle stanza, rimbombarono nella mente di Sasuke come se un eco
inesistente le
avesse fatte ripetere all’infinito. Nessuno dei due ragazzi,
però, diede peso a
quella che dopo non si sarebbe rivelata una minaccia, ma un dato di
fatto.
Fu
così che l’uomo scoprì tutto e,
se fino a quel momento, Sasuke aveva tentato di non pensarci,
accatastando il
problema in un angolo remoto della sua mente, ma nel preciso istante in
cui
mise piede nell’aula di storia dell’arte, tutti i
dubbi, le incertezze, le
paure si ripresentarono prepotentemente.
Si
comportò esattamente come le
altre volte, ma un ansia sempre crescente, che raggiunse il culmine
solo
all’entrata di Kakashi, gli attanagliava il cuore. Tutto
sembrava normale, la
lezione procedette tranquillamente, senza interruzioni di nessun
genere, i suoi
compagni si annoiavano come al solito e solo poche persone stavano
realmente
seguendo. Più volte aveva cercato lo sguardo
dell’uomo, sperando di vederci
anche solo un minimo cenno che mettesse a posto le cose, ma il ragazzo
poteva
giurare che il suo sensei stesse evitando di guardarlo.
Non
sapeva se essere infastidito o
sollevato da questo comportamento. C’era una sola certezza in
tutti quegli
avvenimenti costruiti con i se e con i ma : Lo scontro sarebbe stato
inevitabile.
La
fine della lezione arrivò
troppo velocemente per i giusti di Sasuke che, nonostante non amasse le
situazioni di stallo, preferiva di gran lunga continuare ad ascoltare
la voce
ipnotica e calmante di quell’uomo che un tempo era stata la
figura che più si
avvicinava a quella di un padre.
« Bene potete andare… Per la
prossima volta porterete il capitolo successivo: il Rinascimento!
Arrivederci…»
Era
stato tutto troppo normale che
per un momento il ragazzo credette di essersi solo immaginato gli
eventi del
giorno precedente, ma sarebbe stato troppo bello per essere vero.
« Uchiha aspetta, devo parlarti. »
Restò
fermo accanto al suo banco
con lo sguardo perso nel vuoto in attesa della sfuriata che era certo
sarebbe
arrivata.
Non
avvenne niente del genere. La
voce che udì era fredda e apparentemente priva di ogni
interesse, ma, infondo,
poteva capire il comportamento dell’uomo. Era rimasto ferito
dall’evolversi
degli eventi, non si aspettava di dover far fronte a un problema di
quella
portata, non era pronto a vedere il suo miglior studente, il ragazzo
che
conosceva fin da quando era in fasce, rovinarsi la vita con le sue
stesse mani.
« Ho
chiamato gli assistenti sociali, a momenti verranno a
prenderti… La polizia sta
arrivando, arresterà Itachi… Non credo lo
rivedrai più. Così potrai farti
curare e, forse, costruirti una nuova vita. »
Fra
tutti gli scenari che la sua
mente aveva proiettato, anche i più catastrofici, quello era
sicuramente il più
improbabile e imprevisto.
Non
riusciva a credere che tutto
quello stesse accadendo veramente. Non potevano allontanarlo da Itachi,
non
riusciva ad immaginare una vita senza il suo Nii-san. Avrebbe voluto
scomparire, scappare in un posto deserto con l’unica persona
che contava
veramente in quel mondo di ipocriti e non tornare mai più.
Non era possibile e,
appena la consapevolezza lo colse, le gambe gli iniziarono tremare fino
a non
reggere più il suo peso, facendolo accasciare contro il
banco che produsse un
rumore sordo. Lacrime copiose scesero dal suo viso, reso pallido dalla
paura. Nessun
singhiozzo rompeva il pesante silenzio che si era venuto a creare, solo
quelle
calde lacrime rappresentavano l’espressione del suo dolore.
« Non è possibile…
Voi non
potete…»
La
voce era flebile, tanto che
poteva non esser udita, ma nel silenzio della stanza risuonò
chiaramente.
« Si
che possiamo, adesso ti sembrerà assurdo,
ma presto capirai che è la cosa migliore…
L’ho fatto per il tuo bene! »
Non
riusciva a credere alle sue
parole…
Per
il suo bene?? Per il suo bene
lo volevano allontanare dall’unica persone che amava,
l’univa che lo capiva e
lo rendeva felice? Non riusciva a capire il loro ragionamento, non
facevano del
male a nessuno, ma allora perché allontanarli? Solo
perché loro dicevano che
era immorale? Ma su quali basi poi?
« NO, non è vero!!! Tu non
vuoi
il mio bene, vuoi solo rovinarmi la vita! Ti odio… TI
ODIO!!!!! »
Sasuke
si alzò di scatto, voleva
solo andare via da quella stanza, non aveva bisogno di vedere la faccia
di
quell’uomo che stava tentando di rovinargli la vita.
Non
riuscì mai ad arrivare
all’uscita perché due braccia forti lo strinsero,
costringendolo ad arrestare
la sua corsa.
Tentò
di liberarsi in tutti i
modi, ma quella stretta era troppo forte. Lo odiava, non voleva esser
toccato,
non voleva vederlo, non voleva avere niente a che fare con lui.
Si
calmò solo quando sentì il
suono della porta gli si apriva, già immaginava gli
assistenti sociali che
venivano a prenderlo per portarlo per sempre lontano dalla sua casa e
da suo
fratello.
Quello
che avvenne dopo non gli fu
mai chiaro, vide Itachi entrare sbattendo la porta, impugnava una
pistola e
aveva lo sguardo talmente freddo da mettergli addosso una paura ceca.
Lo
vide puntare l’arma alle tempie
di Kakashi, solo allora si riprese e con uno scatto fulmineo si
attaccò al
braccio dell’amante cercando in tutti i modi di dissuaderlo a
compiere quel
gesto scellerato…
« Sasuke questo è
l’unico modo,
se non lo faccio ci allontaneranno, e tu sei mio… Capito?
Mio, solo mio, non
voglio che nessun altro ti tocchi. »
Solo
in quel momento si rese conto
della possessività di suo fratello, e quello che ci stava
davanti gli appariva
come una persona totalmente nuova, violenta e spietata. Non aveva
niente del
fratello premuroso che aveva conosciuto la notte precedente, quello che
lo
aveva fatto sentire amato anche nel momento più vulnerabile
della sua vita.
In
quel momento si rese conto di
avere davvero paura.
L’ultima
cosa che sentì fu il
suono di uno sparo e poi il buio…
Vi
ho accompagnato fra le nebbie
del passato, vi ho raccontato la semplice giornata di due amanti, vi ho
mostrato la vita sotto un diverso punto di vista…
Quello
di Sasuke…
Di
mio cugino….
Io
sono Shisui Uchiha, il
narratore di questa vicenda e il giudice imparziale degli aventi,
perché come è
stato già detto tutto ha bisogno di essere semplificato, per
dare delle regole
all’umanità e per far vivere serenamente tutte le
anime che popolano la terra.
Itachi
e Sasuke possono essere
collocati nella remota categoria del nero, perché hanno
peccato di incesto,
mentre Kakashi tutti lo collocherebbero fra i bianchi perché
ha agito secondo
la morale e ha fatto di tutto per salvare quelle due anime dalla
perdizione…
Ma
è davvero così?
Io
credo che Sasuke possa
rientrare in quella fascia di grigio chiaro che è sospesa a
metà fra i due
estremi. Egli non voleva fare del male a nessuno e, infondo, non
l’ha fatto, ha
semplicemente trovato la pace in una relazione ritenuta sbagliata e
immorale,
mentre Itachi lo collocherei in quella fascia di grigio molto scuro che
più si
avvicina al nero perché con la sua possessività e
il suo egoismo ha privato il
fratello di avere una vita e una relazione normale. Tutto quello che ha
fatto,
però, era finalizzato solo a proteggere il suo aniki da
eventuali pericoli e
dalle sofferenze che la gente, volente o nolente, procura.
Infine
Kakashi è l’unico che
semplificherei collocandolo nel bianco, perché ha agito solo
nel bene di
entrambi i suoi studenti, ma c’è anche chi lo
inserirebbe nel il nero, dato che
ha rovinato due vite e di conseguenza l’intera famiglia
Uchiha.
Ora
sta a voi giudicare gli
eventi, ma ricordate che l’amore, sotto ogni sua forma,
è sempre amore e
rappresenta l’espressione più alta dei sentimenti
umani e come tale va
rispettato.
Questa fanfic è la prima classificata al Contest : La semplificazione di Only_me . Non sapete quanto sia felice di questo ^_^ Non mi aspettavo niente del genere, anzi, pensavo di fare l'ultimo posto xDD
Ora vi allego il giudizio...
§ - 1^ CLASSIFICATA: CHRONICLE OF A DAILY LIFE di miao13 :
- Originalità: 9/10 --> storia originale, non c’è che dire; nel finale [dalla scena del doposcuola in poi] sei caduta un po’ nel banale, ma il fatto di scoprire alla fine l’identità del narratore ha dato un tocco di originalità [quante ripetizioni -.-] a tutta la ff;
- Attinenza al tema: 10/10 --> hai reso bene l’idea della semplificazione come la intendevo io, “utilizzandola” tu stessa [con la voce narrante] nel finale della storia;
- Grammatica e lessico: 8/10 --> ho trovato alcuni errori, probabilmente di distrazione e battitura, e per questo non ti ho dato il punteggio pieno;
- Forma e descrizioni: 8/10 --> le descrizioni ci sono, sia fisiche che psicologiche, ma anche qui il punteggio non è 10 perchè ci sono molti errori di punteggiatura [come ad esempio lo spazio prima dei “:”, lo spazio tra “«/»” e la battuta del personaggio,…] e li ho conteggiati come errori di forma, più che come errori di grammatica;
- Caratterizzazione dei personaggi: 10/10 --> che dire, hai reso molto bene le emozioni dei personaggi e i loro pensieri di fronte a certe situazioni;
- Gradimento personale: 5/5 --> OMG! Era bellissima! ^^ In genere non leggo ff con questo pairing, ma se sono tutte così belle penso proprio che mi metterò a cercarle! ^^ Ci sono stati alcuni pezzi che mi sono sembrati buttati un po’ a caso, tanto per metterli, ma comunque, per me, non hanno reso né difficile né poco scorrevole la lettura; complimenti! ^^
Totale 50/55 punti.