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Autore: Ambaraba    22/07/2016    1 recensioni
Cosa accadrebbe se i personaggi che ben conosciamo si muovessero in un mondo in cui non ci sono creature a cui dare la caccia, ma ugualmente pericolose? E se gli angeli fossero robot? E se i fratelli Winchester fossero i capi di un manipolo di esseri umani che lottano per la libertà e Metatron fosse l'artefice di una dittatura in un mondo futuristico?
E se qualcuno, caduto dal cielo per sbaglio, venisse a salvarli?
(Piccola rivisitazione fantascientifica sulla nona stagione.)
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gadreel, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Capitolo sedici

CAPITOLO SEDICI.

    «Di pattuglia...? Adesso???» Dean spalanca le braccia, esasperato. «È una follia! Non dovremmo proprio muoverci-- Non subito dopo l'attacco, con il coprifuoco e le guardie di Metatron che rastrellano i dissidenti e tutti i rischi che conosci!»
    «Allora non venire con me... Ci penso da solo.»
    Sam si è già infilato la giacca, ha afferrato il primo zaino tattico che gli è capitato a tiro e se lo è caricato su una spalla. Quando suo fratello gli ha raccontato cosa era successo, c'è stato un breve litigio – subito soppiantato dall'urgenza di rimettersi subito in movimento, di attivarsi per andare a recuperare il robot disperso. Non è colpa di Dean, se Gadreel è stato preso. Quello alle comunicazioni è il primo incarico di tutti i principianti, da sempre... Quello meno rischioso. Nessuno poteva prevedere cosa sarebbe accaduto. Nessuno, a parte Sam. Che un po' lo sapeva, un po' se lo sentiva – dannazione, Gadreel ce lo aveva scritto in faccia che non era pronto, - e ora si lascia trascinare dall'agitazione, dall'impulsività e dai sensi di colpa.
    «Scordatelo.» Dean ha le sopracciglia aggrottate, la tipica espressione inamovibile di quando decide che, se Sam vuole gettarsi nel fuoco, allora tanto vale bruciare assieme a lui. Recupera dal pavimento la sacca militare di cui si era disfatto soltanto poco prima, - quando si era illuso di poter finalmente riposare un po', per schiarirsi le idee prima di pianificare la prossima mossa. E invece quella notte di combattimenti sembra destinata ad allungarsi all'infinito, e Dean ormai sa che, come già accaduto per una miriade di altre notti come quella, vedranno sorgere l'alba dalla strada – da dietro il finestrino di una macchina, o accovacciati sul retro del camion di qualche anonimo sostenitore, disposto a scarrozzarli in giro sfidando il coprifuoco imposto da Metatron e rischiando di essere arrestato.

    Sam tiene le mani strette attorno alla spalliera di una sedia, nervoso. Sposta lo sguardo su suo fratello con una certa, sorpresa gratitudine pensando che nonostante tutto - nonostante i litigi e le questioni che hanno lasciato in sospeso negli anni, - Dean è sempre lì: sempre accanto a lui, sempre pronto a saltare sul primo treno per l'inferno e a prendere a calci in culo il diavolo, pur di proteggerlo.
    «Ti ricordi quella base che avevamo scoperto lungo i confini?», chiede il più piccolo, dopo un breve silenzio in cui una vecchia immagine gli è ritornata alla memoria. Il ricordo di una piccola base di cui nessuno conosceva l'esistenza, prima che i ribelli la scovassero – anni prima, quando Sam ancora combatteva, - e di cui, da quando Metatron si era insediato alla Robotics Industry, quasi tutti sembravano essersi dimenticati.
    Dean si stringe nelle spalle, perplesso. «Sì... E allora?» Non ha idea di dove Sam voglia andare a parare. Questa storia di Gadreel sembra averlo scosso più di quanto voglia dare a vedere... Ma a Dean non importa il perché. Se ritrovare l
'androide lo farà sentire meglio, allora lui lo aiuterà.
    «Sicuramente Metatron sarà fuggito e avrà bisogno di un posto in cui ripiegare, no? È un buon punto da cui partire...» Pi
ù che a suo fratello, Sam lo sta dicendo a sé stesso. Per convincersi di avere davvero qualcosa di concreto su cui ragionare... Qualche straccio di possibilità di rimettere a posto le cose.
    Ma Dean lo riporta in fretta con i piedi per terra.
    «E poi? Anche se ritroviamo la base, non è detto che Gadreel sia lì. Senza contare che potrebbero già averlo riprogrammato, e--»
    «E quindi?» Sam è ancora teso, e parecchio. Ma Dean lo conosce fin troppo bene, e sa che dietro tanta irrequietezza dev'esserci qualcosa... Qualcosa che suo fratello non gli ha detto.
    «Ti senti in colpa, non è così? Cosa è successo che io non so..?», chiede il maggiore, con l'intenzione di indurre l'altro ad aprirsi un po' e scaricare almeno parte di quella rabbia che sta visibilmente reprimendo.
    Colpito e affondato. Sam non risponde immediatamente. A volte si vergogna della facilità con cui Dean riesce a leggere i suoi pensieri, come se tra di loro non ci fosse alcun filtro - ma, d'altra parte, questa empatia gli risparmia imbarazzanti spiegazioni e giri di parole... Specialmente quando si tratta di cose di cui non ha alcuna voglia di parlare.
    «Niente, solo...» Il fratello più piccolo ha perso parte della sua aggressività e ora tiene gli occhi a terra, incapace di ammettere persino a sé stesso che sì, si sente terribilmente in colpa.
Colpa. Sarà colpa sua se Gadreel non ritornerà, se-- Non pensarci. Non pensarci nemmeno. «Non posso abbandonarlo. È vero, io... Mi sono comportato male con lui, e mi sento responsabile per quello che è successo. Ma posso ancora rimediare, se lo ritrovo. Devo ritrovarlo, Dean, capisci?»
    Ma la domanda non ottiene risposta. E quando Sam solleva di nuovo lo sguardo, incuriosito dal silenzio prolungato del fratello, si accorge che Dean lo sta guardando con un'aria strana. Quasi... Divertita, ma allo stesso tempo insolitamente accondiscendente - come quella di un padre che vede cadere in modo ridicolo il figlio nel tentativo di muovere i primi, goffi passi.
    «... Che c'è?», chiede dunque Sam, alzando un sopracciglio con aria sconcertata.
Ma l'espressione di Dean non cambia: sta quasi sorridendo apertamente, adesso.
    «Niente, è che...» Il maggiore scuote lentamente la testa, quasi ridacchiando tra sé e sé. «...Qualcosa mi dice che le due famose
promesse di Sam Winchester stanno vacillando, eh?»
    Sam avvampa all'istante, ma si sforza come può di non darlo a vedere.
    «Non so di cosa parli,» ribatte, meno stizzito di quanto vorrebbe. Dean non lo sta prendendo in giro, anzi: sembra
davvero contento per lui. E vederlo sorridente distrugge qualsiasi traccia di ostilità rimasta nel minore.
    «Oh, sì che lo sai. E una l'hai già infranta... Te lo leggo in faccia,
Sammy,» insiste Dean, consapevole che l'altro – ovviamente – non confermerà ma nemmeno smentirà.
    Sam tace, infatti. Osserva il viso di Dean colorarsi di una specie di indulgenza speranzosa, prima che questi si stringa nelle spalle e continui a parlare.
    «...E se per caso te la senti di cambiare idea anche su
quell'altra cosa...», aggiunge infatti il più grande, con lieve imbarazzo – non sa se può spingersi davvero fino a questo punto, ma vuole almeno provarci. «... Sappi che il tuo posto è sempre lì che ti aspetta. Ci sono ancora il tuo fucile e la tua roba, nella tua stanza... E un armadietto con il tuo nome che aspetta soltanto che tu lo riapra.»
    Dean è sereno e sincero, mentre gli propone di ritornare a combattere. È passato molto tempo da quando si sono scambiati quelle parole terribili, all'indomani della morte di Jess, e fino ad oggi non sono mai riusciti ad affrontare l'argomento in modo pacifico. Ma forse... Gli ultimi avvenimenti – l'arrivo di Gadreel per Sam, e l'accettazione di Dean dei i propri sentimenti verso Castiel, - hanno cambiato le cose. Li hanno resi più miti, più inclini al dialogo su cose di cui prima non riuscivano a discutere senza finire a picchiarsi a vicenda. In una parola: stanno imparando di nuovo ad essere fratelli.
    Messa in questi termini, la questione non suscita in Sam il solito istintivo, radicato senso di rifiuto e ribellione. Suona quasi ragionevole, a dire il vero... Plausibile.
    «Lo so, Dean,» risponde infatti il più piccolo, con una calma così ponderata e padrona di sé stessa che quasi non gli appartiene. «
Solo... Non credo di volerne parlare, adesso.» Tutto qui. Niente più urla e litigi, soltanto la verità.
    Dean annuisce lentamente, permeato dalla stessa tranquillità. Il fatto che suo fratello sembra essere passato da un secco
no a un semplice lo so apre orizzonti di possibili compromessi futuri... Di nuove soluzioni.
    «D'accordo. Solo... Ricordati che la tua roba è lì...» Breve pausa. Sospiro. «... E anche io.»
    Sam accenna addirittura un mezzo sorriso, sorpreso dall'idea di esser appena riuscito a parlare di
combattimento con suo fratello senza aver trasformato la stanza nella gabbia delle scimmie urlatrici. È un bel progresso: non c'è che dire.
    «Ci penso, ok?»
    «Ok.» Dean giocherella con le chiavi della macchina, che tintinnano nella tasca della giacca. Sembra molto meno stanco e più concentrato, ora che si è tolto questo peso e forse – è solo un
forse, ma prima non aveva neanche quello, - in futuro riavrà di nuovo suo fratello accanto, in prima linea. Sorride, con una fresca determinazione.
    «Allora... Andiamo a salvare la principessa?»


    Stordito, scarico. Danneggiato.
Ecco come si sente. E gli fa male la testa... Non riesce a ragionare. I pensieri si accavallano nella sua mente bollente in modo sconnesso - mozziconi di frasi che non hanno alcun legame di senso.
    Gadreel cammina al buio su una strada che non conosce. È polverosa e deserta e priva di illuminazione - e l'androide non riesce nemmeno a capire se stia andando dritto oppure no: quasi una metafora della sua vita. Ma si ostina ad addentrarsi nell'oscurità, cercando di avvicinarsi ad un chiarore lontano che forse non raggiungerà mai, ma che gli promette serenità.
    Davanti a sé, il prototipo scorge le cime illuminate dei palazzi e i camminamenti sospesi che ha visto per la prima volta dalla finestra dell'istituto, assieme a Sam – ma sono soltanto sprazzi di memoria, immagini sfocate: nulla di più. Se solo riuscisse a ricordare con più precisione, forse potrebbe orientarsi e tornare lì... Ma già soltanto il fatto che stia camminando è un miracolo, nelle condizioni in cui è ridotto.
    Dovrebbe correre, lo sa: ma non ci riesce. Non passerà molto tempo prima che le guardie di Metatron si precipitino a cercarlo - e Gadreel è consapevole di dover mettere la maggiore distanza possibile tra lui e loro: ma è davvero troppo, troppo distrutto. Ha appena la forza per continuare a camminare, faticosamente, mettendo un passo storto dietro l'altro – ostinandosi ad ignorare la sgradevole impressione che le gambe possano cedergli in qualsiasi momento, obbligandolo a fermarsi. Ma, anche se le energie minacciano di lasciarlo, l'ostinazione lo mantiene in piedi: deve andarsene da lì. Anche a costo di trascinarsi, anche a costo di strisciare, deve assolutamente allontanarsi il più possibile da quella prigione. E così avanza, traballante e instabile, un passo alla volta. Con infinito dolore, con infinita pazienza, lungo un cammino dissestato e sconosciuto.
    Ci sono rumori tutt'intorno, sopra e sotto di lui. Ma di molti di quei suoni - soprattutto quelli lontani della città, - Gadreel non riesce a spiegarsi la provenienza, perché non li conosce ancora. Sono tante le cose che non ha ancora visto... Quelle che vorrebbe poter vedere.
    Dal terreno giunge come una vibrazione continua... E una considerazione amara affiora alla mente dell'androide, nonostante la confusione indotta dal malessere: la Città sotterranea è enorme, ma lui non ha la minima idea di come vi si acceda. Le entrate sono camuffate così bene che nessuno è mai riuscito a scovarle, in dieci anni di conflitti... Come pretende di riuscirci, lui, così compromesso nel corpo e nei ricordi?
    È
stanco. Vorrebbe soltanto lasciarsi cadere e non doversi preoccupare mai più... O, almeno, questo è ciò che farebbe se non fosse così risoluto a sopravvivere.
Il virus della riprogrammazione non smette mai di tormentarlo: cerca di cancellare le informazioni del suo sistema e di scriverne di nuove - spietate e corrotte. Sussurra nelle sue orecchie ordini terribili - un brusio continuo e perverso, - lo tenta cercando di convincerlo ad arrendersi... Ma Gadreel resiste. In qualche inspiegabile, inedito modo, lui resiste come nessun altro ha mai fatto prima. Perché non vuole. Perché sa che, se glielo permetterà, quel virus lo trasformerà in qualcosa che non vuole essere. Ma lui non vuole diventare un assassino, non vuole essere un servo di Metatron. Ed è faticoso, è doloroso e gli costa energia, ma Gadreel proprio non cede. Non può tradire il giuramento che ha compiuto... Non può tradire la propria natura, né la promessa che ha fatto a Chuck.

    Brilla più forte, si ripete, per darsi coraggio quando i piedi sembrano diventare improvvisamente pesanti. Più è buio, e più la fiamma brilla forte...
    Le parole del padre gli danno la forza di andare anche se le sue gambe vogliono fermarsi. Se non fosse stato per quel ricordo, non avrebbe mai trovato il coraggio di approfittare di quell'insperata occasione – di quella porta lasciata incautamente aperta, nel laboratorio, - per fuggire via. Ciò che Gadreel spera, ora, è di avere sufficiente volontà per tenerla ancora accesa, quella fiamma... Per non lasciarla soffocare.
    Il robot inciampa sui propri passi, ma per pura fortuna riesce a non perdere l'equilibrio. È alterato, stremato, sottosopra. Tutto intorno a lui ondeggia come se fosse su una nave...
    Ha voglia di cadere.


    «
Eppure ricordo che era qui... Dannazione!»
Sam impreca, sul bordo della strada, puntando la torcia nella porzione di sterpaglia incolta che i fari accesi dell'Impala, accostata qualche metro dietro di lui, non riescono a illuminare.
    «Te l'ho detto, è passato un sacco di tempo.» Dean è in piedi, un braccio appoggiato al tettuccio dell'auto e l'altro sullo sportello aperto del lato guidatore. «Potrebbero aver chiuso la vecchia entrata... Oppure, la base potrebbe semplicemente essere caduta in disuso.»
    «Allora continuiamo a cercare!», sbraita Sam, setacciando il terreno lungo i confini di un piccolo bosco incolto. La notte è fredda e la brina si addensa sulle foglie, facendole risplendere di luce riflessa.
    «Non c'è un altro posto dove cercare, Sam!», sbotta Dean, per tutta risposta. Sono in giro da più di un'ora, ormai, e ogni minuto che trascorrono in strada potrebbe costare loro molto caro. Hanno già evitato le ronde dell'esercito di Metatron per un paio di volte, ma la fortuna non li assisterà per sempre. «E poi ci stiamo avvicinando troppo... Così rischiamo di farci catturare!»
    «
Ascolta, tu resta qui. Io vado a cercare l'entrata della base... Sono sicuro che fosse da queste parti. Forse più avanti...» Sam si allontana ancora, cocciuto. Non vuole lasciar perdere... Non può.
    Ma Dean non è dello stesso avviso.
    «
Smettila di fare il testone, sali in macchina. Continueremo a cercare insieme... Ma se non troviamo niente, devi promettermi che per stasera la finiamo qui e riprenderemo le ricerche domattina. Non si vede niente, con questo buio, e--» All'improvviso Dean vede qualcosa emergere dalla boscaglia disordinata alle spalle del fratello, e d'istinto punta la pistola nel buio. «EHI, FERMO


    Una luce accecante... Un brusio di voci che giungono soltanto a pezzi.
    «... Lui... Attento... Programmato...»
Gadreel non ci sente più, non ci vede nemmeno. La testa gira troppo velocemente.
    È finita, pensa. Sono le guardie.
Lo riporteranno indietro. Questa volta lo disattiveranno...
    No, non è giusto.


    «N
O, DEAN!» Sam si frappone istintivamente tra suo fratello e la sagoma comparsa dal buio. Lo ha riconosciuto subito, prima ancora di guardarlo in faccia – e quasi non riesce a credere di essere davvero riuscito a ritrovarlo, in così poco tempo. «Mettila via! È lui... È Gadreel!»
    Nonostante l'imperativo del fratello minore, Dean continua a tenere l'arma puntata. Ora che l'androide ha mosso qualche passo barcollante sul bordo della strada, finendo nel cono di luce dei fari, lo ha riconosciuto anche lui.
    «Che diavolo ci fa qui fuori???» domanda Dean, confuso. Ma poi la sua attenzione si sposta di nuovo su Sam, che si sta avvicinando all'androide in maniera fin troppo incauta – e l'istinto di protezione del fratello maggiore risorge, con la stessa forza di sempre. «No, Sam, sta' attento! Potrebbe essere riprogrammato--», cerca di avvisarlo, ma Sam è già ad un passo dal robot.
    «Ma non lo vedi come sta?» Il minore dei Winchester ha immediatamente abbassato la guardia, quando si è reso conto delle condizioni dell'androide. Non riesce più a preoccuparsi di salvaguardare la propria incolumità, ora che ha constatato di prima persona che Gadreel sembra seriamente necessitare di cure urgenti e tempestive. «
Se anche fosse riprogrammato, cosa pensi che potrebbe fare
    «Meglio non fidarsi...», insiste Dean, continuando a tenerlo sotto tiro. «
Forza, levati da lì.»
    «Non sparare!»
    «Togli
ti dalla linea di tiro, Sam!»
    «Mettila via! Ci penso io, adesso.» Sam è inamovibile, e continua a intralciare la traiettoria per proteggere il robot – con estremo disappunto di Dean. Gli si avvicina, mostrandogli le mani disarmate, in cerca di un contatto... Anche se Gadreel sembra troppo stordito per rendersi conto di lui e di quello che sta accadendo.

    «Gadreel... Ehi, Gadreel, mi senti? Sono Sam... Gadreel, guardami...»

    … Può soltanto tentare di difendersi.
Quando si sente afferrare, istintivamente l'androide scatta - non vuole tornare da Metatron, non vuole tornare nelle mani di Taddeus, - cercando di colpire alla cieca. Ma ha appena il tempo di provarci che subito qualcosa lo investe e lo colpisce forte, in mezzo al petto, con una potenza tale da staccargli i piedi dal suolo e scaraventarlo all'indietro. Qualcuno urla qualcosa, ma Gadreel non sente quasi più nulla. È come paralizzato. L'impatto è stato duro, e la botta che ha ricevuto gli ha lasciato addosso l'impronta di una sensazione bruciante...
Il colpo di grazia.
    Il robot annaspa, nel panico, cercando di portare le mani al petto per capire cosa sia successo. Ma non riesce a coordinare i movimenti, ha le dita addormentate e un formicolio insopportabile si estende dalla testa ai piedi, come se avesse assunto un forte anestetico. I pensieri deragliano all'improvviso - per la paura, la debolezza e il dolore.
    Si sente sempre meno presente, sempre più lontano...


    «Dannazione, Dean! Ti avevo detto di non sparare!»
    «
Ma ti stava attaccando! Non è in grado di riconoscerti, Sam!»
Il fratello maggiore abbassa l'arma, mentre il minore si inginocchia accanto al corpo del robot disteso sull'asfalto.
    «Gadreel...» L'umano si china sull'androide, prendendolo tra le braccia. Lo tocca con estrema delicatezza, nell'irrazionale timore di potergli fare male semplicemente esercitando una lieve pressione in più. «Gadreel, ehi, guardami...», lo incita, voltandogli gentilmente il viso per poterlo osservare. L'androide trema e brucia. Ha gli occhi annebbiati, tra le palpebre socchiuse, e geme debolmente dalle labbra pallide. Sfiorandolo, Sam percepisce la ruvidezza di un'imperfezione sotto il pollice, scoprendo un taglio che parte dall'occhio sinistro e gli apre lo zigomo. Qualcuno lo ha colpito... E anche questo è tutta colpa mia, pensa l'uomo, sentendosi sprofondare.
    «
Non voglio, non voglio... Non voglio...»
Sam deve avvicinare l'orecchio alle sue labbra, per capire le parole che il robot continua a farfugliare, con un filo di voce, agitandosi in evidente stato confusionale. Un ruscello spontaneo di lacrime scorre dagli angoli degli occhi grigioverdi, arrossati e allucinati. «
Non voglio--»
    La sofferenza non dovrebbe appartenere a quel tipo di creature, pensa Sam. È una prerogativa delle persone, e non delle macchine. Eppure, così tremante e vulnerabile, Gadreel sembra più umano di quanto dovrebbe, e Sam lo stringe un po' di più a sé, ingabbiandolo tra le braccia a facendogli posare la testa sulla propria spalla.
    «Mi dispiace... È tutta colpa mia...» L'uomo cede all'istinto di accarezzargli teneramente i capelli e il viso, premergli un bacio sulla fronte calda. Vorrebbe poter tornare indietro e agire diversamente, evitargli tutto questo dolore... Essere onesto con lui e con sé stesso, non comportarsi mai più in maniera così egoista come ha fatto.
    Il rumore secco della portiera che sbatte, e Dean si avvicina ai due con passi misurati, cauti. Ora sono tutti e tre inquadrati dalle lunghe luci dei fari dell'Impala - unico chiarore su quella strada abbandonata.
    «Come sta? Portiamolo all'istituto. Charlie e Kevin lo rimetteranno a nuovo...», dice il maggiore, senza riuscire a stabilire in alcun modo la gravità della situazione. Non è lui che si occupa di queste cose. Ma Charlie e Kevin sono riusciti a compiere veri e propri miracoli con i loro androidi...
    Sam scuote la testa. «Ho paura che sia troppo tardi...», mormora, senza smettere di accarezzare e guardare l'androide. Teme davvero che ogni istante possa essere l
'ultimo - e che, se distoglierà lo sguardo anche solo per un brevissimo attimo, quando tornerà a posare gli occhi sul viso del robot, lo vedrà fermo... Immobile.
    Ma Dean insiste, lo scuote per una spalla, incitandolo a non darsi per vinto.
    «
No che non è tardi!» Il fratello maggiore si guarda attorno, sincerandosi che la loro presenza, e la breve confusione che hanno sollevato, non abbia attirato le guardie di Metatron nelle vicinanze. «Non possiamo restare qui... Forza, andiamo, portiamolo via.»


    … Luci rosse e viola dietro le palpebre chiuse. Adesso non c più nemmeno la terra... Forse qualcuno lo sta sollevando, o forse sta solo sognando tutto. Ma gli androidi sognano, poi?
    Gadreel non lo sa. Tutto ciò che sa, tutto ciò che importa, è quel lieve contatto che ha percepito, pochi istanti prima. Caldo, delicato. Gentile... E pieno di rimorso. Ma confortante... Una sensazione familiare.
    Qualcuno lo ha toccato, ma senza cattive intenzioni. Che fossero carezze, quelle che ha sentito addosso? Gadreel lo spera davvero. Spera che qualcuno possa riuscire a perdonarlo, che possa aver pietà di lui nonostante abbia fallito in ogni singola azione che compiuto – che ha provato a compiere...
    Quel fantasma di carezza è l'ultima cosa a cui l'androide pensa, prima che tutto si spenga all'improvviso.

  
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