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Autore: Vavvola    22/04/2009    2 recensioni
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Rinoa81, assistente amministratrice.

Quando l'amore diventa un gioco pericoloso...sei abbastanza coraggioso per andare avanti?
Prefazione
Tum tum tum…ovunque andassi, ero sempre accompagnata dal battito frenetico del mio cuore. Tum tum tum… eppure di missioni ne avevo già fatte tante! Ero sempre agitata quando mi arrivava il fax dal capo con sopra scritta l’impresa da compire. Ormai dovevo esserci abituata! Forse era perché in gioco non c’era solo la mia vita, ma quella della persona alla quale tenevo più in assoluto. Avrei fatto di tutto per proteggerla. Non m’importava della fine del mondo; della criminalità spaventosamente alle stelle; non m’importava di niente. L’importante era proteggere il mio amato da qualsiasi male. Ecco la mia missione. Una missione fallita fin dal principio...
Genere: Romantico, Azione, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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grazie mille per la vostra continua presenza!



James


“Concentrazione. Ecco il segreto di ogni missione. Senza concentrazione è facile per il nemico riuscire a farvi fuori facilmente e noi non vogliamo essere eliminati così rapidamente.” Conclusi così il mio discorso ai nuovi agenti che avrebbero rimpiazzato quelli eliminati dal nemico sovietico. Erano riusciti ad eliminare cinque dei nostri. Una perdita fin troppo grave considerando che uno dei nostri è unico. Morto uno è difficile riuscire a rimpiazzarlo così la catena perfetta costruita con tanto sudore e fatica si spezza. Da un momento all’altro tutto quanto va a rotoli e tu non puoi fare altro che stare a guardare.
“il capo ti vuole vedere” David mi fece segno di recarmi nell’ufficio del capo e mi fece capire che ci sarebbero state complicazioni. Sapevo già cosa mi aspettava. Mi aspettava una lunga predica sul mio comportamento scorretto nei confronti della società nella quale avevo dedicato gran parte delle mie fatiche.
Mi avviai verso l’ufficio.
“salve signor Aword. Il capo la sta aspettando nel suo ufficio.” Lanciai un occhiata alla donna che mi aveva rivolto la parola. Si trattava di Mery, la sua assistente personale. Aveva una scrivania proprio fuori dal suo ufficio ed era lei che contattava quando aveva qualcosa da sbrigare. Forse Mery era la persona della quale si fidava maggiormente all’interno di quell’edificio e per questo motivo,  veniva subito dopo al grande capo nella scala gerarchica del PTA. La donna era seduta dietro a un ammasso di documenti catalogati ordinatamente per data, livello di difficoltà e proficuo economico. Aveva capelli biondi lunghi raccolti in una acconciatura perfetta con neanche un capello fuori posto. Il suo vestito di lavoro era beige con le rifiniture in nero. Anche se non le potevo vedere, avrei scommesso che portava scarpe alte di vernice nere. Potevo sentire chiaramente il rumore del tacco che picchiettava il terreno nervosamente. Aveva il naso immerso nell’agenda della PTA e molto probabilmente stava cercando di coordinare perfettamente tutti gli incarichi assegnati per i prossimi mesi.
“Grazie Mery…”
sollevò la testa dall’agenda scrutandomi nel profondo. sfoggiò il suo sorriso più perfetto, talmente perfetto che pareva finto.
“ non c’è di che, signor Aword”. Bussai alla porta del capo e sentii dall’esterno la sua voce invitarmi ad entrare. Appoggiai la mano sulla maniglia ed entrai chiudendomi la porta alle spalle.
“James…siediti pure” il capo mi guardò con un ampio sorriso facendomi segno di accomodarmi sull’unica sedia presente nel suo ufficio. Mi guardai intorno per fare il punto della situazione e poi mi accomodai sulla sedia da lui indicatami, che si trovava proprio al centro della stanza. Ero stato poche volte nell’ufficio del capo a distanza di tempo indefinite, ma era sempre stato uguale. Non un mobile cambiato, non un vaso spostato. Tutto si trovava esattamente nello stesso posto rispetto alla prima volta che misi piede dentro quella stanza.
“ ricordi la prima volta che ti chiamai qui?” si era alzato dalla sua sedia e aveva preso a girovagare per la stanza. Non lo seguivo con lo sguardo. Nell’arco della mia carriera avevo imparato a distinguere i suoni che sentivo e a “vederci” a occhi bendati. Localizzare una persona ascoltando soltanto il rumore dei passi era un gioco da ragazzi.
“bene…potevo immaginarlo che non mi avresti seguito con lo sguardo… sei migliorato parecchio dall’ultima volta. Adesso che cosa sei? Il migliore del gruppo speciale? Che ruolo hai all’interno dei miei ragazzi.” Continuava a starmi alle spalle. Si era posizionato con le spalle contro il muro, le gambe incrociate e nella mano destra stringeva un piccolo oggetto che non riuscivo a identificare senza voltarmi per controllare con i miei stessi occhi.
“io sono il migliore” con quel genere di persone non potevi permettere di mentire. Dovevi dire cosa esattamente di passava per la testa. Il nostro capo non era un gran combattente a livello fisico. Se mi fossi scontrato con lui in un duello corpo a corpo l’avrei fatto fuori in meno di cinque minuti, ed era per questo che si affidava a noi per gli atti di forza. Il nostro capo però, aveva una mente sviluppata al massimo, ma non era nemmeno questa la dote che gli fece prendere in mano il destino della società. Il nostro capo era una macchina della verità umana. Riusciva a captare l’odore della menzogna in qualsiasi persona. è per questo che lui si occupava degli interrogatori importanti e dell’andazzo della società. Con lui al comando era come se fossimo tutti quanti collegati ad un’unica mente capace di comandare e mantenere l’ordine indirettamente negli caotici stati uniti d’America. Senza di lui non c’era la PTA e senza la PTA, non c’era l’America.
“ hai ragione. Sei il migliore e proprio per questo incombano su di te molte più responsabilità rispetto agli altri”.
Ecco un altro segreto per fare successo con questo tipo di persone: parlare solo quando si è interpellati. Così stetti in silenzio cercando di capire dove volesse arrivare col suo discorso.
“perché pensi di essere qua?” il tono rilassato e placato cercava di mettermi a mio agio anche se non sembrava riuscirci molto. Se c’era una cosa che non sopportavo era sentirmi inferiore alla situazione da affrontare e tutte le volte quell’uomo riusciva a farmi sentire un verme che striscia nudo tra il pantano e che continua a sbattere il muso contro lo stivalone di gomma del grande uomo davanti a se. Gli basterebbe soltanto un minimo movimento per alzare il piede e schiacciare il verme, ma non lo fa. Il verme gli serve e proprio per questo non avrebbe dovuto avere nulla di cui aver paura.
“per il mio comportamento. Ho infranto le regole”
“sei un uomo perspicace…James…d’altronde sei stato assunto alla PTA. Sei l’agente più in gamba del gruppo speciale. C’era da aspettarselo.” Lo stesso tono di prima mi faceva raggelare il sangue nelle vene.
“vedi James…hai deciso di violare le regole. Ecco tu sai perfettamente che le regole sono un optional. Non sarò di certo io a decidere di farti cambiare idea. Ti ho chiamato qui per due motivi…” sentii ancora i suoi passi avvicinarsi a me e andare a sedersi sulla poltrona dietro alla scrivania di fronte alla sedia sulla quale ero seduto. Lo guardai negli occhi finché non riprese a parlare.  
“come prima cosa…vorrei ricordarti i rischi che corri a frequentare quella ragazza. Di sicuro ne saprai più di me, ma da capo mi tocca…
James…se è una persona veramente importante, tienila stretta, basta che tu prenda delle norme di sicurezza da adottare con lei. ne va della vostra salute.” Si fermò a scrutarmi intensamente per poi assumere la faccia del simpaticone “ odio fare questo genere di discorsi e so per certo che il migliore agente del gruppo speciale la sappia lunga in fatto di sicurezza quindi passo subito alla mia offerta…”. Si versò da bere e mi offrì del liquore che rifiutai con un cenno della testa.
“…più che un’ offerta è una proposta, un consiglio…insegnale le tecniche di base. Insegnale a usare le armi e, per l’amor del cielo, dille la verità! Si chiama Kelly Ann, giusto?”
accennai appena mantenendo il suo sguardo.
“salvale la vita. Dille chi sei. Kelly merita di saperlo” cominciavo ad essere veramente stanco di questo genere di discorso. Prima la mia testa, poi David, poi di nuovo la mia mente bacata e adesso anche il capo. Avevo l’impressione che la risposta a tutte le mie domante fosse scritta a caratteri cubitali e che io fossi l’unico deficiente a ignorarli.
“grazie, capo”
“non c’è di che” lo vidi rilassarsi sulla poltrona cominciando a sorridere. La solita faccia da bonaccione ruppe la tensione che si era creata fino a quel momento permettendomi di rilassarmi a mia volta sulla sedia. L’omone dagli stivali di gomma aveva permesso al verme di passare e questo era tornato nella sua tana.
“adesso che è finita la parte noiosa ti parlo del vero motivo per il quale ti ho convocato qui…” l’aria che si respirava era decisamente migliore anche se non mi potevo permettere di abbassare la guardia.
Il capo mi svelò l’identità dell’oggetto che aveva in mano che riconobbi subito come il telecomando di un video proiettore. Schiacciò un tasto e alle mie spalle si aprì un botola nel muro che calò un video proiettore già pronto per mostrare le foto al suo interno. Sulla parete bianca alle spalle del capo vennero proiettate delle immagini che conoscevo benissimo.
“le riconosci? Sono le fotografie che ci hai fornito dalla base sovietica. I Russi non sono a conoscenza di queste nostre fotografie. O almeno non lo erano fino a qualche giorno fa. Con l’eliminazione dell’ultimo agente del blue team crediamo che un gruppo dei loro agenti ne sia venuto a conoscenza e che stia per informare i grandi capi delle associazioni. Non possiamo permetterci questo. Se Ratzach ne venisse a conoscenza sarebbe un disastro. Cambierebbe la base mandando a fumo anni e anni di ricerche e missioni dal campo nostro. Abbiamo bisogno di studiare la loro base per poter attaccare quando meno se l’aspettano. Confido in te per salvare la situazione. Hai permesso a due agenti a tua scelta e la macchine ce l’ hai già. Questa è la password per accedere alla stanza 227. prendi ciò che desideri e quando hai fatto e stai per partire, lascia un messaggio alla mia segretaria. Mery mi avviserà al più presto. Tutto quanto chiaro?”
“solo una domanda…gli vuole vivi o morti?”
“necessariamente vivi.”
“È tutto?”
“no. Naturalmente mi aspetto che tu parta al più presto…”
Niente Kelly…
“sarò di ritorno per la fine della settimana.” Mi alzai dalla sedia avviandomi verso l’uscita.
“credi che due agenti ti bastino?”
“se il livello di preparazione è come quello degli agenti che si sono presentati in casa mia…allora basto soltanto io”
“non li sottovalutare”
“certo…a tra una settimana” e così dicendo sparii dietro alla porta che chiusi accuratamente. Salutai Mery e raggiunsi la scrivania del mio amico.
Sapevo già chi avrei interpellato in quella missione.


mi spiace per chi si aspettava un capitolo romantico...
mi aspetto di rincontrarvi alla prossima! ;-)
  
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