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Autore: Trizia_B    23/07/2016    2 recensioni
Harry lavora come receptionist in uno degli alberghi più famosi di New York, e Louis, cantante di fama mondiale è solito presentarsi da lui sempre con la stessa frase che fa ruotare gli occhi di Harry al cielo.
"La suite numero cinque. Sali con me? per una notte o per sempre?"
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Le giornate all'Hilton Trend di New York iniziavano sempre allo stesso modo.

Alfred, il portiere, arrivava per primo intorno alle sei, dopo la consueta sosta da Corner, la piccola caffetteria gestita dalla famiglia Alvaro, marito e moglie di origini ispaniche che a detta di Alfred, erano i migliori nel preparare il caffè in tutta New York. Quindi, dopo il suo caffè lasciava la caffetteria all'angolo tra la Madison e Central per dirigersi a passo svelto verso l'Hilton con in mano la consueta bustina di carta contenente al suo interno una ciambella con confettura di lamponi che avrebbe consumato a metà mattina. Una volta giunto davanti alle lucide porte in vetro dell'Hotel, estraeva dalla sua tasca destra un mazzo di chiavi capace di far invidia a quello di Gaza, il guardiano del famoso film di Harry Potter, e tra tutte sceglieva quella con incise sopra le iniziali del complesso andando ad inserirle nella serratura laccata in oro. Una volta che le porte venivano aperte era questione di minuti prima che il consueto via vai avesse inizio. Alfred lasciava la sua colazione dietro il bancone tra i Pos e le ricevute di pagamento sistemate sempre in perfetto ordine da Harry, salutando Nick che stava per staccare dal suo turno notturno in reception, e poi lisciandosi la sua divisa sul petto andava posizionarsi al suo posto, davanti alle porte dell'Hotel pronto ad aprire la porta ai suoi visitatori. Ovviamente, detta così potrebbe apparire come se durante la notte gli ospiti dell'Hotel non potessero abbandonare lo stabile, ma naturalmente come in ogni Hotel ciò era possibile grazie alle porte rotanti presenti all'ingresso proprio di fianco a quelle a battenti, quelle di cui si occupava Alfred per l'appunto. Potrebbe sembrare superfluo quindi a questo punto il mestiere dell'uomo di mezza età con la pancia pronunciata e gli occhi chiari, ma si sa che ai ricchi piace quando sono gli altri a fare le cose per loro, perfino aprirgli la porta.

Il turno di Harry in reception iniziava alle sette e un quarto in punto. Ogni mattina, con il sole o con la pioggia, lui, vestito con la sua divisa blu notte in doppio petto, mezzi guanti bianchi a coprirgli le dita lunghe e nodose, e i capelli ricci ingellati a dovere, saliva sulla sua utilitaria fino al parcheggio interno riservato al personale dell'Hilton Trend e prendeva posto dietro il bancone, pronto ad accogliere i visitatori di passaggio nelle lussuose stanze dell'Hotel più famoso di tutta New York.

Quella mattina, esattamente come tutte le altre aveva preso l'ascensore dal seminterrato, dopo aver controllato per ben due volte di aver chiuso a chiave l'auto, aveva pigiato sul numero zero e aveva aspettato in silenzio e con le spalle dritte che le porte si aprissero davanti all'atrio dai colori caldi. Aveva fatto un cenno di saluto a Nick, entrambi con le guance rosse e gli occhi sfuggenti, memori dei loro trascorsi finiti male in seguito a una serie di appuntamenti sfortunati, ai quali era seguita una richiesta da parte del ragazzo di occupare il turno notturno e non più quello mattutino come era solito fare insieme a Harry, il quale gli era stato silenziosamente grato. Il più delle volte riuscivano a non incrociarsi, ma quando accadeva, l'imbarazzo era ancora palpabile. Raggiunta la sua postazione, Harry aveva come prima cosa sistemato le carte di credito lasciate in cauzione dagli albergatori sistemandole in ordine di arrivo e alfabetico. Era piuttosto meticoloso nel suo lavoro, cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato se l'avesse conosciuto al di fuori di esso. Una volta soddisfatto del suo operato, aveva iniziato a controllare le prenotazioni avvenute quella notte.

"Si stai leggendo bene, il signor Lucas e la coniglietta di PlayBoy, ancora"

Harry si era voltato in direzione di Liam, il suo collega che era appena passato alle sue spalle con in mano due tazze fumanti di Te ai mirtilli e lo sguardo di chi la sa lunga.

"Non riesco a credere che riesca a farla franca tutte le volte, ma com'è possibile che sua moglie non si accorga di nulla?"

Harry scosse la testa osservando la prenotazione avvenuta la notte prima alle due del mattino e terminata alle cinque quella stessa mattina. Fece una smorfia indignata. Quello era un posto di classe, mica un motel sulla statale verso il Texas!

Liam fece spallucce ormai abituato come lui alle bravate del signor Lucas, uno degli esponenti nella corsa di Trump alla casa bianca.

Harry prese la tazza che il ragazzo gli stava porgendo soffiandoci piano sopra prima di prenderne un sorso lasciando che il liquido caldo e profumato gli facesse vibrare la lingua e la gola. Adorava quella particolare qualità di Te, era una marca Indiana che si faceva spedire apposta dal suo amico Zayn, medico volontario che praticava da circa un anno nelle regioni più povere dell'india. Gliel'aveva fatto provare circa un mese prima quando era riuscito a ritagliarsi un breve week end a New York per il matrimonio di sua sorella Safa. A Harry mancava terribilmente, ma Skype era una valida alternativa alle chiamate troppo care e in più potevano vedersi, anche se attraverso uno schermo. Liam stanco di sentire sempre quell'odore dolce aveva finito per chiedergliene un sorso e da allora le scatolette che Zayn mandava erano diventate due, e Harry sospettava che il modo in cui i due si sono lasciati prima della partenza del suo amico centri qualcosa. Liam sapeva che Zayn era in partenza, e anche Zayn sapeva che la data di scadenza alla loro relazione fatta di baci rubati nei bagni dei locali tra un cocktail e l'altro stava per arrivare, ma nessuno dei due sembrava pronto a dire addio, fino a quando quell'aereo era partito e Liam non si era presentato all'aeroporto quella mattina e Zayn non aveva lasciato nessun biglietto sul suo comodino la notte prima.

"Guarda un po' chi è tornato, questa cos'è? La terza volta in un mese forse?"

Harry venne distratto dal suo contemplare i dati sullo schermo del computer dalla voce di Liam che puntava il suo sguardo verso le porte a battenti dalle quali aveva appena fatto la sua comparsa l'incubo peggiore di Harry, Louis Tomlinson.

Harry non poté trattenere uno sbuffo annoiato mentre osservava il ragazzo salutare calorosamente Alfred scambiando qualche battuta con il portiere prima di dirigersi a passo svelto verso il bancone della reception dietro il quale si trovavano lui e Liam.

Appena Louis si rese conto della sua presenza accellerò il passo facendo quasi stridere le ruote del suo trolley contro il marmo di Carrara che ricopriva il pavimento dell'intera Hall.

"Buon giorno raggio di sole"

Liam represse una risata borbottando qualcosa riguardo una chiamata urgente dal terzo piano, lasciando Harry con uno sguardo di supplica dipinta in volto. Odiava quando Liam lo lasciava da solo con quel demonio.

Harry tentò comunque di ricomporsi davanti al sorriso fin troppo eccessivo di Louis, fingendo di sistemare dei fogli sul bancone.

"Buon Giorno a lei signor Tomlinson, come posso esserle utile quest'oggi? Ha già prenotato una stanza o ha bisogno che gliene assegni una? L'Hilton sarà lieto di averla come suo ospite" Harry gli snocciolò il solito discorso di cortesia imparato durante i primi giorni di lavoro senza però riuscire a scalfire il sorriso impertinente del ragazzo che lo osservava con gli occhi troppo aperti e le labbra troppo stirate in quel sorriso fastidioso.

Louis allungò le mani sul bancone iniziando a puntellare il dito indice su di esso mentre parlava guardandolo fisso negli occhi.

"Prendo la suite numero cinque, se è libera e tu puoi venire con me se ti va, per una notte o per sempre"

Harry ruotò gli occhi al cielo reprimendo un sospiro annoiato. Era pur sempre un cliente quello davanti a lui, un irritante e odioso cliente. Il ragazzo non si smentiva mai. La prima volta che aveva usato quella frase erano stati esattamente due mesi prima, e da allora la tirava fuori ogni volta che si presentava davanti a Harry per prenotare la suite numero cinque, sempre la stessa, e tutte le volte Harry gli rispondeva dandogli le chiavi della stanza e basta. Louis continuava a sorridere e scuoteva appena la testa, prendeva la chiave e poi si dirigeva verso gli ascensori lanciandogli un ultimo sguardo prima che le porte lucide si chiudessero davanti a lui.

Ora intendiamoci, non che Harry non trovasse Louis abbastanza attraente, o che fosse impegnato in qualche relazione seria, oltre quella con il suo lavoro, ma proprio no. Non avrebbe mai dato a Louis Tomlinson la soddisfazione di aggiungerlo alla sua lista di conquiste in giro per gli Hotel del mondo. Si perché le avventure di Louis erano famose e conosciute da chiunque leggesse un quotidiano o guardasse la televisione.

Louis Tomlinson infatti era uno dei cantanti più famosi del momento e la lista della sue scopate era talmente lunga da fare invidia alla muraglia cinese. Il che è tutto dire. Quindi, nonostante il cantante fosse palesemente bello e intrigante, no, Harry non aveva intenzione di diventare un'altra tacca sulla testiera del suo letto.

Fece per recuperare la chiave della stanza quando la mano del ragazzo si posò sulla sua facendolo sussultare a tal punto che con l'altra mano fece cadere il bicchiere con i residui di Te, sporcando tutto il bancone.

Sollevò lo sguardo puntando gli occhi verdi in quelli colpevoli di Louis che si mordeva il labbro inferiore come un bambino colto in fallo. Harry scosse la testa sbuffando, cercando di recuperare dei tovaglioli da un cassetto per rimediare al disastro.

"Ops, giuro che mi dispiace, posso farmi perdonare invitandoti a cena questa sera?"

Dalla voce del cantante traspariva tutto il suo finto dispiacere, al quale Harry rispose con uno sguardo lacerante. Louis accusò il colpo e alzò le mani in segno di resa recuperando le chiavi dal bancone per poi dirigersi verso gli ascensori, prima che le porte si chiudessero davanti a lui i suoi occhi stavano ancora guardando Harry pulire il bancone occupandosi di un nuovo cliente appena arrivato.

*

"Secondo me dovresti dargli una possibilità"

Harry lanciò uno sguardo truce al suo amico Ed voltando di poco la testa che aveva fatto cadere poco prima sul tavolo in legno del locale nel quale si erano dati appuntamento appena un'ora prima.

Il rosso sollevò le spalle prendendo poi un sorso di birra irlandese sotto lo sguardo sconsolato del riccio. Aveva passato l'ultima mezz'ora a raccontare al suo migliore amico di Louis e della sua stupida ossessione nei suoi confronti. Stupida esatto. Era sicuro che il cantante avesse fatto una scommessa o qualcosa di simile con uno dei suoi amici ricchi e famosi, qualcosa di cui ridere alle sue spalle tra un concerto e un altro. Liam continuava a dirgli che era strano il fatto che da quando aveva messo piede per la prima volta all'Hilton fosse tornato così spesso, nonostante sul sito ufficiale del cantante fossero presenti numerose tappe in Europa in quello stesso periodo. Harry continuava a non volerci avere niente a che fare comunque.

La verità è che non pensa di essere niente di speciale. Insomma, lavora come receptionist in uno degli alberghi più famosi del mondo, ma non potrebbe permettersi una delle sue stanze nemmeno dopo cinque anni di lavoro con interessi pagati, ha una assurda ossessione per i programmi quiz a premi in tv e al contrario di quanto accade a lavoro, la sua casa è sempre in disordine, quella mattina è certo di aver intravisto un calzino dentro il forno. Quindi, cosa mai potrà trovarci in lui Louis Tomlinson? Lo stesso ragazzo che è uscito con modelli di tutto il mondo e perfino con attori di Hollywood. Harry si è informato solo perché è bene conoscere il tuo nemico, lo dicevano sempre a Karate Kid o una cosa del genere. Quindi è per questo in realtà che quando Louis si presenta davanti al suo bancone con un sorriso mozzafiato e la sua ormai tipica frase –Puoi venire di sopra con me se ti va, per una notte o per sempre- Harry sa che quel per sempre è solo la coronazione finale che usata davanti alle sue fan dodicenni permettono al cantante di farsi osannare come un Dio sceso in terra, ma non da lui. Lui sa che sarebbe solo la prima parte di quella frase, mentre teme che il cantante prenderebbe il posto di quel per sempre.

Quando era tornato a casa quella sera, aveva la schiena a pezzi e gli occhi gli pizzicavano per tutte le ore che aveva passato a osservare lo schermo del computer con le prenotazioni del mese scorso. Ripensandoci Liam aveva ragione, Louis aveva fatto tappa molto spesso in quelle ultime settimane. Si passò una mano tra i capelli ancora sporchi di gel cercando a tentoni i suoi occhiali riposanti tra i vestiti lasciati sul comodino, dovrebbe decisamente decidersi a mettere in ordine. Quando finalmente li afferra, li inforca sul naso andando a sedersi al centro del suo letto sul quale riposa abbandonato il suo ipad. Afferrò due cuscini sistemandoli dietro la schiena in modo da potersi adagiare contro di essi e quando finalmente lo fa, dalle sue labbra fuoriesce un sospiro di sollievo. Tutte quelle ore passate in piedi dietro al bancone non aiutavano per niente la sua schiena.

"Hey Bro, come stai?"

La faccia di Zayn apparve leggermente sfocata sullo schermo dell'ipad di Harry mentre il ragazzo prendeva una posizione comoda.

"Zay, scusa se ti ho chiamato così tardi, o meglio, così presto per te, ma sono davvero in difficoltà"

Il ragazzo dall'altra parte dello schermo gli fece cenno di aspettare un secondo sparendo per un attimo dall'inquadratura, lasciando ad Harry la possibilità di osservare la piccola stanzetta in cui alloggiava il suo amico. Riusciva a distinguere una loro vecchia foto sul comodino, un letto sfatto e una chitarra elettrica che è certo che non appartenga a Zayn, non ha mai saputo suonarne una.

Quando il ragazzo si ripresentò davanti allo schermo aveva gli occhi brillanti e le labbra rosse.

"Oh MIO DIO!" esclamò Harry non appena registrò a pieno i tratti sconvolti del suo amico.

"Tu hai un ragazzo"

Era un esclamazione. E il fatto che Zayn si stesse mordendo il labbro inferiore e la sua mano destra si fosse incastrata tra i capelli corti sulla nuca diede a Harry le conferme di cui aveva bisogno.

"Parla" lo esortò con tono perentorio, ma Zayn era pur sempre Zayn e quindi.

"Sbaglio o eri tu che avevi bisogno di parlare?"

Harry gli fece il suo sguardo da: io e te non abbiamo finito, e iniziò a parlare.

"Quindi? Non dici niente?" Harry era impaziente. Aveva raccontato a Zayn del nuovo invito di Louis a raggiungerlo nella sua stanza d'albergo e adesso il suo amico se ne stava in silenzio a osservarlo mentre nel suo stomaco le sue budella avevano iniziato ad andare a fuoco, che poi perché?

"Non capisco cosa ti aspetti che ti dica, insomma è più di un mese ormai che mi parli sempre di questo Louis, quindi cosa? Che aspetti ad accettare?"

Gli occhiali di Harry scivolarono lungo tutto il ponte del naso fino a raggiungere pericolosamente la punta, nel momento in cui il riccio spalancò occhi e bocca davanti alle parole di Zayn.

Perché tutti continuavano a dirgli di accettare? Nessuno provava a mettersi nei suoi panni?

"Questa non è nemmeno un opzione contemplabile Zayn, tu avresti dovuto usare parole efficaci, termini medici per indurmi a non accettare!"

"Amico, io davvero non capisco, ok con Nick è stato un fiasco, ma tu e lui siete comunque riusciti ad andare avanti nonostante lavoriate nello stesso albergo, quindi che mai potrebbe succedere se con Louis non dovesse andare? Ci sono un sacco di Hotel di lusso a New York e tu non lo vedresti più"

Le parole di Zayn gli arrivarono dritte al petto come un onda. Ci sono un sacco di Hotel di lusso a New York e tu non lo vedresti più. Aveva ragione, infondo si sarebbe trattato semplicemente di una storia di una notte, non credeva di certo che quel per sempre di Louis fosse reale, quindi perché no? Ma soprattutto perché il pensiero che Louis scegliesse un albergo diverso dall'Hilton lo spaventava così tanto?

*

"Cristo santo Carl! Ti ho detto che è un emergenza devi venire subito!"

Harry sbatté la cornetta del telefono contro l'apparecchio sbuffando frustrato. I suoi capelli erano un disastro a causa delle continue passate di mano e i suoi colleghi non l'avevano mai visto in quello stato tanto scomposto.

Solo due ore prima l'impianto idraulico del secondo piano aveva deciso di suicidarsi iniziando rilasciar perdite da tutti i condotti rendendo non solo il secondo, ma anche il primo e la hall inutilizzabili. L'albergo faceva acqua da tutte le parti e l'idraulico della compagnia designata non avrebbe potuto raggiungerli prima di quattro ore. Il giorno dopo la notizia sarebbe uscita su tutti i giornali e l'Hilton Trade di New York sarebbe diventato lo zimbello di tutta la città. Il suo capo lo avrebbe certamente licenziato e lui sarebbe diventato un barbone, uno di quelli che incontrava ogni mattina davanti alla stazione della metro nel tragitto da casa al suo ormai ex posto di lavoro. Erano già le nove di sera e il suo turno era terminato da un'ora, ma essendo lui il capo receptionist era suo compito occuparsi di avvisare la compagnia idraulica di fiducia dell'albergo. Nick aveva tentato più volte di calmarlo senza risultato e perfino Liam lo osservava con gli occhi tristi e lo sguardo colpevole, ma infondo non era colpa loro come non era colpa sua. Molti degli ospiti dell'hotel erano già stati spostati in alberghi della concorrenza e quelli che ancora non avevano fatto ritorno dalle loro passeggiate lo sarebbero stati presto.

"Oh, wow, che succede avete deciso di fare un pool party qui nella hall?"

Le spalle di Harry si contrassero al solo sentire il suono di quella voce divertita. Louis Tomlinson era l'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento.

"Signor Tomlinson siamo davvero spiacenti ma l'albergo si trova in una situazione di inagibilità, saremo lieti di prenotare una stanza a suo nome in un qualsiasi altro albergo lusso a sua scelta, naturalmente a nostre spese" Liam gli si avvicinò con il suo sorriso cordiale, le mani strette davanti al petto e gli occhi da cucciolo.

Louis non lo degnò nemmeno di una risposta avanzando invece in direzione di Harry che si era lasciato cade su una poltrona dell'atrio con la testa rivolta all'indietro e gli occhi chiusi in una smorfia di mortificazione.

"I tuoi capelli sono molto più belli così, lo sai?"

Harry rimase in silenzio per qualche secondo prima di decidersi ad aprire un occhio e puntarlo in direzione di Louis che lo osservava dall'alto, in piedi davanti a lui. indossava una camicia bianca classica piegata fino ai gomiti e dei pantaloni eleganti neri, strettissimi. Harry dovette deglutire un paio di volte. Aveva i capelli acconciati all'indietro da una quantità industriale di lacca e gel, doveva necessariamente essere di ritorno da un aperitivo chic, magari in compagnia di qualche bell'attore o modello. Harry storse le labbra senza nemmeno rendersene conto.

"Signor Tomlinson l'albergo.."

Louis frenò il suo patetico tentativo di cambiare discorso con il gesto di una mano afferrandone invece una delle sue costringendolo a sollevarsi dalla poltrona.

"Vieni, hai bisogno di staccare, sono certo che Nick sarà in grado di cavarsela da solo"

"Cosa? Ma io non posso, dev.."

"Il tuo turno finisce alle otto Harry, non hai scuse, andiamo"

Harry rimase basito, non solo per il fatto che Louis conoscesse i suoi turni, ma soprattutto per il fatto che ricordasse il suo nome e che pronunciato dalla sua bocca suonasse così bene.

L'unica volta in cui si era presentato era stata la prima volta in cui Louis aveva varcato la soglia dell'Hilton due mesi prima, come al solito Harry aveva snocciolato la frase di benvenuto, ma quella volta non sapeva nemmeno lui il perché aveva aggiunto un: piacere io sono Harry. alla fine della frase, e a quanto pare Louis se l'era ricordato.

Liam gli aveva lanciato uno sguardo incoraggiante mentre entrambi si allontanavano, o meglio mentre Louis si trascinava dietro Harry.

Adesso si trovavano entrambi su un taxi diretto a Brooklyn, Harry aveva insistito per poter almeno prendere la sua auto ma Louis aveva semplicemente sorriso mentre con un fischio degno di James Dean aveva fatto accostare un yellow cab davanti a loro sul marciapiede. Dopo di ciò erano rimasti in silenzio, Harry ne era stato grato, quel venerdì era stato davvero una giornata pesante e aveva bisogno di riposare un po', di staccare anche, ma pensava che a fine serata si sarebbe ritrovato nel solito pub irlandese in compagnia di Ed e una birra rossa e non su un taxi con ancora in dosso la sua uniforme di lavoro e un Louis Tomlinson sorridente come un bambino la mattina di Natale.

Una ventina di minuti più tardi il taxi aveva fatto sosta come da richiesta davanti a un localino anonimo in una zona di Brooklyn che Harry non aveva mai visto prima, sembrava alquanto lontana dalle zone di lusso di New York, quelle dove si trovava anche il suo albergo, insomma non si aspettava di certo che Louis frequentasse, ne tanto meno conoscesse tali periferie.

"Dove siamo?"

"Vieni, ti piacerà ne sono certo"

Harry si morse il labbro ancora indeciso se dargli retta o fuggire a piedi, ma alla fine decise che farsi offrire da bere sarebbe stato di gran lunga meglio che tornarsene a casa vestito da damerino con tanto di mezzi guanti alle mani. Scosse la testa sfilandosi i guanti lasciandoli scivolare dentro le tasche dei pantaloni eleganti.

Il bar non era per niente male in effetti. Una cameriera era appena passata a prendere le loro ordinazioni non senza aver prima lasciato uno sguardo strano in direzione del doppio petto di Harry che si era vergognato a morte, e lo sguardo divertito di Louis non aveva aiutato per niente.

Sembrava un posto intimo, la musica echeggiava non troppo alta dagli altoparlanti disposti ai lati del locale e i tavoli in legno con le panche conferivano un atmosfera casareccia al posto. Era pieno di ragazzi, universitari presumibilmente, e qualche uomo che a differenza dei giovani che avevano optato quasi tutti per dei boccaloni di birra, preferivano sorseggiare dei drink seduti nei tavoli più in disparte.

"Sai sembri davvero un pesce fuor d'acqua vestito così"

Louis sorrise in direzione di Harry che era arrossito al suo commento mettendo su anche una smorfia indignata.

"Beh, nemmeno tu mi sembri nel tuo habitat naturale mi pare, non vedo bicchieri di cristallo o champagne di classe qui"

Louis sembrò adombrarsi per un secondo davanti a quel commento, ma si riprese in fretta continuando a sorridere, Harry si chiese come mai sorridesse sempre.

"Sai a dire il vero questo è esattamente il mio habitat naturale. Io sono nato e cresciuto a Brooklyn, e il mio quartiere non era poi molto distante da qui, durante la mia adolescenza ho frequentato spesso questo bar, i proprietari erano amici dei miei genitori" fece spallucce sorridendo alla cameriera che aveva appena portato loro due drink.

In effetti osservandolo bene, Harry si rese conto che Louis si amalgamava perfettamente a quel posto, nemmeno i vestiti costosi e i capelli acconciati sembravano stonare. Pensò anche al fatto che nessuno si era avvicinato per domandare una foto o un autografo, Louis era davvero famoso, ma quelle persone lo avevano solamente osservato e poi avevano ripreso i loro precedenti affari.

"Parlami di te Harry".

Trascorsero le successive tre ore a parlare e ridere come se si conoscessero da sempre e Harry non poté fare a meno di pensare che forse aveva avuto torto riguardo a Louis.

Quando raggiunsero l'appartamento di Harry erano le quattro del mattino e il signor Morgan della panetteria di fronte al suo condominio si stava accingendo ad aprire l'attività. Harry lo aveva salutato con una mano mentre Louis gli aveva sorriso.

"Beh, immagino di doverti ringraziare, è stata davvero una bella serata e in effetti avevo davvero bisogno di staccare un po'"

Erano entrambi in imbarazzo, e Harry si chiese cosa avrebbe dovuto fare a quel punto, invitarlo a salire? Salutarlo e basta? Baciarlo?

Ci pensò Louis a mettere freno alle sue domande interiori.

"Sono felice che ti sia divertito Harry, buonanotte"

Harry rimase di sasso. Ebbe almeno l'accortezza di accennare qualcosa mentre Louis si voltava lasciandolo da solo sull'uscio della porta di casa. Che diavolo stava a significare? Aveva sempre avuto ragione Harry allora? Louis era solo una grandissima presa in giro e basta? Ma poi che discorso era? Prima diceva che voleva portarlo di sopra nella sua stanza e adesso nemmeno il bacio della buonanotte? Insomma avevano parlato molto, ma c'era stato anche qualche tentativo di flirt che ammettiamolo, Harry non aveva affatto disdegnato, quindi cosa? Ma certo, ovviamente Louis si era reso conto che non ne valeva la pena, che Harry era semplicemente un receptionist e che non era alla sua altezza, nemmeno per una notte, figuriamoci per sempre. Scosse la testa stizzito infilando le chiavi dentro la toppa chiudendosi poi la porta alle spalle.

*

"Quindi adesso sei arrabbiato con lui perché non ti ha scopato?"

Zayn dall'altra parte dello schermo se la rideva di cuore davanti allo sguardo corrucciato del suo amico.

"No, Zayn, non sono arrabbiato perché non mi ha scopato, dico solo che il suo comportamento non ha senso!"

Zayn intanto si accarezzava la barba lunga di un paio di giorni emettendo versi che fecero pensare a Harry che stesse per tirar fuori una delle sue solite teorie.

"Sai cosa penso? Penso che tu ti sia preso una cotta per Louis Tomlinson e che il suo flirtare con te ogni volta che finiva per alloggiare all'Hilton ti piacesse più di quanto tu sia disposto ad ammettere, e che ci sei rimasto di merda perché il tuo uccello non scopa da mesi e speravi che ti ripetesse quella assurda frase anche ieri notte"

Harry gli fece semplicemente il terzo dito prima di chiudere la video chiamata con in sottofondo le risate del suo amico.

Lui non aveva assolutamente una cotta per Louis Tomlinson. Proprio no.

*

Ok, forse aveva una cotta per Louis Tomlinson.

Il fatto era che il suddetto era completamente scomparso. Aveva lasciato l'albergo la mattina dopo la loro uscita e non che l'hotel fosse ancora inagibile, no perché il danno era stato gestito alla grande da Nick, Harry glia aveva anche fatto i complimenti, non senza l'imbarazzo comune certo. Quindi come mai era sparito? E perché non aveva che ne so, lasciato un biglietto per lui?

Harry si diede dell'idiota da solo, a lui non interessava Louis, per niente, e solo perché avevano passato una bella serata (nonostante il cantante non l'avesse baciato a fine serata) non significava che da qual momento il loro rapporto sarebbe dovuto cambiare.

Harry sbuffò prendendo posto alla sua postazione di lavoro lasciando i pensieri su Louis Tomlinson fuori dalle porte dell'Hilton Trade.

Successe esattamente un mese dopo. Louis si presentò davanti a lui di lunedì, sorriso smagliante e pelle abbronzata.

"Buon giorno raggio di sole, la suite numero cinque è libera?"

Harry si riscosse dall'osservare le date dei voli verso l'india dal suo computer per puntare il suo sguardo in quello di Louis.

Harry sentì il suo cuore battere forte dentro al petto e le mani tendersi in uno spasmo involontario sui tasti della tastiera.

Louis era li davanti a lui dopo un mese, e cosa? Si aspettava cosa esattamente? Il cantante aveva sempre e solo giocato con lui, e quella uscita era stata un'opera di carità, l'aveva deciso circa una settimana dopo quando aveva analizzato tutta la situazione e aveva capito che Louis avesse solo avuto pena di lui in quel momento, vedendolo sommerso dalle incombenze.

Quindi niente, era tutto come prima, tutto normale, assolutamente.

"Buongiorno signor Tomlinson, certo ecco a lei la chiave"

E mentre porgeva la chiave le loro dita si sfiorarono provocandogli una scossa lungo tutto il corpo.

Louis le prese sorridendo come al solito. Rimase fermo a osservarlo e poi come sempre.

"Sali con me? Per una notte o per sempre?"

Harry scosse la testa voltandosi verso Liam che aveva iniziato a chiamarlo dal fondo dell'atrio.

Louis si morse il labbro inferiore prima di sbattere la mano sul bancone un paio di volte e poi trascinarsi il trolley verso le porte dell'ascensore. Prima che le porte si chiudessero i suoi occhi fissavano la schiena di Harry dirigersi verso Liam.

Il soggiorno di Louis all'Hilton durò appena un paio di giorni, poi il ragazzo lasciò la città per dirigersi in Francia dove avrebbe tenuto il suo prossimo concerto.

Harry non aveva controllato su internet le date delle sue performance, assolutamente no, eccetto che lo aveva assolutamente fatto.

Il fatto era che non capiva. Non riusciva a capire il comportamento dal ragazzo. Perché passava tutto quel tempo a New York, nel suo albergo, quando poi aveva da fare più di otto ore di volo per arrivare a fare i suoi concerti in Europa? Una sera, circa quattro sere dopo la partenza del ragazzo Harry ebbe un illuminazione. Louis aveva un ragazzo. Era così ovvio, come aveva fatto a non pensarci prima? Ovviamente Louis doveva avere un ragazzo a New York, un ragazzo da cui correva sempre ogni qual volta i suoi impegni lavorativi glielo permettessero, che sciocco era stato anche solo a pensare che Louis Tomlinson potesse veramente essere interessato a lui. Dopo quella rivelazione Harry smise di guardare i siti dedicati a Louis e alla sua tourné intenzionato a lasciarsi alle spalle Louis e i suoi stupidi giochetti.

*

Il destino doveva necessariamente avercela con lui, perché no, non era possibile, erano passate tre settimane dall'ultima visita di Louis a New York, e il ragazzo non avrebbe avuto un giorno libero almeno prima di un'altra, Harry ricordava ancora le date, fategliene una colpa. Quindi no, non poteva essere possibile che Louis si trovasse all'Hilton in quel preciso momento, solito sorriso sul viso e trolley al seguito.

"Buon Giorno ragg.."

"Che diavolo ci fai qui?"

Harry non si rese nemmeno conto di aver parlato, non fino a quando Liam non gli riservò uno sguardo sconvolto e lo stesso fece anche Louis, che per la prima volta perse il suo sorriso lasciando spazio a un'espressione di puro sconcerto.

"Io, voglio dire, Herm, signor Tomlinson ben tornato, vuole la chiave della suite numero cinque? Arriva subito!"

Louis a quel punto gli scoppiò letteralmente a ridere in faccia.

Harry poteva sentire le sue guance scottare. Louis gli stava ridendo in faccia e Liam avrebbe iniziato di li a poco ne era certo.

"Immagino che se ti chiedessi di salire con me mi urleresti contro di peggio, sbaglio?"

Harry gli lanciò contro uno sguardo torvo e Louis sollevò le mani in segno di resa prima di dileguarsi non senza un sottofondo di risate che fece incazzare Harry ancora di più.

"Ma dico sei impazzito? Che ti è preso?"

"Andiamo, Liam l'hai visto no? Non fa che prendermi in giro, se fossi al posto del suo ragazzo sarei indignato di sapere che rifila tali frasette fatte ai ragazzi in giro!"

Liam lo osservò prima di infilarsi una mentina in bocca.

"Ma quale ragazzo Harry? non l'hai ancora capito che Louis ti muore dietro?"

"No Liam! Lui viene qui a New York solo per vedere il suo ragazzo ne sono certo, altrimenti perché farsi tutte quelle ore di aereo nonostante il tour in corso mh?"

Liam scosse la testa osservandolo come se fosse un bambino a cui si deve spiegare tutto.

"Harry Louis viene qui solo per vedere te, andiamo è così palese che è addirittura ridicolo, solo tu non te ne sei reso conto!"

"Tu spari cazzate Liam! Se fosse vero spiegami perché quella sera non mi ha baciato prima di andare via mh?"

Liam gli si avvicinò con uno sguardo consapevole in volto.

"Harry, tu lo spaventi! perché non provi a rispondere alla sua domanda la prossima volta, mh?"

E così dicendo lo lasciò solo, con mille pensieri e soprattutto mille e più dubbi.

Alla fine Louis si trattese solamente un giorno e così come era arrivato se n'era andato.

Harry aveva passato l'intera giornata a fissare l'ascensore dubbioso sul prenderlo o meno per raggiungere il nono piano, quello riservato alle suite di lusso, lo stesso dove alloggiava Louis. Alla fine finiva sempre per sbuffare e tornare a svolgere le sue mansioni, ignorando il nodo allo stomaco che gli si era formato da quando Louis aveva messo piede nell'edificio.

Dopo quell'ennesima breve visita, Louis era di nuovo scomparso, o meglio, Harry sapeva che il ragazzo si trovasse ad Amsterdam per due sere di concerti e che probabilmente non sarebbe riuscito a tornare dal suo ragazzo prima di almeno un mese. Questa realizzazione gli fece più male di quanto riuscisse ad ammettere. Ormai era certo che il cantante avesse qualcuno da cui tornare a New York, e che i suoi tentativi di flirt fossero solo quello, ma il sapere che esisteva quel assurdo gioco tra di loro, quello scambio di battute così familiare, gli creava uno strano senso di familiarità, qualcosa a cui forse non era ancora pronto a rinunciare.

*

"Inizio seriamente a preoccuparmi, Haz dico davvero, hai quel muso lungo da due settimane e non provare a convincermi che il fatto che Louis abbia abbandonato l'hotel due settimane fa non centri nulla"

Ed era arrivato a casa di Harry nel pomeriggio, dopo l'ennesimo rifiuto a uscire da parte del riccio. Quando dopo il suo bussare insistente, Harry gli aveva aperto la porta, Ed era rimasto senza parole. L'appartamento di Harry era un gioiellino di pulizia. I vestiti che di solito tappezzavano pavimento e mobili erano stati tutti lavati e sistemati dentro cassettiere e armadio e perfino le salviette del bagno erano state sistemate con cura negli appositi contenitori. Era stato a quel punto che il ragazzo aveva capito quanto fosse grave la situazione.

"Ed, io non so cosa fare, non capisco nemmeno perché ci stia pensando tanto, voglio dire non è che sia cambiato chissà cosa, siamo solo usciti una sera e lui.."

"Lui non ti ha baciato come invece avresti sperato che facesse"

Harry sospirò lasciandosi cadere sulle gambe del suo amico che si era accomodato sul divano davanti a una replica di America Idol che nessuno dei due stava guardando.

"Già".

Un mese esatto era passato e puntualmente Louis si era presentato davanti alle porte dell'Hilton, solito sorriso ammalia ragazzine e capelli più lunghi sulle spalle. Quel giorno sembrava davvero esausto, il tour si sarebbe fermato per due settimane prima di terminare con una tappa al Madison Square Garden di New York, e i suoi occhi non erano mai sembrati tanto stanchi. Harry un giorno, mentre aveva tre siti aperti tutti riguardanti il cantante, aveva scoperto che Louis aveva tenuto la sua residenza a Brooklyn. Quando l'aveva scoperto si era domandato come mai non facesse semplicemente avanti indietro dal ponte anziché continuare ad andare all'Hilton per raggiungere il suo ragazzo segreto. Già perché in cinque anni di carriera non c'era mai stata nemmeno una foto di Louis insieme a qualcuno di fisso, sempre e solo storielle. Harry avrebbe mentito se avesse detto che il fatto che Louis tenesse tanto a questo ragazzo da non farlo mai fotografare mettendolo in mostra come le sue uscite trofeo, non gli facesse almeno un po' male.

Liam lo osservava ridendo sotto i baffi ma Harry non poteva fregarsene di meno. Aveva deciso due giorni fa, davanti alla quinta birra e a Ed e lo stesso Liam che se Louis si fosse presentato un'altra volta all'hotel con la sua stupida frase, avrebbe risposto di si, almeno per vedere cosa sarebbe successo, se non altro.

Tremava appena dentro la sua uniforme mentre osservava Louis avvicinarsi a passo lento e trascinato con al seguito il suo solito trolley.

Aveva la risposta lì sulla punta della lingua, era pronto a sentire la solita frase, ma quando Louis parlò, il sangue gli si gelò nelle vene.

"La chiave della suite numero cinque grazie."

Tutto qui? Che fina aveva fatto il: Buon giorno raggio di sole, e Sali con me? Per una notte o per sempre?

Harry era rimasto talmente basito che Liam era stato costretto a tossire per richiamare la sua attenzione. Harry aveva balbettato qualcosa consegnando la chiave a Louis che aveva semplicemente annuito voltandosi poi per raggiungere gli ascensori. Nessuno lo stava fissando quando le porte si chiusero.

Harry aveva lasciato passare appena due ore prima di presentarsi davanti alle porte della suite numero cinque. Era fermo davanti a quelle sontuose porte intarsiate da così tanto che se avesse voluto avrebbe potuto disegnarle ad occhi chiusi. Dall'altra parte non si sentiva nessun rumore e Harry era arrivato a pensare che Louis stesse riposando. Improvvisamente gli venne in mente che Louis non usciva mai dalla sua stanza quando si trovava in albergo, erano state davvero poche le volte in cui lo aveva visto lasciare l'hotel se non per abbandonare la stanza. Prese coraggio e anche un respiro che gli fece appena girare la testa prima di decidersi a bussare un paio di volte.

Stava per bussare una seconda volta quando la faccia assonnata di Louis si sostituì al legno.

Harry stava deglutendo a vuoto, un braccio ancora alzato in aria pronto a scontrarsi nuovamente sul legno freddo e il cuore a battere a mille.

Louis indossava solamente un pantalone di pigiama calato sui fianchi, i capelli sconvolti, ancora il segno del cuscino sulla guancia e il petto tatuato in bella mostra. Harry non lo aveva mai trovato più bello.

"Herm, signor Tomlinson..herm.." stava letteralmente andando nel pallone. Perché non aveva pensato a cosa dire se Louis avesse aperto la porta?

Louis si appoggiò allo stipite della porta incrociando le braccia al petto facendo gonfiare i muscoli, un sorriso assonnato sul viso.

"Harry, tutto bene?"

Harry aprì e richiuse la bocca un paio di volte prima di decidersi a parlare.

"Io, solo..perché non me l'hai chiesto?"

Louis lo guardò confuso aggrottando le sopracciglia rimettendosi dritto sulle gambe.

"Chiesto cosa?"

Harry sbuffò frustrato.

"Quella cosa, quella frase idiota che mi ripeti ogni volta" precisò muovendo le mani in maniera sconclusionata.

Louis abbassò lo sguardo sui suoi piedi nudi sorridendo appena prima di guardarlo.

"Avrei ottenuto risposta questa volta?"

Harry si morse il labbro iniziando a torturarsi le mani guantate.

"Scusa non volevo offenderti, è solo che pensavo che ti fossi stancato della mia proposta, e sinceramente mi ero un po' arreso anche io davanti al tuo muro, quindi.."

Louis fece spallucce voltandosi verso la suite invitando Harry a entrare con un cenno del capo.

Harry lo seguì dopo un attimo di esitazione. La suite era bellissima, illuminata dalle luci della città al tramonto, si poteva vedere il ponte di Brooklyn e l'altra parte della città dalle finestre.

"È il motivo per cui prendo sempre questa stanza, riesco a vedere casa mia da qui"

Louis parlò seguendo lo sguardo di Harry fuori dalla finestra.

Harry stava per domandargli quale fosse il motivo per cui invece scegliesse sempre quell'hotel quando stava a New York, ma invece decise di tacere.

Ci fù un breve momento di imbarazzo all'inizio ma poi i due iniziarono a parlare seduti sul divano davanti alle luci della città e Harry si dimenticò di andare a timbrare il suo cartellino per dare il cambio a Nick, e Louis spense il suo telefono quando la chiamata di una delle sue tante conquiste passate lo aveva fatto suonare. Parlarono e scherzarono fino alle cinque, le luci del mattino si stavano facendo strada nel cielo e due sorrisi sui loro volti, i cuori più leggeri.

"Scusami, non mi ero reso conto che si fosse fatto così tardi"

Louis scosse la testa. Erano così vicini adesso, le loro gambe piegate sul sofà potevano quasi sfiorarsi, come le loro dita adagiate vicine sulla spalliera. Avevano smesso di parlare e si stavano semplicemente guardando.

Fu Louis a fare la prima mossa. Il suo viso prese ad avvicinarsi lentamente mentre il respiro di Harry si faceva sempre più veloce.

Erano a ormai un palmo di naso quando il receptionist indietreggiò di scatto facendo indietreggiare di riflesso anche Louis.

"Cosa c'è?"

"Io non posso, mi dispiace.."

"Ma perché? Io credevo.."

Harry si mise in piedi osservando Louis ancora seduto sul divano con gli occhi liquidi.

"Tu hai un ragazzo, e io, non.."

Louis si alzò di scatto fronteggiandolo nonostante la stazza maggiore di Harry.

"Un ragazzo? Ma di che stai parlando?"

"Si insomma, tu, perché venire così spesso a New York durante il tour, hai anche la residenza a Brooklyn e.."

Louis scosse la testa ridendo amareggiato.

"È questo che pensi? Pensi che io venga a New York per vedere il mio ragazzo e poi mi metta a provarci con te? Che razza di persona pensi che io sia?"

Harry si morse il labbro guardandosi i piedi.

"Dio Harry sei così stupido" Louis scosse la testa voltandosi verso le luci della città.

"Su una cosa hai ragione però, venivo qui a New York per vedere un ragazzo, preferivo passare le notti da solo in questa stanza dalla quale perlomeno riuscivo a vedere le luci di casa mia, preferivo prendere un aereo nonostante la stanchezza e gli impegni, solo per poterlo vedere, anche solo dieci minuti, e porgli ogni volta la stessa domanda con la speranza che per una volta mi avrebbe risposto come speravo, ma lui non l'ha mai fatto. Non l'ha mai fatto fino a questa sera, quando a causa della mia stanchezza quella domanda non gliel'ho posta, e lui si è presentato nella mia stanza a chiedermi perché non l'avessi fatto. Scelgo sempre questa stanza per poter vedere casa mia Harry, ma scelgo questo Hotel per poter vedere te."

Harry schiuse le labbra senza parole. Non sapeva cosa dire. I suoi amici gliel'avevano ripetuto più e più volte, ma lui non gli aveva voluto dare ascolto, forse più per paura che per altro. Aveva paura che credere a quella possibilità gli avrebbe spezzato il cuore, perché lui come poteva meritare tali attenzioni da Louis?

Louis si avvicinò lasciandogli una carezza leggera sul viso prima di voltarsi verso la camera da letto e chiudersi al suo interno.

*

Louis aveva lasciato l'hotel quella mattina. Harry lo aveva intravisto trascinarsi dietro il suo trolley sul pavimento in marmo mentre era occupato a sistemare gli ultimi ingressi nel database.

Non aveva trovato il coraggio di parlargli, per dirgli cosa poi? Che anche lui provava le stesse cose? Era tutto così assurdo, un attimo prima era sicuro che Louis avesse un ragazzo e quello dopo si dava dello stupido per non averlo fermato quando si era chiuso la porta della camera da letto alle spalle.

Le due settimane successive, Harry le aveva trascorse a piangersi addosso ancor peggio di quelle in cui Ed aveva trovato casa sua in perfetto ordine. Il fatto era che ci aveva messo un po' ma ci era arrivato, sapeva cosa avrebbe voluto dire a Louis solo che non sapeva come farlo. Il ragazzo aveva lasciato l'albergo e non aveva idea di come contattarlo. Ci aveva pensato a lungo fino a quando non aveva capito che la sua unica possibilità sarebbe stata quella di presentarsi al suo concerto.

Ringraziò tutti gli Dei che conosceva per avere un amico che lavorava nel settore della sicurezza  dei concerti al Madison, Ed si era fatto promettere una nottata di giri gratis al suo pub preferito in cambio di quel piccolo favore. Harry non aveva protestato.

Quindi erano le nove di sera di un venerdì qualunque a New York e Harry si trovava davanti alle transenne in prima fila insieme a migliaia di ragazzine urlanti, che lo avevano guardato piuttosto male quando l'omone della sicurezza lo aveva scortato proprio sotto il palco, ma comunque, ora si trovava lì, e sperava con tutto se stesso che Louis si accorgesse di lui, così forse avrebbero potuto parlare e avrebbero forse potuto dar inizio a quel per sempre che tanto gli aveva proposto.

La prima parte del concerto fu grandiosa. Harry non aveva idea che il ragazzo fosse così bravo. Le canzoni che aveva ascoltato in internet non erano nulla in confronto alle sue performance dal vivo. Non si stupiva affatto del suo successo. In ogni caso, Louis non si era accorto di lui e Harry aveva iniziato a perdere la speranza anche perché quella che Louis stava cantando era la sua ultima canzone in scaletta. Forse avrebbe dovuto costringere Ed a farlo entrare nei camerini, ma sapeva che quello era un compito impossibile perfino per lui.

Anche l'ultima canzone era terminata e le luci si erano spente lasciando spazio a coriandoli e ragazzine urlanti. Tutte sembravano fremere di impazienza e Harry si chiese come mai visto che il concerto era finito e presto li avrebbero fatti uscire.

Le luci si riaccesero rivelando solo la figura di Louis davanti al microfono in mezzo al palco buio al suo intorno.

Louis prese un grosso respiro salutando qualche fan a caso tra il pubblico che adesso era illuminato. I suoi occhi saettavano da una parte all'altra quando finalmente lì nella prima fila riconobbe quelli verdi di Harry. Le sue labbra si schiusero appena, prima di serrarsi in una maschera di impassibilità. Si allontanò sparendo nel buio sotto le proteste delle sue fan, prima di ricomparire nuovamente con un piccolo sorriso.

"Buona sera New York! Spero che il concerto vi sia piaciuto, quella che stavo per cantare era la mia canzone di chiusura, ma penso che questa sera farò un piccolo cambio di programma. Ho deciso infatti di farvi ascoltare in anteprima il mio nuovo singolo, qualcosa di davvero personale che ho scritto in questi ultimi mesi, spero che vi piaccia, si chiama New York"

Le luci si abbassarono lasciando solo Louis visibile sul palco circondato da milioni di lucine di telefoni e accendini ad accompagnare i giri di chitarra che introducevano l'inizio della canzone.

Quando Louis iniziò a cantare, Harry capì che il suo gesto non era stato vano. Gli occhi gli si riempirono di lacrime e il cuore batteva forte nel petto.

"Five drinks in on Friday night
We only came to dry your eyes
And get you out of your room

Now this bar closes doors
I found my hand is holding yours
Do you wanna go home so soon?

Maybe we should take a ride
Through the night
And sing along to every song
That's on the radio
In the back of a taxi cab in Brooklyn no no no
The sun can rise
Burning all the streetlamps out at 3AM
So DJ, play it again

Until the night turns into morning
You'll be in my arms
And we'll keep driving
Along the boulevard
And if I kiss you, darling
Please don't be alarmed
It's just the start of everything you want

A new love
In New York

In New York

Yesterday you gave me a call
Stressing out about it all
The world is moving too fast

And you don't know where to begin
'Cause you spent a lifetime fitting in
Only to wind up on the other side
By yourself
And every day
Screaming out
To all the people that you used to know
From a window that looks upon the Manhattan skyline now
It's just the way your life goes
And you live it in every song you know
So DJ, play it again

Until the night turns into morning
You'll be in my arms
And we'll keep driving
Along the boulevard
And if I kiss you, darling
Please don't be alarmed
It's just the start of everything you want

A new love
In New York

And every song that plays
Is just like the day you had
And it's okay to cry
But I'm saying maybe
That's a waste of water
You know I'm here for you
In the back of the taxi cab tonight

In New York
It's just reached the morning
You're still in my arms
Now we stop driving
Down the boulevard
And I just kissed you, darling
I hope you weren't alarmed
It's just the start of everything you want

A new love
In New York

A new life
In New York"

Quando le luci si spensero definitivamente Harry si era aspettato di vedere qualcuno scortarlo fino al camerino di Louis, ma non avvenne nulla di tutto ciò.

Il giorno seguente a lavoro era distratto come mai gli era capitato. Non capiva, era certo che Louis avesse scritto quella canzone per lui, per loro, allora perché non si era fatto vedere?

Il tossicchiare di Liam lo riscosse facendogli puntare lo sguardo verso le porte a battenti tenute aperte da Alfred. Louis fece il suo ingresso, bello come non mai. Pantaloni di jeans strappati sulle ginocchia, maglia dell'Adisas nera e Vans ai piedi. I capelli lasciati liberi di muoversi sul capo e il suo solito sorriso.

Si fece strada fino al bancone dove Harry lo osservava con il cuore in gola.

"Buon giorno raggio di sole, la suite numero cinque"

Harry aggrotto le sopracciglia. Si aspettava qualcos'altro, magari un invito a bere un caffè per poter parlare. Scosse il capo andando a recuperare la chiave prima di consegnarla a Louis che lo osservava sorridente.

"Sali con me? Per una notte o per sempre?"

A quelle parole il viso di Harry si illuminò sfociando in un bellissimo sorriso contornato da fossette.

Si morse il labbro pronunciando un flebile si che fece battere il cuore ad entrambi.

Quando le porte dell'ascensore si chiusero i due si stavano baciando.










 

 

Ciao a tutti spero che la os vi sia piaciuta, in caso lasciate una piccola recensione che fa sempre piacere leggere le vostre opinioni. xx -Pat

   
 
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