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Autore: DeniseCecilia    23/07/2016    10 recensioni
Una fanfic dedicata a Judy, a Nick e a un possibile "noi".
Alle scelte che il mondo ci chiede di fare e che non possiamo ignorare, se vogliamo crescere.
Ma che, in fondo, sono soltanto nostre, e di chi amiamo.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Hopps, Judy Hopps, Nick Wilde, Stu Hopps, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Furry, Tematiche delicate
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Nuovo capitolo, con due sorpresine carine per voi :) XO XO

(Ho visto i vostri messaggi e le nuove recensioni, se non già oggi risponderò appena possibile).

 


 

XVI. Famiglia

 

Le orecchie della volpe scattavano avanti e indietro ritmicamente, danzavano quasi, mentre Il pifferaio magico di Jerry Vole in cuffia ed il dondolio del treno ne cullavano il sonno leggero.
Erano in dirittura d'arrivo per Bunnyburrow, ma Nick Wilde non lo seppe finché uno scrollone da parte della coniglietta sua compagna di viaggio non lo fece risvegliare di soprassalto.
“Hey! – yawn – quale malagrazia...” riuscì a masticare con la bocca impastata, prima di cominciare a stirarsi.
“Scusa”, rise lei “non ho resistito. Eri tenerissimo addormentato, infatti ti ho scattato una foto, ma è il momento di scendere” disse balzando in piedi agilissima e perfettamente sveglia.
“Tu hai cosa?!” spalancò gli occhi lui, mentre già Judy raggiungeva la banchina coi due trolley. “Aspetta, dobbiamo parlar – ”
Nick ebbe appena il modo di metter zampa a terra che fu circondato da conigli di ogni età, colore, taglia e grado di iperattività.
Passare dal raccoglimento di un minuto prima a quell'invasione di palle di pelo in frenetico movimento fu come vedere il trailer di come sarebbe cambiata la sua vita una volta che si fosse...
“Judy! E tu devi essere Nick” si sentì interpellare.
Un coniglio alto più o meno come Judy e in tutto simile a lei se non per il colore dei grandi occhi e del pelo, entrambi castani, gli porse la zampa.
“Esatto” rispose la volpe. “Joshua, immagino”.
Con un sorriso sgargiante questi confermò.
“Venite, andiamo a casa” disse poi invitandoli a seguirlo.

 

A Nick non fu subito del tutto chiaro come era finito a fare quel che stava facendo.
Trasportare decine di pesanti scatole piene di spray al peperoncino anti-volpi non corrispondeva al genere di attività che aveva associato a quel weekend.
Avevano depositato i bagagli e lasciato Judy a casa Hopps – si sarebbe occupata dei fratellini più piccoli finché i genitori non fossero rientrati dai campi – dopodiché Josh aveva coaptato Nick per la sgobbata.
“Se posso chiedere... puff... questa roba a che ti serve?”.
“Sto facendo degli esperimenti. Pare che le piantine di pomodoro gradiscano la capsicina contenuta in queste bombolette, e crescano più forti”, spiegò il coniglio.
Nick trovò la cosa ridicolmente confortante – almeno non stavano andando a sterminare cucciolate di volpi col suo inconsapevole aiuto – ma preferì non indagare il motivo per cui, prima di tutto, la famiglia della sua ragazza era in possesso di quell'ingente quantità di un prodotto nocivo alla sua specie.
Josh tuttavia era di un altro avviso, e trovando giustamente ironica la situazione, volle testare il livello di sopportazione della sua nuova conoscenza.
“I nostri genitori hanno comprato quintalate di questi spray anni fa. E non solo: in cantina devono esserci ancora un sacco di teaser per volpi, se Judy non ne ha fatto piazza pulita nel frattempo”.
“Oh. Splendido. Me ne compiaccio”, sospirò Nick.
“Dovresti”, lo rimbalzò il coniglio, che per altro non sembrava per nulla affaticato. “E' da quando avete risolto il vostro primo caso insieme che non insistono più perché Judy se ne porti dietro uno, quando esce. Un progresso notevole, lasciatelo dire da uno che se ne intende”, ridacchiò.
La volpe tacque, pensierosa.
A disagio, focalizzò un sospetto che già altre volte gli era sorto, senza che trovasse il modo adatto di levarselo.
“Senti”, disse. “Stu e Bonnie sono per caso al corrente di quel che è successo tra me e Judy dopo la conferenza stampa di quel caso? Voglio dire, sanno perché abbiamo litigato?”.
Meglio non girarci intorno.
Josh stoppò la marcia e si voltò a guardarlo.
“Non sanno niente, Nick. Men che meno che hai simulato un'aggressione. Non eravate ripresi dalle telecamere in quel momento, e mia sorella l'ha raccontato soltanto a me” lo rassicurò.
“Idem per l'idea che avete avuto per incastrare quella pecoraccia nel museo: geniale, per carità, ma se loro sapessero... tu saresti morto, non so se mi spiego”. Sottolineò il concetto rovesciando gli occhi all'insù, sporgendo la lingua in fuori ed emettendo un suono strozzato. Tal quale sua sorella, sì, si ritrovò a pensare Nick.
“Per cui, carissimo futuro cognato, keep calm and batti il chiodo finché è caldo. Siete qui apposta, no?”, terminò il coniglio, perfettamente sereno.

 

“Ti sei persa papà per strada?”, chiese Judy mentre abbracciava la madre, stretta stretta come se non si fossero viste per secoli.
“In realtà l'ho mandato alle serre a raggiungere Josh e Nick, cara”, rispose Bonnie. “Perché volevo parlarti”.
“Ovviamente”, fu la replica rassegnata della coniglietta.
“Te l'ho mai detto che noi ci saremo sempre, qualunque scelta farai?”.
“Sì, mamma. Me l'hai detto una settimana fa. E tu ricordi che ti ho detto, soltanto tre giorni fa, che la mia scelta l'ho già fatta?”.
“Non c'è niente di fatto né di definitivo finché non avrai un anello al dito, Jude”, replicò Bonnie.
“Oh, santo cielo”.
“Beh, è così. Puoi ancora cambiare idea”.
“Certo che posso. Ma non voglio”.
“Mi era parso di capirlo”, sottolineò la madre imperturbabile.
“Coniglia astuta”, ironizzò Judy.
“Eh?”.
“Nulla mamma, nulla. Cose tra me e Nick”.
“Sembra che lui sia diventato tutto il tuo mondo, tesoro. Mi sorprende che ancora non vi siate dati la nausea a vicenda”.
“Mamma!”.
Se sua madre aveva intenzione di giocare sporco, che gioco sporco fosse; decise Judy.
“Per ora, mi pare di non nausearlo affatto” disse scostando la maglia dalla spalla sinistra. “Come puoi constatare”.
La reazione della madre sorprese Judy, che si era immediatamente pentita del suo gesto di sfida, temendo una scenata. La vide invece avvicinarsi, e osservare il segno del morso lasciatole da Nick con dolcezza, quasi reverenza, andando poi a sfiorarlo con delicatezza.
“E' una cosa molto bella, questa” disse allora Bonnie, sospirando. “Ma non risolve i vostri problemi, lo sai”.
“I nostri problemi non sono nemmeno cominciati”.
“Allora tiratene fuori prima che comincino”, insisté la madre.
“Non ci penso nemmeno” s'impuntò Judy.
Non voleva scivolare nella provocazione, da quei due giorni dovevano uscire vivi e uniti. Non c'era alternativa. Cercò di abbassare i toni.
“Aiutami tu a risolverli, o a evitarli, invece”, disse.
“Che lui abbia quasi dieci anni più di te è un dato di fatto che non si può risolvere, temo”.
Nick ci aveva visto giusto. Ciò che per lei era un elemento senza importanza, per i suoi genitori rappresentava l'ennesima criticità.
“Vedo che oggi sei propositiva...”.
“C'è da domandarsi come mai alla sua età sia ancora solo, Judy. Non dirmi che questo non ti ha mai dato da pensare”.
“Hai ragione, mamma. Siamo due poveri scarti che si sono trovati e, pur di non passare la vecchiaia in un angolo a guardare la felicità degli altri, hanno deciso di restare aggrappati l'uno all'altra come cozze allo scoglio. Vorrei farti notare che anch'io alla mia età sono... ero sola. E per un coniglio, come tu mi insegni, non è normale. Chissà che strane turbe ho”.
No, era impossibile non diventare almeno un po' feroci.
Non si può perdere tempo a passarsi il belletto quando il nemico sfodera l'artiglieria pesante.
“Prima o poi gli capiterà davanti una bella femmina della sua specie, e smetterà di farti da balia, Jude. E addio promesse. Addio romanticherie”.
“Bel controsenso, mamma. Prima lo dipingi come un antisociale allergico alle relazioni, e un attimo dopo è già pronto per farsi un'amante”.
“E chi ha parlato di relazioni? Stavo parlando di sesso, io, mia cara”.
“Non vorrai davvero che ti risponda. No, perché se ci tieni posso anche elencarti tutte le cose che intendo fargli non appena mi darà il via libera... Santa Carota, l'hai capito o no che fa sul serio? Non ha alcun bisogno di sposarmi per portarmi a letto, tanto per essere chiare: gli sarebbe bastato chiedermelo. Mi vergogno un po' ad ammetterlo, ma lui mi rispetta persino più di quanto io stessa avrei preteso. E se lui rispetta me, mamma, potresti considerare l'idea di rispettarlo anche tu, anziché cercare di demolirlo”.
La coniglietta posò un bacio sulla guancia della madre, poi dichiarò che andava a farsi una doccia.
Non ne era uscita vincitrice, certo, ma neppure sconfitta.

 

Non era un pranzo, quello, non ci andava nemmeno vicino.
Era un delirio, ecco cosa.
In mattinata aveva avuto a che fare solo con Joshua, ma ora Nick si ritrovava arrampicati addosso cinque piccoli coniglietti dell'ultima infornata di Bonnie e Stu. Uno di essi se ne stava beato sulla sua spalla e giocava con il suo orecchio, mentre lui cercava di non rovesciarsi addosso nulla facendo la figura del cretino o, peggio, far cascare il cucciolo a terra.
Nel frattempo, i fratelli più grandi lo stavano mitragliando di domande.
“Cosa facevi per vivere prima di diventare un poliziotto?”, chiese uno, del quale prevedibilmente non ricordava il nome.
La volpe stava per inventare una frottola, ma un altro coniglio nel mucchio lo precedette: “Sei sempre l'ultimo a sapere le cose, Jeff. Era un truffatore, lo sanno tutti”.
“Ed era il tuo sogno fin da bambino, diventare un truffatore?”, si inserì nel discorso una coniglietta dal pelo grigio perla, occhioni azzurri, vestita di rosa... da dove spunta quella?, si chiese Nick. Non l'avevo vista.
“Ehm, no” rispose lievemente imbarazzato. “Prima volevo essere... un esploratore”. Aveva davvero pensato di poterlo diventare, da piccolo. “E tu?”, aggiunse per spostare l'attenzione da sé. “Cosa vorresti fare, da grande?”.
La piccola guardò i genitori, quasi per accertarsi di poter parlare, e quando li vide mettersi le zampe davanti agli occhi decise che ormai la frittata era fatta.
“Voglio fare la piliziotta, come mia sorella Judy!”, esclamò allegra.
“Poliziotta, Jane. Si dice poliziotta, con la o”, la corresse Jules.
Ci fu un parapiglia generale. Jane era assolutamente sicura della sua versione del termine, e lo difese fino alle lacrime, sola contro un assembramento di coniglietti eruditi che le giuravano il contrario – “Te lo giuro sulla mia raccolta di fumetti di X-Mammals”, disse uno con aria grave.
“Josh, diglielo tu che che i piliziotti esistono”, pregò lei.
Il fratello maggiore non ebbe il cuore di spezzare i suoi sogni personalmente, così delegò quell'ingrato compito al vocabolario.
Jane sembrava sinceramente scioccata: “Vuol dire che non posso essere quello che voglio? Ma tu, Judy, dici sempre che a Zootropolis ognuno può essere quello che vuole. E io invece no?” piagnucolò.
Nick posò la forchetta e diede tregua alla sua trota.
“Hey, Jane”, chiamò la coniglietta. “Ci hai mai pensato? Judy è stata la prima coniglia poliziotto in città. E tu, chissà, potresti essere la prima piliziotta. Anche se una cosa non esiste, nessuno ci vieta di inventarla, giusto?”.
Sperava che i presenti adulti cogliessero l'implicito riferimento all'insolita coppia che formava con Judy.
“E' vero, Janey. Nick è bravo a inventarsi le cose”, confermò quest'ultima.
Volpe e coniglia si guardarono, scoppiando in una risata.
La piccola sembrò essersi consolata un poco. “Allora va bene. Farò così” decretò. “Avete visto, adesso anche i piliziotti esistono” rimarcò squadrando i fratelli e cacciando fuori la linguetta rosa.
Una decina di minuti più tardi, quando Nick cominciava ad accusare la fatica d'aver a che fare con tanti mammiferi tutti assieme, assai svegli e con gli occhi puntati su di lui; quando credette di intravedere il traguardo e che soltanto un caffé lo separasse da una meritata doccia, il campanello della porta di casa suonò.
“Vado io!”, si prenotò Jeff.
Nick Wilde non aveva idea di chi potesse essere, ma una volta che vide entrare il visitatore, aveva almeno ben chiaro chi non avrebbe voluto che fosse.
Per essere una famiglia tanto preoccupata dalle volpi, ne frequentano parecchie, pensò Nick mentre Gideon Grey faceva il suo ingresso con le braccia cariche di confezioni di...
“Torte!”, proruppe in un grido di giubilo il solito Jeff.
“Sì, piccolo”, disse Gideon “ho portato qualcosa avanzato dal ricevimento di ieri sera dei Parker, e che il catering ha distribuito a noi dipendenti”.
Judy si alzò da tavola per aiutarlo a posare le scatole.
“Sei sempre molto caro a pensare a noi” fece Bonnie. “Fermati a prendere il caffé in compagnia, vuoi? Non dirmi che hai da fare, è questione di pochi minuti. Non accetterò un no come risposta”.
“In tal caso... ma vedo che non siete soli, oggi”, rispose Gideon salutando con un cenno l'unica altra volpe nella stanza. “Buongiorno”.
“Buongiorno”. Lo era, pensò tra sé Nick, posando gli "arrampicatori" a terra ed alzandosi a sua volta.
Avrebbe tanto desiderato poterlo far scomparire con un tratto di gomma, o schiacciando il tasto Canc, ma anche se fosse stato fattibile non poteva permetterselo.
Per lui era l'altra volpe, quella che aveva aggredito la sua Carotina e le aveva lasciato dentro il timore che potesse riaccadere. Ma per lei, per Judy, adesso era un amico. Dispiacersene era inutile, d'accordo, ma a non provare nulla proprio non riusciva.
Indossò la sua migliore maschera di circostanza e gli andò incontro per stringergli la zampa.
“Nick Wilde” si presentò.
“Gideon Grey, piacere”.
“Nick è un collega di Judy”, spiegò Bonnie.
Ci fu un generale scambio di sguardi. Il primo a parlare fu Stu.
“Più precisamente, è il collega, il suo partner”, disse.
“E il mio ragazzo”, aggiunse Judy.
Trecento paia d'occhi conversero contemporaneamente su Nick, che dovette prendere un profondo respiro per non mettersi ad urlare.
“Tranquillo”, gli fece la coniglietta posandogli una zampa sul braccio “quando mamma si deciderà a mettersi il cuore in pace nessuno ci farà più caso”. E cominciò a radunare una torma di fratellini per accompagnarli di sopra, per il pisolino pomeridiano.
In quel mentre, il campanello di casa squillò, di nuovo.
E, di nuovo, ad aprire fu Jeff.
“E' un sabato affollato, questo” rise Judy, ma non appena Jeff spalancò la porta il sorriso le morì sulle labbra. Sbarrò i grandi occhi esterrefatta, e il nuovo arrivato ne approfittò prontamente per complimentarsene con lei.
“Hai due fanali ancora più sciantosi che in foto, chica”, disse Rick Hamilton ignorando bellamente l'intera comitiva di mammiferi che lo osservava scioccata.
Poi, temporaneamente indisturbato, il coniglio raggiunse quella che credeva essere la sua prossima conquista e le fece un imperfetto baciamano, calcando per bene le labbra sulla sua zampa inerte.
Judy si riscosse e la ritrasse di scatto.
“Tu sei... Rick? Voglio dire, quel Rick?”, chiese ancora sottosopra.
“Per servirti, bellezza”, rispose lui. “Sapevo che non potevi esserti scordata di me, così quando non mi hai più scritto e non ti ho più vista sul sito, ho capito che doveva essere successo qualcosa. Ho raccolto il mio povero cuore ferito e sono venuto a cercarti”.
Le sceneggiate romantiche fanno sempre colpo sulle donne, si disse.
“Frena, frena, ragazzo”, si mise in mezzo Stu allontanandolo da Judy.
“Voglio sapere chi sei, che ci fai in casa mia e cosa vuoi da mia figlia. Ma prima ancora, voglio sapere come accidenti hai trovato l'indirizzo”.
Rick non si scompose, anzi, si calò nella sua migliore interpretazione di se stesso – si sentiva abbastanza figo da non dover copiare nessuno – e gonfiando il petto come un gallo da combattimento marciò su quell'ostacolo deciso ad abbatterlo.
“Amico, io sono Hamilton, Rick Hamilton”, cominciò. “Sono qui perché Judy mi ha rapito il cuore, e ho tutta l'intenzione di rapire lei”.
Chiaro, no?
“Come ho fatto a ritrovarla? Non è stato difficile, no davvero. Conoscevo il cognome, la città e soprattutto so quanti ettari di terreno avete. Niente male, tra parentesi. Sono arrivato qui col mio John Deere nuovo fiammante e ho chiesto indicazioni alla prima coniglia col muso da pettegola che ho visto uscire dalla chiesa”, si degnò di raccontare.
Stu Hopps si voltò con apparente calma verso la moglie, rintanata in un angolo. “Io non ti ho mai imposto né proibito niente, Bonnie. Ma questa volta lo faccio. Tu, su internet, non ci vai più nemmeno per controllare il meteo. Muovi la testa se hai capito...”, le disse.
Bonnie annuì, sentendosi mortificata come non si era più sentita dai tempi dell'asilo e della pipì addosso.
“Bene, amico”, disse ancora Stu tornando a rivolgersi al coniglio.
“E' per questo che sei sparita, bambola?” lo interruppe Rick. “Il tuo signor padre è uno di quei prepotenti che vogliono tenerti chiusa in casa?”.
Tutti quanti restarono ammutoliti e impietriti, impegnati a contemplare la vastità cosmica della sfacciataggine di quel tipo.
“Non ti permette di parlare con me, eh? Crede che io non sia alla tua altezza, non è vero? Ah, ma non sa quanto si sbaglia. Ora ti porto via da qui, bambina, e quelle volpi che ti hanno dato come guardie del corpo non mi fermeranno”, dichiarò.
A quelle parole, qualcosa di sbloccò. L'universo riprese a girare.
Nick Wilde e Gideon Grey si guardarono, un istante appena, e annuirono.
“Jeff, apri la porta, per piacere”, chiese Nick.
Il piccolo eseguì, curioso di scoprire cosa sarebbe successo.
Le due volpi si avvicinarono ad un Rick immobile, con le zampe piantate sui fianchi – forse, chissà, si stava preparando a caricarli come un ariete –, lo sollevarono senza sforzo sulle proprie teste e infilarono la porta di casa.
Pochi passi, poi cominciò la rincorsa.
Nemmeno dieci secondi, e Rick Hamilton si ritrovò lanciato per aria come un frisbee urlante.
Atterrò pesantemente sul cofano del proprio trattore.
Una botta micidiale, dalla quale rinvenne non prima di una mezz'ora.
Al loro rientro, le due volpi trovarono una confusione di conigli saltellanti e vocianti, tutti presi a rotolarsi a terra dalle risate ed assillare Judy perché raccontasse chi era quello lì.
Stu Hopps si fece avanti, scavalcando con attenzione i propri figli.
“Scusatemi tutti, ma avrei due parole da scambiare con Nick. Torniamo subito”, disse facendogli segno di seguirlo. “A presto, Gideon”.
Non attese la risposta e uscì.

 

Nick fece per accomodarsi nella sedia posta davanti alla piccola scrivania, ingombra di fatture e note spese, nello studiolo di Stu, ma dovette fermarsi a mezz'aria.
“Resta pure in piedi” disse il coniglio, guardandolo di sotto in su “sarà una cosa veloce”.
La volpe obbedì, intrecciando le zampe dietro la schiena per simulare rilassatezza e apertura – un'abitudine che gli era servita parecchio a mettere a proprio agio le vittime delle sue truffe.
Non che ora avesse alcuna intenzione di ingannare Stu, era soltanto un'abitudine ben radicata, appunto.
“Punto uno: tu sei innamorato di mia figlia?”, gli chiese dunque quello a bruciapelo.
“Io la amo” rispose Nick. “E' più che essere innamorati”.
Che fatica, dire una cosa del genere a lui e mantenere il contatto visivo.
“Una buona risposta. Punto due: sei consapevole, vero, che se la farai soffrire io ti stanerò ovunque tu ti dovessi nascondere, e farò soffrire te dieci volte tanto?”.
Nick conosceva Stu come un coniglio cordiale e pacifico, ma capì alla perfezione che in quell'istante non stava usando figure retoriche. Se avesse mai fatto qualcosa di davvero sbagliato, anche involontariamente, gli sarebbe stato concesso solo il tempo di scegliere il legno della propria bara. E tutt'al più una camicia meno informale da farsi mettere.
“Oh, sì Stu. Ne sono molto consapevole”.
Stu Hopps annuì, congiunse le dita delle zampe e rifletté brevemente, prima di aprire un cassetto della scrivania.
Poi consegnò un cofanetto quadrato rivestito di velluto, dall'aspetto piuttosto antiquato, a Nick.
“Aprilo”, lo esortò alzandosi in piedi.
La volpe lo aprì. Conteneva un anello, in tutta evidenza di fidanzamento, cui la vecchia custodia non rendeva decisamente giustizia.
Era molto semplice: un diamante tagliato a brillante montato su una fascia di oro rosa; ma rifletteva la luce in un modo straordinario.
“E' il classico anello che si tramanda di generazione in generazione... l'ho ereditato da non so più quale trisavola. So che non si direbbe, a guardar me, ma vengo da una famiglia piuttosto tradizionalista”, spiegò Stu con un sorriso vagamente divertito.
“Non so come – ”
“Non devi ringraziare me. Ringrazia Judy, che per stare con te farebbe carte false. Ed è tutto dire...” ridacchiò il coniglio.
“Piuttosto, ho un favore da chiederti”.
“Dimmi pure” fece Nick, rimettendosi sull'attenti.
“Voglio l'indirizzo di quel coniglio, il bifolco che si è appena presentato a casa nostra. E so che tu puoi procurarmelo”.
“Ah. A dir la verità, Stu, non – ”
“Non ti conviene dirmi di no, Nick. E non giustificarti con il regolamento, quello è un tuo problema”.
La volpe alzò entrambe le zampe in aria, come un mammifero che si arrenda ad un arresto.
“Calma, calma. Stavo per dire che non ho bisogno di cercarlo. Ce l'ho già. Civico 42 di Magnolia Drive, Harvester Place”, recitò a memoria.
Stu Hopps sfoggiò un sorriso compiaciuto.
“Tu mi piaci, figliolo”, disse quindi mentre usciva dalla stanza, sottolineando il concetto con una pesante pacca sulla spalla di Nick.
Coniglio buzzurro 0, Volpe astuta 1, si autocongratulò la volpe.

  
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