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Autore: sapphic petal    23/07/2016    9 recensioni
{ Storia Interattiva - Iscrizioni chiuse }
"Chirone, come avrai ben notato in quest’ultima settimana gli dei sono stati molto assenti, e in più il nostro nuovo augure questa mattina ha letto dei presagi ben poco rassicuranti.
Afferma che un’antica forza si sta risvegliando e sta acquistando sempre più potere. È ancora incerta la sua identità, ciò che è certo è che non abbiamo molto tempo per scoprirlo e fermarla.
Abbiamo mandato dei semidei da voi, dovrebbero essere quasi giunti lì.
Dobbiamo agire in fretta, un nuovo pericolo incombe su di noi."
[La storia non tiene conto de Le Sfide di Apollo]
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Semidei Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Luxury Renèe Poirot

 
Luxury era seduta sulle scale di pietra dell’arena con le gambe a cavalcioni e guardava con un ghigno divertito il suo fidanzato, Alan Griffiths, che faceva pratica con il suo pugnale. Il povero manichino davanti a lui accusava i numerosi colpi perdendo di tanto in tanto qualche arto.
La figlia di Eros si esibì in un fischio ammirato e il suono fece fermare Alan che si girò a guardarla. Aveva i capelli scuri appiccicati alla fronte dal sudore che scendeva in piccole gocce lungo il suo viso, il suo collo fino a scendere sotto la canotta bianca che indossava. “Accidenti, Allie, non ti piaceva per niente quel manichino!” disse Luxury. Alan si accigliò.
“Non chiamarmi Allie.” borbottò. Il ghigno di Luxury divenne più ampio e più malandrino. Alan odiava i soprannomi che Luxury gli affibbiava e lei amava infastidirlo.
“Preferisci Lulu?un’occhiataccia da parte del figlio di Persefone. Lannie?” Alan storse il naso. “Griffy?
Alan sbuffò. “Preferisco Alan, grazie.”
Luxury alzò gli occhi al cielo  e si alzò. La brezza estiva le smuoveva delicatamente la gonna color pesca che le arrivava fino a metà coscia e i capelli biondi, che le oscuravano la visuale a causa delle ciocche che si stanziavano prepotenti davanti ai suoi occhi verdi bottiglia.
Prese un elastico color sangue che aveva intorno al polso e iniziò a legare i suoi capelli in uno chignon disordinato mentre si avvicinava al Alan. Una volta accanto a lui incrociò le braccia al petto, squadrandolo dal basso verso l’alto e poi scuotendo il capo.
Mon Dieu, Allie sei così rigido! lo rimproverò, anche se nel suo tono si poteva percepire lo scherzo. “Devi essere più rilassato quando pugnali qualcuno. Dentro e fuori con fluidità, rilassati un po’!” suggerì molleggiando sulle gambe.
Alan la guardò perplesso. “Luxury hai mai pugnalato qualcuno?” chiese. Luxury lo guardò con un’espressione indecifrabile poi si guardò intorno, come a vedere se ci fosse qualcuno in agguato, e poi si avvicinò al viso di Alan. Avvicinò le labbra all’orecchio del ragazzo senza problemi, essendo alti uguali.
“Ciò che accade in Belgio resta in Belgio.” dichiarò. Alan la guardò, cercando di capire se stesse scherzando o meno, ma Luxury non gli diede il tempo di pensarci troppo perché posò le mani sulle sue spalle, che erano tenute rigidamente alte, e premette per abbassarle leggermente. “Devi essere più sciolto, mon amour. Non puoi essere così rigido nei combattimenti. Devi essere libero e aggraziato…” e detto ciò si esibì in un delicatissimo grand jetè e ritornò a terra con la grazia di una farfalla. “Come una gazzella.” terminò, mettendo le mani sui fianchi.
“Peccato che mi manchino i tuoi otto-“ iniziò, ma Luxury lo fermò, alzando nove dita. Novesi corresse. “anni di danza.”
“Non c’è bisogno di essere una ballerina per essere sciolto, Lulu.” poi sorrise divertita. “Devi, come si suol dire, toglierti il proverbiale bastone dal culo.” e poi scoppiò a ridere, mentre probabilmente Alan, che era leggermente arrossito, stava riconsiderando la loro intera relazione.
“Sei assurda.” affermò Alan mentre Luxury ancora rideva.
Luxury smise di ridere e spalancò gli occhi. “AAAWW Allie! È la cosa più dolce che tu mi abbia mai detto!” affermò per poi buttare le braccia intorno al collo del ragazzo schioccandogli un bacio sulla guancia.
Prima che Alan potesse replicare sentirono una voce squillante ripetere in continuazione, come un disco rotto, “I CAPOCABINA VADANO IMMEDIATAMENTE ALLA CASA GRANDE. STANNO ARRIVANDO DEI ROMANI!”
“Romani?” chiese Alan confuso, guardando la figlia di Eros. Luxury, in tutta risposta, sorrise ampiamente e saltellò battendo le mani.
“Oh, dei, che bello! Nuove persone!” disse eccitata. “Andiamo, Nanetto Lannie!L
Luxury non aspettò nemmeno il suo ragazzo che si avviò correndo verso la Casa Grande.
“Ha parlato il gigante!” replicò Alan.
La figlia di Eros si voltò, continuando a camminare all’indietro, e si puntò gli indici verso il viso. No, ha parlato la piccola quindicenne che è alta quanto il suo ragazzo diciassettenne!”
 

Exikaya Lumier

 
Exikaya si guardava intorno, studiando le chiome degli alberi che venivano mosse dal vento leggero causando un rilassante fruscio. Adorava la natura e il vento e notando come il sole illuminasse perfettamente la sommità degli alberi non poté far altro che prendere in mano la vecchia polaroid che teneva appesa al collo e puntarla in alto, premendo il piccolo pulsante producendo un click. Dopo pochi secondi un piccolo rettangolino venne sputato fuori dalla macchinetta. Exikaya lo prese, agitandolo e soffiandoci sopra.
Lentamente comparve l’immagine delle chiome verdi brillanti con i raggi del sole che filtravano fra i piccoli spazi. Bellissimo.
Exikaya era così preso dalla foto che non si rese conto che i suoi altri compagni si erano fermati, e di conseguenza andò a sbattere contro Reagan Towers.
“Scusami Reagan mi ero distratto e-” ma Reagan lo fermò agitando una mano con noncuranza. Exikaya annuì, facendo per rimettere la foto in tasca ma all’improvviso comparve una biondina al suo fianco e guardò la fotografia.
“Che bella foto Exi! Certo che hai talento!” si complimentò con un sorriso. Il figlio di Aquilone sorrise riconoscente.
“Grazie Rea.” rispose e poi mise via la foto, guardando l’ingresso in legno davanti a lui che recava incise delle lettere in greco.
Non era mai stato al Campo Mezzosangue ed era molto curioso di visitare questo luogo greco e confrontarsi con gli altri semidei.
“Guardate che l’ingresso non vi mangia mica!” esclamò Luke Helbig, nocxtando come i suoi compagni stessero fissando l’ingresso senza muoversi minimaente, ed aprì le danze entrando nel Campo Mezzosangue.
Exikaya lo seguì ed entrò nel Campo Mezzosangue. Non appena entrarono nel Campo si ritrovarono un ragazzo davanti a loro.
“Buongiorno!” esclamò. “Voi dovete essere i romani di cui si parla tanto.” dedusse mettendo le mani sui fianchi e guardando tutti i nuovi arrivati interessato.
“Proprio noi.” confermò Reagan annuendo.
“Lorcan Cunningham, piacere di conoscervi gente!” si presentò con un grande sorriso sulla faccia. “Suppongo che vogliate vedere Chirone. Venite!” disse e guidò il gruppo attraverso il Campo.
Exikaya si guardò intorno durante tutto il tragitto, osservando i vari semidei greci che si allenavano, parlavano tra di loro, svolgevano vari lavori… la maggior parte di loro fissava con curiosità il gruppo di romani e il figlio di Borea iniziava a sentirsi un po’ a disagio a causa di tutte quelle paia di occhi fissi su di loro.
Ringraziò mentalmente ogni singola divinità esistente quando la loro guida si fermò davanti ad una grande casa blu e bussò.
La porta si aprì e mostrò un ragazzo sui sedici anni dai disordinati capelli ricci e due occhi azzurri limpidissimi. I suoi occhiali neri erano scivolati leggermente sul naso e nella mano destra stringeva un libro dalla copertina blu petrolio che recava scritto sul dorso il titolo in caratteri dorati.
“Alexander!” lo salutò Lorcan, dandogli una pacca sulle spalle. Il ragazzo, Alexander, ricambio il saluto e poi si rivolse ai romani.
“Buongiorno compagni! Io sono Alexander Townsend, piacere.” Rivolse un generoso sorriso gentile a tutti loro, che non durò molto in quanto svanì non appena un centauro comparve alle sue spalle. Chirone.
“Figliolo, credo che non ci sia tempo per le presentazioni. Abbiamo molto di cui parlare.” Disse serio, accarezzandosi la barba. Alexander annuì e si spostò, lasciando spazio ai semidei romani per entrare.
 
 

Deianee Maeve Lilithfille
 
 
La pazienza di Deianee si era decisamente esaurita. Non capiva perché tra tutti dovesse essere proprio lei la povera martire da sacrificare per rimanere insieme a Gypsy Handy nel covo. Gli altri tre componenti del gruppo erano partiti per recuperare un manufatto importante per la riuscita della loro missione, e a lei era toccato il compito di sorvegliare il covo e la figlia di Emera.
Era sul punto di trasformarla in un insetto e schiacciarla e lo avrebbe fatto, se solo non fosse stata una parte importante del piano.
La figlia di Ecate in quel momento era seduta su una sedia e aveva i piedi incrociati sul tavolo, mentre sulle sue gambe coperte da degli shorts e delle calze a rete c’era in bilico un librone. Sul tavolo erano poggiati dei fogli e una penna, che utilizzava per scrivere ciò che trovava di utile nel grosso volume, e accanto ad essi un piatto di patatine fritte da cui ne prendeva una di tanto in tanto per mangiarla lentamente.
In tutto ciò, di fronte a lei, era seduta Gypsy, con i capelli di quell’irritante rosa pastello che le cadevano disordinati sulle spalle, che osservava ogni singolo suo movimento.
Deianee cercava di ignorarla, concentrandosi più che poteva sul grosso vecchio librone, ma non riusciva a non sentire gli occhi marroni della ragazzina che la esaminavano.
Ad un certo punto chiuse il libro di scatto, voltandosi completamente verso la sua compagna non tanto desiderata. “Mi spieghi che problemi hai, Handy?” sputò fuori le parole con un tono aspro e velenoso.
Gypsy, in tutta risposta, inclinò la testa di lato con fare innocente e sorrise divertita. “Che ho fatto?” chiese fingendo un’innocenza che non le apparteneva.
Deianee agitò una mano in aria con fare infastidito. “Questo tuo fissare costantemente le persone.”
“Mi piace!” esclamò Gypsy, allungando una mano e prendendo una patatina dal piatto di Deianee.
“A me no. Smettila.” Rispose la figlia di Ecate. Poi aggiunse “Di fissare, parlare e giocare con quelle maledette bambole.”
Gypsy guardò le sue bambole delle Monster High e non rispose. Deianee sospirò e riaprì il libro, ritornando a leggere tutto sul Grande Padre. Purtroppo la tranquillità non durò a lungo, ma non ci sperava nemmeno tanto comunque.
“Ian.” Chiamò Gypsy. La figlia di Ecate chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. “Ian.” La ignorò di nuovo. “Iaaaaaaan!”
“Non puoi ucciderla. Ricordalo.” Iniziò a ripetere questa frase come fosse un mantra.
“Agente 00G ad Agente 00D. Mi ricevi 00D?” la big bubble umana non demordeva.
“Sono sicura che non sia poi così importante per la missione…”
“Che vuoi, ragazzina?” Deianee richiuse nuovamente il libro, arrendendosi al fatto che con quella figlia di Emera in giro non sarebbe riuscita a fare nulla.
Gypsy spinse una bambola verso di lei. “Vuoi giocare?” chiese.
“Mi prendi in giro?” fu la risposta di Deianee.
Gypsy la guardò confusa. “No. Guarda, ti ho dato la strega!” disse indicando la bambola. Deianee alzò gli occhi al cielo esasperata ma, prima che potesse di nuovo rivolgersi alla ragazza con un commento acido, un lampo di luce catturò la sua attenzione.
Deianee si alzò e si diresse velocemente verso la struttura di pietra simile ad un abbeveratoio per uccellini, seguita immediatamente da Gypsy.
Deianee vide un gruppo di ragazzi davanti a quella che riconobbe come la porta del Campo Mezzosangue e sorrise compiaciuta. “Giusto in tempo, come avevo previsto.” disse e mosse una mano sopra la fonte, facendo spegnere quella luce violastra e “spegnendo” le immagini che venivano proiettate.
“Cosa?” chiese Gypsy.
“I romani sono arrivati al Campo Mezzosangue.” Spiegò con un sorriso glaciale.
“Interess- ah!Gypsy lasciò cadere le bambole e si strinse i polsi. Dallo spazio fra le sue dita scendevano dei rivoli rosso scuro che scivolavano sulla sua pelle fino a toccare il pavimento. Deianee guardò l’orologio appeso sul muro. Le tre in punto. Come al solito.
Si avvicinò al tavolo e prese uno strofinaccio, lanciandolo poi contro la ragazza. “Non fare macello, Handy.”
 
 
Aloha!
Che l’avventura abbia inizio, semidei!
Vabbeh in questo capitolo non è che ci sia così tanta avventura e ne sono consapevole ma vi prometto che già dal prossimo si inizierà ad entrare più nel dettaglio :3
Infatti come avrete notato sono rimasta molto sul vago perché non voglio svelare tutte le mie carte adesso u.u
Ho deciso di fare tre pov a capitolo per ora. Un greco, un romano e un cattivo :)
Dopo aver finito i capitoli di presentazione non sono sicura di come strutturerò i pov ma vabbeh.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se ho reso bene i vostri personaggi, se c'è qualcosa che non vi piace... insomma, tutto quello che volete!
Se poi avete domande o volete semplicemente venire a salutarmi potete trovarmi su
ASK: @IsabelDeLafayette
Vado parecchio di fretta quindi scusatemi!
Al prossimo capitolo!


Lafayette.
   
 
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