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Autore: Uptrand    24/07/2016    5 recensioni
Un vecchio nemico si fa avanti minacciando nuovamente la galassia, intanto su Noveria, sotto il ghiacciaio di Barbin i lavori procedono. Olivia Williams Shepard sarà ancora chiamata in azione per cercare di risolvere la situazione.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Ashley Williams, Comandante Shepard Uomo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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Dasha Weaver batteva nervosamente un dito sulla scrivania del suo ufficio su Noveria, in quello che rimaneva di Caninea.
Innanzi a lei una pila di documenti: essere rapita, creduta morta e avere una spia del nemico a guida della Noveria Corps aveva creato più problemi di quelli che era in grado di gestire.
Sapeva di aver fatto bene a chiedere il supporto economico del Consiglio, però significava che la società aveva bisogno di appoggiarsi a loro per rimanere in piedi.
La sua sparizione, la successiva ricomparsa e l’eliminazione del falso Meng Durand avevano fatto crollare a picco la fiducia degli investitori verso la compagnia.
Non potendo dire il vero, il Consiglio aveva fornito una spiegazione piuttosto superficiale. La versione ufficiale era che la signora Weaver aveva partecipato a un progetto segreto, la sua carica di presidente della Noveria Corps era stata ricoperta da Meng Durand su ordine del Consiglio fino al suo ritorno.
Il suo matrimonio con Isabella Noveria e tutte le notizie di disordini su Noveria o nella compagnia, erano solo un’esca per la stampa.
I giornalisti si erano fiondati su queste notizie, facendo apprezzare a Dasha il fatto di trovarsi su Noveria. Per legge, quello che avveniva sul pianeta era considerato segreto e non esisteva un'agenzia di stampa. Qualche giornalista aveva provato a sbarcare sia ufficialmente che in incognito. I bravi ragazzi di Divisione N li avevano rimandati via senza che toccassero il suolo del pianeta.
Solo chi aveva un permesso del Consiglio o un'autorizzazione della compagnia poteva atterrare, non che a quelli di Divisione N importasse qualcosa del Consiglio. Su ordine della Weaver non si sarebbero fatti problemi a fermare anche uno S.p.e.t.t.r.o.
Fortunatamente la lealtà di quegli uomini non era mancata “ o forse dovrei l’ attaccamento ai propri desideri” pensò Dasha. Non pochi di loro avevano visto chi era veramente Meng Durand e anche alcuni dei suoi direttori più importanti.
Nessuno aveva dichiarato la verità alla stampa. “Ben per loro” chi avesse parlato non sarebbe vissuto più di un giorno, questo aspetto era chiaro a tutti.
Passò al documento successivo, la ricostruzione di Vetta 15. Lei sentì un nodo allo stomaco, era la prima volta che aveva l’impulso di criticare il lavoro di Tetrius. L’ex-generale turian si era sempre comportato bene, normalmente la ricostruzione del QG della sicurezza non sarebbe stato un problema, nello stato attuale quella era una spesa che non poteva permettersi.
Ogni piano dei livelli sotterranei di Caninea era ritornato alla sua funzione o riadattato. Tra settori di amministrazione e reparti di produzione non c’era posto per la sicurezza. Tetrius aveva eletto il colle Yukon, sede delle truppe missilistiche, come QG provvisorio di Divisione N.
Dasha aveva qualche idea su come riparare i danni della compagnia, la prima soluzione sarebbe stata vincere la guerra. Aveva dichiarato che la società avrebbe venduto a credito, che le armi comprate sarebbe state pagate dopo la vittoria.
La Noveria Corps aveva un enorme credito che non poteva incassare, il problema era che adesso ne aveva un bisogno immediato.
La soluzione tradizionale sarebbe stata quella di svendere delle proprietà e fare licenziamenti. Lei era conscia che se avesse preso quella strada, se questo gigante economico si fosse tagliato gli arti da solo, non sarebbe più riuscita a far riprendere la compagnia.
C’erano ancora un paio di possibilità del tutto illegali da sfruttare, una delle due le piaceva talmente poco da farle venire bruciori di stomaco per il nervoso.
Aveva una cura per quello, aprì un cassetto, prese un auricolare che mise nell'orecchio e avviò la registrazione. Sorrise.
 
La porta dell’ufficio di Dasha era socchiusa, tre paia di occhi la stavano spiando. La segretaria fuori dall’ufficio di lei non sapeva bene che fare. Seduta alla scrivania sbrigava alcune pratiche, tenendo un occhio su Alexya, Trish e Diana Weaver che spiavano all'interno dell’ufficio.
Teoricamente lei avrebbe dovuto impedire che questo accadesse, ma erano le figlie adottive del capo e questo le dava qualche problema.
Indirizzò uno sguardo di supplica a una guardia in piedi vicino al muro, nemmeno lui sapeva cosa fare.
Le loro imprese si erano diffuse su tutto il pianeta, chi di Divisione N le aveva viste all'opera lo aveva raccontato ad altri. Quelle ragazze non erano mai parse normali a nessuno, il fatto che sapessero combattere e uccidere non era sorprendente.
Erano cose che qualunque idiota sapeva fare, ma dimostrare a meno di vent'anni una bravura e una preparazione degna dei migliori corpi militari d’elite era incredibile.
Avevano riconquistato da sole la postazione nemica dove l’equipaggiamento di Divisione N era tenuto, durante la battaglia per Caninea avevano affrontato e sconfitto duecento cacciatrici asari.
I numeri furono minori e non si trattò di una vittoria, ma la gente amava lavorare di fantasia e creare miti. Le loro gesta, reali e no, si diffusero da subito.
 « L’ha rifatto. » dissero all'unisono le tre sorelle annuendo fra loro. Avevano notato quello strano modo di fare di Dasha, ogni tanto sembrava ascoltare qualcosa per sorridere in maniera idiota dopo. Non potevano evitare di esserne incuriosite.
« Non state ferme davanti a una porta, date solo fastidio. » le riprese Naomi arrivando. Il secondo in capo della sicurezza, una delle poche persone sul pianeta che poteva rimproverarle o per meglio dire con abbastanza coraggio per farlo.
« Nuovamente intera. » commentò Diana che le si avvicinò annusandole un braccio «Ha un odore che ricorda quello del gelsomino, il resto di te ha mantenuto quello simile all'albicocca. »
Naomi si guardò le mani, non sentiva odori strani. Il lato sinistro di lei era praticamente nuovo, il braccio originale poi stato perso nell'agguato per rapire Dasha Weaver. Fortunatamente la Noveria Corps aveva un'ottima copertura sanitaria, si era fatta clonare le parti perse.
Non comandava i “nuovi” pezzi di se ancora alla perfezione, ma era sulla buona strada.
« Comunque…» disse Alexya facendosi avanti « cosa hai dato a Dasha per farla sorridere in quel modo? » Le due sorelle annuirono con vigore a quella domanda, volevano sapere.
Lei aggrottò un attimo la fronte, aveva un'espressione divertita « Oh quello…mmhhh…stasera, prima che andiate a dormire, mettetevi davanti a lei e ditele questa frase...»


*****


« Ma dobbiamo farlo? » - chiese Diana - « Un po’ mi vergogno. »
« Se le fa piacere, non vedo quale sia il problema. Sta lavorando molto ultimamente. » aggiunse Trish.
« È deciso. » dichiarò Alexya. Uscirono dalla camera che occupavano, diretti al salotto dove sapevano avrebbero trovato Dasha e Isabella. Quella sera avevano in programma un film alla televisione.
« Problemi? » chiese Dasha, vedendosele davanti.
« No. » rispose subito Alexya. Lei divenne sospettosa, si chiese quale guaio fossero venute a confessare.
« Isabella non c’è? » domandò Diana per cercare di guadagnare tempo, si sentiva insicura e non osava alzare lo sguardo dal pavimento.
« È andata a prendere degli snack. »
« Forza, al tre » disse Trish « Uno… Due… Tre! » alzarono lo sguardo e forte chiaro dissero « Buona notte mamma! » e corsero via. L’imbarazzo per averlo detto era stato troppo forte.
Incrociarono Isabella che le evitò per un pelo, aveva rischiato di far cadere la scodella con gli snack.
Saltò sul divano mettendosi a sedere, porgendo a Dasha quello che sapere essere il suo spuntino preferito e li si bloccò.
Dasha Weaver aveva il viso arrossato, un'espressione a metà tra la gioia e la commozione, gli occhi erano inumiditi.
Lei la guardava incredula, non l’aveva mai così.
 
Il mattino dopo, negli spazi che Dasha si era ritagliata come alloggio privato la famiglia Weaver faceva colazione. Lei aveva scoperto che senza indottrinamento le ragazze erano molto più rumorose, meno obbedienti.
Per quello che ne sapeva si comportavano come delle normali adolescenti, in quel momento intente a far colazione anche se Trish e Diana più che quello stavano litigando su chi avesse diritto di tenersi la sorpresa sul fondo della scatola di cereali.
Arrabbiata Diana fece la linguaccia a Trish, sua sorella si tenesse pure quella stupida sorpresa in realtà lei non la voleva, almeno fu questo che disse a se stessa. Scocciata allungò un braccio per prendere del latte caldo posizionato al centro del tavolo. Urlò di dolore quando, per disattenzione, toccò la pentola rovente.
Isabella che le sedeva accanto le afferrò la mano e ci soffiò sopra, Dasha fece il giro del tavolo per avvicinarsi e vedere meglio. Una piccola scottatura.
Diana si era rannicchiata sulla sedia, si sentiva terribilmente stupida poi Isabella le diede un bacio sulla ferita. Rimase incredula a vederla, Taiga, prima che la Grissom venisse distrutta, le aveva parlato di questa cosa. L’amica l’aveva definito « Un incantesimo che tutti i genitori conoscono, per mandare via il dolore quando i figli si fanno male. »
Le era sembrato una cosa insensata e adesso sapeva per certo che non funzionava, il dolore rimaneva. Però si sentiva stranamente rincuorata.
Dopo un’occhiata, Dasha prese del medigel che teneva in cucina e glielo applicò sopra.
“Goffa!” la parola fu meno di un sussurro.
« Dimmelo in faccia Alexya! » disse rabbiosa Diana verso la sorella che sicura di se si mise in piedi rispondendole « Sei stata goffa, eri arrabbiata per aver ceduto la sorpresa a Trish e non hai prestato attenzione. Questa la chiamo goffaggine. »
Diana sapeva che la sorella aveva ragione ma non l’avrebbe ammesso « Scusa tanto, non sapevo che il fatto di saper usare il “rosso” ti desse diritto a emettere sentenze. Vuoi essere chiamata signore? »
Adesso fu Alexya ad arrabbiarsi « Quello che dici non ha senso. Che voi non possiate usare il “rosso” non ha a che vedere con me. Vi ho spiegato com’è successo, stiamo facendo gli stessi allenamenti. Se ti manca la capacità di arrivarci, non è colpa mia. »
« Chi è che non avrebbe le capacità? Dici questo perché sei l’unica a cui interessa usare una tecnica a due spade! Due spade, “il rosso” almeno io non sono la copia perfetta di Isabella, clone! » pronunciò l’ultima parola con cattiveria.
Alexya corse via piangendo, Diana cercò di alzarsi dalla sedia. Era stata stupida, doveva raggiungerla e rimettere le cose a posto ma non riuscì a muoversi, Isabella la tratteneva.
Incrociandone lo sguardo capì che il suo sbaglio era più grande del previsto, la donna era arrabbiata, una punizione non l’avrebbe evitata « Dasha… » chiese con un che d’implorante.
« No! » - disse mettendo via il medigel - « Quando litigate fra voi lascio che sia Isabella a decidere. » tra se si chiese se non avrebbe dovuto intervenire prima. Stava scoprendo che gestire delle adolescenti era una vera impresa, non era mai certa di cosa fare.
Il mondo degli affari era molto più semplice, bastava essere spietati e tutto andava bene. Non poteva comportarsi allo stesso modo con loro. « Esco, vado in infermeria…se riesco ritorno per pranzo, ma dubito. »
Da quando si era ripresa Noveria, Dasha era costretta a passare la mattina di ogni giorno in infermeria. Galba, il suo medico privato, le aveva fatto chiaramente capire che per rimediare ai danni che il suo fisico aveva subito in quel mese di prigionia avrebbe avuto bisogno di molto riposo.
L’unica cosa che lei non poteva permettersi con una guerra in corso e la compagnia in crisi, il compromesso finale fu che lei si sarebbe presentata ogni mattina in infermeria e si sarebbe sottoposta a ogni esame senza però smettere di lavorare.
Un esercito di guardie la scortava continuamente ogni volta che usciva dai suoi alloggi, la loro signora era stata rapita già una volta e non avrebbero più permesso che questo accadesse. La loro felicità e la realizzazione dei loro “sogni” era legata alla sua presenza a guida della compagnia.
Naomi la affiancò dicendo sarcastica « Successo qualcosa di bello ieri sera…”mamma”? »
« Tu … è opera tua. » rispose lanciandole un'occhiataccia che però non impressionò il sottoposto. Lavorava con lei da anni, sapeva che quello era uno sguardo di cui non doveva preoccuparsi.
« Non ti ha fatto piacere sentirti chiamare “mamma” da loro tre? Sbaglio o quella registrazione che ti ho dato, di Alexya dove ti chiama “madre”, ti è piaciuta? »
Non avendo una risposta adeguata disse « Pensavo di pagarti per lavorare? »
Capito il messaggio Naomi si allontanò dicendo « Ok capo, i miei rapporti sono già nel tuo ufficio. »


*****


Isabella e Trish erano andate ad allenarsi, Alexya si era chiusa in camera e non voleva uscirne. Diana invece non sarebbe potuta uscire dall'alloggio, fino a quando non avesse fatto pace con la sorella. Questa era la sua punizione che implicava saltare gli allenamenti.
Da quando si erano riunite e Isabella aveva saputo dei loro cambiamenti, aveva modificato il regime d’allenamento. Se prima le lasciava fare come volevano, adesso le faceva esercitare seriamente senza togliere niente al divertimento. Aveva anche dissipato i dubbi di Alexya sui propri poteri, la ragazza si lamentava che pur essendo andata in rosso non aveva visto un netto aumento dei suoi poteri.
Trish e Diana riuscivano a fare cose "fighe", quando anche loro avessero gestito lo stadio rosso lei sarebbe rimasta indietro.
La donna le fece affrontare fra loro senza dare spiegazioni. Alexya e i suoi poteri tenevano perfettamente il passo con quelli delle sorelle, anche senza usare lo stadio rosso.
Isabella le fece capire che i suoi poteri erano altrettanto aumentati, ma erano così ben bilanciati nei loro aspetti che la ragazza non aveva notato differenze.
Erano Diana e Trish ad avere poteri sbilanciati, causa di un loro minor controllo, che si manifestavano in inutili sprechi di energia. Fulmini dalle spalle e crepe nell'aria? Quando mai si erano sentite simili assurdità? Non era da phantom!
Isabella le sottopose a combattimenti ferrei.
Per loro una lotta difficoltosa era una vera goduria, una soddisfazione a cui non avrebbero rinunciato. Non avevano bisogno di un programma d’indottrinamento che le spingesse a combattere.
Bussò alla porta della stanza di lei « Alexya, sono Diana, facciamo pace? »
« Va via, sono solo un clone! La brutta copia di Isabella, è questo che pensi! »
« Lo sai che non è vero, è stata la foga del momento. Ti chiedo scusa, se esci ti faccio affrontare il 71. Anzi lo puoi “bruciare”. »
La porta si aprì e Alexya fece capolino « Dici sul serio? »
 « Si » Disse, contenta di aver avuto l’idea giusta. Un buon combattimento era qualcosa a cui nessuna di loro sapeva rinunciare.
 
Arrivarono a un ex stabilimento industriale appena fuori Caninea, personale armato lo presidiava. Dopo aver saputo che Isabella e Trish si allenavano nell’ala ovest, loro presero la est.
Dopo la battaglia un discreto numero di mercenari era stato preso vivo, la Weaver non aveva però tempo da perdere e i prigionieri erano un costo. Li fece buttare vivi e nudi in uno dei crepacci ghiacciati del pianeta. Amava non doversi preoccupare della stampa su Noveria.
Isabella però si era intestardita, pochissime volte era successo, voleva tenere dei prigionieri per allenare le ragazze. Dasha la lasciò fare, lei ne scelse duecento che vennero incarcerati in un impianto in attesa di riparazioni e al momento fuori uso.
Il posto era un grande spazio rivestito da pannelli in acciaio illuminato da luci appese al soffitto. Diana e Alexya aspettavano silenziose non sapendo bene cosa dirsi, in quelle situazioni Trish era fondamentale per cercare di allacciare una discussione. Nessuna delle due sapeva bene come incominciarne una.
Una porta si aprì e ne uscì un'asari. Alexya cominciò a fare stretching, avrebbe combattuto senza armatura da phantom, con la sola spada. Non voleva avere vantaggi.
« Ciao 71! » - disse Diana - « Oggi affronterai mia sorella Alexya, ti ho regalato a lei, come sempre puoi scegliere l’arma che preferisci. Cosa vuoi? »
“Regalata? Mi trattano come un oggetto “ pensò l’asari « Un'arma nucleare e mandarvi tutti all’inferno. »
« Mi spiace, quella proprio non penso di poterla ottenere. »
« Una spada ? »
Diana annuì, una spada venne portata all’asari. Era di ottima fattura, la lama aveva un filo eccellente, se fosse morta non avrebbe certo potuto dare la colpa all’arma.
« Mi piace, ha ancora spirito combattivo. » mormorò Alexya a Diana « Vero. » Le rispose.
71….ho vissuto per 500 anni combattendo contro l’intero mio popolo, ho più esperienza di loro … eppure non sembra possa bastare” pensò l’asari. “ Forse posso farcela, dubito sappiano giocare sporco”
Quindici minuti dopo Alexya usciva sostenuta da Diana che la fece sedere « Penso di avere un tantino esagerato. »
« Non mi dire, da cosa l’hai capito? » rispose Diana divertita.
« È vero che devo ancora migliorare nel controllo dei poteri biotici nello stadio “rosso”, però non mi aspettavo proprio quello che è successo. »
« Mi spieghi come hai fatto? »
« Pensavo di fare come Isabella, a mano nuda quando tocca qualcosa può irradiarlo con la propria energia. Questo fa impazzire l’eezo contenuto in qualunque biotico, i noduli che lo contengono si trovano nel sistema nervoso e questo causa il dolore. Il percorso normale è mente, trasmissione attraverso i nervi, noduli di eezo e conseguente uso di un potere biotico, con questa tecnica seguiamo il percorso a ritroso. »
« Si vede che hai studiato. »
« È tutto negli appunti che ci ha dato Isabella, anche Trish li ha letti. Sei l’unica che ha trascurato di farlo. »
« Preferisco le dimostrazioni pratiche. Adesso spiegami come un asari ha fatto a prendere fuoco. Non mi dirai che puoi incendiare le cose con la forza della mente? »
« Non essere ridicola, l’autocombustione è solo una leggenda.  Potrebbe…essere dipeso…che ho provato … a condensare l’energia biotica? » dichiaro timidamente Alexya.
Si aspettava un rimprovero dalla sorella, invece Diana era entusiasta « Racconta! Racconta! » Isabella raggiungeva il massimo dei suoi poteri quando, in “rosso”, l’energia stessa acquistava una forma solida generando una seconda armatura su di lei. Pareva che la tecnica si chiamasse Condensazione, il nome l’aveva appreso dal falso Meng Durand ma non c’era più modo d’ accertarsi cos’altro sapesse.
Per le ragazze era l’apice da raggiungere, sognavano di crearsi delle intere armature fatte di sola energia. Non solamente uno strato protettivo in più come Isabella.
Alexya decise di accontentarla « Dopo che ho fatto impazzire i suoi noduli di eezo … ho immaginato che le particelle si aggregassero fra di loro, sempre più vicine, più compresse. Quell’asari ha preso fuoco da dentro, i suoi noduli di eezo sono esplosi generando fiamme!. »
« Sai cosa significa questo sorella? » - domandò Diana eccitatissima, Alexya fece segno di no. - « Hai scoperto un potere biotico che nessuno ha ancora dimostrato di saper usare, neanche Isabella!. »
A quella dichiarazione le due sorelle si presero per mano saltellando in cerchio, il loro entusiasmo era alle stelle.
Un paio di guardie di Divisione N uscirono trasportando il cadavere dell’asari, da cui proveniva ancora un forte odore di bruciato.
Alexya andò da loro che la guardarono incuriositi « Grazie per aver pulito, scusate se vi abbiamo dato più lavoro del dovuto. » I due si fissarono, quelle parole li avevano lasciati perplessi.
« Perché li ringrazi Alexya? Fanno solo il loro lavoro, sono pagati per questo. » commentò Diana avvicinandosi.
« Non essere maleducata Diana, sono pagati da Dasha per garantire la sicurezza della Noveria Corps invece sono qui a sistemare quello che abbiamo lasciato. Non dare per scontato il loro aiuto, solo perché sei abituata ad averli intorno. Ti ricordo che neanche una settimana fa eravamo sul punto di perdere tutta Noveria. »
Diana tenne un attimo il muso a quelle parole « Non puoi comportarti come se fossi ancora indottrinata. » la riprese sua sorella.
« Ottimo lavoro, continuate così. » disse a un tratto.
« Grazie. » Risposero i due quanto mai incerti.
Poi Diana prese sottobraccio la sorella e disse « Adesso raggiungiamo Trish e Isabella, mostriamo loro il tuo nuovo trucco. »


*****


Brandelli di carne ovunque, al centro quello che era stato un krogan. Isabella in piedi osservava pensierosa Trish. Da quando i poteri della ragazza si erano sviluppati, sembrava poter demolire tutto con un tocco. Aveva letto di biotici che avevano sfondato pareti di metallo o smembrato persone con i loro attacchi, sapeva per certo che la famosa Jack, uno dei compagni di avventure di John Shepard, aveva sfondato più di una parete di metallo fuggendo dalla prigione spaziale Purgatory.
Lei non ci aveva mai provato, l’uso dei poteri e la loro manifestazione dipendeva molto dal carattere della persona. Farsi strada distruggendo ogni cosa non era da phantom.
Un colpo di tosse la fece voltare, Trish aspettava in piedi. Era chiaramente in attesa di una valutazione del suo operato. Isabella sapeva che tutta la sequenza di movimenti con cui aveva ucciso il krogan andava bene però… « Brava … ma … no phantom. » disse la donna quasi a scusarsi.
 « Lo so. » dichiarò la ragazza cadendo sulle ginocchia, era giù di morale. Isabella le accarezzò la testa. Dovevano combinare la potenza di Trish con gli stili di combattimento di un phantom. Lei non sapeva bene da dove incominciare.
La ragazza poteva anche evitare di allenarsi come phantom o di usare una spada. Il punto è che lei non voleva, si sentiva phantom quanto le sue sorelle e altrettanto orgogliosa della sua spada.
Il problema era che nella clonazione di Trish era avvenuto un evento raro, i noduli di eezo normalmente localizzati nei fasci di nervi si erano per la maggior parte inseriti nei muscoli. La differenza rispetto alle sue sorelle una forza muscolare e biotica notevolmente più sviluppata .
“ Cambiare spada? “ Rifletté Isabella chiedendosi se un'arma differente non avrebbe dato risultati migliori. Dovette ammettere che una lama nuova per ognuna non sarebbe stata una cattiva idea. I loro poteri erano cresciuti per quelle che usavano.
La porta si aprì.« Abbiamo fatto pace! » dichiarò Alexya avvicinandosi a Isabella, Diana annuì vigorosamente. Trish si buttò in mezzo a loro, non le piaceva allenarsi da sola.
Isabella si limitò a un gesto col collo, andarono a prendere posizione. Lei era al centro.
Fulmini alle sue spalle, Diana era sempre la più impaziente. Da spalle e arti scariche elettriche generate dal suo eezo le cadevano attorno. Per lei un inutile spreco di energia.
Sempre da dietro, ma da destra percepì un enorme accumulo di energia biotica: Trish. Tendeva troppo ad appoggiarsi alle sorelle. Mancava d’iniziativa.
Isabella guardò dritto davanti a se: Alexya. Eccellente tecnica di scherma, fiducia nelle proprie capacità, rapida analisi delle situazioni. L’unica oltre a lei ad aver  sviluppato lo stadio “rosso” dei suoi poteri.
Se questi erano “maturi”, lo stesso non si poteva dire del suo corpo. La ragazza prendeva medicine ad alta concentrazione di eezo per evitare gli sbalzi ormonali che il “rosso” le provocava.
L’atmosfera si fece soffocante, Isabella percepì una cappa minacciosa calare su di lei. Sorrise. Le ragazze stavano usando il loro intento omicida, permettendo all’avversario di percepirlo. L’allenamento era pronto ad entrare nel vivo.
Isabella avvertì i muscoli delle ragazze tendersi, quasi pronte ad attaccare. Il sorriso divenne un ghigno felice, come una folata di vento l’intento omicida delle ragazze fu disperso da un altro.
Quello di Isabella scese su di loro. I "cuccioli" avevano mostrato le zanne, scoprendo che non impressionavano nessuno.
Esitazione. Lo lesse nel comportamento di ognuna, per un secondo gli sguardi furono incerti, i muscoli si contrassero senza controllo. La reazione inconscia del corpo era qualcosa che nessuno poteva impedire, questo avrebbe ritardato le loro azioni per un secondo.
Quella era la funzione di far percepire il proprio istinto omicida alla preda. Quello che loro chiamavano scherzosamente "no stupido trucco."
Isabella attaccò.


*****


La porta dell’infermeria si aprì, Isabella vi entrò sedendosi in un letto vicino a quello di Dasha. Una pila di documenti li affianco indicava che non aveva passato la mattinata a riposarsi.
Isabella le mostrò una ferita, giusto un taglietto, sull’avambraccio sinistro dicendo « Ferita. »
« Oh,oh… ti sei trattenuta o sono migliorate? » chiese con vivo interesse la Weaver.
« Migliorate … tempo, superare me … Alexya usato nuovo potere.»
« Detto da te non è cosa da poco. Adesso scusa ma devo finire quello che sto facendo. »
Isabella si lasciò cadere sul letto, scrutò il mucchio di contratti su cui Dasha aveva lavorato. Passava infinite ore a leggere quella roba, sembrava che avesse sempre meno ore per loro due. Sapeva che la compagnia era in difficoltà, privata di tutto il suo CA l’intero lavoro ricadeva su Dasha che aveva già deciso di porvi rimedio.
Lei avvertì, non era la prima volta, un senso di disagio. Loro due condividevano lo stesso passato, ma la Weaver era diventata il presidente della più grande compagnia della galassia.
Alexya, Diana e Trish da poco più di “bambole” indottrinate si erano completamente liberate dagli ordini del programma phantom installato nelle loro menti. Era ancora presente ma solo a livello inconscio, ormai agiva solamente nel correggere posture e mosse delle ragazze quando sbagliavano e succedeva di rado.
Lei aveva sempre fatto quello che sapeva fare: combattere, uccidere e quando c’era l’occasione torturare chi doveva eliminare. Nel suo futuro si vedeva sempre a fianco di Dasha, di questo era sicura, presente e forse inutile.
Per curiosità prese uno dei documenti, la Weaver si limitò ad arcuare un sopraciglio senza smettere di lavorare, Isabella lo rimise giù dopo aver letto una pagina.
Non capiva perché certa gente non diceva subito come stavano le cose, di quella singola pagina non aveva capito niente.
Si rigirò nel letto addormentandosi. Un’ora dopo si svegliò dicendo « Arriva. »
La porta dell’infermeria si aprì, vi entrò Alexya accompagnata da Kelly.
« Ancora non capisco come ci riesci. » borbottò Dasha.
La psicologa si fece avanti « Alexya mi ha fatto alcune domande di tipo morale, stavo per risponderle ma poi mi son detta che questo non spettava a me. » fissò Dasha che soppesò il datapad che aveva in mano. Il lavoro poteva attendere.
Timidamente Alexya espose i suoi dubbi. Essi erano incentrati sulla questione di giusto e sbagliato, il loro significato comune nella società galattica.
La Weaver rifletté qualche istante, se avesse detto alla ragazza “ Le cose stanno così” era certa che avrebbe accettato tutto senza mettere in discussione niente.
La fissò dicendo « Ascolta Alexya, pensò che la signora Shepard avesse ragione. Devi decidere tu che genere di persona sono. La maggior parte della gente affronta la vita con ipocrisia, perché sono troppo vigliacche per misurarsi con la realtà di ogni giorno. Vogliono solo sentirsi al sicuro e vivere serene, le loro opinioni mutano in continuo in modo per accordarsi con la massa. Poi ci sono quelli come noi, la vita ci ha insegnato a non nasconderci alla realtà, che questa spesso è più orribile di quello che si pensa, se la fortuna ci assiste prendiamo il comando delle altre persone ma più frequentemente il loro numero ci schiaccia. Mi piacerebbe saperti consigliare. Quello che posso fare è recitarti due massime popolari che conosco “Amico di tutti, amico di nessuno” “ Il popolo e bue”, voglio che scopri il loro significato da sola. Adesso però devi ascoltarmi attentamente, questa sarà una lezione di storia, ti racconterò i più piccoli dettagli di come ho fondato la Noveria Corps a te decidere cosa io e Isabella siamo. »
Un “bip” segnalò l’arrivo di un messaggio lei guardò solo chi era il mittente: Cristina Balestrieri. Poteva aspettare, aveva fiducia nel capace direttore. Visionando il messaggio Dasha avrebbe scoperto che era solo di una frase “La controversia con la mafia franco-cinese di Marsiglia è risolta.“


*****


Il giorno prima sulla Terra, 01:00 di notte.
 
In una villa in costa azzurra, vicino a Marsiglia, su un tratto di spiaggia abbastanza appartato il capo della mafia franco-cinese, Wee Luu, si era rifugiato con tutti i suoi parenti e la maggior parte dei suoi uomini. L’aria era carica di nervosismo, la Balestrieri prima o poi si sarebbe vendicata ma lui lavorava incessantemente per non farsi sorprendere.
Avrebbe potuto scappare in Cina, sarebbe stato maggiormente al sicuro ma aveva deciso che non avrebbe ceduto a quella donna niente. Tuttavia aveva fatto evacuare i suoi ultimi nipoti, figli di fratelli e cugini, nel caso fosse andato tutto per il peggio la sua famiglia non si sarebbe estinta. Quei bambini avrebbero saputo chi odiare. Si sentiva stanco.
Ancora non credeva a tutto quello che era successo. La Balestrieri era stata in suo potere, i suoi uomini l’avevano stuprata, lui l’aveva torturata e umiliata davanti a Dasha Weaver.
Poi il disastro, suo nipote Meng Durand si era rilevato un qualche essere alieno, la Balestrieri aveva ripreso il suo posto alla Noveria Corps. “Ho sonno.”pensò.
Le immagini di lei violentata circolavano sul web, ne avrebbe distrutta la reputazione, avrebbe fatto in modo che la società abbandonasse quella donna, priva del suo ruolo di direttore sarebbe stata una facile preda. Sbadigliò.
Un colpo violento spalancò la porta, destando l’anziano Wee Luu che si era addormentato sulla sedia. Dormiva male e finiva sempre per addormentarsi senza accorgersene.
« Cosa?!» gridò, non pronunciò altra parola.  Davanti a lui un uomo gigante con una corazza grigio roccia. Makarov l’aveva trovato.
« Guardie! Guardie! » urlò quasi soffocandosi, nessuno rispose. Il russo depose una valigetta sulla sua scrivania, lui cercò di aprire un cassetto dove teneva un'arma.
Il solo calcio di quell'uomo bastò a spostare la pesante scrivania di legno contro la parete, intrappolando Wee Luu tra il mobile e il muro. Urlò per il dolore, era sicuro che alcune costole dovevano essersi almeno incrinate.
Makarov aprì la valigetta, conteneva un trasmettitore video. Si formò subito un'immagine « Nonno! » disse una bambina in lacrime, lui la riconobbe subito. Era Rey, la più grande fra le sue nipoti, era fra quelli che avrebbero dovuto essere al sicuro in Cina.
La canna di un'arma entrò nello schermo da sinistra. « Nonno, ho paura! » urlò la bambina.
Lui vide lo sparo, il cervello della nipotina esplodere e la testa ciondolare indietro inerme. Una mano adulta e femminile spinse via il corpo che cadde a terra. Cristina Balestrieri occupava l’inquadratura, sorrideva compiaciuta. Un sorriso di soddisfazione, di chi sapeva di aver vinto.
« Puttana! » gridò Wee Luu ma solo per un istante. L’enorme mano di Makarov lo afferrò per la testa dall’alto , un solo movimento di polso e gli ruppe il collo.
Il russo abbandonò la stanza lasciando dietro di se la valigetta. Qualche minuto dopo che la squadra di comando della Noveria Corps da lui capitanata aveva lasciato l’abitazione, questa esplose cancellando ogni prova. La polizia in arrivo avrebbe avuto solo cenere.


*****


Cristina era soddisfatta, la faida con i marsigliesi era conclusa. La famiglia del signor Wee Luu era estinta, non vi era più nessuno di vivo. Un paio di uomini di Divisione N portavano via il cadavere di quella che era stata la nipotina preferita del capo della mafia marsigliese, buttarono il corpicino in un sacco dell’immondizia. Sapevano come smaltire certi rifiuti.
Lei si guardò un attimo allo specchio, era pronta. Indossava un abito da sera di colore rosa che le copriva ovviamente la schiena, nascondendo l’orribile cicatrice su di essa.
Non voleva uscire, non le piaceva. Farlo voleva dire resistere al senso di sonnolenza dato dai farmaci.
Ma quel Bellamy che aveva contributo a salvare lei e il presidente aveva chiesto un appuntamento in nome del Comitato, motivando un notevole affare in vista grazie allo stato di guerra della galassia. Lei non aveva potuto obiettare, come direttore per la Terra della Noveria Corps era suo dovere intervenire visto da chi proveniva l’informazione.
Scese nel garage sotterraneo di Avalon, entrò in un'auto blindata con autista che l’aspettava con altre due che avrebbero fatto da scorta. L’assenza di Makarov era quasi liberatoria, quell’uomo a volte era un po’ troppo protettivo.
« Andiamo! » ordinò all’autista. Invece le porte si bloccarono, il vetro che separava il lato passeggeri da quello del guidatore venne giù. « Ciao Cristina. » salutò Bellamy vestito da conducente, scavalcò il divisorio ritrovandosi in compagnia di lei. Il suo sguardo non poteva essere più carico di rimprovero.
All’esterno della vettura gli uomini della sicurezza avevano capito che qualcosa non andava, avevano cominciato a chiamare il direttore non vedendo cosa capitava dentro a causa dei vetri oscurati.
« Bello rivederti Cristina. Questo vestito ti dona. » dichiarò lui, il tono era della massimo cordialità.
« Sono sequestrata? » domandò la donna.
« Certamente no … » - rispose lui porgendole due comandi - « Tieni, uno controlla le porte, l’altro è per comunicare all’esterno. Sei libera di andare quando vuoi. »
Lei fece per prenderli, lui le afferrò la mano «Vorrei solo che rimanessi, anche solo dieci minuti. Ho messo nel minifrigo della macchina dell’ottimo vino e un paio di bicchieri. »
« Che significa tutto questo? » disse con un tono che lasciava intendere una certa rabbia.
L’uomo si fregò un attimo le mani, era nervoso. «Non c’è nessun affare in ballo, il Comitato non è coinvolto. Sono qui solo come uomo che voleva incontrare te. »
Il colpo di karate lo colpì proprio in mezzo agli occhi, per un attimo vide le “stelle” e cadde nello spazio tra i sedili. « Ti prego, aspetta. » disse lui, fermandola un attimo prima che aprisse le porte « Tu mi piaci Cristina Balestrieri, quello che voglio è la possibilità di corteggiarti. Al diavolo Noveria Corps e Comitato! »
Una risata crudele, Cristina rideva ma in lei non c’era niente di allegro. Gli occhi inespressivi. « Quanto sei stupido » disse « Parliamo di sesso? Vuoi questo corpo che altri hanno già avuto? » A gambe divaricate si mise su di lui bloccandolo per la mancanza di spazio « Vuoi tradire il Comitato e spiarlo per me? Potrei benissimo accettare se davvero vuoi solo una “scopatina” ogni tanto. »
« No! » disse lui puntellandosi sui gomiti e rispondendo rabbioso « Tu mi piaci seriamente Cristina Balestrieri! Non ho secondi fini. »
« Adesso so che sei davvero stupido… Piacerti…io? Che cazzo ne sai brutto stronzo di me? »
« So cosa ti è successo in India. »
« Allora sei solo un pazzo…non può piacerti una donna che è stata stuprata. Quando mi hanno catturato i fanatici indiani è stata la prima volta, quando mi hanno imprigionata i franco-cinesi immaginavo sarebbe potuto succedere, non mi importava cosa sarebbe successo a questo mio corpo disgustoso. Chi amerebbe mai una donna la cui unica esperienza di amore nella vita è stata la violenza. »
Bellamy la prese per le braccia, era decisamente incazzato dalle parole di Cristina. Nonostante la posizione svantaggiosa lui era più forte fisicamente, ignorando le proteste e insulti della donna ribaltò la posizione.
« Se proprio vuoi fatti un “giro” anche tu e vattene. » disse lei senza alcuna emozione, l’idea di poter essere ancora violata la lasciava estranea. Questo lo fece infuriare ancora di più, le tirò uno schiaffo a cui lei rispose.
Lui la prese per le spalle e la fece voltare, trovò la cerniera sul retro del vestito e l’abbassò.
Cristina reagì più violentemente che poté, era in collera, gli rivolgeva bestemmie e insulti. Non la sua schiena, la sua vergogna, il suo marchio, quello non doveva essere mostrato.
Perché quella cosa schifosa chiamata vita, le negava anche quella minima soddisfazione a lei che si era seppellita viva in quella fortezza di cemento e acciaio che era Avalon. Dormire, almeno nei sogni era felice mentre i giorni, mesi ed anni di quella schifosa esistenza passavano. Mai in fretta come avrebbe voluto. Dormire, lì sapeva che non l’aspettavano mostri o minacce, lì Dasha Weaver vigilava sul suo fedele e capace Direttore della Terra.
La cerniera terminò la sua corsa, Cristina sentì le mani dell’uomo muoversi per scansare il vestito. Ormai la sua schiena  era esposta.
« Ti prego.» disse lei singhiozzando, le prime lacrime scesero.
« Sei bella Cristina Balestrieri, io ti amo. » dichiarò lui, affermazione a cui lei rimase muta. Si chinò su di lei e fece qualcosa che la donna non si sarebbe mai aspettata. Le baciò la schiena. Lei rimase come senza fiato.  « Sei bella. » disse nuovamente e poggiò di nuovo le labbra su quell’orribile cicatrice. Cristina si sentiva incapace di reagire, non riusciva a pensare. Non seppe dire quanto ci vuole, ma lei fu certa che doveva aver baciato ogni angolo della sua schiena.
Alla fine fu lei a chiederlo « Potresti dirlo ancora una volta? »
Lui sorrise « Sei bella Cristina Balestrieri. »
Con qualche difficoltà lei cambiò posizione, mettendosi a pancia in su sotto di lui. Gli cinse il collo con le braccia, le labbra erano aperte in maniera invitante « Ho fame. » disse
« Anch’io, » ammise lui « Siamo in ritardo di almeno tre quarti d’ora per quel tavolo che avevo prenotato. Ma penso che non avremmo problemi a rimediarne un altro. »
« Quindi ora cosa vorresti fare? »
« Cenare insieme alla donna che mi piace. »
« Magari avendo me come dolce? »
« No, non abbiamo motivo di aver fretta. »
« Però sono delusa dalla sicurezza. A quest’ora Divisione N avrebbe già dovuto intervenire. Il vero autista che fine ha fatto? »
« Lui, l’ho lasciato ubriaco in compagnia di due mie care conoscenti, ha dichiarato che sono il suo miglior amico. I tuoi ragazzi in grigio roccia devono avere qualche problema con la minaccia di bomba a bordo che gli devo aver comunicato. »
Lei gli rivolse un'occhiataccia « Tranquilla, è un bluff. Per aumentarne la veridicità ho messo una scatola piena di petardi attentamente camuffata. »
« Sei fortunato che Makarov non è qui. »
« Ho scelto questa data proprio per questo. Durante la nostra breve collaborazione, penso abbia capito che non farei mai male a una donna. »
Un braccio corazzato sfondò il vetro blindato della vettura, Bellamy si sentì afferrare al collo e con voce strozzata disse «Makarov è qui. » e fu proiettato in un lancio attraverso il finestrino, fuori dalla vettura.
Precipitò procurandosi alcune escoriazioni, dolorante ma vivo, una mano lo prese per la gola sollevandolo prima che potesse rialzarsi. «Ciao amico! » disse con un filo di voce. L’espressione del russo era rabbiosa.
« Makarov giù! Posalo a terra! » ordinò la Balestrieri. La donna si era lievemente ricomposta e nascondeva la schiena.
Sospirando rabbioso il russo obbedì. Un gesto di lei intimò a Bellamy di avvicinarsi « Ho fame, ormai sono vestita per uscire. Guida e trova un buon ristorante. » Impose Cristina in tono ferreo.
Lui annuì raggiante mettendosi alla guida, Makarov gli sedette accanto.
Fu una romantica cena a tre, Cristina e Bellamy seduti a parlare e mangiare. Makarov in piedi, accanto al tavolo, in mezzo a loro due.
Ma di questi risvolti nella vita del suo Direttore della Terra la Signora di Noveria non sapeva ancora niente. Dal messaggio sapeva solo che i problemi con i Marsigliesi erano stati risolti, certa che Cristina come sempre avrebbe avuto la sua approvazione.

*****


Su Noveria, il mattino seguente Alexya non si era voluta allenare. Dopo aver parlato con Dasha aveva fatto ricerche. La prima cosa che aveva capito era l’impossibilità ad avere il parere unanime degli abitanti della galassia su qualsiasi argomento.
Questo l’aveva fatta riflettere. Le leggi erano fondate sulla morale, chi non le rispettava era un criminale.
Ma la morale da chi era data? La risposta che trovò fu da gente comune. Ci rifletté un istante,
La risposta che trovò fu che quelle persone erano delle nullità che si imponevano solo grazie al numero. Il forte doveva farsi debole per vivere in quella società.”No!” pensò a un tratto.
Dasha si era imposta sui deboli con la fondazione della Noveria Corps, alla ragazza sembrò un'eroina.
“ Olivia” la sua mente andò a quel pensiero, altra persona che l’aveva sempre affascinata. La sua determinazione non era inferiore a quella di Dasha. Eppure lei viveva bene in quella società che alla ragazza incominciava ad apparire grottesca.
Lanciò un grido di esasperazione. Ogni aspetto che cercava di capire aveva due facce opposte.
« Basta! Indottrinatemi di nuovo così la smetterò di farmi questi problemi. » gridò nel silenzio della sua camera. Uscì e rapida come non mai raggiunse Kelly, intenta ad aiutare come poteva chi aveva avuto delle perdite durante l’occupazione mercenaria di Noveria.
« Non ho una risposta da darti. » asserì la psicologa deludendo la ragazza « Potremmo dire che i deboli sono quelli che hanno ideologie e valori facilmente scardinabili. Non c’è dubbio che la maggior parte delle persone sia così. Dall’altra parte i forti sono quelli che credono in esse e in se stessi. »
Osando rivolgere alla ragazza uno sguardo severo « Sei forte o debole? »
Ad Alexya scappò da ridere « Che razza di domanda … Io…. »
« Cosa? » disse Kelly interrompendola « Non parliamo del tuo carattere o abilità…quali sono i valori di Alexya Weaver? Lei ha la forza di difenderli se necessario? »
La ragazza rimase in silenzio « Come immaginavo..» - affermò la donna - « decidi quali siano, dopo potrai capire se una cosa è giusta o sbagliata. Ti posso solo consigliare di fare esperienze. »
 
Sedute al tavolo da pranzo la famiglia Weaver mangiava silenziosa. Trish e Diana si scambiavano sguardi, lo stesso facevano Dasha e Isabella. Alexya era pensierosa, non aveva praticamente scambiato parola e toccato appena il cibo.
« Vado in camera. » disse alzandosi dal tavolo e uscendo dalla stanza. Quando lo fece Dasha sospirò, non era un suo dipendente che poteva riprendere. Cosa doveva fare?
Bussarono alla porta, erano Diana e Trish. « Vorrei parlare con voi di un'idea che ho avuto. » dichiarò lei e mostrò un sito extranet.
Quel pomeriggio, entrando nella sala d’attesa innanzi all’ufficio di Dasha, Alexya incontrò un gruppo di una cinquantina d’individui di varie razze e aspetti molto differenti che le erano estranei. Tutti erano vestiti elegantemente. Nessuno odorava di neve e ghiaccio, non erano di Noveria.
Vi passò in mezzo indifferente, la guardarono appena e solo per la curiosità di vedere una ragazza lì. Lei guadagnò la postazione della segretaria, non trovandovi però nessuno.
« Dov’è la segretaria? » chiese, nessuno le rispose. Lei fu scocciata da quel comportamento, di norma la gente era più cordiale con lei.
« Non vi hanno insegnato a rispondere? » disse stizzita.
« Dai fastidio ragazzina. » disse un uomo di colore, era pelato, portava occhiali scuri e aveva un tatuaggio sullo zigomo sinistro. « Se fossi più grande ti farei sedere sulle mie ginocchia e forse potremmo divertirci, però già adesso non sei niente male. Si dice che “i frutti migliori siano quelli non ancora colti”. » e sorrise malizioso « Se vuoi sapere dove sono le segretarie, stanno facendo un lavoro importante. Oggi nessuno avrà tempo per te, torna dalla mamma. »
Alexya si incupì a quelle parole « Non è vero! Lei ha sempre tempo per me. »
« Capisco, sei la figlia di qualche segretaria o dipendete dello staff del presidente. Vattene a casa, nessuno ha tempo da dedicarti oggi. »
La ragazza era arrabbiata ma Dasha era stata chiara, non fare male a chi lavorava per lei. Al riguardo era molto severa. « Anch’io devo far vedere una cosa importante. »
In sala si udirono diverse risatine, non le piacevano quelle persone. La facevano sentire ridicola e stupida.
L’uomo ormai aveva preso gusto a tormentarla « Non sei tropo grande per fare quelle espressioni da bambina arrabbiata? Griderai forse “Mamma!”? »
Invece in sala si udì « Alexya! » esclamò Dasha. Alla ragazza s’illuminò il viso vedendola, non solo perché era lei ma perché sembrava stare benissimo. Indossava uno dei suoi soliti completi da lavoro, questo di colore sabbia, perfettamente truccata secondo il suo solito stile.
Non la vedeva così elegante da quando il CA era stato massacrato e non vi erano più state riunioni da tenere di persona. Ad affiancarla Isabella, la sua presenza era insolita se si trattava di una questione di lavoro. Solitamente non le interessavano.
Quello le fece venire il dubbio che le persone li riunite dovevano essere davvero importanti. Forse aveva veramente fatto uno sbaglio a rimanere. La presenza di Isabella rafforzava quell’idea.
Dasha le fu davanti e chiese « Tutto bene? » era ancora preoccupata per come la ragazza si era comportata a pranzo.
«Conosce questa ragazza presidente? » Chiese l’uomo incredulo. A lei bastò voltare la testa, se verso Alexya il suo sguardo era tenero verso il resto dei presenti era quello che ricordavano. Occhi di ghiaccio, di un nero intenso che metteva soggezione. « È mia figlia, Alexya Weaver. »
« Mamma, ti volevo parlare. » disse la ragazza abbracciandola alla vita. Isabella si abbassò verso di lei, si fissarono un istante. Si sorrisero a vicenda, le parole erano superflue.
Dasha non poté fare a meno di arrossire leggermente, sentendosi chiamare così « Oggi sono davvero piena di lavoro Alexya, ma se ti basta un quarto d’ora posso concedertelo. »
La ragazza si sentiva emozionata come poche volte, Dasha seduta alla sua scrivania era davvero magnifica. Isabella, alla sua destra, con abiti semplici e sportivi per avere una maggior libertà d’azione e l’immancabile coppia di spade. I capelli le stavano ancora ricrescendo, non poteva fare una coda di cavallo e li portava sciolti.
« Vorrei andarci » disse Alexya porgendo a Dasha un datapad. Non pensava si sarebbe sentita così imbarazzata, non sapeva dove guardare ma il peggio erano le braccia.
Dasha si fece seria, veramente molto. A quelle parole aveva pensato a un capriccio, la visita a qualche parco di divertimenti. Non si era aspettato quello.
« Questa è una scuola militare. È frequentata da ragazzi perché imparino la disciplina e abbiano un assaggio di vita militare prima di entrare nell’Alleanza. Perché vorresti andarci? »
La ragazza disse qualcosa ma a voce troppo bassa, Dasha non capì « Alexya se vuoi avere il mio permesso, rispondi forte, in modo chiaro e alza la testa per guardarmi. » disse severa.
« Fare esperienza di vita. »
« Spiegami! »
« Voglio scoprire cosa fare nella vita, se sono una persona forte o debole. Non sono più indottrinata, ho cominciato a pensare al futuro, anche a troppe altre cose. »
« Perché questa scuola? »
« Olivia mi è sempre parsa “forte”, ho cercato nel suo passato scoprendo che l’aveva frequentata prima di entrare nell’Alleanza. Non c’è altro motivo, forse avrei dovuto informarmi meglio. »
Dasha sospirò, Alexya non capiva se era arrabbiata, delusa o altro. Di norma avrebbe intuito certi stati d’animo attraverso la semplice lettura del corpo, adesso era così agitata da non riuscirci.
« Sei arrabbiata? » chiese.
« No di certo. Ci penserò Alexya, per adesso non posso prometterti altro. Con lo stato di guerra in cui è la galassia non è nemmeno possibile per te iscriverti, inoltre saremo a metà dell’anno scolastico. Vedremo cosa fare quando sarà tornata la pace. Non penso però di poter decidere da sola, Isabella? »
« Andrà bene … fiducia … cresciuta. » disse il phantom lottando contro il programma d’indottrinamento. Ogni parola per lei era una sfida.
« Se non c’è altro Alexya, ho del lavoro che mi attende. » La ragazza felice si riprese il datapad ed uscì.
 
I cinquanta individui che attendevano erano in piedi nella sala conferenza. Le uniche sedute erano Dasha e Isabella. Non c’era nessun segno di accoglienza o altro che facesse pensare che fossero i benvenuti.
Dasha esordì subito « Veniamo al punto, ho bisogno di un nuovo CA. Non ho tempo da perdere a selezionare candidati. Ho chiesto ai miei quattro direttori più importanti di mandarmi chi secondo loro aveva le qualità necessarie. Mi fido del loro giudizio, perché sanno che mi arrabbierei se mi avessero inviato degli idioti. Il nuovo CA sarà formato da sedici membri più me e il vicepresidente. Adesso venite davanti a me uno alla volta. Farò a tutti le stesse domande. Non dovete però rispondere. »
Fecero come richiesto, a ognuno chiese “ Ha mai pensato di tradire la compagnia? Di sostituirmi alla guida della società? Ha mai voluto maggior potere personale? ”
Terminate le domande Isabella mandava le persone a destra o a sinistra.
« Il gruppo che mi interessa è quello di sinistra. » Disse Dasha, era formato da ventitre persone. Lei ne indicò sette a caso e le fece passare nell’altro a cui disse « Voi siete esclusi, potete andare.» Annunciò congedandoli e uscirono.
Si rivolse  ai rimanenti « Il CA è formato, scommetto che vorrete scoprire com'è avvenuta la scelta. Il vicepresidente è davvero abile a capire cosa pensano le persone. Il gruppo di sinistra è quello di coloro che hanno pensato di tradirmi, quello di destra di quelli leali. Ho voluto voi perché chi è alle mie dirette dipendenze deve essere aperto a ogni possibilità, il tradimento è una di queste. Si vede benissimo che quello che avete ottenuto non vi basta, penso vi impegnerete se avete degli obiettivi. Volete di più? Desiderate prender il mio posto? Provateci, impegnatevi quanto vi pare, accordatevi con i direttori e tra voi. Questi giochi di potere non mi interessano, perché sarò sempre io a determinarne il risultato. Ma attenti, sbagliate e siete morti. »
« Penso sia ora per il CA della Noveria Corps di prendere posto nella sua sede, anche se provvisoria in attesa della ricostruzione di Caninea. »
Dasha sorrideva compiaciuta alla vista di quei sedici individui seduti al suo tavolo, emanavano un'aria di pericolo. “Mostri” che per il potere avrebbero fatto qualunque cosa, “mostri” allevati dalla Noveria Corps. Entrati come tutti nella compagnia, questa aveva dato loro la cosa che più volevano in base a quello che potevano avere secondo alle gerarchia di benefit. Si erano arrampicati su di essa sempre più in alto, soddisfatto un desiderio ne volevano un altro, travolti dal loro stesso egoismo non si sarebbero mai fermati fino alla cima e forse neanche quella sarebbe bastata a soddisfarli.
“ Ho messo assieme un gruppo di lavoro davvero pericoloso e capace “ pensò fra se soddisfatta, si sentiva sicura. Il mostro peggiore era lei stessa, per il suo egoismo avrebbe sacrificato chiunque lavorasse per lei senza problemi, soprattutto conosceva sogni e desideri di tutti. Qualcuno poteva anche pensare di essere leale, in verità erano fedeli solo al proprio egoismo, per quello che sapevano di aver ottenuto solo e solamente da lei.
Isabella prese una sedia e le sedette accanto. Dasha la guardò inarcando un sopraciglio, era la prima volta che lei si fermava a una riunione.
Il phantom non sapeva bene che fare, il comportamento di Alexya l’aveva colpita. Aveva pensato che forse fermandosi avrebbe potuto essere d’aiuto a Dasha in qualche modo. Se solo avesse saputo come, si augurò che la sua presenza non la infastidisce.
Dasha le prese la mano e gliela baciò, Isabella si rasserenò e lei dovette ritrattare quello che aveva pensato prima “ Non potrei sacrificare proprio tutti”.


*****


Ogni canale d’informazione non parlò d’altro. L’enorme stazione nemica era apparsa vicino alla Cittadella, tutti si chiedevano che fine avesse fatto la Jotnar.
Diciotto ore dopo la corazzata riapparve nella galassia, dopo oltre due mesi nello spazio oscuro. Rivedere le stelle fu fonte di grande emozione per tutti ma c’era poco da festeggiare. Non si poteva parlare di successo.
Raggiunta l’orbita terrestre Olivia e Vega vennero chiamati al rapporto dal Consiglio e Alleanza. I loro superiori erano già informati di tutto, ma vollero riascoltarli lo stesso.
Non essendoci più l’obbligo del silenzio radio, avevano inviato rapporti sull’esito della missione. Ebbero le prime notizie da casa e seppero in quale impresa si fosse imbarcata Garrus, Miranda, Grunt e Ida.
« È il momento di colpire e duramente. » affermò il consigliere turian Deos. L’umana De Falco si mostrò d’accordo, come la consigliera krogan Bakara.
L’asari Tevos, il salarian Jerod e la quarian Nine’Fogar erano esitanti.
Fu Jerod a prendere la parole « Raccomando prudenza, sapere qual è la situazione attuale sulla Cittadella potrebbe essere d’aiuto. »
Deos non era però pacato come al solito, con una maggior propensione bellica rispetto ai suoi colleghi, escludendo Bakara, con il ritorno della Jotnar il suo giudizio era che non si doveva  più procedere con tattiche “sottili”. « La base nemica è qui ADESSO! Se aspettiamo potrebbe sparire nuovamente, se succedesse dubito che la ritroveremo. Faccio notare ai miei colleghi che il nemico non ha compiuto altre mosse, conquistata la Cittadella e resa sicura l’area circostante si è fermato. Il motivo è evidente! Perché qualsiasi sia il suo scopo, lì ha tutto quello che gli serve. L’unica cosa di cui ha bisogno è il tempo per usarlo, per questo dico di attaccare per non concedere questa possibilità! »
Olivia aveva ascoltato in silenzio e poteva dirsi d’accordo. Sulla “carta” la teoria di Deos era valida.
Interrompendolo bruscamente Tevos chiese « Che piano prevede la Gerarchia Turian in caso di sconfitta? Sono sicuro che un popolo dedito all’arte militare come il vostro ne abbia sviluppato uno per affrontare questa eventuale circostanza. »
« No. » rispose in modo sprezzante Deos.
La risposta sembrò rendere furiosa Tevos « Bene, come pensate di affrontare una sconfitta? »
« Se perdiamo non ci sarà niente da fare, l’unica strategia sarà adottare tattiche di guerriglia, guadagnando tempo per ricostruire le forze. »
« Che idea brillante. » commentò sarcastica Tevos, ora arrabbiata senza alcun dubbio.
Deos non era però disposto ad accettare passivamente « È l’unica opzione e forse occasione che potremmo avere. Tutte le nostre flotte sono state riconvertite, con il ritorno in scena della Weaver abbiamo sufficienti scorte di eezo 19. Se attacchiamo con meno della totalità delle nostre forze, Titani compresi, la sconfitta sarà solo più sicura. Il fallimento della riconquista della Cittadella non vi ha insegnato niente? Vogliamo far morire altri soldati inutilmente? » gridò.
Olivia lottò con se stessa per rimanere calma, suo fratello aveva avuto il comando di quell’operazione. James gli mormorò all’orecchio « Titani? » Fece spallucce, ignorando anche lei di cosa parlassero.
Bakara picchiò violentemente la mano sul tavolo, imponendo il silenzio « Anch’io sono favorevole all’attacco e Tevos non ha i torti a dire che è un azzardo. Jerod ha ragione a dire che sapere lo stato sulla Cittadella sarebbe utile, però sappiamo tutti che non è fattibile. Abbiamo provato a mandare squadre a investigare sulla stazione dopo il fallimento della riconquista, nessuna ci è riuscita. »
Olivia per un attimo aveva sperato di ricevere qualche notizia. “ Pensa, dannazione, pensa” si disse mentalmente, aveva la sensazione che quelle parole stessero richiamando alla mente qualche vecchio ricordo “ Entrare, dentro, penetrare. No, ho la sensazione che sia sbagliato…uscire…” la parola fece scattare qualcosa, ora sapeva « Quella stronza di Dasha! » esclamò a un tratto.
Tutti la fissarono attoniti, lei si sentì un attimo in imbarazzo, solo Tevos disse « Sebbene la sua opinione sia condivisa da più persone qui dentro, è ora di qualche aiuto? »
« Forse si. »
Quando il piano ideato dal signor Woods e soci era fallito, Dasha era fuggita alla cattura con Isabella scappando attraverso la Cittadella grazie a una sfera di Woods. Congegno basato sulla tecnologia dei razziatori, utilizzabile solo da chi aveva subito un indottrinamento, prendeva il nome dal signor Wood che aveva contribuito alla sua realizzazione e a cui Dasha l’aveva rubata, ottenendo dall’uomo tutte le informazione in suo possesso. Impresa facile visto che fu Isabella ad occuparsi di farlo parlare.
Dasha Weaver era fuggita attraverso una via che solo lei conosceva, come il suo punto d’ingresso. Una possibilità che valeva la pena di provare.

Scocciato. Lo sguardo di Dasha sullo schermo non lasciava dubbi, neanche nascondeva che la causa del suo malumore fosse lo s.p.e.t.t.r.o. La cosa era reciproca.
Oliva aveva saputo del massacro al casinò Putin, le autorità stavano ancora indagando ma lei era certa: Isabella.
Il risveglio dal coma di lei e la scomparsa dall’ospedale, decine di morti con ferite di spada, tracce dell’uso di poteri biotici, la morte in diverse località di mafiosi russi proprietari del casinò e in affari con i marsigliesi.
La notizia della morte di Dasha doveva aver fatto impazzire il phantom.
Sapeva che durante la guerra dei Razziatori, suo padre aveva accettato di collaborare con Balak, il padre di Areno, attuale leader della Nuova Egemonia Batarian. Conosceva bene la storia, all’epoca il batarian si era macchiato di atti terroristici contro l’Alleanza.
Per combattere i Razziatori servivano tutti gli aiuti possibili, così suo padre invece di ficcargli un proiettile in testa lo convinse a collaborare. Sapeva essere stata una delle scelte più difficili per lui.
Lei ora si sentiva in una situazione simile, per combattere i Grigi serviva ogni aiuto. I portatori naturali di eezo 19 erano le loro armi migliori peccato che ne esistessero solo quattro. Tutti legati sentimentalmente alla Weaver.
Senza preamboli spiegò il motivo della chiamata, Dasha disse che ricordava solo dove fosse l’uscita essendo passati una decina d’anni.
« Ci serve Isabella e qualcuno che sappia usare una sfera di Woods.» affermò Olivia. Il Consiglio aveva fatto un accordo per avere Isabella a combattere dalla sua parte. Era venuto il momento di sfruttarlo. Una missione di infiltrazione, in mezzo ai Grigi era l’incarico ideale per quel phantom.
« Le dirò di far la brava. » commentò Dasha.
Olivia la fissò un istante, non capiva se stava facendo la finta tonta « Tu vieni con noi! »
« Per quale fottuta ragione dovrei farlo? Ho i miei problemi, sono una civile e non un militare. » rispose la Weaver.
« Perché, purtroppo per me, sei l’unica persona che può conoscere la strada da fare, la sola a cui Isabella ubbidisce ma soprattutto la sola che sa usare una sfera di Woods. »
« Se speri che mi ricordi la strada sei un'illusa. Avete i soci di Woods in prigione, prendete uno di loro o fatevi spiegare come fare. Una volta mi hai detto che era stato creato un adattatore perché chiunque potesse usarla. »
Olivia rise di gusto « Hai veramente creduto a quella bugia per tutti questi anni? Era un dannato bluff, me ne ero scordata, credevo che la signora di Noveria fosse decisamente più furba. »
A Dasha le si torsero le budella, che a ridere di lei fosse Olivia non lo sopportava.
Lo s.p.e.t.t.r.o. tornò subito serio « Questo non cambia che tu verrai con noi. Sarai anche un civile ma ci sono leggi che mi permettono di chiamarti alle armi che tu lo voglia o meno. Rifiuta e finirai davanti a un tribunale militare. »
« Non oseresti! »
« Si invece e ringrazia se non decido di procedere contro Isabella, per il massacro del casinò Putin. »
Era un bene che non fosse una conferenza dal vivo, in qual caso non c’era dubbio che una sarebbe saltata al collo dell’altra senza pensarci.
Un pannello di comunicazione si attivò, su di esso i Consiglieri. « Tacete entrambe! » Ordinò Tevos «Non abbiamo bisogno di litigare fra noi! Trovate un accordo! »
« Mai! » gridarono all’unisono zittendo la consigliera.
« Vengo a prenderti Dasha! » le urlò contro Olivia.
« Con quale esercito? »
« Da sola, non mi serve altro. »
« Ti ammazzerò! » le rispose la Weaver, terminando la comunicazione. Prese il terminale fracassandolo contro un muro per il nervoso. Isabella, fuori dalla schermo aveva sentito ogni cosa non vista, osservò senza mutare espressione. Mai aveva visto Dasha così furiosa, al punto che si sentì dire: « Isabella, uccidi Olivia William Shepard appena arriva! »
Lei annuì. Sarebbe stato un bello scontro di questo era sicura, Olivia era un avversario unico. C’era però una cosa a infastidirla, per la prima volta da quando la conosceva le parole di Dasha non coincidevano con quello che diceva il suo corpo. 
Questo diceva di no, ma le aveva detto il contrario. Il linguaggio del corpo era sempre sincero, non era possibile mentire con esso. Sperava che Dasha avrebbe trovato una decisione netta e sicura prima che lo scontro iniziasse.
Olivia uscì dalla stanza di comunicazione furiosa. Vega la stava aspettando e aveva sentito tutto, prima che potesse dire una sola parola lei lo zittì con « No James, andrò a prendere Dasha. »
« Tenente! » gridò lui.
« Può avere le mie dimissioni al ritorno se lo desidera, signore. » rispose lei cercando di non prendersela con il vecchio amico di famiglia. James Vega dovette lottare con se stesso, per convincersi a non prendere calci in culo la figlia del suo amico e mentore mentre si allontanava
« Papà! » gridò una vocina alle sue spalle, girandosi vide con sorpresa sua figlia Taiga e Jack, con loro Henry e William. Erano venuti a trovarlo adesso che la sua missione si era conclusa.
Lui abbracciò con vera gioia sua figlia, saluto l’ex-moglie e scambiò un paio di battute con i figli di Miranda e Martin. « Cos’è successo? » domandò Jack, indovinando che qualcosa non andava.
« Olivia. »
« Cos’ha fatto? »
Lui fece un breve riepilogo « Vorrei fermarla, ma credo che aggraverebbe solo la situazione. Se come s.p.e.t.t.r.o.  dovesse disubbidire a un ordine diretto di un superiore, la sua carriera nell’Alleanza potrebbe dirsi conclusa. »
« Allora non farlo. Lascia che quelle due s’incontrino. »
James stava per rispondere ma notò un particolare « I ragazzi dove sono finiti? »
« Cazzo! » sbottò Jack. Taiga e i gemelli erano spariti mentre parlavano.
Olivia stava preparando una navetta, avrebbe avuto bisogno di tutto il necessario, quando Arturus e Asiria la raggiunsero.
« Olivia, dimmi che ho sentito male. Che è solo una diceria gonfiata e di molto. » le disse il turian.
« Se parli del fatto che sto andando su Noveria da sola, è tutto vero. » disse senza guardarli e smettere di lavorare.
Asiria la prese per una spalla, costringendola a guardarla e a interrompere il lavoro. « È un'idiozia e lo sai. Facci venire con te almeno, usa la SR3. Richiedi rinforzi, fai intervenire l’Agenzia N7 »
« Impossibile, ci ho pensato bene. Io porto un esercito, lei risponde con Divisione N e tutto il potenziale bellico su Noveria. Andrò da sola! »
« Speri in una sorta di duello? » chiese Arturus.
« Qualcosa di simile. »
« Ti sei scordata di quel phantom serial killer che non l’abbandona mai? Avvicinati alla Weaver e Isabella non avrà esitazione a ucciderti. »
« Lo so, ma con questa biotecnologia che abbiamo in corpo la cosa potrebbe essere meno certa del previsto. »
Un forte rumore di passi gli interruppe, pareva che qualcuno stesse correndo e che non fosse solo.
 « Taiga!? » dissero sorpresi i tre adulti vedendola arrivare a per di fiato, con lei Henry e William.
Arrivata davanti ad Olivia, Taiga le tirò un calcio più forte che poté proprio sulla tibia e dritto sull’osso. Lei non poté evitare di lanciare una bestemmia per il male. Potenziata o meno che fosse, la ragazza l’aveva colta di sorpresa.
« Sei diventata stupida? » le urlò contro Taiga, come risposta ricevette uno schiaffo. Era la prima volta che Olivia alzava la mano su di lei. Ma la ragazza aveva davvero esagerato.
« Taiga, Dio santo, che ti è preso? » le gridò contro Olivia massaggiandosi la caviglia.
Per niente calmatasi la ragazza le gridò « Cosa è preso a te? Steve è in pericolo, i tuoi genitori pure, come anche quelli di Ilary. Lo sono Garrus, Grunt e Miranda. La galassia è in guerra e tu vai su Noveria dove dovrai ammazzare Dasha e Isabella o ti fai ammazzare te. Quando dovremmo essere tutti uniti. »
« Non vado a farmi ammazzare e non ho intenzione di uccidere quelle due. »
« Certo! » disse Taiga con tono beffardo « Ho sentito da mio padre della vostra litigata, Dasha è proprio il tipo di persona che si lascia convincere da qualche minaccia. »
« Lo sto facendo per tutti! Hai ragione, anche i genitori di Arturus e tutti gli altri sono in pericolo. Credi che non sappia cosa hanno fatto? Hanno rubato un Pellicano e si sono uniti all’assalto della Cittadella, per recuperare i miei e Joker. Dasha è probabilmente l’unica a conoscere un modo sicuro per salire sulla stazione. Lei ha deciso di non collaborare, la colpa è sua! . »
La ragazza digrignò i denti dalla rabbia, era proprio la degna figlia di Jack. Con un gesto del braccio indicò i gemelli, vista la violenza dello scontro verbale erano rimasti in silenzio a distanza di sicurezza.
«Hai idea di quante cazzate hanno fatto questi due alla Grissom? Non è stato litigandoci o picchiandoli che le cose si risolvevano. »
Henry e William si scambiarono uno sguardo, quella di Taiga era una mezza verità. Botte ne avevano prese e proprio da lei. Si guardarono però bene dal dire qualcosa.
« Taiga, adesso basta! Calmati! » disse Olivia, riacquistando dell’autocontrollo. Questa volta le parole parvero funzionare.
« Sono mie amiche.» annunciò a un tratto.
« Chi? »
« Alexya, Trish e Diana. Abbiamo rischiato di perdere la nostra amicizia già una volta, non voglio che riaccada. È stata colpa nostra. Sapevamo che erano diverse, qualcosa nel loro cervello non andava, l’aurea di pericolo che emanavano era evidente per tutti. Quando Alexya ha ferito Kelly, abbiamo avuto paura, terrore delle nostre amiche sul momento. È qualcosa che non mi perdonerò mai. Sai come ci siamo salvati, quando la Cittadella stava cadendo in mano nemica? Perché ci sono venute a recuperare, erano preoccupate per noi. Ho capito che non possono essere davvero cattive. Se tu e Dasha combattete, noi e loro non potremmo più essere amiche. »
Lei allungò una mano sulla ragazza per accarezzarle la testa.
« Ci hai ripensato? » chiese Arturus.
« No. » - e rivolgendosi a Taiga - « Mi dispiace. Quando è stata l’ultima volta che hai avuto notizie delle tue amiche? » domandò sorridendo.
« So solo che sono su Noveria con Dasha da una settimana. » spiegò abbattuta. Le comunicazioni civili e private erano limitate per dare più spazio a quelle militari.
Davanti a lei si aprì una pagina del proprio omnitool « Queste sono le ultime notizie sulle tue amiche, non posso fare altro, spero che la vostra amicizia continui.» disse Olivia e salì sulla navetta, dopo un ultimo bacio ad Arturus e aver abbracciato Asiria dicendo « Auguratemi buona fortuna. »
Taiga, Henry e William lessero le notizie d’un fiato, le loro amiche si erano liberate dell’indottrinamento. La navetta decollò e rapida salì verso il cielo.
Taiga parve improvvisamente farsi più dritta sulla schiena. Si voltò energica verso i gemelli e puntando un dito « Datevi da fare! Ci serve una comunicazione dal vivo con Noveria. »
« Eeh…vorrebbe dire violare codici militari. » osservò William.
« Non credo che potremmo cavarcela con una semplice sgridata. » obiettò Henry.
Furente Taiga gridò « Da quando ve ne è mai importato qualcosa? Sbrigatevi a fare come vi dico. ».
I due ragazzi fuggirono davanti a quella furia che li inseguiva.
Asiria e Arturus avevano sentito tutto « Credi che Taiga fosse seria? Non possono farlo veramente? Dovremmo dirlo a qualcuno? » chiese la prima.
« Nooo, staranno bene. » rispose il secondo.
« Che risposta sarebbe? Hai un'aria complice. Mi fai pensare a quando tu e Mordin avete rubato una cassa di birra elcor dal circolo degli ufficiali superiori del C-sec., dichiarandovi innocenti fino all'ultimo. »
Lui fece spallucce.


*****


Creare un canale di comunicazione con Noveria, usando codici di sicurezza militare di massimo livello. Ci riuscirono in mezz’ora. Facile quando hai un padre s.p.e.t.t.r.o che ti adora.
Taiga senza far sospettare niente e facendo tante moine, era riuscita a rubare il codice di suo padre. Il resto era toccato a Henry e William.
Grazie a un accesso a extranet illegale che si erano creati tempo addietro, avevano tutto il necessario.


*****


Alexya rotolava da una parte all’altra del letto stringendo il cuscino, ancora emozionata per la discussione avuta con Dasha il giorno prima. Il terminale segnalò una comunicazione in arrivo.
Rispose non immaginando proprio chi potesse essere. La sua espressione non poteva essere più felice e sorpresa, chiamò subito Diana e Trish.
Per un attimo regnò il caos con sei persone che volevano parlare contemporaneamente, fu Taiga a riportare la calma « So che non siete più indottrinate, siamo tutti felicissimi per questo. Adesso ascoltatemi, Olivia sta venendo su Noveria. »
Le ragazze Weaver si guardarono perplesse fra loro.
« Sei sicura di volerlo fare Alexya » domandò Diana, il piano proposto implicava di mettersi contro Isabella e Dasha.
« Si, altrimenti quelle due non si parleranno mai. »


*****


Olivia entrò nell’orbita di Noveria sei ore dopo. Programmò la discesa su Caninea, non aveva nessuna intenzione di nascondersi. Il suo piano si poggiava su una scommessa, quella che Dasha sarebbe stata troppo orgogliosa per nascondersi dentro a una fortezza, dietro gli uomini di Divisione N. Rimaneva solo l’incognita di Isabella.
Avvicinandosi ricevette un segnale d’atterraggio, pareva la stessero aspettando e avessero scelto il luogo dell’incontro. “ Bene” pensò tra se.
Aprì il portellone e scese armata di tutto il necessario. Tre figure le precipitarono addosso dall’alto, prima che potesse mettere un piede fuori dalla navetta. Tutto quello che poté fare fu gettare l’arma per allargare le braccia nel tentativo di prenderle al volo ed evitare che si facessero male inutilmente.
Caddero tutte dentro la navetta, ancora a terra Diana allungo un braccio e diede una manata sul comando del portellone per chiuderlo.
« Gli scudi! Metti gli scudi! » gridò Alexya, « Pesto!, Subito! » fecero le sorelle. Gli attivò.
Stava per chiedere ma un tremore proveniente dall'esterno la zitti. « Che è stato? » chiese Olivia e tornò ad avvertirlo.
« È furiosa! » disse Diana tremante, Trish annui con vigore non meno spaventata. Olivia si sentì afferrare a un braccio. Era Alexya, sembrava stesse cercando di mostrare più coraggio ma non era chiaramente così.
« Mi spiegate? »
« Isabella! » gridarono all’unisono le tre, indicando il portellone d’ingresso. Usando una telecamera esterna scoprì che fuori c’era propria Isabella e quei tremori erano i colpi che infliggeva alla navetta.
« Sembra veramente incazzata e …perché è senza spade? » fissò le ragazze ed ebbe un presentimento.
Fu Alexya a spiegare « Abbiamo saputo da Taiga che arrivavi, dovevamo fare qualcosa prima che succedesse l’irreparabile. Olivia, ti prego, fai pace con Dasha! »
Si chinò verso di lei « Bello vederti parlare. Mi dispiace Alexya, sono qui perché mi serve Dasha e ho tutta l’intenzione di buttarla giù dal “trono” che si è costruita. »
La ragazza diede di spalle ad Olivia, allargando le braccia come per proteggerla. L’atmosfera si era fatta tesa, Diana e Trish la fissavano in un modo che non le piaceva. « Ferme! Non ha detto che le vuole fare del male. » Insistette Alexya rivolta alle sorelle.
Tutte e tre emisero una sfiammata biotica calmandosi subito dopo. Alexya tornò a rivolgersi a lei « Olivia mi sei simpatica. Per favore, parla con Dasha. »
Lei sospirò « A cosa servirebbe? In ogni caso prima dovrei uscire da qui. »
« Non preoccuparti, verrà lei da noi. »dichiarò Alexya.
La predizione della ragazza si rilevò esatta. Dasha Weaver si presentò con un intero contingente di Divisione N guidato da Naomi. Arrabbiata quanto Isabella bussò al portellone e urlò « Ragazze! Fuori! »
« No! » risposero in coro.
« Mi state disubbidendo? »
« Olivia ci tiene prigioniere. » dissero guadagnandosi uno sguardo di rimprovero dalla s.p.e.t.t.r.o.
« Le spade di Isabella, dove le avete nascoste? Ditelo ora! »
« Il bagno degli uomini del terzo sotto livello. » risposero insieme. Isabella corse a riprendersele.
« Adesso, uscite! » ripeté la Weaver.
« Dovrai entrare tu. » dichiararono sempre all’unisono.
Dasha guardò indietro verso Naomi che disse « La navetta è bloccata, non può andare da nessuna parte. »
« Aprite! » intimò.
Lei e Olivia si fissarono dritte negli occhi, quando il portellone si spalancò. Puro astio. Dasha entrò nella navetta « Voi tre mi dovete delle spiegazioni! » affermò facendo tremare le ragazze.
« Ora basta! » disse Olivia « Così le spaventi inutilmente! »
Le ragazze avvertirono i peli sulla schiena drizzarsi, si fecero attente. Una lama apparve dal nulla, scivolò all’altezza del collo di Dasha sfiorandolo e avrebbe trafitto Olivia in faccia, se all’ultimo Alexya non si fosse buttata contro di lei facendola scansare. Isabella aveva trovato le sue spade.
Lo s.p.e.t.t.r.o. cercò di estrarre un'arma, la ragazza le afferrò la mano quando era sull’elsa dell’arma. Lo sguardo quasi in lacrime di lei la convinse a desistere.
Alexya si aggrappò a Dasha « Ti prego ritira l’ordine che hai dato a Isabella, dille che Olivia non deve morire. » le sorelle si unirono alla sua implorazione.
« Dasha, mamma… ti prego. Lo so che non vuoi davvero vederla morta, sai che a noi non si può mentire. Se non ci credi chiedi a Isabella, anche lei sa che non sei convinta di questa scelta. »
Il phantom, terminata l’azione era rimasto dietro a Dasha, s’inclinò verso di lei mormorandole « Ragione. »
« Aspetta fuori! » le ordinò Dasha. Isabella obbedì sedendosi appena fuori la navetta, con le gambe incrociate e le spade poggiate su di esse.
« Speravo che la missione suicida della Jotnar,  lo fosse veramente per te. » Aafermò Dasha sedendosi.
« Chiederti qualcosa è l’ultima cosa che vorrei fare. » Olivia l’imitò. Rimasero sedute in silenzio una davanti all’altra, fissandosi senza abbassare lo sguardo.
Le ragazze sedute ai lati non sapevano che fare, non volevano uscire dalla navetta perché Isabella attendeva rabbiosa e temevano la sgridata. Dentro quelle due non si parlavano.
Il borbottio dello stomaco di Trish fu udito dai presenti. Olivia frugò in un vano della navetta, tirando fuori un pacco di biscotti secchi invece delle solite razioni militari.
« Biscotti per bambini? » domandò Dasha.
« Sono più nutrienti e salutari di altri, un vizio che non mi è mai passato. » Le ragazze gli presero con soddisfazione. Li porse anche a Dasha, ne prese uno senza dire niente.
« Ogni volta che li mangio, mi torna in mente la mia infanzia. » mormorò Olivia allarmandosi, temendo di aver fatto una gaffe.
Dasha Weaver non aveva avuto un'infanzia o se anche l’avesse avuta, ogni ricordo era stato cancellato dal programma nemesis che le avevano messo in testa. La donna però non fece nessun commento e lei fu contenta. Si chiese quanto le loro vite dovevano essere state diverse “ Agli antipodi” pensò
In passato erano anche riuscite a collaborare, lei per necessità e Dasha in cambio di qualche vantaggio ma adesso non era più tempo di simili ragionamenti.
« Per te cosa è giusto o sbagliato? » domandò Olivia.
« Giusto è quello che va a mio vantaggio, sbagliato quello che non lo fa. »
« Una visione che fa proprio schifo, non è solo cinica ma proprio orribile. » commentò sincera Olivia.
« È la realtà dei fatti. Della nostra società, come s.p.e.t.t.r.o  dovresti aver visto abbastanza. »
Fu la volta di Olivia di darle ragione. Un rumoroso sbadiglio di Diana le fece voltare, Alexya e Trish si erano addormentate appoggiandosi contro una parete della navetta. Solo Diana era ancora sveglia, non dava però l’aria di resistere per molto.
Dasha si sistemò le gambe avvicinandole e vi fece appoggiare sopra la testa della ragazza che si addormentò subito « Prevedibile, per rubare le spade a Isabella hanno usato troppo potere biotico. »
« Quindi…tu e Isabella vi sposate? » chiese Olivia a disagio, non era venuta lì con l’intento di far conversazione.
« Già. » la risposta spiccia di Dasha la infastidì.
« Difficile credere che si siano liberate dell’indottrinamento. Ho notato che ti chiamano “mamma”. Per caso ti si è acceso l’istinto materno? Peccato che Isabella sia una donna, penso che a loro sarebbe piaciuto un fratellino o sorellina minore con cui giocare. »
« Anche fosse io non posso avere figli. » dichiarò a un tratto sorprendendo Olivia che non osò però domandare quale fosse il motivo. Tuttavia il desiderio di saperlo doveva essere abbastanza evidente, perché Dasha aggiunse « Quei folli di Cerberus testavano su di noi ogni sorta di porcheria. Una di quelle mi fece diventare sterile. Non importa, ho lo stesso tre splendide figlie. »
Come donna Olivia non poté che condividere un momento di vicinanza « Sono incinta, aspetto un figlio da Arturus. » rapidamente raccontò del “piccolo incidente” dovuto alla biotecnologia sperimentale che avevano in corpo. « La cosa peggiore è che non posso disattivarla fino al parto, ma non dovrebbero esserci conseguenze per un uso prolungato. »
« Tipico di uno Shepard, compiere imprese impossibili. Rimanere incinta con un turian! Vedo che ti sei fatta dei ricordi piacevoli in questa missione suicida. »
« So che hai passato brutti momenti a causa di un'unita Mutaforma che ha assunto nome e aspetto umano di Meng Durand. »
Lei annuì « Alexya è stata abbastanza brava da ucciderlo. »
«Ti sbagli.» asserì Olivia e narrò del suo spiacevole incontro.
« Mi chiedevo cosa fosse quella luce. Pensavo fosse collegata al fatto che il suo piano di far esplodere il mech Demone era fallito. Quindi i Grigi stanno installando la sua mente su più versioni di queste unità. » disse contrariata dall’idea.
« Dasha perché ti rifiuti di aiutarmi? Sai che le richieste che ti ho fatto non sono senza fondamento. »
« Chi si occuperebbe di Alexya, Diana e Trish? Se io e Isabella veniamo con te, loro cosa farebbero se ci succedesse qualcosa. »
Olivia arrossì leggermente « Ho saputo…mi avevi nominato tutore delle ragazze. Sai…quando hanno aperto il tuo testamento. »
Dasha provò un attimo d’imbarazzo, d’altronde si era aspettata di essere morta per quando la decisione fosse stata comunicata ad Olivia « Sei l’unica che conosco che le avrebbe trattate bene, da persone. Oltre al fatto di evitare di farsi uccidere da loro. »
Rivolgendole un’occhiata risoluto Olivia disse « Forse non è giusto chiedertelo usando le ragazze per forzarti, ma ricorda che i nostri attuali nemici hanno distrutto la Grissom solo perché frequentata da loro tre e Isabella. Le hanno nel mirino, se vuoi difenderle ho bisogno che mi segui. Cosa avresti fatto se anche solo una di loro fosse morta? »
Per la prima volta Olivia vide il volto di Dasha impallidire « Ci ho pensato, molte volte. Quando ti affezioni a qualcuno, solo la paura di perderla è così forte da essere un dolore. So che Durand ha provato a catturare le ragazze. Devo ringraziare alcune tue conoscenze se non ci è riuscito. »
 Olivia poté solo essere d’accordo a quelle parole e disse« So che Kelly, Chakwas e il vecchio Zaeed sono qui. »
« Già, le prime due si sono fermate per aiutare. Lui non lo so, forse per parlare con sua figlia. »
“ Figlia? Quale? “ pensò tra se Olivia stupefatta ma avrebbe indagato su quello dopo « Ascolta, il consigliere Deos ha detto una cosa sensata. Se in due mesi il nemico non si è mosso dalla Nebulosa del Serpente, forse è perché ha tutto quello che gli serve per raggiungere il suo scopo. Il Consiglio ha deciso di attaccare con o senza qualcuno che prima vada sulla Cittadella a riferire cosa succede. Se ci sbagliamo e perdiamo questa battaglia, la guerra sarà virtualmente persa. In caso di sconfitta ci vorrà ben più di un anno perché la comunità galattica si riprenda. Dubito che il nemico ci concederebbe tutto questo tempo. » Aveva sempre affrontato Dasha con risoluzione, combattiva, ogni loro incontro era una prova di forza. Un duello che nessuna delle due voleva perdere. A volte però serviva il coraggio di fare un primo gesto.
« Dasha…» disse Olivia decisa e abbassò la testa « Ti prego, per favore, aiutami! »
« Se per ipotesi lo faccio, saresti disposta ad aiutarmi a sistemare le cose, prima che partiamo, per loro tre nel caso non tornassimo? »
« Certo !»
« Isabella vuole andare a riprendersi il suo cane. Spadino è rimasto sulla stazione, stupida bestia. Non so per quanto mi avrebbe dato ancora retta. Immagino che tu voglia scoprire la situazione di tuo fratello e genitori? » Olivia annuì.
Facendo attenzione a Diana si rimisero in piedi e Dasha provvide a svegliarle « Penso che dovete chiedere scusa a qualcuno. Adesso a casa! »
« Si, scusaci » dissero mortificate e trovando Isabella subito fuori dalla navetta, stavano per dire la stessa cosa. Il phantom non diede questa possibilità e gridò arrabbiata « A Casa! » e corsero via facendo come era stato detto.
Fu uscendo che Olivia ebbe la sua sorpresa maggiore « Hai ragione » sentì dire da Dasha « Perdere qualcuno a cui tieni fa male. Non mi scuserò per Myla, mi…dispiace…sai…il furto della Normandy SR3. »
Olivia non crebbe alle sue orecchie, Dasha Weaver si stava scusando. Lei si sentì come se un peso dal cuore le si fosse tolto. Forse ora Eren e Lydia avrebbero riposato in pace e lei avrebbe potuto perdonarsi il fatto di non aver saputo salvarli.
Quel momento umano di Dasha durò un istante, come scese dalla navetta e fu di nuovo la glaciale signora di Noveria « Isabella, preparati ! » disse al phantom che le fu subito affianco.
« Andiamo sulla Cittadella. Avrai molto da uccidere. »
Isabella annuì felicissima, andava a riprendersi il suo cane, era in compagnia di Dasha e avrebbe ucciso tanto. Quando vide Olivia lanciò un sibilo acuto facendo passare l’aria fra i denti. A lei ricordò un gatto altamente incazzato, mancava solo le si drizzassero i capelli.
Fu allora che li notò e disse « Nuovo taglio? » doveva aver detto qualcosa di sbagliato anche se non sapeva cosa. Isabella sembrava ancora più arrabbiata e lei fece un passo indietro per prudenza.
« Lei viene con noi. » dichiarò perentoria la Weaver.
Isabella prese Dasha sotto braccio e si aggrappò a lei, felice che ora le sue parole e il linguaggio del corpo coincidessero.
Olivia le vide allontanarsi, Isabella si voltò un'ultima volta verso di lei facendo il gesto con due dita per indicare che l’avrebbe tenuta d’occhio.
 « Gelosia? » commentò lei per niente preoccupata. Non aveva nessuna intenzione di mettersi in mezzo a quella storia d’amore.
   
 
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