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Autore: Cinzia N Spurce    24/07/2016    1 recensioni
[Raccolta partecipante alla challenge "10 passi della tua OTP" indetta da BuckyBear sul cosmic ocean e sul forum di EFP]
1- Chi cazzo è, quel Gallagher, per poterlo guardare con quegli occhi?
2- Ian lo guarda ancora negli occhi con la stessa intensità.
3- «Voglio cominciare dall'inizio, Mickey» «Noi abbiamo sempre cominciato dalla fine»
4- L'ultimo bacio della sua vita lo ha dato a sua madre prima che morisse.
5- Gli sta stringendo una mano per dirgli tutte quelle parole che probabilmente Mickey non saprà dire mai.
6- Ian lo stringe come se Mickey lo ancorasse al mondo.
7- Lo senti quanto male mi hai fatto? Sembra volergli urlare.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note: Salve a tutti e ben ritrovati, eccomi con  la quinta oneshot di questa piccola raccolta. Siamo ufficialmente a metà, ci sono altre cinque oneshot per chiudere questa breve e divertente esperienza sui Gallavich. Questa oneshot è una sorta di continuazione della terza "Primo appuntamento", ma è possibile leggerla autonomamente. A vostro rischio e pericolo: RISCHIO SPOILER! Fangirl avvisata, mezza salvata.
Postilla: La raccolta partecipa alla challenge "10 passi della tua OTP" indetta da BukiBear sul cosmic ocean e sul forum di EFP.


Tenersi per mano




Quella sensazione è del tutto strana per lui, ed è sicuro di sembrare un completo idiota, ingessato e impacciato, un po’ come quando gli diede il loro primo, disastroso, e per nulla memorabile bacio. Però qualcosa gli è scattato dentro quando fuori dal ristorante da fighette del cazzo, fermo davanti un semaforo rosso, vede Ian che ha dipinto sul volto un sorriso felice.
Pagherebbe tutte le cene del mondo per poter vedere quel sorriso stampato sul suo viso per un lasso di tempo che non sia meno del per sempre.
Per tutto il tempo della cena hanno continuato a parlare di tutto e niente, di quanto Mickey sia stato meravigliosamente bravo in galera, a non farsi beccare quando portava avanti le richieste di Svetlana per arrotondare, di quanto Ian si sia impegnato per riuscire a trovare un nuovo scopo nella vita, di quanto il poter stare su un ambulanza lo renda vivo e così simile a quel ragazzino che voleva arruolarsi.
Ian ha sempre avuto un debole per l’aiutare gli altri, per ricoprire la parte dell’eroe di turno.
Lo ha fatto per Mandy, quando gli è stato accanto in tutti quei loro momenti di merda, voleva esserlo per il paese, voleva esserlo per i suoi fratelli e ha fatto di tutto per esserlo anche per lui, prima che il bipolarismo lo rendesse vittima di se stesso.
Mickey capisce che sapere di potersi rendere utile scatena in Ian quella spinta per rimettersi al mondo nel giusto verso, lo ancora alla realtà, gli dà la possibilità di poter fare nuovamente l’eroe, ma capisce anche che ogni giorno combatte contro la paura di poter fare qualche stronzata, di poter mandare all’aria tutto, glielo legge negli occhi, perché in otto anni comunque riesce ancora a leggergli dentro come se non fosse passato nemmeno un giorno, come se quella fottuta merda non l’avesse colpito.
Allora Mickey gli afferra una mano, è un gesto brusco, per niente gentile, gliela stringe e poi intrufola tra le sue un paio di dita per intrecciarle. Ian lo guarda stupito, Mickey ha avuto difficoltà a fare tutto nella loro relazione. Hanno dovuto affrontare tutto a piccolissimi passi, facendo spesso metri indietro per ogni centimetro in avanti. Mickey ha dovuto imparare che esisteva altro, oltre al sesso, per amare qualcuno.
E adesso, con una determinazione che Ian può leggergli chiara dentro quelle iridi chiare, gli sta stringendo una mano per dirgli tutte quelle parole che probabilmente Mickey non saprà dire mai.

Sono qui, per te.
E ogni parola che Ian gli legge nello sguardo fermo lo cura un po’ da quel terrore folle che lo accompagna ogni giorno, da mattina a sera.
Non me ne vado.
Sapere che, comunque vada, Mickey sarà lì a fare da eroe al suo lato più disperato, a sorreggerlo anche quando la malattia gli farà desiderare la morte, a stringergli la mano per dirgli con quanta più fermezza può “non sei solo”, gli fa mancare un battito per la commozione.
È un attimo e Mickey gli lascia un bacio sulle labbra, che è un po’ il riassunto di tutto quello che non è mai stato in grado di dire a voce.

Sono qui. Sono con te.
Andrà bene, adesso.




Note 2.0: Ehhhhh niente, è finita la oneshot, non so perché ma la vedo come la cosa più fluff che io abbia mai scritto e mi piace un sacco.
A presto, Cinzia N. ^^
   
 
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