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Autore: Emmastory    24/07/2016    5 recensioni
Esisteva il regno di Aveiron. Fiorente sin dalla notte dei tempi, era governato da un Re e da una bellissima regina, scomoda all'intero regno. Scosso da una tragedia, ospita ancora i suoi abitanti, ridotti alla fame, al freddo e alla povertà. La colpa è da imputarsi a uomini e donne chiamati Ladri, e prima che il regno soccomba alle loro continue razzie, qualcuno deve agire. Rain è una ragazza sola, figlia di un amore che le genti definiscono proibito. Gli incubi la tormentano assieme ai ricordi del suo passato, e con il crollo della stabilità che era solita caratterizzare le sue giornate, non le resta che sperare.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Capitolo XIV

Segreti nell’aria

Ancora una volta, mi svegliavo aprendo gli occhi con estrema lentezza, e guardandomi intorno con la curiosità di una bambina, scoprivo qualcosa di nuovo, ovvero ciò che in realtà non avrei mai voluto vedere. Era mattina presto, e incredibilmente, Stefan non era con me. Preoccupata, mi alzai dal letto con la ferma intenzione di cercarlo per l’intera casa, ma per qualche strana ragione, non riuscii a trovarlo. Non lo credevo possibile, eppure sembrava essersi volatilizzato, svanendo nell’aria come una minuscola particella gassosa. Inconsciamente, mi ritrovai a camminare per ogni singolo corridoio ispezionandolo a fondo, per poi venire assalita da un profondo senso di impotenza mista a preoccupazione. In quel momento, il mio corpo tremava, ed io ero in ansia. Tesa come una corda di violino, mi muovevo con una lentezza esasperante, sentendo i muscoli dolere sotto ogni sforzo. Lo cercavo senza sosta, ma inutilmente. Il tempo passava, e improvvisamente, ricordai qualcosa. Durante la mia ultima visita allo studio del dottor Patrick, avevo avuto modo di apprendere un importante dettaglio sul legame di parentela che lo univa a Stefan, e aguzzando l’ingegno, compresi quale fosse il prossimo passo da compiere. Erano padre e figlio, e concedendomi del tempo per riflettere, mi decisi a raggiungerlo. Evitando quindi di perdere tempo, mi incamminai verso la mia nuova destinazione, e bussando alla porta, entrai. “Dottor Patrick, ha per caso visto Stefan. È sparito da stamattina.” Chiesi, ponendogli quella semplice domanda con una vena di preoccupazione nella voce. “Non ho la più pallida idea di dove sia.” Rispose, sollevando il capo e spostando la sua attenzione dai suoi documenti al mio viso. A quelle parole, non risposi, limitandomi a ringraziarlo per l’aiuto prima di tacere. Subito dopo, scelsi di andarmene, e dopo aver chiuso la porta, sentii un dubbio insinuarsi come polvere nella mia mente. In fin dei conti, Stefan aveva parlato di una sorpresa riservata a me, e ad essere sincera, ero davvero curiosa. Non potevo esserne sicura, ma qualcosa nel comportamento del dottor Patrick mi portava a credere che in quanto suo padre, fosse in qualche modo coinvolto nella vicenda che si sarebbe presto rivelata davanti ai miei occhi increduli. Tornando nella mia stanza, non feci altro che guardare fuori dalla finestra, attendendo il suo ritorno come un vecchio cane fedele al suo padrone. Con il tempo, le bianche nuvole si muovevano sinuose nell’azzurro del cielo, e dato quello che stavamo entrambi vivendo, non riuscivo a non preoccuparmi. In quel momento, il mio modo di agire poteva essere facilmente ricondotto alla pazzia , ma in cuor mio sapevo che non era così. Giudicandomi in base alle mie azioni, una persona da me diversa avrebbe potuto concludere che ero ormai diventata completamente matta, e che il mio unico passatempo consistesse nello struggermi per un amore che non avrei mai più potuto rivivere, ma al contrario della gente, all’oscuro di ogni cosa, io conoscevo la pura verità, che risiedendo nella mia mente e nel mio giovane cuore, non avrei mai dimenticato né rivelato ad anima viva. Così, con questi pensieri fissi in testa, aspettavo il ritorno del mio Stefan. Le ore diurne stavano per essere sostituite da quelle notturne, e con il loro lento scorrere, sentivo ogni speranza scemare. Disperata, scelsi di uscire e mettermi sulle sue tracce, assicurandomi di avvertire il dottor Patrick. La fiducia che riponevo in lui era letteralmente cieca, e conoscendolo, sapevo bene che avrebbe capito le mie ragioni. Lodandomi per il mio gesto, lui stesso scelse di aiutarmi a preparare uno zaino per quello che si sarebbe rivelato un lungo viaggio. “Fa solo attenzione.” mi pregò, poco prima di chiudere la porta del suo studio e lasciarmi andare. “Lo farò.” Risposi soltanto, scivolando poi nel più completo mutismo. Da quel momento in poi, tutto tacque. In strada non sembrava esserci anima viva, e tremando, non provavo che paura. I ricordi legati alla presenza di ladri, mostri e assassini nell’intero regno continuavano a tornarmi in mente, infestandola come degli eterei fantasmi farebbero con una dimora ormai vecchia e disabitata. Il vento fischiava e ululava minaccioso, e guardando sia la luna che le stelle, tentavo di orientarmi. Aveiron era enorme, e ben sapendo che avrei potuto facilmente perdermi nella nebbia unita alla neve, non dimenticai di controllare anche la mia bussola. Il ferreo ago ruotava indicando costantemente il nord, e camminando, pregavo nella speranza di ritrovare Stefan. Non c’era traccia di lui da ore, e i racconti del dottor Patrick non erano certo d’aiuto. Secondo il suo pensiero, i loschi figuri conosciuti come Ladri non avrebbero certamente esitato a far del male ad una ragazza come me. Pendendo dalle sue labbra come ipnotizzata, ascoltavo ogni volta quelle parole senza interrompere né fiatare, e data la cattiva fama di cui quelle persone godevano, la parte più impulsiva e ansiosa di me mi spingeva a temere il peggio. Migliaia di diversi pensieri si annidarono quindi nella mia mente, e scoprendomi troppo spaventata per continuare, scelsi di voltarmi e tornare subito indietro. Sulla via del ritorno, non vidi nulla di strano, eccezione fatta per dei sassi nascosti dalla neve. Contando letteralmente i passi che mi separavano dalla mia meta, ero impaziente di raggiungerla, e sapevo bene che ogni singolo movimento mi permetteva di avvicinarmi. Stanca e infreddolita, mi ritrovai in una sorta di piccolo vicolo mai visto prima, e proprio lì, nascosto da un cumulo di nauseante spazzatura, l’ormai morto corpo di un ragazzo congelato dal freddo e ormai privo di forza vitale. Una singola ferita alla testa, e una pozza di rosso sangue raccolta lì accanto. Con gli occhi velati dalle lacrime, mi rifiutai di guardarlo troppo a lungo, facendolo unicamente per accertarmi che non appartenesse al mio Stefan. La mia buona e lucente stella volle che quello non fosse il caso, ma una volta arrivata a casa, comunicai una triste notizia al dottor Patrick. In fin dei conti era suo padre, e doveva saperlo. Alla mia vista, apparve preoccupato, e guardandomi, sperò in una lieta novella. “Non l’ho trovato.” Ebbi la sola forza di dire, per poi scivolare nel silenzio e fuggire rinchiudendomi nella mia stanza. Correndo, sentii la voce del dottor Patrick chiamarmi per nome, ma ignorandolo, gli urlai di lasciarmi in pace. L’orrore di quello spettacolo era ancora nei miei occhi, e sdraiandomi sul letto, affondai il viso nel mio bianco cuscino. Calde e amare lacrime lo inzupparono in poco tempo, e piangendo, continuavo a pregare. Speravo ardentemente che Stefan stesse bene e fosse al sicuro, e inevitabilmente, un’importante domanda non trovava una risposta. Perché l’aveva fatto? Perché mi aveva lasciata avventurandosi all’esterno e sprezzando il pericolo. Non lo sapevo, e malgrado i miei sforzi non riuscivo a gioire ed essere felice. Era inverno, e almeno dal mio punto di vista, la gelida aria non era che piena di segreti ancora da rivelare.
   
 
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