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Autore: Angel_chan_    25/07/2016    1 recensioni
[Overwatch]
{MeiHem/JunkMei}
Dal testo:
"Mei era sempre stata una ragazza diligente, ordinata e responsabile. Durante il corso della sua vita aveva ottenuto vari riconoscimenti che, anche grazie alle sue conoscenze, riuscirono a portarla in Overwatch. Un vero e proprio orgoglio, per lei e la sua famiglia. Mai avrebbe immaginato, nella sua carriera, di dover lavorare con un simile individuo. Un individuo che, se lasciato solo con i suoi amati esplosivi, avrebbe fatto saltare in aria il Mondo stesso."
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Break the ice

 
 
Mei era sempre stata una ragazza diligente, ordinata e responsabile. Durante il corso della sua vita aveva ottenuto vari riconoscimenti che, anche grazie alle sue conoscenze, riuscirono a portarla in Overwatch. Un vero e proprio orgoglio, per lei e la sua famiglia. Mai avrebbe immaginato, nella sua carriera, di dover lavorare con un simile individuo. Un individuo che, se lasciato solo con i suoi amati esplosivi, avrebbe fatto saltare in aria il Mondo stesso.

Soldato76 era stato chiaro, il lavoro di squadra era fondamentale per la buona riuscita di una missione. Il soldato, aveva così deciso di formare coppie miste, a cui assegnare rispettivamente delle missioni, in modo tale che tutti gli eroi fossero in grado di fidarsi l'uno dell'altro, conoscendosi meglio. A Mei questa idea era piaciuta fin da subito. Sperava di essere scelta da 76 come compagna di qualcuno che ammirava o che voleva conoscere più a fondo, come Zenyatta o Winston, ma, sfortuna volle che fosse assegnata all'essere che sopportava di meno tra gli eroi: Junkrat.

Vane furono le sue proteste per cambiare compagno, 76 voleva che tutti andassero d'accordo e questo includeva anche loro due. Junkrat, dal canto suo, sembrava più che altro soffrire la mancanza di Roadhog. Come avrebbe fatto senza il fidato compagno di scorribande?! Per di più, la sua presenza sembrava infastidire la climatologa. "Sarà una luuuuunga giornata" sospirò l'australiano, vedendo 76 assegnare ad ogni coppia una missione, scelta appositamente da lui, per fortificare il rapporto tra i membri delle squadre, "Una lunghissima giornata" aggiunse poi, passandosi una mano sulla faccia.

 
***
 
Per loro Soldato76, aveva scelto una semplicissima missione, frutto anche delle lamentele di Mei, la quale consisteva nel verificare se in uno dei tanti rifugi abbandonati di Overwatch fosse ancora presente un generatore. Tale generatore, in precedenza, veniva utilizzato per determinati esperimenti e, se fosse caduto in mani sbagliate, avrebbe causato un sacco di problemi. Il fulcro della missione era dunque, verificare che ci fosse un generatore, trovarlo per poi disattivarlo e portarlo alla nuova base di Overwatch. Trovare, impacchettare e portare a casa. Facile.

Symmetra aveva provveduto al teletrasporto, portando i due in una lontana regione dell'Antartide. L'aria rarefatta fece sentire Mei a casa, mentre tutto quel ghiaccio e la bassa temperatura fece rabbrividire Junkrat. Nonostante il junker indossasse un cappotto, un disperato bisogno di calore lo portò a stringere le braccia al petto.

"Non hai freddo?" Esordì Mei con finto interesse. “Dopo tutto, non sei abituato a temperature del genere”.
Junkrat la guardò carico di ironia, "Oh tranquilla snowball, sto una favola! I veri uomini non soffrono il freddo" sputò acido il junker, "Potrei però far saltare qualcosa per riscaldare l'atmosfera, BOOM!" aggiunse, ritornando ad essere il pazzo bombardiere che era.  Mei arricciò il naso contrariata, "Non puoi. Non solo perché non è nella missione, ma PERCHÉ questo posto era la mia casa, non ti permetterò di distruggerla con uno di quegli aggeggi".
Junkrat ridacchiò, "Casa eh? Beh, un po' desolata non credi? Ti facevano compagnia i pinguini?"
Mei sgranò gli occhi, mollandogli un violento schiaffo sulla faccia. "OI- CHE DIAVOLO DI PROBLEMA HAI?!" Sbraitò Junkrat, portandosi la mano sulla guancia dolorante.

La climatologa si limitò a guardarlo con astio, serrando le labbra. Non poteva piangere in un momento del genere, non davanti a lui. "Mi facevano compagnia i miei colleghi, ma ehi, sai la novità? Sono l'unica sopravvissuta ad un disastro ambientale. Credi che sia bello svegliarsi e vedere che tutto quello per cui hai lottato è sparito?! Rendersi conto che tutte le persone che amavi sono scomparse?! Tu non sai nulla, non hai il diritto di prendermi in giro!". Non avrebbe mai raccontato la sua storia ad un essere del genere che, ottuso com’era, non l’avrebbe mai compresa.

Junkrat però rimase in silenzio, osservandola senza emozione.
"Invece ti capisco benissimo snowball" esordì Junkrat, dopo un breve silenzio. Mei alzò lo sguardo, intimorita dalla serietà della sua voce. Era da sola, con un pazzo, in mezzo al nulla. Normalmente quella sarebbe stata una situazione pericolosa, ma Junkrat non era di quell'avviso. I suoi occhi seguivano i movimenti di Mei, senza accennare ad un singolo sbalzo d'umore. Un improvviso imbarazzo colpì la climatologa, che evitò lo sguardo, adesso troppo pesante da reggere, di Junkrat.
"Sai, non sei l'unica ad essere sopravvissuta a qualcosa, love. Mai sentito parlare di un nucleo che esplodeva, portandosi via tutta l'Australia?" Junkrat cambiò espressione "Andiamo adesso, dopo aver preso il generatore, voglio far esplodere qualcosa".

 
***
 
Il rifugio abbandonato distava alcuni metri dal punto in cui erano stati teletrasportati, e il tragitto non era certo stato uno dei migliori. Junkrat era stranamente silenzioso, mentre tentava di allontanarsi il più possibile da Mei. Non era arrabbiato era solo… offeso. In fondo non la odiava, ma alla climatologa sembrava proprio stargli antipatico. Era per quello che aveva detto la prima volta che si erano incontrati? Bah, chi le capisce le donne.

Mei, rimasta indietro, non accennava ad accelerare assorta anch’ella dai suoi pensieri. Di certo non si aspettava da Junkrat una reazione del genere. Lo aveva sempre considerato come un sanguinario junker senza emozioni, che provava piacere nel rubare e distruggere, credendo di conoscere la sua vita. Ma quella non era tutta la sua vita. 
Alzando timidamente lo sguardo, Mei per la prima volta, si soffermò sugli arti meccanici che Junkrat era costretto ad usare. Chissà quanta sofferenza…
La climatologa scosse la testa, scacciando via quel pensiero. Era… preoccupata per lui? Perché mai? Fino a poco prima la stava prendendo in giro! E per di più, era Junkrat! Stupida Mei.

“Oi, snowball” la voce di Junkrat destò Mei dai suoi pensieri, “La porta è bloccata”. Mei accelerò il passo, arrivando al fianco di Junkrat. Doveva ammettere che quella differenza di altezza la metteva a disagio, ma cercò di non darlo a vedere. “Mh…” mugolò poi, portandosi una mano al mento, “Come facciamo ad aprirla senza causare molti danni?” chiese ingenuamente, ricevendo in risposta un sorriso ben poco rassicurante.
“…Non ci pensare neanche! Abbiamo detto niente esplosivi!” sentenziò Mei severa, ma Junkrat si limitò a far spallucce. “Aw andiamo snowball, è l’unico modo!” disse l’australiano cercando di giustificarsi, “E poi io sono un esperto, ti prometto che l’unica cosa che esploderà oggi sarà quella porta!”
Incapace di replicare, Mei si sentì messa con le spalle al muro. “Beh, chi tace acconsente!” sghignazzò Junkrat che velocemente posizionò l’esplosivo necessario contro la porta, ormai ghiacciata, del rifugio.
“No, aspetta!” mugolò Mei, nel vano tentativo di fermare l’australiano che, soddisfatto del proprio lavoro, sorrise beffardo. “Andiamo, snowball!” urlò divertito, mentre il ticchettio dell’ordigno si faceva sempre più forte. Correndo in direzione della climatologa, la prese a mo’ di principessa.
 “C-Cosa diavolo fai?!” sbraitò imbarazzata Mei, dimenandosi dalla presa di Junkrat. “Ti salvo la vita, dannazione!” sbottò in risposta l’australiano, cercando di mantenere l’equilibrio per non farla cadere. Quella situazione era veramente assurda! Perché devo lavorare proprio con lui?!

 “Ti fidi di me, snowball?” chiese poi di punto in bianco, portando il viso della climatologa ad assumere un colore rossastro. “Neanche un po’!” urlò Mei, ricevendo da Junkrat uno dei suoi sorrisi migliori: “Era quello che volevo sentire”.

Il boato causato dall’esplosione fece perdere alla climatologa qualche battito. Perché non lo aveva fermato?! Stupida! Stupida! Ora la struttura era esplosa, e con essa anche il generatore.

Riuscendo finalmente a liberarsi dalla presa ferrea dell’australiano, Mei sbottò:  “Stupido Junkrat, guarda cosa hai…” ma le parole le morirono in gola. La struttura era miracolosamente intatta, fatta eccezione per la porta. “Come… come hai…?”, Mei lo guardò stupefatta. Forse era vero, forse aveva davvero dei pregiudizi infondati verso Junkrat.

“Visto? Nessun problema, snowball” rispose Junkrat sghignazzando, “Te l’ho detto che sono un esperto”.
Di certo Mei non approvava i suoi metodi poco ortodossi, ma quel junker ci sapeva fare. Mei abbozzò un sorriso, “Va bene, lo ammetto. Hai fatto un buon lavoro” disse poi, sorpassando l’australiano che, confuso per il complimento, la seguì a ruota senza replicare.
All’interno del rifugio, per quanto piccolo, i due eroi trovarono un lungo corridoio, oramai completamente soggiogato dal ghiaccio. Alla fine del corridoio, vi era una sala circolare, dove erano situati alcuni pannelli di controllo non più funzionanti e alcune casse gettate alla rinfusa. Tra le casse, faceva capolino una maniglia arrugginita, probabilmente, appartenente ad una botola sotterranea.

“Junkrat, puoi aiutarmi?” chiese Mei, indicando le casse. Junkrat annui prontamente, facendo il saluto militare, “Roger!”.
Velocemente i due ripulirono la stanza e Mei si avvicinò alla botola arrugginita. Che il generatore sia lì sotto? Meglio controllare.
Avvicinando le mani alla maniglia, Mei tirò con tutta la forza che aveva nelle braccia, ma la porta non si mosse di un millimetro. “Serve una mano snowball? Probabilmente è ghiacciata anche quella cosa!” chiese Junkrat vedendola in difficoltà. Mei scosse vigorosamente la testa, guidata dall’orgoglio che  la portò a rifiutare. “Ce… la faccio… anche da…!” udendo un crack provenire dalla botola, la climatologa con un colpo secco sbloccò la porta.
“…sola…! Visto? Nessun problema, Junkrat!” disse orgogliosa Mei, imitando il junker. Junkrat applaudì con disinvoltura, “Ottimo lavoro, snowball. Ti facevo più gracilina”.

Mei guardò in basso, l’oscurità avvolgeva l’entrata. “Sembra profondo… dovremmo trovare un modo per-“ la climatologa non ebbe il tempo di finire la frase che Junkrat si buttò a capo fitto nella botola.
“JUNKRAT-“ urlò Mei, paralizzata dalla paura “SEI FORSE IMPAZZITO?!”. Junkrat cadde in piedi provocando un rumoroso tonfo, che echeggiò nella stanza. “Pensavo che già lo sapessi! Io sono matto da legare!” sghignazzò, massaggiandosi la gamba buona. “Eri per caso preoccupata per me, snowflake?” disse poi, alzando lo sguardo verso la climatologa.
Mei sospirò. Lo doveva ammettere, si era seriamente preoccupata che… preoccupata? “N-Non sono preoccupata! E’ che.. cioè.. – Mei scosse la testa imbarazzata – Come faccio a scendere?”
“Ti prendo io!”
“….MA SEI MATTO?!
“Ti ho già detto che lo sono! Andiamo snowball, ti prendo! Fidati!”
Mei mugolò indecisa. Doveva davvero fidarsi? Dopotutto non aveva molta scelta…
“S-se mi manchi di proposito, ti congelo fino al prossimo secolo!” lo minacciò Mei, che chiudendo gli occhi, si gettò nel vuoto. Un minuto dopo, le braccia di Junkrat la sorreggevano dolcemente.

Non era così profondo, dopotutto. Aspetta un momento… “Lo hai fatto apposta?!” sbraitò Mei rossa in volto. Junkrat finse di sentirsi offeso, “Io? Non lo farei mai!”, la climatologa in risposta, roteò gli occhi infastidita.
“Adesso però, mettimi giù” disse, guardando male il junker. Quest’ultimo sorrise, facendola scendere con premura. Mei frugò nelle tasche del giaccone e, trovando una piccola torcia, iniziò a perlustrare la stanza.

“Questo posto mi fa accapponare la pelle” rivelò Junkrat, avvicinandosi timidamente alla climatologa. Mei si voltò per guardarlo, “Hai paura per caso?” disse poi stuzzicandolo. Junkrat alzò un sopracciglio, “Non ho paura! E’ che preferisco i posti CALDI ed APERTI” ed era vero. Junkrat era abituato ad un clima completamente diverso, se aveva deciso di intraprendere questa missione era perché… beh, lo avevano praticamente obbligato! E… infondo, non gli dispiaceva passare del tempo con Mei. Ma questo pensiero, lo tenne per sé, affondando il viso nella pelliccia della giacca.
E subito dopo cadde.
Una serie di imprecazioni uscirono violente dalla bocca di Junkrat, attirando l’attenzione di Mei. “Junkrat, stai bene?” chiese mentre Junkrat si rialzava, “Si si, benone. Chi è il cazzone che lascia le cose in giro?!”.
Mei puntò la torcia sulla “cosa” che era riuscita a mettere K.O. il junker. Era il generatore! Oltre le sue aspettative, Junkrat si stava rivelando davvero un’utile risorsa.
“Il generatore!” squittì Mei felice, “Ottimo lavoro, compagno!”
“C-compagno?” mugolò Junkrat confuso. “Dobbiamo trovare solo un modo per…” Mei fissò il soffitto, cercando la fievole luce che entrava dalla botola, ma non la trovò.  Il volto della ragazza si tinse di bianco.
“J-Junkrat…” Mei richiamò l’australiano, intento ad armeggiare con il generatore. “Snowball- … woh. Hai una faccia-” Jukrat fissò il volto sconvolto della compagna, “Sei sicura stare bene?”.
Mei lo chiamò una seconda volta, con voce rotta e tremante “J-Jun..k..rat”. Il junker scattò in piedi, raggiungendo la climatologa. Che diavolo le era preso?
“O-Oi snowball, sono qui, cosa-“
“La porta è… chiusa.. noi… siamo bloccati qui…”
Mei tremò, portandosi le braccia al petto. Aveva freddo. Sentiva il ghiaccio impossessarsi di lei, prima i piedi… poi le gambe… Il suo volto venne rigato dalle lacrime calde. Il tempo sembrava essersi fermato al momento in cui, lei e suoi colleghi, venivano soggiogati dal violento disastro ambientale che colpì la loro base,  costringendoli ad ibernarsi per aspettare quei soccorsi che non arrivarono mai.
“Oh.. emh.. se tardiamo si accorgeranno della nostra assenza, no? Verranno a trovarci, sicuramente!” Junkrat non sapeva davvero come confortare Mei, si stava comportando in un modo davvero strano. “Pensa a quel bestione di Roadhog, insomma, lo pago per proteggermi, non può abbandonarmi qui. Ci cercheranno, non devi-“
“Non.. non voglio morire…” sussurrò la ragazza con lo sguardo vacuo, “Non… voglio… rimanere da sola…”.
Mei!” urlò Junkrat, strattonandola per le spalle, “Tu non morirai! Okay? Non… non so cosa ti sia preso, ma non succederà nulla, perché non sei sola! So che tra di noi non scorre buon sangue ma…” l’australiano abbassò lo sguardo, ed intrecciò le sue mani con quelle di Mei “…ma ci sono io, okay?”. Junkrat la avvolse in un abbraccio, mentre Mei singhiozzava contro il petto del ragazzo. “Ci sono io…” sussurrò accarezzandole la testa.

 
***
 
Nonostante il buio regnasse sovrano nella stanza, Junkrat, armato di torcia e quasi morto di freddo, setacciò ogni angolo di quel postaccio, nel tentativo di trovare qualcosa con cui riscaldarsi. Frugando tra alcune casse, trovò una pelliccia malandata.
Avvolgendola intorno a sé, corse da Mei che, lentamente, si stava riprendendo. “Tutto bene snowflake?” chiese, poggiando parte della pelliccia sulle spalle di Mei, la climatologa sospirò, “Si, sto bene”.
Dopo alcuni minuti di esitazione, riprese ”Junkrat, io… mi dispiace per la scenata di prima…”, portò le ginocchia al petto e vi pose sopra la testa, nascondendosi dallo sguardo interrogativo di Junkrat, “E’ che… ho ripensato a quello che successe tanti anni fa.. e.. ho avuto paura”.
Junkrat sospirò, cercando di confortarla, “Oi, non devi scusarti. Capita a tutti un momento di debolezza”.
Mei si nascose ancora di più, abbassando la testa tra le ginocchia.

“Perché mi stai aiutando?” chiese poi senza preavviso, “Credevo… che guardarmi ti facesse venire freddo”. Junkrat scoppiò in una fragorosa risata, “Ovvio che mi fai venir freddo! Con tutta quella pelliccia che hai addosso!”.
Mei alzò la testa imbarazzata, “E-Ehi! Questa pelliccia mi serve!” borbottò, ricevendo da Junkrat una seconda risata, che contagiò anche lei.

Junkrat, per la prima volta, si accorse di quanto fosse bella la risata di Mei. Non che non l’avesse mai sentita ridere, ma quando lo faceva,  le risate della climatologa non erano condivise con lui, ma bensì con altri membri di Overwatch. Loro due non avevano mai parlato faccia a faccia, neanche nelle missioni. Junkrat, a suo malgrado, non era mai riuscito ad instaurare una vera e propria conversazione con Mei, visto che le poche volte in cui si erano rivolti la parola, entrambi finivano con l’insultarsi a vicenda. Ciò aveva portato il junker a pensare che Mei nutrisse nei suoi confronti un insensato odio, viceversa per la climatologa.

“Dunque, uh” iniziò Junkrat, non sapendo cosa dire, “Scusa. Per prima e… per tutte le volte che mi sono preso gioco di te”. Mei sgranò gli occhi stupita dalle scuse, aprendo leggermente la bocca, “ Oh.. beh, scuse accettate” disse timidamente.
“Sai… ti ho giudicato male, Junkrat” rivelò Mei, stringendosi le spalle, “All’inizio, credevo che fossi solo un bullo. Uno a cui non importano i sentimenti degli altri, e che gode nel vederli soffrire. Credevo di conoscerti solo dalle storie che mi hanno raccontato… Ma, è per questo che ti devo anche io delle scuse. - Strinse la mano robotica di Junkrat - Ti ho giudicato senza conoscerti e un po’ me ne vergogno, però adesso so che sei  prima di tutto una persona… forse anche buona, quando vuoi”.

Junkrat la fissò, incapace di replicare. Cosa diavolo era questa sensazione così piacevole?
L'australiano avvicinò la mano libera alle gote di Mei, che lentamente si colorarono di un rosso vivo. “Mei…” la chiamò socchiudendo gli occhi. Il cuore della climatologa iniziò a martellarle forte in petto, “N-Non.. mi hai mai chiamata per nome, Junkrat...!” balbettò imbarazzatissima, mentre Junkrat sorrideva beffardo. “Allora cerchiamo di essere pari, io mi chiamo Jamison, o Jamie, a tua scelta love”, soffiò Jamie avvicinandosi pericolosamente al volto della climatologa.
Le labbra di Junkrat incontrarono quelle di Mei, in un soffice e casto bacio. Le mani di Mei, si aggrapparono timidamente al giaccone di Junkrat, mentre quest’ultimo assaporava la dolcezza di quel bacio.

Un fragoroso boato fece tornare entrambi alla realtà.
“Sei sicuro che siano qui dentro?” parlò una voce. In riposta, un grugnito echeggiò per la stanza.
“Oi… ma quello…! ROAD! EHI! BESTIONE!” Junkrat scattò in piedi, urlando a pieni polmoni “SIAMO QUI SOTTO!”. “E-Ehi! Ho sentito la voce del tuo amichetto- Tranquilli, vi tiriamo fu-“, con un violento strattone, Roadhog strappò dal terreno la porta della botola, facendo morire a Mccree le parole in bocca.
“State bene?” urlò poi il cowboy, affacciandosi dall’estremità. “Noi stiamo bene, ma dovete aiutarci a portar su il generatore!” urlò Mei, correndo verso l’obbiettivo della loro missione.
Roadhog lanciò il suo gancio all’interno della botola, venendo legato al generatore che, grazie alla forza di Roadhog, arrivò in cima con estrema facilità. Mccree si affacciò una seconda volta, indicando Junkrat, “Mi raccomando, prima le signore!” lo apostrofò ridacchiando. Junkrat sbruffò, cedendo ugualmente il posto a Mei, cosa avrebbe fatto anche senza il consiglio del cowboy, ma decise di sorvolare. Infine, Roadhog prese anche lui, ricevendo da Junkrat un caloroso abbraccio.

 
***
 
 “Quanto tempo è passato da quando siamo scomparsi?” chiese Mei, lasciando Junkrat avvinghiato al pancione di Roadhog.
“Contando che siamo partiti tutti questa mattina… un’oretta. Massimo” disse Mccree aggiustandosi il cappello. Mei lo guardò confusa, “Ma... allora come avete fatto a notare la nostra mancanza?!”.
Mccree indicò Roadhog, che nel frattempo si era staccato Junkrat di dosso, “Il maiale lì diceva di avere un brutto presentimento, e siamo venuti a controllare!” ammise Mccree, poi riprese “Comunque, stento a credere che non vi siate uccisi a vicenda! Non odiavi quel tipo esplosivo?”.
Mei posò lo sguardo su Jamie, e sorrise “Diciamo che… abbiamo rotto il ghiaccio”.


___Angolo del disagio dell'autrice___
Oh. Salve a te, che sei arrivato fin qui (ewe)9  Questa è una piccola sciocchezzuola scritta IN CINQUE GIORNI,   nata come un piccolo sclero tra me ed una mia amica (alla quale dedico questa fic disagio (-w- )). Originariamente doveva esser una raccolta o una vera a propria fanfiction a capitoli su i miei piccoli JunkMei. MA EHI io sono una povera pigrona, e quidni questa raccolta non s'adda fare.
O magari si farà, nulla è detto(?) 
Comunque! Grazie per aver letto questo primo esperimento nel fandom di Overwatch, mi sento un po' arrugginita argh @.@, lasciate una recensione se vi va e nulla, buone vacanze *sbrill sbrill*.
 
  
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