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Autore: b r i c i o l a    23/04/2009    0 recensioni
era partita come una one shot ... ma poi, grazie alle ostre recensioni ho deciso di continuarla... tutto parte dal momento in cui Rosalie trova Emmtt nel bosco, mentre sta per essere sbranato dall'orso... ho cercato di dare fondo ai loro lati dolci..spero vi piaccia...
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emmett Cullen, Rosalie Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi … dopo un bel po’ di tempo, mi sono decisa a continuare questa storia, grazie anche alle vostre richieste. Sono felice che vi sia piaciuta, anche io l’ho sempre immaginata così.

Non  vorrei essere caduta nel banale continuandola in questo modo, spero comunque che continui a piacermi.

Ho cercato di dar fondo al lato dolce di Rosalie e Emmett, nonostante nei libri della Meyer non ci sia molto questo aspetto.

Ancora un grazie a chi ha commentato e chi l’ha messa nei preferiti.

Baci

Scimmietta  

 

Eryp92: sono felice che ti sia piaciuta. I dialoghi non sono proprio il mio forte, quindi non riesco mai a mettere le azioni, mi dispiace.

evelyn_cla:lietissima che sia piaciuta un sacco, spero che la continuerai a seguire.

Sandra92:eccoti accontenta! La continuo, anche perché contro qualsiasi mia aspettativa, con questa coppia mi sto trovando bene, e le parole prendono vita da sole.

 Maghetta25: so di essere ripetitiva, ma sono contenta che sia piaciuta anche a te. sapere che non sono male a scrivere è stupendo, e poi mi da ancora più voglia di scrivere.

Vale Pattz: ho seguito il vostro consiglio e l’ho continuata. Dopo il bell’inizio spero di non cadere nel banale, ma ci provo comunque a continuare. Grazie.

 

 

2.Capitolo

Erano passati otto giorni da quando avevo trasformato Emmett. La mia vita, aveva preso una piega inaspettata. Con Emmett accanto, mi sentivo felice, riempiva le mie giornate come nulla aveva mai fatto.

Gli avevamo spiegato tutto ciò che doveva sapere. Il fatto di essere “vegetariani”, di non dover rivelare a nessuno il nostro segreto. Gli raccontammo dei Volturi, e del potere di Edward. Alla scoperta di quest’ultimo, spalancò gli occhi dalla sorpresa.

“Si Emmett, conosco anche i tuoi più intimi segreti” disse Edward, ridacchiando sotto i baffi, molto probabilmente rispondendo ad una sua domanda mentale.

Chissà quali fossero i più intimi segreti di Emmett, quelli di cui era strettamente geloso.

In quel momento ero sdraiata sul letto della mia camera, ripensando a quei riccetti neri, che mi riscaldavano il cuore ormai morto e freddo.

Improvvisamente qualcuno bussò alla porta.

“Avanti” dissi, sedendomi correttamente. Sulla soglia della camera, c’era la figura enorme di Emmett.

“Ciao Rose. Posso stare un po’ qui con te?” mi chiese, leggermente imbarazzato, e con una vocina bassa, che non feci fatica a sentire.

“Certo Emmett. Come mai? Non hai animali da sgozzare?” lo misi ancora di più a disagio, e me ne pentii all’istante. Lui era venuto qui, magari per passare un po’ di tempo con me, e io gli rispondevo così.

“Ecco, no … cioè si, ma non mi andava” entrò nella camera, ancora a testa bassa, e si sedette sul bordo del mio letto. Mi spostai verso il centro, per farlo sistemare più comodo, ma lui rimase dov’era, forse ancora scosso.

“Rose, senti, io volevo sapere come mai hai deciso di trasformarmi. Da quanto mi ha detto Edward tu odi la tua condizione” Ora mi guardava negli occhi, un po’ più audace di prima.

“Edward ti ha raccontato della mia vita prima di essere trasformata?”

“No. Ha detto che la decisione di raccontarmela doveva essere tua!” sorrise, e ancora una volta mi riscaldò il cuore. Era tenero, e sembrava un bambino troppo cresciuto.

Gli raccontai tutto, partendo dal principio. Gli dissi dei miei genitori, di ciò che si aspettavano da me. gli raccontai dei King, del corteggiamento, e di quella fatidica sera. Non gli risparmiai nessun orrore e nessun dettaglio. Sentivo di potermi aprire completamente con lui. In quel momento, la maschera da dura che mi ero creata, giaceva a terra, come se fosse invisibile.

Lo vidi agitarsi sul letto, quando gli dissi della violenza. Sembrava lottare contro le lacrime, nonostante non potesse versarne.

“Ecco, ora sai tutto di me” gli dissi, abbassando lo sguardo, per non farmi vedere in volto. Temevo che sarebbe fuggito a gambe levate dalla mia camera. Inaspettatamente, invece, me lo ritrovai ancora più vicino, e le sue braccia forti e muscolose mi strinsero in un caldo abbraccio.

“Oh Rose, mi dispiace. Non pensavo avessi sofferto così tanto” la sua voce, si ruppe per un istante, poi si allontanò da me, lasciandomi un bacio sulla guancia. Mille spilli mi punsero gli occhi. Odiai la mia condizione in quel momento. Condizione che non mi permetteva di sfogarmi come avrei voluto fare.

Emmett parve accorgersene, perché mi sorrise comprensivo e mi riabbracciò.

In quel momento bussarono alla porta. Di scatto ci allontanammo tutti e due, imbarazzati.

“Avanti” dissi, e sulla porta, si stanziarono le figure di Carlisle ed Esme.

“Rosalie cara, noi andiamo a caccia con Edward. Vi volete aggregare?” ci chiesero. Fu Emmett a rispondere, per tutti e due.

“No, grazie. Siamo a posto così!” si voltò a guardarmi, come se cercasse assenso. Feci un cenno affermativo, e gli altri, salutandoci se ne andarono.

“Ehm … Rosalie … io devo fare una cosa. Ti dispiace se vado?”

“No Emm. Vai. Non preoccuparti” gli sorrisi, e quando anche lui fu uscito dalla mia camera, mi avvicinai alla finestra.

Mi sentivo spossata mentalmente. La conversazione con il mio orso era stata più faticosa di quanto si potesse immaginare. Lo era sempre per me, quando rievocavo alla mente i ricordi del mio passato da umana, il dolore mi artigliava lo stomaco, e mi ci voleva sempre un po’ per riprendermi.

Mentre rimanevo lì, ad ammirare il mondo e a pensare, piano scese la notte, che mi abbracciò con le sue stelle luminose.

La notte era uno dei miei momenti preferiti. Quando il cielo diventava nero, mi sentivo sicura e forte. Dopotutto ero una vampira, e si sa, che la notte è il mondo dei vampiri.

Stavo andando in bagno, a fare una doccia, quando un rumore provenire da dietro la mia porta, mi incuriosii.

Mi avvicinai alla porta, e l’aprii.

Per terra, c’era un mazzo di fiori, con un biglietto. Le presi in mano, attenta a non rovinarle, e le poggiai sul mio letto.

Il bigliettino era attaccato alla carta con una spilla a fiore. La staccai delicatamente e lo lessi.

 

Mi dispiace che tu abbia dovuto patire tutte quelle cose crudeli di cui mi hai parlato oggi. Avrei voluto essere lì per difenderti, ma purtroppo non ti conoscevo ancora. Oggi posso dire di conoscerti un po’ meglio, e sono lieto che tu abbia deciso di rendermi partecipe dei tuoi sentimenti. Sei una ragazza dolce Rosalie, e non dovresti odiare la tua condizione, o meglio, la nostra. È un modo per andare avanti, per riscattarsi. So che può sembrare una frase fatta, ma quando vorrai sfogarti, io ci sarò sempre per te. Tuo Emmett

 

Se avessi potuto piangere in quel momento, la casa sarebbe diventata un piccolo lago salato.

Non meritavo tutta quella dolcezza, ma ero felice che fosse Emmett a darmela. Forse lui, mi aveva capita più di chiunque altro, più di quanto mi capissi io.

Non ero mai stata una persona brava ad esprimere i propri sentimenti verso chi le stava attorno, ed ora ancora più di prima, ma con lui forse ci sarei riuscita. Dovevo almeno provarci.

Forse non ero stata io a salvare lui, era lui che stava salvando me.

 

Gli occhi mi pungevano ancora, ma mi imposi di calmarmi. Presi un vaso e lo riempii d’acqua, poi ci misi i fiori dentro. Lo poggiai sul comodino. Come vampira, anche il sonno mi era stato tolto, ma vedere quei piccoli boccioli lì accanto al letto, mi avrebbe aiutata a tornare un po’ umana.

Mentre li ammiravo, qualcuno picchiettò alla finestra del balcone. Alzai gli occhi, e vidi mia madre fare segno di aprirmi. Le corsi incontro, e non appena fu dentro, mi diede uno dei suoi caldi abbracci.

“Rose tesoro …” mi disse, accarezzandomi i capelli e la guancia.

“Oh mamma … cos’è questa cosa che mi nasce nel petto?” le chiesi, rendendomi conto in quel momento di un dolore al petto, che si ingrandiva sempre più.

“Qui piccola mia?” Esme sfiorò il mio cuore con le dita, delicata. Annuii con la testa, e lei mi sorrise.

“Si chiama Amore, Rosalie, Amore con la A maiuscola …” disse, uscendo dalla porta.

Rimasi imbambolata.

Non riuscivo a crederci. Avevo provato quel sentimento, ma perché non ero riuscita a comprenderlo? Eppure sentivo che quello che Esme mi diceva era vero. Mi bastava pensare alla su felicità assieme a Carlisle, per capire che l’amore esisteva veramente.

Scesi in cucina, e lì trovai la mia famiglia.

Esme e Carlisle erano seduti sul divano, a lanciarsi sguardi carichi d’amore.

Edward era al piano, a suonare. Alzò la testa verso di me e sorrise. Uno dei sorrisi che mi regalava spesso ultimamente.

Lui, invece non c’era.

È in giardino. Ti sta aspettando” mi disse Edward, con un sussurro quasi impercettibile.

Uscii fuori, e al riparo dalla pioggia scrosciante, sotto un albero, lo trovai. Le gocce di pioggia che scorrevano lente sul suo volto sembravano lacrime.

Mi avvicinai. Lentamente. Non parve sentire i miei passi, soffocati dal manto d’erba.

Gli toccai la spalla, e si girò, fissando i suoi occhi rossi nei miei dorati. Erano belli, spaventosi ma belli.

“Sono felice che tu sia venuta …” sussurrò, accarezzandomi la guancia.

“Grazie per i fiori. Sono stupendi. E grazie per il biglietto …” dissi, mettendo una mia mano sulla sua.

“Ho semplicemente scritto quello che penso …”

“Mi sei stato di grande aiuto. Non merito tanta dolcezza”

“Si che la meriti piccola. Tu sei un angelo …”

Sorrisi a quelle parole … dette da lui sembravano quasi vere. Quasi, io ero un demone della notte.

“Emm, promettimi che per me ci sarai sempre … non voglio perderti …”

“Te lo prometto piccola. Ci sarò sempre …”

 

   
 
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