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Autore: Fra_HHerondale    26/07/2016    0 recensioni
Federica: una ragazza che si trasferisce a New York per iniziare una nuova vita, e lasciarsi alle spalle tutto ciò che conosce. Ma il fato per lei ha predetto diversamente.
William: il peggior incubo di Federica.
Cosa ha in serbo la vita per entrambi? Il passato si ripresenterà, impietoso, a loro?
Dal capitolo 03:
"Mi giro leggermente verso la strada e noto un ragazzo che mi ricorda tanto... Ma non può essere lui. Cosa ci farebbe qui a New York? Mi nota, e mi rivolge un sorriso, ma pare che nemmeno mi riconosca."
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Settembre 2010

Dire che oggi è una giornata di quelle che quando iniziano male possono continuare solo in modo peggiore è un eufemismo. Proprio di quelli belli e buoni.

Se avessi potuto, sarei rimasta sicuramente rintanata sotto le mie coperte, calde ed accoglienti.

E giuro che stavo anche per attuare il mio piano.
Era appena suonata la sveglia, e dopo averla spenta mi ero semplicemente rigirata sull'altro fianco aspettando che il sonno si rimpossessasse del mio corpo.

Ma quando finalmente ero riuscita a chiudere gli occhi e tornare al mondo dei sogni, un brutto presentimento mi aveva investita. 
Mi ero immediatamente messa a sedere tra le coperte, cercando di mettere a fuoco il più velocemente possibile il piccolo calendario appoggiato sul comodino.

Le croci rosse sopra i numeri che segnano i giorni di settembre spiccavano sulla carta bianca. E la prima cosa che ero riuscita a notare è che il primo giorno non contrassegnato con esse, ovvero oggi, riportava però a lato una scritta.

Avevo preso in mano quel prezzo do carta per leggere la scritta sopra meglio.

Tutto quello che è successo dopo, è stato troppo frettoloso e incomprensibile fino in fondo.

I miei occhi si sono spalancati e ho sentito il mondo crollarmi addosso. 
Quello doveva essere il primo giorno di scuola e sarebbe sicuramente stato un completo disastro.

Tutti i miei programmi iniziali erano andati in fumo quando, alzandomi dal letto, mi ero accorta che non avrei avuto nessuna possibilità di rendermi più che presentabile data l'ora.

Mi sarei dovuta presentare al primo giorno del liceo come se mi fossi solo appena alzata dal letto.

Ed era proprio così.

Mentre mi vestivo e preparavo per uscire in tutta fredda non potevo fare altro se non pensare a come sarei apparsa agli occhi di tutti i presenti.

Sembrava che qualcuno mi stesse guardando e mi stesse chiedendo di fare una scelta: fare una buona impressione alle persone con cui avrei trascorso i cinque anni che stanno per iniziare oppure interessarmi a cosa avrebbero subito pensato i professori a causa del mio ritardo.

Non serve vero che io spieghi realmente cosa ho preferito fare, vero?

Non avevo certamente voglia di inimicarmi già il primo giorno i professori. Non ho intenzione di rovinarmi irrimediabilmente cinque anni della mia vita, già dal primo giorno soprattutto.

Sono arrivata davanti all'edificio in cui passerò la maggior parte, e già ad una prima occhiata non posso dire di sentirmi la persona più felice e positiva che ci possa essere.

L'edificio è completamente grigio, e sono certa che renderà tali anche le mie giornate.

L'unico pensiero che mi fa nascere un piccolo sorriso sulle labbra è quello che mi fa pensare che sto conquistando il mio sogno.

Ho passato anni a immaginare come sarebbe stato questo giorno.
Ripensandoci ora è tutto così futile, inutile e stupido. Ma una parte di me non può negare di conoscere i veri motivi per cui passavo ore ed ore, fino a volte ad addormentarmi senza rendermene conto, a pensare a cosa sarebbe successo, a come sarebbe stato magnifico circondarmi di persone completamente sconosciute che non avrebbero avuto nessun pregiudizio su di me.
Non posso dire di aver mai avuto una vita che non mi soddisfacesse. Tutt'altro invece.

Sono sempre stata circondata da tutto l'amore che potessi desiderare. Ma sento di dover cambiare, sento che è il momento per me di cercare il mio posto.

"Finalmente sei arrivata! Dannazione ti ho continuato a chiamare ma non mi rispondevi."
Alice mi stringe in un abbraccio appena le arrivo accanto. Sorrido per il modo in cui mi ha accolta, si vede proprio che aveva seriamente paura al pensiero di dover oltrepassare quelle porte da sola. 
Ed io avrei avrei avuto i suoi stessi pensieri. Non posso negarlo.

"Scusa, non mi ricordavo che giorno fosse oggi." Cerco di usare il tono più neutrale è tranquillo così che la gente intorno a noi non mi senta e non mi guardi come se fossi una pazza.

"Sei sempre la solita." Ride divertita per ciò che le ho appena detto.

"Sono felice di essere qui. Non vedo l'ora che inizi tutto questo. Secondo te cosa ci aspetta in questi nuovi cinque anni?"

I suoi occhi brillano per la felicità, e sono sicura di poter trovare lo stesso luccichio nel mio sguardo. 
Guardo nella sua stessa direzione.

Non so come risponderle, perché non so cosa dovrei realmente aspettarmi. L'unica cosa che desidero è che questo anni siano indimenticabili, qualsiasi cosa accada.

Il mio sogno si sta materializzando pian piano davanti a me. Potrò andarmene dalla mia città, potrò viaggiare. Forse finalmente mi sentirò libera. Non avrò più la sensazione di sentirmi oppressa dentro una piccola bolla come mi capita ora.

"Non lo so, ma se ci saremo l'una per l'altra andrà tutto bene, non pensi?" Le sorrido di rimando, stringendo la sua mano nella mia.

"Andiamo." La sprono iniziando a camminare verso le porte dell'edificio.

"Pensi che il brutto tempo di oggi sia un segno? Intendo, credi che andrà tutto male? Credi che non riusciremo a superare tutto questo nemmeno l'una al fianco dell'altra?"

Mi chiede leggermente preoccupata appena ci ritroviamo nella sala principale dell'Istituto.

"Non essere così pessimista." Le sorriso prima di concentrarmi sulle altre persone presenti in questa sala.

Finalmente dopo alcuni minuti ci vengono date tutte le informazioni per raggiungere le differenti classi e mi dirigo nella direzione che mi è stata indicata insieme alla mia amica.

Abbiamo solo il tempo di scegliere il posto in cui sederci che arriva una professoressa che, subito dopo essersi presentata, comincia a spiegare.

"Buongiorno, aprite i libri a pagina 11."

Subito mi perdo tra i miei pensieri e inizio a sognare ad occhi aperti. Devo imparare a rimanere più con i piedi per terra, altrimenti rischio di iniziare da subito a fare una delle mie solite figuracce.

"Signorina, potrebbe leggere lei? La tabella in cima alla pagina."

Immediatamente mi sento avvampare rendendomi conto che si sta rivolgendo proprio a me. 
Spero soltanto che non mi abbia dovuto fare questa domanda più volte.

Ho paura a voltarmi e notare tutti gli sguardi puntati su di me. Non troverei mai il coraggio di parlare in quel caso.

Inizio a leggere, e l'ora sembra non terminare mai.

Quando finalmente la campa suona mi lascio ricadere appoggiandomi allo schienale della sedia.

Sarà faticoso, ma sarà ciò che mi darà la possibilità di scegliere la mia via. 
Mi volto per iniziare a memorizzare i volti delle persone con cui trascorrerò ben cinque anni. 
Mi sento bene, l'adrenalina scorre nelle mie vene e mi sento quasi una persona nuova.

"Vieni, andiamo a fare un giro!" Mi volto verso Alice che mi guarda come se non mi riconoscesse più.

"Ma sta per iniziare la prossima lezione." Ribatte un poco titubante.

"Abbiamo cinque minuti come minimo. Facciamo solo un giro. Dai, non ti sto chiedendo tanto."

"Chi sei tu? Dove è finita la mia amica tutta chiusa in se stessa?" 
Chiede con tono ironico mentre si alza per potermi seguire tra i corridoi.

"L'hanno sostituita gli alieni con me. Non sei felice?"
Mantengo il suo gioco.

"Non so ancora. Devo vedere se questo nuovo clone è più divertente." 
Mi fa una linguaccia divertita ed io scuoto la testa.

Giugno 2015

Mi sembra che sia successo tutto troppo in fretta, non sono ancora sicura che sia realmente passato tutto questo tempo. 
Tutto questo non potrebbe solo essere uno dei miei sogni? Di quelli molto realistici.

Ed invece no, sono proprio qui. In questo momento.

Quella porta che si sta aprendo è l'unica cosa che mi divide dalla più grande decisione che io abbia preso nella mia vita. 
Questo passo è l'ultimo che mi manca e poi, non avrò più nulla che mi legherà realmente a questo posto.

"È il suo turno."

La voce del mio professore mi riporta alla realtà. 
Annuisco semplicemente con un movimento della testa ed entro nell'aula.

"Di cosa ci parla?" Chiede il presidente della commissione.

E le mie risposte potrebbero essere molteplici.

Potrei iniziare a parlare loro di tutto quello che questo posto mi ricorda, di tutto ciò che rimarrà per sempre con me e che ha fatto di me ciò che sono oggi. 
Sono cresciuta in mezzo a questi corridoi, a questi muri. Sono diventati per me come una seconda casa.

O potrei parlare loro di tutti i miei desideri. Desideri che appena lascerò questa stanza diventeranno la realtà di ogni giorno. Potrei raccontare di ciò che ho sentito dentro di me mentre iniziavo a raccogliere tutto ciò che voglio portare con me quando lascerò quest'aula. O meglio, potrei parlare di cosa abbia provato vedendo quell'armadio man mano svuotarsi e di come quelle grucce ancora lì possano essere solo scheletri spogli di ogni briciolo di carne e pelle.

Ma non sarà questo di cui parlerò.

Ora parlerò loro di me. Parlerò di ciò che mi appassiona di più, parlerò di come ero e come sono ora.

   
 
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