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Autore: Talpina Pensierosa    23/04/2009    2 recensioni
[Partecipante alla VI Minidisfida di Criticoni]
Sono poche le persone a conoscenza dell’esistenza della Tana delle Gatte, e probabilmente nessuna tra loro ha la coscienza totalmente pulita: da generazioni queste “mercantesse” riforniscono di medicine rare e grandi quantità d’armi i pochi clan che riescono a permettersi i loro servigi.[...]
Fin dalla nascita dell’organizzazione le Gatte sono sempre state tutte donne addestrate fin dall’infanzia come kunoichi, fiere e orgogliose di abitare nella Tana, compresa l’attuale leader, la Vecchia Gatta.
Compresa me, sua nipote, Kineko.

[Regalo di compleanno per ayachan]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Fic
A ayachan aka Susi.
Perché è unica, geniale e inimitabile.
Perché sotto a quel cappello nero c'è una grandissima amica.
E perché è il suo compleanno, ovviamente ù_ù


Preavviso dell'autrice:
Ricordate il volume 39, il capitolo 354, dove Sasuke e il team Hebi vanno a prepararsi prima della "batttaglia"?
Se no, rivedetelo un secondo e poi leggete XD


The black of your eyes

 
Sono poche le persone a conoscenza dell’esistenza della Tana delle Gatte, e probabilmente nessuna tra loro ha la coscienza totalmente pulita: da generazioni queste “mercantesse” riforniscono di medicine rare e grandi quantità d’armi i pochi clan che riescono a permettersi i loro servigi.
La posizione esatta di questo luogo è un segreto trasmesso con grande precisione dal capoclan ai suoi figli,  poiché è quasi impossibile raggiungerlo per caso.
E se qualcuno riuscisse ad approfittarsi di quel quasi, sicuramente avrebbe un incontro poco piacevole con i gatti ninja e le loro evocatrici.
Fin dalla nascita dell’organizzazione le Gatte sono sempre state tutte donne addestrate fin  dall’infanzia come kunoichi, fiere e orgogliose di abitare nella Tana, compresa l’attuale leader, la Vecchia Gatta.
Compresa me, sua nipote, Kineko.
 
***********
 
Al suo arrivo (anche se sarebbe più corretto chiamarlo ritorno) ero intenta come gli altri giorni a compilare i registri dei nostri affari, un compito difficile e gravoso affidatomi da mia nonna: lei dice che dovrei esserne onorata, che è un segno di grande fiducia nelle mie capacità, ma io so che il suo fine ultimo è quello di avere più tempo per fumare e sonnecchiare.
All’improvviso sentii sulla scrivania il delicato passo di Denka e Hina, gatti ninja miei guardiani e istruttori, e senza interrompere il mio lavoro chiesi loro il motivo della loro presenza.
“Sono entrate quattro persone nella zona vicina alla Tana e…”.
“Ingresso clienti o morto che cammina?”.
“Clienti, ma…”.
“Allora andate ad accoglierli, io andrò ad avvisare la nonna.”.
“Crediamo sia Sasuke.”.
Alzai lo sguardo.
“…Sas’ke?”.
“Sì, con altri due maschi e una femmina.”.
Chiusi rumorosamente il libro rimanendo in silenzio.
“Kineko?”.
“Forza andate, a quest’ora saranno già all’ingresso.”.
Dopo un cenno corsero via dalla stanza, seguiti a breve da me; imboccai quasi automaticamente la via giusta nell’intricato labirinto dei corridoi della Tana, mentre spontaneamente cominciavo a ricordare quando, a sette anni, incontrai per la prima volta Sasuke Uchiha.
 
Ero entrata nella sala della Vecchia Gatta, dove c’erano ben tre esemplari della leggendaria specie dei clienti, da me conosciuta solo grazie ai racconti della nonna.
Dopo le presentazioni mie, di Uchiha-san e dei figli, la nonna mi chiese di portare fuori Sasuke perché dovevano parlare di “cose da grandi”.
Alzo gli occhi al cielo, nel ricordare quanto odiassi quelle parole: solo una volta cresciuta ho capito che la Vecchia Gatta sapeva quanto fossi responsabile anche a quell’età, ma non poteva certamente parlare d’affari con un cliente davanti ad una bambina che portava un cappello nero con le orecchie da gatto. Un piccolo sorriso mi spunta sulle labbra, pensando a quando Sasuke mi disse che era da femminucce e io gli chiesi se lo era anche il mio pugno; rabbrividisco nel ripensare alla punizione che mi diedero Denka e Hina per aver colpito un cliente.
 
Mi ricordo con chiarezza cosa m’incuriosì per prima nell’aspetto dell’Uchiha, cioè il nero, e non parlo tanto di quello dei vestiti o dei capelli, quanto quello dei suoi occhi: erano neri e profondi come la notte, se non di più.
Ma dopotutto, per una Gatta non è difficile vedere anche nel buio più totale, e ho visto la luce di quello sguardo più volte, per esempio, quando parlava dei suoi piatti preferiti, della madre, del suo grande sogno di diventare un ninja per aiutare il padre e il fratello.
E allora io, ispirata da quella radiosità tanto contagiosa, affermavo con sicurezza di voler diventare Vecchia Gatta un giorno, per poterlo aiutare il più possibile.
Mi sfugge un sospiro, nel ripensare a quando ero più matura, seria e consapevole del mio ruolo rispetto a quelli della mia età, ma pur sempre una bambina, pronta a fare promesse che non sa di poter mantenere o meno.
 
Entro nella camera della nonna senza bussare annunciando subito l’arrivo dei clienti, che puntualmente arrivano qualche minuto dopo.
La vista di Sasuke mi provoca un piccolo sussulto, non mi aspettavo cambiamenti così grandi: il fisico del piccolo bambino ridente dei miei ricordi è diventato muscoloso e asciutto, segno di allenamenti quotidiani nelle arti marziali, ma c’è qualcosa nella sua espressione che mi inquieta, e che non riesco a capire.
“È un piacere rivedervi Vecchia Gatta e Kineko.”.
La sua voce mi distoglie dai miei pensieri, mentre la nonna risponde:
“Il piacere è mio Sasuke-kun. Dimmi, quale buon vento dobbiamo ringraziare per la tua visita?”.
“Quello degli affari. Ho bisogno di armi, medicine e altre cose, tra cui degli abiti per lui.”.
Nel dirlo indica il più alto dei suoi compagni, vestito con un completo bianco decisamente poco pratico e che sa di ospedale; mi sposto verso lo scatolone dei vestiti, facendogli cenno di avvicinarsi, rimandando a dopo le preoccupazioni per concentrarmi sul mio compito.
 
**********
 
Busso alla porta della camera di Sas’ke, sperando che non stia dormendo; per fortuna dopo un po’ apre la porta, chiedendo indifferente: “Cosa vuoi?”.
“Ti ho portato da mangiare.”
Abbassa lo sguardo, guardando la ciotola che ho in mano senza cambiare espressione, allora gliela porgo continuando a parlare.
“Mi sono ricordata che ti piacevano i pomodori, così ti ho preparato del riso Hayashi.”.
“Hn.”.
Mentre la prende, lo guardo negli occhi, cercando un barlume del Sasuke che giocava con me da piccolo davanti a uno dei suoi piatti preferiti, ma di fronte a quel profondo nero corvino finalmente capisco cosa mi aveva inquietato all’inizio.
 
Ormai non riesco più a trovare la più piccola pagliuzza di luce, e quasi mi perdo in quel nero colmo di dolore, tristezza, ricordi, vendetta: e lì trovo la tomba del bambino che era Sasuke Uchiha, e il regno incontrastato di un Vendicatore.
Chiudo gli occhi e rabbrividisco, cercando di contenere la paura che provo davanti a quel pozzo nero.
Quando li riapro, capisco che non conosco più la persona davanti a me, però non posso fare a meno di sovrapporre alla sua immagine quella dei miei ricordi.
 
Lui fa per chiudere la porta, ignorando (non so se volontariamente o meno) ciò che provo dentro di me, ma lo fermo chiamandolo.
“Che vuoi ancora?”.
“Ricordi quando ci dicemmo cosa volevamo diventare da grandi?”.
Non risponde, anche se scorgo un’ombra di tristezza nel suo sguardo.
“Tu volevi diventare un ninja del corpo di polizia, e io la Vecchia Gatta per aiutarti il più possibile.”.
Prima di finire il discorso, inspiro profondamente chiudendo gli occhi e li riapro guardandolo determinata.
“Non m’importa se non riuscirai a mantenere la tua promessa, ma io lo farò con la mia. Non importa quanto mi costerà, ma potrai sempre contare sul mio aiuto per qualsiasi cosa, ricordatelo.”.
 
Lui non si scompone, chiude la porta dicendo col solito tono neutro: “Fa’ come vuoi.”.
Mentre ritorno nella mia stanza, sospiro, pensando che probabilmente non sono la persona adatta ad aiutarlo: anche se sono professionale, non sono abbastanza distaccata e oggettiva per rassegnarmi al nero dei suoi occhi.
Però, sorrido capendo che non importa, che non sono io la persona che gli farà ritrovare la luce: continuerò a stargli accanto nonostante tutto, aspettando quel momento.



Note di Talpina

Allora! Innanzitutto questa fic partecipa alla VI Minidisfida di Criticoni, con la tonalità Jet Black, nero corvino.
Poi Kineko vuol dire propriamente gatto giallo, poiché in quelle pagine in cui appaiono la Vecchia Gatta e la nipote mi è sembrato che lei avesse i capelli biondi.
Il riso Hayashi è un piatto giapponese, per saperne di più questo è il link.
E adesso passiamo alla dedica XD
AUGURI SUSI!
Scusa l'urlo, ma siccome non posso stritolarti come vorrei per i kilometri che ci separano questo è il minimo ù_ù
Ti voglio bene <3
E perdona il ritardo XD
Ringrazio di cuore Namida\sindy90 per avermi fatto da beta nonostante non sia pratica del fandom XD
Talpina
  
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