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Autore: Onaila    27/07/2016    7 recensioni
La trama vede Clarke e Lexa nel nostro mondo, una un medico e l'altra un CEO, sono entrambe legate ad un avvenimento che in un modo o nell'altro a scombussolato la loro vita.
In questa storia vedrete una Clarke inerme di fronte all'odio che Lexa prova nei suoi confronti e una Lexa che non riesce a perdonarle il torto recatole.
Spero che sia di vostro gradimento e che continuerete a seguirmi anche nei prossimi capitoli.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Costia, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NA: All'inizio di ogni paragrafo troverete il nome del Point of View del personaggio, buona lettura
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CLARKE


Non riusciva a dormire, il ricordo del coma era ancora troppo vivido nella sua mente per dimenticarsi di quel silenzio e adesso che tutti si erano addormentati...le sembrava di rivivere tutto.
Rimase ad osservare il soffitto per qualche minuto, immobile come i bambini che hanno paura che l'uomo nero possa venire a prenderli, dopodiché tese la mano verso il cellulare sul comodino.
Ormai era quasi l'alba e non sembrava che il suo corpo volesse dormire, così dopo aver perso un paio d'ore sui social network si alzò incamminandosi verso la cucina.
Aveva davvero passato una bella serata e Lexa era una persona così squisita, così come suo fratello, ma quando Aiden le si era accostato per farla entrare, aveva avuto un brivido lungo la schiena.
Scosse la testa mentre metteva il bollitore sulla fiamma.
Doveva trovare un modo per superare quella stupida fobia, altrimenti sarebbe finita col rinchiudersi in casa.
Stava versando l'acqua calda nella tazza quando il cellulare vibrò:

Sei sveglia? Se non è così, scusami per averti svegliato”
                                                                        Lexa 07:30


Solo allora si accorse che era già mattina

Tranquilla non ho dormito molto, avevi bisogno di qualcosa?”
                                                                              Clarke 07:32


Si sedette in salotto e prese il telecomando, accendendo la tv così che riempisse il silenzio della stanza.

Sei libera per pranzo?”
                        Lexa 07:40


Fece zapping fino a cercare uno di quei canali di televendita che nessuno ascoltava realmente e prese un sorso di thé.

Sì, che avevi in mente?”
                         Clarke 07:45


Ti andrebbe di venire a pranzo con me?”
                                                 Lexa 08:00


Clarke osservò lo schermo del cellulare per qualche minuto, valutando se accettare o rifiutare.

Pranzeremo nel mio ufficio”
                                Lexa 08:05


Sembrava sapesse che cosa la turbasse e Clarke decise di mettersi alla prova.

D'accordo, a che ora?”
                       Clarke 08:15


Ti andrebbe bene per le 13:00? Scusami per i miei folli orari, ma riesco a liberarmi solo a quell'ora”
                                                                                                                                       Lexa 08:19


Sorrise, non riuscendo ancora a capire come quella Lexa, potesse essere la stessa Lexa che qualche mese fa la odiava.

Non ho problemi di orari. Allora ci si vede per pranzo”
                                                                   Clarke 08:21


Adesso devo scappare. A dopo”
                                   Lexa 08:23


Clarke si fece cullare dal rumore del televisore e dopo poco si addormentò con Margaret che annunciava un moscio di ultima generazione.

<< Clarke! >> la voce di Octavia la svegliò, facendole aprire gli occhi immediatamente << Che succede?! >> esclamò scattando a sedere e la ragazza scoppiò a ridere << Sei solo esagerata! Non ho gridato così forte... >> si sedette sempre con il sorriso sul volto << Certo come no... >> la bionda sbadigliò mentre faceva spazio all'amica sul divano << Tieni >> le porse una tazza di caffé e posò un pacchetto di biscotti sul tavolo << La sveglia del tuo telefono stava impazzendo, così ti ho svegliato >> Clarke batté le ciglia un paio di volte e si passò una mano tra i capelli, cercando di svegliarsi << Che ore sono? >> << Mezzogiorno...devi andare da qualche parte? >> la ragazza annuì alzandosi in piedi e andando in cucina per prendere un bicchiere d'acqua << E dove di bello? >> Octavia era entrata in modalità da investigatrice << Non credo che ti piacerà la risposta >> fece e la vide rabbuiarsi << Stai andando da lei, non è vero? >> Clarke annuì di nuovo aprendo il frigorifero per prendere dell'acqua fresca << Io non riesco proprio a capirvi! Né te né Raven...come fate a parlarle? Dopotutto quello che ti ha..ci ha fatto passare? >> la mora incrociò le braccia al petto << Insomma hai dovuto farti sparare perché ti perdonasse >> aggiunse senza distogliere lo sguardo dall'amica << Ha fatto quello che ha fatto perché era ferita e poi mi ha chiesto scusa >> << Non è nemmeno venuta a farti visita in ospedale >> Clarke stavolta si voltò e divenne seria per un istante << Non è così Octavia...lei è venuta tutte le sere >> sussurrò sorpassandola e andando in camera per farsi una doccia << E l'hai perdonata per questo? >> sentì mentre si stava spogliando in bagno << Io non ho bisogno di perdonarla perché non l'accuso di niente >> Clarke osservò le cicatrici sul suo corpo e represse l'ennesimo brivido.
Va tutto bene, si disse entrando nella doccia e allontanando il ricordo della sparatoria prima che potesse diventare ancora più vivido.

Clarke strinse le mani intorno al volante.
Devi solo uscire dalla macchina e fare quelle scale dannazione.
Si continuava a ripetere, ma senza avere alcuna vera intenzione di uscire e di camminare in mezzo a quelle persone.
Da quando Cage le aveva sparato aveva cominciato ad aver paura di tutti coloro che non conosceva, con il timore che potessero estrarre una pistola da un momento all'altro.
Sapeva che era sciocco e anche folle, ma non riusciva togliersi quel stupido pensiero dalla mente.
Stava facendo tardi, ormai era di fronte al suo ufficio da un paio di minuti e ancora non aveva avuto il coraggio di uscire.
Ma perché ti sei voluta mettere alla prova? Sei impazzita?
Scosse la testa e mise in moto quando sentì qualcuno bussare al finestrino: era Lexa con indosso un lungo cappotto nero << Posso salire? >> chiese dopo che Clarke ebbe abbassato il finestrino << C-certo >> la vide montare al posto del passeggero e tirare un sospiro di sollievo << Oggi fa davvero freddo, non credi? >> fece togliendosi i guanti << N-non dovevamo pranzare nel tuo ufficio? >> << Cambio di programma, scegli te dove andare a pranzo. Posso? >> Clarke annuì e la vide alzare il riscaldamento << Allora dove andiamo? >> << N-non lo so >> si strinse nelle spalle mentre l'altra si puntellava il mento << Conosco un locale poco lontano con la particolarità di avere un privé >> << D'accordo >> l'altra le sorrise mentre partiva << Spero ti piaccia la cucina mexicana, sai fanno solo quello >> fece spallucce svoltando a destra come le aveva indicato << E come mai questo cambio di programma improvviso? >> << Non avevo molta voglia di pranzare in ufficio, così quando ho visto la tua macchina ne ho approfittato >> parcheggiò di fronte a “La Vida mexicana” e pensò che fosse un nome veramente strano.
Indossò la giacca e seguì la ragazza all'interno << Salve signorina Lexa >> la salutò un uomo ispanico dall'accento marcato << Ciao Ramon >> lo abbracciò e Clarke rise stupendosi ancora una volta << Siete in compagnia, un tavolo per due? >> << Il privé Ramon >> ribatté lei togliendosi il capotto << Ah, allora sono solo affari... >> commentò dispiaciuto mentre superavano i numerosi tavoli in legno, con tovaglie rosse << Ecco qua >> fece sempre lui, aprendo una stanza con un divano nero e un tavolo in legno con la stessa tovaglia degli altri << Grazie >> ringraziò lei entrando e mettendosi a sedere, imitata subito da Clarke << I menù arriveranno tra poco, Signorina Lexa >> lei gli sorrise mentre Clarke si guardava intorno e notava alcune foto di attori famosi appese al muro << Che posto è mai questo? >> fece poi togliendosi la giacca e continuando a guardarsi curiosa << L'avevamo scoperto tempo fa io e Costia... >> la frase le morì in gola e Clarke le prese una mano << Se vuoi possiamo andare in un altro posto >> Lexa scosse la testa e tornò a sorridere quando arrivarono i menù << Ci credi se ti dico che è la prima volta che mangio mexicano? >> << Cosa? Allora mi sa che devo aiutarti a scegliere >> Clarke a risposta chiuse il menù << Sai che ti dico? Scegli per tutte e due, tanto non ci sto capendo un granché >> Lexa rise ancora mentre i suoi occhi scorrevano la lista.
Aveva degli occhi bellissimi, come Clarke non ne aveva mai visti, alle volte erano persino ipnotizzanti, così come la sua voce.
Sorrise mentre la sentiva canticchiare la canzoncina che proveniva dagli altoparlanti << Allora hai deciso? >> lei la guardò con uno sguardo finto-arrabbiato << Sembri un bambino >> commentò poi tornando a sfogliare il menù << Come mai hai dormito poco? >> chiese riferendosi ai messaggi di quella mattina << E' così da quando sono uscita dal coma, il dottore dice che è normale >> << Secondo me dovresti cambiarlo...ti ha dato per spacciata solo dopo due mesi >> si ricordava di sua madre, di come l'aveva sentita piangere e di come cominciasse a perdere le speranze dopo quello che le aveva detto il medico << Non è così male, è solo un po' pessimista >> la vide chiudere il menù con soddisfazione e fare cenno al cameriere << Due Sopes, due tacos e ovviamente la salsa guacamole >> ordinò mentre il giovane ragazzo, anche lui ispanico, segnava tutto nel suo blocchetto << Da bere? >> si voltò per guardarla << Acqua >> << Allora una bottiglia d'acqua >> lo vide uscire e chiudere la porta << Pessimista? >> scosse la testa e a Clarke le ci vollero un paio di secondi per capire che aveva ripreso il discorso prima dell'ordinazione << Io sono pessimista, lui è senza speranza >> << Non è vero che sei pessimista >> ribatté Clarke versandosi l'acqua che avevano portato << Cambiando discorso, volevo dirti che ti ho fatto reintegrare nella Costia Foundation, adesso riesco a capire che cosa significhi per te >> << Non serviva Lexa e non ho bisogno ne voglio che tu faccia altro, non è così che voglio basare la nostra amicizia >> << Così come? >> Clarke si massaggiò il collo << Te che cerchi di fare cose come queste per farti perdonare. E' stato sufficiente restituire l'azienda a Raven >> Lexa abbassò lo sguardo infastidita probabilmente per essere stata beccata << Mi dispiace averti fatto perdere le azioni di tuo padre >> << Ma allora?! Vogliamo smetterla o no?! >> esclamò Clarke fingendosi arrabbiata e poco divertita << Ti ho detto che non importa... >> aggiunse e attesero che il cameriere se ne andasse dopo aver servito le pietanze prima di continuare il discorso << Ma sei davvero reale o è solo finzione? >> le chiese Lexa prendendo un po' di salsa insieme ai nachos << Molto carino da parte tua dire così >> Clarke guardò tutti quei piatti con un po' di diffidenza e si distrae quando Lexa le porse una patatina con una strana salsa verdognola, probabilmente era la guacamole << Assaggia >> le fece portando un tovagliolo sotto la sua mano così che non si sporcasse, visto che dopo sarebbe dovuta tornare a lavoro.
Con un po' d'esitazione morse il nachos e Lexa rise quando la faccia di Clarke fu sorpresa dal gusto forte e saporito << E' buonissima! >> esclamò con ancora la bocca piena, facendo ridere ancora di più la mora << Mangiare con te è divertentissimo >> commentò Lexa che prendeva un po' di quella che doveva essere la sopes e passandone un po' anche nel piatto di Clarke che cominciò a mangiare con piena fiducia.

 

LEXA


Lexa salutò la bionda e si diresse al suo ufficio << La Signorina Niylah ritarderà di qualche minuto a causa del traffico >> la informò Alie mentre Lexa buttava i sacchetti del cibo indiano che aveva ordinato << Riesci a farla coincidere con il Signor Vie? Vorrei che si incontrassero mi va benissimo anche in sala d'attesa >> la ragazza si accigliò mentre Lexa prendeva posto dietro la sua scrivania << Come mai? Sa benissimo che si detestano >> Lexa sorrise accendendo il pc << Lo so, ma mi diverte farla arrabbiare visto quanto la pagò >> si spiegò indossando gli occhiali e facendo cenno ad Alie di uscire.
Stava scorrendo la lista dei nuovi addetti assunti da Green quando vide Niylah entrare irritata << Mi hai fatto attendere inutilmente! Non c'era nessuna riunione ne nessun presunto cliente! >> esclamò sedendosi sulla sedia << E per giunta c'era anche quel Vie! Ma si può sapere perché non l'hai licenziato? >> Lexa scosse la testa inumidendosi le labbra e togliendosi gli occhiali, per poi alzare lo sguardo su di lei << Niylah sai perché sei qui >> la ragazza alzò gli occhi al cielo e prese i fascicoli che teneva nella borsa << Tieni ho controllato ogni singola cosa che riguardasse la Water See, ma perché ti interessa? Non hanno alcun progetto bio-medico in corso ne tanto meno inerente ai lavori della Trikru >> Niylah era la sua investigatrice privata e non aveva mai fallito nei suoi incarichi, ma era anche una sua cara amica << Voglio solo acquistarne qualche azione, ho letto dei loro piani di restauro delle baie e della pulizia ambientale... >> << E vuoi ricostruire la tua immagine >> la interruppe Niylah accavallando le gambe sui braccioli << Non è così >> << Certo è ovvio che non è così, sopratutto non dopo il trambusto con l'Azgeda >> << Non è così davvero >> replicò nuovamente Lexa divertita adesso << Le voglio acquistare per un'amica, tutto qua e voglio che siano di un'azienda pulita >> << Ah...beh allora buon per lei >> fece alzandosi in piedi << Questa è l'ultima volta che mi fai aspettare insieme a quel viscido di Vie >> Vie non era né viscido né una brutta persona, ma per qualche strana ragione non andava molto a genio a Niylah << Allora ci sentiamo >> fece uscendo dalla porta e Lexa mise i fascicoli nel cassetto.

Non appena fu a casa si abbandonò sul divano esausta, non si sentiva un granché.
Allora come è andata la giornata?
Chiuse gli occhi immaginandosi Costia e le sue mille domande, ma apparve Clarke nei suoi pensieri.
Che cosa stava succedendo?
Scattò a sedere, giocando con il braccialetto che aveva al polso.
Perché vedeva Clarke e non Costia?
Si massaggiò gli occhi con pollice e indice, scacciando le lacrime.
Non voleva dimenticarla...
Deglutì sbattendo le ciglia un paio di volte prima di alzarsi.
Voglio che tu sia felice con o senza di me.
Glielo aveva detto prima di entrare in sala operatoria e Lexa le aveva promesso che non avrebbe smesso di vivere, ma aveva mentito...almeno fino ad adesso...
Buttò giù un aspirina per allontanare il mal di testa, cominciando a non sentirsi per niente bene.
Salì verso la sua stanza e si mise sotto lo coperte con ancora gli abiti del lavoro.
Non avrebbe voluto dimenticarla, ma Clarke non sembrava voler lasciare i suoi pensieri.
<< Voglio che tu sia felice con o senza di me >> ripeté prima di addormentarsi.

CLARKE


Era stata una sciocca!
Perché diavolo era uscita?
Le persone le passavano affianco, ma lei non si muoveva, completamente paralizzata.
Fai un passo dannazione!
Ordinò a se stessa e dopo vari tentativi si catapultò dentro un vicolo, mettendosi in ginocchio e cominciando a piangere come una bambina terrorizzata.
Non uscire!
Non sarebbe uscita da lì da sola...ma non voleva che qualcuno sapesse...
Con le mani tremanti estrasse il cellulare e cominciò a scorrere la rubrica.
Chi poteva chiamare?
Octavia era con il fratello a Baltimora per un convegno e Raven era a lavoro, ma la chiamò comunque.
Passarono svariati squilli, ma non rispose, tentò nuovamente: Stesso risultato.
Vuoi smetterla di tremare?
Si colpì la mano contro il ginocchio, ma perché era uscita?
Eppure le era sembrata una così buona idea uscire in pieno giorno...
Strinse le mani a pugno cercando di alzarsi, ma si ritrovo a stringere le ginocchia al petto ancora di più.
Doveva chiamare qualcuno, ma chi?
Di chi altri poteva fidarsi?
Solo nel formare quel pensiero si rese conto di avere un'altra persona e digitò il numero di Lexa.
Rispondi, rispondi, rispondi....
Continuava a pregare mentre sentiva gli squilli << P-pronto? >> aveva la voce impastata dal sonno, stava dormendo? << L-lexa... >> riuscì a dire con la voce un poco roca per il pianto << Clarke? Stai bene? >> scosse la testa anche se sapeva che non poteva vederla << N-no, potresti venire tra la 5th avenue e Broodway? >> << Certo, arrivo subito >> << G-grazie >> riuscì a dire senza smettere di piangere << Aspettami lì >> tanto non si sarebbe potuta muovere neanche a volerlo.
Passarono svariati minuti, ma Lexa era rimasta tutto il tempo con lei al telefono e Clarke le aveva spiegato il suo folle piano << Ma sei impazzita? >> alzò lo sguardo quando la vide di fronte a lei, con indosso l'enorme capotto nero e le pantofole << Vieni >> le porse una mano che Clarke prese come se fosse la sua unica ancora di salvezza << Ho parcheggiato proprio qui di fronte >> informò indicando la macchina e solo quando furono al suo interno Clarke notò il viso arrossato e gli occhi lucidi della mora << Stai bene? >> le chiese Lexa mentre metteva in moto << Ora sì... >> la vide alzare il riscaldamento e reprimere un brivido << Ma non si direbbe lo stesso di te >> Lexa uscì dal parcheggio improvvisato e imboccò la strada << Sto benissimo è solo un raffreddore >> fece gesticolando con la mano mentre l'enorme suv svoltava verso la sua casa << A me non sembra soltanto un raffreddore >> << Ma si può sapere che cosa ti è saltato in mente? Non puoi affrontare le tue paure da sola >> Clarke si porse in avanti toccandole la fronte e Lexa gli tolse subito la mano << Sei calda >> commentò la bionda << Avresti dovuto dirmi che non potevi >> << E lasciarti in preda la panico? In effetti è la cosa più ovvia e poi ti ho già detto che è solo un raffreddore >> Clarke alzò gli occhi al cielo << Ti ricordo che sono un medico >> << Un medico abbastanza stupida da uscire in piena festività natalizia quando è agorafobica >> Clarke rimase a bocca aperta sconvolta di tutto quel cinismo << Questa è cattiveria gratuita >> << Ma non è forse così? >> le chiese mentre parcheggiava nel garage << Su andiamo dentro hai bisogno di un thé >> aggiunse indicando le mani ancora tremanti.

La vide mettere l'acqua sul fuoco e posare due tazze sull'isola della cucina << Dovresti stare a letto >> Lexa annuì distrattamente mentre prendeva due bustine di thé << Dovresti affrontarla piano, piano, magari prima con una piccola folla e poi con calma cominci a riabituarti. Insomma non puoi affrontare direttamente tutte quelle persone >> la stava ignorando e non c'era cosa peggiore di un paziente che ti ignora << Almeno hai preso qualcosa? >> Lexa si accigliò spegnendo il fuoco e versando l'acqua nelle tazze << Vieni andiamo in salotto >> fece e Clarke obbedì, ma non andarono allo stesso dell'altra sera, quello dove la portò era un poco più piccolo con un singolo divano e alcune poltrone.
La vide sedersi sul divano e prendere il plaid posato lì << Dovresti dormire Lexa >> << D'accordo dottoressa Griffin, ma adesso che ne dice di sedersi? >> << Mi stai ignorando >> << E non stai facendo lo stesso? Insomma il tuo è di certo un problema più grave del mio raffreddore >> starnutì portandosi una mano davanti al naso, per poi prendere un fazzoletto dal pacchetto di fronte a lei << Facciamo così, che ne dici di dormire e quando ti sveglierai parliamo del mio di problema? Tanto non posso scappare, visto che abiti in pieno centro >> Lexa la osservò ancora per un lungo momento e Clarke era divertita dal suo comportarsi così da dura, anche se era palese che stesse veramente male e che di certo un bel sonno non le avrebbe fatto che bene << D'accordo...ma non faccia scorribande per la casa >> Clarke sorrise a quell'avvertimento così all'antica per poi vederla stendersi e coprirsi.
Non le ci volle molto prima che si addormentasse.
Clarke la osservò ancora qualche secondo prima di prendere il lettore musicale e il libro che le aveva regalato.
Era diversa, era dannatamente diversa da come se l'era immaginata.
Non avrebbe mai potuto credere che Lexa sarebbe uscita malata per soccorrerla né che si sarebbe preoccupata così per lei.

Stava leggendo un nuovo capitolo quando la vide sollevarsi e guardarsi intorno << Lexa? >> chiamò Clarke avvicinandosi a lei e attirando la sua attenzione toccandole una spalla << Va tutto bene è stato soltanto un incubo >> le fece, ma non sembrava ascoltarla, continuava a guardarla negli occhi con sguardo triste << Perché...? >> sussurrò poi senza abbassare lo sguardo << Perché cosa? >> aveva le guance rosse e quando Clarke le tastò la fronte la trovò bollente << Devi prendere assolutamente qualcosa >> si alzò, ma Lexa l'afferrò per un braccio costringendola a tornare al suo posto << Perché hai preso quei proiettili al posto mio? >> Clarke alzò gli occhi al cielo << Che domanda stupida...non lo so, l'ho fatto e basta >>.

 

LEXA


<< Che domanda stupida...non lo so, l'ho fatto e basta >> Lexa non riusciva a smettere di guardarla << Sei... >> si avvicinò lentamente fino a poter sentire il suo respiro sulle sue labbra e il proprio fiato mancare.
Fermati!
La sua bocca era leggermente socchiusa e attese un millesimo di secondo prima di sfiorarle le morbide labbra.
Lexa fermati!
Potresti rovinare tutto!

Clarke la scostò delicatamente allontanandosi dal suo bacio con delicatezza << Devi riposare >> le disse e Lexa tornò a rispecchiarsi nel blu dei suoi occhi prima di annuire << Sarai qui quando mi sveglierò? >> le chiese senza lasciare il braccio che teneva nella mano con il timore che potesse sfuggirle via << Sarò qui >> le rispose abbassando un poco lo sguardo.
Era in imbarazzo, probabilmente aveva rovinato tutto.
Tornò a stendersi con il timore di non trovarla di nuovo lì al suo risveglio.
Aveva rovinato tutto.
Perché diavolo l'aveva baciata?

 

CLARKE


Clarke si alzò e d'istinto si diresse alla porta, ma poi si voltò e la osservò ancora per qualche secondo.
Che stava facendo?
Scosse la testa dirigendosi al piano superiore alla ricerca di un bagno e quando lo trovò dopo vari tentativi e aver scoperto la stanza di Aiden, vi si chiuse all'interno, scivolando contro la porta.
Perché l'aveva baciata?
Si sfiorò la bocca con le dita, come a richiamare quel momento.
Avrebbe potuto ritirarsi, gliene aveva dato l'occasione eppure non l'aveva fatto.
Si alzò andando al lavabo per sciacquarsi il volto.
Non le era mai passato per la mente di poter stare con una donna, ma la verità era che non le era dispiaciuto quel bacio.
Non l'aveva trovato strano o diverso, anzi era stato bello.
Si ritrovo a sorridere e si diede della sciocca, coprendosi la bocca, ma riusciva ad intravedere comunque la felicità che traspariva dai suoi occhi.
Che cosa doveva fare adesso?
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NA: Eccoci qua con un nuovo capitolo :) Che ne pensate? E sopratutto che cosa accadrà da adesso in poi? *piccolo segreto*

 

   
 
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