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Autore: Keyra    29/03/2005    6 recensioni
"Capii che erano angeli che mi erano stati mandati per farmi capire che Jack era una persona unica, davvero preziosa, e che non avrei mai dovuto lasciarlo solo, mai, perché lui non mi avrebbe mai lasciata sola."
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un giorno di primo autunno. Saranno state circa le sette di pomeriggio. L'aria era fresca e il buio cominciava ad avventarsi sulla città.
Avevo deciso di fare un giro da sola, tanto per chiacchierare un po' con me stessa, e intanto ero andata a comprarmi un giornale in edicola.
Scendevo spesso da sola. Mi faceva sentire bene. Pensavo molto e mi faceva piacere parlare con me stessa. Non avrei mai detto che quel pomeriggio si fosse messo a piovere.
Mi ero spinta molto lontana da casa mia, almeno, abbastanza.
Quando cominciò a piovere ero lontana circa cinque chilometri da casa. Cominciò a diluviare. La pioggia era fittissima, pesante. Probabilmente era l'inizio di una grandine. Le gocce di pioggia mi cadevano sulle spalle, sui capelli, sulle braccia facendomi un male atroce.
Cercavo disperatamente un bar o un negozio in cui rifugiarmi. Ma la stradina che avevo preso era isolata. C'erano solo case.
Mi misi a correre. Ad un tratto scorsi una porticina illuminata. Sembrava un posto accogliente. Una specie di vecchio bar. Corsi dentro.
Il posto era stupendamente caldo. Le pareti erano di un giallo-marroncino e rosso. Era un posto, come dire, davvero accogliente.
Il bancone era sistemato alla mia sinistra e davanti stavano tre tavolini. Poi, in un angolo più in là, c'era un altro tavolo più grande e accanto una riserva per i giornali. Non c'era nessun cliente.
"Buongiorno" dissi entrando.
Una vecchia signora mi venne incontro.
"Buongiorno cara. Ma sei tutta bagnata, forza, vieni che ti do qualcosa per asciugarti". La signora aveva una voce terribilemente "vellutata". Era come se anche la voce fosse stata calda.
Mi portò in una stanzetta dietro il bancone. Su una vecchia poltrona era seduto un signore. Probabilmente suo marito.
"Buongiorno", feci di nuovo.
"Ciao, cara. Ana, dalle qualcosa di caldo. Una cioccolata le farà bene" disse alla signora, porgendole un asciugamano grande.
La signora me lo avvolse attorno alle spalle. Anche quello era caldo.
La vecchia signora, Ana, mi guardò sorridendo.
"Sei conciata male, bambina. Hai i capelli fradici. E anche tutto il resto fradicio. Sarà meglio che tu ti metta un po' vicino al termosifone".
Mi sedetti su una sedia che mi portò lei, vicino a un termosifone giallignolo.
Poi la signora andò verso il bancone, probabilmente a prepararmi la cioccolata calda.
Mi guardai attorno. Quella stanza sembrava una di quelle stanze del West. Il locale, sembrava degli anni del West. "Cosa ci facevi in giro tutta sola, ragazza?" mi chiese il signore.
Rimasi paralizzata. "Oh..Ero andata a comprare un giornale" dissi.
Lui mi guardò con un'aria felice.
"So benissimo che non stavi facendo solo quello. Ricordo che da bambino molte volte uscivo da solo per pensare, per riflettere. Lo stavi facendo anche tu, vero?"
"Sì. E' così" ammisi, con un chiaro rossore che si dipinse sulle mie guance.
Lui sorrise.
La donna entrò con in mano una tazza fumante.
"Pierre, lascia stare la bambina. Lei è buona" disse, e poi mi sorrise.
Mi porse la tazza fumante. Assaggiai la cioccolata. Era incredibilmente buona.
"E' squisita. Grazie" dissi.
"Come ti chiami, ragazza?" mi chiese la signora.
"Jamie"
"Jamie..Che bel nome. E scommetto che hai anche un bel ragazzo che ti fa la corte, vero, Jamie? Una bella ragazza come te non può non avere un bel ragazzo che le fa la corte"
Arrossii.
"Ehm..Sì, in effetti c'è. Stiamo insieme"
"E come si chiama lui, come si chiama?" ripetè curiosa Ana.
"Jack"
"Jack" la donna sembrò meditare. "Non lasciarti scappare questo Jack, Jamie. E' un ragazzo in gamba, abbi fiducia in lui, Jamie, è un ragazzo in gamba". La donna aveva quel vizio di ripetere le frasi. Probabilmente era dovuto alla vecchiaia.
"Sì..Lo so"
Finii la mia cioccolata e la posai sul tavolo accanto a me.
"Ora sarà meglio che Pierre ti accompagni a casa, bambina. Mi ha fatto piacere conoscerti" mi disse Ana accarezzandomi una guancia.
Non so come, ma mi sentivo già affezionata a lei.

Il vecchio signore mi accompagnò in macchina (una vecchia e calda macchina) a casa mia.
Quando scesi lo ringraziai.
"Grazie, siete stati molto gentili. Grazie infinite.
Tornerò a trovarvi" "Addio, piccola Jamie" mi disse Pierre.
"Arrivederci, arrivederci!"

Non feci caso a quel "Addio, piccola Jamie". No, non ci feci per niente caso.

Due giorni dopo decisi di tornare nel locale insieme a Susan, la mia migliore amica.
Camminammo per molto tempo, quando finalmente giungemmo alla stradina isolata.
Arrivate al punto in cui, due giorni prima, avevo visto quel bar ed ero entrata, non trovai niente.
Era vuoto. C'era solo muro. Un muro vecchio, ingiallito. "Susie..Io..No, non sono diventata pazza, io" risi, quasi istericamente. "Ne sono sicura, Susie. Il locale era qui" Susie mi guardò.
In quel momento mi risuonò in mente quella frase "Addio, piccola Jamie". Attraversai le scene che avevo vissuto due giorni prima. E la frase di Ana, quella frase su Jack. "Non lasciarti scappare questo Jack, Jamie. E' un ragazzo in gamba, abbi fiducia in lui, Jamie, è un ragazzo in gamba".

E capii.
Capii che Ana e Pierre erano angeli che mi erano stati mandati dal cielo, e con il quale avevo parlato e dialogato.
Capii che erano angeli che mi erano stati mandati per farmi capire che Jack era una persona unica, davvero preziosa, e che non avrei mai dovuto lasciarlo solo, mai, perché lui non mi avrebbe mai lasciata sola.
  
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