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Autore: ChrisAndreini    28/07/2016    3 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa fareste se foste davvero nel videogioco Undertale? Io, durante una conversazione strana con una mia amica si, e questo è il demenziale risultato:
Dal prologo:
"E' facile giocare ad Undertale e scegliere la pacifist.
…Cioè, facile se si è esperti con i tasti e dalla pazienza infinita.
Cosa che io, stranamente, sono riuscita ad essere, anche se di solito non lo sono mai stata.
Però, se noi, e dico noi nel senso di noi noi, esseri umani nerd abituati ad essere sempre davanti ad un computer, fossimo davvero lì, non credo che ci metteremmo ad affrontare i mostri agendo o combattendo.
Io personalmente prenderei la situazione con un po’ più di panico."
Quindi se vi piacciono le storie dove il protagonista non è quel gran figo che affronta la situazione con impassibilità ma con un terrore puro e una bella dose di realismo, questa è la fanfiction che fa per voi ;)
Genere: Avventura, Comico, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chara, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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La prossima volta meglio non respirare

“Nel senso di morire per mancanza d’aria?”

Non infilarti pure nel titolo!

 

 

Dopo un’attenta analisi interiore, procedetti per il mio percorso innevato, sperando di arrivare a destinazione il più in fretta possibile.

“Se non avessi detto a tutti che sei un’umana probabilmente arriveresti davvero molto in fretta”

Almeno così ho Sans come alleato.

“E Papyrus come nemico”

Mmmmm, effettivamente, ma Sans ha detto che il fratello non vuole uccidermi, quindi non devo temere.

“Tu muori nelle situazioni dove è impossibile farlo, figurati se Papyrus non ti uccide almeno nove volte… non vedo l’ora”

Sbuffai, superai una capanna di controllo mal costruita ed un cartello con su scritto di non muoversi.

Avrei dovuto fare più attenzione, ma stavo morendo di freddo e volevo sbrigarmi.

“Se non hai letto come hai fatto a capire che c’era scritto quello?”

Ci sto arrivando, perché infatti, non appena superai il cartello vidi un’altra capanna di controllo, questa volta ben costruita, sorvegliata da un cane, che spuntò all’improvviso provocandomi un infarto e facendomi cadere nella neve per la sorpresa.

“Ah, bene, siamo a due morti nella zona…”

Scusa, perché?

“Hai detto che ti sei presa un infarto. Un infarto equivale a morte, è tanto semplice”

No, no, è un modo di dire.

“Si, vabbè, ora tutto è un modo di dire”

Comunque quel cane era comparso all’improvviso, indossava una maschera, credo, ed era vestito in modo assurdo e molto poco invernale.

“E’ un cane, ha il pelo! E non è una maschera, è il colore del pelo, idiota!”

Ah, già, ma è un cane umanoide, ed indossa i vestiti, perché indossare i vestiti se non sente freddo?

“Perché tu indossi la coperta quando dormi anche se muori di caldo che se ci fosse un cammello al tuo posto sarebbe già stecchito?”

Per tenere lontani i mostri.

“Non credo funzioni, visto che in questa storia non fanno che tentare di ucciderti, e anche con pessimi risultati visto che a Snowdin sei morta solo una volta”

Se tu la smettessi di interrompere il capitolo sarei già stata uccisa sei volte da Dogman!

“…Touché”

Dove ero rimasta? Ah, si, Dogman, il famigerato cane mascherato, anche se Chara ha ragione, era solo il pelo che però sembrava troppo una maschera.

Rimasi ferma a terra, terrorizzata, e lui si guardò intorno.

-Ho visto qualcosa muoversi. E se qualcosa si stava muovendo, per esempio un umano, farò in modo che non si muova più!- minacciò, tirando fuori una spada gigante tutta blu e lanciandola in modo che falciasse tutta la strada.

Io sollevai le mani in difesa, ma per il resto rimasi del tutto congelata, mentre la lama mi falciava di netto, e mi ferii solo leggermente al petto, ma per il resto sembravo un fantasma.

-Ma che cavolo…?!- chiesi, rivolta a nessuno in particolare, poi mi tappai la bocca, perché anche se forse, e dico forse, il cane non poteva vedermi, sicuro mi sentiva, no?

Lui si girò verso di me, ed io rimasi perfettamente immobile, spaventata.

-Ho sentito delle voci, delle voci da qualcuno che non si muove. Mmmmm, devo riflettere su questo con dei croccantini per cani- E scomparve dentro la sua cabina di guardia.

Io rimasi ferma, portando una mano verso la ferita che cominciava a sanguinare.

“Mettici della neve, così muori più in fretta, e comunque come hai fatto a non morire, sul serio?! Di solito ti butti contro il pericolo come un’idiota, per una volta che dovevi muoverti sei rimasta ferma immobile, tranne per il fatto che respiravi, ovviamente. Siccome respiravi ti ha ferito la parte che si muoveva, ma sul serio, perché ora che hai ottime ragioni per morire, o almeno io ho ottime ragioni perché tu muoia, sei così dannatamente… mi stai ascoltando?”

Ovviamente io mi ero fermata a “mettici”, ma non era solo perché erano secoli che avevo deciso di ignorarla, ma perché ero ancora confusa da quello che era successo.

Insomma, fino a quel momento, ad eccezione di qualche lacrima acida, ero quasi sempre morta sul colpo, senza venire ferita molte volte.

“Chris?!”

E invece ora ero seriamente ferita, ero scampata ad una morte certa ma l’avevo pur sempre vista in faccia.

Ed ero terrorizzata!

“Solo ora sei terrorizzata?”

Il sangue non mi da fastidio, insomma, soffro di sangue dal naso ogni volta che ho il raffreddore e sono anche una ragazza sviluppata, quindi, come dire…

“Che schifo!!”

Ma sentirlo tra le mani, sentire il dolore di quella ferita che mi aveva sfiorato i polmoni e non me li aveva tagliati per pura botta di fortuna. Tremavo dalla testa ai piedi, e probabilmente, se fosse tornato, mi avrebbe vista subito e mi avrebbe affettata completamente.

Seppellii la testa nelle mie ginocchia, cercando di calmarmi, dopotutto mi era successo già di trovarmi in situazioni di morte ed ero sempre stata parecchio tranquilla al riguardo.

Ma forse la consapevolezza che morendo una parte di me sarebbe morta per davvero, iniziai a vedere tutti i risvolti di quella terribile faccenda.

Non era uno scherzo, non era un gioco, dovevo stare attenta, e quei mostri volevano uccidermi sul serio, per motivi che dovevo scoprire.

Non erano cattivi, almeno a me non sembravano, anche se le persone civili non vanno in giro ad uccidere la gente. 

Li consideravo più come si considerano degli animali feroci. Volevo stargli alla larga perché sennò mi avrebbero attaccato, ma sarebbe stata colpa mia, non loro.

“Non ha senso”

Ti pare che tutta questa situazione lo abbia?

“Sono razionali, possono decidere di non ucciderti, ma ci provano, quindi uccidili prima tu!”

No, non è questa la situazione.

C’era qualcosa che mi sfuggiva, e non capivo affatto cosa.

Sembravano quasi spaventati da me, almeno i mostri che mi avevano visto, ma non uno spaventato come io di loro, che avrei preferito evitarli, ma uno spaventato di quelli che hanno un dovere da compiere e lo fanno anche se non vogliono, perché serve per un bene superiore.

“Da quando fai la psicologa da quattro soldi per i mostri che ti uccidono?”

Da quando ho una cavolo di ferita profonda addosso che mi farà morire di emorragia a meno che non la fermi con qualcosa che non ho.

Potrei usare un vestito che ho ora addosso, ma già sto morendo di freddo di mio, le scelte sono tra morire dissanguata o morire assiderata.

“Se rimani qui morirai di tutte e due, e la cosa peggiore è che non ti conterà nemmeno come doppia morte”

-Così non aiuti!- borbottai tra me e me, con la testa sempre seppellita tra le ginocchia.

-Oh, scusa, allora me ne vado- commentò una voce appartenente a qualcuno che non avevo sentito arrivare.

Sobbalzai e alzai la testa di scatto, per trovarmi davanti a Sans, con il solito sorriso irritante e le mani sepolte nelle tasche della felpa.

-Sans? Scusa, non parlavo con te. Non credevo nemmeno ci fossi, non ti ho sentito arrivare- lo sussurrai quasi tra me, imbarazzata.

Lui mi porse la mano sinistra, per aiutarmi ad alzarmi.

-Papyrus ti sta aspettando per uno dei suoi puzzle, e si stava preoccupando. Sono solo passato a vedere se eri ancora viva- commentò, alzando le spalle.

Io guardai la mano sospettosa, e gli diedi dei colpetti incerti con il dito per essere sicura non nascondesse strani scherzi.

-Tranquilla, non faccio lo stesso trucco due volte sulla stessa persona- mi rassicurò lui, con un occhiolino.

Sempre tenendomi la ferita con il braccio destro, presi la sua mano, e mi alzai, ancora leggermente tremante.

Respirai profondamente, e cercai di assumere un sorriso.

Sentii le guance bagnate, avevo pianto?

Me le asciugai velocemente, non volevo risultare debole di fronte a Sans, che però mi guardava con un’espressione indecifrabile delle sue.

-Tutto bene?- mi chiese, in tono casuale.

-Si- affermai io, con poca convinzione -Solo una ferita di poco conto, ne ho già ricevute molte qui sotto, ce la posso fare. Tuo fratello è vicino?- chiesi, cambiando argomento. Guardai davanti a me ed osservai un puntino all’orizzonte che sembrava molto impaziente.

-Si, abbastanza. Vado ad avvertirlo che stai arrivando e che non si deve preoccupare- il suo sguardo venne attirato da alcune gocce di sangue cadute a terra.

-Quello non è ketchup, vero?- chiese in tono casuale, come se non avesse mai visto sangue in vita sua.

Cosa molto probabile, visto che era uno scheletro.

“Anche perché qui i mostri si trasformano in polvere una volta uccisi”

Davvero?

“Si, e lo sapresti SE AVESSI UCCISO QUALCUNO!!”

Ah, quindi si potrebbe farla franca facilmente per omicidio, altro che Annalise Keating… non che io voglia fare del male a qualcuno, sia chiaro. Lungi da me.

“Perché sei così buonista?!”

-No, è solo una ferita. Probabilmente farò come nei film e strapperò in modo figo la mia felpa per medicarla o qualcosa del genere- cercai di tranquillizzarlo, non sapevo neanche bene perché.

Forse perché volevo apparire forte, perché il fatto che Sans fosse l’unico mostro che non mi aveva attaccato fino a quel momento lo facevano sembrare anche uno di quelli a cui dovevo dimostrare che non mi facevo fermare.

Forse pensavo che non mi avesse attaccato perché non ero in grado e volevo dimostrargli che aveva torto.

“Ma non ti va bene niente! Se ti attaccano ti lamenti, se non ti attaccano ti lamenti uguale. Deciditi, nemica mia!”

Ovviamente in maniera inconscia perché cavolo, è ovvio che ero felicissima che non mi avesse attaccato e che non volesse uccidermi.

Forse cercavo di rassicurare me sessa, anche. Mi sembrava plausibile.

-Su, prendi la mia, ne ho venti identiche- si tolse la felpa e me la gettò contro.

Io la afferrai con entrambe le mani, guardandolo ad occhi spalancati.

-Cosa?- chiesi, confusa.

-Cos’è che mi hai detto prima? Una cosa del tipo: Mimma Sans!! Ma mi hai condannato a morte certa vaf…- 

-Ero solo un attimo nervosa, scusa, non intendevo dirlo!- lo interruppi prima che potesse mettermi in bocca la parola che non gli avevo detto, arrossendo ricordando quel piccolo momento di crisi di fiducia.

“Non è che tu ora sia molto più fiduciosa, eh”

Zitta!

-Beh, Papyrus è molto contento, quindi mi sembra giusto ringraziarti e aiutarti a non morire prima di risolvere almeno uno dei suoi puzzle- alzò le spalle, in tono normale.

Io usai la felpa per tamponare il sangue. Una volta che se ne fosse andato probabilmente mi sarei fasciata per bene, ma avevo bisogno di un po’ di privacy.

-Ci tieni tanto a tuo fratello- commentai senza guardarlo.

-Beh, come tutti, credo. Vado a prendere un’altra felpa. Ci vediamo più tardi- fece per andarsene, ma io dovevo assolutamente dirgli un’altra cosa.

-Grazie, Sans- alzai la testa su di lui, accennando un sorriso.

Lui si voltò a guardarmi.

-Per ora sei l’unico che sembra davvero non volere la mia morte, e anche se non è per me… grazie- avevo bisogno di dirglielo, come un tappo che dovevo togliere dal mio petto.

“Scena melensa!”

Lui mi lanciò un’ultima occhiata indecifrabile, poi si voltò nuovamente.

-Beh, abbi cura di te, ragazzina- mi salutò, prima di sparire all’orizzonte.

Io superai del tutto la tana di Dogman

“A proposito, si chiama Doggo”

Ah, beh, Dogman è più bello.

“E comunque non pensi alla povera mammina Toriel che hai abbandonato tutta sola nelle rovine spezzandole il cuore in milioni di minuscoli pezzettini di…”

Lo so che Toriel non voleva che morissi, e non farmi aumentare i sensi di colpa che sto seriamente pensando di tornarmene nelle rovine e mandare a Posillipo tutta l’impresa.

“No, no, non farlo, devo uccid… ehm… guidarti per tutto il tempo”

Fatto sta che è stata quella ad uccidermi di più tra tutti i mostri, dopo Flowey. Sans… non ha neanche provato o finto di attaccarmi… è strano.

“E’ debole”

Non credo, sai? Secondo me lui nasconde qualcosa, qualcosa di grosso.

Mi sedetti sotto un albero vicino ad una lastra di ghiaccio.

Ora però davvero qualcuno mi deve spiegare com’è possibile che sottoterra, a questa profondità che raggiunge quasi il nucleo terrestre, crescano alberi e laghetti di ghiaccio e… no, sul serio, ma quali leggi fisiche regolano il Sottosuolo?!

“Ti interessa davvero ora che stai perdendo ventimila litri di sangue e stai pure morendo congelata? Io voglio che tu muoia, come tutti, ma rivedi anche le tue priorità, ragazza mia!”

Giusto, giusto.

Presi l’enorme felpa, cercando di non mettermi a pensare a come mai Sans era grassottello se effettivamente è uno scheletro e non dovrebbe esserlo, perché non ha niente oltre alle ossa e quindi è molto strano che…

“CHRIS!!”

Giusto, giusto.

Presi la felpa e mi fabbricai una benda di fiducia come fanno i tipi nei film d’azione.

Mi alzai la T-shirt e mi fasciai la ferita sperando che qualche mostro non stesse osservando tutta la scena perché altrimenti avrei preferito morire per la vergogna.

“Si può sempre organizzare”

E piantala!

Dopo aver finito il tutto mi alzai lentamente e con cautela.

Fino a che non avessi curato in qualche modo magico la ferita, sempre che fosse successo, o finché non fossi morta, probabilmente la seconda opzione sarebbe arrivata molto prima, non avrei dovuto fare movimenti bruschi.

Vabbè, tanto non è che fossi in costante pericolo con mostri che spuntano da tutte le parti e che fremono per uccidermi in ogni modo possibile.

Una volta in piedi, un mostro mi fece tap tap sulla spalla, ed io mi girai tirando un pugno a caso, che Sans schivò senza nessuna difficoltà.

-Ehi, vacci piano, tigre- mi prese in giro, ridacchiando.

-Mi hai fatto paura… come… come hai fatto…?- guardai la direzione da cui era sparito, poi quella da dove era comparso, ed infine lui, che aveva una nuova felpa identica a quella di prima e non sembrava affatto affaticato da una probabile corsa.

-Ho delle scorciatoie. Mi sono dimenticato di dirti una cosa. Mio fratello, probabilmente prima o poi lo affronterai, ha un attacco speciale, che hanno anche altri mostri da queste parti. E’ un attacco blu, quando lo usa tu devi restare ferma immobile, e quello non ti colpirà- mi informò.

-Ah, capito, come quelli di Dogman- annuii, annotando l’informazione.

-Chi?- mi chiese Sans confuso.

“Doggo, stupida!”

-Doggo, Doggo, il cane di prima che mi ha feri… non fa niente, ho capito, attacco blu, devo stare ferma. Grazie- non era difficile da ricordare, blu=ferma. Facile.

-Basta che lo pensi come un cartello di stop rosso- continuò Sans.

-Eh? Che c’entra il rosso?- la mia testa iniziò a confondersi.

-Quando vedi un cartello rosso di stop ti fermi, giusto?

-Io non ho ancora la patente, non è che faccia molta attenzione ai…- provai a fermarlo per non confondermi ulteriormente, ma lui mi ignorò, evidentemente ci trovava gusto nel fondermi il cervello, come se già Chara non ci pensasse abbastanza.

-Tu immagina un cartello rosso di stop, ma blu, capito?- mi fece un occhiolino, con una faccia da schiaffi che mi avrebbe fatto venire voglia di tirargli un altro pugno.

Sans era davvero un mistero su ossa, da una parte sembrava gentile e simpatico, dall’altra completamente irritante, e si spostava troppo in fretta per essere normale.

Io annuii incerta, poi mi venne un’illuminazione.

-Ammettilo, hai uno o più fratelli gemelli, vero?- sospettai, con un sorrisetto complice.

Lui mi guardò strano, per poi ridacchiare.

-Non che io sappia, ragazzina- frantumò le mie speranze come Papyrus avrebbe  in seguito frantumato il mio cuore.

“Ma che…?! Niente spoiler, idiota!!!”

Ops, scusa, mi sono lasciata andare con le similitudini creative, fate finta di non aver letto niente.

Io misi il broncio.

-Oh…- commentai, delusa -Ma scoprirò il tuo segreto, prima o poi- lo minacciai, lui alzò le spalle.

-Ovvio che lo farai, ci vediamo al puzzle, questa volta per davvero- mi fece un ultimo cenno di saluto e poi scomparve.

Io ero in procinto di seguirlo, ma decisi di esplorare ancora un po’ la zona, ed andai verso sinistra.

Lì trovai qualcosa di molto carino… che però aumentò le mie domande circa le leggi fisiche di quel mondo.

-Olaf?- chiesi, mentre i miei occhi diventavano cuoricini alla vista di un pupazzo di neve costruito su una zona priva di alberi.

Il pupazzo mi guardò, confuso.

-Hey, ciao, viaggiatore. Io sono un pupazzo di neve- mi salutò, sorridendomi amabilmente.

Io corsi ad osservarlo, affascinata.

Era un mostro anche lui? Ovvio che lo era, altrimenti non avrebbe potuto parlare. Tutti i pupazzi di neve che venivano fatti erano vivi? Si poteva muovere? Perché se non si poteva muovere allora come faceva a fare altri pupazzi di neve che proseguissero la sua famiglia? Aveva dei genitori? Era stato creato tipo robot? Funzionava con la magia?

“Ehi, ehi, calmati, lo tratti come se fosse qualcosa di interessante!”

Ma un pupazzo di neve parlante è interessante! Posso vestirmi da Elsa e cantare Let it go!

“Il freddo non le nuoce, a te si, infatti spero tu muoia presto assiderata”

Questo è vero, tra un po’ finisco più come Anna che come Elsa.

Mi inginocchiai davanti al pupazzo con un sorriso.

-Ciao pupazzo di neve. Io sono Chris. Come stai?- chiesi, rendendomi conto solo in quel momento che se era un mostro avrebbe potuto attaccarmi.

Lui però non ne sembrava in grado.

“Ma perché ora che devi morire non muori mai!? Questo è un complotto! Illuminati confirmed!!”

Qui Bill Cipher non c’entra.

-Beh, vorrei tanto visitare il mondo, ma non posso muovermi. Potresti prendere un pezzettino di me e portarlo il più lontano possibile? Non si scioglierà neanche se lo metterai nel tuo zaino- mi chiese, con sguardo speranzoso.

-Ma certo, con piacere, pupazzo di neve carino e coccoloso- presi un pezzettino dalla base e lo misi dentro lo zaino.

Mi stava iniziando a venire una certa fame, perciò presi un pezzo di cioccolata, giusto per riscaldarmi anche un po’.

-Grazie mille, viaggiatrice- mi fece un altre grosso sorriso, ed io chiusi lo zaino, e mi avviai contenta ma comunque cauta perché la ferita faceva ancora male verso la zona di prima.

Dato che però sono un’idiota patentata, non mi accorsi del laghetto ghiacciato e scivolai, battendo il fondoschiena che per fortuna non ruppe il ghiaccio.

“Ne hai molta di fortuna da quando io voglio che tu non ne abbia”

E’ il karma, nemica mia, è il karma.

Mi alzai massaggiandomi il fondoschiena e iniziai a camminare verso il primo puzzle di Papyrus con il coccige che aveva ricominciato a farsi sentire.

Un cartello vicino al laghetto diceva che c’era un villaggio ad est. Sperai mancasse poco.

Dopotutto ne avevo fatta di strada al freddo, e Sans era andato e tornato in pochissimo tempo. Probabilmente era molto vicino.

…giusto?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

La risposta è no, ma immagino la sapevate già.

Che ne dite del capitolo, vi è piaciuto? 

Scusate se è arrivato un po’ tardi ma ultimamente ho pochissima ispirazione.

Innanzitutto voglio spiegare alcune citazioni che ho fatto, così, perché anche se so che alcune le conoscete senz’altro tutti è meglio essere sicuri.

Ovviamente Olaf, Anna, Elsa e Let it go sono riferimenti a Frozen, e vabbè, è ovvio. E quando Chara dice “Il freddo non le nuoce” è proprio un riferimento a “The cold never bothered me” della canzone in inglese.

Annalise Keating è un personaggio principale della serie TV “How to get away with murderer”, che tradotto letteralmente è proprio “Come farla franca per omicidio.”

“E invece di istruirti e uccidere qualcuno tu sei ancora qui a farti uccidere (e neanche tanto bene a dirla tutta) e a risparmiare tutti”

Chara, tu ancora non capisci che se anche volessi, e non voglio…NON HO ARMI!!

“Usa i tuoi capelli! Sono una frusta potente! E poi hai i guanti!”

Ultimo riferimento è Bill Cipher, uno degli antagonisti del cartone “Gravity Falls”, che è a forma di triangolo degli illuminati.

E… credo sia tutto sui riferimenti, bene :)

“Ah, finalmente hai finito una parte che non importava a nessuno (usando a sproposito le mie virgolette, per giunta), complimenti, vuoi una medaglia? (ovviamente sono sarcastica)”

Ma dai? (anche io)

Perdonate Chara, è irritata perché ancora non sono morta di nuovo.

Io volevo un attimo parlare di Sans

“Eh no! E basta parlare di quello scheletro grassone che ciccia fuori (capito? grassone, ciccia, sono uno spasso!!) ogni secondo come se ti seguisse e mi impedisce di farti uccidere!!”

Tu credi che lui mi stia seguendo?

“Bah, vedrai con i tuoi occhi più in là”

Mmmmm, io sono confusa.

“E quando mai!”

Vabbè, spero che il capitolo vi piaccia, cercherò di scrivere il prossimo appena possibile, un grande bacione e alla prossima :-*

 

P.s. Volete che metta il mio inventario per comodità alla fine di ogni capitolo? Perché ce l’ho e potrebbe fare comodo.

Ditemi voi ;)

   
 
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