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Autore: Walt96    29/07/2016    12 recensioni
Quando il potere oscuro minaccia l'equilibrio dei mondi i Custodi del Keyblade non bastano, c'è un altro gruppo di personaggi pronti a difendere la Luce: i Referenti.
Si tratta dei più saggi e potenti personaggi reclutati nei vari mondi da Yen Sid e Re Topolino in persona.
Alcuni di essi possiedono la Magia, altri la Forza ma tutti sono pronti a utilizzare le loro leggendarie abilità al servizio al fianco del Re per difendere il bene.
Walt è uno di questi Referenti, controlla l'elettricità ma le sue reali capacità e la sua origine sono avvolti nel mistero.
Nessuno sa davvero quanto sia ampio il suo potere.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kingdom Hearts W'
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Capitolo 2
 
 
 
The Reunion of the Referents

 
 
 
 
Il viaggio parve interminabile, aveva lasciato la Sala del trono del Castello Disney circa tre ore prima… doveva mancare poco ormai.
Topolino era al volante della gummyship, la navicella spaziale in grado di viaggiare tra i mondi. Cip e Ciop lo avevano avvertito che il mondo in cui viveva Silente era distante, ma non si aspettava che fosse davvero così lontano.
Solo la stessa mattina Topolino fu avvertito dal Maestro Yen Sid che il mondo magico che aveva vistato circa dodici anni prima era stato messo in contatto con un altro.
Così, come aveva già fatto diverse volte, partì dal suo castello per raggiungere il luogo indicato; lasciò istruzioni alla Regina Minnie di dirigere il castello al suo posto e a Paperino e Pippo di raggiungerlo appena possibile.
Scrisse inoltre una lettera a Sora, per avvertirlo dell’accaduto e prepararlo ad un’imminente partenza.
Ultimamente Topolino si era abituato alla calma piatta e non gli dispiaceva affatto, ma il compito dei Custodi del Keyblade aveva più importanza, così tirò fuori dall’armadio il suo vecchio impermeabile nero (con il cappuccio cucito su misura per contenere anche le orecchie) e partì per l’avventura.
«Anf…» sospirò mentre virava la cloche della navicella di sedici gradi a sinistra.
Poi uno scossone la fece fermare in mezzo al nulla.
«Vostra Maestà, dovreste saperlo meglio di noi che il carburante della gummyship sono i sorrisi» suonò una voce metallica fuori da un altoparlante affianco ai comandi.
Uno schermetto si accese e Cip e Ciop ci si materializzarono sopra.
«Avete ragione, ragazzi» sospirò con aria mogia, «è che mi dispiace aver lasciato Minnie da sola, di nuovo… era tanto tempo che non capitava un’emergenza del genere» concluse.
«Ma Vostra Maestà, voi state solo adempiendo al compito del Custode, non vorrete mica che accada un pasticcio come quello di due anni fa con Xeanorth» disse Cip.
«Non sia mai!» rispose Topolino.
«E poi la Regina non è sola, c’è Paperina con lei. E non hanno mai corso rischi qui al Castello» aggiunse Ciop.
«Hai ragione…» disse il Re sorridendo. In quel momento l’indicatore del carburante salì fino a metà e la navicella ricominciò a muoversi.
«Quanto manca a destinazione?» chiese Topolino, «ho lanciato quelle lettere circa un’ora fa, saranno sicuramente già arrivate» aggiunse.
«Il mondo che cercate dovrebbe essere dritto davanti a voi, Maestà» disse Cip.
«Lo vedo! Inizio la discesa, vi ricontatterò appena avrò tempo. Salutate Minnie da parte mia» disse Topolino intento a iniziare l’atterraggio.
«Sarà fatto capo!» disse Ciop e lo schermo si spense.
Fu difficile trovare il luogo adatto dove nascondere la gummyship ma alla fine riuscì a trovare una radura nella foresta abbastanza grande per eseguire l’atterraggio con calma e nascondere bene la navicella, da lì riusciva a vedere in lontananza le guglie del castello.
Topolino sembrava incredibilmente piccolo in confronto a tutti gli alberi con i fusti altissimi che lo circondavano. Grazie al suo impermeabile nero e alla sua minutezza riusciva perfettamente a confondersi nello sfondo indefinito della notte.
L’atmosfera era particolarmente umida ed era presente anche una fitta nebbia che rendeva difficile orientarsi, doveva trovarsi ancora ben lontano da un sentiero.
Si addentrò sempre di più nella foresta e la calma sembrava regnare su tutto, i suoi passi non facevano alcun rumore perché erano attutiti da uno spesso strato di muschio sul terreno.
Ad un certo punto delle voci in lontananza ruppero la quiete della foresta. Sembravano voci furenti e si stavano avvicinando, Topolino si acquattò dietro il tronco di un albero, nascosto dall’impermeabile nero era molto difficile da individuare. Tese le orecchie cercando di captare qualche parola dalle voci che stavano indubbiamente avanzando verso di lui.
Capì che quelle non erano l’unico suono che udiva, perché c’era anche un particolare rumore che gli ricordò un branco di cavalli al galoppo. Dopo qualche secondo questi cavalli arrivarono a pochi metri dietro di lui, ma per fortuna non sembravano intenzionati a fermarsi lì.
Il suo pensiero andò alla gummyship, che però era di sicuro lontana dall’essere compresa per la sua reale funzione.
Mentre la mandria arrivava, udì una voce distinta dalle altre per il timbro molto più acuto «Voi non potete farmi questo! Io sono Dolores Jane Umbridge, Sottosegretario Anziano del Ministrooo…» e poi si disperse tra gli alberi. Sembrava piuttosto disperata, ma Topolino sapeva bene che era meglio non interferire negli avvenimenti di un mondo a meno che non fossero determinanti per l’equilibrio della Luce. Così aspettò accovacciato che il frenetico rumore di zoccoli si fosse allontanato e poi si voltò.
Vide un enorme centauro bruno che lo fissava: era imponente e muscoloso, aveva il busto umano e il corpo da cavallo, la barba e i capelli perfettamente in tinta con il manto equino.
Topolino fece un salto indietro di un paio di metri (era molto agile e veloce nonostante le sue dimensioni) e, con un lampo di luce, gli comparve in mano una chiave dorata, enorme, più lunga di lui, al cui manico dondolava il suo stemma composto dai tre cerchi.
Non si sentiva in pericolo, né tanto meno desiderava attaccare il centauro che rimase nella stessa posizione, impassibile, seguendo il suo arco nell’aria con lo sguardo.
«Non sono una minaccia, se è quello che credi» disse il centauro con una voce molto profonda «mi chiamo Cassandro».
Topolino era sospettoso dell’aria impassibile del centauro ma rispose educatamente «Io sono Topolino e mi sto dirigendo al castello, potresti dirmi se sono nella direzione giusta?».
Il centauro si voltò e indicò il sentiero da cui era arrivata la mandria qualche minuto prima.
«Segui quel sentiero. Da qui non manca molto al castello».
«Sei amico degli altri centuri? Sembrava che stessero maltrattando una donna».
«Anche se quella donna se lo meriterebbe, non abbiamo intenzione di farle del male».
Topolino rimase sbalordito dalla noncuranza verso il maltrattamento della signora da parte di Cassandro, che sembrava incredibilmente tranquillo nel dargli quell’informazione, così decise di non rispondere.
«Noi centauri osserviamo le stelle e sappiamo predirne il futuro. Sappiamo chi sei e che cosa sei venuto a fare qui, aspettavamo il tuo arrivo. Ma ti avviso, i tempi da qui in avanti sembrano molto oscuri» disse con la sua voce profonda, lasciando nuovamente Topolino sbalordito; era la prima volta che gli accadeva una cosa simile. Aveva già incontrato dei centauri e conosceva bene anche un satiro (un essere mezzo uomo e mezza capra) ma nessuno aveva mai capito subito chi fosse.
Cassandro si voltò e con un nitrito corse via al galoppo verso il punto in cui erano spariti gli altri centauri, lasciando il Re lì, come se nulla fosse accaduto.
Con un lampo di luce uguale al precedente, la chiave nella mano di Topolino svanì e decise di intraprendere il sentiero fidandosi delle indicazioni di Cassandro. Il silenzio regnava di nuovo sovrano.
Dopo pochi minuti gli alberi si diradarono, il bosco lasciò il posto ad un prato e il castello di Hogwarts sovrastò il paesaggio con le sue torri, bastioni e guglie.
Topolino dedusse di essere nel parco di quest’ultimo, in quanto spiccava agli occhi la presenza di una capanna di legno a pianta circolare di sicuro abitata, visto il rivolo di fumo che ne usciva dal camino e la luce che proiettava fuori dalle finestrelle.
Il prato era in discesa e lui si trovava vicino alla casetta, a metà strada tra il castello e un lago dalle acque nere che rifletteva la luce della luna.
Si voltò verso il castello e iniziò a salire quella distesa erbosa quando una voce roca lo costrinse a fermarsi «Siete voi Topolino?» disse un uomo, o almeno sembrava un uomo enorme, alto almeno quanto due esseri umani adulti e largo tre, con un po’ di pancia e vestito con un vecchio pastrano marrone logoro con molte tasche. Aveva il viso particolarmente coperto di peli, tra barba e capelli, entrambi molto ispidi, ricci e bruni. Topolino gli arrivava sì e no al ginocchio, ma riuscì a vedere comunque il volto gentile che gli sorrideva.
Non ci volle molto per capire che era lui a vivere nella casetta di legno.
«Sì, sono io» disse Topolino con un sorriso di rimando e tendendogli la mano in punta di piedi cercando di allungarsi il più possibile.
L’omone la strinse con aria un po’imbarazzata, come se non fosse abituato a presentazioni del genere.
«E lei è?» chiese Topolino.
«Oh mi scusi! Sono Rubeus Hagrid, Custode delle Chiavi e dei Luoghi di Hogwarts. Il professor Silente sospettava che sareste arrivato dalla foresta, così mi ha mandato a prenderla per darle il benvenuto» spiegò Hagrid.
«Molto gentile da parte sua. Immagino che le abbia spiegato chi sono, allora» disse Topolino mentre si dirigevano insieme verso il castello.
«Ci ha provato! Ma non credo di aver capito molto con tutti quei mondi e cose del genere. Sa, lui si fida molto di me. Un grand’uomo Silente, grand’uomo…» disse Hagrid con aria di sincera ammirazione.
«Signor Rubeus non vorrei essere scortese ma…».
«Oh, mi chiami semplicemente Hagrid».
«Perfetto, allora Hagrid non vorrei sembrare scortese ma non sarebbe opportuno se… insomma… e se qualche studente dovesse vedermi?» chiese Topolino preoccupato, sapeva che se Silente si fidava di Hagrid non c’era alcun rischio ma dubitava del fatto che se un ragazzo l’avesse notato avrebbe tenuto la bocca chiusa.
«Non si deve preoccupare, la professoressa McGranitt ha lanciato un Incantesimo del Sonno sui quattro dormitori; non c’è pericolo che ci siano studenti ancora svegli in giro per i corridoi» disse Hagrid gentilmente.
«Molto bene!» esclamò Topolino.
Attraversarono un arco sovrastato dalla statua di un cinghiale alato e arrivarono ad un maestoso cortile di pietra, al centro del quale c’era una magnifica fontana ornata da gargoyle. Se l’acqua non fosse sgorgata dalle loro fauci e le torce tutt’intorno al cortile fossero state spente l’atmosfera sarebbe apparsa molto più tetra.
Ma Topolino era troppo preso a scrutare l’imponente castello che ormai si ergeva a pochi passi da lui, ne era ammaliato.
Hagrid aprì senza sforzo l’enorme porta di legno che segnava l’accesso alla Sala d’Ingresso, al suo interno, nella penombra, c’era la professoressa McGranitt intenta ad aspettarli.
«Bene il mio compito è concluso, vi auguro una buona permanenza al Castello» disse Hagrid in tono amichevole facendo un cenno alla professoressa.
«Arrivederci Hagrid, grazie» disse Topolino salutandolo con la mano mentre il portone di quercia si chiudeva alle sue spalle.
«Sono Minerva McGranitt, vicepreside di Hogwarts e direttrice della casa di Grifondoro» disse la donna presentandosi e tendendo la mano a Topolino con aria educata.
«Molto piacere, sono Topolino, sovrano del Castello Disney e Custode del Keyblade» disse presentandosi a sua volta e levandosi il cappuccio dell’impermeabile nero dalla testa liberando finalmente le orecchie tonde.
«Immagino che Silente le abbia raccontato tutto» proseguì con garbo Topolino.
«Sì, mi raccontò tutto già dodici anni fa, per prudenza, visto che sono la vicepreside della scuola, e data la situazione attuale aveva già ipotizzato un suo eventuale ritiro dal ruolo di Preside a causa del Ministero, e proprio quest’anno è accaduto. Per fortuna ora è tornato tutto alla normalità» rispose la McGranitt voltando a sinistra in direzione del cortile di Trasfigurazione.
Intanto la curiosità di Topolino era attratta più dagli ambienti che si susseguivano l’un l’altro che dal racconto della McGranitt, il castello gli piacque moltissimo, non solo per la struttura più antica ed elaborata del suo, ma anche per gli arredi magici che lo adornavano: quadri in cui le persone ritratte dormivano e russavano cospicuamente, armature cigolanti posizionate ad ogni nicchia del muro disponibile e di sfuggita gli parve perfino di vedere un fantasma!
La loro breve camminata lungo il castello parve terminare davanti ad un gargoyle di pietra che rappresentava un grifone nell’atto di un balzo.
La McGranitt lo precedette, si posizionò davanti alla statua e disse: «Brioche alla crema!»
Topolino la guardò senza comprendere, poi vide il gargoyle compiere il balzo per lasciare il posto ad una scala a chiocciola e intuì che doveva trattarsi di una parola d’ordine.
Salirono e si ritrovarono davanti ad una porta, Minerva bussò ed entrarono nell’ufficio del Preside.
Silente era seduto sulla sua poltrona ma si alzò subito, andò incontro al nuovo arrivato e gli strinse calorosamente la mano.
«Benvenuto alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts» disse «Spero tu abbia fatto buon viaggio» e con un gesto lo invitò a sedersi sulla poltrona di fronte alla sua mentre Minerva rischiuse la porta per lasciarli soli.
«Discreto Silente, mi fa molto piacere rivederti» disse Topolino accomodandosi, lo sguardo rapito dagli oggetti posti sugli scaffali e dalla splendida fenice intenta a dormire con la testa ripiegata sotto l’ala.
«Devo ammettere che questo castello è davvero bellissimo, molto meglio del mio in effetti! È così elaborato e pieno di arredi meravigliosi» aggiunse Topolino con una sincera aria di ammirazione.
«Oh, ti ringrazio, mio vecchio amico. Posso offrirti una liquirizia?» disse il mago porgendogli una caramellina, «naturalmente sei libero di rimanere quanto vuoi, Topolino, ma devo avvertirti che sarebbe poco prudente aggirarsi per il catello di giorno, se uno studente dovesse vederti sarei costretto a modificargli la memoria, e non è una pratica che mi piace eseguire sui miei ragazzi».
«Non preoccuparti Albus, non mi farò vedere in giro di giorno, per questa notte dormirò sulla mia gummyship, l’ho parcheggiata nella foresta, per domani… beh essendoci la riunione dei Referenti non credo che avremo molto da dormire».
«Avrà luogo qui, nel mio ufficio» disse Silente «quindi è vero, è avvenuto un contatto tra il nostro mondo e un altro? Me lo confermi?» chiese preoccupato.
Topolino stava gustando la sua liquirizia e gli ci volle un secondo per rendersi conto di ciò che Silente gli aveva chiesto e distolse lo guardo da un bollitore d’argento dietro una vetrina
«Purtroppo si… è avvenuto ieri verso le otto di sera, in una cittadina chiamata Little Hangleton e, visto che deduco che nessuno si sia messo in contatto con te, questa persona sia già stata portata in un luogo sicuro, lontano dalla nostra portata, hai qualche idea di chi possa essere stato?»
Silente non aveva alcun dubbio: «Lord Voldemort».
«Il mago oscuro che era morto misteriosamente un paio d’anni prima del nostro ultimo incontro?» chiese Topolino alzandosi in piedi.
«Esattamente» Silente lo guardò tristemente con aria amara e aggiunse «è riuscito a tornare in possesso del proprio corpo circa un anno fa, da allora ha ricominciato a reclutare seguaci in maniera massiccia; per quanto mi riguarda ho tentato di fare lo stesso rifondando immediatamente l’Ordine della Fenice e prendendo le necessarie precauzioni, ma ho avuto parecchia difficoltà a sormontare gli ostacoli posti dal Ministero della Magia. Alla fine ho dovuto ritirarmi dal ruolo di Preside per qualche settimana e gli eventi si sono susseguiti fino all’altra sera: un gruppo di studenti guidati da Harry Potter, il ragazzo che è sopravvissuto, si è diretto al Ministero e ha dovuto affrontare una mezza dozzina di Mangiamorte prima che arrivassi io. Ho dovuto duellare con Lord Voldemort e non ti nascondo che è riuscito a sfuggirmi» spiegò Silente in tono pratico e amareggiato.
Topolino sembrò scosso dalla notizia e tornò a sedersi guardando in basso, «Proprio quello che temevo… sospetto che il personaggio che si è introdotto nel tuo mondo, Silente, sia dotato di grande potere e di grande Oscurità… altrimenti non sarebbe riuscito ad arrivare qui e non sarebbe arrivato proprio sotto il naso di Voldemort».
Ci fu una breve pausa: «Lo temevo anche io» concluse Silente.
«Vista la situazione attuale e l’imminente fine dell’anno scolastico, desidero introdurre la mia collega, la professoressa McGranitt come ulteriore Referente» e fece un breve cenno verso la porta «è suo desiderio unirsi a noi nella battaglia».
«Ma certo non c’è problema!» Topolino accolse questa notizia con entusiasmo «allora domani vorrei che anche lei partecipasse alla riunione, così potrà conoscere gli altri».
«Ma certo» concluse Silente con un sorriso.
«Sarà meglio che ritorni alla gummyship» disse Topolino, «devo contattare Minnie, ci vediamo domani alle nove di sera Albus, gli altri arriveranno qualche minuto dopo».
«Molto bene, Hagrid ti accompagnerà nella foresta» e si alzarono dalle poltrone diretti verso l’uscita.
«Ah!» Topolino si fermò di colpo, «nella foresta ho visto dei centauri che trasportavano una donna, sembrava impaurita» avvisò Topolino.
«Oh non preoccuparti Topolino, i centauri sono tra le più sagge creature del nostro mondo, non le faranno nulla di male. Domani andrò a recuperarla di persona».
Silente lo accompagnò fino alla capanna di Hagrid dove si congedò e lasciò Topolino nelle mani del guardiacaccia.
Si addentrarono nel folto del bosco in direzione della navicella.
Silente tornò al castello deciso che sarebbe stato meglio aspettare l’indomani mattina per avvertire la McGranitt delle nuove informazioni dategli da Topolino.
La situazione stava peggiorando notevolmente: non solo pensava che il Signore Oscuro avesse trovato un modo per sfuggire alla morte ma ora gli era capitata l’occasione di venire a conoscenza della presenza di nuovi mondi e avere un alleato più forte che mai.
Di sicuro avrebbe tentato di impadronirsene e usarlo per ottenere i mezzi necessari per viaggiare tra i mondi, non lo avrebbe fermato nessuno.
Pur ignaro dei poteri di questo “intruso”, Silente non poté fare a meno di pensare che Voldemort con la sua abilità di Legilimanzia avesse già letto tutta la mente dell’ignaro nuovo alleato e avesse già scoperto tutti i suoi segreti.
Il che peggiorava ancora la situazione perché avrebbe anche già scoperto come ha fatto costui ad arrivare in questo mondo…
E, con la testa piena di pensieri, alla fine si addormentò.
 
 
 
 
L’indomani mattina il sole splendeva sul castello e illuminava i prati, perfino la radura dove era nascosta la gummyship sembrava luminosissima.
Gli studenti gironzolavano per il castello e per il parco alla ricerca di un passatempo, tutti allegri per l’imminente fine delle lezioni; alcuni passavano le ore migliori sotto le ombre degli alberi o sulla riva del lago, altri partecipavano a tornei di Gobbiglie nei cortili di pietra, altri ancora rimanevano nelle Sale Comuni a sprofondare nelle poltrone e godersi il meritato riposo.
Ormai tutti credevano al ritorno di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e tra i corridoi non si parlava d’altro. Congetture e ipotesi venivano formulate ogni volta che veniva toccato l’argomento, tutti erano incuriositi dagli eventi di poche sere prima avvenuti al Ministero e quindi, i reali protagonisti di quell’avvenimento venivano bloccati di continuo dai compagni per farsi raccontare di nuovo tutto nei minimi dettagli.
Nessuno poteva immaginare cosa davvero stesse tramando il più grande mago oscuro di tutti i tempi, né tanto meno che ora potesse contare sull’alleato più forte mai avuto: Doflamingo.
La professoressa McGranitt diede i compiti delle vacanze agli studenti e augurò loro buon riposo, aveva un’aria molto sovrappensiero; un paio di volte sbagliò addirittura strada e si ritrovò in corridoi in cui non doveva andare.
Era decisamente presa dagli eventi della sera prima, ma soprattutto dagli eventi che sarebbero avvenuti quella sera stessa!
Una riunione dei Referenti! E lei ne avrebbe fatto parte, acquisendo il titolo e conoscendo quei personaggi leggendari, le loro storie e i loro mondi.
Da un lato non vedeva l’ora, dall’altro aveva timore di quella riunione, perché sapeva che veniva organizzata solo in caso di grave pericolo.
Comunque dovette constatare di essere davvero sovrappensiero quando per sbaglio travolse il piccolo professor Vitious con il mantello.
«Oh, scusami Filuis! Non ti ho proprio visto» disse preoccupata, «Tranquilla Minerva, sono cose che capitano» disse lui rimettendosi in piedi e dirigendosi verso la Sala Insegnanti.
Fortunatamente aveva il compito di organizzare la partenza dei Grifondoro e quindi dovette sorvegliare i dormitori per tutto il resto della giornata, controllando che i novellini del primo anno non dimenticassero nulla e lasciassero tutto in ordine.
«Riceverete i risultati dei G.U.F.O. la prima settimana di luglio» disse rivolta agli studenti del quinto anno, «suvvia, non ti preoccupare Paciock, vedrai che rimarrai sorpreso anche tu dai tuoi risultati» gli disse in tono incoraggiante. Il ragazzo la guardò e assunse un’espressione di dubbio, come se stesse decidendo se rallegrarsi o disperarsi.
Il pomeriggio lasciò il posto alla sera che portò con se nuvoloni scuri, presagio di un imminente tempesta.
La cena di fine anno nella Sala Grande fu ricca come al solito, gli studenti mangiarono a sazietà chiacchierando vigorosamente e il discorso d’addio di Silente non tardò ad arrivare. Il soffitto della Sala Grande rispecchiava le nuvole temporalesche del cielo esterno.
Quando tutti gli studenti si furono avviati verso i loro dormitori, Silente avvertì Hagrid che stavano aspettando non solo la visita di Topolino, ma anche di altri esponenti della Luce provenienti da mondi sconosciuti e quindi di tenere gli occhi aperti, vista l’elevata probabilità che passassero dal parco.
Topolino cenò con calma a bordo della gummyship chiacchierando con Minnie, gli sembrò di vedere di nuovo la mandria di centauri passare affianco alla nave ma non si trascinavano più dietro la donna dalla voce stridula della sera prima.
Cautamente, all’ora prestabilita, scese dalla gummyship e si diresse al castello.
Trovare il sentiero risultò molto più veloce della sera prima ma per sicurezza non si sfilò il cappuccio dell’impermeabile; la foresta, anche se di notte poteva sembrare in uno stato di calma assoluto, era sempre in movimento.
Raggiunse il prato, superò la capanna di Hagrid e raggiunse il portone di ingresso, che fece molto fatica ad aprire vista la differenza di dimensioni.
Dentro la Sala d’Ingresso c’era la McGranitt ad aspettarlo.
«Buonasera Vostra Maestà» lo salutò e si diressero verso l’ufficio di Silente, «Chiamatemi semplicemente Topolino» disse lui sorridendo.
Arrivarono davanti al gargoyle chiacchierando allegramente, anche se dovettero fare una deviazione per evitare il signor Gazza, il custode, e la sua gatta Mrs. Purr che sembrava aver trovato l’odore di Topolino molto interessante.
Silente li accolse entrambi nel suo ufficio, Topolino notò che la fenice questa volta era sveglia, e non era l’unica rispetto al giorno prima.
Infatti, numerosi quadri che Topolino era sicuro di aver visto dormire la sera prima in quel momento erano svegli e lo fissavano incuriositi. Lui non sapeva se presentarsi o meno ma visto che i due insegnanti non parvero considerare la presenza dei ritratti non vi prestò ulteriore attenzione.
Silente si voltò ed estrasse la bacchetta, con un colpo spostò in fondo alla stanza la sua scrivania, lasciando un grosso spazio in centro, poi la agitò in aria e subito si materializzarono un lungo tavolo di legno con otto sedie.
«Adoro il vostro tipo di magia» esclamò Topolino, la McGranitt lo guardò e chiese con aria perplessa «Esistono altri tipi di magia?»
Silente si sedette e osservò la neonata conversazione curioso di riascoltare la storia che Topolino gli aveva raccontato dodici anni prima, perché anche lui, come Minerva aveva reagito nello stesso modo alla scoperta di altri tipi di magia.
«Beh, sì» rispose Topolino, «la vostra è la più elaborata che abbia mai visto» aggiunse entusiasta, «Nella maggior parte dei mondi esiste solo una magia semplice, in grado di utilizzare attacchi usufruendo di alcuni elementi naturali: principalmente ghiaccio, fuoco, fulmine e aria. Esistono molte varianti ovviamente e anche noi dobbiamo pronunciarne l’incantesimo ma non sono molti. Tra poco conoscerai altre persone che usufruiscono del loro potere in modi ancora diversi».
«A proposito» intervenne Silente «è ora che arrivino gli altri» disse voltandosi verso la finestra e scrutando il parco.
«Ah, Albus, devo avvisarti che non ci saremo tutti stasera».
«Accidenti, come mai?» chiese.
«Come ben sai, in dodici anni possono accadere molte cose… e purtroppo il Maestro Sarutobi, il Terzo Hokage del Villaggio della Foglia è stato ucciso. Il suo villaggio è stato colpito da un ninja oscuro e nella battaglia lui ha dovuto dare la vita per neutralizzarlo. Ovviamente sono andato nel villaggio il prima possibile e mi sono messo in contatto con il nuovo Hokage, il quinto. Si chiama Tsunade ed è un ninja medico di immensa abilità, una donna tutta d’un pezzo, non c’è che dire. Ma purtroppo ha lasciato in sospeso la carica di Referente, anche se mi ha assicurato di mantenere il segreto» concluse un po’ deluso di rivivere quel ricordo.
Silente lo guardò tristemente, aveva conosciuto il terzo Hokage dodici anni prima e ci si accomunava parecchio, era un uomo anziano con straordinari poteri al governo del Villaggio della Foglia; non poté fare a meno di pensare a quanto fosse imprevedibile il futuro, soprattutto per una persona della sua età.
«Invece il grand’ammiraglio Sengoku ha dovuto combattere in una battaglia di dimensioni catastrofiche, da cui è difficile capire chi ne è uscito vincitore… ma almeno lui è sopravvissuto» proseguì, «sono andato a trovarlo qualche mese fa, per fortuna l’ho trovato subito. Purtroppo Sengoku non è più il grand’ammiraglio della Marina, ha dato le dimissioni, anche se è ancora un attivo combattente del bene. Non si è unirà con noi stasera perché mi ha riferito che, ora che ha perso il suo posto non ha più la possibilità di abbandonare il suo mondo quando vuole e non è sicuro farlo sparire all’improvviso».
Topolino si sedette e sprofondò nella poltrona accanto a Silente.
«E Mario non sono riuscito a contattarlo. Non l’ho trovato al suo castello, probabilmente era via, ma credo che stia bene, la morte è contemplata in un modo molto singolare nel suo mondo» concluse amareggiato.
Ci fu un boato enorme e le finestre si illuminarono di un blu intenso, subito i tre personaggi si alzarono dalle loro poltrone e si sporsero alla finestra.
Nelle nuvole scure si era aperto un anello di un azzurro elettrico da dove stava uscendo un’astronave a forma di X capovolta.
Il veicolo sembrava molto più realistico rispetto alla gummyship, che era composta semplicemente da parallelepipedi e semisfere rosse o blu.
Il rombo proveniva dai propulsori della navicella: era fatta di acciaio biancastro con alcune strisce arancioni e aveva quattro ali ai lati dell’abitacolo che formavano la croce, qualche luce intermittente di segnalazione ai limiti della sagoma e una plancia di comando in testa.
L’astronave compì un arco nel cielo carico di nuvole e atterrò sul prato, poco distante dalla capanna di Hagrid.
Il guardiacaccia, infatti, era appena uscito, probabilmente allarmato dal grande rombo che echeggiava ancora nelle orecchie di tutti, e lo spostamento d’aria della nave che stava ancora atterrando lo fece cadere all’indietro.
«Hai eseguito anche stasera l’Incantesimo del Sonno, vero Minerva?» chiese Silente senza distogliere lo sguardo dalla navicella.
«Ma certo…» rispose, anche lei con la faccia incollata al vetro.
«Se non sbaglio dovrebbe essere del Maestro Yoda, vero?»
«Esatto» esclamò Topolino rinunciando al tentativo di salire sul davanzale per vedere la scena anche lui, sembrava aver recuperato l’entusiasmo tipico della sua persona.
«Scommetto che questo non piacerà ai centauri» commentò Minerva mentre lei e il Preside tornarono a sedersi.
Attesero l’arrivo del loro ospite, nella speranza che l’Incantesimo del Sonno avesse retto e che nessuno studente si fosse svegliato per vedere quello strano fenomeno.
Dopo qualche minuto qualcuno bussò alla porta dell’ufficio e l’ingombrante sagoma i Hagrid si parò davanti a loro.
«Professor Silente, signori, è arrivato il Maestro Yoda» disse e si scostò dall’uscio. Dietro di lui c’era una figura molto particolare.
Era uno di quegli esempi che non tutti i mondi sono abitati unicamente da esseri umani.
Yoda era sicuramente una qualche forma di alieno, era più piccolo di Topolino e incredibilmente vecchio, aveva la pelle verde e raggrinzita dalle rughe.
Alla professoressa McGranitt parve molto simile ad un elfo domestico misto ad un folletto.
Aveva le orecchie sproporzionalmente lunghe e a punta rispetto al corpicino, la testa quasi calva coperta solamente da un sottile strato di capelli bianchi, quasi trasparenti dai pochi che erano, gli occhi scuri leggermente sporgenti e tre dita per mano.
Il suo aspetto era senza dubbio strano e fuori luogo ma nessuno guardandolo avrebbe mai provato ribrezzo o timore, perché aveva l’aria estremamente buona e gentile.
Nonostante tenesse in una mano un bastoncino da passeggio, era seduto su quella che si poteva definire una “mini-poltrona fluttuante”: un piccolo congegno meccanico volante, concavo, tappezzato di velluto e con un paio di cuscini, in effetti avrebbe potuto contenere soltanto lui, Topolino, per quanto minuto, non sarebbe riuscito ad incastrarcisi.
Indossava dei vestiti su misura per lui e una tunica beige con una cintura in vita.
Silente si alzò e Topolino e la McGranitt lo imitarono.
«Benvenuto nel castello di Hogwarts, Maestro Yoda, mio vecchio amico» e gli strinse la manina verde.
«Un onore trovarmi qui per me è» disse Yoda, la sua voce era molto caratterizzata dal tono anziano.
«Permettimi di presentarmi la mia vicepreside, la professoressa Minerva McGranitt» proseguì Silente lasciandole il posto.
«Buonasera, Maestro Yoda» si presentò lei «Buonasera, madama» rispose lui.
Topolino lo salutò energicamente con la mano «Ciao Yoda!», lui gli sorrise e rispose «Anche per me un piacere rivederti è, Topolino».
Si risedettero ai loro posti (anche se in realtà Yoda si limitò a spostare la sua poltroncina volante sopra la poltrona di fronte alla McGranitt).
Minerva lo guardava incuriosita cercando di classificarlo come una creatura magica del suo mondo, in fondo ce n’erano diverse simili a lui ma nessuna a cui potesse davvero appartenere. Nutriva una certa ammirazione verso quel suo modo strano di parlare.
«Sono dodici anni che non ci vediamo Yoda, come vanno le cose da te?» chiese Silente per dar via alla conversazione.
«Bene non va, i Sith difficili da debellare sono. Il Consiglio dei Jedi il conte Dooku sta cercando, il mio vecchio apprendista passato al lato oscuro» rispose Yoda in tono esplicativo.
«Cosa sono i Sith?» chiese d’istinto Minerva, non aveva capito quasi niente di quello che aveva detto Yoda: Sith, Jedi, conte Dooku?
«Sì, in effetti essendo Minerva una nuova Referente sarebbe meglio se gli spiegassi un po’ il tuo mondo, Yoda» intervenne Silente amichevolmente.
«Ma certo, ma certo» convenne il piccolo alieno verde «ma da dove cominciare?» si chiese aggrottando la fronte.
Poi si illuminò e le sue orecchie a punta ebbero un tremito all’insù. Tese la mano e chiuse gli occhi, concentrato.
Dalla coppa d’argento posta all’estremità della stanza, dove ora si trovava la scrivania di Silente, venne un rumore e la McGranitt si voltò.
Una caramella di liquirizia colorata si sollevò dal mucchio e si diresse volando verso di loro per atterrare sulla mano verde di Yoda.
«Ha utilizzato un Incantesimo di Appello, strano…» osservò Minerva ma Silente le disse «Credo che la cosa sia un po’ più complicata di così, Minerva».
«Ogni cosa in questa stanza» disse Yoda in tono mistico, «la caramella, la poltrona, questo tavolo» e li indicò mentre li elencava «tutto circondato dalla Forza è. La Forza è un’energia creata da tutti gli esseri viventi e tutto avvolge. Non tutti in grado di usarla sono e non tutti usarla nel lato della Luce vogliono. Noi Jedi siamo un consiglio di combattenti e i pianeti dalle forze del lato oscuro proteggiamo. Su un pianeta di nome Coruscant è il nostro Consiglio».
La McGranitt rimase strabiliata, le sembrava abbastanza simile alla magia però il concetto di Forza era più generico e soprattutto sembrava che potesse essere usata tranquillamente, senza nessun oggetto come per loro era la bacchetta, che spesso significava una limitazione.
Yoda si alzò in piedi sulla sua poltroncina e estrasse dalla veste un oggetto che sembrava inizialmente un tubetto d’acciaio, però guardandolo meglio si capiva che dovesse essere qualcosa di più perché era ben decorato e elaborato con uno stile abbastanza futuristico, e presentava qualche bottone.
Yoda lo mostrò e poi premette l’interruttore principale.
Una lama verde luminosa e lunga circa un metro uscì dalla base di quello che ora era chiaramente un manico.
«La spada laser, un’arma dall’antichissimo valore. Qualunque cosa è in grado di tagliare. Per essere l’arma dei cavalieri Jedi è stata scelta» proseguì Yoda ripremendo il pulsante e spegnendo quella meravigliosa spada laser.
«Anche noi dei nemici dobbiamo combattere, i jedi passati al lato oscuro Sith vengono chiamati e comandati da Darth Sidious attualmente sono» concluse Yoda facendo volare la spada laser velocemente sotto la veste e risedendosi.
Minerva si chiese se anche la sua poltroncina volante rimaneva a mezzaria grazie alla Forza.
«La Forza può essere utilizzata solo per far volare gli oggetti?» chiese Topolino.
«No, la Forza mille sfaccettature ha, e in molti modi può essere utilizzata» spiegò «ah, a proposito Topolino, che Darth Sidious non c’entra con questo contatto tra i mondi posso confermarti».
«Molto bene, molto bene davvero» disse Topolino, «Yoda devo avvisarti che Sengoku e Mario non possono partecipare a questa riunione, e purtroppo devo avvisarti della morte del Maestro Sarutobi, il Terzo Hokage, è morto in battaglia».
Le orecchie di Yoda si abbassarono in un inconfondibile segno di dispiacere a quella notizia «Allora la sua morte dovremmo commemorare» disse.
«A questo posso pensare io» intervenne Silente, agitò la bacchetta e quattro bicchieri comparvero davanti agli ospiti, poi si diresse verso un armadio.
Ne tornò con una bottiglia ambrata «Ecco il miglior Whiskey Incendiario disponibile, viene direttamente dai Tre Manici di Scopa» disse allegro e ne versò un po’ nei quattro bicchieri.
«Al Terzo Hokage» disse Silente.
«Al Terzo Hokage!» riposero gli altri Referenti e bevvero.
Solo in quel momento Silente si rese conto del moto vorticoso che avevano intrapreso le nuvole temporalesche fuori dalla sua finestra.
In quel momento, da un ammasso nebuloso che sembrava una grossa goccia, si materializzò un fulmine che illuminò il cielo di una luce abbagliante.
La saetta azzurra però non si diresse verso terra come di consueto ma deviò nettamente verso la finestra dello studio, che infranse (era la seconda volta in due giorni) e colpì il pavimento di pietra dello studio del preside, annerendolo.
Tutti i personaggi si voltarono verso il punto dove si stava scaricando il fulmine, Minerva fece cadere il suo bicchiere, che si infranse, ma nessuno lo udì coperto dall'immenso rombo del tuono che aveva invaso la stanza.
Dopo quei pochi secondi in cui l’ufficio apparve monocromaticamente bianco, nel punto in cui si era scaricato il fulmine c’era un ragazzo giovane, sulla ventina d’anni, alto e moro, vestito con una tunica bianca bordata di strisce di velluto blu, i pantaloni nello stesso stile; aveva anche un paio di baffi bruni anche se un po’prematuri.
Sorrideva e aveva stretto nella mano destra un bastone sottile e alto quasi quanto lui, sembrava una via di mezzo tra uno scettro e una lancia.
Era decorato con solchi sottili lungo tutta la parte centrale, incastonati da piccole schegge di cristallo azzurro mentre le due estremità erano entrambe appuntite: quella in alto era semplicemente a punta, mentre quella in basso zigzagava come una saetta.
«Potevate aspettarmi per l’ultimo saluto al buon vecchio Sarutobi» disse sorridendo e avanzò verso di loro.
«Devi perdonarci Walt, ci siamo fatti trascinare dalla conversazione» disse Silente, «Tranquillo Albus, lo sai che odio gli alcolici, sono amari» disse il giovane molto gioviale stringendo la mano al preside.
«Ben arrivato Walt!» esclamò Topolino agitando la mano.
«È un piacere rivedervi Vostra Maestà» disse e teatralmente fece un inchino, poi si alzò e abbracciò Topolino con vigore, ridendo.
«Maestro Yoda, è un piacere rivedervi» proseguì «siete sempre in una splendida forma» gli disse stringendogli la manina. «Quando novecento anni avrai non più bello sembrerai» lo apostrofò lui sorridendo.
Minerva notò che ad ogni tocco della punta dello scettro sul pavimento corrispondeva un tuono sentito in lontananza.
«E lei dev’essere una nuova Referente» disse rivolto alla McGranitt, Silente intervenne «Si Walt, ti presento Minerva McGranitt, Vicepreside di Hogwarts»
«Molto piacere» disse lui dandole un bacio sul dorso della mano, lei arrossì un po’ dalla galanteria mostrata dal giovane nonostante la sua età.
Le sembrava un personaggio gentile, caratterizzato da quell’immacolato tocco di gioventù che lei ormai aveva perso da anni.
Walt prese posto su una poltrona e con un lampo di luce, simile a quello utilizzato da Topolino per evocare il suo Keyblade, fece svanire il suo scettro.
«Gli altri verranno?» chiese mentre si guardava attorno nel curioso ufficio di Silente, ormai tutti i quadri erano svegli e nessuno si perdeva una scena di quella particolarissima riunione.
«Purtroppo no, Mario non è stato raggiungibile e Sengoku non gode più della sua posizione, anche se è ancora uno dei nostri, risulterebbe troppo difficile andare a prenderlo e riportarlo nel suo mondo, potrebbe essere troppo sospetto» disse Topolino.
«A meno di loro questa volta dovremmo fare, temo» disse Yoda.
«Posso chiedere» interruppe la McGranitt, «quali straordinarie abilità possiedi, Walt, e da dove provieni» chiese gentilmente.
Walt la guardò con un sorriso e evocò nuovamente il suo scettro nella mano, senza distogliere lo sguardo.
«Come forse avrai capito, ho la straordinaria abilità di controllare il Fulmine e i suoi derivati, come l’energia elettrica e i campi magnetici» spiegò, «per quanto riguarda la mia provenienza beh… purtroppo il mio mondo era pieno di opportunità, alcuni abitanti nascevano con il controllo su un elemento. Ma come puoi già aver dedotto un tale squilibrio nella gestione del potere porta all’avidità di averne più degli altri. Fu così che sempre più persone del mio mondo cedettero il proprio cuore all’Oscurità e si trasformarono in Heartless… Alla fine di una sanguinosa battaglia, tutto sprofondò nell’Oscurità e scomparve».
Tutti si ammutolirono a questo racconto, Topolino sembrava in preda ad un brutto ricordo, aveva quasi le lacrime agli occhi.
Minerva si pentì amaramente di averglielo chiesto.
«Io sono l’unico sopravvissuto… vedi Minerva prima non controllavo solo il Fulmine ma avevo anche qualche abilità speciale nel controllo dello Spazio, anche se non era proprio il mio elemento naturale come lo è l’elettricità, persi quel potere insieme al mio mondo e attualmente ho difficoltà a risvegliarla. Mi ritrovai anni dopo nella Città di Mezzo, dove conobbi Topolino.
Da quel giorno sono un Referente di un luogo che ormai non esiste più, ma cerco di fare del mio meglio per recare del bene agli altri» concluse riacquistando il sorriso.
Walt si accorse che, con il suo riassunto, aveva iniettato un po’di tristezza a tutti quanti perciò decise di cambiare argomento.
«Allora, Topolino illuminaci sul perché siamo qui oggi».
«Ma certo. Allora nel mondo in cui ci troviamo è stato aperto un portale, non sappiamo da dove e non sappiamo il perché ma il Maestro Yen Sid mi ha assicurato che un elemento oscuro ha viaggiato al suo interno.
Ieri sera, Silente, mi ha confermato che, non essendo comparso qui a Hogwarts ma nel paesino di Little Hangleton, questo elemento oscuro è già stato probabilmente contattato dal Lord…?»
«Voldemort» confermò Silente.
«Lord Voldemort, e abbiano stretto un’alleanza. Sospetto che questo personaggio non essendo parte di questo mondo sarà molto evidente se lo incontrassimo, a causa delle differenze di definizione dei mondi».
«Chi è questo Lord Voldemort?» chiese Walt.
Topolino fece per rispondere ma Silente si alzò con la mano levata, interrompendolo.
«Forse è meglio se intervengo io, Vostra Maestà» disse con garbo e proseguì «Lord Voldemort è il più grande mago oscuro che il nostro mondo abbia mai conosciuto. Quindici anni fa perse i suoi poteri e cadde in uno stato di semi-vita. Ma dall’estate scorsa è tornato e ormai ho netti sospetti che abbia escogitato un modo per debellare la morte, almeno in apparenza. Comunque sia, chiedo a tutti voi un favore: quando lo incontrerete sul vostro cammino fate la massima attenzione e chiudete la mente, possiede un’abilità straordinaria per confondere la mente e stregarla. E non sottovalutatelo, ha un potere inimmaginabile» concluse amaramente Silente risedendosi.
«Il nemico venuto da un altro mondo sconosciuto rimane. Con la massima cautela dovremo agire, abilità a noi ignote potrebbe avere» aggiunse Yoda.
«Sospetto» disse Walt «che, anche se i nostri nemici sono due, apparentemente, possano aumentare».
«Se ti riferisci ai seguaci di Lord Voldemort, i Mangiamorte, bisogna prestare attenzione anche a loro, ma non hanno neanche la decima parte del potere del loro padrone» disse Silente.
«Temo che Walt non si riferisse ai suoi seguaci, Albus. Si riferiva a certi personaggi di mia conoscenza che riescono a percepire l’Oscurità nelle persone altrui. Sono un po’ la nemesi di noi Custodi del Keyblade, che agiamo nella Luce. Una minaccia simile l’abbiamo debellata pochi anni fa».
«Esistono persone in grado di percepire l’Oscurità altrui?» chiese Minerva. Tutto era nuovo per lei e in tutta sincerità la situazione a lei sembrava ben meno rosea del previsto. Non capiva a cosa potesse servire tale riunione e perché non erano già a dare la caccia al Signore Oscuro, in fondo qualche idea su dove fosse Silente ce l’aveva e di certo non si sarebbe mai aspettato di vedersi tali personaggi alle calcagna.
«Purtroppo sì, Minerva» le rispose il Re, «e ho la netta sensazione che si stiano già muovendo proprio come lo stiamo facendo noi. Vista l’assenza di tre Referenti ho mandato una lettera a Sora, mi ha aiutato parecchio, è un Custode del Keyblade anche lui e non verrà solo, andranno a prenderlo Paperino e Pippo, i miei amici, anche loro dotati di ottimi poteri, non saranno all’altezza di sostituire i Referenti ma…»
«…è molto meglio che niente, no?» concluse Walt ottimista «Ho conosciuto Sora: ha ottime potenzialità e ha il cuore genuino. Paperino e Pippo sanno il fatto loro e saranno un ottimo aiuto, quando arriveranno Topolino?»
«Questo non lo so, però sanno come raggiungermi».
«Cosa consigliate di fare al momento?» chiese Yoda «Uno squilibrio nella Forza di questo mondo anche io percepisco» disse preoccupato.
«Purtroppo non avendo fonti certe su chi sia questa nuova persona e cosa abbia intenzione di fare Voldemort, non possiamo fare altro che aspettare e mantenere il più sicuro possibile questo castello, visto che è sempre stato il suo obbiettivo» concluse Silente.
«Perché non vi fermate qui? Alloggerete nei dormitori degli studenti, intanto domani mattina torneranno a casa, e anche gran parte del corpo insegnanti sarà via» aggiunse gentilmente la McGranitt.
«Sì, è la cosa migliore» convenne Walt dopo un’accurata riflessione, «Almeno potremmo discutere tra noi tranquillamente».
«È deciso allora» disse Topolino, «Yoda, potresti spostare la tua astronave vicino alla mia, nella foresta, così non sarà posizionata sotto occhi indiscreti».
«Certamente».
Silente si alzò e fece scomparire con un tocco di bacchetta tutti i bicchieri, e in automatico tutti si alzarono capendo di essere liberi di andare.
«Minerva, accompagna Walt a dormire nell’ufficio della professoressa Umbridge, lei intanto dormirà in infermeria e se ne andrà domattina con l’espresso di Hogwarts».
«Perfetto».
«Noi ci rivediamo domani a pranzo, allora» disse rivolto a Topolino e Yoda.
«Molto bene, a domani» risposero i due, e con un altro colpo di bacchetta alle loro spalle scomparvero le poltrone rosse e il tavolo.
Minerva fece strada a Walt per i corridoi della scuola, si sentiva leggermente in imbarazzo a stare sola con un baldo giovane come lui, il che la fece sentire contemporaneamente anche ridicola; in fondo lei insegnava a ragazzi di un paio d’anni più piccoli di lui.
Attraversarono il corridoio del settimo piano, anche Walt era attratto dal particolare arredo della scuola, infatti non guardava neanche dove stesse andando ma fissava di continuo gli arazzi drappeggianti, i ritratti e le torce che spuntavano ad ogni angolo. Ad un certo punto disse distrattamente «È molto più fantasiosa della mia vecchia accademia».
«Beh non credere che non siamo severi» disse duramente la professoressa McGranitt.
«Non ne dubitavo, lei cosa insegna?»
«Trasfigurazione»
«Wow» disse lui in tono sognante mentre attraversavano un grosso dipinto in cui un ometto cercava di insegnare a ballare alcuni troll con un tutù rosa.
Arrivarono all’ufficio della Umbridge, era quasi mezzanotte.
«Non credo che gradirai l’arredamento, ma entro domani non ci sarà più, tranquillo», lui non capì a cosa alludesse ma quando aprì la porta trovò lampante a cosa si stesse riferendo.
Le pareti di pietra erano dipinte di una tinta di rosa molto acceso ed erano tappezzate di piatti in cui erano raffigurati un centinaio di gattini che miagolavano rumorosamente.
«Oh, capisco».
«Buonanotte Walt, per sicurezza è meglio se stai qui fino a mezzogiorno di domani, poi potrai raggiungerci nella Sala Grande».
«Ok, buonanotte» ripose evidentemente spiazzato dall'esagerato tocco femminile dato alla stanza.
La McGranitt richiuse la porta e si diresse verso il suo ufficio per ritirarsi, mentre sentì il rombo dei motori della navicella del Maestro Yoda avviarsi, si affacciò alla finestra di un corridoio per vedere quel ferroso oggetto volante ritirarsi nella foresta.
«Di questa faccenda cosa ne pensate, Vostra Maestà?» chiese Yoda subito dopo aver fatto atterrare la sua nave affianco alla gummyship.
«L’unica cosa che riesco a fare adesso, è sperare che l’Oscurità non riesca a diffondersi durante tutta questa faccenda, altrimenti il lavoro di Sora e il mio compiuto negli ultimi anni non sarà servito a niente» disse amaramente.
Le stelle brillavano incontaminate nel cielo sopra le due navi e la calma piatta della foresta sembrava iniettare una sonnolenta sensazione di pace, il fruscio del vento coccolava gli alberi.
 
 
 
 
Nello stesso momento a distanza di tantissimi mondi, Malefica entrava in corridoio oscuro.
 
 
 



Angolo dell'autore:
Critiche, condigli e nuove idee sono sempre ben accetti!
Chissà se qualcuno ha capito da chi è ispirato il personaggio di Walt ;)
   
 
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