Capitolo
8 – Decisioni
Quando la
sera precedente era ritornata in camera, le sembrava ancora di vivere
in un
sogno. Aveva davvero baciato il Cappellaio?
Per
tutta
la notte, Alice, non fece altro che rigirarsi nel letto pensando alle
ultime
ore trascorse e continuando a chiedersi se quello che era successo
fosse stata
una buona idea. Lei dopo tutto non faceva parte di quel Mondo, non
poteva
rimanere a Wonderland e presto, molto presto, sarebbe ritornata nel suo
di Mondo
e avrebbe dovuto dire nuovamente addio al suo amato Cappellaio per la
terza
volta (quarta se si contava anche la prima volta che era stata a
Wonderland
quando era ancora una bambina). Lei aveva una sua vita a Londra, aveva
una
famiglia, sua madre e sua sorella e aveva una nave con una ciurma
pronta a
seguirla e a salpare con lei per ogni tipo di nuova avventura e lei
amava navigare
e scoprire nuovi luoghi, se avesse avuto anche solo una
possibilità di
scegliere tra il suo Mondo e Sottomondo, che cosa avrebbe scelto?
Fu
con
queste domande e pensieri che si addormentò a notte ormai
inoltrata, sognando
passaggi nelle fontane, inseguimenti da parte di pirati, occhi verdi e
brillanti pieni di vita e creature magiche… Per sua fortuna,
i suoi incubi
vennero interrotti dal gentile bussare di Angelica, che, oltre alla
colazione,
le portava anche un piccolo annuncio da parte della Regina Bianca.
«Buongiorno
Alice, avete passato una buona serata in compagnia del
Cappellaio?» chiese la
cameriera mentre appoggiava il piccolo vassoio sul comodino accanto al
letto.
Alice,
che
senza darlo a vedere si stava riprendendo dalla notte agitata,
arrossì
violentemente al pensiero di quel bacio, ma visto che Angelica sembrava
non
essersene accorta si schiarì la voce e le rispose.
«Certamente, è stato molto
premuroso come sempre».
«Mi
fa
piacere» le sorrise. «Prima di dimenticarmene, la
Regina Mirana ha richiesto la
vostra presenza nella sala del trono subito dopo la
colazione».
«Grazie
Angelica, sai per caso di cosa si tratta?» le rispose di
rimando la ragazza.
«Certamente,
oggi ci saranno le prove per l’abito da sposa».
Alice
rimase come incantata e si ricordò che il giorno seguente
Mirana si sarebbe
sposata con il principe Edward, coronando così il suo sogno.
Quando
finì di fare colazione, si iniziò a preparare e
una volta arrivata davanti
all’armadio stracolmo di vestiti colorati, decise di
scegliere un abito a
pantalone, molto simile al vestito che aveva portato dalla Cina molti
anni
prima e che aveva indossato al ricevimento a casa degli Ascot, solo con
colori
differenti.
Quel
giorno trovare la sala del trono non fu affatto difficile, ormai
conosceva il
castello come le sue tasche e non si sarebbe più persa
neanche se fossero
passati altri vent’anni. Prima di entrare nella sala, decise
di bussare per
rispetto e dall’altra parte della porta le giunse la voce
ovattata della Regina
Bianca «Avanti».
«Buongiorno!»
la salutò Alice.
«Buongiorno
a te Alice» le sorrise Mirana. «Passato bene la
serata?».
«Certamente
Maestà» le sorrise Alice.
«Sono
veramente contenta per te mia cara! Dovrai assolutamente raccontarmi
ogni cosa
appena avremmo finito» squittì la Bianca, che nel
frattempo si stava dirigendo
assieme alle sarte dietro ad un separé per poter provare il
vestito.
L’unica
persona, in tutta la stanza, che sembrava non sprizzare gioia da tutti
i pori, era
proprio la Regina Rossa, la quale non aveva fatto altro che squadrare
dall’alto
in basso la povera Alice mettendola sempre più in
soggezione. «E allora la
serata è andata bene?» disse ad un certo punto col
suo tono acuto ed altezzoso.
«S-sì!»
balbettò un po’ la ragazza. Alice non si era mai
fatta intimidire da Iracebeth,
eppure quel suo tono, quel suo modo di osservarla, come se stesse
decidendo la
prossima mossa da fare. Riusciva a leggere tutto questo solo
osservandola.
La
Rossa
continuava a tamburellare le dita sui braccioli del suo trono a forma
di cuore,
gli occhi sempre più assottigliati, le labbra leggermente
schiuse. Alla fine si
ricompose e con il suo solito tono neutro disse soltanto
«Bene, vedi solo di
non mettere nei casini Sottomondo, ragazzina!».
Alice
avrebbe voluto ribattere a tono, ma quella specie di dibattito venne
interrotto
sul nascere dalla voce della Bianca. «Allora che ve ne pare
ragazze?» disse al
settimo cielo la Regina di tutta Saggezilandia.
Alice,
come anche Iracebeth, anche se quest’ultima non lo diede a
vedere, rimase
abbagliata dalla bellezza diafana di Mirana. L’abito era uno
dei più belli che
avesse mai visto, nemmeno nel suo Mondo si confezionavano abiti
così belli. Era
rigorosamente bianco, con la gonna ampia con tanto di strascico; il
corpetto
era ricoperto da piccole perline e da piccoli diamanti.
“Forse a simboleggiare il regno di Crystaland
dal quale proveniva il principe Edward”
pesò Alice.
«Siete
bellissima Maestà!» squittirono le sarte battendo
le mani euforiche e Alice
pensò che avessero espresso appieno anche il suo pensiero.
«Grazie
ragazze, ma se lo sono è tutto merito del vostro lavoro
straordinario!».
«È
molto
bello Mirana, vi sta d’incanto ed esalta tutta la vostra
bellezza e semplicità»
intervenne Alice che aveva preso tra le sue mani le mani della Bianca.
«Certo,
certo… è tutto bellissimo! Non ho dubbi che
quello smidollato che ti sei scelta
come futuro marito ne rimarrà estasiato»
gracchiò la Rossa, ormai rispesasi
dall’iniziale shock. «E comunque lo sappiamo tutte
che l’abito che indossai io
al mio matrimoni con il mio Tik Tok
era favoloso ed all’altezza di una grande Regina!»
concluse trionfante.
«Un
abito
molto sopra alle righe, proprio come lei» sussurrò
la Bianca all’orecchio
dell’amica, che cercò di trattenere una risata,
senza riuscirci granché.
«Che
hai
da ridere tu?!?» disse Iracebeth indicandola con suo piccolo
ed affusolato dito
indice.
«Niente
vostra Altezza…» ribatté la Paladina
tornando seria.
«Sarà
meglio per te!» le rispose la Rossa grugnendo.
La
Bianca,
cercando di calmare un po’ gli animi, cominciò a
spiegare nei minimi dettagli
come la cerimonia si sarebbe svolta e nel mentre le sarte ripresero a
lavorare
sul vestito che la Regina ancora indossava, per renderlo sempre
più perfetto. Disse
ad Alice che anche se la tradizione voleva che fosse un regnante a
celebrare il
matrimonio, come lei aveva fatto per la sorella al suo matrimonio, nel
suo caso
sarebbe stato il prete di Marmorea, che aveva già celebrato
l’incoronazione
delle due sorelle e al quale la Bianca era molto legata.
«E
la
Regina Iracebeth che cosa farà durante la
cerimonia?» chiese la ragazza
cercando di non farsi sentire dalla Rossa intenta a leggere un enorme
libro che
sembrava contenere vari incantesimi.
«Mia
sorella avrà l’importante compito di fare un
discorso durante la cerimonia,
credo una specie di buon augurio. Spero solo che non esageri
conoscendola…»
sospirò sorridendole e guardando affettuosamente la sorella
maggiore. «Sai
Alice, Iracebeth è davvero cambiata dall’ultima
volta che l’hai vista. Solo che
anni ad essere scorbutica non si possono cancellare con uno schiocco di
dita.
Racy ha paura a mostrarsi per quello che è realmente, dolce
ed affettuosa. Che
io sappia lo diventa molto quando è da sola col suo Tik Tok, ma davanti agli altri per lei
è molto più facile indossare
quella sua maschera di… di superiorità, credo,
come se niente la potesse
sfiorare. Ma io so che non è così»
sorrise malinconica la Bianca.
«Credo
che
voi abbiate ragione Mirana» disse solo Alice osservando anche
lei la Rossa, la
quale sentendosi stranamente osservata chiuse di colpo il libro che
stava
consultando e guardò storto sua sorella e la ragazza.
«Che
avete
da guardare?! Non avete niente di meglio da fare? Una povera Regina non
può più
leggere in santa pace? Io me ne vado nella biblioteca
reale…» disse alzandosi
di scatto ed avviandosi verso la porta.
«Racy per favore…»
provò a fermala la
sorella.
Prima
di
uscire la Rossa rivolse un ultimo sguardo ed un’ultima parola
ad Alice «E tu, Alice,
ricordati ciò che ti ho detto
prima, non mettere nei guai Marmorea», per poi andarsene in
direzione della
biblioteca reale.
«Che
cosa
intendeva dire?» chiese quasi ingenuamente la Bianca.
«Non
ne ho
la minima idea» le rispose a sua volta Alice.
Dopo più
di due ore, l’abito da sposa di Mirana era finalmente
ultimato ed era ormai
pronto per il giorno seguente: il giorno delle tanto attese nozze della
sovrana
di Marmorea.
Mentre
si
dirigevano verso il giardino la Regina disse ad Alice che nel
pomeriggio
sarebbe giunto a palazzo il principe Edward, anche lui per poter
prendere parte
agli ultimi preparativi e soprattutto per conoscere l’amica
più cara della sua
futura moglie.
«Mi
sento
molto lusingata» rispose Alice.
«Non
devi
cara. Edward ogni tanto si fa un po’ prendere dalle
circostanze. Sono diverse
settimane che non ci vediamo e non vedo l’ora che
arrivi».
Alice
quasi non riconosceva la sua amica, quando si parlava del principe il
suo umore
saliva alle stelle, forse era quello che faceva capire che una persona
era
innamorata o semplicemente era dovuto anche all’aria che si
respirava visto l’imminente
matrimonio.
Sul
loro
cammino si materializzò all’improvviso, dal nulla,
uno dei loro più cari amici.
«Stregatto,
che piacere vederti!» disse la Regina, per nulla spaventata
dall’ingresso del
gatto.
«Maestà,
Alice. Vi ho sentito parlare e non ho saputo resistere»
rispose girando su sé
stesso e facendo un enorme sorriso a mezzaluna.
«Tranquillo Stregatto, n-».
«Regina
Mirana! Regina Mirana!».
La frase della Bianca era stata interrotta da
Angelica, la quale stava chiamando molto affannosamente, per colpa
della corsa
che stava facendo, la Regina.
«Angelica.
Che succede?» si rivolse a lei molto preoccupata Mirana.
Angelica,
che aveva arrestato la sua corsa davanti ai tre, cercò di
riprendere fiato
appoggiandosi con le mani alle ginocchia e dopo qualche secondo
sembrò essersi finalmente
ripresa. «Maestà, il principe Edward VII di
Crystaland è arrivato! E non è
solo!».
La
Bianca
corrugò lo sguardo «Che vuol dire che non
è solo Angelica?».
«Il
Re e
la Regina di Crystaland, sono giunti anche loro a palazzo con il
figlio. Vostra
sorella, la Regina Iracebeth, attualmente li sta intrattenendo nella
sala del
trono e mi ha chiesto di venirvi a chiamare immediatamente. Pare che i
sovrani
di Crystaland vogliano parlarvi del matrimonio di domani»
disse tutto d’un
fiato la ragazza.
«Va
bene
Angelica, grazie per avermi avvertita». Mirana
sembrò aver ritrovato la sua compostezza,
che fino a pochi secondi prima sembrava aver perduto alla notizia
dell’arrivo a
palazzo dei genitori del suo futuro sposo.
Alice
si
ricordava che qualche giorno prima Mirana le aveva raccontato che i
sovrani di
Crystaland non vedevano di buon occhio il loro matrimonio e che il
principe
Edward, pur di sposarla, se n’era andato abdicando al trono
come successore di
suo fratello.
«Sarà
meglio che vada, non è cortese fare aspettare i nostri
ospiti» sorrise la
Bianca. «Alice, Stregatto, vogliate perdonarmi».
«Nessun
problema vostra Maestà. Spero possiate risolvere il
problema» le sorrise
Stregatto.
Poco
dopo
i due rimasero da soli nel giardino circondati dalle variopinte rose
disposte
ai lati del piccolo sentiero ed Alice si sentì
improvvisamente osservata dallo
Stregatto, che accortosene gli rivolse un sorriso mellifluo.
«Mia cara piccola
Alice, in verità sono venuto a palazzo a portarti un
messaggio…».
«Un
messaggio?
E da parte di chi?» chiese incuriosita la ragazza.
«Ma
non
immagini nemmeno chi potrebbe mai avermi mandato qua, sapendo che lo
avrei
preso in giro a vita?» sorrise il gatto.
Alice
ci
pensò un po’ su. «Credo di aver capito
chi ti manda…» e gli sorrise.
«È il
Cappellaio, non è così?».
«Ho
sempre
detto che hai intuito mia cara... Ti sta aspettando al vecchio mulino
storto,
ti ricordi come ci si arriva mia cara?».
Lo Stregatto
non faceva altro che continuare a girare su sé stesso,
continuando a scomparire
e a ricomparire in punti diversi e facendo un po’ girare la
testa alla povera
Alice. «Si, credo di ricordarmi dove di trova» gli
rispose prontamente.
«Nel
caso,
segui sempre il sentiero e alla Grande Quercia prendi il sentiero che
va a
destra…», Mentre parlava il suo corpo scompariva
lentamente, ad eccezione
dell’enorme sorriso che invece rimase sospeso in aria per
alcuni secondi, per
poi scomparire a sua volta.
«Stregatto…?»
Alice si guardò in torno nella speranza di vederlo
ricomparire «Sempre il
solito, non cambierà mai…»
borbottò tra sé e sé.
***
Durante il
cammino verso il mulino, Alice rimuginò sulle parole dello
Stregatto. “Perché aveva
detto che avrebbe preso in giro
a vita il Cappellaio per averla mandata a chiamare? Sicuramente sapeva
qualcosa
che a lei sfuggiva…”.
Era
talmente immersa nei suoi pensieri che non si accorse della
biforcazione del
sentiero e andò a sbattere in piena faccia contro la Grande
Quercia che lo
Stregatto le aveva indicato.
«Ehi!
Ragazzina stai un po’ attenta a dove cammini!»
disse una voce un po’ rauca, che
ricordava molto quella di un anziano.
«Chi
ha
parlato?» chiese un po’ sorpresa rimettendosi in
piedi.
«Io!
Chi vuoi
che abbia parlato sciocca di una ragazzina! Mi vieni addosso e non mi
chiedi
neanche scusa! Che modi sono questi!?».
Alice
si
fece un po’ indietro in modo da vedere la figura intera
dell’albero e si
accorse che la Grande Quercia la stava fissando con occhi assai furenti
e con i
rami incrociati davanti al tronco, come in attesa di scuse da parte
della
ragazza. Scuse che non tardarono ad arrivare.
«Chiedo
scusa, non stavo prestando attenzione alla strada da quanto ero immersa
nei
miei pensieri…» si affrettò a dire la
giovane.
«Tsk»
fu
l’unica risposta della pianta.
«Non
badarci più di tanto vecchio mio» una farfalla blu
sgargiante si appoggiò con
delicatezza ad uno dei fiori che spuntavano alla base della Grande
Quercia.
«Alice è sempre stata una ragazza con la testa fra
le nuvole, anche quando
arrivò qui la prima volta da bambina e chiamava questo posto
“Il Paese delle Meraviglie”…».
«Brucaliffo!»
esclamò Alice molto sorpresa.
«Alice,
l’ultima volta che ti ho visto mi chiedevo se fossi diventata
più sveglia
dell’ultima volta che ti sono venuto a prendere e per fortuna
lo sei diventata…».
Alice
non
sapeva che ribattere, perciò il Brucaliffo riprese il suo
discorso.
«Ti
vedo
molto turbata, non tutti vanno a sbattere contro gli alberi, a meno che
nel tuo
Mondo non sia normale… Comunque sia, sono venuto a cercarti
per ricordarti che
domani sarà il tuo ultimo giorno a
Sottomondo…».
«L’ultimo
giorno?! Che significa?» gli rispose allarmata Alice.
«Sciocchina.
Significa che dovrai ritornare a casa, non puoi rimanere qui per
sempre… A meno
che tu non voglia rimanere…» le disse guardandola
di sottecchi.
«Io
non lo
so» rispose la ragazza molto confusa.
«Che
cosa
non sai?» la sollecitò il Brucaliffo.
«Se
sono
davvero pronta ad andarmene. Sono molta confusa in questi ultimi
giorni, non so
cosa si giusto fare o non fare».
«Credo
che
dovrai prendere una decisione. Il tempo
non aspetta nessuno». Il Brucaliffo si rimise in volo e con
qualche spinta di
ali si posizionò proprio davanti alla faccia di Alice.
«Ricordati, solo tu sei
padrona del tuo destino, solo tu puoi scegliere, ma qualsiasi cosa tu
sceglierai ci sarà sempre qualcuno che ne
soffrirà, è inevitabile. Credo che tu
sappia già che “Non si
vive per
accontentare gli altri”» e
così dicendo la farfalla si allontanò ed Alice
rimase di nuovo da sola, o meglio rimase in compagnia della Grande
Quercia.
«Un
ottimo
consiglio quello del Brucaliffo. Spero che tu non lo sprecherai. Ed ora
di
grazia dov’eri diretta? Così da poterti
indirizzare e tornare a dormire in
santa pace» disse scorbutica la Quercia.
«Dal
Cappellaio, al mulino storto» rispose Alice sovrappensiero.
«Prendi
il
sentiero a destra» e così dicendo con uno dei
grandi rami indicò il sentiero
alla ragazza.
«Grazie!».
«Non
c’è
di che!» disse infine rimettendosi in posizione per poter
tornare a dormire.
***
Intanto
nella sala del trono la Regina Mirana, il principe Edward e la Regina
Iracebeth
stavano parlando con i sovrani di Crystaland. Tutti e tre speravano che
quell’assurda decisione da parte dei due coniugi, di chiudere
i ponti con il
loro Regno e con il loro secondo genito, potesse finalmente giungere ad
una
conclusione.
A
prendere
parola per primo fu il Re August Edward VI, «Regina Mirana,
Regina Iracebeth,
siamo giunti fin qui dal lontano regno di Crystaland per potervi
parlare. In
particolare per poter parlare con voi Regina Mirana e al vostro futuro
sposo,
nostro figlio». Il Re era una persona molto robusta e stoica,
con una folta
barba bruna e capelli molto lunghi castani raccolti in una coda di
cavallo
bassa. Il suo tono, per quanto volesse sembrare tranquillo, appariva
invece
burbero e autoritario. «Quello che avete deciso voi e nostro
figlio non è
affatto degno di una sovrana e di un principe, voi dovreste essere
d’esempio
per i vostri sudditi e dovreste essere i primi a convenire alle
regole!»
«Re
August, se perm-», provò ad intervenire Mirana, ma
venne interrotta bruscamente
da un’alzata di mano del Re, come a intimarla di lasciarlo
finire di parlare.
«Non
ho
ancora finito. Quello che avete fatto è imperdonabile, per
fortuna mio figlio
non è il legittimo erede al trono, visto che questo
andrà di diritto al mio
primo genito, ma, come potrete ben aver intuito, non ho affatto
apprezzato la
sua decisione di abdicare e di voltare le spalle alle sue
responsabilità da
principe. Come anche il fatto che abbia lasciato la sua futura sposa il
giorno
prima delle nozze per poter stare con voi…».
«Caro,
forse adesso state esagerando, non siamo venuti qui per questo
ricordi?» cercò
di rabbonirlo la Regina Camilla, poggiandogli una mano sul braccio.
«Camilla,
se non facciamo noi un discorsetto a questi due, come potranno mai
governare un
regno! Qualcuno deve pur mettergli del sale in zucca!» disse
alzando le spalle
ed indicando con aria quasi innocente i due futuri sposi.
«Caro!
Ti
sembrano cose da dire!?» rispose furente la moglie.
«Ben
detto! Io sto con il Re August, qualcuno dovrebbe metterti un
po’ di sale in
zucca sorellina! Ah Ah Ah» rise di gusto la Rossa.
A
rimettere ordine nella sala fu la Regina Camilla, che con compostezza
batté le
mani per richiamare tutti e per ritornare al discorso in questione, che
questa
volta fu lei a continuare. «Quello che mio marito ed io
volevamo dirvi… è che
ci dispiace per quello che è successo anni fa. Non avevamo
il diritto di
scegliere una moglie a nostro figlio, dopotutto con suo fratello
è stato molto
diverso, visto che sia lui che la contessina Rachael erano
già innamorati l’uno
dell’altra. Quello che però più ci ha
adirato, è stata più che altro la vostra
tempistica, proprio il giorno prima del matrimonio! Era normale che sia
io che
mio marito eravamo adirati ed è successo quel che
è successo».
La
Regina
Camilla era una donna veramente minuta, con un corpo molto esile, ma
era una
donna molto regale, una donna che si faceva rispettare, forse anche
più del
marito. «Se non è troppo tardi, vorremmo chiedere
il vostro perdono, ad
entrambi. Lo so avremmo dovuto farlo molto tempo prima, ma
l’orgoglio ce lo ha
impedito».
Mirana
sentì come un grosso peso dal cuore svanire lentamente,
finalmente i due regni
potevano di nuovo tornare a collaborare come una volta e sia lei che
Edward
avrebbero avuto la benedizione dei due sovrani, che erano sia per
Mirana che
per Iracebeth, come dei secondi genitori.
«Madre,
Padre!
Anche io vi chiedo scusa, forse mi sono comportato da immaturo e mi
pento di
non aver avuto il coraggio di essere venuto io a chiedervi scusa in
prima
persona. Spero che domani sarete anche voi presenti al nostro matrimonio» e prendendo la sua futura sposa
tra le braccia,
aggiunse «Noi ne saremmo veramente
onorati!».
«Certamente
figliolo!» gli rispose il padre.
Tutti,
ad
eccezione di Iracebeth che si chiedeva ancora che ne era stato del
discorso
tutto autoritario del Re August e della sua proposta di mettere un
po’ di
ordine e disciplina nel Regno, si strinsero in forte abbraccio.
***
Nel
mentre, al mulino storto, Alice e il Cappellaio stavano prendendo il
tè con i
loro amici, Mally ed il Leprotto. Avevano passato tutto il pomeriggio a
parlare
e scherzare e ad Alice, tutte le volte che stava assieme a quei tre, le
sembrava di finire in un manicomio di matti, anche se la cosa non le
dispiaceva
affatto. Adorava le loro bizzarrie.
«E
così
domani è il grande giorno della parata! Sei pronta Alice per
marciare fiera sul
Grafobrancio, come la Paladina di Marmorea!?»
esultò il Ghiro.
«Parata!
Parata! Parata!» continuò invece a gridare
saltando il Leprotto.
«Suvvia
ragazzi, Alice sa perfettamente quello che dovrà fare
domani! E sarà
meravigliosa con l’armatura in groppa a quel felino troppo
cresciuto!» disse intervenendo
Tarrant che stava versando un altro po’ di tè ad
Alice. «Oh, che smemorato! Me
ne stavo per dimenticare dolce Alice, ho una sorpresa per te!
L’altra sera non
ho avuto occasione di dartela».
«Che
cosa?» chiese Alice.
«Questo!»
le disse porgendole una scatola tutta infiocchettata.
«Aprilo! E spero che ti
piaccia!».
Alice
sorrise all’amico e prendendo in mano la scatola,
iniziò a slegare i vari
fiocchetti, in modo da poterla aprire. Quello che vi trovò
dentro la lasciò
senza parole. Tarrant le aveva confezionato uno splendido cappello,
Alice non
aveva mai visto tanta bellezza e tanta semplicità tutta
insieme.
«Coraggio!
Indossalo, vediamo come ti sta!» la incitò il
Cappellaio.
«Con
questo vestito? Non credo che ci starà a pennello»
gli fece notare Alice.
«Pennello!» si
intromise la Lepre Marzolina
guardando con occhi fissi la ragazza.
Tarrant
alzò gli occhi al cielo e lo ignorò rivolgendosi
nuovamente all’amica. «Allora
ti guarderò solo dal collo in su, cancellando completamente
il tuo corpo».
E
così
dicendo portò le braccia in avanti tenendo le mani aperte e
le dita incollate
l’una all’altra, in modo da
“coprire” in prospettiva il corpo di Alice, la
quale sorrise alla stramberia dell’amico, per poi indossare
il cappello. Tutti
e tre i suoi amici rimasero affascinati dalla sua bellezza.
«Cappello…»
disse un Leprotto con gli occhi un po’ fuori dalle orbite.
Mentre
Mally aggiunse: «Wow Alice, ti sta davvero bene! Dovresti
indossarlo al
matrimonio di domani! Scommetto che l’abito che la regina ti
ha fatto
confezionare starà a pennello col cappello! Oh, ho fatto una
rima come quelle
del Cappellaio!» rise il Giro.
«Sì,
credo
che potrebbe calzarci con l’abito!» confermò
Alice. «Grazie
Cappellaio, è davvero bellissimo!» aggiunse
prima di sporgersi dal suo posto per poterlo abbracciare.
***
Quella
sera, sia il Cappellaio che Alice vennero invitati a cena a palazzo
assieme ai
sovrani di Crystaland ed al principe Edward.
Alice
era
molto felice per Mirana, quando quest’ultima le
raccontò che finalmente i due
Regni erano tornati in buoni rapporti e che i suoi futuri suoceri
avevano
perdonato sia lei, che loro figlio e che l’indomani avrebbero
preso parte alla
parata ed alla cerimonia. Mirana era emozionata, ma più di
lei lo era Edward,
che quando l’aveva conosciuta, non aveva fatto altro che
chiedergli del
Sopramondo, dei suoi viaggi, ma soprattutto del giorno in cui aveva
ucciso il
Ciciarampa e del giorno in cui Sottomondo aveva quasi rischiato di
scomparire,
a causa della compromissione del tempo, provocando in entrambi i casi
l’irritazione della sua futura cognata.
Da
quello
che Alice aveva capito, Mirana ed Edward erano veramente fatti
l’uno per
l’altra, si dice che gli opposti si attraggono, ma a volte
può capitare che ad
attrarsi siano persone affini tra loro. Edward amava follemente Mirana
ed Alice
glielo leggeva negli occhi, i quali si illuminavano ogni volta che la
Regina
Bianca gli faceva un sorriso, oppure ogni volta che chiedeva una sua
opinione
su una cosa qualunque. Aveva anche notato che, per quanto Iracebeth
facesse
ogni tanto delle piccole battute poco carine nei confronti della
sorella, non
poteva far a meno di sorridere vedendola felice, come lei lo era con il
suo Tik Tok.
La serata
volò e Alice si ritrovò in compagnia del
Cappellaio mentre camminavano lungo i
corridoi del castello. Avevano detto agli altri che avrebbero fatto una
passeggiata nei giardini prima di rivedersi l’indomani. Ma
invece dei giardini,
alla fine optarono per la balconata che dava verso le montagne.
Il
sole
stava tramontando e l’aria era leggermente frizzantina. Il
panorama era
bellissimo, le montagne, ricoperte di neve sulla cima, riflettevano i
colori
del tramonto.
«E
così
domani è il grande giorno!» annunciò il
Cappellaio.
«Già,
domani molto probabilmente a quest’ora sarò
diretta verso casa…» gli rispose
Alice appoggiandosi con i gomiti alla balconata dandogli le spalle per
ammirare
il paesaggio.
Tarrant
improvvisamente si fece molto serio. «Sai, te lo chiesi
già una volta, molto
tempo fa. Per la precisione la seconda volta che tu tornasti a
Sottomondo ed
eri ormai diventata una giovane adulta… Ti avevo detto che,
se volevi, saresti potuta
restare…». Alice si voltò a guardarlo
con aria sorpresa ed il cuore a mille. «Potresti
restare se tu lo volessi, mia dolce e cara Alice… Potresti
restare con me…»
concluse avvicinandosi lentamente a lei.
«Cappellaio,
io non lo so» gli rispose confusamente e tristemente la
giovane donna.
«Che
cos’è
che ti blocca Alice» le chiese dolcemente accarezzandole i
capelli e
portandoglieli dietro all’orecchio.
«Tarrant…
io ho paura» confessò infine.
«Oh
Alice,
ho tanta paura anch’io! Così tanta, che credo di
poter impazzire sempre di più»
ormai il volto del Cappellaio era sempre più vicino a quello
della ragazza. «Alice…
Io ti amo…» gli disse infine.
Alice
non
sapeva che cosa rispondergli, era come paralizzata, il suo cervello
sembrava
non ragionare più. Quella frase… Il Cappellaio le
aveva detto che l’amava! E
poi la sua vicinanza la stava confondendo sempre di più. Il
suo corpo però
decise di sua spontanea volontà di annullare quella poca
distanza che c’era tra
il loro visi in modo da poterlo finalmente baciare. Bacio a cui il
Cappellaio
rispose subito, poggiando una mano sul fianco della fanciulla e una
dietro alla
nuca, mentre Alice allacciava le sue braccia al collo di lui;
così facendo i
loro corpi divennero come un tutt’uno e, allo stesso tempo,
il bacio si
approfondiva sempre di più, divenendo sempre più
intimo.
«Ehm
ehm…!!!».
Qualcuno
alle loro spalle cominciò a tossire, come a reclamare la sua
presenza.
I
due si
separarono di scatto rossi in volto. Rossi come i capelli del loro
interlocutore, o meglio della loro interlocutrice.
«Ma bene… vedo che avete
scambiato questa
balconata per una stanza da letto! Se volevate dare spettacolo tanto
valeva
andare nella piazza del paese. Non trovate?» disse schietta
la Rossa.
«Cappelliere, vattene! Devo parlare da sola con la
ragazza».
«Maestà
io…» provò il Cappellaio.
«Non
hai
sentito quello che ti ho detto!?» lo zittì
Iracebeth.
«Certamente
Maestà! Me ne vado. Con permesso» e
così dicendo, se ne andò senza guardare in
faccia nessuno, con lo sguardo fisso sul pavimento di marmo e la fronte
corrugata.
«Veniamo
a
noi due. Non ero stata abbastanza chiara questa mattina, quando ti ho
detto di
non causare guai?» Iracebeth stava ormai diventando
più rossa del sole che
tramontava alle spalle di Alice.
«Ecco
io…
non capisco che cosa vuole dirmi, che cos’è che ho
fatto!» replicò Alice.
«Che
cos’hai fatto…? Nel mio studio! Forza
cammina!» così dicendo si incamminò a
passo di marcia, seguita da una sempre più confusa ed
imbarazzata Alice. «Guarda
te se devo essere io a sistemare i guai di quell’impiastro di
mia sorella, come
se lei non conoscesse le poche e semplici regole di questo
Mondo…» borbottò una
volta arrivata davanti alla porta dello studio.
«Quale
regola?» chiese Alice che non aveva potuto fare a meno di
ascoltare il
borbottio della Regina.
«Entra!
Ti
spiegherò ogni cosa, anche se è giusto che tu
sappia che non lo faccio per te o
per il tuo cappelliere, sia chiaro!» le riferì la
Rossa in modo acido ed
arrogante.
***
Il
Cappellaio, che era appena stato cacciato dal castello in malo modo
dalla
Regina Rossa, si era seduto su una delle panchine del giardino e teneva
in mano
un fiore che continuava a rigirarsi tra le dita pensando al bacio di
poco
prima. La sua Alice lo aveva baciato, bacio che non era assolutamente
paragonabile
a quello della sera precedente. Questo voleva forse dire che anche lei
lo
amava? Che sarebbe rimasta con lui per sempre? Eppure, quando le aveva
confessato i suoi sentimenti, non gli aveva risposto niente, o meglio,
sì,
aveva risposto con quel bacio, ma sentiva che la sua Alice era molto
turbata,
che dentro di sé non aveva ancora preso una decisione.
Il
fatto
di non sapere, però, con esattezza quello che la ragazza
pensava lo mandava
fuori di testa, lui voleva sapere. Se Alice avesse deciso di non
rimanere a
Sottomondo perché voleva tornare dalla sua famiglia lo
avrebbe capito e, se
così fosse stato, questa volta le avrebbe chiesto di poter
venire con lei, non
sapeva come, non sapeva nemmeno se era possibile ma, se lei veramente
ricambiava i suoi sentimenti, l’avrebbe seguita anche in capo
al mondo, o
meglio, in capo ad un altro mondo!
Decise
quindi
che non c’era più tempo da perdere, doveva avere
una risposta alla sua domanda
quella sera stessa. Tutti lo conoscevano, e tutti sapevano che il
Cappellaio
non era una persona molto paziente. Perciò si diresse di
nuovo al castello, in
direzione dello studio della Rossa. Prima di andarsene aveva sentito la
Regina
urlare alla sua Alice di seguirla nel suo studio per parlarle. Parlare
di cosa
poi, Tarrant non se lo sapeva spiegare. Che cosa aveva Iracebeth da
dire alla
sua Alice, lei che non sopportava minimamente la ragazza.
La
porta
dello studio era leggermente aperta, e dentro di esso la Rossa ed Alice
stavano
parlando. Tarrant si appoggiò al muro per ascoltare i loro
discorsi, sapeva
benissimo che origliare non era corretto, ma il loro argomento lo aveva
colpito
nel profondo del cuore, che piano piano stava andando a
pezzi…
«Quindi
è
deciso! Tornerai nel tuo mondo domani stesso. Forse non riuscirai a
partecipare
al matrimonio di mia sorella… ma sono sicura che nel caso
decidessimo di
procedere così, se ne farà una ragione»
affermò la Rossa.
«Certamente,
ne sono consapevole. Se è come dite voi non ho altra scelta,
non posso lasciare
mia madre e mia sorella, sono la mia famiglia e non meriterebbero una
mia
improvvisa scomparsa…» rispose sommessamente Alice.
Le
voci
delle due donne, giungevano ovattare ma chiare alle orecchie del povero
Cappellaio.
«Bene!
Domani lo riferiremo anche agli altri, ormai è
tardi!» concluse Iracebeth.
«Va
bene
Maestà. Solo, una cosa…» la interruppe
Alice.
«Che
cosa
c’è adesso?!» rispose esasperata la
Regina.
«Non
voglio
che il Cappellaio lo sappia. Lui non capirebbe…»
le riferì Alice con un groppo
in gola.
«Il
cappelliere? Ah! Per me puoi fare quello che vuoi! La decisione
è la tua e a me non mi importa se glielo vuoi dire
o meno!».
Tarrant
aveva ormai il cuore a pezzi. Come aveva potuto la sua Alice fargli
quello. Non voleva
che lui sapesse che se ne sarebbe
andata l’indomani? In questi giorni lo aveva forse preso in
giro?! Forse gli
piaceva prendersi gioco dei suoi sentimenti? No, lei non poteva essere
l’Alice
di cui si era innamorato! Quell’Alice era un’altra
persona. E, col cuore a
pezzi, il Cappellaio si allontanò dallo studio per dirigersi
verso casa.
No,
non
avrebbe mai perdonato Alice per quello che gli aveva fatto…