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Autore: Danmel_Faust_Machieri    29/07/2016    1 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I tre ragazzi procedevano lungo il sentiero principale. Lungo la via allo steccato si alternò qualche rimasuglio di un muretto poi fu solo il ciottolato della strada. Giunsero ad un bivio dove si poteva continuare a seguire la strada principale o immettersi su una strada sterrata. Percorsero il sentiero sterrato fino a giungere in una foresta incredibilmente rigogliosa in cui la luce del sole filtrava timida attraverso le foglie. I ragazzi si trovarono a dover scavalcare radici, ceppi caduti in mezzo a quel sentiero appena accennato e arbusti che si impigliavano nelle loro vesti. Sembrava tutto così reale. Procedevano senza scambiare una parola, procedevano ascoltando semplicemente il rimbombo del loro cuore amplificato dal cuore della foresta. Claudio e Nicolò condividevano il sussulto che gli dava la paura. Era la loro prima missione, era la prima volta che si spingevano oltre la zona sicura e a breve avrebbero combattuto mettendo in gioco loro stessi. Avevano il fiato strozzato in gola. La paura era tanta. Ma, in fondo, Claudio adorava i boschi, neppure la paura di morire gli avrebbe mai impedito di bearsi di uno di quei così… poetici, magici, luoghi regnati dal verde.  Nicolò avanzava; pensava che sarebbe potuto non ritornare da quel bosco eppure… Sorrideva. Finalmente stava per provare il suo valore. Finalmente stava per far brillare la sua virtù. Camminarono ancora per una ventina di minuti finché non arrivarono davanti ad una grotta che scendeva sotto terra. 
"Eccoci qui" disse Hyrtang.

Si ritrovarono in un stretto cunicolo, in cui Nicolò riusciva a malapena a stare in piedi, che scendeva sempre più in profondità, dove la visibilità veniva bruscamente interrotta dopo una decina di metri, lasciando tutto il dungeon nella più totale oscurità.  Intanto che si inoltravano per il buio corridoio Hyrtag attivò dall’inventario l’item “torcia” e nella sua mano sinistra apparì un semplice bastone di legno, con un panno imbevuto nell’olio sulla cima, che bruciava lentamente, gettando le ombre dei tre sulla parete terrosa. Continuarono sul loro sentiero per una decina di minuti, finché non arrivarono ad un bivio
“Sinistra o destra?” fece Claudio 
“ Direi sinistra, e ci terremo sempre rasenti alla parete. Ad ogni bivio andremo sempre nella stessa direzione. Probabilmente qua sotto è un labirintico intrico di cunicoli e corridoi, è la scelta più intelligente” gli rispose lo sciamano
“ Ma scusa” s’intromise Nicolò “ perché proprio sinistra? Non potremmo fare la stessa cosa andando a destra?”
“ Certo, senza dubbio” disse Hyrtang “ma mi attira di più la sinistra. Chiamalo sesto senso, se vuoi”
E sinistra fu.
Camminarono per mezzora tra quei tunnel, senza alcun avvenimento eclatante: niente mostri, niente trappole, niente oggetti, scendendo solo sempre più in profondità. Ad un certo punto, improvvisamente, il cunicolo terroso si aprì, immettendo i tre in una grande sala, alta quasi il triplo del cunicolo precedente e larga una ventina di metri. Era illuminata da torce incastonate nella roccia delle pareti che rivelavano, all’altro capo della stanza, un grande portone, anch’esso  di pietra.
“ Direi di andare da quella parte” disse Nicolò, avviandosi verso la porta
Non fece in tempo a fare tre passi che per la sala risuonarono fastidiosissimi rumori, quasi come tante stridule grida che si sovrapponevano caoticamente. In meno di 10 secondi, il gruppo fu assalito da un’orda di creature volanti.
“ Pipistrelli!” gridò Claudio, ricordandosi subito di aver letto di loro nel libro delle creature “ sono molto pericolosi in gruppi così numerosi!” poi si rivolse a Hyrtang “ io e Orpheus non possiamo fare molto finché sono in gruppo, loro saranno circa di livello tre. Potremmo cercare di abbatterne un po’, ma il grosso del lavoro lo dovrai fare tu. Castagli contro un dardo di ghiaccio, non dovrebbero resistere troppo!” poi vide uno di quei pipistrelli che stava per scagliarsi contro Nicolò. Prese l’amico per il colletto e lo tirò indietro, targettando poi il pipistrello come nemico. Usò quindi l’abilità colpo potente ed l’indicatore degli HP  del nemico scese a zero. Assieme alla barra dell’energia di Claudio. “Non più di un colpo, per il momento, perfetto” pensò ironico il ragazzo, allontanandosi dai nemici. Nicolò, rendendosi conto che l’amico non poteva più far nulla, disse "Ascolta Ashel! Casterò il mio incantesimo Oscurità in modo che la alcuni di loro mi aggrino. Tu utilizza quel frangente per farne fuori il più possibile!" 
Nulla di troppo elaborato  ma quei nemici, secondo quello che aveva detto Claudio, presi singolarmente non erano assolutamente forti, non avrebbero corso alcun pericolo. E così fecero. Del centinaio di pipistrelli che li aveva aggrediti si liberarono in poco più che cinque minuti: una settantina fu distrutta da Hyrtang e i suoi dardi di ghiaccio, mentre gli altri furono spazzati via dalla strategia di Nicolò. Non rimasero neppure troppo a pensare allo scontro appena sostenuto, neppure al fatto che potessero esserci altre imboscate. Il piano zero era un piano di tutorial, nessun mostro poteva nuocere particolarmente ai giocatori, se veniva affrontato con calma e logica. In più Claudio conosceva ogni debolezza dei nemici. Gli scontri che li si paravano davanti apparivano tutt’altro che difficili. Unico fatto degno di nota dell’ora seguente fu, intanto che i tre continuavano ad esplorare  cunicoli e stanzoni, la rottura di una corda del liuto di Nicolò che gli precluse il lancio di incantesimi, obbligandolo a menare colpi a destra e sinistra con lo strumento ormai inutilizzabile per difendersi. Per non parlare del numero smodato di risate che si fecero i due compagni quando videro il bardo difendersi dai morsi di un pipistrello nascondendosi dietro all’inutile liuto.

Erano passate quasi tre ore da quando erano entrati nel dungeon e del tesoro neppure l’ombra. Le torce iniziavano a scarseggiare, ed il morale dei tre andava affossandosi di minuto in minuto. Era ormai ora di ritornare verso casa.
“ Beh guarda il lato positivo Orpheus’’ fece Claudio “ almeno abbiamo guadagnato un paio di livelli!”
“ se a qualcuno può interessare io ho solamente perso una mattinata” mugugnò Hyrtang dalle retrovie 
“ E non essere tanto negativo! Hai ottenuto qualche drop dei nemici, male che vada li rivendi e fai qualche moneta. Alla fine sono io quello che ci ha rimesso un catalizzatore...” rispose Nicolò, senza fermare la camminata
“ Se se, come no, trenta monete se mi va bene. Considerando che ero partito con l’idea di intascare una buona parte dei profitti dell’item che avremmo trovato…”
“ A proposito di questo fantomatico item” disse Claudio “ come mai hai chiesto aiuto proprio ai ragazzi dell’istituto?”
“ Ad essere onesti non ho avuto alcun motivo in particolare … solo che i primi giorni di gioco avevo conosciuto Kralen e avevamo fatto un po’ squadra assieme. Poi lui ha iniziato ad accudire i bambini ed io a racimolare qualche soldo” sospirò “ quando poi ho saputo che in questo dungeon c’era un item che avrebbe potuto fruttare molti soldi … beh ho pensato che sarebbero potuti tornare utili anche alla scuola di Kralen. Tutto qui”
“ Insomma tutto qui” gli rispose Claudio “ credo sia stato un bel gesto invece”
“ Pensala come ti pare” chiuse brusco lo sciamano “piuttosto, tu come facevi ad avere tutte quelle informazioni sui mostri? Non eri sempre rimasto in città?”
“ Ah, lunga storia” sorrise il ladro “un player che ho conosciuto ha detto di aver partecipato ad un evento tenutosi in una delle città di questo piano il secondo giorno e, diciamo, che ha condiviso con me alcune utili informazioni acquisite”
Hyrtang adesso era allibito. Occhi sgranati, bocca aperta. “ Tu..Tu.. Tu conosci uno dei “cinque”?"
“ Quali cinque?” s’intromise Nicolò 
“ Ah, giusto. Voi siete ignoranti di praticamente tutto in questo gioco… beh, per farla breve quell’evento si svolgeva in una città molto distante da quella in cui siamo noi,  per arrivarci ci vogliono giorni di cammino. A meno che non si sia stati tanto folli da saltare il tutorial generale e dirigersi direttamente verso quella città, senza seguire alcun sentiero, senza fare pause, andando da subito nella direzione giusta. Ed anche in questa maniera era oltremodo pericoloso, nonostante fosse tutto sul piano zero. Senza contare il fattore tempo: considerando che l’evento iniziava una decina d’ore dopo l’inizio del gioco e si chiudeva dopo 24… beh, comunque si sa che solo in cinque ci sono riusciti, ma non si sa quale sia stata la reale ricompensa per questa follia … non credo che il tuo amichetto sia uscito da quel luogo solamente con un libretto … che ha tra l’altro regalato a te” le parole dello sciamano furono pronunciate con la saccenza che tanto dava sui nervi a Claudio, ma a questo giro non gli diede peso. Stava pensando a Phones, con la voglia matta di incontrarlo di nuovo,  chiedergli come avesse fatto a compiere tale impresa e quale ne fosse la reale ricompensa.
“ ASHEL!” l’urlo di nicolo lo fece sobbalzare “affretta il passo, dobbiamo andare. Su dai!”
“ Ma certo, tranquillo, abbiamo ancora abbastanza tempo dai”
“ Non per quello” gli disse l-amico, visibilmente alterato “il problema sta in questo diamine di liuto. GUARDALO!” esclamò “INUTILIZZABILE!” poi fece un respiro “ se troveremo altri nemici sarò nella spiacevole situazione di rischiare la morte!” e scagliò lo strumento avanti, contro una parete rocciosa.
Quest’ultimo, con immenso stupore dei tre, anziché sfracellarsi e scomparire, compenetrò la roccia, lasciando dietro di se un passaggio.
“ Un muro invisibile …” fece Hyrtang, nuovamente a bocca aperta
 Claudio si sporse oltre la spalla del bardo, per guardare meglio “ La butto là eh, ma secondo me in fondo a quel passaggio troveremo un tesoro” corse verso il nuovo corridoio “ porca miseria Orpheus, sei un mito!” 
Ed infatti in fondo ad un breve corridoio trovarono un’urna che conteneva un “anello con smeraldi”, dalla descrizione superflua. Parlava giusto del fatto che era stato creato da un famoso orafo delle terre desolate dei deserti rossi, circa duecento anni prima.

Ancora esaltati dalla scoperta i tre tornarono in città, dove Claudio ed Hyrtang avrebbero consegnato l’anello a Kralen. Mentre a Nicolò sarebbe toccato il doloroso compito di annunciare agli altri ragazzi della scuola che sarebbero partiti il più presto possibile. Quando trovarono Kralen, che stava comprando verdura nelle bancarelle nel centro della città, quest’ultimo si congratulò con loro per il lavoro svolto, dicendo che avrebbe rivenduto l’anello il giorno stesso, distribuendo poi le varie quote che spettavano a ciascuno. Metà alla scuola, due quarti del restante ad Hyrtang ed il restante a Claudio e Nicolò.  Parlarono a lungo, in tranquillità, passeggiando per le vie del centro, fermandosi ogni tanto per controllare che merci vendessero i vari mercanti. Chiese loro come era stata la missione, cosa era successo, se ci fossero stati problemi, paure, soddisfazioni. Rise con loro quando gli raccontarono di Orpheus riparato dietro ad un liuto letteralmente scordato, condivise lo stupore di Hyrtang quando Ashel gli disse che conosceva uno dei fantomatici “cinque”. Kralen poi gli disse che quel pomeriggio gli era tornato in mente di aver visto una ragazza molto simile a quella di cui gli aveva parlato Claudio, qualche giorno prima, e che gli aveva chiesto di tenerlo segreto agli altri. Gli disse che poteva averla vista durante il quinto giorno di gioco, che stava abbandonando la città iniziala assieme ad altri sei giocatori, verso le 10 di mattina. Il ladro lo tartassò di domande, chiedendo altre informazioni, ma purtroppo Kralen non seppe dirgli altro. Anzi, ripeté più e più volte all’amico che poteva anche non trattarsi della sua Luna, ma Claudio, ormai, era partito in quinta. Aveva una speranza. Flebile, ma pur sempre una speranza.  Fu durante quel breve dialogo che si rese conto che quello era uno degli ultimi momenti che avrebbe passato nella tranquillità più  totale; realizzò che si era affezionato realmente a quei compagni di quelle primissime fasi di avventura. Rise ad una battuta di Hyrtang, forse era addirittura la prima volta che lo considerava come un surrogato di amico, ma dentro di lui trovava spazio solo una grande tristezza: gli sarebbero mancati tutti i ragazzi conosciuti in quella prima città.

Nicolò andò verso la stanza in cui si ritrovavano i responsabili della scuola attraversando i corridoi che di lì a poco avrebbe dovuto salutare. Alcuni ragazzi che incontrò lo salutarono e lui contraccambiò un po' sovrapensiero. Arrivato davanti alla porta della stanza l'aprì e trovò al suo interno Lesen, Sparkire e Merlin95.
"Orpheus! Siete tornati" disse Lesen alzandosi in piede e andandogli incontro.
"Allora? Com'è andata la missione?" chiese Merlin.
"Tutto bene. Abbiamo ritrovato l'anello e Ashel lo sta consegnando ora a Kralen"
"E perché tu sei qui ora?" domandò con la sua solita cortesia Sparkire.
"Beh… Ecco… Volevo dirvi che io e Ashel pensavamo di partire domani…"
Il silenzio riempì quella piccola stanza. Lesen chinò la testa mentre gli altri tre ragazzi si scambiarono dei rapidi sguardi; ad un certo punto Nicolò avrebbe giurato d'aver visto una vena di dispiacere negli occhi di Sparkire, probabilmente doveva essersi confuso.
"Avete già acquistato gli equipaggiamenti e le scorte di cui avrete bisogno?" chiese Lesen senza mostrare il volto.
"A dire il vero pensavamo di prendere il necessario domani mattina e partire così nel pomeriggio" rispose Nicolò.
"Beh non è proprio una buona idea…" osservò Sparkire "Per arrivare alla città più vicina a questa servono minimo 14 ore di cammino e, anche se siamo al primo piano, è sempre pericoloso camminare al di fuori dell'area sicura la notte…"
"Ah…" disse sorpreso Nicolò "Non pensavo che ci volesse così tanto…"
"A questo punto vi consiglio di fare i rifornimenti domani mattina, trascorrere qui il pomeriggio e la sera per poi partire dopodomani" propose Merlin95.
"Grazie mille per il consiglio ragazzi" e dopo aver sorriso ai due poggiò una mano sulla spalla di Lesen, la guardò negli occhi e disse "Domani pomeriggio mi aspetto di vederti alla mia ultima lezione"
Lei alzò gli occhi e accennò un sorriso già consapevole dell'addio che, lento, sorgeva all'orizzonte.

Claudio e Nicolò si ritrovarono nella loro stanza e si aggiornarono sugli avvenimenti seguiti al loro dividersi. Poi si stesero sul rispettivo letto e aprirono il menu. Nel dungeon quel pomeriggio avevano guadagnato 2 livelli arrivando così al livello 3. Avevano perciò notato un incremento delle caratteristiche e di aver ottenuto 6 punti abilità a testa. Per Nicolò fu molto semplice distribuirli: raggiunse il grado 3 in "Competenze di scritture" e così poté potenziare al grado 1 "Ammaliare" nell' "Area di competenza" Scrittura; potenziò fino al grado 3 nelle magie del dominio di Darkness di livello 1 e, infine, sbloccò il grado 1 dell'abilità "Fascicoletti" nell' "Area di competenza" Artigianato librario.
Claudio invece portò a livello 3 il “colpo potente”, al 2 lingua sciolta e passo felpato, mentre apprese le nuove abilità borseggiatore e scocco triplo. Avrebbe iniziato a destreggiarsi nell’arcieria.
"Hai già in mente cosa prendere domani?" Chiese Nicolò all'amico.
"Beh… Innanzitutto le armi di livello base… A proposito: a te cosa serve?"
"Mmm… I bardi utilizzano strumenti musicali o penne come catalizzatori quindi… direi che una penna d'oca di livello base sarà perfetta!"
"Fantastico! Poi io prenderei un po' di pozioni e qualche razione da viaggio"
"Capisco… Senti Claudio: se avanzasse qualche soldo potresti comprare dei fogli, dell'inchiostro e dello spago?"
"Certamente; ma a cosa ti servono?"
"Ahahahah vedrai domani!" disse il ragazzo coricandosi.
Claudio non insistette e imitò l'amico anche se Morfeo, questa volta, dovette sconfiggere le loro preoccupazioni prima di cingerli con il suo sonno.

Grazie al premio per aver trovato l’anello adesso Claudio possedeva fondi più che sufficienti per comprarsi armi decenti e qualche oggetto curativo. Prese un pugnale di bronzo che, seppur rimanendo a parametri bassi, faceva fare un discreto salto alla sua forza, un arco da poco più  di cinquanta monete, frutta, pane e formaggio sufficienti per circa tre giorni di viaggio la penna d’oca e i materiali che gli aveva chiesto il compagno e 10 unità di  pozione verde, che ristorava 50 hp. Gli rimanevano ancora 400 monete, ed altrettante ne avrebbe avute Nicolò, dal momento che la carta si era reso conto costare un’esagerazione. A quel punto lesse le descrizioni dei nuovi oggetti.
“  Pozione creata con estratto di erbe di campo e fiori rossi dei prati, rigenera istantaneamente una quantità di hp pari a 50”
“ Penna d’oca che, sebbene di qualità apprezzabile, risulta essere un catalizzatore di basso livello, ma, in compenso, risulta piacevole alla vista. Prodotta col piumaggio dei pennuti del lago Atredei, nei pressi della città di Atres”
“ Pugnale prodotto col bronzo estratto nelle miniere di Orima, lavorato poi da mani grezze. Il risultato è un discreto pugnale per ladri alle prime armi”
“Confortante” pensò Claudio.
Mentre tornava verso l’istituto il ragazzo si passò casualmente davanti ad alcune banchette che vendevano ortaggi e verdure varie. In quel momento gli balenò in mente la descrizione delle carni di cinghiale, ricordandosi inoltre di averne ancora una. Decise che era arrivato il momento di vedere come funzionava la skill di cucina. Aveva tutto il pomeriggio, intanto che Nicolò avrebbe tenuto la sua lezione lui si sarebbe dilettato in questa maniera e se fosse riuscito a combinare qualcosa poteva rivelarsi una skill particolarmente utile.

"Buon giorno!" disse Nicolò entrando nella classe. I ragazzi risposero al suo saluto e lui vide, esattamente seduta al banco difronte alla cattedra, Lesen. Aveva pensato tutta quella mattina a cosa raccontare a quei ragazzi il giorno prima del suo andarsene… E solo una cosa gli era venuta in mente. "Oggi voglio parlarvi di una persona che io ho amato con tutto il mio cuore dal primo giorno che l'ho incontrata… Oggi voglio parlarvi di Dante Alighieri" Un leggero brusio si sollevò nell'aula ma, non appena il ragazzo riprese la parola, tutto si calmò "C'è qualcuno qui dentro che sa dirmi un qualcosa su Dante Alighieri?" I ragazzi si guardarono intorno nella speranza di vedere una mano alzata che non fosse la loro. Lesen alzò la mano. 
Nicolò sorrise "Prego, madame Lesen, ci dica pure"
"Beh… Dante Alighieri era un poeta italiano vissuto tra il 1200 ed il 1300 ricordato soprattutto per aver scritto la Divina Commedia"
"Oh molto bene! Abbiamo citato esattamente l'opera di cui vi voglio parlare: la Commedia. Faccio una brevissima premessa: il titolo non lo possiamo sapere con certezza però la critica moderna dice che sia meglio chiamarla semplicemente Commedia" e detto questo fece l'occhiolino alla ragazza "Comunque… Chi sa quali sono i primi versi della Commedia?"
Un altro affannarsi alla ricerca di una mano iniziò tra i ragazzi. Questa volta a salvarli fu un ragazzo che avrà avuto una quindicina d'anni.
"Molto bene! Cita i versi ragazzo!"
Si alzò in piedi, disse "Emh… Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai in una selva oscura, / che la diretta via era smarrita" e con il volto paonazzo si rimise a sedere.
"Fantastico e quasi perfetto! "Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura, / ché la diritta via era smarrita" Dante all'improvviso, senza capire come sia successo, si ritrova in un mondo che non è più il suo, un mondo che non riconosce. Quella selva oscura è una realtà che inizia pian piano a spaventarlo tant'è che cerca di fuggire. Esce dalla selva e si ritrova ai piedi di un monte mentre il sole inizia a sorgere. Inizia a sentirsi meglio e torna a credere in una possibile salvezza quando, all'improvviso, iniziano a comparire delle bestie fameliche: all'inizio una lonza, poi un leone ed infine una lupa. Dante è terrorizzato, ha una ifa blu e inizia ad indietreggiare verso la selva, verso l'oscurità. Ma ecco che compare uno spirito, un'ombra che riesce a mettere in fuga le tre bestie. L'ombra si rivela essere il "fantasma" di Virgilio, un poeta latino che Dante amava con tutta la sua anima. Virgilio riesce, al termine del primo canto della Commedia, a fugare le paure del poeta che però riemergono nel canto II. Lo spirito allora tira fuori la sua "arma segreta": spiega a Dante che lui non l'ha soccorso di sua spontanea iniziativa, ma che una donna le ha chiesto di fare questo: una donna di nome Beatrice. Dante appena sente quel nome scatta sull'attenti ed e nuovamente pronto a partire. "Perché?" vi chiederete; beh… è molto semplice: Beatrice era la donna di cui Dante era innamorato fin dall'età di nove anni, la donna che Dante aveva visto incatenata ad un banchiere da un matrimonio senza amore e che aveva visto poi morire… Ma, solo al pensiero di poter rivedere quegli occhi che lui aveva tanto amato è pronto al viaggio che gli si prospetta: sprofondare nell'inferno, scalare il purgatorio e poi, forse, ascendere al paradiso. Ma i dubbi di Dante ogni tanto riemergono, ogni tanto lo paralizzano, come avviene nel XXVII canto del Purgatorio: Dante deve attraversare un muro di fuoco che non gli torcerà un capello, ma lui non riesce a lanciarsi, ha paura; Virgilio prova a convincerlo che quel fuoco non gli farà nulla ma niente, allora pronuncia una semplice frase "Or vedi, figlio: / tra te e Beatrice è questo muro" BUM! Ha detto Beatrice? E allora mi ci tuffo con un doppio carpiato in quel fuoco!" I ragazzi risero "Finalmente attraversa quelle fiamme e, dall'altra parte Virgilio gli dice "Come! / Volenci star di qua?" che, parafrasando il fiorentino del 1300, vuol dire "Sei scemo che volevi rimanere là?". Poi ritrova quei suoi occhi, ritrova quegli occhi in cui lui aveva visto tutto, nei quali aveva vista riflessa la sua vita. Ma il suo viaggio non finisce, procede. Ora però mi voglio fermare un attimo e parlare di quello che ho detto fino ad ora. Quante volte siete stati paralizzati dalla paura voi? Io non lo nego: una miriade di volte. Ma Dante qui ci insegna una cosa: ci insegna come si possono superare le parole, come ci si può tuffare nei muri di fiamme. Basta avere un motivo, un amore, un ideale da inseguire. Pensate a quello, pensate che solo le paure vi separano da esso ed affrontatele! Questo ci spiega Dante. Dobbiamo inseguire ciò in cui crediamo. Lui vuole rivedere  un'altra volta gli occhi di Beatrice? Bene, lo fa! Ce la fa! Affronta le sue paure e per tutto il paradiso lui non farà altro che trovare scuse per guardare in quegli occhi! Ma c'è dell'altro. L'ultimo verso di tutta la Commedia è "L'amor che move il sole e l'altre stelle", il verso più bello mai scritto, e questo verso nasconde la verità; il viaggio di Dante inizia perché lui vuole rivedere quegli occhi ma lungo la strada capisce un'altra cosa: che ciò che ci deve muovere è l'Amore, ma non l'amore per un qualcuno o per altro, io parlo dell'Amore con la "A" maiuscola: l'Amore per la vita. Tutti gli amori che incontriamo lungo la via, tutti quelli che ci fanno sconfiggere le paure devono illuminarci la via verso quell'Amore! Solo quando imparerete ad amare la vita spernacchierete in faccia alla morte!"
Il ragazzo si fermò e con lui parve fermarsi il tempo. I ragazzi erano come ammaliati, avevano tutti gli occhi rivolti verso di lui. Silenzio. Non un fiato. Era tutto sospeso in quell'attimo in cui esistevano solo parole che lente si allontanavano da quell'aula. Nicolò fece per voltarsi ed uscire dall'aula quando Lesen si alzò in piedi ed iniziò ad applaudire. Lui si voltò stupito e vide i ragazzi alzarsi lentamente ed unire a quell'applauso primordiale i loro e le loro voci. Nicolò era spiazzato, non sapeva cosa fare, aveva le lacrime agli occhi per la commozione e capì: capì che la letteratura avrebbe vinto su quel mondo, capì che quel mondo non poteva niente contro chi stringeva nell'anima le sue parole. 
Il ragazzo fece un inchino ed urlò "Ci vediamo presto ragazzi!" ed uscì dalla porta lasciandosi dietro lo scintillio di una lacrima.

Era arrivata la notte e i due amici si erano ritrovati ancora una volta nella loro stanza.
“Questi sono i tuoi oggetti, Nico: la penna, i materiali che  mi avevi chiesto, del cibo… e qualche pozione, che non si sa mai”
"Grazie Claudio!" il ragazzo dispose immediatamente i materiali appena ricevuti sul tavolo: inchiostro, carte e spago; poi prese la penna e, dopo averla intinta nell'inchiostro, accanto al quale comparve la scritta "utilizzi rimanenti: 19",  iniziò a scrivere su uno dei dieci fogli. Finita la prima facciata dovette intingere nuovamente la penna, facendo calare gli utilizzi dell'inchiostro a 18, prima di continuare a scrivere sul retro del foglio. In un'ora finì la prima fase del suo lavoro. Poi prese i 3 fogli che aveva riempito e li incolonnò, poggiò sopra di essi lo spago e un comando apparve davanti a lui: "Realizza fascicoletto"; lui digitò. "Operazione riuscita" disse un secondo messaggio e un terzo chiese "Inserire nome per il fascicoletto:…"

Kralen, Lesen, Merlin95 e Sparkire avevano accompagnato i due ragazzi fino alle porte della città. Prima di partire Nicolò prese per una mano Lesen e la portò lontano dal gruppo. 
"Orpheus cosa stai facendo?" chiese lei agitata.
"Ora vedrai" sorrise lui.
Ad un certo punto il ragazzo si fermò, guardò la ragazza, palesemente imbarazzata, e aprì il menu. Dopo poco davanti agli occhi di Lesen comparve la scritta "Ricevuto regalo da Orpheus". La ragazza cercò l'oggetto nell'inventario e lo trovò: "Fascicoletto: Inferno, Canto I, commentato da Orpheus". Vi digitò sopra e tra le mani gli comparvero tre fogli perfettamente uniti tra loro, senza rilegatura, scritti a mano e con una calligrafia quasi illeggibile.
"Mi dispiace per la calligrafia ma scrivo così anche nel mondo normale ricevendo già abbastanza improperi…" disse lui passandosi una mano tra i capelli "Spero che ti sia utile con i ragazzi… e ti prometto che te ne farò avere altri man mano che ne scriverò"
Lei lo guardò quasi commossa per il gesto… Nicolò allora ci teneva alla scuola. "Grazie Orpheus ma… come hai fatto a riscrivere un canto intero?"
"Ah… Beh lo sapevo a memoria" rise lui.
Lei lo guardò sconcertata poi risero insieme. Prima di salutarsi la Lesen inviò al ragazzo la richiesta d'amicizia che lui accettò subito.
Così i due si incamminarono verso l'ignoto e, mentre sparivano all'orizzonte, qualcuno alle loro spalle versava lacrime uguali a quelle della vita reale.

Il viaggio fu lungo, quasi quanto aveva anticipato Sparkire, ma non fu assolutamente difficile. Seguirono i sentieri sterrati attraverso morbide collinette verdi, prati fioriti, boschi brulicanti di vita, costeggiarono limpidi ruscelli di fresca acqua, rimasero estasiati davanti a decine di magnifici squarci  di paesaggio. Si fermarono verso mezzogiorno per sgranocchiare qualcosa e recuperare energie: del pane e una fetta di formaggio. A Claudio sarebbe piaciuto accompagnare quel fragrante pane (perfino il ragazzo fu sorpreso di quanto si fosse mantenuto bene il pane del giorno prima) con un sughetto a base di carne di cinghiale, ma quando il giorno precedente aveva provato a cucinare il risultato era una brodaglia insipida, insapore ed addirittura bruciata. Evidentemente era una ricetta di livello troppo alto per la sua scarsa abilità a quei virtuali fornelli. Quello fu un duro colpo per il suo ego.  Il lato positivo del viaggio fu che, nonostante non dovettero combattere molto spesso,  durante l’intera giornata di viaggio sfidarono un numero sufficiente di nemici tale da consentire loro un altro paio di level up. Le vittime designate furono creature buffe, come quelle che Claudio identificò come “ralpe” strani animaletti maculati di forma e dimensioni delle talpe, ma con due enormi occhi sporgenti; oppure cinghiali, cani randagi, addirittura un bandito solitario, evidentemente un NPC, che gli fece guadagnare anche un bel gruzzoletto una volta sconfitto.
Si resero conto di quanto le nuove armi, sebbene non fossero questo chissacché, erano infinitamente più forti delle precedenti, accorgendosi dell’unica difficoltà del piano zero: cambiare al più presto possibile le armi dell’equipaggiamento base, per rendere ogni nemico completamente innocuo.
Marciarono incessantemente, oltre la pausa pranzo si fermarono solo altre due volte, riposandosi una mezz’ora. Dovevano trovare i loro amici, ad ogni costo. Era quello il loro obbiettivo. E dovevano farlo alla svelta, ogni minuto, ogni ora, era preziosa. Almeno Claudio aveva una piccola speranza nei confronti di Luna, probabilmente, se era addirittura assieme ad altri sei giocatori molto probabilmente stava bene. Erano circa le sette di sera, quando arrivarono sulle sponde di un grande lago. Poterono vedere le barche dei pescatori che si avvicinavano alla riva, probabilmente cariche di polposi pesci, quieti animaletti che si abbeveravano a riva, qualche altro giocatore che si dirigeva verso la città, ma soprattutto rimasero incantati dai riflessi rossastri del sole al tramonto irradiati dall’acqua increspata, che andava a scaldare i loro cuori, facendogli sperare bene per ciò che avrebbero trovato in questa nuova città.

La città era poco più piccola della Città d'Inizio. Non appena varcarono la porta delle mura comparve davanti a loro la scritta "Città di Atres". Era già tardi e lungo le strade gli NPC tornavano verso le proprie case confondendosi con i giocatori, le fiaccole incominciavano ad accendersi e nel cielo si intravedevano le prime stelle della notte. I due iniziarono a cercare l'insegna di una locanda. Appena ne ebbero trovata una si fioccarono all'interno  nella speranza che fosse ancora disponibile una camera. L'NPC locandiere gli stava consegnando la chiave di una camera quando i due ragazzi sentirono un urlo provenire da uno dei tavoli al piano terra "CLAUDIO, NICOLÒ!"
I due si voltarono sorpresi: qualcuno li aveva chiamati! E con il loro vero nome, per giunta! Videro allora in piedi accanto ad un tavolo un volto noto ad entrambi.
"FRANCESCO!" urlarono i due.
Francesco Ageli era un loro compagno di classe, uno di quelli che erano stati intrappolati nel gioco il primo giorno.
I due andarono incontro all'amico e si sedettero insieme allo stesso tavolo.
"Ragazzi ma voi due cosa ci fate qua dentro? Il pomeriggio in cui tutto è iniziato voi due non avevate il recupero di fisica?"
"Sì però qualche giorno dopo abbiamo deciso di entrare nel gioco…" disse Claudio.
Francesco inizialmente rimase sorpreso dall'affermazione del compagno,  poi si fermò un attimo a riflettere "Ah, c’è solo un motivo che ti spingerebbe a mettere in gioco la tua stessa vita…. Giusto?”
Claudio accennò un sì con il capo, entrambi si erano capiti.
"E te Nicolò? Perché sei qui?"
"Ho due motivi ed ognuno basta a se: primo, voglio salvare i miei amici da questo mondo e con loro quanta più gente possibile; secondo: è un segreto"
"Sei sempre il solito. Ahahahahah" scoppiò a ridere Francesco "Comunque, se vi interessa, ho incontrato gli altri ieri"
"COSA?!" dissero i due all'unisono.
"Sì; li ho incontrati ieri mentre partivano per la città di Lemit, se vi fa piacere saperlo stavano tutti bene"
I due vennero colti all'improvviso da una felicità immensa: i loro amici stavano bene! Dovevano inseguirli! Sarebbero partiti subito se non fosse stata notte quindi decisero di partire il giorno dopo. Parlarono fino a notte fonda con Francesco e scoprirono che nel gioco si era chiamato Nakt e si aggiunsero tra loro nelle rispettive liste di amici. Francesco aveva raccontato di aver scelto la classe di guerriero ma non era così impavido da spingersi oltre il piano iniziale, quindi vagava tra le città pronto ad offrire aiuto a chiunque ne avesse bisogno, nei limiti delle sue possibilità. I ragazzi decisero di parlargli della scuola che si trovava alla Città d'Inizio; lui disse che l'indomani stesso sarebbe partito alla sua volta. Intorno alla mezzanotte i tre si salutarono ripromettendo che si sarebbero scritti presto tenendosi informati riguardo alle proprie avventure.

Quella notte Nicolò non riuscì ad addormentarsi finché non vide l'icona di un messaggio nel suo menu. Lo aprì; era da parte di Antigone e diceva: "Mi è giunta informazione che oggi un ladro e un bardo hanno lasciato la Città d'Inizio; che matti che sono… Mi raccomando state attenti e giurami che tornerai a trovarmi!"
Antigone, la ragazza che inizialmente gli era sembrata severa e anche un po' scorbutica, si era rivelata in realtà dolce come poche. L'aveva conosciuta solo per un giorno eppure si era affezionato a lei… Era anche carina… "Ma questo non centra nulla!" pensò lui rosso in volto. "No-no-no…" balbettò, poi, serio in volto, ripeté a bassa voce "È una carissima ragazza ma quello che sento è solo amicizia… Non è quello che sente Claudio per la sua Luna…" Guardò la luna e si immaginò dentro a quella sfera candida come solo lei sapeva essere, si immaginò in quella luce mentre ballava con una ragazza di cui non sapeva distinguere il volto… Di cui non poteva distinguer il volto… "Ti troverò Glauce…" disse sorridente.
Allora riaprì la chat di Antigone e le scrisse "Sì, hai ragione, sono due pazzi. Ti giuro che ci rivedremo!"
Dopo avere inviato il messaggio finalmente riuscì a prendere sonno.
Claudio dormí poco quella notte. La passò quasi tutta sul tetto della locanda, arrampicandosi grazie alle capacità del ladro,  ad osservare quella magnifica sfera pallida incastonata nella volta celeste
“Luna… dove sei? Come stai?” stese il braccio, quasi volesse afferrarla “ sei viva anche tu, come Roberto e gli altri? O tu ed il gruppo con cui viaggiavi siete caduti in qualche trappola?” un attacco di depressione si impadronì di lui,  non riuscì a trattenere tutte le lacrime, lasciandosene scappare alcune, che iniziarono a rincorrersi lungo le sue guance. Si stese, trasse un profondo respiro, con gli occhi sempre rivolti verso il suo faro “no, stai bene, sei al sicuro, tu. Lo so. Spero solo che Kralen abbia visto proprio te abbandonare la città, spero di non averti lasciato indietro. Se tu fossi stata lì ed io non ti avessi trovata…” ma sapeva che quella ragazza testarda non era sarebbe mai rimasta in panciolle a bivacccare nelle comodità della città d’inizio. Era certo che lei era già al piano 1, ad esplorare quanto più quel mondo poteva offrirle, per saziare quel suo tanto bambinesco quanto ammirabile desiderio di scoperta. Sentiva che era viva, ma sapeva che per trovarla avrebbe dovuto cercarla in ogni singola città, locanda, edificio di LSO. Sapeva che era più prudente prima accumulare un po’ di esperienza e qualche soldo, ma appena si sarebbe sentito abbastanza pronto per dedicare tutte le sue giornate interamente alla ricerca della sua amata nulla lo avrebbe fermato. Neppure il cupo spettro della morte.
   
 
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