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Autore: _Shadow_96    29/07/2016    4 recensioni
Magnus è tutto ciò che le ragazze e anche molti ragazzi amano e invidiano: fisico atletico, sguardo penetrante, stronzo quanto basta e con un’intelligenza tale che risulta simpatico anche quando è sarcastico e pungente. È magnetico e ne è consapevole ma quanto più le persone gli orbitano intorno tanto più lui le respinge. Bello e impossibile. Praticamente irraggiungibile. La verità, però, è che Magnus è molto più di quello che sembra.
Alexander è bello ma non sa di esserlo. Nessuno glielo ha detto o almeno non il giusto tipo di persona. E’ il classico secchione, timido e taciturno. Un eterno indeciso che sogna di entrare nell’esercito ma si sta preparando per il test di ammissione alla facoltà di Medicina. A casa lo aspettano una madre che dire severa è dir poco, una sorella che è il suo esatto opposto, un padre padrone e un migliore amico che, anche se involontariamente, lo mette sempre in ombra- cosa che non lo aiuta sicuramente ad uscire dal guscio. Quello che Alexander non sa è che la sua vita inizierà nel momento in cui i suoi occhi incontreranno quelli di Magnus.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve *coff coff*

Non sono una grande scrittrice, purtroppo per me e per voi, ma avevo una gran voglia di scrivere qualcosa sui Malec (sono in astinenza e novembre 2017 è veramente assurdamente lontano). Ora che l’università mi ha lasciato un po’ di tempo libero ho pensato: perché no? Perciò eccomi qui. Come ho detto non sono molto brava e sicuramente ci saranno degli errori nel testo motivo per cui mi farebbe molto piacere ricevere qualche commento che mi aiuti a crescere e migliorare. Ci sono molte bellissime storie su questo sito in tutte le sezioni e mi sento veramente piccola piccola rispetto a queste però farò del mio meglio per scrivere qualcosa di quantomeno sensato.
Potrebbero esserci delle somiglianze con altre storie ma è assolutamente involontario: è la mia fantasia che si fonde con l’esperienza di ciò che ho letto fino ad ora. Se qualcuno dovesse risentirsi per qualcosa vi prego di farmelo sapere.
La smetto di tediarvi e vi lascio al capitolo che è introduttivo e se dovesse piacervi mi impegnerò per scrivere e aggiornare il prima possibile.
Un bacio grande a chiunque spenderà un po’ di tempo per me :) e grazie!

L’elefante e la farfalla

Capitolo 1: Le sorelle sanno come farti impazzire

Sono in ritardo. Sono in ritardo. Sono. In. Ritardo.

Mi vedete? Ma come no? Sono quel ragazzo che corre come un ossesso per raggiungere la fermata dell’autobus. Sono quello con lo zaino in spalla, il viso in fiamme e il cuore che ha deciso di andarsi a mettere da qualche parte su nella testa perché è lì che lo sento pulsare.
Lo sapevo che non avrei dovuto passare tutta la notte sui libri e che tre ore di sonno non mi sarebbero bastate eppure, come al solito, l’ansia di non aver preparato tutto al meglio mi ha portato a ripetere lo stesso errore. Dicono che errare è umano ma perseverare nell’errore è diabolico e con il senno di poi non posso che essere d’accordo. Sento i muscoli bruciare ma ci sono abituato e continuo a correre, nonostante la fatica, non solo perché devo ma anche perché in questo provo una immensa sensazione di libertà. Corro così velocemente che quasi volo ma se non fosse per l’allenamento continuo a cui mi sottopongo in vista delle prove per l’esercito adesso sarei già collassato sul marciapiede. Rallento solo quando riesco a scorgere la fermata e voltandomi indietro mi accorgo che dell’autobus non c’è ancora l’ombra e che quindi, anche per questa volta, ho scampato il pericolo di un ritardo. Non potrei sopportare una delle ramanzine che mia madre rifila sempre a mia sorella che, al contrario di me, pur di essere perfettamente truccata e vestita arriva sempre in ritardo. Non è un caso, infatti, se mentre io mi scapicollavo per raggiungere la fermata lei era ancora indifferentemente seduta al tavolo a fare colazione. Quando l’autobus arriva salgo a testa bassa e occupo il primo sedile libero che trovo appoggiando il viso bollente al finestrino. Mi ostino a tenere gli occhi chiusi per non osservare nel vetro il disastro della mia faccia rosso pomodoro e dei mie capelli- che hanno sicuramente visto tempi migliori- sparati in ogni direzione. Non mi piace osservare il mio riflesso allo specchio se non per lo stretto necessario e non dedico troppo tempo nella scelta del vestiario o nell’acconciare i capelli come molti miei coetanei: con me altro che restyling…ci vorrebbe un miracolo. Vorrei tanto essere come mia sorella Isabelle che- si lo so sono di parte- è veramente uno spettacolo della natura. È femminile come poche, sinuosa, seducente e ammaliante come una sirena. Ha capelli neri e folti come i miei ma lunghi e sempre perfettamente acconciati, morbidi e luminosi anche quando li ricopre di lacca; occhi neri come pozzi di petrolio che se solo hai la (s)fortuna di incrociarli sei finito; delle labbra e un fisico perfetto modellato da anni di danza prima e da ore e ore di palestra poi senza la morbosa volontà di aderire a uno stereotipo ma solo per rispettare il proprio corpo e trattarlo al meglio. Per avere la sua attenzione anche solo per qualche secondo molti sarebbero disposti a dannarsi l’anima. Quello che nessuna sa, ma che io ho la fortuna di vivere ogni giorno, è che oltre allo splendido ed etereo aspetto esteriore mia sorella ha un cuore enorme: è un angelo guerriero sempre pronto a difendere e a sacrificare tutto per le persone che più ama- e io ho la fortuna di essere il primo della lista.
La mia dolce sorellina sa, però, come farmi uscire dai gangheri quando mi costringe a delle serate in discoteca con lei e il nostro miglior amico Jace oppure quando cerca di cambiare ciò che sono a partire dall’abbigliamento. È una cosa che non sopporto anche se, con il senno di poi, mi rendo conto che migliorare un po’ il mio aspetto esteriore non sminuirebbe la mia convinzione che ciò che conta è ciò che si porta nel cuore. E Isabelle ne è l’esempio più lampante. Da qualche tempo a questa parte qualcosa in lei è cambiato. Ha iniziato a diventare cinica e a fare letteralmente strage di cuori passando da un ragazzo all’altro con la stessa frequenza con cui cambia il colore allo smalto che porta sulle unghie: minimo ogni due giorni. Chiuso in me stesso, incapace di accettare alcune parti di me di cui non vado esattamente fiero, non ho individuato questo suo cambiamento se non quando si è manifestato al suo massimo. Ho scelto di non pressarla perché so quanto sia odioso quando si porta dentro qualcosa di cui non si può o non si vuole parlare e gli altri insistono per cavarcela fuori. Isabelle ha sempre rispettato i miei tempi e io rispetterò i suoi perché so che lei sa di poter contare su di me come confidente e come complice in tutto, come io posso contare su di lei. Tranne che sulla puntualità, ovvio.

Arrivo a scuola giusto in tempo per il suono della campanelle così mi affretto a recuperare i libri dall’armadietto e raggiungere la mia classe. Il banco al mio fianco è vuoto ma non è una novità perché presto sarà occupato da una delle persone più importanti della mia vita: il mio migliore amico. Il professore si è appena seduto alla cattedra quando la testa bionda di Jace fa capolino dalla porta.

“Quale scusa inventerete per il vostro ritardo signor Wayland?” lo apostrofa il prof mentre lui, senza alcuna fretta nonostante tutto, si accomoda al proprio banco.

“Non ho bisogno di scuse. È che sono così favoloso che persino il letto ha difficoltà a lasciarmi andare al mattino” commenta il mio migliore amico mentre si sfila la giacca con una serie di sospiri e risatine che fanno da sottofondo. D’altra parte a me viene solo voglia di nascondere la faccia sottoterra quando se ne esce con affermazioni di questo tipo.

“Non capisco perché si comporti in questo modo, signor Wayland, quando ha un esempio di disciplina, etica ed educazione come il signor Lightwood come amico e vicino di banco” Jace prova a ribattere con una delle sue risposte più sagaci e pungenti ma il professore lo interrompe sollevando una mano “Silenzio! Non lascerò che lei rubi altro prezioso tempo alla mia lezione. Andate tutti a pagina 237, oggi spiegheremo il ciclo di Krebs fase per fase”

Apro il libro alla pagina indicata dal professore e sistemo evidenziatori, matita, penna e tutto ciò che mi occorre per prendere appunti. Non capisco come facciano alcuni ragazzi- leggi Jace- a non prestare la minima attenzione in classe per smanettare al cellulare quando, invece, ascoltando in classe e organizzando per bene le informazioni si ha già metà del lavoro svolto e di conseguenza più tempo libero e migliori risultati.
Anche adesso, ad esempio, mentre io sono impegnato a segnare fase per fase le reazioni chimiche che il professor Pitt sta spiegando Jace al mio fianco è tutto preso dal cellulare: dalla velocità con cui muove le dita sullo schermo penso stia avendo una conversazione con la fiamma del momento. Questo pensiero mi fa contorcere lo stomaco e il vuoto che sento al centro del petto è qualcosa di reale e tremendamente doloroso che non mi posso permettere.


 

Mia sorella si siede al tavolo con me e Jace, sul suo vassoio un insalata con pollo e uno yogurt light oltre a una bottiglietta d’acqua. La osservo scettico e con un po’ di senso di colpa mentre addento il mio panino ripieno di grassi saturi e sale. Non ritengo di avere un grande fisico ma non sono grasso e tutto grazie all’allenamento a cui mi sottopongo giornalmente perché, senza, penso proprio che finirei per rotolare al posto di camminare.

“Ragazzi non ho idea di come farò a sopportare quella papera della Robinson oggi pomeriggio. Ho già il cervello in fiamme!”

“Isabelle abbassa la voce!” l’ammonisco e i suoi occhi si alzano al cielo come accade ogni volta in cui la richiamo per qualcosa. Non ribatte nulla e sposta lo sguardo su Jace che mentre mangia è completamente assorbito dal suo cellulare.

“Ha qualcosa che non va?” mi domanda scostandosi i lunghi capelli neri dagli occhi osservando il nostro miglior amico che ci ignora completamente “Ehilà! Terra chiama Jace?”

“Ah, ciao Izzy! Da quando sei qui?” le domanda riponendo per la prima volta da quando è entrato in classe il cellulare in tasca. Mi accorgo del momento in cui si rende conto di essersi completamente estraniato quando osserva i piatti vuoti sul nostro vassoio inarcando un sopracciglio “Oh” commenta e questa volta gli occhi che si alzano al cielo sono i miei.

“Spero che non fossi preso a rimirare i tuoi selfie e ti perdono solo se mi dici chi è che ha catalizzato la tua attenzione fino a dimenticarti dei tuoi amici” lo apostrofa lei sorridendo maliziosa. Mia sorella è una gran pettegola e le piace soprattutto impicciarsi degli affari miei e di Jace- non che nella mia vita accada mai qualcosa di significativo.

“D’accordo Izzy! Ho conosciuto una tipa” borbotta mentre si tuffa sulla torta al cioccolato che avevo ardentemente sperato mi cedesse. Sono goloso, che ci posso fare?

“Uuh deve essere una cosa seria se sei così coinvolto. Durerà più di due giorni questa volta? Ti stai già rammollendo fratellone?” Jace non è veramente nostro fratello ma per noi è come se lo fosse. Quando aveva cinque anni, alla morte del padre che lo aveva cresciuto da solo essendo la madre morta durante il parto, Jace si era trasferito nella casa a fianco alla nostra per andare a vivere con la nonna Imogen. Ricordo come se fosse ieri il giorno in cui nostra madre, Maryse, andò a bussare alla porta della nostra vicina: mia sorella di 4 anni tra le braccia mentre io arrancavo dietro di lei reggendo un vassoio carico di biscotti fatti in casa il cui profumo mi solleticava le narici e che desideravo mangiare fin da quando l’avevo vista preparare gli ingredienti.  Quando la porta si era aperta Imogen, una donna che ancora oggi mi inquieta per l’aura di forza e la risolutezza che emana, mi aveva tolto il vassoio dalle mani e ci aveva fatti accomodare in casa chiamando a voce alta Jace che era in salotto infagottato nel divano. Quando i miei occhi incontrarono l’oro dei suoi scattò qualcosa: era come se lo avessi riconosciuto. Ancora oggi, quando ci basta guardarci per comunicare i nostri pensieri, ho l’impressione che le nostre anime fossero destinate a incontrarsi forse per una forza ancestrale, un patto stipulato in una vita precedente. I sentimenti che provo quando sono con lui mi hanno sempre spaventato ma non ho mai capito il perché fino a quando non sono diventato adolescente e gli ormoni hanno iniziato a fare il loro lavoro risvegliando parti di me che non pensavo esistessero. Nessuno sa di questo, nemmeno Izzy. E mai nessuno lo saprà.

“Non so. Per ora mi intriga proprio tanto. È una rossa anzi più una carota, mi mancava una rossa” ridacchia ma la dolcezza che gli sento nella voce mi spezza il cuore “Poi è un tale tappo e se vicino a me scompare non oso immaginare come sareste bizzarri vicini, Alec: un metro e novanta contro un metro e una mentina. Il fatto è che mi ha rifiutato. Ma vi rendete conto? Come si fa a rifiutare questo splendore?” borbotta lisciandosi la camicia per evidenziare i muscoli al di sotto. Giuro, vorrei avere la forza per distogliere lo sguardo. Isabelle ride osservandolo mentre si pavoneggia: lei fortunatamente è immune al suo fascino.

“Povero piccolo” lo sbeffeggia “Quanto male sta il tuo ego in questo momento?”

“Nulla può scalfire il mio ego. La conquisterò, statene certi. Infatti stasera si esce bellezza. C’è una festa a cui è stata invitata di un tizio che dicono sia un mago in queste cose. Un certo Magnus...”

“Bane?! Sei invitato a una festa di Magnus Bane?” esclama Izzy spalancando gli occhi neri “Sono stata a una sua festa una volta a cui era stato invitato Meliorn. Le voci sono più che fondate!”

“Ah boh, non lo avevo mai sentito nominare ed è strano. Comunque è ovvio che verrete con me. Tutti e due!” sottolinea guardandomi dritto negli occhi. Se già a prescindere odio le feste, la musica, l’alcool e il casino immaginate quanto mi faccia piacere sapendo che ci sarà la nuova fiamma di Jace e dovrò passare la serata inchiodato sul divano o in un angolo a commiserarmi.

“No grazie” borbotto recuperando la cartella per tornare in classe essendo suonata la campanella già da qualche minuto.

“E invece verrai!” mi blocca Izzy afferrando la manica della mia giacca “è ora che smetti di sopravvivere e incominci a vivere fratellone. Prometto, che se dovessi sentirti troppo a disagio tornerò a casa con te e poi…non puoi lasciarmi sola con Jace a reggere il moccolo!” Oh no, lo sguardo da Bambi no!

“E va bene!” sospiro affranto mentre il viso di lei si illumina.

“Perfetto! Ci vediamo all’uscita per una intensa seduta di shopping. Per un party di Magnus Bane ci vuole un abbigliamento corretto e tu, fratellone, non hai il minimo gusto nel vestire. Ciao ciao!” mi stampa un bacio sulla guancia e scappa via prima che possa anche solo ribattere alla sua affermazione che, per altro, so quanto sia fondata.  Jace ridacchia sentendo il profondo sospiro affranto che rilascio mentre la guardo andare via ondeggiando sui tacchi alti. Le sorelle sanno come farti impazzire.

 

  
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