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Autore: _Shadow_96    05/08/2016    4 recensioni
Magnus è tutto ciò che le ragazze e anche molti ragazzi amano e invidiano: fisico atletico, sguardo penetrante, stronzo quanto basta e con un’intelligenza tale che risulta simpatico anche quando è sarcastico e pungente. È magnetico e ne è consapevole ma quanto più le persone gli orbitano intorno tanto più lui le respinge. Bello e impossibile. Praticamente irraggiungibile. La verità, però, è che Magnus è molto più di quello che sembra.
Alexander è bello ma non sa di esserlo. Nessuno glielo ha detto o almeno non il giusto tipo di persona. E’ il classico secchione, timido e taciturno. Un eterno indeciso che sogna di entrare nell’esercito ma si sta preparando per il test di ammissione alla facoltà di Medicina. A casa lo aspettano una madre che dire severa è dir poco, una sorella che è il suo esatto opposto, un padre padrone e un migliore amico che, anche se involontariamente, lo mette sempre in ombra- cosa che non lo aiuta sicuramente ad uscire dal guscio. Quello che Alexander non sa è che la sua vita inizierà nel momento in cui i suoi occhi incontreranno quelli di Magnus.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera! Qualcuno è sveglio in attesa dell’inizio delle olimpiadi? Io lo sono ma non per questo motivo. Scusate se aggiorno a quest’ora tarda ma tornata a casa da tirocinio ho fatto da babysitter a mia nipote e solo ora ho avuto la possibilità di mettermi al pc. Pur avendo riletto il capitolo la stanchezza non mi ha permesso di essere lucida e correggere gli errori per cui vi prego di perdonarmi domani a mente lucida correggerò gli strafalcioni e le virgole! Altro capitolo introduttivo comunque ma Magnus arriverà presto. Sono un po’ in paranoia perché non voglio deludere tutti voi che mi avete dato fiducia e mi farebbe davvero tanto bene sapere cosa ne pensate. Se non mi dite dove sbaglio non so su cosa lavorare o cosa migliorare.
Sono già felicissima per le 4 recensioni per cui ringrazio ancora una volta LaVampy, Mrs_Cobain951 , miky9160 e shamarr79 (di cui, se non lo avete ancora fatto, vi consiglio di leggere “L’anello che non tiene”) e ringrazio anche chi ha inserito la storia tra le seguite. Vi lascio al capitolo! Grazie a tutti :) a presto!

L'elefante e la farfalla
CAPITOLO 2: Vorrei

La giornata di shopping con Izzy è stata proprio come mi aspettavo: massacrante. Mi ha trascinato in giro per negozi piazzandomi sul divanetto davanti al camerino per commentare ogni abito che ha provato. Inutile dire che, con un corpo e un viso come i suoi, tutto ciò che indossa la fa sembrare pronta per una sfilata e io, sperando di chiudere quella faccenda il prima possibile, le ho detto esattamente questo.

“Alec dai!  Sii serio. Ho bisogno di essere favolosa, di qualcosa che lasci tutti a bocca aperta” ha sbottato rinchiudendosi nel camerino e quando ne è uscita aveva i jeans e il maglioncino che aveva indossato al mattino. Il tour de force era appena iniziato e quando finalmente ha trovato il vestito perfetto- un abito molto femminile tutto in pizzo bianco con una sottoveste color carne che la faceva sembrare nuda e che era così aderente da evidenziare il fisico a clessidra-i miei piedi stavano già implorando pietà.  Quello era l’unico che non avevo approvato e, dopo averlo comprato, ridacchiando mi ha detto che proprio per questo motivo l’aveva scelto. Col senno di poi sarebbe stato meglio se avesse perso più tempo a cercare l’abito per lei perché, subito dopo averlo trovato, ha focalizzato tutta la sua attenzione su di me. Mi ha spedito in camerino con le braccia cariche di camicie, jeans e magliette e ha iniziato ad elencare gli abbinamenti a cui aveva pensato.

“Izzy ma come diavolo fai a ricordare ogni singola camicetta delle centinaia che mi hai passato?  Se ti applicassi così anche a scuola saresti la prima della classe” le ho detto realmente sorpreso mentre indossavo l’ennesimo outfit che sicuramente non avrei scelto. Borchie e pelle. Ma stiamo scherzando? Non può pensare che mi stia bene una cosa del genere.

“Non è un voto che dice chi sei” ha borbottato lei col naso infilato tra le grucce e mi è sembrata proprio un cagnolino alla ricerca di un tartufo. Non che non ottenga buoni voti ma proprio perché conosco le sue potenzialità so che potrebbe fare molto di più. È mio compito da fratello maggiore spingerla a desiderare sempre il massimo e non solo quando sta decidendo come vestire il suo bambolotto in carne ed ossa. 
Ho raggiunto i massimi livelli di imbarazzo quando ha chiamato la commessa, una ragazza minuta e carina, una delle poche che mi è piaciuta perché non ci ha assalito come un pittbull, per avere un commento esterno. Sentivo di essere diventato più rosso della camicia che stavo indossando mentre gli occhi di quelle due mi scorrevano addosso e Izzy blaterava di cinture e gilet e mi trattava come un cane ammaestrato: “girati”, “mettiti di profilo”, “su quelle spalle”. Quando la mia pazienza era ormai giunta al limite finalmente i suoi occhi si sono illuminati e mi ha regalato un bel pollice in su. La scelta finale è ricaduta su una camicia azzurro chiaro che, devo ammetterlo, mi sta proprio a pennello, un paio di jeans neri e aderenti ma non in modo imbarazzante con qualche strappo sul davanti e una giacca, anch’essa nera, elegante ma casual. Mi ha consigliato, poi, di indossare gli stivali e la cintura che mi aveva regalato qualche anno prima e che, ovviamente, non avevo mai indossato.

“Stasera farai una strage, fratellone” ha commentato alla fine abbracciandomi forte e nonostante la stanchezza ero felice di aver passato del tempo con lei.


Perciò eccomi qui, dopo essermi fatto una doccia calda che mi ha sinceramente rigenerato, seduto sul divano con le buste dei miei acquisti al fianco. Non ho la minima voglia di vestirmi e di uscire dalla mia camera. Qui, tra queste pareti, sono al sicuro. Non devo controllare ogni pensiero, azione o emozione. Posso semplicemente essere me stesso. Non sono agorafobico o misantropo ma per me ogni volta che sono tra la gente è una battaglia con me stesso. Una battaglia per evitare che questi miei occhi così trasparenti rivelino quello che realmente ho nel mio cuore, quello che realmente desidero e bramo, quello che potrebbe rendermi felice ma che non potrò mai avere. Perché ho un segreto che nessuno capirebbe, di cui mi vergogno.  Ciò ha innescato in me un meccanismo di compenso: un desiderio folle di non deludere le aspettative, di essere all’altezza, di rendere felici e orgogliosi gli altri anche quando ciò fa del male a me. Perché non mi accetto. Perché vorrei tanto diventare piccolo quanto un granello di sabbia e lasciarmi trasportare dal vento o dal mare e occupare poco spazio, essere silenzioso, non dare fastidio con la mia presenza che è ingombrante persino per me stesso. Perché c’è qualcosa di sbagliato in me a cui non posso dare un nome altrimenti diventerebbe reale e non ho il coraggio e la forza per affrontarlo. Provo a minimizzare i danni collaterali della mia esistenza e questo, lo giuro, mi prosciuga. Non posso parlarne con nessuno, però, perché è un peso che devo sopportare solo io: mio è il peccato e mia la condanna. Faccio uno sforzo enorme per trattenere le lacrime e inizio a tirare fuori i vestiti dalla borsa e sistemarli sul letto. Quando tiro fuori la camicia un bigliettino cade e atterra sotto il mio letto. Convinto sia lo scontrino mi piego per raccoglierlo e gettarlo nel cestino. Il foglietto che raccolgo, invece, è un piccolo quadratino rosa con un numero di telefono e una frase “Questo è il mio numero, sono Lydia. Chiamami”. Cerco di fare mente locale e mi ricordo che Lydia è la commessa bionda che Izzy ha obbligato ad assistere alla mia ridicola “sfilata”. Sono consapevole che dovrei essere lusingato da tutto ciò visto che Lydia è veramente una bella ragazza, invece, guardando il bigliettino, tutto ciò che sento è l’ansia che inizia a stringermi il petto mentre un prurito si espande dalle mani alle braccia. L’aria nella stanza inizia a sembrarmi sempre di meno e mi irrigidisco perché so che non è normale provare un tale disinteresse e perché riconoscere il motivo di questo vorrebbe dire riconoscere qualcosa che da tempo so ma che rifiuto.

“Alec sbrigati!” mi richiama mia sorella dal corridoio e questo mi aiuta ad uscire dal mio stato di panico e d’ansia. Mi concentro per controllare il mio corpo e le mie reazioni e finalmente mi calmo. Per qualche strano motivo, però, anziché gettare il bigliettino lo ripongo all’interno dell’ultimo cassetto della scrivania e ritorno verso il letto per vestirmi. Con i nervi a pezzi ci vorrà tutta la mia forza di volontà per resistere a questa serata. Quando raggiungo l’ingresso Izzy è già lì ed è veramente bellissima: ha indossato l’abito e vi ha abbinato un paio di stivali al ginocchio con un tacco che, solo a guardarlo, mi provoca le vertigini. I capelli sono raccolti in uno chignon ma ha dei riccioli liberi che le incorniciano il viso rendendola sexy e allo stesso tempo elegante e sofisticata. Il trucco è il punto forte: gli occhi messi in evidenza da una linea perfetta, le ciglia lunghissime e un rossetto rosso fuoco. È bellissima e vorrei che non lo fosse perché passerò tutta la serata ad incenerire con lo sguardo chiunque le si avvicini. “Cavolo, ho fatto proprio un bel lavoro con te!” commenta squadrandomi da testa a piedi e non sarà sorpresa quando alzo gli occhi al cielo ed esco senza nemmeno aspettarla. Fuori c’è Jace che ci aspetta appoggiato all’auto e quando lo vedo rischio di inciampare e ruzzolare sul vialetto. Vorrei non avere questi pensieri ma non riesco a controllare me stesso dal lasciar scorrere lo sguardo su di lui, sulla camicia bianca slacciata sul petto per evidenziare i muscoli, sui jeans che nonostante la cintura pendono sui fianchi e su quei capelli biondi che, persino alla semplice illuminazione dei lampioni, lo fanno sembrare un angelo. Vorrei non avere questi pensieri; l’ho già detto?

“Wow Izzy! L’hai conciato proprio per bene, non sembra neanche lui!” ridacchia Jace mentre col braccio mi circonda il collo e io, per restare in tema di vorrei, vorrei riuscire a non tremare quando il suo profumo mi solletica le narici.

“Lo so, lo so. Devo dire che così fa la sua figura il mio fratellino. In fondo, abbiamo lo stesso DNA quindi basta saper valorizzare i suoi punti di forza ed il gioco è fatto. Copilota!” urla improvvisamente aprendo la portiera del passeggero davanti e io e Jace ridacchiamo ricordando alcuni momenti passati insieme risvegliati da quell’unica parola “copilota”.


Durante il tragitto verso il locale in cui si terrà la festa, il Pandemonium- solo il nome mi fa rabbrividire- in compagnia di Jace e Isabelle quasi dimentico il motivo per cui provo tutta quest’ansia e preoccupazione per il destino di questa serata. Tutto ritorna come un pugno dritto allo stomaco quando Jace accosta di fronte a un palazzo annunciando che quella è la casa della sua nuova fiamma. La casa di Clary, così si chiama, come la maggior parte delle abitazioni di Park Slope, un tempo era stata la residenza di una famiglia ricca ma ora c’erano due citofoni segno che il palazzo era stato diviso in due abitazioni di cui quella al piano superiore apparteneva alla famiglia Morgenstern. Mentre sono impegnato ad osservare il lucernario e la facciata del palazzo, la porta si apre e sbucano due ragazzi: lei minuta, con poche forme- mi domando come mai una ragazza così abbia catalizzato l’attenzione di Jace- ma con un bel viso delicato spruzzato di efelidi e lunghi capelli di un rosso molto acceso; lui alto e dinoccolato con corti ricci castani e un paio di occhiali che ne nascondono per buona parte il viso. Volto lo sguardo su Jace e lo sorprendo a osservare la ragazza con un misto di dolcezza che sfuma in confusione quando vede il ragazzo che la accompagna.

“Ciao Jace” lo saluta lei sporgendosi per baciarlo sulla guancia e vorrei proprio cancellarle quel sorrisetto dalla faccia a suon di ceffoni “Lui è Simon, il mio migliore amico. Spero non sia un problema per te che ci sia anche lui visto che hai portato i tuoi amici” dice arricciando il naso e devo ammettere che, per quanto la trovi sciapa e odiosa, è carina. Anche se non abbastanza.

“No, no. Figurati” risponde Jace e io che lo conosco più di quanto conosco me stesso avverto la tensione del suo corpo e della sua voce. Izzy lo guarda stranito per poi spostare lo sguardo su di me e riconosco il momento in cui da quel mare di confusione nasce un luccichio di comprensione. Lo leggo nei suoi occhi e le mie budella si attorcigliano per il panico. Mi schiarisco la gola, quindi, cercando di cancellare dal mio viso qualsiasi espressione frutto dei sentimenti di rabbia, rancore e gelosia che mi stanno attraversando e salgo in macchina ringraziando il cielo che tra i due, al mio fianco, sia finito quel tizio…Samuel o come diamine si chiama. Tra i due è il male minore. O almeno spero. Così come spero che questa serata disastrosa finisca il prima possibile.

  
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