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Autore: Onaila    29/07/2016    6 recensioni
La trama vede Clarke e Lexa nel nostro mondo, una un medico e l'altra un CEO, sono entrambe legate ad un avvenimento che in un modo o nell'altro a scombussolato la loro vita.
In questa storia vedrete una Clarke inerme di fronte all'odio che Lexa prova nei suoi confronti e una Lexa che non riesce a perdonarle il torto recatole.
Spero che sia di vostro gradimento e che continuerete a seguirmi anche nei prossimi capitoli.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Costia, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NA: All'inizio di ogni paragrafo troverete il nome del Point of View del personaggio, buona lettura
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OCTAVIA


Quando tornò a casa trovò solo Raven intenta a guardare la televisione, ma si alzò quando la vide entrare << Finalmente!Si può sapere dove eri finita? >> le chiese preoccupata mentre si stava togliendo i tacchi << Sono uscita a bere qualcosa >> la sorpassò incamminandosi verso la camera << So della litigata tra te e Clarke >> << E allora? >> ribatté voltandosi a guardarla mentre si apriva il tubicino rosso << Lasciala stare ne ha passate tante >> Octavia si finse sorpresa << E indovina un po' chi né è la causa, ma non credere che tu sia da meno >> indossò un paio di pantaloncini neri e una canottiera bianca, raccogliendo i lunghi capelli corvini in una crocchia improvvisata << E io cosa avrei fatto? >> chiese Raven divertita seguendola in cucina << Non dovresti continuare ad avere rapporti con lei, potrebbe fregarti da un momento all'altro >> << Non hai di che preoccuparti, sono in una botte di ferro >> ribatté sarcastica l'altra ricevendo solo un'occhiata feroce << Come è andato il Convegno a Baltimora? >> domandò cercando di cambiare discorso << Bene >> prese la macedonia che era in frigorifero e due forchette << Bene e basta? >> << Ci ho incontrato l'avvocato Woodsman, doveva rappresentare Natblida >> Raven si fece più curiosa portandosi una fetta di ananas alla bocca << E...? >> << E è andata come è andata >> le aveva già detto che lo aveva trovato attraente, ma lavorava per Natblida quindi fino ad allora era stato Off limits << Immagino... >> Octavia scosse la testa divertita dalla reazione dell'amica che aveva palesemente intuito tutto << E te invece che hai fatto in questi giorni? >> << Lavoro, lavoro e lavoro >> fece alzando tre dita imitando un ordine che non c'era << Dovresti prenderti una vacanza >> Raven annuì << Già dovrei proprio >> scoppiò ridere fingendo di rattristarsi in fondo << Che ne dici se usciamo domani sera? Io, te e Clarke, come ai vecchi tempi? così che possiate fare pace >> Octavia soppesò un po' l'idea per poi annuire << Ma solo noi tre >> Raven le fece il giuramento da scout e Octavia sapeva per certo che non ne aveva mai fatto parte.
 

CLARKE


Quando riaprì gli occhi si svegliò nella buio della stanza e per un attimo il suo cuore sussultò, ma poi scorse la luce del piano inferiore e tornò a rilassarsi contro i cuscini.
Si tolse le cuffie che ancora mandavano la musica e si issò a sedere, reprimendo un brivido quando i piedi toccarono il pavimento freddo.
Batté le ciglia un paio di volte e ancora in stato di dormi-veglia rimase a fissarsi le punte dei piedi.
Non chiamare aiuto quando sarai di nuovo in una vasca di sangue!
Stava davvero sbagliando?
Eppure Lexa era così dolce e...diversa.
Si passò una mano nei capelli alzandosi in piedi e dirigendosi al piano inferiore dopo aver preso le scarpe da ginnastica che aveva abbandonato al bordo del letto.
No, era Octavia che non capiva, però perché dentro di lei era nata quella vocina che le diceva di andarsene?
La vocina a cui non dava mai retta e che aveva sempre ragione?
Si trovò a fermarsi sull'inizio della scalinata e a spiarla mentre sfogliava una rivista nel piccolo salotto.
Era seduta sul divano, abbandonata contro lo schienale e i capelli le ricadevano tutti su una spalla. Aveva la testa un poco inclinata sorretta da una mano mentre con l'altra sfogliava le pagine.
Sei davvero così cieca?
Scosse la testa, cercando di allontanare il dubbio che le aveva instillato l'amica, ma invano, ormai l'aveva insinuato e Clarke non sapeva che cosa fare per scacciarlo.
Lexa sbadigliò un poco dopodiché la vide prendere il cellulare e scrivere un messaggio.
Che cosa stava facendo?
Si diede della sciocca per quei pensieri, ricordandosi di lei e delle visite in ospedale, delle sue paure e delle sue confessioni.
Scese le scale in silenzio cingendola da dietro sorprendendola e facendola sorridere.
Che stupida che era stata.
Il suo sorriso, era stato il suo sorriso a farla impazzire e Octavia non lo poteva sapere, lei non c'era quando Lexa le parlava riempiendo il silenzio di cui tanto aveva paura, Octavia non c'era quando era venuta a recuperarla in centro anche con la febbre e non c'era nemmeno quando Lexa mostrava la vera se stessa.
La vide accigliarsi << Va tutto bene? >> annuì freneticamente spostandosi di fronte a lei << Hai dormito bene? >> Clarke la baciò, con trasporto affondando nel suo profumo << Non che non mi dispiaccia, ma sei sicura che vada tutto bene? >> le chiese una volta tornate a guardarsi e Clarke si rispecchiò negli occhi verdi dell'altra << Sicurissima >> Octavia non avrebbe mai potuto capire il loro legame e po' le dispiacque, ma non avrebbe più dubitato dei sentimenti di Lexa.
Si sedette al suo fianco e lasciò che le prendesse la mano
Sai perché non riesco a separarmi dal tuo tocco?
Sorrise ricordandosi di quel momento << Sei arrabbiata per quello che è successo con Octavia? >> le chiese appoggiandosi alla sua spalla con la schiena << No, posso capirla è protettiva nei tuoi confronti e io non sono stata una così brava persona >> rispose chiudendo la rivista << Stai mentendo >> la sua risata le solleticò l'orecchio << Non è vero, hai fame? >> domandò ancora un poco divertita << Perché ho prenotato da Francie's Patisserie, è una pasticceria molto carina e fanno anche dei sandwich squisiti >> Clarke rabbrividì al solo pensiero di dover uscire << E è anche poco frequentata a quest'ora della notte >> aggiunse ancora e la bionda chiuse gli occhi sospirando e voltandosi per poterla affrontare << Devo proprio? >> Lexa annuì depositandole un bacio sulla mano << Andrà tutto bene vedrai >> Clarke stava già cominciando ad aver paura.

Erano di fronte al locale e Lexa era seduta accanto a lei che la vedeva prendere dei lunghi respiri, dopodiché scese dall'auto e le aprì la portiera << Vieni >> le disse porgendole la mano che Clarke strinse tra la sua senza avere alcuna intenzione di lasciarla.
Tremò un poco e chiuse gli occhi, costringendo la mora a fermarsi quando un ragazzo le passò accanto << Va tutto bene >> le sussurrò accarezzandole la guancia con la mano libera.
Clarke alzò lo sguardo trovando gli occhi di Lexa a ricambiarla << Ce la puoi fare >> la bionda scosse la testa rimanendo ferma e stringendo ancora più forte la mano della giovane << Clarke sono piuttosto sicura che tu ce la possa fare >> era terrorizzata a morte del via vai delle persone << N-no... >> riuscì a dire dopo vari tentativi << D'accordo... >> fece senza alcun tono di delusione o disappunto, tornò semplicemente sui propri passi, ma nel voltarsi si scontrò contro una ragazza che non stava guardando la strada << S-scusi >> << Non si preoccupi >> rispose Lexa tornando a guardare Clarke che aveva cominciato a tremare come una foglia << Ehi...va tutto bene >> si affrettò a dirle prendendole la mano mentre cercava invano di scacciare le lacrime << O mio dio Clarke sei fredda come marmo >> aggiunse mentre gli occhi terrorizzati della bionda sfrecciavano in mezzo alla folla << Perdonami non avrei dovuto... >> continuò scortandola nuovamente alla macchina.
Era andata di nuovo nel panico.
Strizzò gli occhi scacciando le lacrime, rifiutandosi di piangere ancora.
La vide montare dal lato del guidatore e voltarsi verso di lei << Andrà tutto bene, ok? >> Clarke annuì e Lexa messe in moto, sfrecciando per le strade di New York.
Non si stava dirigendo a casa e nemmeno al suo appartamento, dopo poco si fermò di fronte ad uno di quei chioschi aperti fino a tardi che davano sulla strada, la vide smontare e dirigersi verso di esso per poi tornare con due pretzel porgendogliene uno << Spero ti piacciano >> fece strappandole un sorriso << Mi è venuta un idea per aiutarti, ma se non ti piace basta che me lo dici, ok? >> aggiunse mettendosi la cintura di sicurezza e dandole anche il suo pretzel così da tenerglielo mentre guidava, facendosi passare un pezzo di tanto in tanto << D-dove stai andando? >> si strinse nelle spalle << Quando sei in macchina ti senti al sicuro, vero? >> << Sì >> sorrise pulendosi con il pollice il bordo della bocca << Allora che ne dici del cinema all'aperto? >> Clarke si accigliò e si chiese come le potesse essere venuta in mente un idea del genere << Oggi so che proiettano un film d'azione, ma non mi ricordo il titolo, ti piacciono? >> << Sì, ma.. >> << Niente ma >> la interruppe prendendo una strada che portava ad un enorme giardino in cui vi erano parcheggiate numerose macchine, pagò il biglietto per entrambe e si inoltrò all'interno, fermando l'auto abbastanza vicina da poter vedere il film e sufficientemente distante da farla sentire al sicuro << Visto c'è la folla e tu non tremi >> commentò chiudendo le portiere e facendola sorridere ancora << Ti hanno mai detto che sei folle? >> prese dalle sue mani il rimanente del dolce dopo aver abbassato il sedile, sicuramente non le interessava nemmeno il film che stavano trasmettendo << Sì, più volte di quanto tu possa immaginare >> << Bene, allora non mi toccherà ripetertelo >> la imitò cominciando a mangiare anche lei.
La vide stringersi nella giacca e si diede della sciocca ricordandosi solo allora che il giorno prima aveva avuto la febbre << Forse sarebbe il caso che tornassimo a casa >> Lexa si accigliò << Hai paura? >> Clarke sorrise di quella premura << No, è solo che non dovresti restare fuori per troppo tempo, non sei ancora guarita del tutto... >> << La febbre è passata, sto bene tranquilla >> aveva imparato che era inutile discutere con lei quando usava quel tono, così rimase a guardarla mentre le parlava del più e del meno, dimenticandosi di tutto e di tutti.

<< Salve Dottoressa Griffin >> vide il dirigente prendere posto nella scrivania con il suo fascicolo tra le mani << Ormai è passato quasi un mese da quando è uscita dall'ospedale e le analisi che le abbiamo fatto sono risultate positive >> un sorriso automatico si espanse nel suo viso, portando l'uomo ad imitarla << E saremmo lieti di riaverla tra noi con l'inizio dell'anno nuovo >> << Grazie Dottor Dax >> fece Clarke raccogliendo le proprie cose e porgendoli la mano << Grazie a lei, Dottoressa Griffin e buone vacanze >> salutò lui ricambiando il gesto, prima di lasciarla uscire.
Clarke ringraziò ancora una volta che quella parte dell'ospedale fosse poco affollata a quell'ora del mattino e si diresse al parcheggio sotterraneo dove aveva lasciato l'auto.

Stava mangiando dei cereali quando Octavia e Raven la raggiunsero in cucina, la prima non le rivolse la parola andando direttamente al frigorifero mentre la seconda le fece un cenno con la mano mentre con quell'altra si copriva la bocca per l'ennesimo sbadiglio << Come è andato il colloquio? >> non si sorprese più di tanto di sentire la sua voce, del resto il loro rapporto era bello proprio per quello: potevano litigare per ore e poi parlare fra di loro come se non fosse successo niente << Bene, tornerò a lavorare per l'anno nuovo >> informò mettendo la ciotola nel lavabo << Ottimo! >> esclamò Raven che prese un bicchiere del caffè pronto da quella mattina << Allora andiamo a festeggiare? Al Verdant? >> chiese Octavia sedendosi sulla sedia dell'isola degustandosi lo yogurt << A-al Verdant? >> Clarke tremò appena nell'immaginarsi in mezzo a tutta quella gente << Hai da fare? >> avrebbe voluto mentir loro, ma non ne aveva il coraggio << No, è solo che...una serata a casa tutte insieme? >> le due ragazza si accigliarono << Da quando sei uscita dall'ospedale sei diventata così sedentaria... >> Clarke abbassò lo sguardo a quel commento dell'amica << E' solo che non ho molta voglia di uscire, tutto qua >> le vide scambiarsi un occhiata per poi tornare a guardarla << D'accordo, allora pizza e film? >> fece Raven bevendo dalla tazza con un sorriso che nascondeva molto del suo vero pensiero << Certo >> si scambiarono ancora un occhiata e Clarke si irritò un po', ma non disse niente, andò in camera da letto per farsi una doccia.

 

LEXA


Lexa si massaggiò gli occhi stanchi << Che cosa vuol dire che non hai il permesso di effettuare la transizione? >> chiese arrabbiata camminando nell'ufficio << Dovevi fare il bonifico almeno tre ore fa Lincoln >> aggiunse portandosi una mano sul fianco alzando la testa al cielo << La banca vuole che sia tu a firmare, ho già spiegato loro di avere la delega, ma non ne vogliono sapere >> fece dall'altra parte della cornetta << Maledizione Lincoln non ti pago per non fare niente! >> esclamò arrabbiata chiudendo il contatto, sapendo che l'avvocato non se la sarebbe presa conoscendo molto bene il suo carattere.
Afferrò il lungo cappotto e la borsa, dirigendosi alla porta << Ha bisogno di qualcosa signorina Natblida? >> ignorò Alie incamminandosi verso l'ascensore.
Come poteva arrivare in banca in tempo?
Aveva ancora mezz'ora prima che l'accordo saltasse.
Scosse la testa mentre Gustus le apriva la portiera della macchina << Alla Banca Gustus >> ordinò montando in auto e prendendo il cellulare che non smetteva di squillare << Pronto? >> fece spostando i capelli dal viso a causa del vento << Ciao Lexa, sono Clarke...senti per caso sei libera non è che potremmo vederci? >> sospirò picchiettandosi il ginocchio con le dita della mano << Posso richiamarti, non è il momento migliore... >> vide Gustus imboccare la strada che portava alla banca << Certo >> aveva la voce rattristata << Scusami davvero >> fece prima di salutarla e chiudere il contatto.
Si sarebbe fatta perdonare, ma non poteva perdere quell'acquisto, soprattutto considerando che il cliente era disposto a vederla ad una azienda che avrebbe creato dei seri problemi alla Trikru se il pagamento non si fosse fatto quel giorno.
Fece la scalinata della Washington Bank tutta di corsa, sorpassando la porta girevole e dirigendosi all'ufficio del direttore << Oh, salve Signorina Natblida >> si tolse i guanti per aprire il capotto << Ho bisogno di un favore >> lo vide sorridere e tornare a sedersi sulla sua enorme poltrona marrone << Mi dica >> era una di quelle persone così irritati << Lo so che i server ormai sono chiusi, ma ho bisogno di effettuare una transizione >> << Questo le costerà caro >> si morse un labbro per poi tornare a guardarlo con lo sguardo che usava per gli affari << Sai che sono disposta a pagarti, quindi che ne dici di aiutarmi? >> l'uomo si passò lentamente una mano sulla bocca e gli occhi di Lexa si spostarono sull'orologio posto sopra di lui << Non ho tutto questo tempo Gerald, vanno bene diecimila dollari? >> aggiunse infastidita sapendo benissimo che avrebbe accettato e che le stava facendo perdere solo tempo << Vanno più che bene, ho bisogno del conto corrente del destinatario e i suoi dati personali >> fece cominciando a digitare sulla tastiera.
Odiava i banchieri e anche se non credeva in Dio sapeva che c'era un posto tutto per loro all'inferno.

Una volta uscita dalla banca, aveva avvisato il cliente e lui si congratulò con lei con la stessa ipocrisia di tutti gli uomini di quell'ambiente, dopodiché digitò il numero di Clarke << Ciao >> fece una volta che sentì la sua voce << Scusa se prima ti ho praticamente chiuso in faccia, ma avevo davvero un problema con la banca che dovevo risolvere, di che cosa volevi parlarmi? >> chiese salendo in macchina e abbandonandosi contro i sedili << Potresti venire da me? Sarebbe meglio se te ne parlassi di persona >> << Sarò da te, tra venti minuti >>.

Quando le aprì la porta, non l'abbracciò né la bacio e questo le sembrò molto strano, soprattutto dopo che l'aveva fatta accomodare in salotto senza proferire alcunché << Potresti dirmi che succede? >> chiese aggiustandosi il collo del maglione bianco che indossava << Si tratta di mia madre >> Lexa si accigliò facendosi avanti con il busto e prendendole le mani tra le sue << Ha visto una nostra foto su una rivista o su un giornale e...mi ha chiesto di andare da lei per le vacanze... >> tornò a rilassarsi e quasi stette per ridere << Hai un idea dello spavento che mi hai fatto prendere? >> Clarke si accigliò stupita << Guarda che è una cosa seria! Lei non ne sapeva niente e sicuramente vorrà delle spiegazioni >> << Sono quasi certa che la Signora Griffin capirà tutto >> << E da dove proviene tanta sicurezza? >> Lexa non avrebbe mai potuto dimenticare le sue premure durante la notizia del coma di Clarke e delle sue visite << Sesto senso >> << Quindi non avrai problemi ad accompagnarmi >> la mora sussultò nel sentire quella frase << C-cosa? >> << Non avrai mica intenzione di mandarmi da sola, vero? >> deglutì a fatica terrorizzata dal dover incontrare la donna << No, certo che no... >> fece con una sicurezza che non le apparteneva << Bene... >> << Però come hai intenzione di andarci? Di certo l'aereo o anche solo l'aeroporto per te sono off limits >> << Macchina? >> le sorrise e Lexa scosse la testa per l'ingenuità della ragazza << Andiamo con il mio jet >> << Hai un Jet? >> scoppiò a ridere nel vedere lo sguardo sorpreso della bionda << Quando dobbiamo partire? >> incrociò le mani sul grembo, sospirando un po' per la stanchezza << Ci aspetta per la vigilia >> rispose Clarke sedendosi accanto a lei adesso << Tu proprio non ascolti >> la voce dell'amica raggiunse le sue orecchie facendola irrigidire << Octavia per favore... >> sussurrò l'altra e Lexa vide la signorina Blake avvicinarsi minacciosamente << Ascoltami bene, non so che tipo di legame malato vi leghi o se è un tuo modo per estirpare i tuoi sensi di colpa, ma Clarke è una mia cara amica e posso assecondare le sue pazzie come questa, però se la vedrò piangere anche solo volta o sentirti alzare la voce su di lei, sappi che non mi importerà quanto tu sia forte o potente, io ti distruggerò >> non provò rabbia nei suoi confronti dopo aver sentito quelle parole, ma il contrario, quasi la stimava per l'affetto che provava per l'amica e le sorrise anche se sapeva che l'avrebbe solo fatta infuriare di più, ma non riuscì a trattenersi << Va bene >> fece e l'altra rimase ad osservarla ancora per qualche secondo prima di guardare anche Clarke per altrettanto tempo, decidendo infine di uscire dalla stanza << WOW! >> esclamò la bionda passandosi una mano tra i capelli << E' simpatica >> commentò Lexa invece << Penso che tu abbia un concetto diverso dal mio di simpatia >> rise a quel commento, voltandosi poi per baciarle delicatamente le labbra << Sei calda >> << Non sono calda >> ribatté Lexa togliendosi il capotto e sdraiandosi, posando la testa sulle ginocchia di Clarke e le gambe fuori dal divano << Invece sì, non sei ancora guarita e sei andata a lavoro comunque >> Lexa alzò gli occhi al cielo prendendo poi la mano di Clarke e posandosela sulla fronte << Vedi? >> << Sei calda >> sorrise arrendendosi all'evidenza e chiudendo gli occhi.
La senti coprirla con la coperta dietro di loro e accarezzarle i capelli che tanto adorava << Lo sai vero che se continui così non guarirai mai del tutto... >> annuì stancamente con la testa cominciando ad abbandonarsi al tepore delle coperte << Dopo che ti sveglierai chiamerò il tuo ufficio dicendoli che non lavorerai >> << Sì, mamma >> sentì un colpetto sul capo << Sono seria >> lo sapeva che era seria, ma la ignorò accoccolandosi contro la sua pancia << Ehi... >> sentì i suoi capelli solleticarle il viso, probabilmente si era inchinata << Smettila di farmi preoccupare >> le sussurrò depositandole un bacio sulla guancia ricevendo come risposta un mugolio.


OCTAVIA


Lo stava osservando dalla vetrata ormai da qualche minuto, così alla fine decise che fosse giunto il momento di entrare.
Lincoln indossava una giacca blu scura, sopra la polo grigia insieme ai jeans, che rendevano l'abbigliamento meno formale, dai suoi soliti completi.
Lei invece aveva optato per un abito nero senza spalline, indossando dei tacchi dello stesso colore con strisce diamantate sui bordi << Ciao >> fece lui alzandosi per salutarla e per farla accomodare << E' da molto che aspetti? >> chiese una volta sedutasi e preso il bicchiere di vino che le riempì << Non molto, come è andata la giornata >> Octavia si bagnò le labbra con il liquore << Non voglio essere cattiva Lincoln, ma che ne dici di saltare i convenevoli? >> lui sorrise mentre lei si toccò la collana d'argento << Mi pare più che giusto >> commentò lui prendendole la mano, intrecciando le dita con quelle di lei << E' questo che mi piace di te, diretta e precisa >> aggiunse aprendo poi il menu imitato da lei << Dicono che il pesce sia ottimo >> << Passiamo direttamente al dessert? >> chiese Octavia guardandolo intensamente negli occhi << Giornata pesante? >> << Natblida >> una sola parola che racchiudeva una miriade di significati << Lo sai vero che vorrei essere di più che una tua semplice valvola di sfogo, vero? >> stavolta toccò a lei ridere << Lo sei già >> fece avanzando in avanti per baciarlo e lui subito la ricambiò << Te l'ho già detto che sei bellissima? >> lei gli sorrise praticamente sulle labbra prima di tornare a sedersi << Quindi il pesce >> commentò distraendolo dal suo arrossire << Già, ma forse hai ragione te ed è meglio partire direttamente dal dessert >> << Non prendermi così alla lettera >> avvertì lei dopo aver deciso cosa ordinare << Peccato... >> fece lui malizioso facendola sorridere << Cosa prendi? >> aggiunse divertito << Non sai cosa scegliere? >> << Che cosa te lo fa credere? >> Octavia rise passandosi la lingua sulle labbra divertita << Beh, non l'hai nemmeno letto >> << Avevo già scelto prima che tu venissi >> rise sapendo benissimo che stava mentendo << Un insalata >> fece appoggiandosi sul tavolo << Non sei una ragazza da insalata >> si accigliò << Hai ragione non sono una ragazza da insalata >> commentò arricciando il naso ritirandosi << Linguine con salmone e panna >> rivelò bevendo un po' di vino << Alla fine hai scelto il pesce >> << Alla fine ho scelto il pesce e invece tu? >> Lincoln rise abbassando appena lo sguardo << Linguine con salmone e panna >> sussurrò facendole l'occhiolino << Dicono che siano ottime >> commentò lei cominciando a dimenticarsi della rabbia accumulata quella mattina.

Sentiva le sue mani inoltrarsi sotto l'abito mentre la sua bocca era piena della sua.
Avevano appena consumato la cena e lui l'aveva invitata nella sua stanza, visto che risiedeva nel Plaza, cominciando a baciarla nell'ascensore, così che adesso mentre cercava di chiudere la porta della camera lui si insinuava con le dita << L-lincoln >> gemette lei mentre la voltava per aprirle la cerniera dell'abito senza smettere di baciarle il collo.
La sollevò dopo aver fatto ricadere il vestito sul pavimento per poi farla cascare sul soffice letto, lo vide spogliarsi della giacca e della polo e ammirarla da sopra di lei.
Fece forza sui gomiti attirando a sé il suo volto, costringendolo ad abbassarsi per poterla baciare.

 

LEXA


Sarebbero partiti quella mattina per questo Clarke era venuta a dormire da lei e adesso si stava lavando nella sua doccia.
Di tanto in tanto la sentiva canticchiare qualcosa e la fece sorridere saperla finalmente tranquilla nei riguardi della madre, ma ancora la preoccupava la sua paura.
Certo poteva averle evitato la folla dell'aeroporto, ma sarebbe tornata a lavoro da lì a qualche giorno e non era ancora riuscita a superare l'agorafobia.
Stava pettinando i lunghi capelli castani quando Aiden apparve sulla porta << Quindi non passerai con noi il Natale? >> chiese palesemente dispiaciuto e Lexa si alzò per affiancarlo, chiudendo la porta alle sue spalle << No, ma ho già parlato con Indra, andrai da lei per le festività >> schioccò la lingua << Sai che non mi diverto a Washington! Non conosco nessuno >> << Non posso lasciarti solo a casa >> << Non sono mai solo! Tristan e Emerson sono sempre fuori dalla porta >> ribatté lui alzando le mani al cielo << Ti prego >> la supplicò e lei sospirò profondamente << V-va bene, ma niente feste! >> sapeva che ne avrebbe data una comunque << Certo prometto! >> bugiardo patologico.
L'abbracciò prima di tornare nella sua stanza e Lexa già cominciava a sentire le chiamate dei vicini che si sarebbero lamentati.
Quando tornò in camera trovò Clarke in pantaloncini e reggiseno con in mano una canottiera.
I suoi occhi cominciarono a memorizzare ogni cosa e si fermarono più del dovuto sulle tre cicatrici che aveva in pieno petto e quando la bionda se ne accorse fece per indossare la maglietta, ma venne fermata da Lexa << A-aspetta... >> sussurrò e senza volerlo le toccò, soffermandosi su ognuna per qualche secondo << L-lexa.. >> la chiamò Clarke un poco a disagio e quando Lexa tornò a rispecchiarsi nei suoi occhi si ritrovò ad affondare nelle sue labbra.
La baciò con intensità come a volerla far diventare un tutt'uno con se stessa, assaporò il sapore di menta della sua lingua e i capelli bagnati con le mani, ma quando tornò a guardarla non disse niente, non parlò rimase a guardarla e lei a ricambiarla con il volto un poco arrossato << Vestiti >> sussurrò ad tratto facendola sussultare << Dove andiamo? >> le sorrise prendendole ancora una volta il volto tra le mani e baciandola di nuovo << Fidati di me >>.


CLARKE


<< No >> fece scuotendo la testa freneticamente << Clarke ti prego >> l'abbracciò stringendola forte a sé << Ti prego... >> le sussurrò mentre cominciava a singhiozzare.
L'aveva seguita fino a lì, le aveva voluto credere e ci aveva quasi creduto quando aveva camminato qualche passo stringendole forte la mano, sorprendendosi persino di quanto si distanziò dalla casa, ma quando le persone aumentarono e cominciarono a toccarla si era pietrificata, non riuscendo più a fare alcun passo << No...per favore >> strizzò forte gli occhi cercando di non vedere ciò che la circondava << Va tutto bene, non ti succederà niente, non può succederti niente... >> le disse in un orecchio cominciando ad accarezzarle la testa << Non è vero...lui... >> la sentì scostarsi da lei << Lui non c'è più Clarke, nessuno ti farà ancora del male te lo prometto >> in preda alle lacrime riaprì lentamente gli occhi e trovò quelli umidi di Lexa a ricambiarla << Vedi? Non sta succedendo niente >> aggiunse e la bionda quasi con paura cominciò a guardarsi intorno << Nemmeno si accorgono che siamo ferme qui da almeno venti minuti >> continuò senza togliere le mani che la legavano a lei << Sei forte Clarke, sei la persona più forte che conosca e so, lo so come i sentimenti che provo nei tuoi confronti, che riuscirai a superarlo >> si accorse di cominciare a calmarsi piano piano e riacquistare il controllo sul proprio corpo, riabituandosi con calma al via vai delle persone.
Non sapeva il perché l'avesse costretta a venire lì o perché avesse voluto farlo proprio ora, ma gliene fu grata << G-grazie >> fece accennando a malapena un sorriso, ancora un poco impaurita << No, sono io che devo ringraziarti >> Clarke non fece in tempo a parlare che le labbra di Lexa erano di nuovo sulle sue.
In quel momento non pensò agli occhi curiosi delle persone che camminavano fra loro o agli sguardi di genitori scandalizzati, pensò solo a lei e a Lexa, a lei e alla sua lingua, a lei e a loro e basta.
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NA: Ciao carissime/i scusate per lo stramega ritardo nel pubblicare, ma ho avuto dei problemi con la connessione :) Come vi sarete accorte anche voi stiamo giungendo al termine della fanfic, infatti questo sarà il penultimo capitolo, di conseguenza quello dopo sarà l'ultimo :) Comunque fatemi sapere che cosa ne pensate di questo capitolo ;) che mi fa sempre piacere leggere i vostri pareri.
PS: Ma non disperate ho già in mente altre belle idee che mi divertirò a pubblicare e ovviamente spero che continuerete a seguirmi :D!

 

   
 
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