If you love me, won’t you let me know?
{I
took my love down
to violet hill.
There we sat in the snow,
all that time she was silent still.
So if you love me,
won’t you
let me know?
If you love me,
won’t you
let me know?}
La
nebbia mattutina si è
diradata, lasciando nell’aria londinese
un’umidità polverosa e pesante: un
ragazzo dai folti capelli violetti corre per la strada, le mani strette
a pugno
nella tasca del cappotto vecchio. Sono mani veloci, le sue, a dieci
anni già
conoscono bene la tela che ogni giorno tessono in una fabbrica
cotoniera:
l’impresario per cui lavora è un uomo giovane e
ben vestito, quando lo guarda
gli fa sempre un po’ paura. Luke pensa che non sappia
piangere, i suoi occhi
sono troppo aridi. Ma ora può non pensarci più,
la giornata di lavoro è finita
e il ragazzo sa bene dove andare. Corre veloce verso un quartiere
rialzato,
fatiscente e maleodorante: ci vivono persone di basso rango sociale,
per di più
operai, come Luke stesso d’altronde. Ratti grossi come gatti
scorrazzano sotto
le case, l’acqua che si trova è stagnante, non ha
affatto un bell’aspetto e il
pane è secco.
Seduta sul ciglio della strada lo sta aspettando la sua amica
d’infanzia, da
lontano il violetto scorge una criniera di capelli biondi ed unti: un
nastro di
velluto sporco li tiene difficoltosamente in ordine. Lassie trema sul
ciglio
della strada; Luke la prende per mano, le sue dita piene di calli e
graffi si
intrecciano a quelle affusolate e fredde.
La ragazzina sorride, senza dire una parola: i suoi occhi colore dello
smeraldo
sono torbidi, affossati, il suo colorito è orribile, la
pelle secca, disidratata,
presenta rughe attorno agli occhi e sulle gote spaventosamente marcate.
Luke stringe a sé quelle membra tremanti, ammalate, cercando
di proteggerle
dall’aria fredda: il colera si sparge a macchia
d’olio, riempiendo di morti le
case e di puzza le chiese.
Le prende il viso fra le mani, così dolorante e spaventato
da far pena.
“Se ci fosse
un modo, ti salverei. Se
esistesse anche una sola possibilità di evitarti questo
dolore, farei di tutto
perché ciò fosse scongiurato. Ma che posso fare,
che altro posso fare?
Dimmi che mi capisci, Lassie. Dimmi che capisci questo dolore che mi
perfora il
cuore, ogni volta che una contrazione ti piega in due. Sto gemendo con
te.”
I
ragazzini rimangono stretti nei
loro dubbi, accarezzandosi con timore.
Cade la neve sulle strade, sui tetti delle fabbriche e delle case, i
fiocchi
danzano lievi nell’aria fumosa e grigia. Cala un velo bianco
sulla città,
figlia e sposa della rivoluzione industriale.
Luke pensa a quando ha lasciato la casa in campagna insieme ai suoi
genitori,
diretto in città: ricorda il nonno, i suoi occhi arcigni e
incattiviti, curvo
nel campo mentre loro si allontanavano. “E’ un uomo
burbero e testardo” diceva
suo padre mentre procedevano “Ma non è
cattivo…” Non l’ha più visto.
Ma è sicuro che abbia continuato a lavorare la sua terra.
Lassie si siede sul marciapiede, Luke si accuccia a sua volta,
circondandole le
spalle con un braccio.
“Abbiamo passato tanto tempo
insieme,
Lassie…
Se avessi qualcosa da dirmi, non dubiteresti, vero? Se tu mi amassi, me
lo
diresti? “
[496
parole]
A.A.
Buonasera a tutti!
Dopo quache tempo
riappaio con una cosa super angst. Quando l’ho finita di
leggere dopo averla sistemata ero in dubbio: non sapevo se essere in
ansia o
depressa.
I miei tesorini
iiiiiih. Sono una persona deplorevole D:
Però genteh
insiste da tempo perché continui a lavorare e sì,
ha ragione. Ha
pienamente ragione chi dice che non posso fermarmi, che devo continuare
a
cercare sfide che mi mettano alla prova, che mi facciano sentire quel
brivido
di adrenalina fantastica che tutti noi che scriviamo e commentiamo
storie
conosciamo.
Non posso e non
intendo rinunciarci, perciò mi metterò a lavorare
seriamente.
Qualche shot qua e là spunterà sempre, come
questa – oddeo, speriamo in
qualcosa di più allegro la prossima volta, aaaaw.
Sarei curiosa di
sapere nel frattempo cosa ne pensate, nonostante sia breve,
cosa è riuscita a trasmettervi.
A presto, un abbraccio
a tutti!
Sissy