‡
Beautiful novel ‡
Caddi
sulle ginocchia cercando di respirare bene, ma una scarica
di dolore mi attraversò la schiena, costringendomi a
contorcermi.
Ma
cosa mi stava succedendo?
Ero
entrata nel salone grandissimo, come mi avevano detto di
fare i ragazzi e la bambina dai capelli viola; poi mi ero presentata,
avevo
detto il mio nome e la mia età, ero stata gentile.
Di
punto in bianco, però, avevo sentito una forte pressione
schiacciarmi a terra, e, mentre cercavo di resistere a quella spinta,
mi ero
sentita come avvolta da una coperta che mi procurava incessanti
scariche di
dolore. È un paragone insolito, ma rende bene
l’idea.
Imprecai
mentalmente contro il mondo e strinsi i denti, cercando
di sopportare il male; udii una voce maschile chiedere a Milady di
smetterla.
Milady? Doveva essere la ragazzina…
Allora,
i miei sospetti non erano sbagliati: il dolore che
provavo era opera del suo Cosmo, il cosiddetto Cosmo di Athena. Pensai
con
amarezza che di Athena si poteva dire tutto, ma che certamente non
rappresentava
la giustizia.
Serrai
la bocca e i pugni quando una nuova scarica di dolore mi
costrinse a contorcermi di nuovo.
Ero
stesa a terra, ansimante, forse avevo anche la bava alla
bocca e non riuscivo a smettere di dimenarmi come un verme, nel
disperato tentativo
di scampare a quella sofferenza. Athena mi stava piegando, e non capivo
perché.
Però,
decisi che non mi avrebbe umiliata.
Era
stato per me inevitabile cadere a terra e divincolarmi in
preda agli spasmi, perché il mio fisico da comune mortale
non poteva certo
resistere alla forza di un attacco divino; però, il mio
spirito era forte,
sapevo che lo era, e
non avrei mai
mollato: non mi avrebbe tolto la dignità, anche a costo di
morire.
Non
chiesi pietà quel giorno.
Non
urlai quando la mia spina dorsale parve sul punto di
spezzarsi, e non chiusi gli occhi mentre ero in preda alle convulsioni,
benché
la mia vista fosse appannata e ogni tentativo di scorgere delle figure
si
rivelasse vano e inutile.
Riuscii
solo a percepire la presenza di alcune sagome colorate
attorno a me, ma non mi curai di approfondire la cosa,
perché le fitte che mi
percorrevano il corpo mi impedivano di concentrarmi su qualcosa di
concreto per
più di qualche secondo.
Ero
ormai certa che, se anche fossi riuscita ad uscire viva da
quella prova, la mia salute fisica, o, perchè no, anche
quella mentale, sarebbe
rimasta irrimediabilmente compromessa. Nonostante tutto, incitai
mentalmente
Athena a non smettere di torturarmi, sicura che, se davvero aveva
poteri
divini, sarebbe stata capace di leggermi nella mente.
“Sono
indifesa, continua.” Pensai con tutte le mie forze
“impegnati un po’ di più, e uccidimi.
Non deve essere troppo difficile per te, Giustizia.
Non ho difese.”
Dovette
sentirmi, perché il dolore cominciò a poco a poco
a
scemare, e potei nuovamente distinguere delle voci che si erano
aggiunte alla
prima per chiedere alla Dea di smetterla.
No,
non glielo stavano chiedendo. La stavano implorando.
Tsk.
Assurdo.
Il
Cosmo di Athena abbandonò finalmente il mio corpo, ed io
cominciai a respirare normalmente, supina, godendo della frescura
piacevole che
sentivo sulla pelle al contatto con il marmo del pavimento. Mi rialzai
sulle
ginocchia dopo pochi secondi, e subito sentii delle braccia cercare di
sorreggermi, ma mi ribellai.
-Non…toccatemi…-
biascicai.
Riuscii
ad appoggiarmi malamente sulle gambe molli, e, in
precario equilibrio su me stessa, mi volsi a guardare la ragazzina.
Era
seduta sul trono in modo scomposto, ansimante, con gli occhi
chiusi e una mano a reggersi la fronte imperlata di sudore.
Sembrava…stanca.
Il
ragazzo biondo, Shaka, e quello che mi aveva detto di
chiamarsi Doko di Libra le stavano accanto, ai lati del trono, e
tendevano le
braccia verso di lei con aria ansiosa.
Gli
altri Cavalieri erano tutti dietro di me, eccetto
Kanon, Shura e
Camus, che, invece, non
si erano mossi di un centimetro, apparentemente estranei a tutto quel
che stava
accadendo.
Mi
girai e lanciai uno sguardo deluso a Milo e Aphrodite. Il
primo chinò la testa, come i bambini quando vengono sgridati
dopo una
marachella; il secondo, invece, assunse un’espressione di
sincera
costernazione, con tanto di occhi lucidi.
Patetico
e inutile, inutile davvero.
Mossi
qualche passo incerto e barcollante verso
Indossavo
ancora i tacchi, e per tutto il tempo la mia gamba non
aveva smesso di dolere; io, però, ero troppo concentrata a
non urlare per
rendermene davvero conto. Furono, comunque, i tre passi più
dolorosi di tutta
la mia vita.
Mi
fermai e alzai la testa , raddrizzando la schiena il più
possibile, il mento alto e il volto immobile, in un chiaro
atteggiamento di
sfida. Puntai con decisione i miei occhi sui suoi, che in quel momento
mi
parvero fragili; nero e azzurro, notte e giorno, perforai le sue iridi
chiare
con le mie color ebano, ma non vi lessi rimorso, né senso di
colpa.
-Mi
disgusti- pronunciai con immenso disprezzo quella coppia di
parole, e la mia voce era ferma, e il timbro forte.
Fui
orgogliosa di me, di non essermi mostrata debole, ma poi
focalizzai la mia attenzione su Athena, ancora una volta.
Decisi che due parole per
lei erano anche troppe, e, fermamente convinta a non spenderne altre,
mi girai,
mi tolsi i tacchi, e, a testa alta, uscii da quella stanza maledetta
senza
degnare di uno sguardo i ragazzi, che per tutto quel tempo non avevano
fiatato.
Non
appena cominciai a scendere i gradini, tra le proteste della
mia gamba, sentii qualcuno afferrarmi il polso e costringermi a
voltarmi.
-Dove
vai?- la domanda veniva dal Cavaliere dei Gemelli.
-Lasciami
andare, Kanon. Me ne vado di qua. Torno a casa.-
dissi, mentre cercavo di liberarmi dalla sua presa salda.
-Saga.
Non Kanon, Saga. Sono suo fratello-
-Affascinante,
Saga.
Due gemelli per l’armatura dei Gemelli. Originali, non
c’è che dire.-
Non
ero mai stata una persona sarcastica, ma ero nervosa,
delusa, frustrata, e avevo solo una gran voglia di piangere.
-Perdonami,
ma non puoi lasciare il Santuario. Vieni con me, ti
ospiterò nella Terza Casa. Ti va un caffè?-
Feci
cenno di no con la testa, in preda al nervoso. Non volevo
un caffè, no.
-Lo
vuoi un amico?-
Questa
volta feci cenno di sì. Sì, non avevo mai avuto
bisogno
di un amico come in quel momento. Ma i miei amici ora erano tutti via,
tutti
lontani, ognuno perso nei casini della propria vita.
E
poi, dove l’avrei trovato, al Santuario, un amico? Mica
crescevano sugli alberi! E non esistevano nemmeno i distributori.
Distributori
di amici, che idea…
-Sfogati
con me, se serve-
Lo
guardai meglio. Alto, capelli scuri, occhi azzurri ed
espressione forzatamente gentile. Quando mi aveva chiesto se volevo un
amico,
la sua voce profonda si era tinta di una nota d’imbarazzo.
Di
certo, non doveva essere un comportamento a lui consono.
-Mi
hai letto nel pensiero, vero?- provai. Milo mi aveva detto
che alcuni di loro avevano questa capacità.
Lui
annuì.
-Così,
hai capito che mi sentivo tradita e avevo bisogno di
qualcuno che mi stesse vicino.-
Annuì
di nuovo.
-Se
non fosse stato così, non mi avresti mai chiesto
“lo vuoi un
amico?” con un tono così gentile. Non è
da te, giusto?-
Annuì
una terza volta.
-Ultima
domanda: avresti preferito che
Saga
annuì un’ultima volta, ed io sorrisi, nonostante
tutto.
Almeno era sincero.
-Andiamo
alla terza Casa, allora.- così dicendo, gli piombai in
braccio con poca grazia.
Quest’improvvisa
confidenza lo lasciò un po’ spiazzato, ma il
secondo dopo fummo comunque all’interno di quella che doveva
essere la cucina
della Casa dei Gemelli.
Ignorai
l’arredamento moderno, e, senza aspettare il permesso
del padrone di casa, mi buttai su una sedia e appoggiai la fronte al
tavolo.
Sentii Saga muoversi lentamente dietro di me, poi il rumore del
caffè quando
viene macinato e dell’acqua che scorre. Non alzai il capo
quando lui mi posò la
tazzina vicino alla testa, e restai in quella posizione per qualche
minuto.
Quando non fui più in grado di sopportare il silenzio, alzai
lo sguardo con uno
scatto irritato ed esclamai:
-Siete
solo dei gran vigliacchi!-
Saga
continuò a sorseggiare il suo caffè, che ormai
era finito,
senza guardarmi.
-E
Athena? Cosa credeva di fare? Non doveva farmi solo delle
domande? E quando ha visto che il suo pericolosissimo e panoplitico
nemico- e
qui mimai le virgolette con due dita – non reagiva, e, anzi,
stava quasi
morendo torturato, perché non si è fermata?
E nessuno di voi che si sia mosso! È dunque
questa
Ormai
stavo urlando. Avevo perso il controllo.
-Le
tue mani- fece Saga –stanno sanguinando.-
Mi
osservai i palmi. Era vero.
Mentre
-Tanto
non m’importa. Non m’importa quasi più
di nulla. Non sono
nemmeno più capace di piangere.- alle mie parole, Saga
aprì un po’ di più gli
occhi.
-Parli
così- mi disse – solo perché hai subito
un’ingiustizia?
Dici di non avere più interesse per nulla solo
perché ti senti sola? E non hai
nemmeno lottato. Dai, lo sappiamo tutti e due che le tue spalle possono
reggere
pesi più grossi di questo.
Magari
non saprai più piangere, ma frignare ti riesce ancora
benissimo. Scusami tanto, ma sei tu che fai schifo a me.-
Prima
che potessi rendermene conto, il mio pugno chiuso scattò
verso il suo volto, nonostante il tavolo fra noi due fosse un
impedimento non
da poco. Nel momento dell’impatto ci fu un rumore sordo, e
una fitta lancinante
partì dalle mie dita e arrivò fino al gomito. Mi
ritrassi, mugolando e con gli
occhi in fiamme.
-Dovevo
avvisarti del rischio che avresti corso picchiandomi. Ti
sei rotta tre dita, scusami.-
“Ti
sei rotta tre dita, scusami.”? Ma che razza di frase era? E
di che cosa era fatta la sua faccia, di cemento? Oh, in questo posto
era tutto
così crudelmente assurdo…
Mi
raggomitolai sul divano in posizione fetale, come facevo
tutte le volte che avevo paura, e comincia a singhiozzare.
Quando
Saga si sedette vicino a me, le lacrime iniziarono a
scendere. Piansi tantissimo quella volta, rovesciando nelle lacrime
tutta la
mia tensione.
Piansi
al tramonto, piansi quando arrivò la luna, piansi quando
vidi le stelle e quando Saga provò a farmi una carezza
timidissima sul braccio.
Cielo,
stavo male, male davvero.
Cullata
dal silenzio del ragazzo che mi stava accanto e dal
dolce frinire delle cicale che entrava dalla finestra, piansi.
Sì,
quella notte piansi, piansi, piansi.
………………………………………………………………………………………….
Aprii
gli occhi disturbata da un raggio di sole, e mi scoprii in
un letto con delle lenzuola blu notte. Stupita, mi drizzai a sedere e
trovai
Saga che mi sorrideva con fare fraterno, seduto sul bordo.
-Sei
stata bravissima- mi disse, e sembrava sincero.
Solo,
non capivo a cosa si riferisse.
-Alle
lacrime. E al fatto che alla fine sei riuscita a lasciarti
andare. Ah, già…le cose che ho
detto…beh, erano solo una provocazione. Non le
penso davvero.-
Oh.
Ecco cosa intendeva.
-Grazie
Saga. Però, per piacere, smettila di leggermi nel
pensiero. Non ti terrei mai nascosto nulla,ma chiedimele le cose,
invece di
scoprirle da te.- mi ero totalmente calmata, e il tono della mia voce
era
tornato pacato.
-D’accordo,
scusami. Comunque, ci tenevo a dirti che se
-A
parte il fatto che questo non è un discorso da fare a una
persona che si è appena svegliata,- sbadigliai io- secondo
me anche Saori è un
po’ responsabile: in fondo il corpo è il suo, no?-
-Non
è così semplice: lei mette a disposizione il
proprio corpo,
ma quando Athena decide di prenderne completamente possesso non
può opporsi in
alcuna maniera.-
Saga
sembrava un professore, perso com’era nella sua logica
spiegazione di un fenomeno che di logico non aveva proprio nulla. Il
mio
cervello, però, era ancora troppo assonnato per seguire i
suoi ragionamenti.
Così,
quando sentii pronunciare le parole “appendice
spirituale”
e “confinamento dell’inconscio”, decisi
che era arrivato il momento di uno dei
miei tanti viaggetti mentali, e mi immaginai Saga vestito da medium che
ripeteva le medesime cose di quel momento a degli increduli e ammirati
clienti.
Davvero,
avrebbe fatto una fortuna con un turbante in testa, i
tarocchi e tutte quelle parolone specifiche sullo spirito umano.
Risi,
fu inevitabile.
-Hey,
ma mi stai ascoltando?- mi chiese Saga seccato, fecendomi
tornare coi piedi per terra.
-Non
mi sono persa una parola- mentii, sperando che non mi
leggesse nel pensiero.
-È
inutile. Non faccio apposta, sul serio, ma i tuoi pensieri
sono così forti che è quasi impossibile evitarli.
Non sono io a entrare nella
tua mente: è il tuo cervello che mi vomita addosso tutto
quello che elabora.-
Arrossii.
Va bene, non avevo un gran cervello, ma nessuno
l’aveva mai sfottuto così. Antipatico…
-Comunque-
tentai, cercando di sviare la sua attenzione dalle
mie scarse doti intellettuali – prima di perdermi, mi
è sembrato di capire che
Saori è una sorta di contenitore dello spirito di Athena,
una scatola, no?-
-Mettila
come vuoi. Milady, comunque, è ancora scossa per
l’accaduto. Faresti bene a scusarti.- storsi il naso alla
proposta di Saga, ma
lo lasciai continuare:
-E
poi, stamattina, mentre dormivi, ho dovuto più volte
respingere gli assalti di Milo. È davvero mortificato e non
vede l’ora di
vederti. Anche Aphrodite ha detto di volersi scusare. In modo
più discreto di
Milo, certo. Dovrai chiarire anche con loro, Lily.-
Sorrisi
leggermente pensando a quei due, poi domandai:
-Posso
lasciare il Grande Tempio?-
Ero
speranzosa, ma fui smontata dalla risposta del Cavaliere dei
Gemelli:
-No.
Sospirai.
Non c’era una cosa che andasse per il verso, e
c’era
sempre di mezzo “
-Almeno
mi porti la colazione a letto?- miagolai, con un tono di
voce a metà tra il piagnucoloso e il persuasivo.
Saga
sorrise.
-È
quasi mezzogiorno, mia cara. Siamo invitati a pranzo da
Aldebaran. Ci saranno tutti i Cavalieri. A proposito, Milo ti ha
comprato un
vestito per l’occasione. Mi raccomando, non perdere troppo
tempo a cambiarti.-
a fine discorso, era già praticamente uscito, chiudendo la
porta.
Sospirai
di nuovo e presi la borsa. C’era un bigliettino
attaccato che diceva:
“Alla
mia piccolina. Spero che ti piacciano i colori forti =)
bacio, Milo.”
Scagliai
lontano il biglietto con un grugnito e aprii la borsa.
Nel farlo, le dita cominciarono a farmi malissimo.
Accidenti,
mi ero scordata di essermene rotta tre!
Con
la mano sinistra, rovesciai sul letto il contenuto della
sporta.
Oddio.
Che schifo.
Avevo
tra le mani un abitino lungo appena sopra le ginocchia, di
un sobrissimo rosa fluo con dei fiori bianchi stilizzati sparsi qua e
là.
Non solo: ancora una
volta, Milo aveva pensato bene di prendermi dei tacchi, questa volta
tacco 11, dello
stesso, delicatissimo colore del vestito, come se non avessi una gamba
quasi
rotta.
Decisi
che i tacchi li avrei usati per timbrargli la fronte, e
continuai a frugare.
Quel
deviato mentale mi aveva comprato anche la biancheria!
Mi
ritrovai a reggere un tanga nero, con Hello Kitty che faceva
il medio stampato sia sul davanti che sul retro. Il reggiseno, con la
stessa,
stupidissima stampa, era imbottito.
Ero
orgogliosissima della mia terza, e non avevo certo bisogno
di un’imbottitura di rinforzo.
Certo
che non mi sarebbe dispiaciuto avere il seno un tantino
più grosso…
Vabbè,
per stavolta l’avrei indossato, ma solo per gentilezza
nei confronti di Milo, sia chiaro!
Misi
quel reggiseno reprimendo il naturale ribrezzo che avevo
sempre avuto nei confronti di Hello Kitty, Winnie The Pooh e affini e
indossai
con calma quel vestito dal colore così forte che quasi
cavava gli occhi.
Uscii
dalla stanza e cercai Saga, camminando in doloroso
equilibrio su quelle trappole mortali. Tanto, ormai, il mio tendine era
andato.
-Stai
davvero benissimo, Milo aveva ragione- la cortesia di
circostanza di Saga non mi sfiorò neppure, ma mi
colpì la strana smorfia che
aveva dipinta in volto, a metà tra il divertimento e la
colpevolezza.
Scrollai
le spalle e uscii dalla Terza Casa con l’andatura
claudicante che oramai mi caratterizzava.
-Milo
sarà felice di sapere che sei stata così gentile nei suoi confronti!-
trillò il
Santo di Gemini.
Istintivamente,
mi portai una mano al seno e arrossii, guardando
Saga con odio crescente:
-T-tu…-
-Sì,
sì, scusami, non ti leggerò più la
mente. Adesso non farti
venire l’asma, però! Su, andiamo.-
Mi
prese in braccio e io non replicai, perché quella era la
prima volta che lo vedevo ridere, e la cosa mi aveva totalmente
affascinata.
Vedere
Saga ridere di gusto era una cosa che faceva piacere,
scaldava il cuore.
-Aspetta,
Saga. Prima di andare, c’è una cosa che ti dovrei
chiedere.-
-Dimmi
pure.-
-Vedi,
quando chiudo gli occhi riesco a vedere, al posto delle
persone, delle sagome colorate. E se stringo gli occhi fortissimo,
riesco anche
a captare le sensazioni legate a quel colore. Sono malata?-
Saga
sorrise leggermente, ci pensò su qualche secondo e infine
rispose:
-No,
credo sia il tuo modo di sentire il Cosmo. Da quanto tempo
riesci a farlo?-
Mi
strinsi nelle spalle.
-Non
lo so. Non ci avevo mai fatto caso più di tanto, ma adesso
mi è tornato in mente.-
-Tu
noti le cose più banali, mentre quelle più
importanti ti
sfuggono. Sei una frana, Lily.-
-Ecco,
per esempio, io vedo la mia sagoma arancione, quasi color
rame. Quella di Milo invece è azzurra come i suoi occhi. La
sagoma di Aphrodite
è rosa intenso, mentre quella di
Kanon è grigio fango. E poi…No, scusa, stavi
dicendo? Mi ero persa…-
-Sei…Sei
una…bah, lasciamo stare! Tanto non mi ascolteresti! Per
curiosità, il mio Cosmo di che colore lo vedi?-
Chiusi
gli occhi e li strizzai, massaggiandomi le tempie ed
emettendo suoni gutturali. Non era per niente necessaria una scenata
del
genere, ma volevo colpire Saga con le mie capacità.
Invece
fu lui a colpire me.
In
testa.
Con un coppino.
M’indignai,
anche se in realtà non mi fece troppo male.
-Colpirmi?
Solo perché sei in grado di percepire il Cosmo?
Ragazza mia, tu sei troppo imbranata per essere vera!-
Mi
aveva di nuovo letto nel pensiero! Oh, che antipatico,
antipatico davvero.
-E
io che pensavo che tra te e Kanon fossi tu il simpatico!
Adesso il colore non te lo dico!-
-Davvero?
Sai, credo proprio che mi chiuderò in uno sgabuzzino a
frignare…-
-Ah,
ecco dov’eri il giorno in cui ho conosciuto gli altri
Cavalieri! Mi chiedevo perché tu non ci fossi!-
-Andiamo
o ne hai ancora per molto?-
Stava
sbuffando e voleva troncare la discussione.
Evvai.
Avevo vinto io.
-No,
aspetta! Non possiamo ancora andare alla festa! Sento un
Cosmo violetto provenire da lassù;- e indicai la cima della
collina –
appartiene a qualcuno che si sente solo. Devo andare da lui!-
Saga
mi squadrò a fondo, come se fossi un’aliena, e
parve voler
aspettare a lungo prima di parlare.
Io,
però, avevo fretta: quel Cosmo era davvero difficile da
sostenere senza intristirsi, denso e disordinato
com’era…
Incitai
nuovamente Saga e lui annuì.
Mi
ritrovai, l’istante dopo, davanti ad una porta di mogano.
-Dove
siamo?- chiesi ingenuamente.
-Dove
hai detto tu. Il Cosmo di cui parli proviene da qui. Ti
spetto fuori da questa porta. Non metterci troppo, mi raccomando!-
Annuii,
ma in realtà ero ancora confusa, spaesata dal repentino
cambiamento dovuto al’alta velocità a cui, ormai
ne ero certa, non mi sarei mai
abituata.
Mi
accinsi ad entrare, ma Saga mi bloccò per un polso.
Quando
le sue iridi color ciclamino si specchiarono nelle mie,
persi completamente attenzione per ogni altra cosa, e solo pochi
secondi dopo
che mi ebbe lasciato il polso, realizzai che mi aveva parlato.
-Coraggio,
bambina- aveva detto – sii forte, mi raccomando. Mi
fido di te.-
Allora,
in quel momento, capii chi avrei trovato dietro quella
porta; quando entrai sospirando, Saori Kido sussultò.
Sembrava
sorpresa quanto me di vedermi lì, e mi accorsi subito
che i suoi occhi, come i miei, erano pieni di ombre.
Eravamo
entrambe turbate, turbate davvero.
Il
mio corner…
Cap
finito con tanto sudore. Vediamo, che dire? Sono in ritardo?
Spero di no, anche se di solito lo sono sempre…
Allora,
riguardo ciò che ho appena scritto, ci tenevo a
precisare una cosa: non sono contro Saori Kido, è un
personaggio che mi
affascina, semplicemente, senza piacermi né dispiacermi.
Dunque, quello che fa
nei confronti di Lily non è un gesto di pura e gratuita
cattiveria.
Semplicemente,
quando le viene fatto un torto la nostra
protagonista non è sempre obiettiva, e fa passare tutto come
degli enormi
crimini fatti ingiustamente contro di lei T.T
Il perché di tale
prova,comunque,
verrà chiarito nel prossimo capitolo.
Oddio,
sto imbiancando casa! La mia camera l’ho fatta verde ed
ora è…piccolissima! Sì, si
è proprio ristretta! Che figata! *_*
Vabbè,
passiamo ai ringraziamenti:
ti
con zero:
concetto chiarissimo! Scusa tanto, ma a
volte anche il mio cervello va un po’ a rilento! *corre ad
oliare gli
ingranaggi gnick gnick*. Sì,
concordo,
il personaggio di Milo è davvero uno dei più
affascinanti *_*. Ti ringrazio per
aver recensito e per i chiarimenti sulle MarySue, ho scoperto
cose…illuminanti!
Spero che la mia storia ti piaccia ancora! *1bacio*
roxrox:
ciao Roxy! *_* mi fa piacere, allora, di non aver fatto una
cavolata pazzesca col mio cap di transizione! Sono felice di averti
fatta
ridere, e poi sì, alcune gag
sono carine
^_^ . grazie per la recensione, i tuoi complimenti mi fanno sempre
piacere! A
presto! *1bacio*
ribrib20: 0///////0 tu
esageri…
mi fai troppo arrossire! Hai ragione quando dici che devo lasciare
qualche
segreto per tenere alta la curiosità,
ma…è più forte di me! Quando
c’è da dire
qualcosa di misterioso, la mia boccaccia vuole sempre parlare! Non
ditemi mai
dei segreti, potrebbero sfuggirmi!
Comunque,
riguardo alle MarySue, ora so cosa sono! *esulta di
gioia iniziando il balletto della felicità* si tratta di
personaggi femminili
troppo perfetti per essere veri: ragazze bellissime, fortissime e
buonissime
che fanno sempre innamorare l’eroe di turno e che fanno
trionfare le forze del
bene grazie al loro indispensabile contributo. Atrocemente antipatiche.
Davvero
disegni Milo? Ti andrebbe di farmi vedere una tua creazione? (sempre se
vuoi,
s’intende!). sappi che il tuo entusiasmo mi fa sempre
piacere( nota quanto ho
scritto!xd!) e, mi raccomando, se vedi che sbaglio, che la storia si fa
noiosa,
la scrittura diventa lenta oppure noti qualsiasi altro difetto o
imperfezione,
NON ESSERE INDULGENTE. Devo sapere se e quando sbaglio, quindi non
avere pietà.
Intanto ti ringrazio, sei gentilissima, continua così!
*1bacio*
Volevo
ringraziare anche HOPE87
per
aver
aggiunto “beautiful novel” tra le fic seguite.
Evvai, ma allora tu leggi quello
che scrivo!! Mi fai strafelice! *_* Che carica, grazie!
Grazie
anche a RedStar12
per aver inserito la mia
fic tra le sue preferite! Che bello, ci sei anche tu! Evvai!
Infine,
un abbraccio grande come il cielo a tutti quelli che
leggono senza commentare. Almeno leggete, mica è poco!
Danke!
*1bacio*
stantuffo