AkaTsuki
Fan fiction by Fin Fish
Ciao a tutti!
Come sempre, eccomi qui pronta con un nuovo capitolo =).
Oggi entreranno in scena dei nuovi personaggi e presto, molto presto, nel
gruppo tornerà qualcuno di molto importante alla storia xD.
Bene, ho detto tutto.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
18° Capitolo: Legami spezzati .
Era ormai il
tramonto, quando Kagome e i suoi compagni raggiunsero la montagna dove si
trovavano i membri del clan Yoro.
I giovani youkai che l’avevano accompagnata inorridirono allo spettacolo che si
presentava dinnanzi a loro.
Corpi di
youkai e lupi giacevano riversi al suolo, un fiume incredibile di sangue e
morte.
Kagome sbarrò gli occhi davanti a quello spettacolo crudele.
Il sigillo sul collo prese a pulsare, causandole una fitta acuta.
Si morse il labbro inferiore, trattenendo un gemito di dolore fra le labbra.
Non era il momento per lasciarsi andare ai suoi problemi, ora la cosa più
importante era trovare Koga, ammesso che fosse ancora vivo.
Kagome si mosse tra i corpi degli youkai, cercando con lo sguardo il giovane
capo della tribù.
Sango e Miroku erano rimasti indietro, tenendo d’occhio i due accompagnatori.
La giovane
miko si sentiva morire ad ogni passo.
Conosceva tutti in quel luogo, le erano stati accanto e avevano sempre
condiviso con lei cibo e ospitalità.
Era umana, lo sapeva, eppure loro non la consideravano inferiore; era loro
pari.
-K-Kagome…-,
mormorò una voce spezzata, inconfondibile alle sue orecchie.
Rapida, volse il capo nella direzione da cui proveniva la voce e lo trovò.
Si portò una mano alla bocca, trattenendo un’esclamazione di sorpresa.
Qualcosa le bruciava gli occhi, premendo per uscire. Erano lacrime di gioia.
Koga era
ferito gravemente alle gambe, mentre il corpo era cosparso da tagli più o meno
superficiali.
L’armatura che indossava, dapprima lucida ora era sporca e ammaccata in più
parti.
Senza pensarci troppo, si gettò addosso a lui abbracciandolo dolcemente.
Sentii le lacrime correrle sul viso, ma non le importava in quel momento.
Koga era vivo, soltanto questo contava.
-Kagome… Sei…Davvero tu?-, domandò, mentre la miko si scostava dal corpo del
giovane per osservarlo con gli occhi lucidi.
Koga rimase spiazzato, mentre sentiva il suo cuore perdere un battito.
Era la prima
volta che la vedeva piangere.
Quella creatura, tanto orgogliosa e testarda, piangeva per la felicità di
saperlo vivo. –Certo che sono io sciocco-, disse sorridendo, dandogli una
leggera pacca sulla spalla.
-Mi spiace-,
mormora, chinando il capo per non incontrare gli occhi azzurri dello youkai.
–Mi spiace di non essere arrivata in tempo-.
Poggiando
tutta la forza che gli restava sulle braccia, si sollevò da terra e con una
mano sfiorò il volto della ragazza. –Sei venuta, questa è la cosa che più
conta-, mormorò, la voce rauca e sopraffatta dal dolore.
Kagome scosse leggermente il capo, cercando di darsi un contegno.
Si alzò tendendo la mano verso lo youkai steso a terra.
La ferita alla spalla le doleva ancora, ma non poteva lasciare una persona a
lei cara in quello stato.
Senza obbiettare, Koga afferrò la mano di Kagome che l’aiutò a rimettersi in
piedi e lo sostenne, conducendolo dai suoi compagni.
Rimase
visibilmente stupito quando si accorse che l’hanyou non era con loro, ma era
stato rimpiazzato da una giovane donna che reggeva un grosso boomerang.
-Che fine ha
fatto il cagnolino?-, domandò, dando così voce ai suoi pensieri.
Lo sguardo di Kagome si rabbuiò per un istante, ma non rispose alla domanda di
Koga lasciandogli però sottintendere la risposta.
Non chiese
altro, ma si limitò a scrutare il volto di lei cercando le risposte in esso.
Non trovò
niente, se non un profonda sofferenza.
Kagome era sempre stata brava a nascondere i suoi pensieri, persino a qualcuno
che la conosceva da molto tempo.
-Kagome-sama…-,
esordì il monaco, bloccandosi alla vista del suo sguardo.
Era come temevano, i sopravissuti erano soltanto loro.
Kagome cominciò
a curare le ferite di Koga, mentre Sango e Miroku andavano in cerca di legna e
di cibo assieme agli altri due youkai.
-Cosa è successo di preciso?-, chiese Kagome, mentre controllava le ferite
sulle gambe.
Erano assai profonde, ma il fatto che non fosse un essere umano stava venendo
in suo soccorso; ormai la ferita era quasi del tutto guarita, anche se non
avrebbe potuto camminare decentemente per alcuni giorni.
-Non lo so-,
mormorò Koga, la voce resa rauca dal dolore. –E’comparsa dal nulla, una donna e
un ragazzino con uno strano abito, sembrava un ninja-.
Nel sentire la descrizione del ragazzo sbiancò.
-Sei serio?-, chiese, la voce tremava leggermente.
Koga annuì, ma Kagome scosse il capo più volte cercando di cancellare
quell’assurda idea dalla mente.
Era
impossibile, assurda e senza appigli reali.
–Un solo attacco ed erano tutti a terra,
nessuno è riuscito a opporle resistenza-, continuò Koga, mentre Kagome passava
un panno sulla ferita per togliere il sangue ormai rappreso.
-Capisco-,
commentò piatta, mentre cercava di dare un senso a tutti gli eventi che stavano
accadendo.
Naraku aveva in mente qualcosa, un piano abbastanza contorto per la verità, ma
non riusciva a focalizzarne lo scopo.
Il sangue di tutte quelle vite innocenti, tutti quei legami di fratellanza e
amicizia infranti; per quale ragione?
Cosa poteva
ottenere da questo comportamento?.
Koga la osservò, perdendosi nei suoi occhi nocciola profondi e caldi.
Era immersa in chissà quali pensieri, molti dei quali sarebbero rimasti
inaccessibili per sempre.
-Credi che ci
sia Naraku dietro questo?-, domandò improvvisamente, cogliendo di sorpresa la
miko.
Kagome lo guardò sorpresa, ma poi annuì lentamente con il capo.
Koga serrò la mano in un pugno, mentre sentiva il suo corpo fremere al solo
pensiero della vendetta.
-Non pensarci
nemmeno-, sbottò fredda Kagome, mentre ultimava le ultime medicazioni.
-Come puoi dire così?-, replicò in tono freddo. –Naraku ha ucciso la mia gente,
i miei compagni e pretendi che io me ne stia buono?!-.
-Sì!-, urlò, sfidandolo con uno sguardo talmente tagliente che fu costretto ad
arretrare.
-Tu non hai
idea di quello che può fare Naraku, nemmeno io per giunta-, continuò, ignorando
le occhiate truci che gli lanciava Koga. –Devi capire che questa non è la tua
battaglia. Lascia che siamo noi ad occuparci di Naraku, la sola che tu potresti
fare è andare dal patriarca della tua tribù e spiegargli la situazione-.
Koga scostò il volto dal suo, stizzito dalle sue parole.
Lo riteneva davvero così incapace?
-Hai davvero
una così bassa considerazione delle mie possibilità?-, domandò, il capo chino
per evitare di incrociare il suo sguardo.
Forse era meglio così, dopotutto i suoi occhi ora erano taglienti come lame
affilate.
-Non voglio
che tu muoia inutilmente, soltanto questo-, rispose seria.
Miroku e Sango erano appena tornati, quando Kagome li prese sottobraccio per
prendere un’altra strada.
Si sarebbero accampati poco distante, ma lontano dal resto dei lupi.
**
Dopo aver
saputo del sigillo da Kagura, Inuyasha non aveva perso un solo istante e si era
subito rimesso alla ricerca di Kagome.
Non sapeva
dove trovarla, ma non era il problema peggiore in quel momento.
Le parole
pronunciate da quella Yasha, continuavano a rimbombargli dentro la mente e non
gli lasciavano tregua.
-Inuyasha!-
La voce lontana di Kikyo lo fece fermare, mentre attendeva che la miko lo
raggiungesse.
Si era dimenticato di lei, talmente era ossessionato dal problema principale.
-Inuyasha, capisco che tu voglia raggiungere in fretta Kagome, ma al momento
non è saggio sprecare energia in questo modo-, disse la miko, guardando
l’hanyou diritto negli occhi senza cedere.
Le sue parole erano veritiere, Inuyasha lo sapeva, eppure non riusciva ad impedire
alle sue gambe di correre.
Kikyo sospirò
esausta, nel frattempo alcuni Shinidamachou l’avevano affiancata.
La miko chiuse gli occhi, ascoltando la voce silenziosa dei suoi spiriti.
–Capisco-, mormorò, catturando l’attenzione di Inuyasha.
-Che succede?-, domandò preoccupato, scendendo da un ramo per affiancare la
donna.
-Pare che Kagome si trovi su alcune montagne ad est di qui-, disse Kikyo,
mantenendo un tono di voce neutrale. –Però…-, continuò ma fu costretta a
fermarsi, indecisa se dire o meno la verità all’hanyou.
-“Però”, cosa?-, domandò, mentre sentiva la rabbia crescergli nel petto e
divampare come le fiamme.
-Entro domani
mattina, un gruppo di uomini, sette in totale, raggiungeranno Kagome-, spiegò
la miko.
Aveva omesso di proposito di menzionargli che erano al soldo di Naraku,
tuttavia sapeva bene che Inuyasha non era uno sciocco e, probabilmente, l’aveva
capito da solo.
L’espressione del suo viso mutò, mentre cercava di pensare al modo più rapido
di raggiungere Kagome.
Il suo sguardo si posò sul sole che lentamente stava tramontando tingendo il
cielo di un colore arancio.
Non restava più molto tempo.
**
Il fuoco
scoppiettava davanti a loro, avvolgendoli con il suo dolce tepore e la sua
tenue luce.
-Kagome-sama,
non vi pare di avere un pochino esagerato con Koga?-, domandò Miroku, rompendo
la quiete che si era venuta a creare.
Kagome sollevò lo sguardo, incontrando gli occhi del monaco davanti a lei.
Scosse il
capo e rispose: -no, per la verità sono stata anche troppo buona-.
-Però il suo aiuto ci avrebbe fatto comodo-, proseguì Sango, mentre carezzava
Kirara, addormentata sul suo grembo.
-Si sarebbe
solo fatto ammazzare, purtroppo Naraku non è un avversario alla sua altezza
così come non lo è alla nostra-, spiegò, mentre scioglieva le bende che aveva
sul petto.
Ormai la ferita si era rimarginata del tutto, doveva solo aspettare qualche
giorno ancora e sarebbe tornata come nuova.
-Vorrei
evitare…-, continuò, il suo sguardo cupo si posò sul piccolo fuoco dinnanzi a
lei. –Che anche lui si faccia uccidere come i suoi compagni-.
Miroku annuì,
comprendendo infine le ragioni di Kagome.
Aveva ferito l’orgoglio del giovane lupo, soltanto nel vano tentativo di
proteggerlo dalle mire di Naraku.
I suoi occhi, come quelli di Kagome e Sango, si persero sulle fiamme del fuoco
che crepitava davanti a loro.
Naraku aveva ordito un qualche piano per loro, quindi era meglio se estranei,
come Koga, restassero fuori dai loro affari per impedirgli di trascinarli in
una spirale di morte e sofferenza.
In quei
giorni, Miroku aveva avuto modo di riflettere sulla storia della sfera degli
Shikon.
Un oggetto che realizza i desideri non poteva esistere a questo mondo, ma
soprattutto non era nemmeno certo che li realizzasse senza chiedere nulla in
cambio.
Ogni persona, creatura demoniaca o altro che era entrato in contatto con la
sfera è finito vittima delle mire di Naraku.
Kikyo, la prima a pagare il prezzo, era morta.
La sua famiglia era stata maledetta, causando la fine precoce dei suoi eredi.
Gli
sterminatori, un popolo valente e coraggioso, era stato brutalmente sterminato
da alcuni Youkai istigati da Naraku.
E infine Kagome.
Naraku ha fatto in modo di separarla da Inuyasha, per un motivo che ancora non
riusciva ad inquadrare.
Il destino aveva creato per loro un’orribile trama, ma a tessere i fili del
telaio era proprio Naraku.
In quell’istante, un’idea attraversò la sua mente come un fulmine in pieno
cielo.
Era possibile che la forza dei quattro spiriti, dimoranti nella sfera, deriva
dal sangue e dalla sofferenza di innocenti.
**
L’alba arrivò
rapida, proiettando i raggi di sole per tutta la zona circostante.
Kagome fu la
prima a svegliarsi, seguita subito dopo da Sango e Miroku.
Non era riuscita a chiudere occhio quella notte, gli incubi continuavano a
tormentarla da troppi giorni.
Istintivamente si portò una mano al collo, avvertendo sui polpastrelli il
sigillo impresso a fuoco dentro di lei.
Non aveva più dubbi, presto si sarebbe sciolto liberando la maledizione che
conteneva.
-Kagome-sama,
qualche problema?-, domandò Miroku, preoccupato nel vederla così assorta nei
suoi pensieri.
Kagome scosse il capo, sorridendo cordiale. –Non preoccuparti-.
Ripresero il cammino, cominciando a scendere a valle.
Il silenzio li avvolse con la sua cappa, soffocando dubbi e timori che potevano
essere rivelati.
Kagome, dal
canto suo, non riusciva a togliersi di dosso quella sgradevole sensazione di
pericolo che la accompagnava da un paio di giorni.
Stava per
accadere qualcosa lo sentiva nell’aria infausta che tirava da quelle parti, ma
preferì non riferire nulla ai suoi compagni.
Alla fine, poteva benissimo trattarsi di un falso allarme.
Camminarono
per diversi minuti, quando finalmente raggiunsero ai pendii della montagna.
Kagome si volse verso di essa, lasciando che i suoi compagni proseguissero per
qualche istante senza di lei.
Il cuore le scoppiava nel petto, sapeva di aver esagerato ma non c’era altro
modo per proteggere Koga.
-Addio…-, sussurrò al vento, pregando che portasse il suo messaggio anche al
suo amico.
Rapida
raggiunse i suoi compagni, proseguendo il viaggio senza una vera destinazione.
L’idea non
piaceva a nessuno di loro, ma per il momento non avevano una vera e propria
traccia da seguire.
Alcuni minuti
più tardi, in una piccola radura, il gruppo si trovò di fronte ad alcune
persone che non si aspettavano proprio.
Kagome rimase sorpresa nel vedere Bankotsu, Renkotsu e Mukotsu davanti a se.
Sorridevano
in modo sinistro, soprattutto Renkotsu.
Kagome assottigliò lo sguardo, comprendendo subito quello che stava per
accadere.
-Kagome-sama…-, mormorò Miroku, indietreggiando lentamente.
La stretta sul suo bastone era notevolmente aumentata, mentre sentiva le mani
cominciare a sudare.
Sango seguì
l’esempio del monaco, aumentando la stretta su Hiraikotsu.
Kagome, cercando di mantenere la calma si portò davanti a loro.
-Ragazzi,
come mai siete qui?-, domandò ironica, mentre serrava la mano intorno al suo
arco.
-Non lo
immagini-, rispose Bankotsu, aggiungendo nella voce la stessa ironia di Kagome.
Kagome assottigliò lo sguardo, mentre preparava la mano a scattare in direzione
della faretra.
-Vi siete
venduti a Naraku, non lo credevo possibile e non me l’aspettavo. Soprattutto
tu, Bankotsu, mi hai deluso molto-.
Il ragazzo sorriso tranquillo, scrollando le spalle con fare indifferente.
Kagome si morse il labbro inferiore, mentre la sua mente già cercava di
elaborare una strategia.
L’alabarda di Bankotsu era un vero problema, ma anche Renkotsu e Mukotsu lo
erano, soprattutto l’ultimo.
Era molto basso, il volto orribile era coperto da una maschera fatta di
tessuto.
I suoi veleni erano un vero problema, anche perché nemmeno Sango, che possedeva
una maschera apposita, poteva resistere.
Kagome ormai era assuefatta a quelle sostanze, tanto che ormai non le creavano
più alcun problema.
Tuttavia,
sapeva che non poteva rischiare uno scontro diretto, altrimenti i suoi compagni
sarebbero morti.
Kagome trasse
un profondo respiro, mentre portava le mani all’obi di stoffa che reggeva il
suo yukata.
-D’accordo, se questo è destino allora andiamogli in contro-, pronunciò
seriamente, mentre la stoffa scivolava via dal suo corpo.
Sotto di essa, indossava una stoffa scura che le fasciava perfettamente il
petto.
Le maniche erano corte, ma erano coperte da una specie di sottile armatura che
le proteggeva così come per le gambe.
Gettò arco e
frecce in direzione di Sango e Miroku.
-Uno scontro tra di noi, senza armi-, disse seria, sfidando il capo degli
Shinchitai.
Bankotsu la studiò attentamente, perdendosi come ogni volta nei profondi occhi
nocciola di Kagome.
Era da quando la conosceva che voleva affrontarla senza armi, senza poteri e
quindi la cosa poteva essere interessante.
-Bene, la cosa è interessante e quindi accetto la tua sfida-, rispose Bankotsu,
sfoderando una sicurezza senza pari.
Poggiò Banryu, l’alabarda, accanto ad un albero.
Renkotsu e Mukotsu, benché reticenti a non intromettersi, decisero di
rispettare la volontà del loro fratello maggiore e si posizionarono lontano dal
luogo dello scontro.
Era l’ultima cosa che Kagome voleva, ma sapeva che non aveva altra scelta.
Dopotutto, da quello che aveva capito fino a quel momento, Naraku voleva solo
la sua morte.
E anche questo è
andato =).
Bene, non era il massimo lo so ma serviva soltanto a fare il passaggio.
Bene, il prossimo capitolo vedrà lo scontro tra Bankotsu e Kagome e poi…
segreto xD.
Bene passiamo ai grazie:
achaori: Oddeo, dopo questa minaccia velata mi conviene fare le cose per
bene =).
Al prossimo aggiornamento ragazzi =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.