Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: LeagueOfCoolWriters    30/07/2016    1 recensioni
{ Storia Interattiva | Apocalypse!Verse | Iscrizioni aperte }
Al Campo Mezzosangue, un semidio di nostra conoscenza ha inventato qualcosa di speciale: un gioco di realtà virtuale.
Tutti i mezzosangue fanno la fila per provare questa strabiliante e meravigliosa creazione.
Leo Valdez è sempre stato un ragazzo geniale.
Ma si sa, tutti i geni commettono errori ogni tanto.
Genere: Angst, Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Leo Valdez, Semidei Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
II
 

Chapter one

Se non è Valdez non è grandez






 

Irine Orwell
 
Certe cose Irine non se le sapeva proprio spiegare. Tanto per cominciare: com’è che da un semplice classico rituale per evocare la madre, era passata a trasformare in un criceto uno dei suoi migliori amici? Non aveva davvero idea di come giustificarsi, eppure era certissima che quell’incantesimo fosse possibile solo con un intruglio…
Ovunque fosse nato il problema però era certa di una cosa: andava risolto, e il più presto possibile anche. Gwaine Summers ai suoi piedi squittì in approvazione e fastidio, come se le avesse letto nel pensiero. Subito si fiondò ai cassetti della sua cabina, spalancandone alcuni senza il minimo riguardo e in preda all’ansia, quasi rischiando di romperli. Mise fine alla frenetica ricerca solo quando un tubetto di pillole non le si palesò davanti come un segno divino, rotolando verso l’interno del cassetto per l’impatto.
Sopra la boccetta v’era un’etichetta con su scritto “Pillole di H.” nella disordinata e arrangiata calligrafia di sua sorella Lou. L’afferrò in modo così brusco che per poco non le scivolò a terra, ma lo riprese prontamente in tempo. Accorse poi subito all’entrata della cabina di Ecate, dove sulla soglia la forma criceto di Gwaine squittiva in cerca d’attenzione. In men che non si dica era già inginocchiata al suo fianco, metà inciampando e metà di sua spontanea volontà, mentre si affrettava a svitare il tappo del tubino. Impugnò trionfante la pillola nel palmo una volta completata l’operazione.
<< Mi dispiace tanto Gwaine, non l’ho fatto apposta… >>
Mise la mano all’altezza del musetto del criceto che avrebbe dovuto essere un figlio di Hermes, e fu solo allora, quando le scivolò l’occhio giusto un po’ più in là, che comprese l’accaduto.
C’era un bicchiere della mensa sulla scrivania accanto alla porta, gran parte del contenuto, un liquido arancione che avrebbe potuto benissimo essere aranciata, non v’era più e ce n’erano invece appena due dita scarse. La realizzazione la colpì come un fulmine a ciel sereno: era suo quell’intruglio. Una pozione, per l’esattezza. Lo aveva messo in un bicchiere per farlo vedere a Lou, ma poi se ne era dimenticata e lo aveva lasciato sulla scrivania. Ovviamente Gwaine aveva pensato fosse un suo normalissimo bicchiere d’aranciata e aveva bevuto.
<< Accidenti… ne combino sempre una… >> borbottò tra sé e sé mentre Gwaine rosicchiava la pillola con quel piccolo musetto da criceto.
In poco tempo il semidio tornò ad essere se stesso, un ragazzo alto, dai capelli castani e gli occhi azzurri che non infondevano la solita allegria, più che altro fastidio e confusione. Irine non lo biasimò: era appena stato trasformato in un criceto!
<< Ma che diavolo era quella roba? >> domandò infatti Gwaine, guardando male il bicchiere come se con il solo sguardo avesse potuto farlo andare in frantumi.
<< E’ una pozione… l’ho lasciato io qui, scusami, me ne ero scordata. >> Abbassò lo sguardo, sinceramente dispiaciuta per l’accaduto.
Gwaine dovette notare il suo dispiacere, perché non ci mise molto ad eclissare l’argomento e riprendere a due mani il suo solito carisma, assieme a quell’immancabile scintillio allegro nelle iridi azzurre. << Niente, tranquilla. E’ stata un’esperienza nuova, dopotutto… anche se essere criceto fa schifo, devo dirlo. Però, ammettilo: ero il criceto più carino del mondo >> Le rivolse un sorrisetto saputo, tra i fiero e il malizioso.
Irine ridacchiò, giocando con la collanina ricolma di pietre magiche. << Sì, lo ammetto. Saresti stato il mio animale domestico ideale. >>
<< Visto? Ah, ora che ricordo! Senti, hai presente che Valdez stava lavorando da un po’ a tutta quella roba del videogioco? >>
<< Ehm… no? >>
Irine francamente neanche lo sapeva. Dopotutto Leo era un figlio di Efesto, e i figli di Efesto erano sempre impegnati in qualcosa. Oppure, cosa più probabile, qualcuno gli aveva accennato qualcosa ma lei se ne era scordata. Conoscendosi, sì, era decisamente andata così.
<< Fa niente! >> Ma, ovviamente, a Gwaine importava poco e niente. << L’ha appena finito e vuole volontari per provarlo. E’ un videogioco a realtà virtuale, e lui dice che la trama sia una vera e propria figata.  Ti va di andare? >>
Gli occhi del figlio di Hermes scintillavano di eccitazione. Irine non era un’amante dei videogiochi, era abituata a vivere con il necessario e pochi agi, dopotutto lei e suo padre erano sempre stati molto umili. Una volta aveva avuto un Nintendo DS, ma l’aveva annoiata subito. E poi l’aveva anche rotto per sbaglio mentre tentava una piccola quanto insignificante magia. Tuttavia Gwaine sembrava eccitatissimo al pensiero, e lei non ci vedeva niente di male. Perciò sorrise raggiante annuendo con energia, mentre con una mano correva a sistemare l’ossigenata chioma dal taglio mascolino:
<< Sì, dai. Potrebbe essere divertente! >> cedette, senza neanche porre troppa resistenza.
Gwaine ne sembrava felicissimo.
 
 
 
Inutile dire che non erano i soli a voler tentare. Si era radunata una piccola folla attorno alla cabina di Efesto. V’erano mormorii eccitati e sguardi curiosi, Irine si sforzò di ignorare le risatine quando era quasi inciampata mentre si avvicinavano al gruppo, fortuna che bastò un’occhiata di Gwaine a metterli a tacere. Era per questo che Gwaine era il suo migliore amico: apprezzava la sua ingenuità, e la difendeva sempre in bene e in male. Gli doveva molto.
<< La realtà virtuale non è sempre ben vista, sapete? >> Una voce serena irruppe improvvisamente alle loro spalle.
Irine e Gwaine si voltarono in sincronia, e riconobbero la figura minuta di Eden O’Riley, figlia di Clio, la ragazza minuta che Gwaine amava definire Wikipedia per via della sua vasta conoscenza di leggende metropolitane e miti.
<< Ah no? >> domandò Irine, curiosa di sapere la prossima storia che avrebbe loro raccontato.
<< No. Ha molte somiglianze con la leggenda del folklore del doppelgänger. Quello che noi chiamiamo “gemello cattivo”. >> Mimò in le virgolette in aria, un mezzo sorriso con tono lievemente ironico.
<< Quindi… la nostra copia nella realtà virtuale è in realtà maligna? >> domandò Gwaine in modo molto approssimativo.
Eden sorrise. << Non esattamente >> obiettò. << ma non è da escludere. Sai, si dice che vedere il proprio doppelgänger sia presagio di morte. Loro non hanno ombra e a volte non sono neanche reali, sono maligni e manipolatori. Tendono a consigliare male la persona di cui sono i doppioni. >>
<< Inquietante >> proclamò Gwaine, ma sorrise guardando Eden dritto negli occhi. << ma affascinante. Devo proprio ammetterlo >> Ammiccò al suo indirizzo, Eden ridacchiò e scosse la testa. Prima ancora che potesse ribattere, fu interrotta da una voce pomposa che attirò l’attenzione generale.
<< Attenzione eroi! >> Esclamò Leo a gran voce, tenendo le mani aperte verso il cielo e pestando il piede a terra in una pessima imitazione di Chirone. << Oggi gli déi hanno voluto che completassi, finalmente, l’invenzione migliore che questo campo abbia mai visto. Per il piacere di voi semidei, e grazie alle mie soprannaturali cap- ahi! >> Leo si fermò giusto un attimo per guardare male Piper, la quale gli aveva tirato uno scappellotto sotto lo sguardo affettuosamente rassegnato di Calypso. << Dicevo, prima di essere interrotto in modo barbaro e- okay okay la smetto, ma a posto quelle mani! Dicevo… Sono orgoglioso di presentarvi il Valdezgame, il gioco di realtà virtuale! I primi nove ragazzi che si precipiteranno qua avranno diritto a fare il primo test! >>
Non fece neanche in tempo a terminare la frase, che subito tutti si accalcarono per conquistare il primo posto. Irine era abbastanza sicura che a furia di tirarla così, Gwaine le avrebbe staccato il braccio, ma ne era valsa la pena. Erano rispettivamente quarto e quinta.

 





 

 
 
Oz Killiam
Davvero, si era ritrovato lì per puro caso. A stento se n’era accorto. Si era avvicinato giusto per curiosità, non si radunava certo una piccola folla così folta senza una ragione. Una parte di lui aveva immediatamente pensato ad un cadavere, poi però aveva scartato subito l’idea perché Chirone non era nei paraggi e i ragazzi non sembravano spaventati… bensì eccitati. Quando aveva avvistato una Dylan alquanto accigliata tra la gente, aveva fatto per avvicinarsi e chiedere a lei, ma Leo aveva iniziato a parlare.
E dopotutto, la cosa non gli interessava minimamente. Davvero. Ma ovviamente Leo aveva deciso di dare inizio a quella sorta di mini Hunger Games, e al posto di retrocedere come aveva voluto era stato trascinato all’indietro e, beh… si era ritrovato, per qualche ragione sconosciuta ai più, primo. Solo… okay.
In tutto questo, il manga che gli aveva dato Connor Stoll quella stessa mattina era sparito chissà dove. E non aveva neanche iniziato a leggere.
<< Ma che diavolo- no. No no no, non se ne parla neanche! >> sbottò di fronte al sorriso smagliante di Leo. << Io non volevo neanche- no, che cazzo! >>
<< Oh, suvvia Ozzie, si tratta solo di un- CONGRATULAZIONI  TAKESHI, SEI SECONDO! Stai diventando un essere sociale e lo fai con questo gioco, wow! Che onore! >> Tornò a rivolgere poi l’attenzione ad un Oz piuttosto confuso << Dicevo, si tratta solo di un gioco e- LaTouche non scappare, sei terzo, ti ho visto! >>
<< Qualcuno mi dice che cavolo di fine ha fatto il mio manga? >> sbottò nuovamente Oz, con tono aggressivo rivolto a nessuno in particolare.
Qualcuno accanto a lui ridacchiò, ma Oz lo ignorò bellamente, chiunque fosse. I semidei ancora si accalcavano per entrare, c’erano ragazzi che si ritrovavano letteralmente spinti là in mezzo per caso, come Takeshi, LaTouche e Dylan – la quale stava facendo peste e corna verso un Leo piuttosto spaventato – altri si facevano largo a spintoni. Era pronto a tuffarsi nuovamente per riprendere il suo amato manga – l’ultimo numero di Fairy Tail, per amor degli déi! – ma una voce lo fermò.
<< Non ti conviene, se te ne vai Leo tornerà a prenderti >>
Quella che riconobbe come Cora James, figlia di Atena, stava tranquillamente in disparte seduta a gambe incrociate sul letto di Leo, un libro che non seppe riconoscere tra le mani. A Oz quel libro ricordò terribilmente un manga, un manga come quello che avrebbe dovuto tenere tra le mani lui, e questo non fece che mandarlo fuori di testa ancor di più.
<< Non ritrovo il mio manga >> rispose brusco, agitando le mani con fare concitato. << il tempo di vedere che succedeva qui e puff! Neanche lo avessi messo tra le mani di un politico! >>
Cora accennò ad una risatina, cosa che in parte fece sentire Oz soddisfatto di se stesso – far ridere una figlia di Atena non era mica facile! – ma subito venne smontato da una risata più sguaiata, con il sottofondo di Leo che faceva da telecronista per la folla.
<< E Bancroft arriva come una furia passando sopra a Lake e si piazza… Settimo! Accanto a lui c’è Leslie Wright che, silenziosa come poche, scivola e si piazza… >>
Ma Oz aveva lasciato perdere la telecronaca di Leo per guardare male Lars Mehren, figlio di Demetra, il quale sembrava molto divertito dalla scena che aveva davanti. Sdraiato comodamente alla spalle di Cora, Oz non sapeva davvero che tipo di idea farsi su di lui.
<< E tu ridi perché…? >> domandò il figlio di Nyx, gli occhi neri stretti in due fessure.
Non aveva affatto un aspetto pericoloso, neanche per sbaglio, con quei vestiti stropicciati e i capelli in disordine a causa della folla, ma francamente poco gli importava. A quanto pare però a Lars sì, perché Oz era abbastanza certo fosse proprio questo a farlo ridere nuovamente.
<< Oh, ma dai. Siamo al Campo Mezzosangue, amico. Qua è pieno di figli di Hermes. Puoi dire addio al tuo bel fumetto per i prossimi… Puoi dire addio al tuo fumetto. >>
Oz avrebbe voluto avere una risposta per quello. Purtroppo Lars aveva ragione, ma ciò non impedì comunque al suo sguardo di scivolare, quasi istintivamente, su Gwaine Summers, essendo l’unico figlio di Hermes presente. Lars strozzò una risatina.
<< Piantala di rigirare il coltello nella piaga >> Cora rimproverò Lars, poggiando il libro tra le gambe, poi si rivolse al figlio di Nyx: << Oz, se l’ha preso un figlio di Hermes è sufficiente chiedere a Connor e Travis, sono certa che se l’hanno preso loro riavrai presto il tuo fumetto. >>
<< Non sono fumetti, sono manga, okay? E’ una cosa del tutto diversa! Non puoi mettermi a paragone un fumetto con un manga! Sono due stili differenti, due realtà differenti e storia impossibili da paragonare- >>
<< Ozzie, amico, mi dispiace interrompere il tuo bel numero da cabaert, ma qua abbiamo finito con la nomination >>
Leo lo richiamò fuori dal suo discorso, facendogli notare i restanti otto fortunati (o forse no) che, volenti o nolenti, sarebbero stati i primi a testare il Valdezgame. A Oz sinceramente non dispiaceva più di tanto. Non aveva molto amato l’idea all’inizio, e ancora non gli sembrava una cosa chissà quanto figa, ma ora che ci pensava era alquanto curioso al riguardo. Era un modo alternativo per conoscere anche quella parte di mondo che lui non aveva avuto da piccolo, quella con i videogiochi e le sciocche liti per una combo uscita male. E poi era un po’ come entrare nei manga, con quelle mosse strane, i suoni e tutto ciò che poteva solo sognare di avere. Era come se una parte dei suoi sogni potesse avvicinarsi al diventare reale. Non tangibile certo, ma realistica.
Conosceva quasi tutti i giocatori, non sapeva quanto potesse essere divertente giocare con persone così poco propense come Dylan, Takeshi o Agatha, ma la situazione si prospettava comunque interessante.
<< Oh ma dai ragazzi, non fate quei bronci >> Leo rimproverò i tre diretti interessati, facendo un finto broncio a sua volta. << si tratta solo un videogioco, vi assicuro che sarà divertente! Con la trama mi hanno aiutato Cora e Lars! >>
<< Come se questo migliorasse la situazione >> sbuffò Dylan.
Quello che Oz riconobbe come Alexander LaTouche, figlio di Ade, sospirò sconfitto. << Prima iniziamo, prima ce ne andiamo. Facci vedere la stanza >>
<< Piano, piano… Prima qualche piccola avvertenza. Vi sembrerà di essere realmente nel gioco ma, tenetelo a mente: Non è così. Quindi se il vostro istinto dovesse prendere il sopravvento >> e qui lanciò un’occhiata eloquente a Raphael Bancroft, il figlio di Ares. << cercate di fare il minor danno possibile. La maggior parte dei movimenti sono mentali, non fisici, ma questi ultimi ci sono comunque. Cercate di non farli troppo esagerati o potreste, che so, staccare un filo e finire nel gioco >> scherzò, guardandoli uno ad uno con gli occhi che brillavano di una luce ansiosa ed entusiasta.
Gwaine ridacchiò. << Per la felicità di Dylan, spero non accada >>
La figlia di Borea presa in causa gli mandò un’occhiata di fuoco. << Non sarebbe così male se ci rimanessi intrappolato tu. >>
<< La volete smettere?! >> sbottò Oz, alternando lo sguardo dall’uno all’altro. Poi, come se niente fosse successo, invitò Leo a continuare. << Dicevi? >>
Gwaine alzò la mani, facendo sì che a Irine sfuggisse una risatina, Leo sembrava piuttosto felice dell’interesse, tant’è che indirizzo un’occhiata verso Calypso alla “Vedi? Lui apprezza”, l’ex titana come risposta roteò gli occhi.
<< Questo detto, prego, accomodatevi nella macchina! E se fuggite, vi assicuro che vi verrò a riprendere e vi assillerò finché non avrete fatto almeno un tentativo! Non vi ucciderà mica, cosa volete che accada? >> Leo li invitò ad entrare con un elegante gesto della mano, gli altri acconsentirono, chi favorevole e chi un po’ meno. << Adesso infilate le tute, si parte! Divertitevi con il Valdezgame, presto disponibile su Amazon, e ricordate: se non è Valdez non è grandez! >>
E, questo detto, Oz infilò la tuta, pronto a per questa breve quanto grandez avventura. Peccato non avesse davvero idea di cosa lo aspettava.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Cool Writers notes
Ebbene, no: Non vi abbiamo abbandonato.
Sì, lo so che siamo in spaventevole ritardo, ma voglio che sappiate che la colpa è solo e soltanto mia, Sabaku No Konan Inuzuka, e me ne assumo la piena responsabilità u.u
Non abbandonate la storia solo a causa mia, le altre che non sono me sono molto più fedeli ai tempi!
Io ho avuto innumerevoli problemi e molta pigrizia da smaltire anche la cancellazione del capitolo tra l’altro ma questo non importa a nessuno, ma alla fine oggi ho preso il coraggio a due mani e ho scritto il primo :D
Che sì, lo so: fa schifo, ma è solo l’inizio. Miglioreremo con l’andare del tempo.
Intanto questi sono i primi personaggi che stiamo presentando, come vi sembrano? E, ora mi rivolgo agli autori: come li ho resi? Sono abbastanza in loro? Sono sinceramente convinta di aver toppato abbestia con Oz, ma renderlo è stato più faticoso di quanto sembri.
Intanto il gioco è partito, è con loro la trama. Vi va a genio questo grandez pessima, Ik, ma apprezzate lo sforzo pls inizio?
Fatemi sapere, vi do appuntamento al prossima capitolo, che non avrà assolutamente gli stessi tempi di attesa.
Fateci sapere come stiamo procedendo, e se volete prendervela per il ritardo: fatelo con me.
Recensite!
*torna al suo buio angolino della vergogna*
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: LeagueOfCoolWriters