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Autore: RedRuby    31/07/2016    1 recensioni
"Sei come la pioggia", le aveva detto una volta, ma lei non capì.
"Sei come la pioggia, sì.
Silenziosa, leggera, fredda, delicata e meravigliosa.
Io ti trovo unica."
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Imbris Causa

Il sole era sparito da un pezzo, coperto dall'imponente nuvola nera che si ingigantì a macchia d'olio in cielo, su tutta la città. Fu inevitabile la pioggia fitta ed obliqua che bagnava senza scusanti i passanti - alcuni previdenti muniti d'ombrelli di vari colori che riesumavano un bagliore di luce nell'oscurità; altri sprovvisti e completamente fracidi - fra le strade inondate di acqua piovana. Gli unici a giovare di tale avvenimento erano le piante ed i fiori sparsi per i tetti grigi e altrimenti vuoti dei palazzi... e forse persino qualche amante della giornata da cliché "pioggia, libro e cioccolata calda".
In un appartamento di un palazzo proprio al centro della città, c'era l'acqua che scorreva dal rubinetto, fredda e trasparente.
Armata di una spugna insaponata forse un po' troppo usurata dai continui usi, stava strofinando i piatti con lentezza sotto il getto d'acqua. Le labbra erano sigillate, come a fare compagnia al silenzio e al buio tutt'intorno a lei. L'unico rumore percettibile era la pioggia che sbatteva, infrangendosi rovinosamente contro il vetro. Così moriva, e poi scivolava lungo la finestra lasciando una lunga scia di goccie più piccole, per riunirsi al resto dell'acqua piovuta dall'alto. 
Strofinava e strofinava; piccole ciocche bionde si sfilavano dal codino nero, stretto dietro la nuca, che non faceva a dovere il suo lavoro. I capelli le precipitavano davanti e li tirava indietro o con un movimento rapido della testa oppure con l'avambraccio. Quest'ultimo era lo stesso modo con cui si asciugava le lacrime.
Come la pioggia, le sciovolavano lungo le guancie fino alla punta del naso o del mento e poi precipitavano sui suoi piatti, quindi era costretta a ripassare la spugna coperta di schiuma bianca, l'odore era delle fragole.
Sei come la pioggia, le aveva detto una volta, ma lei non capì.
Sei come la pioggia, sì.
Silenziosa, leggera, fredda, delicata e meravigliosa.
Io ti trovo unica.

Erano quelle stupidissime parole che le rimbombavano nella testa come un battito cardiaco, ma di un cuore accellerato e martellante, posto al troppo sforzo.
E pompavano. Boom. Boom. Boom. Nella sua testa.
Quella parole che aveva tanto amato per tanti inutili anni. Quelle parole che aveva letto.
Adesso le odiava. Adesso erano inutili e le stava bruciando, così come tutti gli anni spesi insieme.
Erano valsi niente.
Tutti i sogni, tutti i progetti, tutti gli obiettivi, erano tutto niente.
Lei lo sentiva, nel suo silenzio, dietro di sé. Era seduto a tavola, a fissarla, a scrutarle l'anima.
Era lui la ragione per cui ora la pioggia le scendeva lungo le guance.
Sono come la pioggia.
Inaspettata, fredda, odiata, inutile.

La stava abbandonando ed aveva lo sfacciato coraggio di non riuscire a scriverle nulla.
Se ne stava lì, alle sue fragili spalle, ad esaminare ogni dettaglio del suo abbigliamento, a giudicarle il dolore che provava, perché certamente era sempre stato tutto una menzogna: lui non aveva mai sentito. Niente.
Era un dolore fisico, il suo. Sentiva il corpo attraversato da mille lame ed il suo cuore, specialmente, stava implodendo. Ogni piccola cellula di cui era composto la stava abbandonando e ben presto non sarebbe rimasto altro che il semplice niente dentro il suo corpo.
Richiuse il rubinetto e l'acqua cessò il suo afflusso. Lei si voltò e lui era sparito.
Si sentì per la prima volta nella sua vita veramente pazza, anche se dar loro ragione era il suo ultimo volere.
Ma era così che si sentiva. Ed era sola. Era sempre stata sola. E si sentiva sola.
Lui non c'era. 
Non c'era mai stato.
Non c'era mai stato niente.
La causa della pioggia
  
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