Anime & Manga > Anna dai capelli rossi
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Autore: emmy    29/03/2005    4 recensioni
Gilbert propone ad Anne di diventare sua moglie, ma.... Traduzione by Nisi Corvonero
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Moody, lasciami giù all’angolo” Gilbert Blythe si era chinato dal suo sedile sul carro per richiamare con un colpetto sulla spalla l’attenzione di Moody Spurgeon.

Il carro con i partecipanti alla festa stava transitando sulla strada sporca, riportandoli a casa dopo la serata passata all’Hotel di White Sands.

Era già scuro, piuttosto tardi, per di più, e Gilbert Blythe aveva notato una luce in distanza che l’aveva impensierito, e gli aveva fatto ignorare le chiacchiere degli amici.

“Perchè vuoi che ti lasci qua?” chiese Moody fermando i cavalli e girandosi per guardare sorpreso Gilbert.

Stava accompagnando gli amici a casa ed aveva già salutato Diana Barry ed altri ragazzi, ma la casa dei Bythe era ancora lontana. “Non siamo neanche vicini” protestò Moody.

“Lo so” ammise Gibert, cominciando a scendere “C’è una luce ancora accesa dai Miller e vorrei controllare”.

“Ohhhhh” cantilenò Moody con aria saputa “Gilbert il buono che va a vedere come stanno I vicini” lo stuzzicò, mentre qualcuno cominciava a ridacchiare alla battutina sarcastica di Moody

Se Moody era arrivato a prendere in giro Gilbert Blythe in quella occasione era solamente a causa di una leggera invidia, invidia per il rispetto del quale Gilbert godeva ad Avonlea per le innumerevoli dimostrazioni di bontà e gentilezza.

L’espressione di Gilbert si oscurò un pochino:”Grazie per il passaggio, Moody” rispose Gilbert solo per educazione, senza lasciarsi distogliere dal suo scopo “Buonanotte a tutti” alzò la mano per salutare mentre si congedava dal gruppo, il suo gesto si vedeva a malapena a causa della debole luce della luna e della fiamma della lanterna sistemata sul carretto.

Moody scosse il capo e tornò al suo posto. Gilbert Blythe se ne poteva pure tornare a casa a piedi, visto che persisteva nel suo sciocco intento di andare dai vicini a quell’ora della notte.

Moody raccolse le fibbie del cavallo per riprendere il cammino.

“Aspetta!”

Era Anna Shirley ad aver gridato dall’altra parte del carro mentre gli altri passeggeri sobbalzavano dalla sorpresa, non ultimo Moody Spurgeon che aveva rivolto ad Anna uno sguardo attonito.

Ma Anna non stava guardando Moody, stava osservando Gilbert circondato dall’oscurità.

“Vengo con te” dichiarò a lui e agli altri prima di raccogliere le gonne e scendere dal carro prima che nessuno avesse la possibilità di fare o dire alcunché.

“Vi sta bene!” esclamò Moody Spurgeon al colmo della frustrazione. Sono tutt’e due matti, borbottò fra sé, afferrando le redini e sollecitando il cavallo così precipitosamente che il carro scartò.

Qualche “Ciao Anna” e “A presto, Gilbert!” fu tutto quello che i due udirono dai passeggeri, il carro ormai lontano. Ora che il carro se ne era andato, Anna e Gilbert si trovarono ognuno da un lato della strada a guardarsi in faccia.

L’atmosfera si era fatta improvvisamente calma e silenziosa intorno a loro e, ora che la lanterna non c’era più a fare luce, tutto era diventato più scuro.

Fu Gilbert ad interrompere il silenzio che era sceso tra loro due.

“Anna, avresti dovuto tornare a casa con gli altri” la rimproverò lui, un po’ preoccupato per lei, un po’ preoccupato, invece per se stesso.

La tortura della festa non era stata forse abbastanza? Anna doveva torturarlo ancora di più, si chiese cupo.

Gilbert stava appena cominciando a capire quanto fosse difficile stare nella stessa stanza con qualcuno che si amava e dover nascondere quell’amore.

L’aveva evitata di proposito, per tutta la sera. L’aveva evitata fino a che l’aveva notata vestita elegantemente in abito da sera, così bella da mozzare il fiato che gli era venuta voglia di…. Ecco, di farle delle cose che non aveva alcun il diritto di desiderare di farle.

Persino il ballo che avevano dovuto danzare assieme, era stato pieno di disagio per lui perché tutte le volte che la toccava, sentiva una strana eppur familiare sensazione, quasi una scossa, non molto diversa da quella che aveva provato anni prima quando lui ed i suoi amici si erano bagnati le dita ed avevano toccato gli interruttori dell’hotel di White Sands, al quale avevano appena installato l’energia elettrica.

Toccare Anna Shirley era la stessa cosa. o comunque questa era la descrizione più precisa che potesse dare a quella strana sensazione che lo confondeva e lo disturbava.

Dentro di sé, Gilbert sapeva benissimo che si trattava di qualcos’altro, qualcosa di più che una semplice scossa elettrica.

Gilbert aveva lottato per tutta l’estate per negare l’esistenza di questa sensazione e l’esistenza di Anna.

Ma era così difficile negarla quando lei stava lì, davanti a lui, in quel modo.

Erano soli, al chiaro di luna ed il colore chiaro del vestito di Anna rifletteva i raggi della luna: lei era solo a qualche passo da lui e riempiva i suoi sensi con la sua presenza.

La vedeva, la sentiva, avvertiva il suo respiro dolce ed era pura tortura.

“Marilla si preoccuperà” le ricordò Gilbert.

“No, dal momento che sono con te” spiegò Anna razionalmente. Ad Avonlea c’erano poche persone più degne di fiducia di Gilbert Blythe.

Alle parole di Anna, l’espressione di Gilbert si incupì. Aveva colto la sottile implicazione che Anna aveva dato a quelle parole.

Solo che al momento, Gilbert non sapeva quanto affidabile lui potesse essere. sapeva di essere una persona con una buona dose di auto controllo, si era sempre vantato di quella caratteristica del suo carattere, ma ora sentiva che il suo autocontrollo stava svanendo.

“Dimmi, Gilbert, cosa c’è che non va” gli chiese improvvisamente Anna.

“Cosa?” gli occhi di Gilbert si spalancarono sorpresi alla domanda che gli aveva posto Anna.

Non si era reso conto di non aver detto che qualcosa non andava. Pensava però di essere riuscito a nascondere la preoccupazione che si era insinuata in lui così come riusciva a nascondere i suoi sentimenti, specialmente quelli che provava nei confronti di Anna.

“Cosa c’è che non va” ripetè Anna “Perchè dobbiamo andare a vedere cosa è successo dai Miller?” si spiegò meglio Anna mentre si chiedeva perché Gilbert si fosse preoccupato.

Per qualche ragione, lei aveva avvertito qualcosa, qualcosa mentre erano sul carro quando lui aveva annunciato le sue intenzioni, intenzioni che intuì andavano ben oltre i rapporti di buon vicinato. Gilbert Blythe era impensierito da qualcosa e l’improvvisa intuizione che l’aveva colta le aveva fatto venire il desiderio di andare con lui.

Gilbert ristette un attimo prima di rispondere lentamente:”La luce è ancora accesa”.

“E allora?” chiese Anna con espressione piatta.

“Allora” cominciò Gilbert cautamente “la vedova Miller è….” Si bloccò, cercando di trovare le parole giuste per non essere irrispettoso :”La vedova Miller sta molto attenta ai soldi. Non terrebbe accesa la luce a quest’ora di notte a meno chè…” Gilbert lasciò la frase in sospeso.

Anna annuì lentamente.

Aveva capito:”A meno che sia successo qualcosa” concluse. Per una strana ragione, quando Gilbert aveva annuito alla correttezza della sua ipotesi, Anna aveva avvertito un moto di piacere.

Il fatto che la vedova Miller fosse cauta con il suo denaro era lapalissiano, soprattutto per il fatto che più di anno prima aveva perso il marito e la famiglia era sull’orlo della miseria.

Anna si chiese come mai non ci fosse arrivata prima a quella conclusione: una donna che riusciva a malapena a sfamare i suoi figli, non avrebbe certamente sprecato tutto quell’olio per la lampada a quell’ora di notte.

“Bene, andiamo allora” disse Anna decisa, in tono autoritario e sbrigativo, cominciando a camminare nella direzione dalla quale proveniva la luce.

Anna inciampò nell’oscurità e sarebbe caduta in avanti se delle mani robuste non l’avessero trattenuta per le braccia impedendole di cadere.

“Oh, scusa, Gil” si scusò Anna, imbarazzata per la sua goffaggine “E’ difficile vedere con questo buio” spiegò lei, ammettendo che l’idea di camminare di notte indossando un abito lungo da sera forse non era la cosa più facile a farsi.

Gilbert lasciò le braccia di Anne e richiuse le mani a pugno, lungo i fianchi. Il suo cervello, o piuttosto il suo cuore, aveva avvertito la solita scossa quando lui l’aveva toccata.

“Faresti meglio a venirmi dietro” disse lui, quasi rudemente, lottando con il desiderio di provare ancora quella scossa, di toccarla ancora.

Girando sui tacchi, si diresse verso la casa dei Miller, Anna dietro di lui al quale faceva strada.

In silenzio, I due percorsero la distanza che li divideva dalla casa dei Miller, Anna seguiva Gilbert da vicino, tenendo sollevate le gonne da terra, estremamente concentrata, dato che non voleva essere d’intralcio alcuno. Era così presa nel cammino che aveva persino smetto di parlottare, come diceva Marilla.

Ma comunque non era facile: il suolo era sconnesso in vari punti ed il buio peggiorava la situazione rendendo il cammino insidioso, le rocce, i sassi e la vegetazione erano ulteriori ostacoli.

E faceva anche più freddo, infatti Anna rabbrividì nel suo vestito senza maniche, un vestito che non era certamente adatto ad una camminata notturna; il calore dei plaid da viaggio sul carro era ormai un lontano ricordo.

All’improvviso, Anna gridò: aveva messo un piede in fallo e stava perdendo l’equilibrio.

Ancora, quelle mani ricomparvero da chissadove, sostenendola e rimettendola in piedi.

“Mi spiace tanto, Gilbert”, mormorò Anna, quasi sull’orlo delle lacrime “Non volevo esserti di intralcio con la mia lentezza” Anna si era pentita della sua decisione così impetuosa. Dopo tutto, Gilbert non le aveva chiesto di andare con lui, aveva fatto tutto lei, ed ora lei stava arrancando per la campagna, con l’unico risultato di intralciarlo.

Gilbert, all’uscita di Anna, sentì qualcosa dentro di lui molto vicino al suo cuore sciogliersi e si addolcì:”Non mi sei di impaccio” le disse dolcemente, rifiutando le sue argomentazioni. Le sue mani erano ancora sulle braccia di Anna e questa volta non fece alcun movimento per toglierle da dove stavano.

Improvvisamente, avvertì un tremito sotto le sue mani. “Hai freddo, tieni!” constatò lui, togliendosi velocemente la giacca da sera e posandola sulle spalle di Anna. A questo gesto, Anna trattenne il fiato. Era rassicurante, davvero, sentire la giacca di Gilbert sulle spalle, ancora calda del suo corpo.

Aveva scacciato il freddo che le si era insinuato nelle ossa.

Ma c’era di più: qualcosa che non riusciva a descrivere… “E’ troppo scuro per muoversi senza rischi. Faremmo meglio a stare vicino” disse Gilbert prendendo la mano di Anna e tirando gentilmente la ragazza verso di sé.

In effetti, era meglio così, cercò di razionalizzare Gilbert. Per Anna sarebbe stato più facile camminare se lui la guidava a quel modo. Riusciva a camminare bene, anche se non vedeva dove stava andando, si disse Gilbert mentre continuava a camminare, la sua mano che teneva gentilmente quella di Anna.

Da parte sua, Anna usava l’altra mano per sollevare le gonne.

Per qualche strana ragione, non le dispiaceva affatto che lui le avesse dato la sua giacca, che l’avesse presa per mano.

Era molto più facile per lei, con lui che le faceva strada.

Riusciva a camminare bene, anche se non vedeva dove stava andando.

Se non fosse stato per quella cosa che le rodeva dentro, nel cervello… oppure nel suo cuore? Era solo una sciocchezza, si rimproverò. Non valeva neanche la pena di pensarci.

Ma solo per un secondo, quando Gilbert l’aveva presa per mano, aveva provato una strana sensazione che l’aveva lasciata confusa, qualcosa che non aveva mai provato prima.

Ci pensò su un attimo, cercando nella sua mente la parola giusta per descriverla, prima di trovare l’unica che si adattava a quella sensazione.

Aveva sentito… una scossa.

* * *

Rubo uno spazietto ad Emmy per pubblicizzare le mie ff:

allora, nella sezione Originali c'è la Rivolta delle Racchie: la storia di Sara che ha a che fare con una terribile compagna di classe, tenere a bada una pestifera sorella minore, un amico un po' particolare e nel frattempo deve crescere.

Lucciole e salici, una lemon su Lady Oscar

Harry Potter e la profezia dell'unicorno: vi rimando al riassunto, che è più completo...

Grazie a tutti per le vostre recensioni: Emmy è felicissima e vi saluta tanto. Anche io sono molto contenta di sapere che il lavoro che sto facendo sia apprezzato così tanto. Grazie grazie.

In particolare

Luana80: ho messo il turbo specialmente per te. Anna è un pochino indietro per certe cose, ma alla fine chi non lo è? Non so sinceramente se ci sia qualcuno che ami il personaggio di Josie, è talmente odiosa….

Scandros: Purtroppo devo ammettere la mia ignoranza, la storia di CT la conosco pochissimo, ma prometto di informarmi. In effetti, conosco pochissimo il mondo dei manga e credo valga la pena di scoprire qualcosa di più. Grazie per le recensioni, in effetti, un punto di forza della storia di Emmy è che i personaggi sono assolutamente in carattere e le situazioni potrebbero essere tranquillamente quelle descritte da LM Montgomery. Grazie, di vero cuore.

Shana: siamo felici che la ff ti piaccia, grazie

Alex-Cami: grazie davvero… è un piacere sapere che quello che fai è seguito con tanta attenzione e partecipazione. Ti ringrazio per la mail. Volevo chiederti un paio di cosette, se non ti fa niente, per cui fra qualche giorno ti scrivo. Many thanks.

Mireille: che bel nome. Momento di imbarazzo… non so se Emmy sia inglese o americana… non gliel’ho mai chiesto. Questa è la prima ff che scrive su Anna (infatti le avevo chiesto anche io se avesse scritto qualcosa d’altro…), e ne aveva scritta una su Bonanza. Mi informerò sui suoi prossimi lavori e vi farò sapere.

Ciao a tutti

Emmy + Nisi Corvonero

  
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